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L'ASSET CLASS PRIVATE EQUITYE IL NUOVO AMBITO D'INTERVENTODEL PRIVATE BANKINGRapporto <strong>del</strong>laCommissione Tecnica PermanenteMercato FinanziarioGruppo di lavoro Private EquityStella GubelliQuaderno 8 – marzo 2008


IndiceIntroduzione ..................................................................................................3Capitolo 1. Il Private Equity ...........................................................................31. Inquadramento generale........................................................................ 32. Private Equity e Venture Capital: la <strong>class</strong>ificazione <strong>del</strong>le operazioni ............. 43. Il Mezzanine finance.............................................................................. 64. Il mercato italiano <strong>del</strong> Private Equity ....................................................... 95. Cenni storici ....................................................................................... 11Capitolo 2.....................................................................................................12Private Equity come nuova asset <strong>class</strong> per <strong>il</strong> <strong>private</strong> banking ......................121. Le tipologie di investitori: qualificati e pubblico risparmio ......................... 122. Il ruolo <strong>del</strong> <strong>private</strong> banking .................................................................. 133. Perché investire nel Private Equity?....................................................... 144. Alcune criticità <strong>del</strong>l’investimento in <strong>private</strong> <strong>equity</strong> ................................... 185. Le modalità di investimento nel <strong>private</strong> <strong>equity</strong> ........................................ 19Capitolo 3. I fondi mob<strong>il</strong>iari chiusi ...............................................................211. Le tipologie di operatori ....................................................................... 212. I Fondi chiusi...................................................................................... 222.1 I Fondi chiusi reta<strong>il</strong> (non riservati) ..................................................... 242.2 I fondi chiusi riservati a investitori qualificati......................................... 252.3 I fondi speculativi (hedge fund) ........................................................... 292.4 I fondi di fondi................................................................................... 322.5 I fondi di secondario........................................................................... 323. Il regime fiscale degli investimenti in fondi chiusi di diritto italiano............... 341


4. Le novità introdotte dal Decreto MIFID .................................................. 345. La strutturazione e <strong>il</strong> funzionamento di un fondo chiuso: la Società diGestione <strong>del</strong> Risparmio ............................................................................ 386. Gli approcci da seguire nella costruzione <strong>del</strong> portafoglio........................... 427. Quali aspetti considerare per scegliere <strong>il</strong> fondo “giusto” ........................... 457.1 Il Regolamento <strong>del</strong> fondo.................................................................... 457.2 Il placement memorandum ................................................................. 467.3 Il management team.......................................................................... 477.4 Il track record ................................................................................... 487.5 Le caratteristiche <strong>del</strong> fondo ................................................................. 498. Il monitoraggio <strong>del</strong> portafoglio e la misurazione <strong>del</strong>le performance .............. 508.1 Il monitoraggio.................................................................................. 508.2 La misurazione <strong>del</strong>le performance........................................................ 50Capitolo 4. I nuovi strumenti di investimento in <strong>private</strong> <strong>equity</strong>....................521. Polizze unit linked.................................................................................. 522.Exchange Trades Funds (ETF) su indici di borsa.......................................... 533.MTF3 .................................................................................................... 55Bibliografia ..................................................................................................572


IntroduzioneDa sempre la diversificazione è uno strumento ut<strong>il</strong>izzato dall’investitore per ridurre <strong>il</strong>rischio e aumentare <strong>il</strong> rendimento <strong>del</strong> proprio portafoglio.Nel corso degli anni si sono sv<strong>il</strong>uppate nuove asset <strong>class</strong>, tra queste rivestonoparticolare importanza i cosiddetti Investimenti Alternativi. Il <strong>private</strong> <strong>equity</strong>, èdivenuto una componente fondamentale nell’universo degli investimenti alternativi edè oggi riconosciuto come attività consolidata all’interno di molti portafogli privati eistituzionali.L’insieme degli investitori in <strong>private</strong> <strong>equity</strong> si è rapidamente ampliato fino ad includerenumerose e differenti tipologie di investitori con significativi impegni di lungo periodonell’asset <strong>class</strong>.Di seguito si offre una rappresentazione grafica <strong>del</strong>la <strong>class</strong>ificazione degli investimentialternativi, così come definita dall’EVCA, European Private Equity & Venture CapitaliAssociation.Fig. 1 Classificazione degli investimenti alternativiAlternative InvestmentsPrivate Equity• Venture Capital•Buyout•Mezzanine Capital•Special SituationsHedge Funds• Long/ short•Global Macro•Event driven•Market neutral•Arbitrage•EmergingMarketsReal Estate•Office•Reta<strong>il</strong>•Residential•REITsPhysicalCommoditiesCurrenciesInterest RatesNatural ResourcesFonte: www.evca.comAl contempo, <strong>il</strong> <strong>private</strong> <strong>equity</strong> presenta caratteristiche tecnico-finanziarie che lorendono uno strumento complesso e di non semplice inserimento nei principali mo<strong>del</strong>lidi asset allocation tipici <strong>del</strong> Private Banking.3


L’obiettivo <strong>del</strong> quaderno è presentare <strong>il</strong> Private Equity al mondo degli operatori di<strong>private</strong> banking dandone un inquadramento generale al fine di fornire un primostrumento informativo sul tema.Si presenta di seguito l’indice schematizzato <strong>del</strong> lavoro.IL PRIVATE EQUITY(CAP 1)PERCHE’ E COME INVESTIRENEL PRIVATE EQUITY (CAP 2)PRIVATE BANKINGINVESTIMENTODIRETTOFONDI CHIUSI(CAP 3)NUOVI STRUMENTI(CAP 4)Nel primo capitolo, di inquadramento generale, si presenta la <strong>class</strong>ificazione <strong>del</strong>leoperazioni di investimento nel capitale di rischio e si offre una descrizione dei numeri<strong>del</strong> <strong>private</strong> <strong>equity</strong> in Italia, al fine di dare un’idea <strong>del</strong>le dimensioni di tale industrianell’economia <strong>del</strong> nostro Paese.Nel secondo capitolo si introduce <strong>il</strong> ruolo <strong>del</strong> <strong>private</strong> banking quale investitoreintermedio nel <strong>private</strong> <strong>equity</strong> e si presentano aspetti positivi e criticità<strong>del</strong>l’investimento in <strong>private</strong> <strong>equity</strong>. Si presentano inoltre le modalità con cui si puòinvestire nel capitale di rischio <strong>del</strong>l’impresa, che possono essere dirette (investimentodiretto) o indirette, attraverso veicoli diversi.I capitoli successivi esplicitano in maniera dettagliata le modalità di investimentoindiretto: <strong>il</strong> terzo capitolo è dedicato ai fondi mob<strong>il</strong>iari chiusi, che rappresentano adoggi la principale modalità attraverso cui l’investitore può accedere al capitale dirischio di un’impresa. Il quarto capitolo descrive, invece, i nuovi strumenti finanziariper l’investimento in <strong>private</strong> <strong>equity</strong>.2


Capitolo 1. Il Private Equity1. Inquadramento generaleAIFI, Associazione Italiana <strong>del</strong> Private Equity e <strong>del</strong> Venture Capital, nell’articolo 2 <strong>del</strong>proprio statuto, definisce Investitori Istituzionali in Capitale di Rischio coloro “cheattraverso l’ut<strong>il</strong>izzo di disponib<strong>il</strong>ità proprie o di terzi, stab<strong>il</strong>mente e professionalmente,effettuano investimenti in aziende sotto forma di capitale di rischio, attraverso lagestione e lo smob<strong>il</strong>izzo di partecipazioni prevalentemente in società non quotate, conun attivo coinvolgimento nello sv<strong>il</strong>uppo <strong>del</strong>le aziende partecipate”.Tale attività (che ha avuto inizio negli anni Quaranta, negli Stati Uniti, per poisv<strong>il</strong>upparsi in Gran Bretagna e solo negli anni Ottanta nel resto d’Europa 1 ), quindi,non solo è una fonte innovativa di capitale, ma permette di apportare nuovaconoscenza all’interno <strong>del</strong>l’impresa.L’investimento finanziario è effettuato da un Investitore Istituzionale, che è unintermediario professionale. L’obiettivo <strong>del</strong>l’Investitore Istituzionale è ottenere – abeneficio di chi gli ha fornito <strong>il</strong> denaro per investire – una remunerazione sul capitaleinvestito superiore rispetto a quella che normalmente si può ottenere grazie a formedi investimento con un livello di rischio nullo o più basso.La peculiarità <strong>del</strong> Private Equity risiede nella capacità <strong>del</strong>l’Investitore Istituzionale diapportare capitali “pazienti”, la cui remunerazione è legata all’effettiva performance<strong>del</strong>l’impresa 2 , ma anche e soprattutto nella possib<strong>il</strong>ità di apportare risorse e valore dialtro tipo, tra cui:• Competenze manageriali e gestionali,• Network di conoscenze a livello di clientela, fornitura, credito bancario;• Miglioramento <strong>del</strong>l’immagine;• Diffusione di una cultura imprenditoriale moderna.1 AIFI, “Capitali per lo sv<strong>il</strong>uppo, merchant banking, venture capital, fondi chiusi: un quadrointernazionale. Sesto rapporto biennale 1997-1998”, Guerini e Associati, M<strong>il</strong>ano 19972 Infatti, <strong>il</strong> Capitale di Rischio, a differenza <strong>del</strong> capitale di debito non comporta l’esborsoperiodico a breve termine di cash flows quali quelli in conto interessi, a prescinderedall’andamento reddituale <strong>del</strong>l’impresa nel periodo3


Quindi, congiuntamente ai mezzi finanziari, l’investitore istituzionale offre esperienzeprofessionali, competenze tecnico-manageriali ed una rete di contatti con altriInvestitori Istituzionali.Di fatto, l’attività di investimento istituzionale in Capitale di Rischio può essere perun’impresa la via di finanziamento con <strong>il</strong> più alto potenziale di creazione di valore <strong>il</strong> cuiunico limite, ad oggi, soprattutto in un contesto come quello italiano orientato ad unacultura imprenditoriale chiusa e di tipo fam<strong>il</strong>iare, consiste nelle resistenze oppostedalle imprese all’ingresso nell’azionariato di un socio esterno di r<strong>il</strong>ievo.2. Private Equity e Venture Capital: la <strong>class</strong>ificazione <strong>del</strong>le operazioniNel corso <strong>del</strong> tempo, <strong>il</strong> termine Capitale di Rischio ha subito notevoli evoluzioni che lohanno portato man mano a nuove ridefinizioni: oggi è comunemente accettata lasegmentazione <strong>del</strong> mercato in base alle fasi <strong>del</strong> ciclo di vita <strong>del</strong>l’impresa.Tale mo<strong>del</strong>lo consente di analizzare i fabbisogni strategici (in termini finanziari,organizzativi e manageriali) di un’impresa, in diversi contesti ambientali e nei diversimomenti <strong>del</strong>la sua storia. A ciascuno di questi momenti corrisponderanno specificheattività svolte dagli Investitori Istituzionali. A tal proposito è ut<strong>il</strong>e menzionare la<strong>class</strong>ificazione <strong>del</strong>l'EVCA 3 , l'European Venture Capital Association, (Fig. 1.1).Fig. 1.1 - Classificazione E.V.C.A. e ciclo di vita d’impresaCiclo di vitaNascita/ avvio Sv<strong>il</strong>uppo Maturità DeclinoEarly st agefinancingExpansionfinancingReplacement financingBuyout financingFonte: Rielaborazione Propria da EVCA, Yearbook, 19993E.V.C.A., YEARBOOK, 19994


Gli interventi di early stage si distinguono in seed (finanziamento <strong>del</strong>l’idea) e start upfinancing, e sono finalizzati a finanziarie le primissime fasi d’avvio <strong>del</strong>l’impresa.Gli interventi di expansion capital sono finalizzati a supportare la crescita el’implementazione di programmi di sv<strong>il</strong>uppo di aziende già avviate.Infine, si parla di Replacement financing e Buyout financing in generale riferendosi ainterventi finalizzati a sostituire l’azionariato non più coinvolto nell’attività aziendale(in particolare, se l’intento è sostituire parte <strong>del</strong>l’azionariato si ha un’operazione direplacement financing, se invece l’obiettivo è <strong>il</strong> cambiamento totale <strong>del</strong>la proprietà<strong>del</strong>l’impresa si parla di buyout).E’ bene precisare che tali due ultime attività sono meno legate, rispetto alle altre, aduno specifico stadio <strong>del</strong> ciclo di vita; queste, infatti, supportano una fase dicambiamento <strong>del</strong>l’impresa (soprattutto a livello di struttura proprietaria emanageriale), diffic<strong>il</strong>mente collocab<strong>il</strong>e, almeno concettualmente, in uno specificomomento storico.La <strong>class</strong>ificazione sopra presentata presenta però, come tutte le mo<strong>del</strong>lizzazioni, limitiderivanti dalla incapacità di rappresentare in maniera corretta tutti i casi che possonoverificarsi nella realtà, soprattutto negli attuari contesti economici.Per dare una soluzione a tale problema di <strong>class</strong>ificazione e semplificare <strong>il</strong> discorso,considerando la crescente complessità sia nella definizione di ciclo di vita d’impresa,sia nella tipologia di attività di finanziamento apprestate dagli Investitori Istituzionali,si può attuare la seguente <strong>class</strong>ificazione 4 :• Avvio• Sv<strong>il</strong>uppo• CambiamentoNella fase di avvio e sv<strong>il</strong>uppo intervengono operazioni di Venture Capital, cheriguardano l’acquisizione di partecipazioni tendenzialmente di minoranza; nella fase dicambiamento intervengono operazioni di Buyout che invece sono tendenzialmente dipartecipazioni di maggioranza. Come si nota dalla rappresentazione grafica presentatadi seguito, i tre momenti di vita <strong>del</strong>l’azienda non possono essere divisi in maniera4 “Capitale di Rischio e sv<strong>il</strong>uppo d’impresa”, A. Dessy e J. Vender, Egea, M<strong>il</strong>ano 19965


netta: esistono aree di sovrapposizione, che implicano interventi di <strong>private</strong> <strong>equity</strong> piùcomplessi perché indotti da finalità diverse.Fig. 1.2 La <strong>class</strong>ificazione <strong>del</strong>le attività nel Capitale di Rischio in EuropaPRIVATEEQUITYAvvio Sv<strong>il</strong>uppo CambiamentoVENTURECAPITALBUYOUTFonte: Gervasoni, A., Sattin, F. L., Private Equity e Venture Capital. Manuale di investimento nel capitale dirischio, Guerini Studio, M<strong>il</strong>ano, 20083. Il Mezzanine financeI recenti sv<strong>il</strong>uppi che hanno caratterizzato <strong>il</strong> mercato <strong>del</strong> Private Equity hannofavorito, anche in Italia, l’introduzione di strumenti finanziari innovativi. La frontiera ditale evoluzione è rappresentata dal Mezzanine finance.Il Mezzanino è una forma di finanziamento che si colloca, considerando <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>orischio/rendimento, in una posizione intermedia tra l’investimento in capitale di rischioe quello in capitale di debito, con una scadenza a medio termine generalmentesuperiore ai cinque anni.6


