Relazione generale - Comune di Laterina

TERRA & OPERE S.R.L. 

S O C I E T À D ' I N G E G N E R I A 

C O N S U L E N Z E G E O L O G I C H E 

INDICE 

1 PREMESSA...................................................................................................................2 

2 UBICAZIONE E TITOLO............................................................................................4 

3 VINCOLI E CONDIZIONAMENTI.............................................................................5 

4 DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA.....................................................................7 

5 INDAGINI GEOGNOSTICHE.....................................................................................8 

6 GEOLOGIA...................................................................................................................9 

6.1 Sub-sintema di Montevarchi..............................................................................................................9 

6.2 Sub-sintema di Monticello..............................................................................................................10 

6.3 Depositi recenti ed attuali................................................................................................................13 

7 TETTONICA...............................................................................................................14 

8 GEOMORFOLOGIA...................................................................................................15 

9 IDROGRAFIA E IDROGEOLOGIA..........................................................................17 

10 USO DEL SUOLO....................................................................................................20 

11 CARATTERISTICHE GEOTECNICHE..................................................................24 

12 PRESENZE VEGETAZIONALI...............................................................................25 

13 CLIMATOLOGIA.....................................................................................................26 

14 PIANO DI COLTIVAZIONE....................................................................................31 

14.1 Calcolo dei volumi e tempi...........................................................................................................31 

14.2 Opere di urbanizzazione primaria.................................................................................................33 

14.3 Rifornimento del carburante per i mezzi d'opera..........................................................................34 

14.4 Modalità di lavaggio dei mezzi operativi......................................................................................34 

14.5 Direttore responsabile...................................................................................................................34 

15 SMALTIMENTO DELLE ACQUE..........................................................................35 

16 STABILITA' DEI FRONTI DI SCAVO....................................................................38 

17 PROGETTO DI SISTEMAZIONE MORFOLOGICA.............................................41 

18 APPENDICE.............................................................................................................42 

PROGETTO DI COLTIVAZIONE 

LOC. LATERETO – RIMA.S. S.N.C. 

COMUNE DI LATERINA (AR) 

1




1 PREMESSA 

Il presente progetto di coltivazione e di recupero ambientale 

(morfologico e vegetazionale) di una cava di inerti interessa una zona 

ubicata nei pressi di località Latereto, circa 0,6 km a nord ovest di 

Laterina (tavola 1.0 e tavola 1.1), nel territorio del Comune di Laterina 

(Provincia di Arezzo). L'area è stata già sottoposta in passato a 

coltivazione di inerti; in particolare, fino a poco tempo fa era vigente 

l'autorizzazione n. 118, rilasciata in data 29 luglio 2004, prorogata con 

provvedimento n. 132 del 9 ottobre 2007 e n. 137 del 29 dicembre 2009, 

di cui risultava titolare la Rima.S. s.n.c.. L'autorizzazione è poi scaduta 

senza che venisse ultimata la coltivazione né il recupero morfologico e 

vegetazionale, a causa della crisi che ha fatto diminuire sensibilmente tutti 

i lavori in cui sono necessari gli inerti. La Rima.S. s.n.c., che sarà il titolare 

dell'autorizzazione che verrà rilasciata, presenta il presente progetto allo 

scopo di ultimare i lavori rimasti incompiuti. Si precisa che i materiali 

rimasti sono quelli del fondo cava e dunque non idonei ad essere lavorati 

in impianti per la produzione di granulati, per confezionare il calcestruzzo, 

ma per l'utilizzo in riempimenti, piazzali e rilevati. 

Il progetto di coltivazione e recupero ambientale (morfologico e 

vegetazionale) è stato redatto ai sensi della Legge Regionale 3 novembre 

1998 n° 78 "Testo unico in materia di cave, torbiere, miniere, recupero di 

aree escavate e riutilizzo di residui recuperabili", successive modificazioni 

ed integrazioni, della Delibera della Giunta Regionale 11 febbraio 2002 n° 

138 "Istruzioni tecniche per la formulazione delle domande di 

autorizzazione all’esercizio dell’attività estrattiva e per la redazione degli 

elaborati di corredo (ai sensi dell’art. 12, comma 4 della L.R. 78/1998) e 

per la comunicazione del trasferimento dell’autorizzazione (ai sensi 

dell’art. 14, comma 3 della L.R. 78/1998)" e del Piano Regolatore 

Generale del Comune di Laterina (tavola 1.2) che ha recepito il Piano 




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delle Attività Estrattive, Recupero delle aree Escavate e di Riutilizzo dei 

Residui Recuperabili (P.A.E.R.P.) di Arezzo. La progettazione e le 

conseguenti operazioni di recupero ambientale inoltre sono state 

progettate in riferimento anche al Regolamento per la coltivazione e 

ripristino cave di inerti nel Comune di Laterina ai sensi della Legge 

Regionale n. 78/98 e s.m.i.. 

Dal punto di vista urbanistico l'area è individuata come zona per 

Aree per attività estrattive e di recupero delle aree escavate di cui al 

P.R.G del Comune di Laterina (Provincia di Arezzo) (tavola 1.2); l'area è 

individuata come n. 16. La destinazione finale dell’area sarà agricola. A 

tale proposito deve essere precisato che l'area in progetto è limitrofa alla 

cava di argilla che fornisce la materia prima alle fornaci Baglioni. Molti dei 

terreni su cui sorgerà la cava in esame sono di proprietà dei Sigg. 

Baglioni, per cui successivamente all'utilizzo degli inerti ed al recupero 

ambientale, morfologico e vegetazionale, sulla stessa area sarà 

presentata una nuova istanza per procedere alla coltivazione dell'argilla. 




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2 UBICAZIONE E TITOLO 

Il presente progetto di coltivazione di cava di inerti interessa una 

zona avente un'area totale di circa 14.649,79 m 2 (1,46 ha), estesa nel 

Comune di Laterina (Provincia di Arezzo), in località Latereto. 

La zona si trova circa 500 metri a nord-ovest dal centro storico di 

Laterina ed è situata tra la Strada Provinciale Val d'Ascione e gli abitati di 

Casa Renai e Latereto (tavola 1.0 e tavola 1.1). 

I terreni che saranno interessati dai lavori di scavo sono individuati 

(tavola 1.3) al Nuovo Catasto Terreni dalle Particelle n° 135, 175 p.p., 176 

p.p., 221 p.p., 234 e 358 p.p., del Foglio n° 9 della Mappa Catastale del 

Comune Laterina (Provincia di Arezzo). 

Nella zona in cui verrà svolta l'attività di coltivazione ha la 

disponibilità dei terreni (tavola 3.0) la ditta Rima.S. s.n.c. (si veda la 

dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà in Appendice) con sede in via 

Nazionale, 260, a Laterina (Provincia di Arezzo). 

Mancando una cartografia ufficiale di dettaglio e visti i lavori di 

coltivazione che sono stati fatti in passato, nello scorso mese di marzo è 

stato effettuato un rilievo topografico planoaltimetrico sull'area da 

sottoporre all'intervento. La cartografia utilizzata deriva dunque 

dall'unione del rilievo a scala 1:1.000 con la Carta Tecnica Regionale in 

scala 1:10.000 e in scala 1:5.000 (tavola 1.4). 




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3 VINCOLI E CONDIZIONAMENTI 

L'area d'intervento cui si riferisce il presente progetto (progetto di 

coltivazione e di recupero ambientale, morfologico e vegetazionale di una 

cava di inerti) non è interessata da nessun vincolo (tavola 1.5). Tuttavia 

sono stati analizzati tutti vincoli territoriali ed ambientali presenti 

nell’intorno. I vincoli esaminati sono: 

a) Vincolo Idrogeologico (R.D. 3267/1923, L.R. 39/2000 ss.mm.ii., 

D.P.G.R. 48/R/2003 ss.mm.ii.); 

b) vincolo ex Legge 8 agosto 1985 n° 431 "Conversione in legge, con 

modificazioni, del decreto-legge 27 giugno 1985, n. 312, recante 

disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse 

ambientale" oggi superata dal Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n° 

42 "Decreto Legislativo recante il “codice dei beni culturali e del 

paesaggio”, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137"; 

da notare che comunque ai sensi della Legge Regionale 21 marzo 

2000 n° 39 "Legge Forestale della Toscana" tutti i terreni boscati 

sono comunque sottoposti al Vincolo Idrogeologico; 

c) Tutela delle cose d'interesse artistico o storico (L. 1089/39); 

d) Vincolo bellezze ambientali (L. 1497/39); 

e) Sistema delle aree protette (D.C.R. 296/1988); 

f) perimetrazione di cui alla Riserva Naturale ed all’area Contigua della 

“Riserva Naturale Valle dell’Inferno e Bandella”, alle Aree Bioitaly, 

ai Siti di Interesse Comunitario S.I.C. ed all’Area Protetta n° 0 

Arno; 

g) servitù. 

