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il Museo civico di baranello - il Molise

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In questa pagina:Baranello, <strong>Museo</strong> Civico, vetrina IV: skyphos campanocon menade danzante.Nell’altra pagina:Baranello, <strong>Museo</strong> Civico, vetrina III: piatto campano conprotome muliebre.le figure stesse, anatomie comprese. Il giovaneimberbe ritratto su quest’anfora è colto infattiin tutta la sua espressività: gli occhi, le narici,le labbra, <strong>il</strong> pa<strong>di</strong>glione auricolare, i riccioli deicapelli, sono realizzati tutti con estrema curae raffinatezza.Un’altra anfora, sim<strong>il</strong>e nella forma alla precedente,ma datab<strong>il</strong>e al 450 a.C. circa, reca, sullato A, due figure: un uomo anziano con lyra ebastone ed un fanciullo che incede verso destra,mentre, sul lato B, un adulto appoggiatoad un bastone; potrebbe trattarsi <strong>di</strong> una scena<strong>di</strong> scuola. In questo caso la resa dei trattianatomici e quella dei panneggi appare menoaccurata della precedente.Nella collezione Barone non mancano alcunisplen<strong>di</strong><strong>di</strong> crateri, i vasi usati durante <strong>il</strong> simposiogreco, in cui acqua, vino ed aromi venivanomescolati per poi essere versati nelle coppe edegustati nelle lunghe ore <strong>di</strong> convivio. Il craterea colonnette (kelebe), attribuito al Pittore <strong>di</strong>Oreste e datato al 450 a.C. circa, ne è un pregevoleesempio. Qui la decorazione accessoriaè molto ricca, con fiori <strong>di</strong> loto e tralci <strong>di</strong> vite,particolarmente sv<strong>il</strong>uppata sul collo e posta a<strong>di</strong>ncorniciare la metopa che racchiude la scenafigurata. Quest’ultima, sul lato A, mostra alcentro un fanciullo su po<strong>di</strong>o accompagnato daun suonatore <strong>di</strong> doppio flauto, alle cui spalle èun altro personaggio appoggiato ad un bastonee, sulla destra, una Vittoria con gran<strong>di</strong> ali ecorona <strong>di</strong> olivo <strong>di</strong>stesa, pronta ad incoronare <strong>il</strong>fanciullo; sul lato B sono ritratti tre personaggimasch<strong>il</strong>i nell’atto <strong>di</strong> incedere verso destra efesteggiare.Il tardo cratere a calice del Gruppo <strong>di</strong>Polygnoto, risalente al 430-420 a.C., mostra,invece, una tipica scena <strong>di</strong>onisiaca con satiroche insegue una menade retrospiciente.Una delle più interessanti testimonianzeche ci ha lasciato la Magna Grecia è costituitasenza dubbio dalla ceramica italiota, una produzioneavviata in Puglia e Lucania a partiredalla seconda metà del V secolo a.C., che si affermaparticolarmente nel corso del IV secoloa.C. anche in Campania e in Sic<strong>il</strong>ia. Com’ènoto, fu <strong>il</strong> risultato dell’incontro delle tecnicheimportate dai Greci delle colonie costiere conla volontà <strong>di</strong> imitazione da parte degli in<strong>di</strong>genidell’entroterra; le popolazioni locali certamenterecepirono <strong>il</strong> valore culturale delle immaginiriprodotte sui vasi e ne commissionaronola realizzazione agli artisti greci locali: <strong>il</strong>vaso figurato <strong>di</strong>venta, infatti, per le aristocraziein<strong>di</strong>gene, strumento <strong>di</strong> rappresentanza e,nello stesso tempo, <strong>di</strong> propaganda politica. Laproduzione italiota, partendo dai modelli attici,sv<strong>il</strong>uppa pian piano caratteristiche formalie iconografiche proprie, un proprio repertoriocon forme e immagini ben <strong>di</strong>fferenziate. Possiamoriassumere brevemente in tre gran<strong>di</strong>aree tale produzione: i gran<strong>di</strong> vasi con soggettiiconografici complessi, spesso <strong>di</strong> contenutomitologico; gli articolati servizi da simposiodecorati con rappresentazioni legate al mondo<strong>di</strong>onisiaco