La componente di debito, generalmente in forma di debito subordinato rispetto aldebito senior e remunerata con un tasso d’interesse, può essere assistita da garanziereali e da diritti sulle azioni/quote <strong>del</strong>la società finanziata.Alla luce di tale importante caratteristica la remunerazione <strong>del</strong> finanziamentomezzanino è superiore a quella <strong>del</strong> senior debt, per effetto <strong>del</strong> maggior rischioimplicito nell’operazione di financing.La componente “capitale di rischio” è generalmente sotto forma di diritti (warrant,ecc.) su titoli rappresentativi <strong>del</strong> capitale di rischio <strong>del</strong>l’impresa finanziata (cosiddetto“<strong>equity</strong> kicker”), che consente di beneficiare degli apprezzamenti <strong>del</strong> valore <strong>del</strong>capitale <strong>del</strong>l’impresa finanziata.Nell’<strong>ambito</strong> <strong>del</strong>le operazioni di Private Equity, <strong>il</strong> finanziamento Mezzanino, grazie allanatura intermedia tra debito senior e capitale di rischio, è adatto a soddisfareesigenze particolari, quali:• la volontà degli investitori istituzionali e/o degli azionisti di massimizzarel’efficienza <strong>del</strong>la leva finanziaria senza ricorrere ulteriormente al debito senior;• <strong>il</strong> fabbisogno di finanziamento, complementare ad operazioni di finanzastraordinaria, connesso alla crescita di un’impresa medio-piccola <strong>il</strong> cuiazionariato non desidera subire gli effetti di una d<strong>il</strong>uizione e/o la perdita <strong>del</strong>controllo che conseguirebbero all’emissione di <strong>nuovo</strong> capitale di rischio.Le caratteristiche di flessib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong> prodotto lo rendono particolarmente indicato per leoperazioni di leveraged buy-out, per le operazioni di riorganizzazione, industriale ofinanziaria, e più in generale a supporto di operazioni finanziarie di naturastraordinaria.Il debito mezzanino è uno strumento di finanziamento caratterizzato da un elevatogrado di flessib<strong>il</strong>ità, in quanto può prevedere diverse configurazioni relative allastruttura dei flussi di cassa previsti, in modo da adattarsi nel migliore dei modi alleesigenze <strong>del</strong>l’impresa finanziata.Le caratteristiche di flessib<strong>il</strong>ità e <strong>il</strong> peculiare prof<strong>il</strong>o di rischio-rendimento rendono <strong>il</strong>debito mezzanino uno strumento finanziario particolarmente vantaggioso, non soloper gli investitori che lo sottoscrivono ma anche per gli altri soggetti finanziatori7


(intermediari creditizi in veste di creditori senior e investitori in capitale di rischio)<strong>del</strong>l’impresa emittente.Con particolare riferimento agli investitori mezzanine, si possono elencare alcunivantaggi specifici 5 :• DIVERSIFICAZIONE DI PRODOTTO: collocandosi in posizione intermedia in terminidi rischio e rendimento, fra capitale di debito e capitale di rischio, <strong>il</strong> debitomezzanino rappresenta un efficace veicolo di completamento degli strumentifinanziari a disposizione degli investitori;• GARANZIA DI UN RENDIMENTO CERTO: essendo formalmente rappresentato da untitolo di credito, <strong>il</strong> debito mezzanino offre, a differenza <strong>del</strong> capitale di rischio, lagaranzia di un rendimento certo, rappresentato dagli interessi sullacomponente <strong>del</strong> debito subordinato, limitando in tal modo <strong>il</strong> rischio<strong>del</strong>l’investitore;• POSSIBILITÀ DI INTERVENIRE NEL CAPITALE DI RISCHIO: grazie alla componente<strong>equity</strong> kicker, <strong>il</strong> debito mezzanino offre l’opportunità ai potenziali investitori diintervenire nel capitale di rischio di aziende che altrimenti non avrebberoofferto a investitori esterni la possib<strong>il</strong>ità di partecipare al proprio capitale;• PRESENZA DI UN RENDIMENTO ATTESO ILLIMITATO: grazie alla presenza <strong>del</strong>lacomponente <strong>equity</strong> kicker, nella forma di warrants od opzioni call sui titoliazionari <strong>del</strong>l’impresa finanziata, <strong>il</strong> debito mezzanino, a differenza <strong>del</strong> debitoordinario, è caratterizzato da un rendimento atteso <strong>il</strong>limitato superiormentepoiché l’ut<strong>il</strong>e <strong>del</strong>l’investitore, nel caso di un significativo apprezzamento <strong>del</strong>valore <strong>del</strong> capitale <strong>del</strong>l’impresa finanziata, potrebbe teoricamente raggiungerelivelli particolarmente elevati. 6Il mercato italiano <strong>del</strong> Mezzanino, che oggi occupa <strong>il</strong> 6% <strong>del</strong> mercato europeo, hafatto segnare un trend di crescita positivo negli ultimi anni, in linea con l’andamento5 Sironi, A., I vantaggi <strong>del</strong> mezzanine finance per i diversi soggetti finanziatori, in Forestieri, G, Tasca, R., (acura di), Il Mezzanine Finance. Caratteristiche <strong>del</strong>lo strumento strutture istituzionali analisi di mercato, EgeaM<strong>il</strong>ano, 1994.6 Sironi, A., op. cit., 1994.8


<strong>del</strong> mercato europeo, che cresce <strong>del</strong> 30% annuo. Da una ricerca condottadall’Università di Brescia 7 emerge che nel quadriennio 2003-2006 sono stati investiti1,3 m<strong>il</strong>iardi di euro; la quasi totalità <strong>del</strong>le operazioni è stata impiegata a supporto dioperazioni di Private Equity, quasi esclusivamente di buyout, nelle varianti “first” e“secondary”.4. Il mercato italiano <strong>del</strong> Private EquityAIFI effettua ogni anno uno studio sulla dimensione <strong>del</strong> mercato italiano <strong>del</strong> PrivateEquity, studio che viene presentato nei primi mesi <strong>del</strong>l’anno e pubblicato sul sitowww.aifi.it. 8Si presentano di seguito i risultati <strong>del</strong>lo studio 2007, presentati a Marzo 2008, al finedi dare un’idea <strong>del</strong>le dimensioni <strong>del</strong>l’industria <strong>del</strong> Private Equity in Italia e <strong>del</strong> suotrend di sv<strong>il</strong>uppo.All’interno di un contesto internazionale dinamico e in buona salute, in Italia <strong>il</strong> 2007 èstato un anno record per <strong>il</strong> Private Equity: sono stati investiti, in più di 300investimenti, 4,2 m<strong>il</strong>iardi di Euro. La crescita registrata è <strong>del</strong> 12,5% rispetto al 2006. Ibuy out hanno continuato a rappresentare anche per <strong>il</strong> 2007 <strong>il</strong> segmento di mercatoverso <strong>il</strong> quale è confluita la maggior parte <strong>del</strong>le risorse investite (3.295 m<strong>il</strong>ioni diEuro, in crescita <strong>del</strong> 35% rispetto al 2006), seguito a notevole distanza da quello<strong>del</strong>l'expansion (786 m<strong>il</strong>ioni di Euro).Caratteristica confermata anche nel 2007 è la concentrazione <strong>del</strong> Private Equity suimprese di piccole e medie dimensioni: infatti circa l'80% <strong>del</strong> numero di operazionirealizzate nell'anno ha interessato aziende con un numero di dipendenti inferiore alle250 unità. Le stesse hanno attratto risorse per oltre un m<strong>il</strong>iardo di Euro. E’ importantesottolineare che le analisi recenti dimostrano un impatto economico positivo sulleimprese oggetto di investimento: infatti una recente indagine di7 Osservatorio permanente sul mercato italiano <strong>del</strong> Mezzanine Finance, Analisi <strong>del</strong> mercato italiano 2003-2006, Università degli Studi di Brescia, 2007.8 I dati di seguito presentati sono tratti dalla relazione“Il mercato italiano <strong>del</strong> Private Equity eVenture Capital nel 2007”, presentata <strong>il</strong> 31 marzo 2008 dalla Prof.ssa Anna Gervasoni alConvegno Annuale 2008 <strong>del</strong>l’AIFI (si confronti www.aifi.it)9


PricewaterhouseCoopers dimostra che le operazioni di Private Equity e Venture Capitalfanno registrare performance nettamente superiori a quelle <strong>del</strong>le altre società. 9Le risorse complessivamente affluite agli operatori presenti in Italia nel corso <strong>del</strong> 2007hanno raggiunto la cifra record di 3.028 m<strong>il</strong>ioni di Euro (+33% rispetto al 2006). Il77% <strong>del</strong>le risorse totali è stato raccolto da operatori indipendenti hanno + 61%rispetto al dato <strong>del</strong> 2006). In particolare la crescita che ha interessato le risorsefornite dal comparto assicurativo (+265% rispetto al 2006, per <strong>il</strong> 69% di origineitaliana) e dalle fondazioni bancarie ed accademiche (+399% rispetto al 2006, per <strong>il</strong>68% di matrice nazionale).Con riferimento ai disinvestimenti, l'ammontare disinvestito nel corso <strong>del</strong> 2007,calcolato al costo di acquisto (con esclusione, quindi, dei capital gain), ha raggiunto i2,6 m<strong>il</strong>iardi di Euro (+49% sul dato <strong>del</strong> 2006), distribuiti su 207 dismissioni.Lo studio di AIFI sottolinea anche la ridotta incidenza <strong>del</strong>le svalutazioni, totali oparziali, <strong>del</strong>le partecipazioni in portafoglio (-50% in numero e - 59% in ammontare)che rappresentano, al termine <strong>del</strong> 2007, rispettivamente <strong>il</strong> 4% e l'1% sul totale.Anche con riferimento al numero di operatori, <strong>il</strong> 2007 conferma un trend di sv<strong>il</strong>uppopositivo, dimostrato in primo luogo dall’aumento <strong>del</strong> numero di associati AIFI, chehanno raggiunto quota 120 (tasso di crescita composto annuo <strong>del</strong> 10% nel corso<strong>del</strong>l’ultimo quinquennio).Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o operativo, 108 dei 140 operatori censiti 10 hanno svolto almeno un’attività tra l’investimento, <strong>il</strong> disinvestimento o la raccolta di capitali nel corso <strong>del</strong>2007.Al 31 dicembre 2007, <strong>il</strong> portafoglio complessivo degli investitori attivi in Italiarisultava composto da 1.120 aziende, per un controvalore <strong>del</strong>le partecipazionidetenute, valutato al costo di acquisto, superiore a 12,6 m<strong>il</strong>iardi di Euro.9 PricewaterhouseCoopers, L’impatto economico <strong>del</strong> Private Equity e Venture Capital in Italia,gennaio 2008.10 L’indagine AIFI ha coinvolto, oltre i 120 operatori associati, i membri aderenti all’Associazioneche svolgono attività di investimento, alcuni investitori e istituzioni finanziarie italiane che nonrientrano tra gli associati AIFI, e operatori internazionali che nel 2007 hanno realizzatooperazioni in imprese italiane.10


5. Cenni storiciIl Private Equity si è sv<strong>il</strong>uppato negli Stati Unti, negli anni <strong>del</strong> Secondo Dopoguerra,principalmente grazie all’ampia disponib<strong>il</strong>ità di risparmio a lungo termine, derivantedai fondi pensione e dalle compagnie di assicurazione.Lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>del</strong> mercato è stato sensib<strong>il</strong>mente influenzato dall’emanazione <strong>del</strong>lo SmallBusiness Investment Act <strong>del</strong> 1958 che, attraverso un programma di sostegnopubblico-privato e r<strong>il</strong>evanti agevolazioni fiscali, ha incentivato la nascita di particolaristrutture finanziarie focalizzate sull’investimento nel capitale di rischio <strong>del</strong>le giovaniimprese. 11Il mercato europeo è nato sulla scia <strong>del</strong>l’esperienza statunitense, anche se <strong>il</strong> confrontofra le due realtà fa emergere profonde differenze: in Europa la principale fonte per laraccolta dei fondi sono le banche mentre negli USA ruolo di primo r<strong>il</strong>ievo è ricopertoda fondi pensione, compagnie assicurative e investitori industriali.In <strong>ambito</strong> europeo, data importante è <strong>il</strong> 1983, anno in cui viene fondata l’EuropeanPrivate Equity & Venture Capital Association (EVCA) con l’obiettivo di promuovere <strong>il</strong>mercato <strong>del</strong> capitale di rischio in Europa, attraverso la crescita sia qualitativa chequantitativa degli operatori.Sebbene le istituzioni europee miravano alla costruzione di un unico mercato cheavrebbe potuto competere con quello americano, l’area europea si è semprecontraddistinta per una forte frammentazione dovuta alle azioni competitiveintraprese singolarmente dagli Stati.In Italia, la nascita <strong>del</strong> Private Equity si fa convenzionalmente risalire al 1986, data dicostituzione <strong>del</strong>l’AIFI, Associazione Italiana <strong>del</strong>le Finanziarie di Investimento, ogginota come Associazione Italiana <strong>del</strong> Private Equity e <strong>del</strong> Venture Capital.11 Carlotti, M., Mougenot G., Il Private Equity. tutto quello che bisogna sapere sul capitale di rischio, a cura diArgos Soditic, De Vecchi Editore, M<strong>il</strong>ano 2001.11


Capitolo 2. Private Equity come nuova asset <strong>class</strong> per <strong>il</strong> <strong>private</strong>banking1. Le tipologie di investitori: qualificati e pubblico risparmioIl <strong>private</strong> <strong>equity</strong>, soprattutto grazie allo sv<strong>il</strong>uppo <strong>del</strong> mercato degli ultimi anni, è oggiconsiderato una vera e propria asset <strong>class</strong> per le attività di investimento ed inparticolare per le attività di <strong>private</strong> banking.In quest’ultimo <strong>ambito</strong>, l’attività di investimento può essere condotta in manieradifferente a seconda che <strong>il</strong> cliente sia o meno un investitore qualificato.Il D.M <strong>del</strong> 24 maggio 1999 12 definisce investitori qualificati coloro che sono inpossesso di una specifica competenza ed esperienza in materia finanziaria.I soggetti che per definizione vengono riconosciuti come investitori qualificati sono iseguenti:• le imprese di investimento, le banche, gli agenti di cambio, le S.g.r, le Sicav(società di investimento a capitale variab<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> cui prof<strong>il</strong>o giuridico è dallegislatore regolato rimandato alle parti inerenti ai fondi aperti armonizzati enon), i fondi pensione, le imprese di assicurazione, le società finanziariecapogruppo di gruppi bancari e i soggetti iscritti negli elenchi previsti dagli art.106, 107 e 113 <strong>del</strong> Testo Unico Bancario (TUB);• i soggetti esteri autorizzati a svolgere le medesime attività di cui sopra;• le fondazioni bancarie;• le persone fisiche o giuridiche e gli enti in possesso di una specifica competenzaed esperienza in operazioni in strumenti finanziari.Viene, invece, riconosciuto come appartenente alla categoria <strong>del</strong> pubblico risparmiol’investitore che non rientra tra quelli definiti investitori qualificati dal TUF e che nonpossiede specifiche competenze ed esperienza in operazioni in strumenti finanziari.12 Art.1, comma 1, lettera h12