Sulla zona non sono infine presenti particolari condizionamenti 

indotti dalla natura e vocazione dei luoghi e da particolari esigenze di 

tutela ambientale. 

E' infine da tenere presente che sono state valutate tutte le distanze 




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(tavola 1.6) di cui all’art. 104 del Decreto del Presidente della Repubblica 

n° 128 del 9 aprile 1959 "Norme di polizia delle miniere e delle cave” 1 . 

1 

D.P.R. 128/59 n° 128 - art. 104 

Senza autorizzazione del Prefetto sono vietati gli scavi a cielo aperto per ricerca o estrazione di 

sostanze minerali a distanze minori di: 

a) 10 m: 

da strade di uso pubblico non carrozzabili; 

da luoghi cinti da muro destinate ad uso pubblico; 

b) 20 m: 

da strade di uso pubblico carrozzabili, autostrade e tranvie; 

da corsi d'acqua senza opere di difesa; 

da sostegni o da cavi interrati di elettrodotti, di linee telefoniche o telegrafiche o da 

sostegni di teleferiche che non siano ad uso esclusivo delle escavazioni predette; 

da edifici pubblici e da edifici privati non disabitati; 

c) 50 m: 

da ferrovie; 

da opere di difesa dei corsi d'acqua, da sorgenti, acquedotti e relativi serbatoi; 

da oleodotti e gasdotti; 

da costruzioni dichiarate monumenti nazionali. 

Le distanze predette s'intendono misurate in senso orizzontale dal ciglio superiore 

dell'escavazione. 




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4 DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA 

L'area di intervento fa parte di una zona di alto morfologico, 

costituito da un terreno destinato ad attività di coltivazione di inerti fino 

allo scadere dell'autorizzazione (tavola 2.8 e 2.9). La condizione di area 

semi pianeggiante ed alto morfologico deriva dalla attività estrattiva che è 

stata fatta nei decenni passati nell'area (proprio a confine con l’area di 

cava in questione è presente la cava attiva di argilla che rifornisce la 

fornace Baglioni). 

La documentazione fotografica si compone di fotogrammi riportati 

nell’apposito fascicolo, che corrispondono a riprese da diversi punti di 

vista, e che forniscono un'idea di insieme degli aspetti paesaggistici, 

morfologici e vegetazionali dell'area. I coni ottici di ripresa della 

documentazione fotografica sono stati riportati nella tavola 1.7. 

Le fotografie sono state eseguite nel mese di marzo del 2011 e 

sono state scattate con una fotocamera digitale a 12 megapixel. 




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5 INDAGINI GEOGNOSTICHE 

Per la stesura della presente indagine geologica ed ambientale 

sono state svolte alcune indagini geognostiche. 

In particolare: 

• è stato eseguito un rilievo topografico planoaltimetrico per aggiornare la 

cartografia esistente (tavola 1.4) e produrre le sezioni topografiche 

necessarie al piano di coltivazione (tavola 3.1, tavola 3.2, tavola 3.3, 

tavola 3.4, tavola 3.5) e di recupero (tavola 4.0). Lo stesso rilievo ha 

permesso la valutazione dell’entità dei volumi di coltivazione; 

• è stato effettuato un rilevamento geologico (formazionale) di dettaglio, 

riportato nelle tavole 2.0 e 2.2; 

• sono state osservate in visione stereoscopica le fotografie aeree per lo 

studio geomorfologico (tavola 2.4 e tavola 2.5) e dell’uso del suolo 

(tavola 2.8) dell’area indagata; 

• è stato effettuato un controllo a terra dello studio geomorfologico 

eseguito da foto aerea; 

• è stato effettuato un controllo a terra dello studio dell'uso del suolo 

eseguito da foto aerea; 

• sono stati utilizzati dati acquisiti in lavori professionali precedentemente 

svolti, oppure presenti nella letteratura geologica, tra cui le indagini 

geologiche svolte ancora dal sottoscritto per la stesura del progetto di 

cui all'autorizzazione precedente; 

• è stato eseguito uno studio agronomico, redatto dal dr. agronomo 

Daniele Menabeni, per il progetto di ripristino (riportato in un apposito 

fascicolo allegato alla presente); 

• sono state scattate alcune fotografie per la documentazione dello stato 

attuale del territorio fisico; 

• sono state eseguite alcune elaborazioni grafiche riportate nelle tavole 

allegate. 




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6 GEOLOGIA 

Nelle tavole 2.0 e 2.2 è stato riportato il rilievo geologico di dettaglio 

dell'area interessata dal progetto e delle aree limitrofe. 

Le formazioni presenti in affioramento, oppure al di sotto di una 

copertura costituita da alcuni decimetri di suolo e/o di riporto, sono quelle 

appartenenti al secondo ciclo deposizionale del Valdarno Superiore, 

denominato Sub-sintema di Montevarchi (del quale sono presenti 

nell'area esaminata le formazioni dei Limi e sabbie del Torrente Oreno, 

lO, e delle Argille del Torrente Ascione, aA), al terzo ciclo di deposizione 

fluvio – lacustre, denominato Sub- di Monticello (Ciottolami di Laterina, 

cL; Sabbie di Levane, sL; Limi di Latereto, lL), ai depositi alluvionali 

recenti ed attuali (Q) e alla copertura detritica corrispondente totalmente 

alle aree già escavate (d). 

Viene di seguito riportata una breve descrizione delle formazioni 

incontrate durante il rilevamento, dalla più antica alla più recente. 

6.1 Sub-sintema di Montevarchi 

La seconda fase di deposizione fluvio - lacustre del Valdarno 

superiore è iniziata nel Pliocene terminale (Villafranchiano superiore), 

dopo che i depositi del Sub-sintema di Castelnuovo (prima fase di 

deposizione) erano stati deformati ed inclinati con immersione verso nord 

- est. 

I depositi del Sub-sintema di Montevarchi si accumularono in un 

lago o più probabilmente in un'area paludosa, e dunque poco profonda, e 

abbastanza estesa. L’ambiente di deposizione era palustro - lacustre e, 

marginalmente, ai lati del bacino, di delta - conoide. 

L’intera successione è costituita (dal basso verso l'alto 

stratigraficamente) dai Limi di terranova (lT), dalle Argille del Torrente 

Ascione (aA) e dai Limi e sabbie del Torrente Oreno (lO). 




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Nell'area di nostro interesse sono presenti i due termini più recenti 

della deposizione, quelli costituiti dalle Argille del Torrente Ascione e dai 

Limi e sabbie del Torrente Oreno. 

Argille del Torrente Ascione (aA): questi depositi sono compresi tra i Limi 

di Terranuova (lT) sottostanti e la formazione dei Limi e sabbie del 

Torrente Oreno (lO) sovrastanti. 

Solitamente sono costituiti da argille talora limose e torbose, 

affioranti con continuità su tutto il bacino valdarnese. 

Questa formazione è caratterizzata da uno spessore, assai 

variabile, di circa 20 metri e da una giacitura di regola orizzontale. 

L'età delle Argille del Torrente Ascione è riferibile al Pleistocene 

inferiore. 

Limi e sabbie del Torrente Oreno (lO): questa formazione costituisce 

l'unità stratigraficamente e geometricamente superiore dei depositi del 

Sub - sintema di Montevarchi deposti durante la seconda fase di 

deposizione fluvio – lacustre - palustre del Valdarno Superiore. 

Si tratta di depositi palustro - lacustri costituiti da sabbie e limi, 

spessi fino a 50 metri. Le porzioni sabbiose di questa unità si sono 

deposte nella parte più distale dei delta conoidi, presenti soprattutto nella 

parte nord-orientale del bacino del Valdarno Superiore, e progradanti 

verso il centro del bacino. 

Sono presenti livelli arrossati e paleosuoli che indicano emersioni 

legate anche a periodi di parziale disseccamento del lago. 

L'età è riferibile al Pleistocene inferiore. 

6.2 Sub-sintema di Monticello 

La terza successione deposizionale del Valdarno Superiore è 




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costituita dai depositi fluviali di Monticello, deposti dal paleo - Arno. 

I depositi di questa successione riposano, verso i margini del 

bacino, sopra quelli della seconda fase con una leggera discordanza 

angolare, marcata da resti di paleosuoli, mentre nella parte centrale del 

bacino le due successioni sono perfettamente concordanti, ma separate 

da una superficie di erosione probabilmente anche sede di una lacuna 

temporale. 