e, infine, i vasi <strong>di</strong> modeste <strong>di</strong>mensionicon scene tratte dalla sfera del gineceo edella vita quoti<strong>di</strong>ana.La collezione Barone ne conserva alcunimagnifici esemplari. L’hydria <strong>di</strong> produzioneapula risalente alla metà del IV secolo a.C. occupanella raccolta Barone un posto <strong>di</strong> primopiano: <strong>il</strong> vaso, alto 37 centimetri, presenta <strong>il</strong>labbro ribattuto che ricorda prototipi metallici.Una delle particolarità <strong>di</strong> questi vasi rimanel’aggiunta <strong>di</strong> colore bianco e giallo all’internodella scena figurata, oltre alla presenza <strong>di</strong> unafascia <strong>di</strong> vernice rinforzata attorno alle figure.Nel nostro caso <strong>il</strong> lato A reca, al centro, unacolonna ionica campita <strong>di</strong> bianco posta sopraun’alta base, a sinistra un giovane rivolto verso<strong>il</strong> centro che tiene tra le mani un tralcio eun ramoscello, a destra una fanciulla in peploe recante flabello ed oinochoe; <strong>il</strong> lato B, sottol’ansa verticale, reca due palmette con girali.Certamente degna <strong>di</strong> nota è anche la grandeprochoe apula datab<strong>il</strong>e alla seconda metà delIV secolo a.C. caratterizzata da un corpo ovaleallungato, un lungo collo con bocca svasata eansa nastriforme. L’elemento decorativo piùevidente è la grande quadriga al galoppo, con icavalli <strong>di</strong>pinti in bianco, guidata da auriga con<strong>il</strong> tipico chitone talare gonfiato dal vento; sullato B spicca una grande palmetta a ventagliocon girali.Anche la ceramica italiota <strong>di</strong> produzionecampana è largamente rappresentata a Baranello:skyphoi (bicchieri) con scene <strong>di</strong> gineceoe mena<strong>di</strong> danzanti, splen<strong>di</strong>de anfore con ansetort<strong>il</strong>i e scene <strong>di</strong> compianto funebre, piccolelekythoi (brocchette) e piatti con protomi muliebridalle varie fogge e acconciature, piatticon grossi pesci.In conclusione possiamo affermare comela collezione <strong>di</strong> ceramiche greche e italiotedel <strong>Museo</strong> Civico <strong>di</strong> Baranello rappresenti unvero patrimonio per <strong>il</strong> <strong>Molise</strong>, un patrimonioin buona parte ancora da stu<strong>di</strong>are, valorizzaree tramandare, proprio come Giuseppe Baroneebbe a ripetere più volte.BibliografiaArias P.E. (1963): Storia della ceramica greca. Enciclope<strong>di</strong>aClassica, sez. III, vol. XI, Torino.Barone G. (1897): Il <strong>Museo</strong> Civico <strong>di</strong> Baranello or<strong>di</strong>nato,descritto ed <strong>il</strong>lustrato dall’architetto GiuseppeBarone, Napoli.Beazley J. (1956): Attic black-figure vase-painters,Oxford.Beazley J. (1963): Attic red-figure vase-painters, Oxford.Beazley J. (1971): Paralipomena. Ad<strong>di</strong>tion to Atticblack-figure vase-painters and to Attic red-figurevase-painters, Oxford.Boardman J. (2004): Storia dei vasi greci, Roma.Dareggi G. (1972): Materiali del <strong>Museo</strong> <strong>di</strong> Baranello.I. Ceramica italiota, Campobasso.Dareggi G. (1974): Materiali del <strong>Museo</strong> <strong>di</strong> Baranello.II. Ceramica attica, Roma.Dareggi G. (1977): Ceramica greca e italiota nel <strong>Museo</strong><strong>di</strong> Baranello. In: Quaderni dell’Istituto <strong>di</strong> Archeologiadell’Università <strong>di</strong> Perugia, 5, Roma.Di Palo F. (2006): Dalla Ruvo antica al <strong>Museo</strong> ArcheologicoJatta, Fasano.Panvini R. (2005): Le ceramiche attiche figurate del<strong>Museo</strong> Archeologico <strong>di</strong> Caltanissetta, Bari.Patitucci Uggeri S. (1971): Corpus Vasorum Antiquorum,Italia, XLVII, Ferrara II, Roma.Trendall A.D. (1973): Early South Italian Vase-Painting,Mainz.40 41

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