Normalmente, <strong>il</strong> pubblico risparmio può effettuare attività di investimento solo afronte di un prospetto informativo che in maniera chiara e inequivocab<strong>il</strong>e <strong>il</strong>lustri tutti irischi impliciti <strong>del</strong>l’investimento, i costi da sostenere e l’eventuale rendimento.Il TUF, nell’articolo 96, a differenza di quanto previsto per gli investitori qualificati,prevede una serie di norme che limitano le attività di investimento <strong>del</strong>l’operatore di<strong>private</strong> <strong>equity</strong> che si rivolga al pubblico risparmio.2. Il ruolo <strong>del</strong> <strong>private</strong> bankingLe due suddette tipologie di investitori (qualificati e pubblico risparmio) possono agiredirettamente, sottoscrivendo in proprio quote di fondi di <strong>private</strong> <strong>equity</strong>, oppuretramite soggetti specializzati, che possono essere intermediari (investimento indiretto,effettuato dall’intermediario per conto <strong>del</strong> cliente) o consulenti (investimento direttoda parte <strong>del</strong> cliente). Il <strong>private</strong> banking può avere un ruolo in entrambi i casi.Nel primo caso (investimento da parte di un intermediario) <strong>il</strong> <strong>private</strong> banker puòsupportare <strong>il</strong> cliente nella scelta <strong>del</strong>l’intermediario o addirittura fungere daintermediario stesso. La scelta <strong>del</strong>l’investitore di rivolgersi a intermediari<strong>del</strong>l’investimento può avvenire tipicamente per due motivi:1. quando l’oggetto <strong>del</strong>l’investimento selezionato è un fondo la cui quota diinvestimento minima è molto elevata (si pensi ai cosiddetti “mega-fund” nonquotati, accessib<strong>il</strong>i solo ad istituzioni finanziarie molto grandi) e normalmentecollocata tra un gruppo ristretto di investitori. In tale caso, infatti, alcuniinvestitori finanziari possono intermediare l’attività di investimento in <strong>private</strong><strong>equity</strong> acquisendo quote in grossi fondi e frazionando queste su un gruppo dipiccoli investitori, dando loro la possib<strong>il</strong>ità di accedere ad investimenti destinatia soggetti di taglio più grande;2. quando <strong>il</strong> soggetto non ha la volontà o le competenze per effettuare i singoliinvestimenti che andranno a comporre <strong>il</strong> suo portafoglio e pertanto investiràdirettamente in un intermediario finanziario, tipicamente holding dipartecipazioni, che, attraverso un apposito team di gestione, si preoccuperà dieffettuare gli investimenti in nome e per conto dei suoi azionisti.Nel secondo caso, <strong>il</strong> <strong>private</strong> banker svolgerà la sua funzione di consulente<strong>del</strong>l’investimento e si preoccuperà di indicare al proprio cliente gli investimenti in13


<strong>private</strong> <strong>equity</strong> più coerenti rispetto alla composizione <strong>del</strong> suo portafoglio, <strong>del</strong> suoprof<strong>il</strong>o di rischio-rendimento e soprattutto <strong>del</strong> suo status giuridico di investitore.3. Perché investire nel Private Equity?La logica fondamentale che sta alla base <strong>del</strong>la decisione di procedere ad effettuare uninvestimento nel settore <strong>del</strong> <strong>private</strong> <strong>equity</strong> è di migliorare <strong>il</strong> rapporto tra rischio erendimento di un portafoglio di titoli.L’attività di investimento nel Private Equity offre all’investitore l’opportunità diottenere un ritorno assoluto maggiore attraverso un ampliamento <strong>del</strong>ladiversificazione <strong>del</strong> portafoglio.Vediamo nel dettaglio le principali ragioni evidenziate dall’EVCA 13 per cui investire in<strong>private</strong> <strong>equity</strong>.1. OUT-PERFORMANCE DI LUNGO PERIODOI ritorni di lungo periodo <strong>del</strong> <strong>private</strong> <strong>equity</strong> rappresentano un premio rispetto alleperformance registrate dalle azioni quotate. Ciò è stato registrato negli USA negliultimi venti anni e nella stessa Europa, a seguito <strong>del</strong>l’aumento <strong>del</strong> numero di fondi di<strong>private</strong> <strong>equity</strong>, negli ultimi dieci anni.13 EVCA; Why and how to invest in Private Equity, Special paper written by Alex Bance, 2007,www.evca.com14


Fig.2.1 Out-performance di lungo periodoFonte: EVCA, 2007, op.citUn premio di tale entità, notevolmente superiore a quelli <strong>del</strong>le asset <strong>class</strong>convenzionali, giustifica <strong>il</strong> differente prof<strong>il</strong>o di rischio <strong>del</strong> <strong>private</strong> <strong>equity</strong>.2. POSSIBILITÀ DI INVESTIRE IN AZIENDE PROMETTENTIL’approccio di un operatore di <strong>private</strong> <strong>equity</strong> è di tipo hands-on, ossia non apportasolo capitali ma anche conoscenze e competenze. Ciò significa che una voltaindividuata un’azienda con alto potenziale di crescita, l’operatore sarà direttamenteimpegnato a far si che tale crescita si manifesti realmente.Parte <strong>del</strong> team <strong>del</strong>l’operatore sarà concentrato sulla società target in manieraesclusiva, fino a quando l’investimento non sarà realizzato, a differenza di quantoavviene in un fondo aperto dove <strong>il</strong> team di investimento segue più societàcontemporaneamente. Pertanto l’investitore ha la possib<strong>il</strong>ità di vedere investire ipropri soldi da un soggetto quasi interamente dedicato a quello specificoinvestimento.15


Questo approccio è fondamentale dal momento che si investe in aziende con altepotenzialità di crescita, in cui è fondamentale cavalcare la crescita.3. RITORNI ASSOLUTIPerché le prassi di mercato impongono una struttura di remunerazione a favore deglioperatori di <strong>private</strong> <strong>equity</strong> in gran parte basata sulle performance ottenute. in sintesi,l’operatore di <strong>private</strong> <strong>equity</strong> viene remunerato se e solo se riesce a far guadagnarel’investitore. Attraverso <strong>il</strong> meccanismo <strong>del</strong> “carried interest” l’operatore di <strong>private</strong><strong>equity</strong> viene remunerato nel momento in cui riesce a superare una soglia minima direndimento prestab<strong>il</strong>ita con l’investitore. ciò garantisce <strong>il</strong> massimo impegno da parte<strong>del</strong> team.4. LA DIVERSIFICAZIONE DEL PORTAFOGLIO MIGLIORA LE CARATTERISTICHE DI RISCHIOE VOLATILITÀAll’interno di un portafoglio b<strong>il</strong>anciato, l’introduzione <strong>del</strong> <strong>private</strong> <strong>equity</strong> può migliorarela diversificazione.Sebbene la correlazione dei ritorni tra <strong>il</strong> <strong>private</strong> <strong>equity</strong> e le <strong>class</strong>i di azioni quotate èampiamente discussa e richiede ulteriori approfondimenti, i numeri presentatidall’EVCA mostrano una bassa correlazione.Tab. 2.1 Correlazione <strong>del</strong> <strong>private</strong> <strong>equity</strong> con le altre asset <strong>class</strong>Fonte: EVCA, 2007, op.cit16


Come risultato, l’inserimento <strong>del</strong> <strong>private</strong> <strong>equity</strong> in un portafoglio b<strong>il</strong>anciato può ridurrela volat<strong>il</strong>ità e può contribuire ad un miglioramento <strong>del</strong> prof<strong>il</strong>o di rischio.Questo può consentire ritorni attesi migliori per stesso livello di rischio o una riduzione<strong>del</strong> livello di rischio nel portafoglio, preservando <strong>il</strong> ritorno obiettivo.Fig.2.2 Gli effetti <strong>del</strong>la diversificazioneFonte: EVCA, 2007, op.cit5. ACCESSO A INFORMAZIONI INTERNEGli operatori di <strong>private</strong> <strong>equity</strong> sono in grado di ottenere una più ampia quantità diinformazioni sugli investimenti nelle aziende target. Questo aiuta i manager a valutaremolto più accuratamente la profittab<strong>il</strong>ità <strong>del</strong> business plan <strong>del</strong>l’azienda proposta e aprogrammare la strategia di investimenti per ottenere le performance desiderate. Taleelevato livello di disclosure contribuisce in maniera significativa a ridurre <strong>il</strong> rischiodegli investimenti in <strong>private</strong> <strong>equity</strong>. Informazioni analoghe nei mercati pubblicisarebbero considerate “insider information”.17


6. CAPACITÀ DI INFLUENZARE LA GESTIONEGli operatori di <strong>private</strong> <strong>equity</strong> in genere cercano la partecipazione attiva nelladirezione strategica <strong>del</strong>l’impresa, dallo sv<strong>il</strong>uppo <strong>del</strong> business plan alla selezione deisenior executives, alle strategie di fusione e acquisizione, ecc.La partecipazione alla corporate governance, consente inoltre di avere un controllodiretto sulla gestione <strong>del</strong>l’impresa.Altro aspetto, l’implementazione <strong>del</strong>la strategia può di norma produrre effetti piùevidenti in assenza <strong>del</strong>la regolamentazione tipica <strong>del</strong> pubblico mercato. Tale flessib<strong>il</strong>itàrappresenta un ulteriore aspetto che riduce <strong>il</strong> rischio di investimenti in <strong>private</strong> <strong>equity</strong>.7. CAPACITÀ DI SFRUTTARE L’EFFETTO LEVAGli operatori di <strong>private</strong> <strong>equity</strong>, soprattutto nelle operazioni leveraged, sono in grado direndere efficiente l’ut<strong>il</strong>izzo <strong>del</strong>la leva. Questi tendono ad organizzare <strong>il</strong> finanziamentodi ciascun portafoglio nel modo più efficiente possib<strong>il</strong>e, facendo ampio ut<strong>il</strong>izzo diopzioni di prestito dai debiti senior al mezzanine capital, al debito high yield. I ritorni<strong>del</strong>l’<strong>equity</strong> vengono potenzialmente aumentati dall’organizzazione efficiente <strong>del</strong>reperimento di finanziamenti,. In più, dal momento che la leva è organizzata a livelloaziendale e non a livello di fondo, vi è un beneficio specifico: se l’azienda inportafoglio fallisce, per ripagare i suoi debiti non è coinvolto <strong>il</strong> resto <strong>del</strong> portafoglio.Così l’investitore ottiene un effettivo beneficio di un portafoglio con effetto leva conminor rischio.4. Alcune criticità <strong>del</strong>l’investimento in <strong>private</strong> <strong>equity</strong>L’EVCA, esplicita, inoltre, caratteristiche <strong>del</strong>l’investimento in <strong>private</strong> <strong>equity</strong> chel’investitore può considerare non positivi 14 :1. INVESTIMENTO DI LUNGO PERIODO:In generale, l’intervallo di tempo che intercorre tra l’investimento e la suarealizzazione può essere in media di tre o più anni. Dal momento che <strong>il</strong> portafogliosottoscritto è meno liquido, la struttura dei fondi di <strong>private</strong> <strong>equity</strong> è generalmente una14 www.evca.com18


struttura chiusa, ovvero l’investitore ha possib<strong>il</strong>ità molto limitate o addirittura nulle diritirare i propri investimenti durante la vita <strong>del</strong> fondo. Sebbene l’investitore possaricevere distribuzione di liquidità durante la vita <strong>del</strong> fondo, <strong>il</strong> timing di questi ènormalmente incerto. Il rischio di liquidità è uno <strong>del</strong>le principali caratteristiche dirischio <strong>del</strong>l’asset <strong>class</strong>. Il <strong>private</strong> <strong>equity</strong> dovrebbe essere quindi inteso some unastrategia di investimento di lungo periodo.2. INCREASED RESOURCE REQUIREMENTEssendo gli investimenti in <strong>private</strong> <strong>equity</strong> molto complessi e lunghi non è fac<strong>il</strong>e perl’investitore controllare l’andamento dei propri investimenti. Questi hanno accesso alleinformazioni in intervalli temporali molto ampi.Come conseguenza <strong>del</strong>lo st<strong>il</strong>e di investimento tipico <strong>del</strong> settore e <strong>del</strong>la riservatezza<strong>del</strong>le informazioni sugli investimenti, <strong>il</strong> compito di valutare i meriti di differenti gestoridi fondi di <strong>private</strong> <strong>equity</strong> è di conseguenza più complesso, rispetto alla valutazione deigestori di fondi quotati. Questo rende la selezione <strong>del</strong>l’investimento in fondi di <strong>private</strong><strong>equity</strong> un investimento molto più resource-intensive rispetto all’investimento in altrifondi. Allo stesso modo, anche <strong>il</strong> monitoraggio <strong>del</strong>le performance <strong>del</strong> fondo èun’attività che richiede notevoli sforzi.3. INVESTIMENTI “BLIND POOL” (MANDATO VINCOLANTE)Nel momento in cui l’investitore acquista una quota <strong>del</strong> fondo, lascia ampia libertà aigestori <strong>del</strong> fondo di selezionare le aziende su cui investire. Al momento <strong>del</strong>lasottoscrizione non vi è la possib<strong>il</strong>ità di conoscere a priori la configurazione <strong>del</strong>portafoglio <strong>del</strong> fondo perché questo non è ancora definito.5. Le modalità di investimento nel <strong>private</strong> <strong>equity</strong>Le modalità fondamentali per l’investitore per poter investire nel <strong>private</strong> <strong>equity</strong> sonotre:1. in modo diretto entrando nel capitale <strong>del</strong>la società target;2. sottoscrivendo una quota di un fondo di <strong>private</strong> <strong>equity</strong> (fondi diretti,fondi di fondi, azioni di società di investimento quotate su segmento diborsa MTF3);19


3. sottoscrivendo strumenti finanziari i cui rendimenti sono parametrati afondi di <strong>private</strong> <strong>equity</strong> (Polizze Unit Linked, ETF su indici di borsa legatia fondi di <strong>private</strong> <strong>equity</strong>).Fig. 2.3 Le modalità per investire nel <strong>private</strong> <strong>equity</strong>Azienda xFondo AAzienda yInvestitoreFondo difondiFondo BFondo CAzienda zAzienda jAzienda wETF/ PolizzaPaniere difondiAzienda hAzienda kFonte: Nostra ElaborazioneL’investimento diretto in un’impresa target, confrontato con l’investimento in fondirichiede molti più capitali (per ottenere la medesima diversificazione), un diversoinsieme di competenze, più risorse e differenti tecniche di valutazione.Mentre la necessità di capitali può essere mitigata attraverso co-investimenti con unfondo, ottenendo ritorni elevati, si è comunque sottoposti ad un rischio più elevato edesiste la possib<strong>il</strong>ità di perdere <strong>del</strong> tutto <strong>il</strong> capitale investito.La strategia di investimento diretto è suggerita solamente a investitori esperti in<strong>private</strong> <strong>equity</strong>. Per la maggior parte degli investitori è suggerito l’investimentoindiretto.Le modalità di investimento indiretto sono presentate in maniera più specifica neicapitoli successivi; in particolare nel capitolo 5 si esplicitano le caratteristiche dei fondimob<strong>il</strong>iari chiusi e si suggerisce un approccio da seguire nella costruzione <strong>del</strong>portafoglio; nel capitolo 6 si presentano i nuovi strumenti finanziari dedicatiall’investimento in <strong>private</strong> <strong>equity</strong>.20