L’inizio della deposizione della terza successione coincide con un 

drastico cambiamento del drenaggio fluviale nell’area valdarnese. Le 

acque del paleo - Arno, che scorrevano in direzione sud verso la Val di 

Chiana, confluirono nel bacino del Valdarno Superiore. Il paleo - Arno 

cominciò così a scorrere nella parte più depressa del bacino, con un 

corso poco sinuoso, depositando in una stretta fascia i depositi fluviali di 

Monticello. 

L’insieme dei depositi, che risultano tra loro concordanti, raggiunge 

lo spessore di alcune decine di metri. 

Ciottolami di Laterina (cL): si tratta di ciottolami ad elementi 

prevalentemente calcarei, derivanti dalla Formazione di Monte Morello e 

dai Calcari a Briozoi della Verna, ad indicare una chiara provenienza 

casentinese. 

I clasti costituenti il conglomerato sono in genere arrotondati, di 

regola sferici, e presentano dimensioni massime di 0,25 - 0,30 m. 

All'interno dei Ciottolami di Laterina (cL) sono stati riconosciuti tre cicli 

deposizionali separati tra loro da superfici erosive. 

Il primo ciclo è formato da ciottolami grossolani e massicci, talora 

con stratificazione incrociata concava, eterometrici, entro abbondante 

matrice sabbiosa. Il secondo ciclo è costituito da 3 m di ciottolami ben 

cerniti, di dimensioni medie, ben embriciati e spesso organizzati in lamine 




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piano - parallele inclinate di circa 10°. Queste ultime indicano accrezione 

laterale in canali a bassa sinuosità. Il terzo ciclo è costituito da ciottolami 

medio - fini, ben selezionati, molto appiattiti, bene embriciati e organizzati 

in lamine piano - parallele orizzontali o inclinate al massimo di 5°. 

La giacitura di questi depositi, originati nel Pleistocene medio, è 

orizzontale ed il loro spessore medio nel bacino è di circa 8 m (la 

variazione in più oppure in meno può essere di un paio di metri al 

massimo). 

Sabbie di Levane (sL): si tratta di sabbie quarzoso - feldspatiche, con 

elementi carbonatici, da grossolane a medio fini, con livelli di conglomerati 

calcarei e lenti di materiale limoso. 

Nella zona in studio questa formazione, avente sempre una 

giacitura orizzontale ed un’età riferibile al Pleistocene medio, ha una 

potenza di circa 15 - 20 m. 

Al tetto delle sabbie di Levane si trovano i Limi di Latereto (lL) che 

chiudono la successione fluviale di Monticello. 

Limi di Latereto (lL): si tratta di limi argillosi e argilloso sabbiosi, 

organizzati in banchi massicci, pedogenizzati ed interessati localmente da 

pedogenesi a pseudogley. 

Lo spessore di questa unità, avente una giacitura orizzontale ed 

un’età riferibile al Pleistocene medio è variabile fino a un massimo di 20 

m. I caratteri sedimentologici, osservabili negli affioramenti dei terreni 

appartenenti al Sub-sintema di Monticello, testimoniano la deposizione da 

parte di un corso d’acqua ghiaioso a bassa sinuosità, talvolta intrecciato 

(Ciottolami di Laterina, cL) e caratterizzato da depositi di esondazione 

sabbiosi (Sabbie di Levane, sL) e da accumulo di materiali fini nella piana 

inondabile (Limi di Latereto, lL). 




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6.3 Depositi recenti ed attuali 

Alluvioni (Q): nella carta geologica (tavola 2.0) compaiono terreni 

alluvionali recenti (Q) in corrispondenza dei corsi d'acqua principali. In 

genere tali sedimenti sono molto evidenti dal punto di vista morfologico e 

ben individuabili tramite la fotointerpretazione di coppie di foto aeree 

osservate in visione stereoscopica. Tali depositi sono rappresentati da 

sedimenti eterometrici (limi, sabbie e ghiaie) organizzati in corpi tabulari, 

spesso eteropici tra loro, disposti secondo la direzione della corrente. 

Lo spessore è valutabile nell’ordine di pochi metri, l’età è riferibile 

all' Oligocene. 

Detriti (d): nella Carta geologica (tavola 2.0 e tavola 2.2) si possono 

osservare aree con coperture detritiche risultanti dagli scarti e dai ripristini 

delle attività estrattive, aree con cave attive e zone di accumulo 

temporaneo di materiali. Tutte queste aree state sono identificate con la 

dicitura “Aree escavate” e copertura detritica (d). Si tratta di terreni 

costituiti in gran parte dai materiali di copertura del banco conglomeratico 

(Sabbie di Levane - sL, Limi di Latereto – lL), rimossi durante i lavori di 

coltivazione e ricollocati in posto al termine di questi. La composizione è 

quindi principalmente limoso-sabbiosa. Tali terreni risultano mediamente 

compattati e mostrano caratteristiche geomeccaniche medio basse. 




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7 TETTONICA 

Il presente progetto di coltivazione di cava verrà a realizzarsi con 

l’asportazione dei Ciottolami di Laterina (cL) appartenenti al Sub - sintema 

di Monticello, corrispondente alla terza fase di deposizione di tipo fluviale 

del Valdarno Superiore, ciottolami che sono rimasti in piccole porzioni 

dell'area di cava già sfruttata con l'autorizzazione precedente. 

Le tre fasi di deposizione del Valdarno Superiore (Sub - sintema di 

Castelnuovo dei Sabbioni, Sub - sintema di Montevarchi, Sub - sintema di 

Monticello - Ciuffenna) si sono sviluppate successivamente 

all'identificazione strutturale del bacino valdarnese, avvenuta nel Pliocene 

inferiore. 

Il substrato del bacino è costituito da terreni arenacei di età 

terziaria. Al di sotto dei sedimenti Plio - Pleistocenici è presente un thrust 

tra la Successione Toscana non Metamorfica, che affiora sui Monti del 

Chianti e il cui fronte è rappresentato da una piega coricata e fagliata, e le 

Arenarie del Monte Falterona - Monte Cervarola, affioranti sulla dorsale 

del Pratomagno. 

Le unità appartenenti al Sub - sintema di Montevarchi e a quello di 

Monticello sono, di regola, stratificate ed hanno giacitura orizzontale. 

Nella zona di cava non sono presenti faglie né pieghe di una certa 

importanza, infatti i terreni mostrano sempre giacitura orizzontale e non 

appaiono dislocati. 




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8 GEOMORFOLOGIA 

L’analisi stereoscopica ha consentito di riconoscere le forme 

macroscopiche attive e relitte, mentre il lavoro di campagna ha rilevato le 

evidenze geomorfologiche recenti ed attuali ed ha consentito la “taratura" 

dello studio di fotointerpretazione. 

L’area studiata (tavola 2.4 e tavola 2.5) si colloca nell’area collinare 

compresa fra le pendici del Pratomagno ed il fondovalle alluvionale 

dell’Arno, con quote che variano dai 242 m, nella porzione centrale 

sommitale, ai 179 m nelle zone sud-orientali pianeggianti della val 

d’Ascione. 

La scarsa varietà dei terreni affioranti determina forme e pendenze 

poco diversificate che consentono di suddividere l’area oggetto di studio 

in due diverse zone geomorfologiche: una parte centro settentrionale con 

rilievi collinari in cui affiorano i sedimenti fluvio - lacustri ed una porzione 

meridionale, prevalentemente pianeggiante, in cui affiorano i terreni di 

origine fluviale, recenti ed attuale. 

Nella fascia collinare prevalgono le forme dovute alla gravità, come 

scarpate naturali e movimenti di versante, mentre nella parte 

pianeggiante del fondovalle prevalgono le forme di origine fluviale 

(scarpate fluviali) originate dal Torrente Ascione. 

Tra le forme dovute all'attività antropica, quelle che hanno interferito 

maggiormente con l'ambiente sono quelle dovute all'intensa attività 

estrattiva, che ha prodotto numerose scarpate alcune delle quali 

attualmente in erosione. Il processo geomorfologico più incisivo è 

costituito comunque dall'azione delle acque di precipitazione meteorica, 

che hanno dato luogo a fenomeni di erosione areale diffusa nelle zone a 

maggior pendenza e nelle scarpate residue della precedente 

escavazione, a causa della scarsa o addirittura assente copertura 

vegetale. Tra le forme antropiche è anche un laghetto artificiale. 




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Al momento non si osservano fenomeni di instabilità, cosicché 

l'area d'intervento è da considerarsi stabile. 

