Nuove aree professionali<strong>La</strong> <strong>Psicologi</strong>a verso lapace e la cooperazione:nuovi approcciper nuove pratiche<strong>di</strong> Antonella SapioDocente <strong>di</strong> <strong>Psicologi</strong>a della pace Università <strong>di</strong> FirenzeDi relazioni pacifiche e comportamenti cooperativi la psicologiasi è da sempre occupata…tanto che forse possiamo<strong>di</strong>re che essa sia nata proprio dall’intento <strong>di</strong> poter rendereal genere umano meno conflittuale, e quin<strong>di</strong> sofferta,l’esperienza <strong>di</strong> vita.Purtuttavia, si è andata configurando nel tempo, grazieanche al perfezionarsi degli stu<strong>di</strong> sociologici e politicoantropologici,una parte <strong>di</strong> interesse delle scienze psicologichesquisitamente rivolta alla conflittologia(interpersonale e collettiva), e quin<strong>di</strong> agli Stu<strong>di</strong> per la Pace,e alle pratiche cooperative inter e trans-culturali, con particolareriferimento ai contesti violenti e multitraumatici<strong>di</strong> altri paesi.<strong>La</strong> <strong>Psicologi</strong>a, come ben noto, ha prodotto in tale <strong>di</strong>rezioneuna ricca letteratura e un <strong>di</strong>screto novero <strong>di</strong> ambiti <strong>di</strong>sciplinari(<strong>Psicologi</strong>a <strong>di</strong> comunità, psicologiainterculturale, psicologia della emergenza ecc.) che hannocontribuito <strong>di</strong> recente a delineare uno specifico patrimonio<strong>di</strong> conoscenze e <strong>di</strong> pratiche metodologiche che vasotto il nome <strong>di</strong> <strong>Psicologi</strong>a della Pace (“Peace Psychology”negli U.S.A.) e che orienta il proprio sguardo sia al territoriolocale che internazionale.Proviamo ad articolare ora il <strong>di</strong>scorso a partire da alcuniquesiti che possono aiutarci a <strong>di</strong>panare la materia bencomplessa.Dove si colloca la <strong>Psicologi</strong>a impegnata nel lavoroper la pace e la cooperazione?Il luogo elettivo <strong>di</strong> attribuzione è dato dal territorio rappresentatodalle comunità locali; così come per la <strong>Psicologi</strong>a<strong>di</strong> comunità, la <strong>Psicologi</strong>a che guarda alla vita dellacollettività locale articola il proprio pensiero e il propriointervento a partire dalla analisi del contesto <strong>di</strong> vita e dellaconflittualità che anima le relazioni tra persone e gruppisociali.Le pratiche <strong>di</strong> lavoro psicologico e psicosociale sono, pertanto,con<strong>di</strong>vise dalla comunità e squisitamente non-istituzionaliin quanto collocate presso la comunità stessa enon all’interno <strong>di</strong> istituzioni esterne ed estranee all’ambienteabituale <strong>di</strong> vita.<strong>La</strong> “pace” è da intendersi, dunque, come relativa a con<strong>di</strong>zioni<strong>di</strong> vita pienamente rispettose dei bisogni della persona,in contesti sociali e culturali attraversati dainterazioni orizzontali in cui il soggetto portatore <strong>di</strong> unbisogno attivi esso stesso i processi <strong>di</strong> cambiamentofunzionali alla evoluzione sia propria che collettiva.<strong>La</strong> conflittualità con cui lo psicologo lavora viene attraversatada pratiche <strong>di</strong> lavoro “dal basso”, secondo criteripartecipativi che coinvolgono pienamente la figura professionaleimpegnata “su campo”; viene <strong>di</strong>sconosciuto,in tal senso, valore alla “neutralità” dell’operatore e vieneal contrario affermata l’esigenza <strong>di</strong> una pienacon<strong>di</strong>visione dell’esperienza <strong>di</strong> lavoro.<strong>La</strong> figura professionale non acquisisce cre<strong>di</strong>bilità a partiredalla assunzione <strong>di</strong> estraneità al contesto ma, al contrario,in funzione del proprio coinvolgimento in quantoparte attiva <strong>di</strong> una realtà con<strong>di</strong>visa <strong>di</strong> cui viene sollecitatauna qualche trasformazione; la “pensabilità” dell’esperienzanon è acquisita attraverso operazioni professionalimentali oggettivizzanti e passivizzanti l’alterità ma alcontrario è recepita come qualità naturalmente indotta dainterazioni autenticamente con<strong>di</strong>vise.Il <strong>di</strong>sagio e la sofferenza <strong>di</strong> cui ci si occupa hanno a chefare con il terreno tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> impegno del lavoropsicosociale, con la profonda <strong>di</strong>fferenza che la lettura del<strong>di</strong>sagio abbraccia inevitabilmente la comunità <strong>di</strong> appartenenzae coinvolge tutti i soggetti impegnati per un cambiamento.E’ possibile, dunque, a partire da queste premesse, immaginarepratiche <strong>di</strong> lavoro profondamente iscritte nellereti <strong>di</strong> relazioni sociali locali, rivolte non a “persone-problema”ma a gruppi attivi, non finalizzate alla “cura” delproblema ma alla sua inclusione sociale, non orientate alla“guarigione o al benessere in<strong>di</strong>viduale” ma al cambiamentodell’esperienza <strong>di</strong> vita, personale e collettiva.18<strong>La</strong> professione <strong>di</strong> psicologo n. 01/06
Nuove aree professionaliPerché nasce la <strong>Psicologi</strong>a della Pace e a quale bisognodel territorio risponde?<strong>La</strong> <strong>Psicologi</strong>a della Pace nasce circa 15 anni fa negli USAcome gruppo <strong>di</strong> lavoro all’interno della A.P.A. (Division48) con lo scopo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are e approfon<strong>di</strong>re il tema della<strong>di</strong>struttività umana nelle sue varie espressioni, dal livellointerpersonale a quello collettivo.Certamente sin dagli inizi della <strong>Psicologi</strong>a si era <strong>di</strong>stintoun filone <strong>di</strong> ricerca orientato in tal senso e anche la <strong>Psicologi</strong>asociale vi aveva de<strong>di</strong>cato ampio spazio; negli anni’50, negli USA, erano stati anche molti gli psicologi cheavevano preso le <strong>di</strong>stanze dalla politica internazionalestatunitense, anche attraverso la critica al nucleare, e neglianni successivi la protesta contro la guerra nel Vietnam<strong>di</strong>ede vita ad un nuovo filone <strong>di</strong> impegno della psicologiacontro la logica della deterrenza e della corsa al riarmo.Negli anni successivi alla caduta del muro <strong>di</strong> Berlino,l’attenzione si è gradualmente spostata sulle <strong>di</strong>namiche<strong>di</strong> conflitto interetniche, così come dato dalla storiapolitico-sociale recente. E’ comunque solo negli anni ’90che si costituisce uno specifico gruppo <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> psicologiche si definiscono come “peace psychologists”, orientatoad occuparsi specificamente della violenza e dellaconflittualità urbana così come della prevenzione dei conflitti<strong>di</strong>struttivi estesi.Mentre negli USA nasce, dunque, la Peace PsychologySociety come Division 48 della A.P.A., in Europa <strong>di</strong>versipsicologi assumono posizioni critiche sia verso la politicainternazionale volta al riarmo che verso approcci dellapsicologia eccessivamente orientati alla <strong>di</strong>agnostica e allacura in<strong>di</strong>viduale; alcuni filoni <strong>di</strong> interesse hanno trovatoin tal senso sinergie in particolare con la <strong>Psicologi</strong>a socialee <strong>di</strong> comunità.In Italia alcuni psicologi sociali sono impegnati in attività <strong>di</strong>ricerca e intervento nel campo della <strong>Psicologi</strong>a della Pace.Che relazione intercorre tra livello internazionale e locale?Occuparsi <strong>di</strong> Peace Psychology significa oggi guardare siaal fenomeno guerra-pace nei termini dei conflitti armati edella politica internazionale che, in particolar modo, ai fenomenilocali <strong>di</strong> contesto che sostengono processi sociali<strong>di</strong> interazione <strong>di</strong>struttiva, <strong>di</strong>retta e/o in<strong>di</strong>retta, o evolutivocostruttiva.In tal senso, la psicologia per la pace si occupa<strong>di</strong> delineare chiavi <strong>di</strong> lettura e pratiche in grado <strong>di</strong> intervenirenelle realtà locali per la trasformazione delle con<strong>di</strong>zioni<strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio e conflittualità psicosociale. Lo stu<strong>di</strong>o, infatti,delle <strong>di</strong>namiche all’origine del fenomeno guerra-pace trovacorrispondenze nella analisi delle forme <strong>di</strong> conflittualitànei contesti locali che possono degenerare