30È vero, la sala chirurgica è veramente un’astronave stupenda(sorride con gli occhi vivaci). Il voler rispettare il cervello è statala base di tutte le più importanti applicazioni diagnostiche eterapeutiche nella medicina. Navigatori, sistemi automatizzatiintraoperatori, robot sofisticati sono stati sviluppati perla chirurgia cranica. E la presenza di tutta questa tecnologiafavorisce i giovani. In ospedale abbiamo specializzandi dellascuola di Neurochirurgia. Questo ha permesso di trattenereal Galeazzi, secondo reparto di Neurochirurgia in Lombardiadopo il Besta, giovani straordinari. Ai tre chirurghi senior sonoaffiancati tre, quattro junior tra i 30 e i 35 anni, tutti bravissimi.Vorrei lasciare ora il medico e far parlare il figlio.Suo padre Franco, a cui Ada Burrone chiese di elaborareuna terapia degli affetti (“Affetti e cancro” di FrancoFornari, Raffaello Cortina Editore, 1985) era legato ad<strong>Attivecomeprima</strong>. Ci racconta qualcosa di suo padre?Un ricordo...Il primo ricordo che mi viene in mente è di essere sullesue spalle, a cavalcioni, mentre andiamo in montagnaa passeggiare...Un’emozione fortissima gli scompone per un attimo il volto.Le lacrime si fanno strada fino agli occhi. Mi dice che èmolto difficile parlare di “una persona a cui uno ha volutocosì bene”.Sono passati 25 anni dal 20 maggio 1985, giorno della suascomparsa, ed in questi giorni ho visto che in tanti abbiamovivo nel cuore il ricordo di Franco Fornari. Nel silenziodella stanza di Attive è una presenza tangibile. Il professore“chioccia“, come dice Stefano Gastaldi (psicologo e psicoterapeuta,Presidente del Comitato Scientifico di <strong>Attivecomeprima</strong>),sempre circondato dai suoi studenti nei corridoi dellaStatale di Milano e nella sua aula, dove rischiavi di rimanereseduto a terra se arrivavi in ritardo. Le sue lezioni eranovivide, un viaggio nelle parole. Maurizio Fornari è sommersodai ricordi. Riprende a parlare, regalandoci un ritratto di unuomo, che chi ha incontrato non può dimenticare.Ero già un uomo adulto, molto attivo anche scientificamente,quando mio padre è morto. L’ho conosciuto molto bene. Unocorre avanti, nel frastuono delle cose da fare. Ci si allontanadai pensieri e dal dolore... mio papà era una persona stupenda,un uomo di una bontà incredibile. Non aveva nessunaombra. Era come sembrava. Viveva per vedere la felicità deglialtri. E al servizio di ciò poneva tutto il sapere che era in suopotere, sia personale che scientifico. Mio papà si affezionavaalle persone, dal portinaio allo scienziato e si appassionava aloro, senza buonismi. Camminava per il mondo con un pensierosempre soave. Era un contenitore di pensieri positivi.Aveva una certa ingenuità che gli permetteva di rimanereslegato dal giudizio che gli altri davano delle sue idee, cosìda poterle proporre, tranquillamente, anche in ambienti cheai tempi non accettavano le sue visioni.Nonostante la fama e gli impegni, era sempre disponibile pergli altri. Se c’era un problema, si impegnava personalmente.In famiglia era presente in modo straordinarioe unico, non solo con noi cinque figli. Aveva 12fratelli, la sua famiglia d’origine era molto unita epartecipe. Il sabato e la domenica si andava tutti aPiacenza. Eravamo 30 nipoti, due squadre di calcio.Si battagliava, si discuteva, si cantava. Lui amava cantare (in- Affetti e cancro - cita Montale: “mi riconcilio con gli uominiquando li sento cantare” ndr).Era una presenza forte e positiva, che non ho mai perso.Ero felice quando potevo dirgli di aver preso 30 e lode. Mi sentivocome un gatto con il topo in bocca quando gli mostravo lemie pubblicazioni. Lui aveva molto rispetto per l’eccellenza incampo intellettuale. Ho avuto il privilegio di essere parte dellasua vita. Questo è stato uno stimolo importante per tutto. Cercaredi assomigliargli e sentirlo ancora vivo è quello che provo.Poco prima di morire diceva che una persona è viva finché glialtri la pensano. Ed è così. Ancora oggi leggo nello sguardodelle persone che lo hanno conosciuto l’importanza della suapresenza. Questa è la sua eredità.Abbandoniamo il passato con le sue nostalgie dolcie dolorose: quali sono i suoi sogni e i suoi desideri peril futuro?Considero la mia vita dal ’50 a oggi un periodo molto convenzionale:ho studiato, vissuto all’estero, mi sono realizzato professionalmente,mi sono sposato, ho una figlia e sono nonno didue nipotini. Ora la mia sfida al futuro è pensare ai 60 + 30.Mi spiego: i sessantenni oggi sono fortissimi e vengono posteloro sempre più richieste di lavoro, mentre dall’altra partei giovani, soprattutto in Italia, non trovano un’occupazione.Credo, occorra alleare i sessantenni con i trentenni. Se un sessantenneoggi rimane nel sistema lavorativo, senza piangersiaddosso, deve dare un contributo ai giovani, che a loro voltanon devono lamentarsi. Come? Insegnando. In qualsiasi settoreoccorre