I lavori, se effettuati secondo il presente progetto, non 

comporteranno compromissioni della stabilità dell'area nel complesso. 




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9 IDROGRAFIA E IDROGEOLOGIA 

Un adeguato studio geologico ed ambientale dell’area richiede una 

corretta analisi idrogeologica, finalizzata a individuare la permeabilità 

delle formazioni affioranti e a ricostruire la circolazione idrica del 

sottosuolo. 

L’area studiata è attraversata nella porzione sud-orientale dal 

Torrente Ascione, che costituisce il principale corso d’acqua della zona. 

I corsi d’acqua minori si concentrano prevalentemente nei versanti 

che raccordano gli alti morfologici, caratterizzati dall’affioramento dei Limi 

di Latereto (lL) e dalle coperture detritiche (d), al fondovalle; la pendenza 

dei versanti collinari, associata alla prevalente bassa permeabilità dei 

terreni affioranti, ha determinato una adeguata gerarchizzazione della rete 

idrica, consentendo il regolare deflusso delle acque meteoriche verso 

valle (tavola 2.7). 

La Carta idrogeologica (tavola 2.6) evidenzia la permeabilità delle 

formazioni affioranti: tale proprietà non è stata misurata né in laboratorio, 

né con prove di campo, ma è stata stimata sulla base degli elementi da 

cui essa dipende (densità del reticolo idrografico, litologia delle formazioni 

geologiche, informazioni derivanti da pozzi, struttura delle formazioni 

geologiche); pertanto, non verranno distinte classi di permeabilità sulla 

base dell’esatto valore numerico del coefficiente di permeabilità K, ma 

verrà indicata una stima qualitativa di tale coefficiente (permeabilità: molto 

bassa, bassa, media, alta, molto alta). Tale determinazione consentirà di 

ricostruire la circolazione idrica del sottosuolo permettendo di riconoscere 

le Formazioni migliori per la captazione di tale risorsa. 

Durante il rilevamento sono state riconosciute solo formazioni 

costituite da sedimenti sciolti (Argille del Torrente Ascione - aA, Limi e 

sabbie del Torrente Oreno - lO, Ciottolami di Laterina - cL, Sabbie di 




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Levane - sL, Limi di Latereto - lL, riporto e detriti - d) e quindi caratterizzati 

da permeabilità per porosità primaria. 

I sedimenti sciolti ghiaiosi appartenenti alla Successione di 

Monticello, i Ciottolami di Laterina, presentano un’alta permeabilità che 

diminuisce però in corrispondenza dei livelli limosi e della matrice limososabbiosa. 

Tale formazione potenzialmente costituirebbe degli ottimi 

acquiferi: l’alta permeabilità ed il contatto con i sottostanti depositi lacustri 

pressoché impermeabili, consentirebbero di definirli acquiferi liberi; in 

realtà, la conformazione geologica di tali sedimenti, isolati lateralmente ed 

impossibilitati quindi a ricevere una alimentazione idrica continua, e la 

presenza di una copertura limosa che limita superiormente la filtrazione 

delle acque piovane, consente di escludere la presenza di qualunque 

falda acquifera al loro interno. 

TERRENI PERMEABILI PER POROSITA’ PRIMARIA 

Permeabilità decrescente 

a molto alta 

b alta 

b media 

c bassa 

d molto bassa 

Formazione 

Alluvioni recenti ed attuali (Q) 

Sabbie di Levane (sL) 

Ciottolami di Laterina (cLC) 

Detriti (d) 

Limi e sabbie del Torrente Oreno (lO) 

Argille del Torrente Ascione (aA) 

Tabella 1 - Suddivisione delle formazioni rilevate in base alla permeabilità. 

I Ciottolami di Laterina (cL) sono stati e saranno oggetto di attività 

estrattiva. La fase di progettazione e di coltivazione parte da tale 

premessa e verrà eseguita quindi in condizioni di assenza di falda; 

l’asportazione di questi sedimenti sciolti non interferirà pertanto con la 

circolazione delle falde idriche di sottosuolo e non pregiudicherà la 

situazione idrogeologica locale. 




18




Fra le Formazioni caratterizzate da sedimenti sciolti rimangono da 

analizzare i depositi lacustri appartenenti alla seconda fase fluvio – 

lacustre del Valdarno Superiore ed i Limi di Latereto, che a causa della 

prevalente composizione limoso-argillosa presentano il più basso grado di 

permeabilità; in esse l’eventuale presenza di falde idriche (tavola 2.10) è 

da ricondurre a lenti conglomeratiche a composizione prevalentemente 

arenacea, inglobate nei banchi limoso-argillosi, di spessore e dimensioni 

variabili che costituiscono piccoli acquiferi in pressione. 




19




10 USO DEL SUOLO 

La Carta dell’uso del suolo (tavola 2.8) è stata eseguita attraverso 

lo studio delle fotografie aeree osservate in visione stereoscopica, 

assieme ad un accurato controllo in campagna, realizzato allo scopo di 

verificare, anche in dettaglio, le presenze vegetazionali (vedi specifica 

descrizione e tavola 2.9). Per la stesura di tale elaborato è stata utilizzata 

la legenda della Carta dell’uso reale del suolo redatta della Regione 

Toscana in scala 1:25.000 (GIORDANO et alii, 1986) 2 , che si adatta molto 

bene anche a documenti riportati su basi topografiche con scale di 

maggior dettaglio. 

Tale elaborato rientra tra quelli previsti a supporto della 

progettazione delle attività estrattive (D.G.R. 138/2002); la sua finalità è 

evidentemente quella di evidenziare i diversi modi con cui il territorio viene 

occupato ed utilizzato in rapporto all’attività che si va a progettare e 

dunque a realizzare. 

Tali elementi saranno poi fondamentali in fase di recupero 

ambientale, morfologico e vegetazionale dell’area estrattiva; la 

destinazione d’uso infatti dovrà essere il più possibile conforme all’utilizzo 

originario e dovrà inserirsi armonicamente nel generale quadro 

vegetazionale rilevato. Anzi, essendo l’attività estrattiva transitoria la 

sistemazione finale dovrà rispettare il più fedelmente possibile l’utilizzo 

iniziale. 

L’area in cui si prevede di realizzare l’attività estrattiva era sede di 

2 

Tale legenda, discendendo da esigenze di tipo agronomico-ambientali piuttosto che 

urbanistiche, utilizza un criterio di classificazione che privilegia il riconoscimento delle varie unità 

agricolo-forestali e naturali rispetto ai centri urbani, che vengono inclusi in un’unica voce e la cui 

specifica viene lasciata alla carta di base. Sono state così rappresentate le voci più significative 

secondo un criterio descrittivo di tipo gerarchico che consentirà di distinguere due livelli di 

informazione; il primo di carattere generale: area non fotointerpretabile (0), area urbanizzata (1), 

seminativo (2), coltura specializzata (3), arboricoltura da legno (4), bosco (5), pascolo (6), 

incolto (7), area umida (8), corpo e corso d’acqua (9), ed il secondo che consentirà una ulteriore 

distinzione entro le classi fondamentali distinte (ad esempio bosco d’alto fusto 51). Le sigle 

utilizzate per questi due livelli corrispondono a quelle proposte dal Centro interregionale di 

coordinamento e documentazione per i problemi inerenti alle informazioni territoriali. 




20




un vigneto in coltura specializzata e di un incolto produttivo, mentre le 

aree limitrofe sono occupate da seminativi semplici asciutti oppure da 

aree estrattive in attività. Il ripristino finale vegetazionale non prevede 

piantumazioni arboree, ma la restituzione dei terreni all’agricoltura. 

In particolare l'area verrà nuovamente destinata all'agricoltura e 

destinata a seminativo semplice asciutto. 

Qui di seguito sono riportate le descrizioni specifiche utilizzate per 

la stesura della Carta dell’Uso del Suolo. 

1 AREA URBANIZZATA: si tratta di aree residenziali, artigianali ed 

industriali ampliate con i servizi ad esse connessi (parchi e giardini, 

impianti sportivi, cimiteri, strade, autostrade e ferrovie). Nell’area 

esaminata sono stati compresi strade ed agglomerati urbani di ridotte 

dimensioni. 

2 SEMINATIVO 

21 Seminativo semplice asciutto: in questa classe si intendono i 

terreni interessati dalle coltivazioni erbacee avvicendate. Questa 

categoria comprende perciò anche i prati che partecipano al normale 

avvicendamento colturale ed i terreni a riposo, cioè non soggetti a 

coltura al momento della ripresa aerea e/o del controllo in campo, 

ma che comunque rientrano nel normale avvicendamento (ad 

esempio maggese). Tale unità è ampiamente presente nell’area 

studiata. 

