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<strong>UIL</strong> <strong>SGK</strong><br />

AUS DEN FACHGEWERKSCHAFTEN - DALLE CATEGORIE<br />

AUS DEN FACHGEWERKSCHAFTEN - DALLE CATEGORIE<br />

La leadership ideale<br />

Come dev’essere un capo? Sicuramente molti di noi si sono posti questa domanda ed ognuno ha un’opinione personale in proposito<br />

e ad ognuno i propri superiori possono risultare più o meno graditi .<br />

Certo che se ci da le ferie ogni volta che gliele chiediamo qualche punto in più ai nostri occhi lo acquista, ma al capo chiediamo spesso<br />

anche superiorità tecnica oltre che una certa abilità nel trattare con i propri collaboratori.<br />

Dal capo infatti ci aspettiamo sempre competenze superiori alle nostre e comportamenti ineccepibili, insomma qualcuno che con il suo<br />

operato possa essere da esempio ai propri collaboratori, ci aspettiamo quindi “autorevolezza”<br />

Sappiamo anche che essere un “buon capo” è compito arduo, tanto è vero che, diciamoci la verità, sono pochi coloro che a noi<br />

sembrano all’altezza del compito.<br />

Come dev’essere quindi un leader per essere “gradito” ai propri collaboratori? E soprattutto: è importante per il successo dell’azienda<br />

che questo gradimento ci sia? O per l’azienda basterebbe “fare numeri”, cioè pezzi prodotti e saper imporre le proprie decisioni<br />

d’autorità?<br />

Come deve comportarsi per “fare squadra”? Cosa succede in una squadra quando un capo impone una decisione che non è condivisa<br />

dai propri collaboratori o, nella peggiore delle ipotesi, quando questa decisione è da loro osteggiata?<br />

Senza voler invadere il campo degli specialisti del settore ho provato a cercare qualche risposta procurandomi qualche lettura in<br />

materia scoprendo innanzitutto che non esiste una definizione univoca della figura di leader ideale. Lo studio scientifico della leadership<br />

è materia vasta, caratterizzata da confutazioni e approfondimenti di concettualizzazioni precedenti (come del resto accade<br />

a qualsiasi argomento oggetto di studio da parte degli scienziati sociali), trovo quindi naturale che esistano in proposito più scuole<br />

di pensiero e altre nuove ne nasceranno in futuro ma ho trovato interessanti le teorie di un autore di nome Fielder che studiando<br />

l’efficacia della leadership e gli strumenti per misurarla, ha ideato una scala sulla quale ad una estremità mette i leader orientati<br />

al compito e dall’altra i leader orientati alla relazione, individuando quattro tipologie di leadership:<br />

1. LEADERSHIP AUTORITARIA<br />

(elevato punteggio sulla dimensione COMPITO, basso punteggio sulla dimensione RELAZIONE).<br />

In questo caso non si ricerca nè si permette la collaborazione o la cooperazione, non si permette il dibattito, la discussione. Chi sbaglia<br />

viene criticato anche aspramente, si biasima anziché individuare le cause dell'errore.<br />

2. LEADERSHIP PARTECIPATIVA<br />

(punteggi elevati nelle due dimensioni)<br />

Il leader in questo caso incoraggia i membri del gruppo coinvolgendoli nelle scelte, nelle decisioni, incoraggiandone l'autonomia<br />

e favorendo lo sviluppo del potenziale umano a disposizione. Si lavora sul gruppo, incoraggiandolo al raggiungimento degli obiettivi<br />

prefissati.<br />

3. LEADERSHIP DA TAVERNA<br />

(bassi punteggi sulla dimensione COMPITO ed elevati punteggi sulla dimensione RELAZIONALE)<br />

Lo strumento principale utilizzato per il raggiungimento degli obiettivi è il potere di ricompensa.<br />

In questo caso non viene assunta una posizione di potere per paura di danneggiare la relazione instaurata con i membri del gruppo.<br />

4. LEADERSHIP “LASSA” O APPARENTE<br />

(scarsi punteggi su entrambe le dimensioni)<br />

Viene fatto ampio uso della delega. Una leadership di questo tipo mostra scarso coinvolgimento e interesse verso i risultati raggiunti<br />

e verso il gruppo stesso.<br />

Il lassista (lassaiz-faire) o permissivo favorisce uno scarso rendimento quantitativo e qualitativo, aggressività elevata e scarsa<br />

dipendenza dal leader.<br />

Convinti sostenitori dello stile di leadership partecipativo sono gli autori K. Lewin e R. Likert secondo i quali<br />

lo stile partecipativo o democratico / partecipativo, influenza positivamente il clima aziendale incrementando la soddisfazione lavorativa<br />

e migliorando le performance aziendali, contrariamente ad altre modalità di leadership quali lo stile autoritario / autocratico<br />

(sebbene si possa raggiungere un buon rendimento quantitativo sul lavoro, ma non qualitativo) lo stile autoritario determina livelli<br />

di soddisfazione bassi, elevata conflittualità, aggressività, competizione tra i membri del gruppo, e una forte dipendenza dal leader,<br />

tanto che deve essere sempre presente per sovrintendere, dirigere, ordinare, guidare.<br />

La leadership usa quindi una influenza non coercitiva sui membri di un gruppo affinchè essi raggiungano efficacemente gli obiettivi.<br />

E’ quindi un insieme di capacità e di competenze che trovano espressione nella relazione con le persone e con i team, nella<br />

comprensione dell’ambiente e del contesto, nella definizione di strategie di azione e di comportamenti che permettono di gestire<br />

le risorse e di guidarle verso i risultati attesi. Complemento delle attitudini di Leadership sono la capacità di motivare i propri collaboratori<br />

e di stimolarne il senso di appartenenza ad un gruppo e ad un’azienda; l’abilità nel delegare compiti valorizzando le competenze<br />

di ognuno mobilitandone le energie verso gli obiettivi dell’organizzazione;la capacità di comunicare con autorevolezza e in<br />

maniera assertiva, rappresentando un punto di riferimento certo per i propri collaboratori e colleghi.<br />

Quando penso ad un team ideale mi viene in mente quello della “Ferrari” in cui tutti si abbracciano dopo la vittoria in un gran premio;<br />

non riesco ad immaginare in quel contesto un leader diverso da quello che finora abbiamo definito come “partecipativo” che<br />

sappia creare il clima giusto in cui ogni membro del gruppo possa esprimere il meglio di sé, le sue attitudini migliori, insomma un<br />

gruppo in cui tutti siano orientati verso il comune obiettivo.<br />

Le aziende stanno cambiando e ce ne accorgiamo perché si stanno adattando al mondo che cambia facendo proprie queste teorie<br />

ampiamente trattate nei corsi di formazione per capi (ne sono stati organizzati anche alla Speedline di Bolzano) e se ci guardiamo<br />

intorno capiamo anche che chi cerca di imporre le proprie decisioni considerando inutile discuterle costruttivamente con i propri<br />

collaboratori, è destinato a non andare lontano.<br />

Giuseppe Pelella Rsu-<strong>UIL</strong>M Speedline<br />

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