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il Museo civico di baranello - il Molise

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tura scuriva, assumendo una colorazione nerae lucente, liscia e setosa al tatto; gli elementiinterni alle figure, come i tratti anatomici o ipanneggi delle vesti, erano ottenuti asportandola vernice con una sott<strong>il</strong>issima punta metallica,mentre <strong>il</strong> fondo del vaso restava del colorerosso/bruno dell’arg<strong>il</strong>la.A partire dalla metà circa del VI secolo a.C., iceramografi ateniesi adottarono tale tecnica afigure nere per decorare i manufatti ceramici,sostituendola, alla fine dello stesso secolo, conquella più evoluta a figure rosse che permisela realizzazione <strong>di</strong> veri e propri capolavori, pernoi tanto più preziosi in quanto la grande pitturagreca <strong>di</strong> età arcaica e classica, <strong>di</strong> cui quellavascolare costituisce, in un certo senso, un riflesso,è andata persa per sempre.L’anfora a collo <strong>di</strong>stinto della collezione‘Giuseppe Barone’ con la raffigurazione <strong>di</strong>Apollo che suona la lira, datab<strong>il</strong>e intorno al500 a.C., è senza dubbio tra le più particolaridell’intera raccolta. Di non gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni,circa 25 cm <strong>di</strong> altezza, essa è caratterizzata dabocca ad echino e collo molto svasato, corpoespanso nella parte superiore, fortemente rastrematoverso <strong>il</strong> basso. La scena metopale occupa,come <strong>di</strong> consueto, <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> massimaespansione del vaso. Sul lato principale (latoA) sono rappresentate tre figure: al centro, <strong>di</strong>prof<strong>il</strong>o a destra, è Apollo con chitone ed himation,ritratto nell’atto <strong>di</strong> suonare la lyra,lateralmente due figure femmin<strong>il</strong>i, rivolteverso quella centrale, ammantante in un lungohimation, rispettivamente Lato (Latona)e Artemis (Artemide). Anche la decorazioneaccessoria si inquadra nella tipologia tipicadella fine del VI secolo a.C.: sul collo, palmetterivolte alternativamente verso l’alto e verso<strong>il</strong> basso, collegate tra loro da steli; in basso, al<strong>di</strong> sotto della scena figurata, un giro <strong>di</strong> fiori d<strong>il</strong>oto e una raggiera sottostante. Sull’altro lato(lato B), invece, è rappresentata una scena conal centro un oplita in panoplia con elmo, cortomantello e schinieri, <strong>il</strong> cui busto è completamentenascosto dal grande scudo circolare conepisema, sulla destra un arciere dotato <strong>di</strong> faretrae sulla sinistra un personaggio ammantato.L’altro esemplare vascolare che vogliamoqui richiamare è una seconda anfora a collo<strong>di</strong>stinto, coeva alla precedente, che ritrae,sul lato principale, un auriga con quadriga echitone bianco, mentre, sul lato B, due figure:Dionisio sulla destra e una menade sulla sinistra.Gianna Dareggi, la stu<strong>di</strong>osa che all’iniziodegli anni Settanta del secolo scorso stu<strong>di</strong>òper prima questi reperti ceramici, ha proposto<strong>di</strong> attribuire la realizzazione delle scene <strong>di</strong>quest’anfora al Pittore delle Linee Rosse, cosidefinito per la particolare tecnica <strong>di</strong> questoceramografo <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>izzare linee paonazze nellesue composizioni pittoriche,. Si tratta <strong>di</strong> unartista attivo tra la fine del VI e l’inizio del Vsecolo a.C. espressione della fase tarda dellatecnica a figure nere.Grazie all’enciclope<strong>di</strong>co lavoro <strong>di</strong> sir JohnDavidson Beazley, lo stu<strong>di</strong>oso che ha de<strong>di</strong>catol’intera vita a stu<strong>di</strong>are e catalogare i vasi atticiriuscendo a riconoscere scuole, botteghe epittori specializzati nella tecnica delle figurenere e delle figure rosse, è possib<strong>il</strong>e, attraversoopportuni confronti, rintracciare la manoo la scuola o <strong>il</strong> gruppo <strong>di</strong> appartenenza <strong>di</strong> unNell’altra pagina:Baranello, <strong>Museo</strong> Civico, vetrina II: anfora attica a figurenere con quadriga, lato A (da Dareggi 1977)In alto:Baranello, <strong>Museo</strong> Civico, vetrina II: kylix ad occhioni <strong>di</strong>tipo calcidese, particolare.artista pur non conoscendone l’identità; soloin rarissimi casi, infatti, <strong>il</strong> ceramografo ha lasciatotraccia certa <strong>di</strong> sé apponendo la propriafirma sul vaso.Tra i reperti ceramici a figure nere la raccoltaBarone accoglie anche alcune kylikes (coppe).Una <strong>di</strong> esse è, a nostro avviso, <strong>di</strong> grandesuggestione: si tratta della coppa ad occhioni<strong>di</strong> tipo calcidese datab<strong>il</strong>e al 520 a.C. circa.Inventore <strong>di</strong> questa tipologia decorativa dellecoppe che prevede la realizzazione <strong>di</strong> duegrossi occhi apotropaici posti all’esterno delvaso, fu uno dei gran<strong>di</strong> maestri delle figurenere, Exekias, artista attivo nella seconda metàdel VI secolo a.C. Ottenuti con <strong>il</strong> compasso, gliocchioni vengono messi in risalto dal sapientee calibrato uso della policromia: <strong>il</strong> bianco36 37

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