3 COLTURE SPECIALIZZATE 

31 Vigneto in coltura specializzata: rientrano in questa categoria i 

terreni in cui le viti sono la coltura prevalente. Tali vigneti devono 

essere caratterizzati da una disposizione ordinata e regolare (a filari, 

a quadrati, a quinconce ecc.) delle file la cui distanza massima è di 

10-15 metri. Tale unità è molto comune, soprattutto nella fascia 

collinare. 




21




33 Oliveto in coltura specializzata: si intendono i terreni in cui la coltura 

prevalente è l’olivo disposto in maniera ordinata e regolare con 

distanza massima fra le piante di 10-15 metri. Gli oliveti in coltura 

specializzata non sono molto diffusi in quest’area e quelli esistenti 

sono per lo più in abbandono. 

4 ARBORICOLTURA DA LEGNO 

41 Pioppeto: sono comprese in questa unità le piante a specie legnose a 

rapido accrescimento che verranno utilizzate con turni brevi da 10 a 

25 anni. 

5 BOSCO 

52 Bosco ceduo: sono compresi in questa unità i boschi a tessitura 

omogenea; sono sottoposti a tagli periodici più o meno frequenti a 

perimetrazione regolare di facile individuazione. 

53 Bosco ceduo avviato all’alto fusto o invecchiato: sono compresi in 

questa unità i boschi misti di nuova generazione, che si sono ormai 

sostituiti alle vecchie colture abbandonate ed anche quelli che 

possono essere stati sottoposti ad interventi colturali tesi alla 

selezione delle piante (diradamenti) in tempi ormai lontani. Sono 

boschi misti costituiti da latifoglie a prevalenza di querce se ceduati, 

da specie pioniere o infestanti (tipo robinia) negli altri casi. 

57 Formazione arborea d’argine, di ripa e di golena: in questa unità 

sono compresi formazioni di varie origini; vengono distinte dal bosco 

per il diverso sviluppo arboreo oppure per le differenti specie 

componenti. Assume un andamento lineare lungo i corsi d’acqua. 

7 INCOLTO PRODUTTIVO: sono compresi in quest’unità quei terreni 

dove viene sconsigliata la rimozione in quanto esistono fattori 

limitanti come: la pietrosità diffusa, l’impaludamento, ecc… 




22




8 AREA UMIDA 

84 Area estrattiva: sono comprese in questa unità le aree di escavazione 

a cielo aperto e di escavazione sotterranea con relative discariche. 

9 CORPO E CORSO D’ACQUA 

92 Corpo d’acqua (laghi ed invasi artificiali): sono compresi in 

quest’unità tutti i corpi d’acqua permanenti di origine naturale ed 

artificiale. Sono molto diffusi in tutta l’area ad esclusione del 

fondovalle. 




23




11 CARATTERISTICHE GEOTECNICHE 

La successione stratigrafica è stata descritta nelle pagine 

precedenti ed è rappresentata nelle sezioni geologiche di tavola 2.1 e 2.3. 

Dal punto di vista geomeccanico le formazioni possono essere 

caratterizzate, indipendentemente dalla loro età e posizione stratigrafica, 

solamente in base ai caratteri geotecnici. 

Nell'area risultano affiorare le seguenti unità litotecniche: 

• Ghiaie e sabbie non consolidate caratterizzate da alternanze di corpi 

ghiaiosi lenticolari e sabbiosi con intercalazioni limose. Hanno giacitura 

e caratteristiche tali da garantire sicurezza ai fini della stabilità. Buone 

le caratteristiche geotecniche. Appartengono a tale unità i depositi delle 

alluvioni attuali e recenti (Q). 

• Argille, limi e limi debolmente sabbiosi sovraconsolidati, massivi, 

talvolta stratificati orizzontalmente. Buone caratteristiche di stabilità in 

aree pianeggianti. Quando il terreno assume inclinazioni maggiori di 

10-15° si possono verificare fenomeni di reptazione e soliflusso in 

colata. Appartengono a tale unità i depositi lacustri del Pleistocene 

inferiore (Argille del Torrente Ascione - aA, Limi e sabbie del Torrente 

Oreno - lO e detriti-d). 

• Ciottolami e sabbie, massivi, organizzati, non cementati. Sono discreti 

dal punto di vista della stabilità ed hanno buone caratteristiche 

geomeccaniche. L'angolo di attrito interno φ può superare i 45° e il 

peso di volume γ è superiore a 2 t/m 3 . In questa unità litotecnica 

ricadono i Ciottolami di Laterina (cL) e le Sabbie di Levane (sL). 

• Limi e limi debolmente sabbiosi massivi caratterizzati da discrete 

caratteristiche di stabilità in aree pianeggianti ed in versanti asciutti. 

Appartengono a tale unità i Limi di Latereto (lL). 




24




12 PRESENZE VEGETAZIONALI 

Nell’area indagata (tavola 2.9) sono presenti diverse porzioni 

appartenenti ad aree boscate circondate da aree coltivate. Per l'analisi 

delle essenze vegetali sono stati utilizzati i dati raccolti dal dr. Agr. 

Daniele Menabeni per lo studio agronomico allegato al progetto di 

recupero ambientale. 

In particolare, per le sole aree boscate sono state individuate tre 

diverse associazioni vegetali, di seguito descritte: 

Formazione arborea d’argine, di ripa e di golena: si tratta di aree 

limitrofe ai corsi d’acqua, nelle quali si risente della particolare 

umidità presente e nelle quali si sviluppano prevalentemente 

essenze arboree quali ontano nero (Alnus glutinosa), salice comune 

(Salix alba), salicone (Salix caprea), salice fragile (Salix fragilis), 

pioppo grigio (Populus canescens), pioppo nero (Populus nigra), 

sambuco (Sambucus nigra), rosa canina (Rosa canina) olmo 

campestre (Ulmus minor), acacia (Robinia pseudoacacia), vitalba 

(Clematis vitalba), edera (Hedera helix), rovo (Rubus fruticosus) 

Bosco ceduo e bosco ceduo avviato all’alto fusto o invecchiato: 

formazione diffusa, ma mai su grandi estensioni; più diffusa da cedui 

matricinati, consociazioni mature di discreto sviluppo verticale per 

filamento da densità; generalmente querceti con presenza di 

roverelle (Quercus pubenscens), farnia (Quercus robur), cerro 

(Quercus cerris), e/o robineti localizzati con altre speci: acero 

campestre (Acer campestre), noce comune (Junglans regia) carpini 

(Carpinus betulus; Ostrya carpinifolia), orniello (Fraxinus ornus), 

olmo campestre (Ulmus minor). 




25




13 CLIMATOLOGIA 

L’analisi climatologica, completa il quadro ambientale e fornisce 

uno studio delle condizioni climatiche in grado di evidenziare i fattori che 

hanno influenza diretta sul recupero ambientale dell’area di cava. 

Le scelte progettuali circa le specie vegetali da impiegare nella 

“fase di ripristino”, partono da premesse climatico-ambientali, in modo da 

evitare l’impiego di specie non in grado si adattarsi alle condizioni 

ambientali locali. 

Il Valdarno Superiore si estende tra i 43° 21’ ed i 43° 46’ di 

latitudine, circa equidistante fra equatore e polo nord. 

L’analisi dei valori pluviometrici e termometrici consentono di 

definire per quest’area un clima temperato-umido, più precisamente 

riferendoci alla classificazione di Köppen (PINNA, 1977) possiamo parlare 

di clima mediterraneo (clima subtropicale con estate asciutta) Cfsa 

(CENCETTI et al., 1994): 

• C il mese più freddo ha una temperatura media inferiore ai 18° C, ma 

superiore ai –3° C ed almeno un mese ha temperatura media superiore 

ai 10° C; 

• f il mese più asciutto presenta un totale di piogge inferiore ad un terzo 

del mese più piovoso, ma superiore a 30 mm; 

• s il mese più asciutto appartiene alla stagione estiva; 

• a la temperatura media del mese più caldo è superiore ai 22° C. 

L’inquadramento climatico dell’area oggetto di studio parte 

dall’analisi dei dati termometrici e pluviometrici estratti dagli Annali 

Idrogeologici, pubblicati dal Ministero dei Lavori Pubblici, per il periodo 

1968-1998: l’arco temporale considerato, ritenuto necessario per un 

adeguato studio climatico, ha consentito di prendere in esame gli 

eccezionali eventi atmosferici che si presentano ciclicamente con un 

“tempo di ritorno” di circa 25-30 anni. 




26




Sono state scelte stazioni meteorologiche che per vicinanza ed 

altitudine approssimano con una certa precisione le condizioni climatiche 

presenti nell’area indagata. 