verso una<strong>di</strong>struttività agìta e, dunque, espressioni <strong>di</strong> violenza.Di cosa si occupa la <strong>Psicologi</strong>a per la pacee la cooperazione a livello locale?Il territorio nostrano porta una domanda crescente <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagiourbano, per lo più esplicitata da un reale incrementodella conflittualità, della violenza e della <strong>di</strong>ssocialitàsoprattutto adolescento-giovanile.Le pratiche tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> lavoro istituzionale dei cosiddettiservizi territoriali hanno, a nostro avviso, ormai saturatoparte delle potenzialità, dopo alcuni decenni <strong>di</strong>esperienze anche ben solide, arenandosi nel pantano deisetting <strong>di</strong> presa in carico e cortocircuitando la domandanei parametri standard <strong>di</strong> percorsi prestrutturati. Il lavoroistituzionale, oggi, <strong>di</strong> fatto non raggiunge vaste aree <strong>di</strong><strong>di</strong>sagio che non solo non afferiscono ai percorsi tra<strong>di</strong>zionali<strong>di</strong> accesso ma non fruirebbero comunque delle tra<strong>di</strong>zionalimetodologie <strong>di</strong> presa in carico.Si rende, dunque, necessario aggiornare e forzare lepotenzialità del lavoro psicosociale, attraverso nuovi approcciteorici e pratiche originali sempre piùcontestualmente <strong>di</strong>mensionati, in grado <strong>di</strong> incidere sufenomeni <strong>di</strong> malessere a cui il lavoro istituzionale non potrebbe<strong>di</strong> fatto rispondere.L’approccio della <strong>Psicologi</strong>a della Pace mira a delinearepratiche <strong>di</strong> lavoro psicosociale non-istituzionali, rivoltealla conflittualità e al <strong>di</strong>sagio sociale, calate all’internodelle comunità territoriali, finalizzate al sostegno <strong>di</strong> processireali <strong>di</strong> inclusione e orientate alla sollecitazione <strong>di</strong>gruppi attivi <strong>di</strong> contesto.Di cosa si occupa la <strong>Psicologi</strong>a per la pacee la cooperazione a livello internazionale?L’impegno della psicologia a sostegno dei processi <strong>di</strong> cooperazioneallo sviluppo è ben noto da tempo. Sono ormaimoltissime le ONG che impiegano psicologi nei loro progettinei paesi in via <strong>di</strong> sviluppo in <strong>di</strong>versi settori <strong>di</strong> intervento,sia per il lavoro <strong>di</strong> comunità, secondo i criteri in precedenzadescritti, sia per il lavoro in<strong>di</strong>viduale (infanzia,vittime <strong>di</strong> violenza ecc.) e con livelli <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> impegno.Durante la fase post-conflitto nei Balcani sono intervenutisvariate centinaia <strong>di</strong> psicologi europei per il lavoropsicosociale con le comunità (processi <strong>di</strong> riconciliazioneecc.) e per interventi in<strong>di</strong>viduali e <strong>di</strong> gruppo con le vittime<strong>di</strong> esperienze traumatiche. Attualmente, la richiesta<strong>di</strong> competenze psicologiche da parte delle organizzazionigovernative e nongovernative è riferita sia ad interventi<strong>di</strong> progetto territoriali nei paesi in via <strong>di</strong> sviluppo che afunzioni <strong>di</strong> consulenza a progetti e supporto ai cooperanti(prevenzione del burn-out ecc.). Come noto, anche lapsicologia della emergenza ha contribuito ampiamentenegli ultimi tempi nella messa a punto <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> e pratiche<strong>di</strong> intervento per la assistenza psicologicapostraumatica. Come facilmente si può immaginare, lapsicologia impegnata in contesti culturali non occidentalideve potersi avvalere <strong>di</strong> pratiche davvero aggiornate,non essendo certamente riproducibili molti tra<strong>di</strong>zionalimodelli <strong>di</strong> presa in carico a squisita componenteeurocentrica; in molte realtà non occidentali, il lavoro <strong>di</strong>comunità risponde spesso a pratiche più agevoli e proficuerispetto al solo lavoro in<strong>di</strong>viduale, essendo spesso benpiù densa <strong>di</strong> suggestioni, dal punto <strong>di</strong> vista socioculturale,la vita sociale e collettiva.<strong>La</strong> professione <strong>di</strong> psicologo n. 01/0619