Benessere in movimentoStorie di caniper diventare...più umaniSi puòamare ancora...26Quattro anni fa avevo raccontato l’ultimo periodo di vita conBillo, il mitico “cane buddista”, raccolto randagio, compagnofedele dei 14 anni più significativi e intensi, difficili e felici,della mia vita.Stavo leggendo in quel momento un libro che Ada mi avevadato di un medico buddista che si dedica ai malati vicini alasciare questa vita e mi ero ritrovata a dare una lettura deglieventi, ispirata dalla mente semplice di un cane. Quell’articoloera intitolato “Si predica bene e si razzola così così...”. Ed èproprio vero, leggiamo, ascoltiamo, sappiamo tutto quello chedovremmo fare, come, quando, ma non bastano le teorie senon mettiamo davvero alla prova noi stessi negli accadimentidella vita e io certamente dai miei cani ho imparato molto.In quel momento stavo attraversando un periodo di dolorosevicende, e la morte del mio piccolo cane rappresentava lalacerazione, tra le tante di quel momento, che mi davano lamisura di quanto sarebbe stato forte il cambiamento al qualenon ero pronta.“Basta, non ho più spazio per il dolore, voglio chiudere ilcuore, voglio chiudere il mio cuore per non soffrire più! Nonvoglio amare più, non voglio più legarmi a nessuno, nonvoglio più cani !!!”.Stento oggi a credere di aver pensato io queste cose, diessermi così irrigidita e chiusa, proprio io che nel gruppo diDanzaterapia ho sempre cercato di lavorare sull’accettazionedel cambiamento, sulla disponibilità alle trasformazioni, sulbenessere nel movimento per non bloccare l’energia che devefluire curiosa per rinnovarsi e rinnovarci...Dopo qualche mese di vuoto d’amore, la mia casa senza lecucce, senza ciotole, ossetti e giochini, senza peli sui tappeti,senza un musino che mendica il grassetto di prosciutto, certotutto più pulito ma così deserto, ho osato dire a qualche amicache avrei voluto dare gioia a un altro cane infelice e solo.Esitavo perché mi sembrava di tradire Billo, ma il cuore chiusonon è il mio vero cuore.In pochi giorni non sapevo più come salvarmi dalle mail con lefoto più strazianti di cani da adottare e ogni sera proponevo amio marito fotografie di casi disperati, di ogni taglia e razza emenomazione, finché esausto e soprattutto terrorizzato dallemie proposte ha dato segni di cedimento guardando, in unadelle infinite mail, il musetto delizioso, in primo piano, di unasimil-barboncina, bisognosa di una famiglia dopo un annonella gabbia, all’aperto, di un canile. In un attimo accordi fatti ela cagnolina il giorno dopo ci sarebbe stata consegnata a casasenza impegno. “Se non vi piace la riportiamo via” ma “comeè possibile che non ci piaccia, un musetto così non può nonpiacere, e poi come si fa a rifiutare un cane solo perchè nonè bello”, mi ripetevo la sera prima. L’abbiamo chiamata Pile(Pail) ancora prima di conoscerla, immaginandola come unmorbido batuffolo.Ci affacciamo al portone con l’emozione di chi sa che da quelmomento la vita sarà diversa, consapevoli dell’impegno, curiosie ansiosi di vedere a tu per tu la “delizia” della foto. Quando èapparsa è stato un colpo! La bella cagnolina era un realtà unesserino saltellante e agitato, più simile a una scimmietta chea un cane, con il sedere e la coda completamente pelati e lezampette poco più grosse di un grissino torinese.“Mio Dio! E adesso, cosa faremo, ormai è nostra...”.E così è iniziata la nostra vita con Pile. La mia indole di “riabilitatrice”si è attivata subito: pappe buone, shampoo speciale,carezze e... dato che non sono perfetta... soprattutto un cappottinoper mascherare le magagne del suo fisico e ingannarel’attesa del pelo che avrebbe fatto di lei, se non un bel cane...almeno un cane.Il confronto con Billo era continuo e le aspettative deluse.La prima sera, sazia e beata e finalmente al caldo, dopo lagiornata piena di emozioni, è crollata nel sonno. Immagino chenella sua mente semplice il messaggio fosse “Beh, adesso mifaccio una bella dormita e domani si vedrà come sono questipadroni...”. Ho capito in quel momento che ero caduta nellatrappola dei paragoni e della frustrazione. “Non viene a dormirecome Billo, vicino al mio letto, non mi dà le leccatine sullemani, Billo avrebbe fatto così o non avrebbe fatto così...”. Miaspettavo che mi desse subito tutto l’amore che i cani sanno
Piledare, solo per il fatto che l’avevo tirata fuori da unagabbia quasi fosse un obbligo! Era come se midicesse “Calma, sono felice della casa, dellapappa, sono bruttina ma non stupida e hola mia dignità. Per legarsi ci vuole tempo,ci dobbiamo conoscere, mi devo fidare,devo sentirmi stabile e sicura, esolo allora ti potrò amare!”Gli animali hanno molto dainsegnare e noi umani dovremmoimparare dalla loro“saggezza pura”.Quella prima sera ho cominciatoa riflettere e a ricevere ilsuo primo insegnamento: capireche le relazioni si costruiscono apoco a poco, anche con un cane eche ogni cane, come ognuno di noi,è unico. La costruzione dei legamipuò avvenire in modo equilibrato solonel rispetto e nell’accettazione dellediversità dell’altro. La guardavo quellaprima sera, addormentata a panciaall’aria con quegli stecchini di zampettein su e ho sentito sciogliere il mio cuorenella possibilità di amare ancora. Vedendolacorrere per la prima volta libera in un prato,impazzita dalla felicità ho sentito che eramolto di più quello che ricevevo da lei, nelvedere la sua gioia, di quello che le davoe ho cominciato a togliermi quel bruttovestito della benefattrice ad oltranza chein fondo non mi apparteneva davvero.Il piacere della reciprocità negli affettie dello scambio, senza voler cambiarel’altro ma accettandolo per come è,sembra un traguardo facile da raggiungerema non è così.Billo era “serio, saggio e profondo”, leigioca in continuazione, saltella festosatra palline e giochini, ma non per questoè stupida, è solo diversa... Inoltre adesso,come si vede, è anche molto carinae... molto pelosa!La sua presenza non ha tolto nulla alricordo di Billo, mi ha solo arricchitopermettendomi di riaprire il cuore per percorrereun altro tratto di strada di nuovocon qualche passo... di danza.Nicoletta Buchal.Medico e psicoterapeuta. Conduce in <strong>Attivecomeprima</strong>il gruppo “Armonizzazione mente-corpo attraverso la danza”.27Getty images - Laura Ronchi