Im...presa direttaMarco colombo*Se il giro del mondoOggi si fa in 80 bitMC n° 66a nostra economia è cambiataL radicalmente. A cambiarla nonsono state guerre, carestie, lotte per ilpredominio territoriale o decisioni di statiche hanno deciso di sconfiggerne altri.Non imperatori ed oligarchi con sete di potere. Nonrisorse naturali scarse e quindi fonti di predominiodi alcune nazioni su altre. È stato un semplicecodice binario: 01. E il cambiamento è stato cosìrapido da sorprendere tutti, anche chi lo ha guidato,voluto, creato. Un cambiamento che, nell’ultimodecennio, ha accelerato in modo impressionantecoinvolgendo le nostre imprese e modificandonela <strong>com</strong>petitività. Alcune cifre: nel 1990 internetaveva un solo sito web. Oggi possiamo contarequasi 270 milioni di siti. Il numero può sorprenderema ciò che è significativo è il cambiamento nellamodalità di accesso a tali siti e nella fruizione delleinformazioni in essi contenuti. Sino ai primi annidi questo secolo internet era infatti accessibile soloattraverso dei <strong>com</strong>puter, fissi o portatili. Oggi nelmondo esistono oltre 1 miliardo di smartphone (ei tablet pc si stanno diffondendo in modo moltopiù rapido) attraverso i quali è possibile reperirequalunque informazione, visitare siti web e motoridi ricerca ma soprattutto caricare i propri contenuti,ovunque ci si trovi e in qualunque momento. Ilconsumatore diventa quindi anche un produttoredi informazioni. Possiamo quindi affermare che ilconsumer si trasforma in un prosumer ovvero unindividuo in grado di creare, modificare e immetterein rete i contenuti più vari. Questa interazione, oltrea creare nuove aree di business e quindi opportunitàdi lavoro e di fare impresa sino ad ora impensate,permette una sempre più rapida diffusione delleinformazioni premiando le aziende ed i singoli chemostrano caratteri distintivi e positivi perla <strong>com</strong>munity virtuale. Ovvero: chiunqueo qualunque impresa sarà in grado diutilizzare internet in modo sinergico con leproprie attività, integrandolo nel propriomodello di business, potrà avere più successo di chiinvece penserà alla rete digitale <strong>com</strong>e un accessorio,gradevole ma del tutto superfluo, del propriobusiness. I modi per diventare attivi in questomondo digitale sono molteplici. Diversi sono glistrumenti, semplici ed alla portata di tutti, messi adisposizione dai principali motori di ricerca <strong>com</strong>eGoogle, Yahoo ed altri ancora. Applicazioni softwareche permettono alle aziende di avere una migliorevisibilità sul web aumentando quindi la base diclienti potenziale e incrementando potenzialmenteil proprio fatturato. Molte le aziende, anche piccolee dinamiche, che hanno saputo sfruttare internetper creare un business di successo intorno alla retedigitale. Stiamo parlando di realtà che, anche nelnostro territorio, hanno saputo farsi strada e crescereattirando giovani talenti e offrendo interessantiopportunità di lavoro. Un territorio il nostro chesta diventando sempre più tecnologico, in lineacon l’economia di domani. Perché dalla tecnologia,qualunque essa sia e per qualunque attività la siutilizzi, non possiamo più prescindere. Pensate aiprocessi produttivi delle nostre aziende e al livellodi tecnologia che ormai hanno raggiunto. Così <strong>com</strong>ela nostra rete <strong>com</strong>merciale e il nostro approccio aiclienti non possono ormai fare a meno di internet edelle informazioni, su clienti e <strong>com</strong>petitor che la reteci mette a disposizione. Un nuovo paradigma. Unnuovo modo di fare impresa. u*Presidente GGI Confindustria <strong>Monza</strong> e Brianza6
Al femminilemartina sassoli*Se la casalinga di Vogherafosse ministron questo primo scampolo di estate ilI solo e unico argomento di discussionesembra essere l’abolizione delle Province.Belle, brutte, indispensabili o inutili, èindifferente. Tutto finisce nel tritacarne delpiù becero populismo. Perché non c’è altro modoper definire questa abitudine, anzi attitudine, tuttaitaliana di far di tutta l’erba un fascio. Dobbiamotagliare i costi della politica. Dobbiamo salvarel’Italia dal baratro economico. E allora dobbiamoabolire le Province. Tutte. Ma <strong>com</strong>e? Non erafinalmente giunto il momento dell’operazionerepulisti di tutti quegli Enti inutili che affossanole casse dello Stato e assottigliano i portafogli deicontribuenti? Che questi Enti inutili siano solo leProvince e l’abolizione di queste la panacea di tuttii mali ho qualche dubbio. Solitamente, in economiadomestica, quando si deve fare una riduzione dellespese familiari si fa una ricognizione dei bisogni.Non è che il capofamiglia decide di punto in biancoche, ad esempio, non si usano più gli elettrodomesticiperché consumano troppo. Eventualmente ci saràuna cernita e si deciderà quale sia indispensabile. Eallora perché non dovrebbe essere lo stesso a livellopolitico? Facciamo una bella analisi di coscienzaamministrativa, vediamo quali (e soprattuttoquanti) sono gli stipendifici, ops...intendevoorganismi insulsi, consorzi senza oggetto sociale,<strong>com</strong>unità montane a due passi dal mare, societàpubbliche a forma di scatola vuota, e vediamoquanto ci costano. Poi ovviamente sarà il turnodegli Enti locali, con i Comuni sotto i 300 abitantie le Province con meno di 20.000. E, a dirla tutta,già che ci siamo, rivedrei anche la spartizione delleregioni, i cui costi di funzionamento non semprecoincidono con l’efficienza dei servizi al cittadino.Per noi lombardi, sembra una folliapensare di poter metter mano alle regioniperché abbiamo la fortuna di vivere in unterritorio particolarmente felice, che datempo ha saputo interpretare i principidell’efficienza e dell’economicità <strong>com</strong>e pilastrifondamentali della propria azione amministrativa.Ma la realtà che ci circonda è ben altra, frutto di annidi malgestione che hanno <strong>com</strong>portato meccanismidi spreco talmente evidenti, ma ormai acquisiti, dadiventare di fatto impossibili di scardinare. Ed èsu questi che si dovrebbero concentrare gli sforzie gli intendimenti di sforbiciata, non sugli Enti chefunzionano e che sono un vero valore aggiunto perle <strong>com</strong>unità. Ma <strong>com</strong>e al solito, se non si fa la solitageneralizzazione (ai danni altrui, per giunta), nonsiamo contenti. Se si vuole veramente agire sui costidella politica, anziché andare con il machete in giroper l’Italia, strozzando Comuni e togliendo aria agliEnti locali, consiglierei alla nostra classe politicadi fermarsi a Roma, più precisamente tra PalazzoMadama e Montecitorio. Una bella sforbiciata nettaal numero di onorevoli e senatori, alle <strong>com</strong>missionie alle consulte. Tagliamo la fuffa, quella che pesa sulserio sul bilancio e che ha un’utilità pari ai moonboot in spiaggia. E piantiamola di millantare chele Province in Italia siano il male assoluto, perchèsappiamo che non tutte lo sono.Iniziamo a ragionare in termini di funzionalità,di utilità, di servizio al cittadino. Cominciamo adomandarci cosa realmente ci serve e stacchiamo laspina agli elettrodomestici inutili.Alla fine non è difficile. Lo sanno tutte le bravedonne di casa. u*Assessore alle Pari opportunità del Comune di <strong>Monza</strong>MC n° 667
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