I dati relativi alle precipitazioni sono quelli delle stazioni 

meteorologiche di Arezzo (277 m), Badia Agnano (230 m), Laterina (191 

m) e Montevarchi (170 m) che, quando non completi, sono stati integrati 

con quelli relativi alle limitrofe stazioni di Puglia (302 m) e San Giovanni 

Valdarno (132 m); relativamente ai valori termometrici la minore 

disponibilità di dati ha consentito l’analisi di due sole stazioni climatiche 

quella di Arezzo e di Montevarchi, integrati con quelli di San Giovanni 

Valdarno qualora incompleti. 

Lo studio climatico, essendo finalizzato all’orientamento della scelta 

progettuale delle specie vegetali eventualmente da impiegare nella “fase 

di ripristino”, prende in esame i valori estremi, relativi a temperature e 

piogge, in modo da rappresentare le condizioni critiche estreme. L’analisi 

dei valori medi infatti, pur evidenziando il pattern climatico della zona, può 

indurre in scelte vegetazionali non appropriate, non essendo 

rappresentativa delle condizioni più critiche. 

Sono stati presi pertanto in esame i massimi ed i minimi assoluti 

mensili ed annui, pluviometrici e termometrici, per il periodo 1968-1998, in 

modo da evidenziare la massima escursione termometrica e 

pluviometrica registrata. Tale range indirizza la fase di scelta 

vegetazionale limitandola alle specie la cui sopravvivenza non risulta 

pregiudicata da tali condizioni. 

L’andamento delle temperature massime e minime assolute mensili 

evidenzia il periodo in cui si sviluppa la temperatura massima assoluta 

mensile (agosto) e la temperatura minima assoluta mensile (gennaio), si 

può comunque riconoscere un ampio intervallo di variabilità delle 

temperature, che raggiungono talvolta valori alquanto anomali (es: 




27




temperatura massima del mese di febbraio, temperatura minima del mese 

del mese di agosto). 

Allo stesso modo l’andamento delle precipitazioni massime e 

minime assolute mensili evidenzia due massimi assoluti, rispettivamente 

appartenenti alla stagione invernale, mese di febbraio, ed alla stagione 

autunnale, mese di ottobre che risulta, assieme a novembre il mese con 

la più alta precipitazione media mensile. 

L’andamento delle temperature massime e minime assolute annue 

evidenzia in maniera chiara che l’area studiata pur avendo una 

temperatura media annua di 13-14 °C, è soggetta ad elevate escursioni 

termiche; l’anno 1985 famoso per l’eccezionale ondata di freddo, ha fatto 

registrare una escursione di ben 57 °C. 

L’anno che fa registrare le massime precipitazioni è il 1984 (1.400 

mm) e non, come potevamo aspettarci, il 1992, anno in cui si registrarono 

notevoli eventi disastrosi causati dalle piogge eccezionali che si 

concentrarono principalmente nel mese di ottobre (410 mm). 

L’andamento medio delle piogge approssima con una certa precisione la 

distribuzione delle massime e minime precipitazioni annue assolute 

dando quindi indicazioni abbastanza attendibili (come si può osservare 

infatti l’escursione non risulta mai troppo elevata e rimane più o meno 

costante). Le minime precipitazioni annue costituiscono senz’altro uno dei 

fattori più limitanti nella scelta vegetazionale, l’andamento generale 

consente comunque di concludere che raramente si registrano 

precipitazioni annue inferiori ai 60 cm, confermando per l’area un clima di 

tipo umido, come evidenziato con la classificazione di Köppen. 

Un altro elemento che condiziona fortemente il clima è la piovosità, 

definita come numero di giorni con precipitazioni maggiori di un millimetro, 

è stato evidenziato il massimo ed il minimo numero mensile ed annuo di 

giorni piovosi, l’andamento della piovosità media mensile e della piovosità 




28




media annua per l’intero periodo. 

Strettamente collegato alla definizione di piovosità è l’indice di 

aridità che rappresenta uno dei più importanti “fattori limitanti” per la 

vegetazione. Per tale valutazione sarebbe necessario conoscere non solo 

le precipitazioni e le temperature, ma anche l’entità 

dell’evapotraspirazione per la quale spesso abbiamo a disposizione 

poche determinazioni. Per questa ragione sono stati espressi indici che 

conducono alla valutazione dell’aridità sulla base dei soli valori di 

temperatura e precipitazione. 

Fra le varie formule esistenti per calcolare l’indice di aridità, di 

particolare rilievo risulta quella di De Martonne (PINNA, 1977): 

P 

A = T + 10 

con: 

A = Indice di aridità 

P = Precipitazione dell’anno 

T = temperatura media annua °C 

GRADI DI UMIDITA’ ED ARIDITA’ SECONDO 

E. DE MARTONNE 

1- arido estremo* 0 < A < 5 4 - subumido 20 < A < 30 

2- arido** 5 < A < 15 5 - umido 30 < A < 60 

3- semiarido*** 15 < A < 20 6 - perumido A > 60 

• deserto; **steppe circumdesertiche; *** aree mediterranee 

Per l’area studiata si conferma un clima prevalentemente umido, 

l’indice di aridità ha infatti un valore prevalentemente compreso fra 44 e 

30. Sono pochi gli anni in cui le condizioni climatiche hanno fatto 

registrare valori di temperatura e precipitazioni tali da determinare un 




29




valore di A inferiore a 30: le massime condizioni di aridità si registrano nel 

1990 e 1998 e le minime, a conferma dei grafici precedenti, nel 1984. 

L’indice del De Martonne permettendo di individuare il grado di 

umidità o aridità consente di esprimere, tramite valori numerici, le 

condizioni ambientali estreme per certi tipi di piante o per certe colture, 

risultando quindi di grande utilità dal punto di vista climatico e botanico. 

Un adeguato inquadramento climatico dovrebbe comprendere 

anche l’analisi dei valori relativi alle precipitazioni nevose, al vento ed 

all’insolazione; la mancanza di sufficienti dati sperimentali ha reso però 

impossibile l’approfondimento di questi ulteriori aspetti meteorologici. 

L’analisi climatologica effettuata è stata mirata alla definizione dei 

parametri pluviometrici e termometrici che influenzano la scelta delle 

specie vegetazionali da impiegare in fase di recupero ambientale, per 

questa ragione sono stati forniti dati e diagrammi di facile consultazione. 

Risulta comunque chiaro che un primo criterio da seguire è quello 

di privilegiare nell’insediamento essenze autoctone, in ottemperanza 

anche alla Legge Regionale 6 aprile 2000, n° 86 in materia di tutela e 

conservazione di habitat naturali, solo così si riesce infatti a 

salvaguardare il patrimonio genetico locale ed a garantire un’adeguata 

stabilità ecologica; le specie vegetali non locali non essendo in grado di 

autoregolarsi necessitano spesso di interventi antropici per evitare danni 

nei momenti più critici (siccità, precipitazioni ed escursioni termiche 

eccezionali) e non consentono una naturale integrazione con l’ambiente 

vegetazionale circostante (ABATE, 1999). 




30




14 PIANO DI COLTIVAZIONE 

14.1 Calcolo dei volumi e tempi 

Nel presente paragrafo viene effettuata una valutazione di massima 

del giacimento sfruttabile residuo, (costituito dai Ciottolami di Laterina (cL) 

e dai materiali di copertura formati dai detriti), tramite il piano di 

coltivazione redatto ai sensi della Legge Regionale 3 novembre 1998 n° 

78 ss.mm.ii.. 

Il piano di coltivazione, corredato da planimetrie e sezioni in scala 

1:1.000 e 1:2.000 (tavole da 3.0 a 3.10 comprese), raffigura l’assetto che 

il terreno verrà ad assumere in conseguenza dell’attività di coltivazione. In 

esso sono indicate inoltre le zone di coltivazione, la viabilità, le 

infrastrutture, i servizi e le recinzioni. 

Nell’area in studio, vista la dimensione areale della zona da 

sottoporre ad escavazione, procederà con un solo lotto (lotto unico) di 

coltivazione (tavola 3.3). I terreni di copertura che sono stati asportati 

durante i lavori di cui all'autorizzazione precedente e che verranno 

asportati a seguito dell'approvazione del presente progetto sono costituiti 

dai detriti e il loro spessore varia da un minimo di un metro ad un 

massimo di due. 