Capitolo 3. I fondi mob<strong>il</strong>iari chiusi1. Le tipologie di operatoriLe principali categorie di operatori professionali che realizzano attività di investimentonel capitale di rischio sono le seguenti 15 :• banche d’affari• divisioni di banche commerciali e di compagnie assicurative• fondi chiusi a carattere sovrannazionale/internazionale (International funds)• fondi chiusi a carattere locale/regionale (local/regional funds)• finanziarie di partecipazione di emanazione privata o industriale• operatori pubblici.Tali soggetti sono disciplinati dal Testo Unico in materia bancaria, decreto legislativo1/09/1993, n. 385 e successive modifiche.Una importante <strong>class</strong>ificazione, con riferimento all’insieme degli operatori di naturaprivata, distingue tra operatori captive e operatori indipendenti.I primi nascono come emanazione diretta di altre istituzioni finanziarie o industriali,hanno come fonte di approvvigionamento prioritaria la società capogruppo o altreimprese aff<strong>il</strong>iate e ricorrono al mercato dei capitali per l’ulteriore raccolta di risorsefinanziarie. Un esempio di operatori captive è rappresentato dalle divisioni merchant<strong>del</strong>le banche commerciali che, per lo svolgimento <strong>del</strong>l’attività di investimento,attingono dal patrimonio di vig<strong>il</strong>anza <strong>del</strong>le banche stesse.Al contrario, gli operatori indipendenti non hanno un investitore “di riferimento” epropongono i loro servizi di intermediazione ad una pluralità di investitori.In Italia vi è una prevalenza di operatori captive, determinata dal tradizionaleorientamento banco-centrico <strong>del</strong> mercato dei capitali.15 Gervasoni, A., Sattin, F.L., Private Equity e Venture Capital. Manuale di investimento nelcapitale di rischio., Guerini Studio, M<strong>il</strong>ano, 2008.21


2. I Fondi chiusi 16Tra gli investitori istituzionali nel capitale di rischio, i fondi chiusi di investimentorappresentano, in tutto <strong>il</strong> mondo, <strong>il</strong> principale strumento attraverso <strong>il</strong> quale sieffettuano investimenti nel capitale di rischio.Nel presente capitolo, si focalizza l’attenzione sui fondi chiusi perché questirappresentano l’unico veicolo che offre la possib<strong>il</strong>ità a soggetti investitori, qualificati enon, di accedere al capitale di rischio. Un dato per tutti: nel 2006 alle Società diGestione <strong>del</strong> Risparmio (S.g.r.) che gestiscono fondi chiusi di diritto italiano èattribuib<strong>il</strong>e ben <strong>il</strong> 60% dei capitali raccolto (861 m<strong>il</strong>ioni di euro).In Italia i fondi mob<strong>il</strong>iari chiusi sono stati introdotti con la legge <strong>del</strong> 14 Agosto <strong>del</strong>1993, sono attualmente regolati dal Testo Unico <strong>del</strong>la Finanza (dall’articolo 36 al 42),di recente modificati dal D.M. n. 228 <strong>del</strong> 1999 e dal regolamento <strong>del</strong> 14 Apr<strong>il</strong>e 2005.Tali fondi raccolgono capitali attraverso l’emissione di quote per investirliprevalentemente in titoli di società non quotate. Si parla di fondi chiusi perché, adifferenza dei fondi aperti, essi non consentono <strong>il</strong> riscatto <strong>del</strong>le quote in manieracontinuativa ma, di norma, solo alla scadenza prefissata dal regolamento, nonché per<strong>il</strong> differente prof<strong>il</strong>o di rischio determinato dalla politica di investimento <strong>del</strong> fondo,orientata all’acquisizione di partecipazioni azionarie in imprese non quotate e pertantonon di fac<strong>il</strong>e smob<strong>il</strong>izzo.La partecipazione al fondo comune avviene tramite l’acquisto ad un determinatoprezzo <strong>del</strong>le cosiddette “quote di partecipazione al fondo”: <strong>il</strong> sottoscrittore èproprietario di una fetta <strong>del</strong> patrimonio <strong>del</strong> fondo, tanto più grande quanto più quotedi partecipazione egli possiede. Acquistata la quota, i sottoscrittori lasciano alla S.g.r.<strong>il</strong> compito di gestire la somma versata.Il sottoscrittore al quale si rivolge questo tipo di fondo è tipicamente un soggetto,investitore individuale o istituzionale, in grado di assumersi un elevato rischio, inattesa di un elevato rendimento, da realizzare <strong>del</strong> medio-lungo termine. In questomodo <strong>il</strong> gestore può disporre di un patrimonio stab<strong>il</strong>e e investirlo in titolo di nonpronta liquidab<strong>il</strong>ità.16 La normativa vigente prevede due tipologie di fondi chiusi: mob<strong>il</strong>iari e immob<strong>il</strong>iari. Nellapresente trattazione si farà esclusivo riferimento ai fondi chiusi di tipo mob<strong>il</strong>iare.22


Il fondo chiuso costituisce patrimonio distinto a tutti gli effetti dal patrimonio <strong>del</strong>lasocietà di gestione <strong>del</strong> risparmio che lo gestisce e da quelli dei partecipanti nonché daquello di ogni altro fondo chiuso gestito dalla medesima società di gestione <strong>del</strong>risparmio. Le azioni dei creditori dei singoli partecipanti sono ammesse soltanto sullequote di partecipazione dei medesimi.In sintesi gli aspetti r<strong>il</strong>evanti <strong>del</strong>l’investimento in un fondo mob<strong>il</strong>iare chiuso:• RENDIMENTO: le quote di fondi comuni chiusi possono assim<strong>il</strong>arsi,relativamente al rendimento, ai titoli privi di cedola, <strong>il</strong> che significa che durantela loro vita la S.g.r. può non erogare flussi di cassa intermedi (l’erogazione diflussi di cassa intermedi dipende dal regolamento <strong>del</strong> fondo e, ove possib<strong>il</strong>e,dalla discrezionalità <strong>del</strong> gestore).Il valore <strong>del</strong>la quota, rappresentativa <strong>del</strong> patrimonio <strong>del</strong> fondo, dipenderà daquanto quest’ultimo si rivaluterà nel corso <strong>del</strong> tempo, fino alla data d<strong>il</strong>iquidazione finale.• RISCHIO: Mentre i fondi aperti investono di norma in titoli quotati, i fondi chiusiinvestono principalmente in titoli (azioni, obbligazioni) di aziende mediopiccole, non quotate in borsa, ma ad elevato potenziale di crescita (growthstocks). Tali fondi. pertanto, si rivolgono ai risparmiatori con un orizzontetemporale di lungo termine e con una elevata propensione al rischio.Un’interessante modalità di diversificazione <strong>del</strong> rischio nel <strong>private</strong> <strong>equity</strong> sono ifondi di fondi 17 che sottoscrivono quote di una pluralità di fondi mob<strong>il</strong>iari chiusi,molto spesso eterogenei tra loro.• SOGLIA MINIMA DI INVESTIMENTO: i fondi chiusi si rivolgono ai risparmiatori inpossesso di un consistente patrimonio da investire: l’ammontare minimo diogni singola sottoscrizione, sia per i fondi reta<strong>il</strong> che per i fondi riservati ainvestitori qualificati, è di 50.000 Euro.• LIQUIDABILITÀ: I fondi chiusi si caratterizzano per <strong>il</strong> fatto che chi vi partecipanon può richiedere <strong>il</strong> rimborso <strong>del</strong>la quota prima <strong>del</strong>la scadenza <strong>del</strong> fondo; puòperò vendere la quota a terzi, pertanto può verificarsi che i titolari <strong>del</strong>le quoteal momento <strong>del</strong>la scadenza <strong>del</strong> fondo non coincidano con gli iniziali17 Si precisa che questa non è l’unica ragione per cui vengono costituiti i fondi di fondi. Per unapprofondimento, si confronti la nota 13 <strong>del</strong> presente lavoro.23


sottoscrittori. Nel complesso si può dire che i fondi chiusi sono un tipo diprodotto non fac<strong>il</strong>mente liquidab<strong>il</strong>e. Una novità che ha recentementeinteressato <strong>il</strong> mercato italiano <strong>del</strong> <strong>private</strong> <strong>equity</strong> è la nascita dei cosiddetti fondidi secondario, operatori specializzati nell’acquisto di quote di fondi chiusi infase avanzata di operatività.Si possono individuare cinque tipologie di fondi chiusi:• fondi chiusi non riservati• fondi chiusi riservati• fondi speculativi (hedge fund)• fondi di fondi• fondi di secondario (secondary fund)I paragrafi che seguono ne esplicitano le principali caratteristiche.2.1 I Fondi chiusi reta<strong>il</strong> (non riservati)Il fondo chiuso non riservato (fondo reta<strong>il</strong>) è così definito perché si rivolge al pubblicorisparmio 18 .Può investire:• in strumenti finanziari quotati, quali azioni, obbligazioni e altri strumentiriconducib<strong>il</strong>i al capitale di rischio o di debito di una stessa impresa emittente,per un ammontare che non superi <strong>il</strong> 15% <strong>del</strong> totale <strong>del</strong>le attività <strong>del</strong> fondo;• in strumenti finanziari derivati quotati per un ammontare che non superi <strong>il</strong>5% <strong>del</strong> totale <strong>del</strong>le attività <strong>del</strong> fondo; inoltre, è importante precisare che,quando si tratta di titoli derivati (opzioni, warrants) aventi per oggetto titoli disingole imprese emittenti, essi vengono equiparati a operazioni a termine suititoli sottostanti e pertanto incidono anch’essi sul limite all’investimentorichiamato nel punto precedente;• in strumenti finanziari non quotati (azioni, obbligazioni, ecc.) di una stessaimpresa emittente o emessi da più imprese appartenenti allo stesso gruppo18 Si precisa che nel paragrafo 4 <strong>del</strong> presente capitolo si presenterà <strong>il</strong> decreto MIFID, che va adintegrare la normativa vigente.24


per un ammontare che non superi <strong>il</strong> 20% <strong>del</strong> totale <strong>del</strong>le attività; lanormativa non vieta che <strong>il</strong> 100% <strong>del</strong> patrimonio <strong>del</strong> fondo sia investito in titolinon quotati di più imprese emittenti;• in parti di altri fondi chiusi italiani o esteri, aperti armonizzati e non,speculativi, per un ammontare che non superi <strong>il</strong> 20% <strong>del</strong> totale <strong>del</strong>le attività<strong>del</strong> fondo.Per quanto riguarda invece i limiti all’esercizio <strong>del</strong> diritto di voto nelle impreseemittenti, si evidenzia che in imprese quotate <strong>il</strong> limite è pari al 10%; tale limite puòessere superato solo “in <strong>ambito</strong> di operazioni volte a valorizzare la partecipazionedetenuta con l’obiettivo di cederla in un orizzonte temporale coerente con la politica diinvestimento <strong>del</strong> fondo” (è in sostanza <strong>il</strong> caso rappresentato dai fondi chiusi di <strong>private</strong><strong>equity</strong> e di venture capital); questa rappresenta una novità molto importante inquanto assegna ai fondi chiusi la possib<strong>il</strong>ità di conseguire partecipazioni di r<strong>il</strong>ievo oaddirittura (nei casi limite) di maggioranza nel capitale di imprese quotate.2.2 I fondi chiusi riservati a investitori qualificatiI fondi riservati sono stati introdotti in Italia dal D.M. n. 228 <strong>del</strong> 1999.L’elemento di novità che caratterizza i fondi riservati è rappresentato dal fatto chetale tipologia di fondo può essere sottoscritta solo da investitori istituzionali e non èpertanto aperta al pubblico dei risparmiatori. L’importanza di questa nuova tipologiadi fondi è essenzialmente legata al fatto che proprio in quanto <strong>il</strong> fondo può essereinvestito solo da soggetti qualificati, tale veicolo giuridico può derogare alle normeprudenziali inerenti l’attività di investimento riguardanti i fondi chiusi vistiprecedentemente (fondi infatti che, per differenziarsi dai fondi riservati, vengonoanche chiamati fondi reta<strong>il</strong> e ciò per sottolineare <strong>il</strong> loro orientamento verso <strong>il</strong> pubblicodei risparmiatori).In sostanza, <strong>il</strong> fondo mob<strong>il</strong>iare riservato a investitori qualificati non solo, come i fondichiusi reta<strong>il</strong>, non presenta limiti all’investimento rispetto al capitale di rischio<strong>del</strong>l’impresa finanziata, ma diversamente dai primi, può derogare in tutto o in partedalla disciplina in materia di contenimento e frazionamento <strong>del</strong> rischio.25


Infine, ulteriori due aspetti peculiari che caratterizzano tale tipologia di fondi riservatirispetto ai chiusi reta<strong>il</strong> sono rappresentati dalla particolare modalità di raccolta deicapitali e dal valore <strong>del</strong>le sottoscrizioni. Per quanto riguarda la modalità di raccolta, siprevede la facoltà per la società che istituisce e/o gestisce <strong>il</strong> fondo di richiamare iversamenti relativi alle quote sottoscritte non più in un’unica soluzione ma solo inoccasione <strong>del</strong>le operazioni di investimento <strong>del</strong> fondo (drawdown); per quantoconcerne invece <strong>il</strong> valore <strong>del</strong>le sottoscrizioni, la normativa prevede una sottoscrizioneminima di 50.000 euro.Tali aspetti confermano comunque l’orientamento <strong>del</strong>la normativa, che risultaimprontata ad assicurare la massima flessib<strong>il</strong>ità nella definizione <strong>del</strong>le politiche diinvestimento <strong>del</strong> fondo.Tab. 3.1 Confronto fondi reta<strong>il</strong> e fondi riservatiFondi reta<strong>il</strong> (destinati al pubblico)Fondo riservato a investitori qualificatiDurata <strong>del</strong> fondo30 anni+ eventuale proroga di 3 anni concessa dalla Banca d’Italia, ove previsto dal regolamento esu richiesta <strong>del</strong>la S.g.r.Capitale socialeminimo S.G.R.1 Ml €Eventuale necessità di incremento a fronte<strong>del</strong> rispetto <strong>del</strong> requisito di “adeguatezzapatrimoniale” con riferimento alla necessitàdi sottoscrivere un controvalore <strong>del</strong> 2% <strong>del</strong>patrimonio <strong>del</strong> fondo fino ad un massimo di150 mln € e di una quota pari all’1% <strong>del</strong>valore iniziale <strong>del</strong>le risorse eccedenti 150mln €1 Ml €È prevista una deroga per i fondi per laricercaQuota minima disottoscrizione50.000 €RaccoltaIl patrimonio deve essere raccolto medianteuna o più emissioni, secondo le modalitàstab<strong>il</strong>ite dal regolamento, di quote chedevono essere sottoscritte entro 18 mesidalla pubblicazione <strong>del</strong> prospetto. Iversamenti relativi alle quote disottoscrizione devono avvenire, in un’unicasoluzione, entro <strong>il</strong> termine stab<strong>il</strong>ito dalregolamentoLiceità <strong>del</strong> draw down.I versamenti possono essere effettuati in piùsoluzioni, a seguito <strong>del</strong>l’impegno <strong>del</strong>sottoscrittore a effettuare <strong>il</strong> versamento surichiesta <strong>del</strong>la S.G.R. in funzione <strong>del</strong>leesigenze di investimento.Quotazione deicertificatiNon esiste alcun obbligoContenuto minimo<strong>del</strong> regolamentoDettagliati criteri di redazionePossib<strong>il</strong>ità di omettere informazioni generali26


