COLLE DELL’INNOMINATA – ANNO 1961:LA TRAGEDIA CHE DÀ LUCEA UNA VITAdi Renato FrigerioLa copertina di Epoca del 30 luglio 1961Andrea Oggioni (foto tratta dal settimanale Epoca)30
Un personaggio di primo piano dell’alpinismo lombardo, e una tragedia imprevedibile che ha a suo tempo lasciato tutti esterrefatti,non possono essere dimenticati come non avessero mai segnato un’impronta profonda nella storia. Il ricordo diventaun obbligo quasi istituzionale se la tragedia ci torna ancora più viva per il suo cinquantesimo anniversario.È per questo motivo che ci associamo ai tanti appassionati di alpinismo che hanno conosciuto, o che almeno hanno seguitoAndrea Oggioni nelle sue grandi imprese di alpinismo, di cui è stato protagonista allo stesso tempo sorprendente e umile, conuna modestia che lo rendeva subito amabile e ora indimenticabile.Andrea Oggioni era nato a Monza nel 1930, dove visse col papà, la mamma, un fratello e una sorella in un casa rurale aVillasanta, piccola frazione alla periferia della città di Monza, nel cuore della Brianza. Nel 1961, una settimana dopo il suoritorno dalla seconda spedizione in Perù, con Walter Bonatti e Roberto Gallieni, si portava nel gruppo del Bianco per tentare ladifficilissima scalata del Pilone Centrale del Frèney che costituisce una “via diretta” alla cima più alta d’Europa. Ma qui, dopogiorni di maltempo, con tormenta, grandine, neve e temperatura a 20 gradi sottozero, moriva di sfinimento. Pierre Mazeaud,il notissimo alpinista francese che si era unito alla cordata italiana è stato l’unico testimone della morte di Oggioni, dato chei due erano rimasti attardati nella corsa verso il rifugio Gamba. Tra le sue braccia, alle ore due e un quarto della notte del 16luglio 1961, dopo sei giorni interminabili di una terribile odissea, in circostanze leggendarie, si spegneva la luminosa esistenzadi Andrea.Andrea Oggioni chinato, Gallieni in piedi (foto tratta dal settimanale Epoca)Mi chiedo se abbia ancora senso ricordare una persona che abbialasciato sulla nostra terra una traccia di bene e di valore, quandoproprio questo nostro mondo sembra impazzire ogni giorno piùnella frenetica rincorsa di traguardi, di successi, di novità.A che cosa serve ricordare, se nessuno più crede di trarre profittonel concedere un po’ di attenzione al passato? A chi ancorapuò interessare riflettere sul fatto che 50 anni fa scompariva unadelle figure più affermate e promettenti dell’alpinismo italiano?Chi l’ha conosciuto personalmente, e chi anche da essi ne hasentito a viva voce raccontare le sue incredibili imprese, non haAndrea Oggioni in primo piano, dietro Mazeaud, Kohlmann e Guillame(foto tratta dal settimanale Epoca)certo bisogno di leggere un articolo per rinverdirne il ricordo:un alpinista come Andrea Oggioni non può essere dimenticato,unico come è stato nella sua irripetibile dimensione. Non saràquesto allora un ricordo, ma un semplice richiamo che viene dalui, dal suo modo di capire la vita e la montagna: un indirizzoche può essere attuale e degno di attenzione anche nell’epocadelle sfrenate rincorse, forse per illuminare nuovi obiettivi o permeglio inquadrarne degli altri. Se ad Andrea Oggioni dedichiamocome lecchesi un attimo di attenzione, non è solo perché luia Lecco è stato vicino con un profondo amore per le sue mon-31