I Ciottolami di Laterina (cL) non affiorano praticamente mai e per la 

quasi totalità sono coperti dai depositi detritici. Il volume di materiali utili 

che saranno asportati e commercializzati sarà al massimo pari a 5.000 

mc; a tale proposito si precisa che i materiali rimasti sono quello del 

fondo cava e quindi non idonei ad essere lavorati in impianti per la 

produzione di granulati per confezionare il calcestruzzo, ma per l'utilizzo 

in riempimenti, piazzali e rilevati. La quantificazione è di difficile verifica in 

quanto l'area è abbastanza caotica dal punto di vista morfologico essendo 

stati interrotti improvvisamente i lavori di cava di cui alla precedente 

autorizzazione. Il materiale di scarto, che verrà movimentato ed utilizzato 




31




per il ripristino, si aggira complessivamente sui 10.000 mc. 

Come risulta dagli allegati cartografici, l’area di cui si richiede 

l’autorizzazione per il ripristino e la coltivazione ha una estensione di circa 

14.649,79 m 2 (1,46 ha). 

La ditta Rima.S. s.n.c. ha la piena disponibilità dei terreni (tavola 

3.0 e dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà). 

Il materiale di copertura che verrà asportato sarà utilizzato per il 

recupero morfologico dell’area al termine dell’attività di scavo e recupero 

ambientale. 

La durata dei lavori per la coltivazione ed il ripristino dell’area in 

esame si stima in 2 (due) anni dalla data del rilascio dell'autorizzazione. 

Il materiale utile ghiaioso (Ciottolami di Laterina) sarà scavato e 

subito caricato su autocarri per essere poi trasportato, all'esterno del 

luogo di lavoro, per essere utilizzato come tout venant in riempimenti, 

piazzali, nella costruzione di rilevati. 

Per l'abbattimento delle polveri dovute allo scavo ed ai trasporti 

verrà utilizzata la tecnica dell'innaffiatura della strada, delle piste e dei 

piazzali di cava per mezzo di un'autocisterna. Non si avranno altre 

lavorazioni all'interno del perimetro della cava. 

Il materiale di copertura e quello non giudicato utilizzabile durante 

l'escavazione sarà completamente riutilizzato per la sistemazione 

morfologica finale della zona. Non sono previste discariche permanenti. 

La pendenza dei fronti di scavo varia in funzione della 

sovrapposizione tra il perimetro di cava e la morfologia del terreno. 

Per la determinazione della stabilità dei fronti di scavo sia in altezza 

che come angolo di inclinazione rispetto all’orizzontale, sono state definite 

le caratteristiche geotecniche dei materiali di scavo, attraverso queste 

sono poi stati sviluppati i calcoli di dettaglio sulla stabilità dei fronti. Lo 

sviluppo dei calcoli geotecnici è riportato nei capitoli seguenti. 




32




Per quanto concerne le modalità di esecuzione possono essere 

così riepilogate: lo scavo avverrà mediante un escavatore idraulico a 

benna rovescia. La cava verrà attaccata nella sua parte nord. In questo 

modo sarà possibile, avanzando con la coltivazione, scoperchiare il 

materiale utile accantonando il materiale di scarto. Nelle fasi successive 

con il materiale di scoperchiamento saranno tombate le aree già 

escavate. Come già affermato i Ciottolami di Laterina (cL) non sono 

alimentati dal punto di vista idrico, per cui risultano privi di falda. Verrà 

comunque lasciato un materasso drenante per lo spessore di 0,5 m nel 

fondo cava. 

14.2 Opere di urbanizzazione primaria 

L'area dovrà essere recintata, con rete metallica o in PVC o in 

polietilene alta almeno 1,5 m e sostenuta da paletti metallici infissi nel 

terreno. Lungo la recinzione dovranno essere apposti cartelli di 

avvertimento del pericolo di caduta per la presenza degli scavi. 

L'ingresso sarà regolato da un cancello; all'ingresso dell'area di 

cava dovrà essere posto un cartello con indicati i dati relativi 

all'autorizzazione (data, comune, progettista, direttore dei lavori, impresa 

esecutrice, ...) ed uno indicante i pericoli presenti all'interno. 

Per quanto riguarda la viabilità (tavola 3.8 e tavola 3.9), i mezzi che 

usciranno dall'area di cava arriveranno all’imbocco della Strada 

Provinciale Val d'Ascione, per poi raggiungere le zone di destinazione per 

la commercializzazione dei materiali. Tale tragitto è sufficientemente 

lontano dai nuclei abitati che quindi non saranno disturbati dal passaggio 

degli automezzi. 

Nell'area sarà localizzata una baracca adibita a mensa e 

spogliatoio, dotata di un w.c. chimico. 

Non si prevedono allacciamenti alle utenze (telefono, energia 




33




elettrica, gas, acquedotto). 

14.3 Rifornimento del carburante per i mezzi d'opera 

Tutti i rifornimenti dei mezzi adibiti al trasporto si effettueranno al di 

fuori dell’area di cava in appositi distributori. Per i mezzi d’opera (trattori 

cingolati, escavatori idraulici, ...), i rifornimenti verranno effettuati per 

mezzo dell’aspirazione da parte di una pompa montata sul mezzo da una 

cisterna a norma dotata di vasca di raccolta. Con le modalità indicate 

sono evitate tutte le dispersioni di carburante sul suolo. 

14.4 Modalità di lavaggio dei mezzi operativi 

Il lavaggio dei mezzi operativi (escavatori idraulici, ...) non verrà mai 

eseguito nell’area di cava, ma solamente presso le officine specializzate 

che svolgono la loro manutenzione e che sono attrezzate a tal fine in 

modo opportuno. Per quanto detto non si prevede lo stoccaggio di 

materiali per la manutenzione all’interno dell’aria di cava né la produzione 

di rifiuti. 

14.5 Direttore responsabile 

Direttore responsabile dell’attività estrattiva viene nominato il dr. 

Michele Sani, geologo (Albo dei Geologi della Toscana n. 383) e perito 

industriale minerario (Collegio Periti Industriali della Provincia di Arezzo n. 

520), con studio posto in Corso Italia n. 117, San Giovanni Valdarno 

(Provincia di Arezzo). 




34




15 SMALTIMENTO DELLE ACQUE 

Durante la coltivazione è prevista una serie di fossetti per la 

regimazione delle acque meteoriche. Tale sistemazione non è stata 

rappresentata in carta, poiché essendo l'attività estrattiva estremamente 

dinamica ed in continuo divenire, questa informazione non può riportarsi 

in modo sufficientemente rappresentativo. 

Per quanto riguarda la regimazione delle acque meteoriche, si 

precisa che per garantirne l’allontanamento saranno realizzati dei fossi di 

scolo sia durante l’attività di cava che nella sistemazione morfologica 

finale . 

Per il dimensionamento dei fossetti è stato utilizzato un metodo di 

calcolo speditivo e assolutamente cautelativo. Innanzi tutto è stato preso il 

valore di precipitazione intensa concentrata della durata di un’ora 

massimo per una stazione meteorologica valdarnese (Poggio al Vento nel 

Comune di Cavriglia). Tale valore è pari a 93,5 mm/h ed è il più alto 

verificatosi dal 1929 ad oggi (serie di 74 anni). Questo valore è già molto 

cautelativo, perché corrisponde a un tempo di ritorno molto alto e poiché 

la precipitazione critica, che mette in crisi il bacino, è quella pari al tempo 

di corrivazione che per un bacino di questo tipo è prossima allo zero. 

La superficie dell’area interessata in totale è di 1,46 ha (14.649,79 

mq) quindi: 

14.650 mq x 0,0935 m/h = 1.369,77 mc/h 

1.369,77 mc/h / 3600 s = 0,38 mc/s 

Con le formule per il dimensionamento dei canali sono state 

eseguite considerazioni per il calcolo del fossetto tipo in grado di smaltire 

l'intera portata. 




35




Poiché la portata può essere calcolata con la formula: 

Q 

= A ⋅ V 

la velocità dell’acqua è: 

V 

= χ ⋅ R ⋅ I 

con R raggio idraulico pari a: 

R 

= 

A 

C 

e con il coefficiente della formula di Kutter: 

χ = 

100 ⋅ R 

R + m 

Sviluppando i calcoli, imponendo una pendenza ai fossetti pari allo 

0,15%, considerando le pareti dei medesimi fossetti in cattivo stato di 

manutenzione e con vegetazione erbacea si assume un valore del 

coefficiente m pari a 1,75 (cautelativo). 

Con le dimensioni della figura sottostante si ottiene per i fossetti 

una portata pari a 0,51 mc/s. 

Tale portata è quella massima calcolata con le determinazioni nelle 

pagine precedenti. 