Collocamento<strong>del</strong>le quoteProcedura di sollecitazione all’investimentoPrivate placementLimitiall’investimento instrumentifinanziari nonquotati di unostesso emittenteLimitiall’investimento instrumentifinanziari emessida più società<strong>del</strong>lo stessogruppo diverso daquello <strong>del</strong>la S.G.R.Limitiall’investimento instrumentifinanziari quotatidi uno stessoemittenteLimiti alladetenzione didiritti di voto20% <strong>del</strong> totale <strong>del</strong>le attività Possib<strong>il</strong>ità di deroga30% <strong>del</strong> totale <strong>del</strong>le attività Possib<strong>il</strong>ità di deroga15% <strong>del</strong> totale <strong>del</strong>le attività Possib<strong>il</strong>ità di deroga10% se la società è quotata, con possib<strong>il</strong>ità di deroga per operazioni volte a valorizzare lapartecipazione nell’ottica di <strong>private</strong> <strong>equity</strong>Assunzione diprestitiConcessione diprestitiEntro <strong>il</strong> 10% <strong>del</strong> NAV, per rimborsi anticipatie per l’acquisto di partecipazioniPurchè funzionali o complementariall’acquisto di partecipazioni (entrano nelcalcolo dei limiti di concentrazione)Deroghe in relazione a particolari operazionidi investimento coerenti con la gestione <strong>del</strong>fondoPossib<strong>il</strong>ità di derogaFonte: Gervasoni, A., Sattin, F.L., Private Equity e Venture Capital. Manuale di investimento nel capitale dirischio, Guerini Studio, M<strong>il</strong>ano, 2008.Come rappresentato nella figura successiva, <strong>il</strong> numero dei fondi chiusi è andatocrescendo, a partire dal 1995: in dieci anni si è passati da 5 fondi a 62 nel 2005, diquesti 16 sono fondi reta<strong>il</strong> e 46 fondi riservati. I fondi riservati fanno la loro primaapparizione sul mercato nel 2001.27


Fig. 3.1 Evoluzione <strong>del</strong> numero di fondi chiusiFonte: Banca d’Italia, Relazione annuale 2007, www.bancaditalia.itSi presentano di seguito alcune caratteristiche dei fondi chiusi esistenti oggi sulmercato italiano.Tab. 3.2 Alcune caratteristiche dei fondi chiusi esistenti oggi sul mercatoFonte: Gervasoni, A., Bechi, A., "I fondi chiusi di <strong>private</strong> <strong>equity</strong> nell'esperienza italiana", Il Mulino, Bologna,200728


2.3 I fondi speculativi (hedge fund)Con riferimento alle tipologie di fondi chiusi, la situazione in Italia è in fase dievoluzione, grazie alle novità introdotte dal D.M. n. 228 <strong>del</strong> 1999 e dal regolamento<strong>del</strong> 14 Apr<strong>il</strong>e 2005. Tali novità sono infatti rappresentate dall’introduzione in Italia,che in tal modo si allinea pertanto agli altri paesi europei, dei fondi speculativi (hedgefund).Si tratta di fondi che non presentano restrizioni nelle strategie di investimento; essiquindi possono optare anche per investimenti in derivati, merci, derivati su merci,ecc. in deroga alle norme stab<strong>il</strong>ite dalla Banca d’Italia. Infatti, contrariamente ai fondichiusi reta<strong>il</strong> e riservati, i fondi speculativi sono ab<strong>il</strong>itati dal legislatore all’effettuazionedi un aggressivo prof<strong>il</strong>o di gestione finanziaria, tant’è che <strong>il</strong> regolamento <strong>del</strong> fondodovrà menzionare la rischiosità <strong>del</strong>l’investimento e la circostanza in cui esso avvienein deroga ai divieti e alle norme prudenziali in tema di investimenti.La maggiore rischiosità finanziaria, anche rispetto ai fondi riservati, si manifestanell’elevata estensione e flessib<strong>il</strong>ità in <strong>ambito</strong> di attività di investimento, che <strong>il</strong>regolamento <strong>del</strong> fondo può prevedere; pertanto si segnala la possib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong> fondo di:• investire in attività e/o beni al di fuori di quelli elencati nel D.M. n. 228 <strong>del</strong>1999;• derogare <strong>il</strong>limitatamente ai criteri di contenimento e di frazionamento <strong>del</strong>rischio previsti dalla Banca d’Italia, poiché la norma non menziona alcunlimite alternativo;• derogare ai divieti generali previsti per la gestione, con la conseguentepossib<strong>il</strong>ità, r<strong>il</strong>evante ai fini <strong>del</strong>le caratteristiche tecniche <strong>del</strong>lo strumentomezzanino, di fare un forte ricorso alla leva finanziaria 19 , ai derivati e dierogare finanziamenti.Inoltre, è necessario precisare che l’ammontare minimo di ogni sottoscrizione non puòessere inferiore ai 500.000 euro 20 e <strong>il</strong> numero di investitori partecipanti al fondo non19 Per possib<strong>il</strong>ità di fare un forte ricorso alla leva finanziaria, significa che <strong>il</strong> fondo può detenerein portafoglio strumenti finanziari per un controvalore superiore al patrimonio effettivamentedisponib<strong>il</strong>e e ciò grazie all’indebitamento o all’investimento in strumenti derivati.20 La quota minima di sottoscrizione era stata originariamente fissata a 1.000.000 di euro.Successivamente, per favorire la diffusione di tali fondi, tale quota è stata dimezzata a 500.000euro.29


può superare le 200 unità 21 . Queste condizioni, pertanto, impediscono che tali fondispeculativi siano oggetto di sollecitazione all’investimento presso <strong>il</strong> pubblico deirisparmiatori 22 .Quanto alle società di gestione che istituiscono e/o gestiscono tali fondi speculativi,chiamate pertanto S.g.r. speculative, si segnala che la Banca d’Italia, con <strong>il</strong> recenteProvvedimento <strong>del</strong> 21 giugno 2007, elimina le norme precedentemente in vigore chevietavano a tali S.g.r. di operare su altri comparti. Tale Provvedimento, infatti, oltread ampliare i casi di applicazione <strong>del</strong>l’approvazione in via generale dei regolamenti digestione dei fondi comuni di investimento, elimina l’obbligo di istituire una S.g.r.specializzata nei casi in cui si svolga l’attività di gestione o istituzione di fondispeculativi. 23 .Fig. 3.2 La crescita in Italia <strong>del</strong> numero di fondi speculativi approvati dallaBanca d’Italia.200150N. 100500Anno2000Anno2001Anno2002Anno2003Anno2004Anno2005Anno2006Fonte: Nostra elaborazione, dati www.Bancaditalia.it.21 Il numero massimo di partecipanti al fondo era di 100 unità. Successivamente, tale numero èstato raddoppiato e ciò, di <strong>nuovo</strong>, per consentire una maggiore diffusione dei fondi speculativi.22 Tuttavia è opportuno precisare che, nonostante i vincoli in tema di quota di sottoscrizione,con l’introduzione dei “fondi di fondi”, di fatto, potendo questi ultimi investire in quote di hedgefund, costituiscono per <strong>il</strong> risparmiatore la possib<strong>il</strong>ità di accedere (anche se indirettamente) aifondi speculativi.23 Tale provvedimento è importante perché mette sullo stesso piano l’attività <strong>del</strong>le S.g.r., acondizione comunque che i team di gestione restino separati, confermando, quindi,ulteriormente l’intenzione <strong>del</strong>l’autorità italiana di fac<strong>il</strong>itare <strong>il</strong> processo di affermazione sul nostromercato <strong>del</strong> veicolo giuridico speculativo.30


Come emerge dalla figura, in Italia, nel corso degli ultimi anni <strong>il</strong> fondo speculativo haconosciuto un interessante processo di crescita, tant’è che ad oggi, <strong>il</strong> numero di fondioperanti sul mercato raggiunge le 200 unità 24 .Presentiamo una tabella di sintesi che mette a confronto alcuni aspetti giuridici <strong>del</strong>lediverse tipologie di fondi mob<strong>il</strong>iari (reta<strong>il</strong>, riservati, speculativi).Tab. 3.3 Aspetti normativi dei fondi mob<strong>il</strong>iari di diritto italiano: un confrontoVeicolo giuridicoNormativaFondi chiusireta<strong>il</strong>FondiriservatiFondispeculativiDivieti di carattere generale (tra essi):- divieto a concedere prestitiPresente Derogab<strong>il</strong>e Derogab<strong>il</strong>eLimiti all’investimento:- in strumenti finanziari quotati di stessaimpresa emittente:- in strumenti derivati quotati di stessa impresaemittente:15%5%20%Derogab<strong>il</strong>iDerogab<strong>il</strong>iDerogab<strong>il</strong>iDerogab<strong>il</strong>iDerogab<strong>il</strong>iDerogab<strong>il</strong>i-in strumenti finanziari non quotati di stessaimpresa emittente:Limiti al diritto di voto nell’impresa emittente:- se quotata, non superiore al:10%//- se non quotata, non superiore al:///Quota minima di sottoscrizione: 50.000 € 50.000 € 500.000 €Modalità di raccolta <strong>del</strong> capitale:- versamenti <strong>del</strong>le quote sottoscritte: in unica soluzione liceità <strong>del</strong> drawdownLiceità <strong>del</strong> drawdownFonte: Nostra elaborazione24 Fonte: Relazione Annuale, Attività di vig<strong>il</strong>anza, www.Bancaditalia.it, 200631


2.4 I fondi di fondiCon <strong>il</strong> regolamento <strong>del</strong>la banca d’Italia <strong>del</strong> 20 settembre <strong>del</strong> 1999 è stata resapossib<strong>il</strong>e anche in Italia la creazione dei “fondi di fondi”. Si tratta di organismi diinvestimento collettivo che investono in altri fondi; essi realizzano sostanzialmenteuna selezione di secondo livello, tesa ad ottimizzare la diversificazione<strong>del</strong>l’investimento con riferimento non ai singoli titoli ma ai diversi gestori di risparmio.Pertanto, anziché investire in aree geografiche, obbligazioni o settori industriali, ifondi di fondi puntano su quote di altri fondi, individuati secondo diversi criteri, manell’<strong>ambito</strong> di un indirizzo identificato da un preciso prof<strong>il</strong>o di rischio- rendimento e daun orizzonte temporale.Tale tipologia di fondo può rappresentare un modo efficace a disposizione degliinvestitori per avere la possib<strong>il</strong>ità di investire in fondi con una soglia minima diaccesso elevata o per investire in fondi molto ambiti.Molti fondi di fondi sono “blind pool”, ovvero la sottoscrizione di determinati fondi nonè garantita. Piuttosto l’investitore ripone fiducia nella capacità <strong>del</strong> fund manager diidentificare i fondi migliori e di riuscire a parteciparvi. Alcuni fondi di fondi,all’opposto, forniscono una lista di investimenti selezionati.Uno degli aspetti critici dei fondi di fondi è l’esistenza <strong>del</strong>la doppia commissione:infatti <strong>il</strong> gestore <strong>del</strong> fondo di fondi, oltre a richiede al sottoscrittore una managementfee, retrocede a quest’ultimo le ulteriori management fee dei cosiddetti fondi figli.I fondi di fondi possono essere a loro volta reta<strong>il</strong>, riservati o speculativi.2.5 I fondi di secondarioI fondi di secondario sono operatori specializzati nell’acquisto di quote di fondi chiusiin fase avanzata di operatività.Il Secondary Private Equity basa la propria esistenza su alcuni elementi specifici,quali:1. boom degli investimenti sul mercato primario <strong>del</strong> <strong>private</strong> <strong>equity</strong>;32


2. durata elevata degli investimenti nel <strong>private</strong> <strong>equity</strong> (fondi chiusi con scadenzamedia 7 - 10 anni), che talvolta si scontra con l’esigenza di rapida way-out daun fondo;3. <strong>il</strong>liquidità degli investimenti e scarsa visib<strong>il</strong>ità sul “vero” valore di mercato <strong>del</strong>leproprie quote;4. interesse degli operatori di <strong>private</strong> <strong>equity</strong> a dismettere in blocco pacchetti dipartecipazioni ritenute residuali rispetto all’insieme;5. focalizzazione su alcune partecipazioni ritenute maggiormente attinenti allaf<strong>il</strong>osofia e alla pratica operativa di un fondo o di una struttura di <strong>private</strong> <strong>equity</strong>.In relazione al mercato primario <strong>del</strong> <strong>private</strong> <strong>equity</strong>, <strong>il</strong> Secondary <strong>private</strong> <strong>equity</strong> è unmercato che consente di dare liquidità agli investimenti, consentendo lo scambio diprodotti finanziari collocati e/o sottoscritti in periodi precedenti.Oltre a ciò, le motivazioni legate all’esistenza di un florido mercato <strong>del</strong> Secondary<strong>private</strong> <strong>equity</strong> possono essere riconducib<strong>il</strong>i, ad esempio, a:1. strategie di concentrazione nel proprio core business, anche a seguito difusioni, acquisizioni, ecc;2. necessità di trovare soluzioni in “blocco” a pacchetti di partecipazioni residualirispetto ad un determinato fondo;3. difficoltà di disinvestimento, nei tempi auspicati dal detentore, sui mercatitradizionali <strong>del</strong> M & A e <strong>del</strong>la quotazione in Borsa;4. maggiore convenienza per <strong>il</strong> fondo, date le caratteristiche <strong>del</strong>le partecipate,nella vendita (se <strong>del</strong> caso “in blocco”) ad un altro operatore di <strong>private</strong> <strong>equity</strong>rispetto alla cessione a singoli trade buyers, oppure alla quotazione in Borsa.Rispetto agli inizi, <strong>il</strong> Secondary Private Equity si è molto evoluto fino a diventare unvero e proprio segmento <strong>del</strong>l’intermediazione finanziaria che sta assumendo nelmondo un’importanza sempre maggiore.33


