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21 gazzetta blocco 12-22.pdf - La Gazzetta del Medio Campidano

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10 dicembre 200919L’oscuro Cabaret meccanicoCome farebbe Tim Burtonse non esistesse la malinconia?Da un racconto <strong>del</strong> grandeartista statunitense, Mortemalinconica <strong>del</strong> bambinoostrica, Gianluca Medas siè ispirato per un raccontosurreale e struggente chegiovedì 26 novembre, all’interno<strong>del</strong>la Chiesa Monumentaledi Santa Chiara aCagliari, ha concluso la rassegnaTutti i colori <strong>del</strong> Buio.<strong>La</strong> rassegna ha presentatoquattro spettacoli di Gianluca Medas cheesplorano versanti diversi di una realtàfiabesca e oscura. Una realtà malinconica,come gran parte <strong>del</strong>la produzione diTim Burton. Nella serata di chiusuraMedas ha presentato L’oscuro Cabaretmeccanico e, tra citazioni di Kafka e rimandialla realtà sarda, ha regalato unaprova d’attore convincente e appassionata.Sul palco l’attore è stato affiancato daNoemi Medas, anche lei voce recitante,dall’Orchestrina dei Miracoli, sestetto dimusicisti capeggiato da Andrea Congia(anche autore <strong>del</strong>le musiche) e da RahulBelardinelli, che ha dato vita ad un mondomagico di luci, ombre e burattini.Narrazione, musica, burattini, ombre sisono mischiate sul palco, in unacommistione fantastica e inquietante diparole e suggestioni. Ed è la malinconia,una malinconia striata di sogno, a pervaderelo spazio <strong>del</strong>la rappresentazione, creandoun microcosmo alternativo dove speranzae disperazione si uniscono. SpaziGianluca Medas (foto di sara Deidda)come le navate <strong>del</strong>la Chiesa di Santa Chiaravengono descritti, solitamente, con aggettivibanali tipo “suggestivi”. Durante lospettacolo, però, lo spazio è stato moltopiù che suggestivo. È stato agghiacciante,è stato colossale, è stato angusto: è statoparte integrante <strong>del</strong>la narrazione. Unicanota negativa le luci, forse un po’ troppoforti durante l’intermezzo <strong>del</strong>le ombre cinesi.I costumi <strong>del</strong>lo spettacolo sono stati realizzatida Federica Demontis (in arteMissfroggy), giovane e talentuosa stilistadi Sanluri Stato che, grazie a ricami ricercatie a una raffinata selezione di colori emateriali, ha amplificato il fascino onirico<strong>del</strong>la rappresentazione. Al termine <strong>del</strong>lospettacolo, Medas e Congia hanno espressol’intenzione di continuare ad esplorarequesto universo dark arricchito di musica esuggestioni oniriche. Durante il convincenteapplauso finale, le mani degli spettatorihanno comunicato la stessa speranza.Andrea PauNuovo riconoscimento letterario per Sandro GarauLA CRONACA. Sandro Renato Garau, già entratofinalista al Premio “Giovane Holden a Lucca (Inediti2008), è stato premiato alla XXVI Edizione 2009“Città di Cava dei Tirreni” con l’opera “Un sogno… una Miniera” (Narrativa Edita). Guadagnandosianche il titolo di finalista, menzione di merito, aSavona, al premio “Insieme nel Mondo”, settimaedizione <strong>del</strong> concorso di poesia e narrativa, che prevedevauna manifestazione straordinaria nel monasterodei Cappuccini. In una serata di originali esibizionimusicali e di danza, con la splendida vocejazz, dal vivo <strong>del</strong>la cantante di colore Nken Fayour.Una manifestazione dai contenuti di grande attualità,dal titolo “Insieme … For Africa Solidalia 2009”.Un risultato di assoluto rilievo, perché assegnatosolo ai primi dieci classificati, su venticinquefinalisti.LO SCRITTORE. Sandro Garau è nato a Guspini52 anni fa. Insegna materie letterarie presso l’istitutoProfessionale per i Servizi Sociali, nello stessoComune. Nel 2006 ha pubblicato il saggio “Incontri-Illavoro e le sue rappresentazioni tra i minatoridi Montevecchio”. Nel 2007 ha partecipato al concorso“Percorsi d’arte nella terra <strong>del</strong> Monte Linas.Il territorio comunica il territorio”, con il racconto“Pasqua 1961-Tra Passione e Resurrezione: una piccolastoria”, classificandosi al primo posto. Collaborada diversi anni con il nostro giornale.L’OPERA. Un sogno...una miniera (Chronos –nuove voci) è la storia di due personaggi famosi,perché artefici <strong>del</strong>la rinascita <strong>del</strong>le miniere diMontevecchio: Giovanni Antonio PischeddaTerzita, tempiese, e Giovanni Antonio Sanna,sassarese. Negli anni <strong>del</strong> Risorgimento Italiano,<strong>del</strong>la prima industrializzazione, come sottolineal’autore, la zona sud - ovest <strong>del</strong>la Sardegna, comeparte <strong>del</strong> Nord Italia e alcune zone <strong>del</strong>la Francia,fu investita da un vento nuovo: quello <strong>del</strong> progresso.I due personaggi si troveranno a vivereun’esperienza unica, traentusiasmi e incomprensioni,rischi, paure eriflessioni. Ecco alcunitratti <strong>del</strong>la presentazioneresi fortemente reali, autentici,dall’abile intercalare<strong>del</strong> narratore, tra storiae lingua sarda, nellevarianti campidanesi. Che Sandro R. Garaucollocano il lavoro inun’autentica dimensione dai connotati Veristici.UN PERSONAGGIO. Il prete Giovanni AntonioPischedda Terzita giunge da Tempio a Nasturzio nellaprimavera <strong>del</strong> 1840. Ha attraversato quasi tuttal’isola più grande <strong>del</strong> Regno Sardo-Piemontese.Dalla Gallura al Logudoro, al Goceano, al Marghine,sin alle paludi intorno ad Oristano per giungere, infine,nella zona alta <strong>del</strong> <strong>Campidano</strong> di Cagliari. Ilsuo cavallo baio, con a traino la carretta, ha camminatoper giorni su strade impolverate e mulattiere.E qui inizia la storia, conosciamo il prete rettore,“s’arrattori” che lo accoglie, “su sreghestau” cioè ilsacrista, che in lingua sarda dà gli ordini di scarico,“sa srebidora” la perpetua che preparerà un pastocaldo. Il villaggio, con le donne avvolte in scialli dilana che si recano al mattino nella chiesa di S.Nicolò, si risveglia in un’alba che lentamente crescecoi suoi colori fiabeschi. Mentre a Gennas deSerapis i filoni affiorano come collane d’argento,lungo i fianchi <strong>del</strong>le montagne, lasciando un’impressionedi stupore. Dove, lungo i sentieri, gli animalisi rifugiano incuriositi, nella folta macchia di “oioi”(corbezzolo), “tiria” (ginestra), “arridebi” (fillirea)e “mudegu” (cisto), i braccianti e i servi <strong>del</strong>le grandifamiglie di agricoltori e allevatori di Nasturziolasciano le case e, con i carri trainati da buoi, vannoalle “tanche lontane”.Evaristo PuxedduAl r

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