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Richiami di Teoria dei Circuiti - Consorzio Elettra 2000

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F.Fuschini – <strong>Richiami</strong> <strong>di</strong> teoria <strong>dei</strong> circuitiRICHIAMI <strong>di</strong> TEORIA <strong>dei</strong> CIRCUITI e LEGAMI con le EQUAZIONI <strong>di</strong> MAXWELLIl concetto <strong>di</strong> circuito elettrico è senza dubbio ben noto da un punto <strong>di</strong> vista intuitivo; ciononostantenon è ovvio darne una definizione chiara e rigorosa. Fra le molte possibili, si farà riferimento allaseguente:Definizione <strong>di</strong> CIRCUITO: sistema elettromagnetico nel quale si possono <strong>di</strong>stinguere piùcomponenti <strong>di</strong>versi, caratterizzati ciascuno da un propriocomportamento in<strong>di</strong>viduale, collegati insieme a costituire un insiemepiù complesso, e quin<strong>di</strong> reciprocamente vincolati a rispettaredeterminate con<strong>di</strong>zioni.I componenti più semplici e largamente utilizzati per la realizzazione <strong>di</strong> circuiti complessi sono ibipoli (o componenti bipolari), caratterizzati da 2 soli punti <strong>di</strong> contatto (o morsetti) per ilcollegamento esterno con gli altri componenti.AICome noto, il comportamento in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> ogni singolo bipoloè descritto formalmente da una relazione fra tensione ai morsettiV e corrente I (relazione costitutiva):V= V A -V B V= f (I)I = g(V)Esempi:BRESISTORE:V = R ICONDENSATORE: I = C dV/dtINDUTTORE: V = L dI/dt


F.Fuschini – <strong>Richiami</strong> <strong>di</strong> teoria <strong>dei</strong> circuitiEssendo un circuito elettrico un sistema elettromagnetico, per esso devono valere sempre ecomunque le equazioni <strong>di</strong> Maxwell; è dunque certamente possibile, dato un circuito elettrico erelative sorgenti (generatori), calcolare le grandezze circuitali <strong>di</strong> interesse (correnti, <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong>potenziale, potenze assorbite ed erogate, ecc.) risolvendo le equazioni <strong>di</strong> Maxwell per il sistema <strong>di</strong>volta in volta assegnato.E’ noto tuttavia che le leggi usualmente utilizzate per “risolvere” un circuito (per calcolare cioè legrandezze circuitali <strong>di</strong> interesse) sono le (ben note) leggi <strong>di</strong> Kirchoff, <strong>di</strong> Ohm, ecc.Deve allora essere possibile ricavare le leggi alla base della teoria <strong>dei</strong> circuiti a partire dalleequazioni <strong>di</strong> Maxwell. Ve<strong>di</strong>amo come e quando.• Caso STAZIONARIO: un circuito si <strong>di</strong>ce in con<strong>di</strong>zioni stazionarie quando le grandezzeelettromagnetiche macroscopiche sono costanti nel tempo ⇒ nelle equazioni <strong>di</strong> Maxwell siannullano evidentemente tutte le derivate temporali.In particolare dall’equazione <strong>di</strong> continuità<strong>di</strong>v J = 0⇒0 =∫ J ⋅ ˆindS= ∑SkIkapplicando il teorema <strong>di</strong> Gauss e ricordando che per definizione il flusso <strong>di</strong> J attraverso unasuperficie rappresenta la corrente che attraversa la superficie stessa. Il risultato così facilmentericavato dall’equazione <strong>di</strong> continuità (e dunque dalle equazioni <strong>di</strong> Maxwell) rappresentaevidentemente la 1 a legge <strong>di</strong> Kirchhoff ( “in ciascun nodo <strong>di</strong> un circuito elettrico è nulla lasomma delle correnti che confluiscono al nodo stesso”).Analogamente dall’equazione ∇×E = 0 segue che, essendo il campo elettrico conservativo,E = −∇Φ⇒0 =∫ E ⋅ d= ∑kV kottenendo così la 2 a legge <strong>di</strong> Kirchhoff ( “in ciascuna maglia <strong>di</strong> un circuito elettrico, la sommadelle cadute <strong>di</strong> potenziale relative ai rami che la compongono e’ uguale a zero”).Come è evidente, in con<strong>di</strong>zioni stazionarie leggi <strong>di</strong> Kirchhoff non sono altro che le equazioni <strong>di</strong>Maxwell riscritte in funzione delle grandezze tipicamente circuitali (tensioni e correnti).OSSERVAZIONE: in un circuito in con<strong>di</strong>zioni stazionarie le cariche elettriche non sono necessariamente ferme;tuttavia se si muovono lo fanno in maniera tale che se carica esce dal volume dV nel tempo dt, altrettanta ne entra.Ciò significa, in concreto, che possono esserci sergenti (generatori), ma solo in “continua”, ossia tempo invarianti.L’assenza <strong>di</strong> variazioni temporali comporta implica ovviamente che in con<strong>di</strong>zioni stazionarie un condensatoreequivale ad un circuito aperto, un induttore ad un cortocircuito.• Caso NON STAZIONARIO: se non si possono annullare le derivate temporali nelle equazioni<strong>di</strong> Maxwell (e dunque in presenza <strong>di</strong> sorgenti tempo-varianti), alloraa)∂ρ⎛ ∂E⎞∇ ⋅ J + = 0 ⇒ ∇ ⋅⎜J+ ε ⎟ = 0∂t⎝ ∂t⎠b)⎛ ∂A⎞∇ ⋅⎜E+ ⎟ = 0⎝ ∂t⎠