3. Il regime fiscale degli investimenti in fondi chiusi di diritto italiano 25Con riferimento al trattamento fiscale dei partecipanti al fondo occorre distinguere:1. INVESTITORI RESIDENTI NON IMPRENDITORI: i proventi derivanti dallapartecipazione al fondo non concorrono a formare <strong>il</strong> reddito imponib<strong>il</strong>e deipartecipanti, e quindi non devono essere inclusi nella dichiarazione dei redditi.L’art.45, comma 4-bis d.P.R. 22 dicembre 1986, n.917 specifica che siconsiderano a tali fini “proventi derivanti dalla partecipazione” al fondo lesomme distribuite dal fondo, anche in sede di riscatto o di liquidazione, nonchéle somme percepite in sede di cessione <strong>del</strong>le quote, per un importo pari alladifferenza tra incremento di valore <strong>del</strong>le quote r<strong>il</strong>evato alla data didistribuzione, riscatto, liquidazione o cessione e incremento di valore <strong>del</strong>lequote r<strong>il</strong>evato alla data di sottoscrizione o di acquisto. Tali incrementi di valoredevono essere r<strong>il</strong>evati sulla base <strong>del</strong>l’ultimo prospetto predisposto dalla S.G.R..2. IMPRESE RESIDENTI: i proventi derivanti dalle partecipazioni assuntenell’esercizio di imprese commerciali concorrono a formare <strong>il</strong> reddito<strong>del</strong>l’esercizio in cui sono percepiti. Su tali proventi è riconosciuto un creditod’imposta <strong>del</strong> 15% <strong>del</strong> loro importo (<strong>il</strong> credito è <strong>del</strong> 9% per i proventi derivantidalla partecipazione a fondi specializzati). Tale credito spetta anche inrelazione a proventi derivanti dal rimborso di quote.3. INVESTITORI NON RESIDENTI: i proventi derivanti dalla partecipazione al fondonon sono soggetti a ulteriore imposizione in capo agli investitori non residenti.Gli investitori non residenti qualificati hanno inoltre diritto ad un creditod’imposta pari al 15% <strong>del</strong>l’ammontare dei proventi percepiti.4. Le novità introdotte dal Decreto MIFIDLa Delibera Consob N. 16190, intitolata “Adozione <strong>del</strong> regolamento recante norme diattuazione <strong>del</strong> decreto legislativo 24 febbraio 1998 n.58 in materia di intermediari”, inrecepimento <strong>del</strong>la Direttiva 2004/39/CE <strong>del</strong> Parlamento Europeo e <strong>del</strong> Consiglio <strong>del</strong> 21Apr<strong>il</strong>e 2004 (MiFID - “Markets in Financial Instruments Directive”) introduce una25 Piccardi, L., Garbarini, C., Il regime fiscale, in Private Equity e Venture Capital. Manuale diinvestimento nel capitale di rischio, Guerini Studio, 2006. Per un approfondimento si veda lafonte citata.34


nuova <strong>class</strong>ificazione <strong>del</strong> cliente. In pratica, rispetto alla precedente normativaprevede l’individuazione di tre figure di investitori.Tab. 3.4 La <strong>class</strong>ificazione <strong>del</strong> cliente: disciplina vigente e MIFID a confrontoDISCIPLINA ITALIANA VIGENTEMIFIDCONTROPARTI QUALIFICATEOPERATORI- di dirittoCLIENTI- di dirittoQUALIFICATI- su richiesta(dichiarazione supossessocompetenza edesperienza)PROFESSIONALI- su richiesta(specifici parametridivalutazionesostanziale)CLIENTI RETAILCLIENTI AL DETTAGLIOFonte: Nostra ElaborazioneI clienti al dettaglio sono i soggetti che necessitano di un maggior livello diprotezione: sono gli investitori che non posseggono l’esperienza e le competenze inmateria di investimenti proprie dei clienti professionali e <strong>del</strong>le controparti qualificate.Nei rapporti con i “clienti al dettaglio” si applicano tutte le regole poste a protezionedegli investitori previste dalle Direttive MIFID.I Clienti professionali sono gli investitori che “possiedono l’esperienza, le conoscenze ela competenza necessarie per prendere le proprie decisioni in materia di investimentie valutare correttamente i rischi che assumono”.Nella categoria dei “clienti professionali” rientrano, tra gli altri:1. gli enti creditizi2. le imprese di investimento3. le imprese di assicurazione4. gli Organismi di investimento collettivo <strong>del</strong> risparmio (O.I.C.R.)5. le S.G.R.6. i fondi pensione7. i governi nazionali e regionali8. gli enti pubblici incaricati <strong>del</strong>la gestione <strong>del</strong> debito pubblico35


9. le banche centrali10. le istituzioni internazionali e sovranazionali, come la Banca Mondiale, <strong>il</strong> FondoMonetario Internazionale, la Banca Centrale Europea, la Banca Europea per gliInvestimenti ed altre organizzazioni internazionali analoghe.Possono essere considerati “clienti professionali” anche le imprese <strong>private</strong> di grandidimensioni che rispondano, a livello di singola società, ad almeno due dei seguenticriteri dimensionali:(i)(ii)(iii)totale di b<strong>il</strong>ancio: 20 m<strong>il</strong>ioni di Euro;fatturato netto: 40 m<strong>il</strong>ioni di Euro;fondi propri: 2 m<strong>il</strong>ioni di Euro.Anche le persone fisiche possono essere considerate quali “clienti professionali” acondizione che ne facciano espressa richiesta scritta all’intermediario e sussistanoalmeno due <strong>del</strong>le seguenti condizioni:(i)(ii)(iii)l’investitore deve aver effettuato operazioni di dimensioni significativesul mercato in questione con una frequenza media di 10 operazioni atrimestre nei quattro trimestri precedenti;(ii) <strong>il</strong> valore <strong>del</strong> portafoglio di strumenti finanziari <strong>del</strong>l’investitore, inclusii depositi in contante e gli strumenti finanziari, deve superare 500.000Euro;(iii) l’investitore lavora o ha lavorato nel settore finanziario per almenoun anno in una posizione professionale che richiede la conoscenza <strong>del</strong>leoperazioni e dei servizi previsti.Considerato che nei rapporti con i “clienti professionali” non si applicano tutte leregole poste a protezione degli investitori, l’impresa di investimento deve informare <strong>il</strong>cliente, prima di qualunque prestazione di servizi, di essere stato <strong>class</strong>ificato e cheverrà considerato quale “cliente professionale”. L’impresa di investimento deve,altresì, informare <strong>il</strong> cliente <strong>del</strong> fatto che lo stesso potrà richiedere un livello piùelevato di protezione, qualora ritenga di non essere in grado di valutare o gestirecorrettamente i rischi assunti.36


La categoria di controparti qualificate è un sottoinsieme <strong>del</strong>la categoria dei clientiprofessionali. In particolare: tutte le “controparti qualificate” rientrano nella categoria dei “clientiprofessionali”; non tutti i “clienti professionali” rientrano nella categoria <strong>del</strong>le “contropartiqualificate”.In pratica sono quei clienti che negoziano attivamente gli strumenti finanziari e hannol’esperienza necessaria per decidere in tema di investimenti:1. gli enti creditizi2. le imprese di investimento3. le imprese di assicurazione4. gli Organismi di investimento collettivo <strong>del</strong> risparmio (O.I.C.R.)5. le S.G.R.6. i fondi pensione7. i governi nazionali e regionali8. gli enti pubblici incaricati <strong>del</strong>la gestione <strong>del</strong> debito pubblico9. le banche centrali10. le istituzioni internazionali e sovranazionali, come la Banca Mondiale, <strong>il</strong> FondoMonetario Internazionale, la Banca Centrale Europea, la Banca Europea per gliInvestimenti ed altre organizzazioni internazionali analoghe.E’ importante precisare che i clienti riconosciuti dagli intermediari quali operatoriqualificati ai sensi <strong>del</strong>la disciplina previgente, possono continuare ad essereconsiderati clienti professionali.Le norme presentate valgono quindi per i nuovi clienti, i quali riceveranno unacomunicazione in merito alla loro <strong>class</strong>ificazione.Per i clienti già esistenti, tale comunicazione riguarda coloro che hanno subito unamodifica nella categoria di appartenenza, ad esempio:controparti qualificate. Per l’ordinamento italiano la categoria è infattinuova e pertanto ogni <strong>class</strong>ificazione quale controparte qualificatacomporta, per definizione, la modifica <strong>del</strong>la categoria di appartenenzarispetto al passato regime;37


clienti che erano <strong>class</strong>ificati tra gli “operatori qualificati” e chel’intermediario debba ora trattare quali “clienti al dettaglio”, in quanto nonin possesso dei requisiti per essere <strong>class</strong>ificati quali professionali; clienti finora trattati come “reta<strong>il</strong>” ma che nella nuova disciplina rientranotra i “clienti professionali di diritto”; clienti che erano già <strong>class</strong>ificati tra gli “operatori qualificati” ma che nonrientrano, nel <strong>nuovo</strong> regime, nella categoria dei “professionali di diritto”,nell’ipotesi in cui l’intermediario intenda (continuare a) <strong>class</strong>ificare talisoggetti tra i “clienti professionali” in base ad una valutazione diequivalenza sostanziale tra <strong>il</strong> processo di <strong>class</strong>ificazione effettivamenteadottato e quello richiesto nel <strong>nuovo</strong> regime.Si precisa che <strong>il</strong> decreto MIFID, sebbene vada a sostituire alcune <strong>del</strong>ibere Consob inmateria, non sostituisce in toto la normativa previgente ed in particolare <strong>il</strong>Regolamento Banca d’Italia <strong>del</strong> 14 apr<strong>il</strong>e 2005, citato nella trattazione dei fondi chiusi.5. La strutturazione e <strong>il</strong> funzionamento di un fondo chiuso: la Società diGestione <strong>del</strong> RisparmioCome anticipato, in Italia la gestione di fondi chiusi è affidata a Società di gestione <strong>del</strong>risparmio (S.g.r.); queste, per ottenere l’autorizzazione allo svolgimento dei servizi digestione <strong>del</strong> risparmio devono rispettare alcuni requisiti base:1. deve essere costituita nella forma giuridica di società per azioni, contenentenella propria denominazione sociale le parole “società di gestione <strong>del</strong>risparmio”;2. deve avere sede legale e direzione generale in Italia;3. deve avere un capitale sociale minimo pari a 1 m<strong>il</strong>ione di euro 26 , interamentedepositato in una banca operante in Italia.26 E’ opportuno precisare che tale requisito è derogab<strong>il</strong>e solo per quelle S.g.r. (denominate acapitale ridotto) che hanno come unico obiettivo la gestione di “fondi chiusi per la ricerca”.Nello specifico, viene concesso a tali S.g.r. la possib<strong>il</strong>ità di costituirsi con un capitale minimoesattamente pari a quello previsto dalle società per azioni, ossia pari a 120.000 euro.38


Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o organizzativo, la struttura tipica <strong>del</strong>le S.g.r. che gestiscono fondi chiusiè composta da 27 : Consiglio di Amministrazione, che è investito dei più ampi poteri per la gestioneordinaria e straordinaria <strong>del</strong>la società ed è <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e ultimo <strong>del</strong>la politicadi investimento e <strong>del</strong>le scelte di disinvestimento <strong>del</strong> fondo; Comitato Esecutivo, composto da alcuni membri <strong>del</strong> Consiglio, cui spettano leattribuzioni <strong>del</strong>egate dal Consiglio di Amministrazione; Amministratore Delegato/Direttore Generale, con funzioni di coordinamento<strong>del</strong>l’intera attività <strong>del</strong>la struttura e di collegamento tra gli organi decisionali elo staff; management team, che rappresenta <strong>il</strong> cuore <strong>del</strong>l’attività manageriale, relativaalle scelte degli investimenti, alla due d<strong>il</strong>igence sulle proposte da sottoporre alConsiglio di Amministrazione, nonché alle scelte di disinvestimento.La società di gestione ha azionisti propri e un patrimonio distinto da quello <strong>del</strong> fondo,che ha pertanto <strong>il</strong> compito di gestire in modo trasparente e professionale. A fronte diciò riceve una commissione annuale (management fee), che varia generalmente, perfondi di dimensioni medie, tra <strong>il</strong> 1%-2% <strong>del</strong>l’ammontare committed, ossia <strong>del</strong>l’importoche i sottoscrittori si sono impegnati a versare per <strong>il</strong> periodo di investimento;successivamente può anche diminuire. In genere, tale commissione deve essere ingrado di coprire i costi legati a eventuali consulenti esterni, quantomeno i costisostenuti a fronte di operazioni non concluse (abort costs).Inoltre, la società di gestione ha diritto anche ad una quota, determinata nelregolamento <strong>del</strong> fondo, dei proventi derivanti dall’attività <strong>del</strong> fondo (carried interest);spesso questa quota non viene conferita fintanto che i sottoscrittori non siano statirimborsati interamente <strong>del</strong>l’ammontare <strong>del</strong> loro investimento e solo qualora <strong>il</strong>rendimento complessivo <strong>del</strong>l’investimento sia risultato superore ad un ritorno minimoobiettivo <strong>del</strong>l’investimento (hurdle rate).27 Bechi, A., Savarino, L., I fondi mob<strong>il</strong>iari chiusi di diritto italiano: prof<strong>il</strong>i normativi e dimercato, AIFI, Quaderni sull’Investimento in Capitale di Rischio, n.4, 200539


Infine, è opportuno ricordare che la stessa società di gestione, può esseresottoscrittore <strong>del</strong> fondo istituito e/o gestito, impegnando in esso anche <strong>il</strong> propriocapitale.La S.g.r. si può avvalere <strong>del</strong>la consulenza di eventuali advisors, figure che supportanole decisioni di investimento <strong>del</strong>la società di gestione e pertanto suggeriscono strategiedi investimento che rispondano agli obiettivi di rischio- rendimento <strong>del</strong> fondo. Talistrategie e politiche di investimento, devono comunque essere fissate all’interno <strong>del</strong>regolamento <strong>del</strong> fondo, regolamento che dovrà specificare la rischiosità degliinvestimenti e <strong>del</strong> prof<strong>il</strong>o finanziario tenuto dalla società di gestione <strong>del</strong> fondo, e dovràinoltre essere oggetto di approvazione presso la Banca d’Italia 28 . L’advisor può essereuna persona fisica o una società che, in qualità di consulente, si incarica di ricercaresul territorio le migliori opportunità di investimento da proporre al fondo e di seguirleoperativamente, per conto <strong>del</strong>la S.g.r., dopo che è stato effettuato l’investimento.Tale soggetto spesso svolge anche l’attività di due d<strong>il</strong>igence, ovvero l’analisi<strong>del</strong>l’azienda necessaria per giungere ad una valutazione finale, analizzarne lo statoattuale e le potenzialità future.Una <strong>del</strong>le figure chiave per <strong>il</strong> funzionamento <strong>del</strong> fondo chiuso di diritto italiano è labanca depositaria che svolge funzione di controllo, in particolare: accerta la legittimità <strong>del</strong>le operazioni di emissione e rimborso <strong>del</strong>le quote <strong>del</strong>fondo, <strong>il</strong> calcolo <strong>del</strong> loro valore e la distribuzione dei proventi <strong>del</strong> fondo; accerta che le operazioni relative al fondo siano regolate secondo le previsionivigenti nei mercati i cui la negoziazione ha avuto luogo; esegue le istruzioni <strong>del</strong>la Sgr se non contrarie alle legge, al regolamento e alleprescrizioni degli organi di vig<strong>il</strong>anza.28 A proposito <strong>del</strong>l’approvazione, <strong>il</strong> regolamento <strong>del</strong> 14 apr<strong>il</strong>e 2005 ha accorciato <strong>il</strong> termineentro <strong>il</strong> quale, presentata la documentazione, <strong>il</strong> fondo viene esplicitamente autorizzato o menodalla Banca d’Italia. Infatti, precedentemente <strong>il</strong> termine di approvazione era di 4 mesi, oggi è di3 mesi. Inoltre <strong>il</strong> recente provvedimento <strong>del</strong>la Banca d’Italia <strong>del</strong> 21 giugno 2007 apportainteressanti modifiche anche per quanto concerne le modalità di approvazione <strong>del</strong> regolamento.Infatti, l’approvazione non deve più essere esplicitata dalla Banca d’Italia (come avvenivaprecedentemente) bensì avvenire, decorso <strong>il</strong> termine dei 3 mesi, secondo la modalità <strong>del</strong>s<strong>il</strong>enzio/assenso.40


