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Nello zaino - Sezione Vicenza

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2 - La feritoia del Torrione<br />

La mininaja ci ha fatto sentire alpini<br />

di Letizia Saugo<br />

“Trascorrerete tre settimane presso il reggimento,<br />

al termine delle quali vi sarà consegnato il cappello<br />

alpino, simbolo distintivo della specialità. Il<br />

cappello non si riceve gratis, ma si merita<br />

con l’impegno e il sudore della<br />

fronte, e noi faremo il nostro meglio<br />

per farvelo guadagnare e nel contempo<br />

farvi capire cosa vuol dire essere<br />

un soldato, ed in particolare un soldato<br />

addestrato ad operare in montagna.”<br />

(saluto del comandante,<br />

col. Paolo Sfarra)<br />

* * *<br />

Caserma Salsa D’Angelo,<br />

Belluno. Settembre 2011<br />

Ore 6.30: sveglia;<br />

ore 8.00: dopo la colazione,<br />

marciando sulle note del<br />

Trentatré ci schieriamo per<br />

compagnie nel piazzale principale,<br />

dove cantiamo l’inno nazionale<br />

ed assistiamo all’alzabandiera;<br />

ore 8.20 circa: iniziano le attività in<br />

caserma.<br />

Tre settimane intense, scandite dal ritmo della marcia,<br />

dal lento procedere per i sentieri del Falzarego,<br />

dalle esercitazioni in Val Gallina, dalle corse da un<br />

capo all’altro della caserma per raggiungere in orario<br />

i punti di ritrovo, dall’interminabile attesa del contrappello<br />

prima di poter andare a dormire.<br />

Mi tornano alla mente le lezioni di sicurezza in<br />

montagna e di topografia, la gara di orientamento a<br />

squadre (durata ben cinque ore!), il giro di prova sul<br />

“lince”, la dimostrazione della squadra cinofila della<br />

Protezione Civile di Belluno, la visita del 7° Reggimento<br />

Alpini, dove tra gli avvenimenti rievocati c’è<br />

anche il disastro del Vajont, occasione durante la quale<br />

gli alpini hanno dimostrato la loro professionalità<br />

e la loro umanità nel prestare soccorso alle vittime.<br />

Osservando le foto ho pensato al mio papà che nel<br />

1963, giovane militare, era tra quei soldati.<br />

Più di ogni altra cosa ricordo però l’orgoglio quando,<br />

la mattina, indossavo la mimetica, e<br />

la soddisfazione che provavo ogni<br />

volta che guardavo il panorama<br />

dalla vetta assieme ai<br />

miei compagni, dopo ore di<br />

camminata verso il cielo.<br />

La mininaja è stata per me<br />

un’esperienza significativa.<br />

Ho riscoperto il valore della<br />

fatica, del lavoro di squadra e<br />

della disciplina. Anche se per<br />

poco tempo, ho potuto essere<br />

un militare quasi a tutti gli<br />

effetti e ho guadagnato il mio<br />

cappello alpino.<br />

Un ringraziamento va sicuramente<br />

al comandante di<br />

reggimento e ai soldati della<br />

66ͣ compagnia (di cui facevamo<br />

parte durante il nostro<br />

soggiorno a Belluno), che ci<br />

hanno supportato e sopportato<br />

con pazienza ed impegno, trasmettendoci il loro senso<br />

del dovere e di appartenenza a questa nostra fragile<br />

Italia, che ancora confida nei suoi figli in armi e<br />

non.<br />

So che molti “veri” alpini non approvano il progetto<br />

“Vivi le forze Armate” e la decisione dei reparti<br />

alpini di consegnare il cappello ai partecipanti, ma<br />

per molti di quelli che vi hanno preso parte, è stata<br />

l’unica opportunità di sentirsi almeno per un po’ alpini.<br />

Peccato che sia finita..

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