formare e offrire delle opportunità. E poi inseriregiovani nel mondo del lavoro.Come persona sono molto gratificato dall’avere creatoun’équipe con molti giovani.Sono angosciato dallo scenario delle prospettive lavorative.Credo che occorra guardarsi intorno e creare occasioni dilavoro per questi ragazzi. È un discorso che ripeto spesso. È lasfida per il futuro.Una nota leggera, per chiudere: ma lei ha qualche ritoscaramantico?Sono tanti i riti scaramantici legati alla medicina... c’è unlibro dell’800 “The ritual of surgical operation” che elencaun’infinità di gesti che il chirurgo deve fare prima di entrare insala operatoria, tra questi, ad esempio, guardarsi negli occhiallo specchio.Il mio rituale di bassa lega è quello di lavarmi le mani semprenello stesso lavandino.In concreto, invece, devo assolutamente fare degli esercizi fisicialmeno due o tre volte la settimana, per evitare di trovarmiimpreparato di fronte ai miei compiti.Poi ho una certa religiosità. Penso che se uno dovesse sentirsiresponsabile di tutte le conseguenze delle proprie azioni,rischierebbe la paranoia. Mentre operi, sei nel cervello di unapersona e devi essere convinto che se sei li è perché c’è unDio, non importa quale, che ti protegge, che ha voluto latua presenza lì e che si prende la sua parte di responsabilità.Io non credo esistano misure antistress. Lo stresslo accetto tutto, mitigato dalla consapevolezza di poterfar bene sapendo di non essere onnipotente.Cristina Nava.Giornalista.
Sapevate che?a cura di Benedetta Giovanniniconsulente enogastronomaR Le nostre amiche piante hanno bisogno di cure e pulizia.Per dar loro modo di respirare e tornare brillanti bisognapassare le foglie con un batuffolo di cotone imbevuto diacqua e latte in parti uguali, quindi asciugarle con un pannomorbido o con dei fazzoletti di carta. Per le piante ricadentipossiamo ricorrere ad una sana doccia con acqua a temperaturaambiente lasciando poi asciugare lontano da correntid’aria o al sole.R L’aceto di vino è indicato per risciacquare lana e seta,dopo il lavaggio, eliminando i residui di detersivi e dandobrillantezza a queste fibre. Diluire: un cucchiaio in circa unlitro d’acqua. Evitate di usarlo per fibre sintetiche, potrebbeopacizzarle.R Sembrerà incredibile ma anche il burro è uno smacchiatore.È facile da eliminare ed è molto efficace nella rimozione dimacchie difficili di grasso, catrame e resina. Spalmare delburro sulle macchie e fare agire per un po’ di tempo. Toglierel’eccedenza e tamponare con benzina per smacchiare.R Per restituire lucentezza agli oggetti di rame anneriti è sufficientestrofinarli con uno straccio imbevuto con poco sale eaceto (o limone e sale). In tal modo il verderame e il grassoverranno completamente asportati.R Se i vetri sono molto sporchi è utile passarlo una primavolta con carta di giornale bagnata in acqua tiepida e strizzataed una seconda volta con acqua pulita, sempre tiepidacon l’aggiunta di un cucchiaino di alcool denaturato e unagoccia di detersivo per piatti e asciugare successivamentecon carta di giornale asciutta e accartocciata.R Per pulire i fornelli: passare con una spugna imbevuta diacqua calda e bicarbonato oppure acqua calda e acetobianco. L’aceto è particolarmente indicato per i fornelli inacciaio. Se la fiamma non esce bene dai fori passate unferro da calza sottile in tutti i buchi.R Se invece dovete pulire il forno molto sporco di unto, metteteall’interno una pentola con due litri di acqua bollente allaquale avrete aggiunto un cucchiaio di ammoniaca e lasciatelaper tutta la notte. La mattina dopo sarà facile togliereil grasso con una spugna. Se invece il forno non è moltosporco passate un limone tagliato a metà sulla superficie,lasciate asciugare e poi con una spugnetta inumiditatogliete i residui di sporco e di succo dilimone.R Per i taglieri di legno il rimedio infallibileper pulirli è di strofinare energicamentela superficie con bicarbonatoe succo di limone, sciacquare edesporlo alla luce del sole. I raggi lodisinfetteranno. Anche i cucchiai,mestoli e forchettoni di legno nondebbono mai essere lavati con ildetersivo (il legno assorbe) macon acqua calda e succo dilimone.R Per togliere aqualsiasi recipienteil deposito calcareoche anche la lavastoviglienon riescea eliminare, farvicuocere a lungo unpo’ di bucce di patata.Libri in uscitaQuesta nuova serie di volumisi rivolge a tutti: malati, famigliari,donne e uomini che direttamenteo indirettamente hanno vissutol’esperienza del cancro.Edizioni FrancoAngeli Self-help / La Forza di ViverePubblicazione realizzata grazie a una erogazione liberaledi Susan G. Komen Italia.Susan G. Komen Italia - Via Venanzio Fortunato, 5500136 - Roma (Italy)Tel. +39 06 3540551-2 . Fax +39 06 3013671Web: www.komen.it . Email: komenitalia@komen.itDisponibili nelle librerie, nella nostra segreteriae in Susan G. Komen Italia <strong>Onlus</strong>