Fig. 3.4 Il funzionamento <strong>del</strong> fondo chiusoSottoscrittoriSgrFONDOBancadepositariaAdvisorImprese partecipateFonte: Nostra ElaborazioneFig. 3.5 Evoluzione <strong>del</strong> numero di S.g.r. autorizzate a gestire fondi mob<strong>il</strong>iarichiusiFonte: AIFI, 2007, op.cit.41


6. Gli approcci da seguire nella costruzione <strong>del</strong> portafoglioLa costruzione <strong>del</strong> portafoglio deve riflettere gli obiettivi di ritorno nel medio-lungoperiodo e di diversificazione attraverso la riduzione <strong>del</strong>la correlazione, non solo inrelazione alle altre asset <strong>class</strong> in portafoglio ma anche in relazione agli altriinvestimenti in <strong>private</strong> <strong>equity</strong> presenti nel portafoglio stesso.L’investitore, o chi per esso, deve operare una scelta per valutare la tipologia di fondopiù adatta al portafoglio di investimenti e agli obiettivi di rischio-rendimentoperseguiti.DECISIONE 1: LA DIMENSIONE DELL’ALLOCAZIONE IN PRIVATE EQUITYPer decidere correttamente quanta parte <strong>del</strong> portafoglio destinare agli investimenti in<strong>private</strong> <strong>equity</strong> l’investitore deve considerare la caratteristica di “<strong>il</strong>liquidità” di taliinvestimenti, congiuntamente all’obiettivo di aumentare i ritorni attesi e/o ridurre lavolat<strong>il</strong>ità.DECISIONE 2: NUMERO DI FONDI DI PRIVATE EQUITY IN CUI INVESTIREL’investitore ha la possib<strong>il</strong>ità di controllare la volat<strong>il</strong>ità <strong>del</strong> proprio portafoglio cercandodi diversificare anche all’interno <strong>del</strong>la parte <strong>del</strong> portafoglio destinata agli investimentiin <strong>private</strong> <strong>equity</strong>. In media, si riesce a mitigare <strong>il</strong> rischio detenendo in portafoglioalmeno sei differenti fondi.DECISIONE 3: COME OTTENERE LA DIVERSIFICAZIONELa diversificazione può essere ottenuta in diversi modi:1. Stage:Vi è una limitata correlazione tra i ritorni per le differenti fasi <strong>del</strong> <strong>private</strong> <strong>equity</strong>. ladiversificazione può quindi ridurre <strong>il</strong> rischio all’interno di un portafoglio di <strong>private</strong><strong>equity</strong>42


Tab. 3.5 Correlazione tra ritorni per differenti stageFonte: EVCA, 2007, op.cit2. geograficaLa diversificazione geografica può essere assicurata in Europa ut<strong>il</strong>izzando fondinazionali, regionali o pan-europei. Anche la diversificazione in <strong>ambito</strong> extra-europeoè ottenib<strong>il</strong>e attraverso i fondi americani, israeliani, latino-amerciani e asiatici.3. Vintage year 29Il tempo ha un impatto sulla performance dei fondi; dal momento che le opportunitàdi investimento e di uscita sono influenzate dalle dinamiche ambientali. Per taleragione, è divenuta una pratica confrontare le performance di fondi con stesso data diinizio attività. Al fine di assicurarsi la partecipazione nell’anno migliore, generalmentesi preferisce partecipare a fondi con inizi temporali diversi oppure, all’opposto, cercaredi capire quale vintage year produrrà le migliori performance.4. SettoreI fondi tendono a focalizzarsi su specifici settori. Per esempio, i fondi di venturecapital investono principalmente sui settori basati sulla tecnologia (helthcare, lifesciences, information technology and communications). I fondi buyout tendono afocalizzarsi su istituzioni finanziarie, trasporti, ecc.29 Il “vintage year” è l’anno in cui in fondo inizia la propria operatività.43


DECISIONE 4: COME PIANIFICARE LA VOLATILITÀ DEI FLUSSI DI CASSA- LA J-CURVENella fase iniziale all’investitore è richiesta solo una piccola percentuale <strong>del</strong> totale<strong>del</strong>l’investimento. A questo possono seguire drawdowns (richiami degli impegni) pernuovi investimenti. Tali richiami sono ut<strong>il</strong>izzati per minimizzare l’intervallo di tempo incui <strong>il</strong> fondo detiene liquidità non investita, che incide negativamente sullaperformance <strong>del</strong> fondo quando si misura <strong>il</strong> suo tasso interno di rendimento (IRR). Gliinvestitori necessitano di mantenere una quota sufficiente di liquidità per risponderecon celerità ai drawdowns. Nella maggior parte dei fondi, i primi anni, gli investitori siattendono ritorni bassi o addirittura negativi, in parte generati dal basso ammontaredi capitale investito all’inizio, dalle management fees e dalle spese di gestione.Successivamente, <strong>il</strong> fondo inizia a maturare flussi di cassa. Questo generalmenteaccade a pochi anni dalla data di chiusura <strong>del</strong> primo investimento. Quando idrawdonws e la distribuzione dei flussi di cassa sono combinati per mostrare i flussi dicassa netti all’investitore, normalmente ne risulta una J-curve, presentata nella figurasuccessiva. Normalmente la distribuzione inizia prima che tutto <strong>il</strong> capitale impegnatosia stato sottoscritto; è inusuale per un investitore avere tutto l’ammontare<strong>del</strong>l’investimento gestito dal manager; in genere l’importo gestito si aggira intornoall’80%.44


Fig. 3.6 Flussi di cassa annui agli investitoriFonte: EVCA, 2007, op. cit.7. Quali aspetti considerare per scegliere <strong>il</strong> fondo “giusto”L’investitore, o l’intermediario cui si è rivolto, dopo aver analizzato qualicaratteristiche “intrinseche” <strong>il</strong> fondo deve avere per poter essere adattoall’inserimento nel proprio portafoglio (per rispondere alle esigenze didiversificazione), si troverà di fronte alla necessità di scegliere tra “fondi sim<strong>il</strong>i” (peresempio: fondi con medesimo vintage year, che hanno investito nel medesimo settoreo nel medesimo segmento di mercato). Di seguito si presentano brevemente alcunielementi da valutare per operare una scelta tra i diversi fondi presenti sul mercato.7.1 Il Regolamento <strong>del</strong> fondoIl regolamento <strong>del</strong> fondo è un documento redatto autonomamente dalla S.g.r. edefinisce i rapporti tra i partecipanti al fondo e le sue controparti.45


In pratica è <strong>il</strong> documento in cui vengono fissati concretamente i contorni <strong>del</strong>l’attivitàdi gestione e definiti gli spazi operativi a disposizione <strong>del</strong> gestore per le scelted’investimento.Il Regolamento deve essere redatto dalla S.g.r. secondo la normativa prevista dallaBanca d’Italia che, attraverso <strong>il</strong> regolamento <strong>del</strong> 14 Apr<strong>il</strong>e 2005 definisce <strong>il</strong> contenutominimo <strong>del</strong> Regolamento ed i limiti operativi che la S.g.r. deve rispettare e diconcentrazione dei rischi che la S.g.r. deve rispettare a tutela dei propri sottoscrittori.Il Regolamento deve essere autorizzato dalla Banca d’Italia, sentita la Consob. Solodopo tale autorizzazione, la S.g.r. può avviare l’attività di collocamento <strong>del</strong>le quote<strong>del</strong> fondo.Senza entrare troppo nel merito dei contenuti <strong>del</strong> regolamento, è opportunocomunque sottolineare alcune informazioni contenute nel regolamento; esse sono: lemodalità di partecipazione al fondo e i destinatari <strong>del</strong>le quote, gli organi competentiper la scelta degli investimenti, <strong>il</strong> tipo di strumenti finanziari e di altri valori in cui èpossib<strong>il</strong>e investire <strong>il</strong> patrimonio <strong>del</strong> fondo, i criteri relativi alla determinazione deiproventi e dei risultati <strong>del</strong>la gestione, le spese a carico <strong>del</strong> fondo e quelle a carico<strong>del</strong>la S.g.r. ed infine le modalità di pubblicità <strong>del</strong>le quote.7.2 Il placement memorandumIl placement memorandum è un documento descrittivo e, a differenza <strong>del</strong>Regolamento, non è un documento obbligatorio, previsto dalla normativa.Solitamente accompagna <strong>il</strong> Regolamento dettagliando in maniera descrittiva i progettioperativi <strong>del</strong> fondo e le modalità con le quali si intende effettuare gli investimenti;questo viene predisposto a favore <strong>del</strong>la presentazione <strong>del</strong> fondo al potenzialeinvestitore.Un esauriente placement memorandum dovrebbe, in primo luogo, contenere ladescrizione di tutti i termini e <strong>del</strong>le condizioni <strong>del</strong>l’operazione di raccolta, includendo,quindi, dati e prospetti riguardanti: la dimensione obiettivo <strong>del</strong> fondo; la dimensione <strong>del</strong>le quote di partecipazione; la durata prevista <strong>del</strong> fondo; le politiche di distribuzione dei proventi; l’entità e la struttura <strong>del</strong>le management fees;46


gli altri costi; <strong>il</strong> reporting verso gli investitori.In secondo luogo, un memorandum dovrebbe contenere, se esistenti, dati quantitativisulle performance passate. Al riguardo, tali eventuali dati rappresentano lo strumentopiù preciso e sintetico per valutare i risultati ottenuti e paragonarli con quelliconseguiti da altri gestori. Infatti, gli investitori si trovano sempre di fronte a scelte diallocazione di risorse scarse tra più alternative, e compito <strong>del</strong>l’operatore proponente èproprio quello di fornire oggettivi metodi di valutazione e di confronto <strong>del</strong>leopportunità di investimento. In particolare, i dati di riferimento di ogni precedentefondo gestito dovranno indicare <strong>il</strong> periodo di avvenuto investimento, <strong>il</strong> tipo diinvestimento (LBO-MBO, expansion capital, turnaround, ecc) target <strong>del</strong> fondo, <strong>il</strong>relativo costo <strong>del</strong>l’investimento, la data <strong>del</strong> disinvestimento e <strong>il</strong> rendimento ottenutoda ogni investimento misurato sia in termini di Irr che con metodi alternativi.Infine, <strong>il</strong> terzo elemento esplicitato nel memorandum è l’ambiente di riferimento,inteso come <strong>il</strong> complesso di leggi, regole, norme fiscali costituenti <strong>il</strong> diritto <strong>del</strong> Paesenel quale <strong>il</strong> fondo è costituito. Inoltre, dal momento che anche queste influenzanosensib<strong>il</strong>mente le performance di un investimento, è bene che questo presenti lecondizioni politiche, sociali, oltre a quelle macroeconomiche <strong>del</strong>l’area di riferimento.Il placement memorandum contiene, inoltre, informazioni circa <strong>il</strong> management team,in particolare <strong>il</strong> loro curriculum vitae e soprattutto <strong>il</strong> loro track-record.7.3 Il management teamUno dei principali criteri per selezionare i fondi di <strong>private</strong> <strong>equity</strong> in cui investire è disolito legato alle credenziali <strong>del</strong> management team.Il più importante aspetto <strong>del</strong> background di ciascun individuo deve essere una solidaesperienza come <strong>private</strong> <strong>equity</strong> manager. E’ importante che i componenti chiave <strong>del</strong>team abbiano già lavorato insieme per un periodo significativo di tempo. Questoconsentirà una più chiara attribuzione <strong>del</strong> track record <strong>del</strong>l’investimento allo specificomanager. Ulteriori garanzie possono derivare dalla struttura di incentivazione. Spesso<strong>il</strong> team di investimento riceve una buona percentuale <strong>del</strong> carried interest.I <strong>private</strong> <strong>equity</strong> manager devono possedere le seguenti competenze chiave:47


focus sul business plan: <strong>il</strong> business plan deve essere attentamentecostruito ed analizzato prima di ogni investimento;selezione e specializzazione: i <strong>private</strong> <strong>equity</strong> manager vedono ogni annomolte transazioni potenziali, questo permette loro di essere estremamenteselettivi, puntando solo su quegli investimenti per cui ritengono di essere ingrado di aggiungere valore;capacità di negoziare: la negoziazione non avviene solo sul prezzo, maanche su un ampio numero di clausole; inside information: i <strong>private</strong> <strong>equity</strong> manager possono disporre diinformazioni riservatestrong management: un buon management è cruciale per <strong>il</strong> successo<strong>del</strong>l’investimento. Il <strong>private</strong> <strong>equity</strong> manager dipende fortemente dallagestione <strong>del</strong>le operazioni ordinarie <strong>del</strong> business aziendale.focus sul valore aggiunto: La proprietà e <strong>il</strong> management devono seguireuna direzione comune, inoltre <strong>il</strong> <strong>private</strong> <strong>equity</strong> manager viene coinvoltonella direzione strategica <strong>del</strong>l’azienda e nella gestione <strong>del</strong> rischio <strong>del</strong>business. L’imposizione <strong>del</strong> debito, comune in un investimento buyout,rende più aggressivi i business plan.governance/controllo: i <strong>private</strong> <strong>equity</strong> manager hanno potere di controllo odi influenza, e possono vietare interventi strategici o operativi senecessario.7.4 Il track recordIl track record è l’elenco degli investimenti effettuati da ciascun componente <strong>del</strong>management team nell’arco <strong>del</strong>la propria attività professionale, contenente in manieradettagliata <strong>il</strong> nome <strong>del</strong>la società oggetto <strong>del</strong>l’operazione, la tipologia <strong>del</strong>l’operazione,l’arco temporale di intervento e soprattutto l’IRR (Internal Rate on Return)conseguito.Normalmente l’analisi <strong>del</strong> track-record è una valutazione ragionata di tutti questielementi, a prescindere, quindi, dall’IRR medio complessivo. In primo luogo, l’IRR48


viene considerato in relazione all’intero arco temporale di riferimento, a parità dicondizioni più lunga è l’attività operativa <strong>del</strong> manager, meglio questo è considerato;in secondo luogo, viene considerata la tipologia di investimenti effettuati (venturecapital o buyout) ed in quale periodo tali risultati sono stati conseguiti, al fine didepurare la valutazione da eventuali effetti bolla. Sempre con riferimento all’IRR sideve fare una valutazione disgiunta <strong>del</strong>l’IRR lordo e <strong>del</strong>l’IRR netto.Il ritorno lordo rappresenta <strong>il</strong> ritorno <strong>del</strong> fondo sui suoi investimenti e non considera lefee e le spese <strong>del</strong> fondo o gli effetti di liquidità non investita. Il ritorno nettorappresenta <strong>il</strong> ritorno per l’investitore ed è spesso definito ritorno “cash on cash”.7.5 Le caratteristiche <strong>del</strong> fondo1. DEAL ORIGINATION E PROCESSO DI INVESTIMENTO, MONITORAGGIO ED USCITAL’investitore deve generalmente cercare una strategia di origination coordinata ed unaprocedura di valutazione <strong>del</strong>l’investimento esplicitata. Questa dovrebbe includere lavalutazione <strong>del</strong> business plan, la via d’uscita probab<strong>il</strong>e ed i ritorni attesi degliinvestimenti. Nel venture capital, gli investitori dovrebbero trovare evidenze <strong>del</strong>lapreparazione a tagliare le perdite in caso di over-performing degli investimenti. Neifondi di buyout, la capacità di controllare in maniera efficiente l’indebitamento è unvantaggio. Con riferimento al monitoraggio, è di interesse verificare come i managerut<strong>il</strong>izzano le metriche di valutazione.1. NUMERO E VARIETÀ DI INVESTIMENTI SOTTOSCRITTIPiù alto è <strong>il</strong> numero di investimenti sottoscritti, maggiore è la diversificazione <strong>del</strong>rischio. Se gli investimenti sono molto concentrati nel numero, o sono focalizzati suun particolare settore, o su una particolare area geografica o su una particolaretipologia di operazione, <strong>il</strong> rischio è più concentrato. In ogni modo, i <strong>private</strong> <strong>equity</strong>manager tendono ad essere molto coinvolti nell’investimento, pertanto <strong>il</strong> numero diquesti non può mai essere molto alto.2. QUALITÀ DEL SERVIZIO AL CLIENTE, REPORTING E AMMINISTRAZIONELa trasparenza e la regolarità <strong>del</strong> reporting consentono all’investitore di monitorare <strong>il</strong>progetto <strong>del</strong> proprio portafoglio.49


