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17 gazzetta blocco 12-22.pdf - La Gazzetta del Medio Campidano

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10 ottobre 2009 13L’INTERVENTOIL POPOLO DELLEPARTITE IVA CRESCENONOSTANTELE DIFFICOLTÀdi Davide RuggeriI sindacati ed i partiti politici ci hanno abituato a pensare cheil mondo <strong>del</strong> lavoro italiano è fatto solo di impiegati pubblici,operai e pensionati. Ma c’è una caratteristica tutta particolare<strong>del</strong>l’economia italiana che non ha alcun confronto possibilecon gli altri paesi <strong>del</strong> G8: è il popolo <strong>del</strong>le partite IVA, chenonostante l’onda lunga <strong>del</strong>la crisi, continua a crescere. Nelnostro paese ne risultano ben otto milioni e ottocentomilaaperte e i dati relativi al primo quadrimestre 2009 dimostranoun saldo positivo (differenza tra quelle che nascono e quelleche muoiono) di ben <strong>17</strong>7 mila unità.Questa realtà tocca anche la nostra isola: il popolo <strong>del</strong>le partiteIVA conta 255.820 unità, addirittura più di Liguria,Umbria, Trentino e Friuli Venezia Giulia.Tremonti sostiene che il loro enorme numero è un segno <strong>del</strong>lavicina uscita dalla crisi e <strong>del</strong>la forte vitalità <strong>del</strong>l’economiaitaliana, ma in ogni caso un fatto è certo: molti liberi professionisti,soprattutto quelli considerati sino a qualche tempofa ad alto reddito, e quindi privilegiati, stanno andando inmalora. Commercialisti in difficoltà ai quali le parcelle vengonopagate da aziende in crisi dopo un anno, architetti chenon trovano incarichi sufficienti, studi di avvocati che licenziano,agenzie immobiliari che non ce la fanno più a causa<strong>del</strong> mercato <strong>del</strong>la casa bloccato. Tutti registrano perdite, maintanto i loro costi non sono scesi di un euro, anzi, moltospesso sono costretti ad anticipare allo stato un’Iva che (forse)incasseranno fra tre o sei mesi.Ma chi si occupa di loro? Chi li rappresenta? <strong>La</strong> cosa straordinariaed incredibile è che, nonostante la loro grandepotenzialità dal punto di vista elettorale, il popolo <strong>del</strong>le partiteIVA non ha mai avuto una vera e propria rappresentanzapolitica, trovando invece nella maggior parte dei partiti veri epropri avversari.<strong>La</strong> crescita <strong>del</strong> numero <strong>del</strong>le partite comincia negli anni’80,trovando come alleato politico più il partito socialista di allorache le destre, ancora troppo stataliste. Oggi i datisopradescritti ci aiutano a capire, invece, che la società modernaè cambiata e molto più complessa di quanto sembri. Ilpopolo <strong>del</strong>le partite IVA rappresenta una parte preponderante<strong>del</strong>l’economia italiana alla quale comunque bisogna dareascolto, non fosse altro perché è costituita da persone su cuila pressione fiscale è tra le più alte <strong>del</strong>l’occidente.Coloro che decidono di mettersi in proprio e sfidare il mercatononostante l’onda lunga <strong>del</strong>la recessione, sono per la maggiorparte le attività immobiliari e dei servizi alle imprese (51mila imprese in più), l’agricoltura (20 mila) e nelle costruzioni(22 mila). Ma questi dati potrebbero essere fuorvianti, inquanto non tenenti conto <strong>del</strong>le migliaia di microimprese chenascono e muoiono con velocità impressionante.Una cosa è certa, in Italia come in Sardegna, c’è una granvoglia di diventare imprenditori di se stessi e diventare capitalistipersonali e trovare un lavoro diverso da quello che èl’impiego pubblico o dall’indossare una tuta blu di una grandeazienda. Delle otto milioni e ottocentomila imprese nontutte però risultano attive. Se vengono presi i dati ufficialirelativi alle dichiarazioni presentate e relative al 2007 a versarel’IVA sono 5 milioni e mezzo tra piccoli imprenditori eprofessionisti, più un milione tra medici, tassisti, agricoltorie titolari di pompe funebri, arrivando quindi ad un totale dicirca 6 milioni e mezzo. E’ chiaro che due milioni circa sonoinattive o comunque non hanno versato alcuna Iva.Sarebbe dovuta essere l’attuale maggioranza Berlusconianaad occuparsi anche di loro, o comunque a rappresentarne leistanze, almeno questo veniva recitato dagli spot elettorali.Ma il rimprovero maggiore che viene fatto da più parti alcapo <strong>del</strong> governo è proprio quello di avere <strong>del</strong>uso le aspettativedi quei ceti professionali e di quelle piccole e medie impreseche l’avevano votato.Certo, qualcuno potrà affermare che le problematiche dei liberiprofessionisti sono nulla in confronto agli operai licenziatidalle fabbriche, che sono senza lavoro, ma una politicaseria e moderna dovrebbe rappresentare e tener conto di tutticoloro che, oggi, a causa <strong>del</strong>la crisi e <strong>del</strong>l’enorme tassazione,trovano enormi difficoltà ad andare avanti.