F.Fuschini – <strong>Richiami</strong> <strong>di</strong> teoria <strong>dei</strong> circuitiA partire da tali relazioni, è evidentemente possibile ripetere i proce<strong>di</strong>menti visti nel casostazionario, ma i risultati in questo caso sarebbero ovviamente <strong>di</strong>fferenti. In conclusione, inregime NON stazionario, NON valgono le leggi <strong>di</strong> Kirchhoff.• Caso QUASI-STAZIONARIO:Si tratta <strong>di</strong> un particolare caso NON stazionario (governato quin<strong>di</strong> a rigore dalle equazioni a) eb) ) in cui valgono però le seguenti due con<strong>di</strong>zioni:∂E 1. In tutti i punti in cui J ≠ 0 ⇒ ε rmaxλ⇔rmax


F.Fuschini – <strong>Richiami</strong> <strong>di</strong> teoria <strong>dei</strong> circuitiTale corrente “equivalente” viene descritta dal vettore ε ∂E/∂t, non a caso usualmente in<strong>di</strong>cato con J s e chiamatodensità <strong>di</strong> corrente <strong>di</strong> spostamento. In conclusione, in regime quasi-stazionario un condensatore non equivale adun circuito aperto (<strong>di</strong>versamente da quanto visto nel caso strettamente stazionario).Analogamente si consideri un induttore. Al suo interno risulta E=0 (e dunque rot E = 0) nell’ipotesi <strong>di</strong> conduttoreelettrico perfetto, il che potrebbe far pensare che la caduta <strong>di</strong> potenziale ai suoi capi valga zero.In realta’ occorre considerare che all’interno <strong>di</strong> un induttore non vale la con<strong>di</strong>zione 2. E dunque:⎛∂A⎞+ ⎟ = 0∂t⎠→∂AE + = −∇Φ∂t⎯⎯→∇ ⋅⎜E E = 0⎝∂A∇Φ = −∂tCon sorgenti tempovarianti (e dunque anche in regime quasi-stazionario) occorre considerare che variazioni <strong>di</strong>potenziale elettrico non sono sempre necessariamente dovute alla presenza <strong>di</strong> un campo elettrico, ma possonoessere determinate anche da campi magnetici tempovarianti (e quin<strong>di</strong> potenziale vettore magneticotempovariante). In conclusione, in regime quasi-stazionario un induttore non equivale ad un cortocircuito(<strong>di</strong>versamente da quanto visto nel caso strettamente stazionario).-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Chiarite le caratteristiche <strong>dei</strong> <strong>di</strong>versi regimi temporali, torniamo in conclusione ai bipoli consideratiinizialmente, sviluppando nel seguito alcune considerazioni sulle relazioni costitutive e suiparametri caratteristici.ResistenzaSi supponga <strong>di</strong> avere un resistore ideale, formato da un tratto <strong>di</strong> materiale a conducibilità finita edarea trasversale A così piccola da potere supporre Jc costante su una sezione.QVPIAî Ricordando che per definizione <strong>di</strong> potenzialePPJcV = Φ(Q)− Φ(P)= ∫ E ⋅ d= ∫ ⋅ ˆi dσQQe poiché evidentementeIJ ˆc= i; I:corrente totaleAalloraPPI1V = ∫d = I ⋅∫ d= I ⋅ R 1 a legge <strong>di</strong> OhmA ⋅ σ A ⋅ σQQP1dove R ≡∫d resistenza [Ω]A ⋅ σQSe σ costante lungo il resistore si ottiene la cosiddetta 2 a legge <strong>di</strong> OhmR = -1−1lunghezza del resistore, A area della sezione del resistore, σ conducibilita'[ Ω ⋅ m ]σ ⋅ A