36




con: 

a = 0,30 m 

h = 0,30 m 

alfa = 45° 

In effetti dotando la zona di fossetti di questo tipo saremo in 

estrema sicurezza in quanto la portata di 0,51 mc/s non verrà mai 

raggiunta nei fossetti che saranno quindi notevolmente sovrastimati in 

relazione alla portata massima che potrà transitarvi. Tutti i fossetti 

avranno portate massime inferiori a quella calcolata. 




37




16 STABILITA' DEI FRONTI DI SCAVO 

Per poter eseguire la caratterizzazione geotecnica dei terreni 

oggetto di scavo e coltivazione, e trattandosi di ghiaie e sabbie 

(difficilmente elaborabili con prove e campioni da analizzare in 

laboratorio) sono stati utilizzati dato dedotti dalla bibliografia e 

dall’esperienza. 

Ciottolami di Laterina ghiaie e ciottolami mediamente ben classati; 

parametri geotecnici attribuiti: 

peso di volume 

angolo di attrito interno 

γ = 2.0 gr/cmc; 

ϕ = 40 gradi; 

coesione 

c = 2,5 t/mq; 

Per il calcolo della stabilità dei fronti di scavo nell’area della cava di 

Latereto sono stati presi i dati di base del progetto di coltivazione redatto 

nella peggiore ipotesi possibile (ma che probabilmente non si verrà mai a 

verificare): 

• altezza massima scarpata 7 m 

• pendenza massima scarpata 70° 

E’ stata svolta una verifica di stabilità considerando la pendenza 

della scarpata verticale (in modo cautelativo). Infatti nei terreni granulari 

(Ciottolami di Laterina) caratterizzati comunque da coesione c ≠ 0,0 

kg/cm 2 ed angolo di attrito interno ϕ ≠ 0° si può estendere la teoria di 

RANKINE ed arrivare alla formula seguente che analizza l'altezza critica 

tipica di una parete verticale: 

H 

c 

= 

4 ⋅ c ⎛ 

⋅ tg ⎜ 45 + 

γ ⎝ 

ϕ ⎞ 

⎟ 

2 ⎠ 

sviluppando il calcolo si ottiene per i Ciottolami di Laterina (cL): 




38




H c 

= 

4 ⋅ 0,25 ⎛ 

⋅ tan⎜ 

45 + 

0,002 ⎝ 

40 ⎞ 

⎟ 

2 ⎠ 

H c 

= 1070 ,00cm 

= 10, 70m 

per ricavare l'altezza di sicurezza si applica il coefficiente di sicurezza 3 e 

si ottiene: 

H 

s 

= 

H 

G 

c 

dove G = 1,3, quindi: 

10,70 

H s 

= 

= 8, 23m 

1,3 

L'altezza di sicurezza di una parete verticale nel caso sopra 

esposto è pari a circa 8,20 m. Poiché non verranno realizzate pareti 

verticali e l’altezza massima prevista è al di sotto di di 8,2 m a fronte di un 

angolo di inclinazione di 45° i lavori saranno svolti in assoluta sicurezza. 

Si tiene a precisare che visto che l'area di cava è già stata 

sottoposta ad attività estrattiva ed è praticamente un alto morfologico, non 

vi saranno scarpate oltre i tre o i quattro metri di altezza. 

Il 1 luglio 2009 è entrato in vigore il Decreto del Ministero delle 

Infrastrutture 14 gennaio 2008 recante “Approvazione delle nuove Norme 

tecniche per le costruzioni”. Nel Decreto Ministeriale e nella successiva 

3 

Il coefficiente di sicurezza vale 1.3 ai sensi del capo G del Decreto Ministeriale 11 marzo 1988 "Norme 

tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i 

criteri generali e le prescrizioni per la progettazione, l'esecuzione e il collaudo delle opere di sostegno 

delle terre e delle opere di fondazione". 




39




Circolare del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici n. 617 del 2 febbraio 

2009 4 vengono definiti nuovi metodi di calcolo soprattutto per quanto 

riguarda la definizione delle accelerazioni sismiche attese e per la 

definizione del grado di sicurezza da considerare. Tali norme, come già 

chiarito nel titolo, fanno però sempre riferimento ad “una costruzione o 

comunque ad un'opera” e non sono perciò riferibili al caso specifico del 

fronte di una cava. Nella Circolare del 2 febbraio 2009, n. 617, al 

paragrafo C6.8.6 (Fronti di Scavo) si specifica infatti che “I fronti di scavo 

indicati nella norma cui si riferiscono le presenti istruzioni attengono ad 

esempio a scavi di fondazione, trincee stradali o ferroviarie, canali, ecc. 

Per gli aspetti non trattati nelle NTC nei riguardi dei fronti di scavo di 

miniere e cave ci si riferisca alla specifica normativa”. 

4 

Istruzioni per l'applicazione delle “Norme Tecniche per le costruzioni” di cui al D.M. 14 gennaio 

2008. 




40




17 PROGETTO DI SISTEMAZIONE MORFOLOGICA 

La coltivazione procederà, per le dimensioni ridotte dell'area, con 

un unico lotto di coltivazione. 

Il progetto di modellamento morfologico prevede la sistemazione 

del terreno (tavola 4.0) lasciando un'area morfologicamente dolce e 

pianeggiante che si adatti al meglio alla prevista coltivazione a seminativo 

semplice asciutto. 

Per riportare le quote dell’area interessata dalla coltivazione a 

quelle di progetto saranno utilizzati i terreni provenienti dallo scarto 

dell’attività estrattiva. 

Dal punto di vista della sistemazione delle acque meteoriche 

verranno realizzati alcuni fossetti di guardia che verranno convogliati nei 

corsi d’acqua già presenti più a valle; la dimensione dei fossetti sarà 

identica a quella che è stata calcolata nelle pagine precedenti e quindi 

abbondantemente sovradimensionata. 

L’area verrà restituita all’agricoltura ed in particolare a seminativo 

semplice asciutto: stessa destinazione, quella agricola, che ha avuto negli 

ultimi decenni. 

Per gli aspetti agronomici ed il dettaglio del ripristino si rimanda alla 

relazione redatta dal dr. agr. Daniele Menabeni. 

San Giovanni Valdarno, 8 aprile 2011 

Michele Sani 

(geologo e perito minerario 




41




18 APPENDICE 

(atto di notorietà) 




42

Dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà 

(Art. 4 Legge 4 gennaio 1968 n. 15, Art. 3 c. 11 Legge 15/05/1997 n. 127, Art. 2 c. 1 DPR 20 ottobre 1998 n. 403) 

Il sottoscritto Alvaro Sardelli nato a Montespertoli (Provincia di Firenze) il 10 

novembre 1933, residente in Laterina (Provincia di Arezzo) in via Nazionale n. 

260, in qualità di legale rappresentante della Rima S. s.n.c. con sede in Via 

Nazionale, 260 Laterina, a conoscenza di quanto previsto dall’art. 26 della 

legge 4 gennaio 1968, n. 15, sulla responsabilità penale cui può andare 

incontro in caso di dichiarazioni mendaci, e dall’art. 11, comma 3, del D.P.R. 20 

ottobre 1998, n. 403 sulla decadenza dei benefici eventualmente conseguenti 

al provvedimento emanato sulla base di dichiarazioni non veritiere, ai sensi e 

per gli effetti di cui agli art. 4 della citata legge n. 15/1968, e 2 comma 1, del 

D.P.R. n. 403/1998 e sotto la propria personale responsabilità: 

D I C H I A R A 

che la ditta Rima S. s.n.c. è in possesso dei diritti di scavo per i terreni 

identificati al Nuovo Catasto Terreni dalle Particelle n. 135, 175 p.p., 176 p.p., 

221 p.p., 234 e 358 p.p., del Foglio n. 9 della Mappa Catastale del 

Comune Laterina (Provincia di Arezzo). 

Laterina, li 8 aprile 2011 

IL DICHIARANTE 

Alvaro Sardelli 

(firma per esteso e leggibile) 

Art. 2, coma 1, D.P.R. 20 ottobre 1998, n. 403. 

Estensione dei casi di utilizzo della dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà. 

1. Fatte salve le eccezioni espressamente previste per legge nei rapporti con la pubblica 

amministrazione e con i concessionari di pubblici servizi, tutti gli stati, fati e qualità personali non 

compresi negli elenchi di cui all’articolo 1, comma 1, del presente regolamento e all’articolo 2 

della legge 4 gennaio 1968, n. 15, sono comprovati dall’interessato a titolo definitivo, mediante 

la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà di cui all’articolo 4 della legge 4 gennaio 1968, n. 

15.

SCADENZA 06/12/2A12 

LO2438384 

IPZS soa OFFICINACV ROMA 

f.

Relazione generale - Comune di Laterina

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