È tutto fermo nella fonderiadi San Gavino, che fa capoalla Portovesme Srl, perchéda oltre quattro mesi è scattatala cassa integrazione edora nubi nere si addensano sulfuturo di questa fabbrica storicache il 10 giugno ha compiuto77 anni di vita.A lanciare l’allarme sono isindacati che ricordano questadifficile fase: “Di recente– sottolinea Gigi Marchionni,segretario <strong>del</strong>la Fiom-Cgil– siamo stati convocatida Carlo Lolliri, amministratore<strong>del</strong>egato <strong>del</strong>la PortovesmeSrl che fa capo allamultinazionale svizzeraGlencore. Tra gli altri eranopresenti Dario Sanna, direttore<strong>del</strong>lo stabilimento di SanGavino e il responsabile amministrativoEnrico Collu.L’azienda ha ribadito chel’unica cosa che potrebbe salvarlaè la riduzione <strong>del</strong>le tariffeenergetiche che fino adora non è stata ancora applicata”.SAN GAVINONubi nere sul futuro <strong>del</strong>la fonderiaL’ingresso <strong>del</strong>la Fonderia di San GavinoInsomma alla tante promessenon sono seguiti i fatti ec’è il pericolo concreto chegli svizzeri <strong>del</strong>la Glencoreperdano la pazienza e decidanodi abbandonare la Sardegna.Così sarebbe la fine siaper lo stabilimento diPortovesme sia per la fonderiadove arriva il piombo cheviene ulteriormente raffinatocon la separazione dei preziosiargento e oro. Ciò che preoccupadi più i sindacati è ilsilenzio <strong>del</strong>le istituzioni:“Fino ad ora – aggiunge ilsindacalista Gigi Marchionni– la Regione non ha mantenutofede alle promesse fattee i lavoratori cominciano adessere esasperati. Eppure alivello regionale il <strong>Medio</strong><strong>Campidano</strong> ha diversi esponentiche potrebbero interessarsi<strong>del</strong> problema”. Così ilmondo <strong>del</strong> lavoro lancia unGONNOSFANADIGA TREKKING A CAVALLO<strong>La</strong> prima ippovia nel <strong>Medio</strong> <strong>Campidano</strong>È uno dei percorsi piùspettacolari <strong>del</strong>la montagna<strong>del</strong> Linas, <strong>del</strong>le aree ex minerariedi Montevecchio, <strong>del</strong>Parco Gentilis di Guspini e<strong>del</strong> villaggio di Sant’Antoniodi Santadi. Il profumo dei vegetalidi alto fusto e <strong>del</strong>lamacchia mediterranea hannoaccompagnato i cavalieriche il 26 e il 27 settembresono partiti da Gonnosfanadigaper arrivare a Sant’Antoniodi Santadi percorrendoRio Gutturu Orbadas e RiuSaioccu, sino alla località diIs Arenas S’Acqua eS’Ollastu.Il servizio di trekking a cavalloorganizzato dal locale CircoloIppico Santa Severa hapermesso di scoprire postimeravigliosi e di vivereun’esperienza unica. “Le località,accuratamente, individuatedagli esperti organizzatori,sono di straordinaria bellezzanaturalistica, sono il migliorbiglietto da visita perchi intende attraversarle a cavalloanche nel periodoautunnale e primaverile. Saràquesta la strada per allungarela stagione turistica? “Il turismosi sviluppa anche in questomodo”, ha consideratoFulvio Tocco, presidente <strong>del</strong>laProvincia <strong>del</strong> <strong>Medio</strong><strong>Campidano</strong>. Il raduno <strong>del</strong> 26e 27 settembre ha inauguratodi fatto la prima Ippovia <strong>del</strong><strong>Medio</strong> <strong>Campidano</strong>. “L’iniziativa<strong>del</strong> Circolo Santa Severa- ha rilevato Tocco - rientra apieno titolo tra le proposte datenere in considerazione <strong>del</strong>progetto Vivere la Montagna,allo studio <strong>del</strong>la Provincia”.Marilena Columbuforte grido d’aiuto ad una politica,troppo spesso sorda aiproblemi <strong>del</strong>la gente comunee dei tanti disoccupati e cassaintegrati per i quali il lavoroè diventato o resta soloun lontano miraggio.I segnali al momento nonsono certo positivi anche perchépotrebbero far pensare aduna chiusura anche il fattoche non è stato sostituito ilmateriale refrattario <strong>del</strong>lo stabilimentodi San Gavino,cosa che avviene normalmenteper consentire una prontaripresa <strong>del</strong>la produzione: “Almomento non ci sono le firmeper gli ordini e ci chiediamoquale sarà il futuro per lafonderia. Siamo scocciati –conclude Gigi Marchionni –per tutto quello che sta succedendo.Inoltre la fonderianon è l’unica azienda che stavivendo una situazione drammaticabasti pensare anchealla Keller o ai lavoratori <strong>del</strong>laex Scaini che aspettanoancora una collocazione”.Così dopo lo stop degli impiantiprevisto fino al maggio2010 i lavoratori, stanchi <strong>del</strong>letante parole buttate al vento,aspettano risposte concreteper una fabbrica che neglianni d’oro è arrivata a daretra dipendenti e indotto anchemille buste paga. Nel 1978 lafonderia aveva 528 dipendenti,poi si arriva al giugno 1992quando la fabbrica sangavinesecontava 259 dipendenti.L’allora proprietariaEnirisorse, con la fermata<strong>del</strong>la raffinazione elettroliticae con l’accentramento dei servizitecnici e amministrativia Portovesme, ridusse l’organicoa <strong>17</strong>0 unità. Con la successivacessione e il passaggioalla Portovesme Srl ci fuun ulteriore ridimensionamento<strong>del</strong>l’organico per arrivareal numero attuale di circa100 dipendenti.Gian Luigi Pittau

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