F.Fuschini – <strong>Richiami</strong> <strong>di</strong> teoria <strong>dei</strong> circuitiInduttanzaSi consideri un induttore ideale realizzato tramite un pezzo <strong>di</strong> filo ideale ed avente geometriaqualsiasi.VQ P î ICome già visto risulta ora:∂A∇Φ = −∂te dunqueV = Φ(Q)- Φ(P)=a patto <strong>di</strong> porreQP∂A∂t∂∂t( LI)∫ ∇Φ ⋅ id= ∫ ⋅ id= ∫ A ⋅ id= =PˆQˆPQˆddtdILdtL ≡Pˆ∫ A ⋅QIi dL'ultimo passaggio è giustificato dal fatto che l’induttanza, per la sua definizione, risultain<strong>di</strong>pendente dal tempo perché l'integrale al numeratore risulta, istante per istante, proporzionalealla corrente che sta al denominatore.dISi osservi che, qualora risulti ≡ 0 , si ha V ≡ 0 . Ciò conferma il fatto che, come già detto indtprecedenza, nel caso strettamente stazionario l’induttore equivale ad un cortocircuito.Si consideri ora una linea che, rimanendo all’esterno dell’induttore, colleghi i morsetti P e Qformando con l’induttore stesso un percorso chiuso. Poiché esternamente all’induttore non c’e’campo magnetico, e’ possibile estendere l’integrale <strong>di</strong> linea a tutto il percorso chiuso cosi’ formato,e dunqueL ≡∫A ⋅ ˆiId=∫S( ∇ × A)I⋅ ˆindS=∫SB ⋅ ˆiIndS=ΨIdove Ψ rappresenta il flusso <strong>di</strong> induzione magnetica concatenato con l’induttore. L'induttanza èquin<strong>di</strong> il rapporto fra il flusso <strong>di</strong> induzione magnetica e corrente.CapacitàSi ha, ovviamente:QPV = ˆˆ∫ ∇Φ ⋅ id= −∫∇Φ ⋅ id= − ( Φ(P)- Φ(Q))= Φ(Q)- Φ(P)PQ


F.Fuschini – <strong>Richiami</strong> <strong>di</strong> teoria <strong>dei</strong> circuitiPer poter stu<strong>di</strong>are la regione capacitiva da un punto <strong>di</strong> vista circuitale, è necessario però ricavare unlegame fra la tensione ai capi del componente e la corrente elettrica che fluisce ai morsetti, come siè fatto per gli altri componenti circuitali.Al generico istante t, si avrà una carica Q su un’armatura e -Q sull'altra. Si può mostrare facilmenteche Q è sempre proporzionale alla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale fra le armature. Sia 1/C la costante <strong>di</strong>proporzionalità. Si pone allora:Q ∫ I(t) dtV = Φ(Q)- Φ(P)Δ = ; C capacitàC Cche coincide esattamente con la usuale definizione <strong>di</strong> capacità. La capacità C è una costante che<strong>di</strong>pende unicamente dalle caratteristiche geometriche della regione che è sede dell’accumulo <strong>di</strong>carica elettrica.Derivando ambo i membri della formula appena scritta, si ottiene un’espressione alternativa per illegame fra tensione e corrente:dVI = CdtdVSi osservi che, qualora risulti ≡ 0 , si ha I ≡ 0 . Ciò conferma il fatto che, come già detto indtprecedenza, nel caso strettamente stazionario il condensatore equivale ad un circuito aperto.A titolo <strong>di</strong> esempio, ricaviamo ora l’espressione della capacità C in un caso tipico.Si consideri un condensatore ideale formato da due armature piane e parallele, alla <strong>di</strong>stanza d eaventi superficie A:SISi consideri allora la superficie chiusa S rappresentata in figura. Dalla a)Vîx∇⋅ ⎛ 0 0 ε ˆ dS ˆ dS ε ˆ⎜J + ε ∂E⎞ ⎟ = → = ⎛ ⎜ + ∂ ⎞⎟⋅ = ⋅ + ∂ ⋅ dS∂t ∫ J E i⎝ ⎠ ⎝ ∂t ∫ J i ∫E i⎠∂tSn n nSSil primo integrale rappresenta ovviamente la corrente <strong>di</strong> conduzione I che attraversa il bipolo; ilsecondo integrale, che rappresenta la corrente <strong>di</strong> spostamento, può essere calcolato osservando cheall’interno del condensatore E= -V/d i x e che sulla porzione <strong>di</strong> superficie in cui la corrente <strong>di</strong>spostamento non e’ nulla vale, per costruzione, i n =i x ; pertanto∫Sε∂E⋅ ˆi∂tn∂dS = -∂t∫SVεddS = −Aε ∂Vd ∂te quin<strong>di</strong>:Aε ∂VI =⇒ C =d ∂tAεd

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