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Il tempo che non venne

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Cosa lasciano le vittime<br />

1.<br />

Più veloci delle nubi su Parigi<br />

ora se ne stanno schiacciati nel bassorilievo,<br />

nell’acqua, nella rosa dispersa<br />

– una crescita disturbata,<br />

una macchinetta ronzante.<br />

Così nel dormiveglia li vedo<br />

mentre l’alba li consuma<br />

– tron<strong>che</strong>tti nel paesaggio,<br />

ombre, macchie sui muri<br />

o sulle cose più povere del mondo.<br />

Dal faggio <strong>che</strong> il vento lascia intatto<br />

– in questo pomeriggio <strong>che</strong> fa tremare il clima<br />

e spruzza di ruggine le palpebre –<br />

è come una febbre <strong>che</strong> ripete<br />

«prendili, portali con te,<br />

sono armi, barricate, pale d’altare,<br />

seppure <strong>non</strong> ne conosci più il nome<br />

volano nell’aria, compagni sconosciuti.<br />

Sarete la bestia al pascolo,<br />

la lampada perenne<br />

o se preferisci la tosse del treno <strong>che</strong> si perde<br />

verso i grandi camposanti d’Europa».<br />

2.<br />

Baci, febbre: è questo il corridoio<br />

dove il respiro manca,<br />

la piazzola delle bruciature <strong>che</strong> <strong>non</strong> sanano.<br />

Ci sono stati, ecco cosa conta<br />

15

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