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Nello zaino - Sezione Vicenza

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<strong>Nello</strong> Rubrica <strong>zaino</strong> - 11di comando rispettata da tutti i membri. Non da ultimoun eminente senso pratico. In questo gli alpini hannouna particolare forma mentis che permette di risolverei problemi, non di crearli. In Italia questo è un approccioquasi rivoluzionario.Cosa l’ha colpita di più?Le riunioni a fine emergenza, quando si fa il puntodella situazione, per capire cosa è andato bene e cosano. Quello che in gergo tecnico è il cosiddetto “debriefing”.La ricerca di soluzioni migliorative. Per voi sitratta di una prassi normale, ma vi assicuro che non èuna pratica comune.La forte specializzazione delle squadre, in secondoluogo. Ricordo che più di una volta l’intervento deglialpini è stato risolutivo. Pur essendo una figlia orgogliosadel Sud Italia non posso poi non rimarcare ladifferenza tra il volontariato settentrionale e quello meridionale.Quale differenza?Il volontario settentrionale di solito ha un lavoro,una famiglia, una propria vita, e dedica parte del propriotempo e della propria professionalità alla solidarietà.Per i volontari meridionali, i più giovani soprattutto, lasolidarietà offerta è alimentata dalla speranza di imparare“qualcosa”, un lavoro utile per il domani, in altreparole, è un’opportunità.In entrambi i casi comunque il variegato mondo delvolontariato italiano rappresenta una realtà che il mondoc’invidia, perché nelle altre nazioni ciò che fanno ivolontari italiani viene lautamente pagato.Ha accennato al senso pratico. C’è un episodioche ricorda in modo particolare nell’emergenzaabruzzese?C’è un simpatico aneddoto che ha coinvolto PiergiorgioBonora e la squadra Ana <strong>Vicenza</strong> Città.Si era in piena emergenza nella seconda metà diaprile 2009, all’incirca alle 21, quando incominciava afar buio e le giornate post sisma erano interminabili,mi chiamano e mi dicono: “Belinda, c’è un problema”,“Ancora? A quest’ora?”.C’era un pastore con un intero gregge di pecore chedoveva attraversare una tendopoli per raggiungere ipascoli. Il pastore era irremovibile, voleva per forzapassare tra le tende degli sfollati. Dopo un rapido consultofra i coordinatori del Com fu chiamato il Bonora,capocampo della tendopoli e fu chiesto a lui ed ai volontariAna della squadra <strong>Vicenza</strong> Città di verificare unapossibile soluzione del problema, anche perché la situazionesi stava ingarbugliando. E cosa fecero gli alpinidi <strong>Vicenza</strong>? Realizzarono una passerella di legnoche permise al pastore e alle pecore di attraversare latendopoli senza causare disagio agli sfollati.Le risparmio le battute che nel frattempo circolavano,visto che l’Abruzzo è terra di “arrosticini”.A Roma cosa pensano dell’Ana e della protezionecivile alpina?“Senza gli alpini, cosa avremmo fatto?” è stato ilcommento di molti prefetti che hanno avuto a che farecon le penne nere durante le calamità naturali. Intendiamoci:sono parole pronunciate da prefetti e galantuominidi prim’ordine come Goffredo Sottile, attualeCommissario per l’emergenza rifiuti a Roma, o MarioMoscatelli, già Prefetto di Viterbo, Trieste e Torino.La sospensione della leva nel 2004 ha messo l’Anain difficoltà: oggi manca il ricambio generazionale.La sospensione della leva è conseguenza delle richiestedella Nato che “imponevano” la standardizzazionedegli Eserciti dei Paesi membri su canoni professionistici.Governo e Parlamento hanno recepito queste indicazioni.Possiamo discutere su come il tutto è stato attuato,ma non possiamo prescindere dalle condizionigeopolitiche nazionali e internazionali e dalle direttiveNato.Una ragione in più per darsi da fare.In che senso?Gli alpini dell’Ana, i volontari delle squadre di protezionecivile alpina, portano inciso dentro di loro ilseme della solidarietà. E’ fondamentale che questo modod’essere e le conoscenze acquisite, prima durante ilservizio militare in montagna, poi in lunghi anni di vo-

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