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Anno XXVII - n° 2 - Ottobre 2010 - Attivecomeprima Onlus

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CaregiverAvevamobisognodi crescereSilvia, 33 anni, ci raccontacosa vuol dire scegliere dipartecipare ai gruppi disostegno psicologico e avereun famigliare che frequentaquello per i caregiver.“Ora sto bene. Questo periodolo chiamerei rinascita perchémi sento come se nulla fossesuccesso. Sto ricominciando”.12Per quale motivo hai deciso di venire a conoscereil lavoro di <strong>Attivecomeprima</strong>?Inizialmente ero un po’ dubbiosa. La persona che mi avevaconsigliato, sosteneva che partecipare a un gruppo disostegno, mi avrebbe aiutato. Avevo scoperto di aspettare unbambino il giorno prima dell’esito dell’esame citologico. Il miostar male, non era tanto la paura di non uscire dalla malattiaquanto il dopo, il poter o meno avere un figlio. Questo pensieromi uccideva. Alla fine ho deciso di conoscere Attive e me nesono innamorata.Com’è stata la tua esperienza nei gruppi?La scoperta della malattia è stata devastante mi sentivo immunedal cancro perché mia madre l’aveva avuto e dicevo chea me non sarebbe successo. All’inizio, partecipare ai gruppi escoprire che potevano esserci casi così diversi tra loro e dellerecidive, mi aveva fatto sentire un macigno addosso. Il miodubbio era: “Sarà giusto che segua questo gruppo? Magarimi fa più male che bene”. L’attesa dell’incontro successivo miha fatto capire che ne avevo voglia, avevo voglia di tornare adaffrontare la cosa e parlarne. Con il lavoro nei gruppi, ho imparatoa capire che ogni caso è a sé e che se mi fosse ricapitatodi ammalarmi l’avrei affrontato.è stato difficile il confronto con le altre persone?È stato difficile ascoltare. Parlare non mi ha creato grossi problemianche perché sono abbastanza aperta e parlo delle miamalattia. È stato difficile ascoltare le altre esperienze e soprattuttoaccettare la possibilità di recidive.Il lavoro di gruppo mi ha aiutato ad accettare la precarietà, cosache prima non riuscivo a fare. Fa paura l’idea di riammalarsi, maora so che riuscirei ad affrontarla. Se dovesse accadere.Hai frequentato il Riprogettiamo l’Esistenza,il Decido di Vivere e ora La Terapia degli Affetti,ci sono differenze a livello di stati d’animo ed emozioniprovate?Ce ne sono molte. Nei primi due gruppi si parla in modoparticolare della malattia, del prima, del dopo, del durante, lepaure, i dubbi. Nella Terapia degli Affetti si affrontano tutti gliargomenti e non è obbligatorio parlare della malattia.Inoltre, nella Terapia degli Affetti, diversamente dagli altridue, il gruppo non è più lo stesso, si uniscono anche personeche provengono da altri gruppi. Questo mi ha creato qualcheproblema perché mi trovavo davanti a persone che non conoscevanoil mio vissuto ed io non conoscevo il loro. Inizialmenteero tentata di non tornare perché mi sentivo più avantirispetto ad altre persone, nel senso che mi sembrava di averaffrontato bene il cancro, mentre altre persone non avevanoancora accettato la paura che ti provoca la malattia. A volte,mi trovavo a dare delle soluzioni a dei problemi, che però nonvenivano accettate e così optavo per il silenzio. Mi sentivo unamosca bianca. Ora sto cominciando a conoscere le altre, il lorovissuto e sta andando meglio.A questo punto è subentrata tua mamma.Quando ti abbiamo descritto l’attività dedicata ai caregiver,perché hai pensato a lei?Perché mio marito è stato un angelo in questa situazione,nel senso che mi ha supportato sin dal primo giorno. Ne hoparlato con lui ma mi ha detto che non ne sentiva il bisogno.A quel punto l’ho chiesto a mia mamma. La reazione inizialeè stata molto brusca perché mia mamma è molto diversa dame, riservata, chiusa, soprattutto riguardo alla malattia. Nonha mai gradito il mio modo di parlarne così apertamente.Mi ha detto di no. In cuor mio speravo partecipasse. Sapevoche aveva preso malissimo la notizia della mia malattia.Da quando sono nata è stata un po’ ossessionata dalpensiero che anch’io potessi ammalarmi di cancro. Infatti,ho cominciato a fare dei controlli regolari soprattutto pertranquillizzare lei.Quando mi è capitato, avrei voluto proteggerla ma allostesso tempo avrei voluto proteggere me da lei. La suareazione è stata disperata. Ha cercato di darmi tutto quello

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