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Al femminilemartina sassoli*Se la casalinga di Vogherafosse ministron questo primo scampolo di estate ilI solo e unico argomento di discussionesembra essere l’abolizione delle Province.Belle, brutte, indispensabili o inutili, èindifferente. Tutto finisce nel tritacarne delpiù becero populismo. Perché non c’è altro modoper definire questa abitudine, anzi attitudine, tuttaitaliana di far di tutta l’erba un fascio. Dobbiamotagliare i costi della politica. Dobbiamo salvarel’Italia dal baratro economico. E allora dobbiamoabolire le Province. Tutte. Ma <strong>com</strong>e? Non erafinalmente giunto il momento dell’operazionerepulisti di tutti quegli Enti inutili che affossanole casse dello Stato e assottigliano i portafogli deicontribuenti? Che questi Enti inutili siano solo leProvince e l’abolizione di queste la panacea di tuttii mali ho qualche dubbio. Solitamente, in economiadomestica, quando si deve fare una riduzione dellespese familiari si fa una ricognizione dei bisogni.Non è che il capofamiglia decide di punto in biancoche, ad esempio, non si usano più gli elettrodomesticiperché consumano troppo. Eventualmente ci saràuna cernita e si deciderà quale sia indispensabile. Eallora perché non dovrebbe essere lo stesso a livellopolitico? Facciamo una bella analisi di coscienzaamministrativa, vediamo quali (e soprattuttoquanti) sono gli stipendifici, ops...intendevoorganismi insulsi, consorzi senza oggetto sociale,<strong>com</strong>unità montane a due passi dal mare, societàpubbliche a forma di scatola vuota, e vediamoquanto ci costano. Poi ovviamente sarà il turnodegli Enti locali, con i Comuni sotto i 300 abitantie le Province con meno di 20.000. E, a dirla tutta,già che ci siamo, rivedrei anche la spartizione delleregioni, i cui costi di funzionamento non semprecoincidono con l’efficienza dei servizi al cittadino.Per noi lombardi, sembra una folliapensare di poter metter mano alle regioniperché abbiamo la fortuna di vivere in unterritorio particolarmente felice, che datempo ha saputo interpretare i principidell’efficienza e dell’economicità <strong>com</strong>e pilastrifondamentali della propria azione amministrativa.Ma la realtà che ci circonda è ben altra, frutto di annidi malgestione che hanno <strong>com</strong>portato meccanismidi spreco talmente evidenti, ma ormai acquisiti, dadiventare di fatto impossibili di scardinare. Ed èsu questi che si dovrebbero concentrare gli sforzie gli intendimenti di sforbiciata, non sugli Enti chefunzionano e che sono un vero valore aggiunto perle <strong>com</strong>unità. Ma <strong>com</strong>e al solito, se non si fa la solitageneralizzazione (ai danni altrui, per giunta), nonsiamo contenti. Se si vuole veramente agire sui costidella politica, anziché andare con il machete in giroper l’Italia, strozzando Comuni e togliendo aria agliEnti locali, consiglierei alla nostra classe politicadi fermarsi a Roma, più precisamente tra PalazzoMadama e Montecitorio. Una bella sforbiciata nettaal numero di onorevoli e senatori, alle <strong>com</strong>missionie alle consulte. Tagliamo la fuffa, quella che pesa sulserio sul bilancio e che ha un’utilità pari ai moonboot in spiaggia. E piantiamola di millantare chele Province in Italia siano il male assoluto, perchèsappiamo che non tutte lo sono.Iniziamo a ragionare in termini di funzionalità,di utilità, di servizio al cittadino. Cominciamo adomandarci cosa realmente ci serve e stacchiamo laspina agli elettrodomestici inutili.Alla fine non è difficile. Lo sanno tutte le bravedonne di casa. u*Assessore alle Pari opportunità del Comune di <strong>Monza</strong>MC n° 667

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