8. Il monitoraggio <strong>del</strong> portafoglio e la misurazione <strong>del</strong>le performance8.1 Il monitoraggioIl monitoraggio <strong>del</strong>le attività <strong>del</strong> fondo è un’attività che richiede molto dispendio dirisorse. Agli investitori più importanti può essere offerto un posto all’interno<strong>del</strong>l’Advisory Board <strong>del</strong> fondo.Uno strumento per <strong>il</strong> monitoraggio <strong>del</strong> portafoglio sono i documenti di reporting<strong>del</strong> fondo. Questi devono includere chiare e dettagliate dichiarazioni finanziarie sulfondo, una rassegna azienda per azienda, includendo anche quelle prospect.L’investitore si deve aspettare che <strong>il</strong> tasso interno di rendimento (IRR) riportatodal fondo in portafoglio segua l’andamento <strong>del</strong>la J-CURVE, di cui si è parlato nelparagrafo precedente.1. IRR E CASH-MULTIPLE8.2 La misurazione <strong>del</strong>le performanceLa performance nel tempo è di norma misurata con <strong>il</strong> tasso interno di rendimento(IRR) ed i ritorni assoluti sono misurati con <strong>il</strong> metodo cash-multiple.Ut<strong>il</strong>izzando entrambe le modalità di misurazione è possib<strong>il</strong>e descrivere la natura deiritorni. Per esempio, un multiplo alto, combinato con un IRR più basso, indica che iritorni sono stati ottenuti in un periodo più lungo. Al contrario, un più alto IRR in unperiodo di tempo più breve può essere basato su un guadagno assoluto più basso. Perl’investitore è importante sapere che spesso IRR anomali e non sostenib<strong>il</strong>i sonogenerati da sovra-valutazioni che accadono nelle fasi iniziali <strong>del</strong> ciclo di vita <strong>del</strong> fondo.In più, realizzazioni significative ottenute nelle prime fasi <strong>del</strong> fondo avranno unimpatto importante sul tasso interno di rendimento finale anche se i multipli non sonoaltrettanto impressionanti. Ecco perché è sempre meglio guardarecontemporaneamente le due misurazioni.Il tasso interno di rendimento è definito come <strong>il</strong> tasso di sconto ut<strong>il</strong>izzato perattualizzare i flussi di cassa associati ad un investimento. Il calcolo <strong>del</strong>l’IRR copresolamente <strong>il</strong> tempo in cui <strong>il</strong> capitale è investito ed è pesato con l’ammontare investitoin ogni momento.50


2.CONFRONTO CON GRUPPI DI RIFERIMENTOQuando si confrontano le performance di fondi diversi è importante confrontare fondisim<strong>il</strong>i. In primo luogo, bisogna confrontare fondi <strong>del</strong>lo stesso settore. Per esempio,potrebbe essere poco significativo confrontare un fondo di venture capital con unfondo di <strong>private</strong> <strong>equity</strong>. E’ invece appropriato confrontare due fondi <strong>del</strong>lo stesso sottosettorecon medesimo vintage year. Dal momento che i fondi in genere investonol’intero capitale raccolto in un periodo di 3-6 anni, non ha senso confrontare un fondoall’inizio di attività con un fondo che ha già sei anni di operatività. Inoltre, i fondi condifferente vintage year possono aver vissuto dinamiche ambientali diverse, <strong>il</strong> cherende non significativo <strong>il</strong> confronto.51


Capitolo 4. I nuovi strumenti di investimento in <strong>private</strong> <strong>equity</strong>Si è detto che i fondi mob<strong>il</strong>iari chiusi rappresentano oggi la modalità più diffusa eapprezzata di investimento nel <strong>private</strong> <strong>equity</strong>.Negli ultimi anni, però, si stanno diffondendo nuovi strumenti di investimento in<strong>private</strong> <strong>equity</strong>, che presentiamo di seguito.1. Polizze unit linkedLe unit linked sono polizze assicurative a carattere finanziario: rappresentano, quindi,un modo per investire <strong>il</strong> denaro e non un modo per assicurarsi contro un eventodannoso come un furto, la morte di una persona o un altro danno.Queste non hanno, di norma, capitale e rendimento minimo garantito. La sommainvestita nella polizza unit linked è usata per comprare quote di fondi comuni e Sicav(sia azionari che obbligazionari). Sempre più spesso tali polizze contengono al lorointerno quote di fondi chiusi di <strong>private</strong> <strong>equity</strong>; quasi sempre tali fondi compongonouna sorta di paniere diversificato in funzione di tipologia di investimento, settore, areageografica. Questo perché le unit linked offrono la possib<strong>il</strong>ità di gestioni multimanager, cioè prodotti offerti da gruppi finanziari diversi (italiani ed esteri). Quindi launit linked diventa lo strumento per accedere a fondi di gestori altrui (ad esempioinglesi, svizzeri o americani) altrimenti diffic<strong>il</strong>mente acquistab<strong>il</strong>i.Il cliente può scegliere quali fondi o quale tipologia di fondi comprare, e con qualepeso inserirli all'interno <strong>del</strong>la unit linked.L’investitore sostiene i seguenti costi:• eventuali commissioni o caricamenti sulle somme investite nella unit linked• commissioni di gestione <strong>del</strong>la polizza unit linked• commissioni di ingresso e gestione dei fondi in cui le unit linked investono.Il prodotto unit linked, sopratutto se di vecchio stampo, rischia di essere quindicostoso, perché si hanno doppie commissioni: le commissioni di gestione <strong>del</strong>la unitalla banca e le commissioni di gestione dei fondi in cui la unit investe. Le unit linked52


più recenti prevedono una commissione unica comprensiva <strong>del</strong>la gestione <strong>del</strong>la unitlinked e <strong>del</strong>la gestione dei fondi che si vanno a comprare.2.Exchange Trades Funds (ETF) su indici di borsaGli Exchange Traded Funds (ETF) sono Fondi Aperti Indicizzati che replicano lacomposizione, l'andamento <strong>del</strong>le quotazioni ed <strong>il</strong> rendimento di un determinato indice,scelto come benchmark di riferimento.Gli ETF sono apparsi negli anni Novanta negli Stati Uniti. Il primo ETF è stato lanciatonel 1993 sull’indice S&P500. Tuttavia, si è dovuto attendere <strong>il</strong> 1999 perché questiprodotti riscontrassero <strong>il</strong> meritato successo. Destinati inizialmente ad investitoriistituzionali, hanno rappresentato nel 2002 tra <strong>il</strong> 60% e <strong>il</strong> 70% circa <strong>del</strong>le transazioni<strong>del</strong>l’American Stock Exchange (Amex), attirando anche l’interesse degli investitorireta<strong>il</strong> e raggiungendo un patrimonio gestito complessivo superiore a 102 m<strong>il</strong>iardi didollari.L’introduzione degli ETF in Italia è piuttosto recente (30 Settembre 2002); Borsa Italiaha predisposto un apposito segmento <strong>del</strong>l’MTA (Mercato Telematico Azionario)dedicato alla loro negoziazione: l'MTF.Gli ETF sono costituiti essenzialmente da un paniere di titoli gestito passivamente conla finalità di aumentare <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e la correlazione con <strong>il</strong> proprio benchmark.Questi staccano periodicamente un dividendo che riassume in un unico pagamentol'insieme dei dividendi o cedole emessi dai titoli presenti in paniere.Essendo quotati sul mercato e non avendo una data di scadenza, sono adatti sia perinvestimenti di brevissimo termine sia per investimenti a tempo indeterminato.Il prezzo a cui è possib<strong>il</strong>e negoziare un ETF quotato sull’MTA varia nel corso <strong>del</strong>lagiornata di apertura dei mercati.Il NAV (Net Asset Value), ossia <strong>il</strong> valore <strong>del</strong>l'ETF riportato dalla Borsa su cui lostrumento è trattato all'inizio o alla chiusura <strong>del</strong>la seduta, comprende anche idividendi accumulati ed i costi di gestione, che vengono sottratti direttamente dalvalore <strong>del</strong>l'ETF con <strong>il</strong> passare <strong>del</strong> tempo.53


In tempo reale è disponib<strong>il</strong>e "INAV" (Indicative Net Asset Value), cioè <strong>il</strong> valore <strong>del</strong>l'ETFin ogni momento <strong>del</strong>la giornata.Uno dei punti di forza degli ETF sono i costi particolarmente contenuti. Per acquistareun ETF quotato in Borsa è necessario passare attraverso un intermediario.Nel 2006 <strong>il</strong> volume totale <strong>del</strong>le contrattazioni degli ETF alla borsa di M<strong>il</strong>ano haraggiunto i 17 m<strong>il</strong>iardi, <strong>il</strong> doppio <strong>del</strong>l’anno precedente. L’offerta di fondi continua aespandersi a ritmo sostenuto: alla fine <strong>del</strong> 2006 erano quotati 87 ETF (30 alla fine <strong>del</strong>2005). Inoltre, nei primi mesi <strong>del</strong> 2007 sono stati ammessi alla quotazione 32 ETC(exchange-traded commodities), fondi assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>i agli ETF che si prefiggono direplicare l’andamento di indici di prezzi di materie prime. Anche nelle altre principaliborse <strong>del</strong>l’area <strong>il</strong> numero degli ETF quotati è aumentato sensib<strong>il</strong>mente, passando da77 a 171 nella borsa di Francoforte e da 95 a 160 nel mercato Euronext.Nell’apr<strong>il</strong>e 2007 è stato istituito da Borsa Italiana <strong>il</strong> mercato ETF Plus, un segmento<strong>del</strong> mercato di borsa dedicato alla negoziazione degli ETF e degli ETC. Tale mercatoprevede la quotazione di ETF strutturati, attività che consentono di amplificare irendimenti degli indici che replicano mediante <strong>il</strong> ricorso alla leva finanziaria o diproteggere l’investimento da eccessivi ribassi mediante tecniche di protezione <strong>del</strong>capitale basate sull’acquisto di opzioni. 30Le recenti evoluzioni <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> <strong>private</strong> <strong>equity</strong> internazionale hanno spintosempre più operatori a quotarsi in borsa e, con <strong>il</strong> passare <strong>del</strong> tempo, a divenire unvero e proprio segmento <strong>del</strong> settore finanziario. Tale fenomeno ha portato le borseinternazionali a costituire degli indici legati all’andamento degli operatori di <strong>private</strong><strong>equity</strong>. Tra tali indici, uno dei più importanti a livello internazionale è <strong>il</strong> Privex.Questo è un indice denominato in dollari US (USD), con i dividendi reinvestiti.E’ gestito da Dow Jones Ltd., fornitore di indici internazionali. Dow Jones opera inqualità di agente di calcolo ed è responsab<strong>il</strong>e <strong>del</strong>la selezione dei componenti<strong>del</strong>l’indice.L’indice Privex è composto da 25 società o fondi quotati tra i più liquidi <strong>del</strong> settore <strong>del</strong>Private Equity quotato. Presenta una copertura mondiale (Asia, Europa, Stati Uniti),un vasto assortimento di attività (“venture capital” e “buy out”) e di strutture30 Banca d’Italia, Relazione annuale 2007, www.bancaditalia.it54


(“investment companies”, “US Business Development Companies”, “InvestmentTrusts” e fondi di fondi).La ponderazione <strong>del</strong>l’indice è calcolata sulla base <strong>del</strong>le capitalizzazione flottante diciascun componente, e nessuna componente può rappresentare più <strong>del</strong> 15%<strong>del</strong>l’indice.Recentemente alcuni intermediari finanziari hanno promosso alcuni ETF basati propriosu tale tipologia di indici, consentendo quindi ai risparmiatori di investire in manieraagevole nel settore <strong>del</strong> <strong>private</strong> eqiuity, sfruttando le caratteristiche di liquidità e didiversificazione proprie degli ETF.3.MTF3L’MTF3 è un segmento di Borsa Italiana dedicato alle cosiddette “società diinvestimento”, ossia società di partecipazioni finanziarie, holding e fondi di <strong>private</strong><strong>equity</strong>. Attraverso tale segmento, quindi, l’investitore può comprare azioni (o quote difondi) di società che investono <strong>il</strong> proprio patrimonio in <strong>private</strong> <strong>equity</strong>.Tale segmento offre all’industria <strong>del</strong> <strong>private</strong> <strong>equity</strong>, ed in particolare ai suoisottoscrittori, l’opportunità di conferire maggiore liquidità ad uno strumentotipicamente di lungo termine.Il Regolamento sui mercati organizzati e gestiti da Borsa Italiana SpA 31requisiti di ammissione <strong>del</strong>le azioni <strong>del</strong>le Investment Companies:esplicita i1. Possono essere ammesse alla quotazione le azioni ordinarie rappresentative <strong>del</strong>capitale di Investment Companies a condizione che lo statuto, nella clausolarelativa all’oggetto sociale, preveda le seguenti regole in materia di investimenti elimiti alla concentrazione <strong>del</strong> rischio: la società non investe in strumenti finanziari quotati e non quotati diuno stesso emittente e in parti di uno stesso OICR per un valoresuperiore al 30% <strong>del</strong>le proprie attività;31 Art. 2.2.36 <strong>del</strong> Regolamento, <strong>del</strong>iberato da Borsa Italiana SpA <strong>il</strong> 26 apr<strong>il</strong>e 2007 ed approvatodalla Consob con <strong>del</strong>ibera 15996 <strong>del</strong> 26 giugno 200755


<strong>il</strong> totale <strong>del</strong>le esposizioni <strong>del</strong>la società verso lo stesso emittente ogruppo (incluse le esposizioni derivanti da strumenti finanziari derivatiOTC) deve essere inferiore al 30% <strong>del</strong>le proprie attività;la società non investe più <strong>del</strong> 20% <strong>del</strong>le proprie attività in quote difondi speculativi italiani o esteri; i limiti di cui sopra non trovano applicazione quando gli strumentifinanziari sono emessi o garantiti da uno Stato appartenente all’UnioneEuropea, dai suoi enti locali, da uno Stato appartenente all’OCSE o daorganismi internazionali di carattere pubblico di cui fanno parte uno opiù Stati appartenenti all’Unione Europea.Lo statuto <strong>del</strong>la società inoltre può prevedere che i menzionati limiti possono esseresuperati in presenza di circostanze eccezionali. Tuttavia lo statuto precisa che <strong>il</strong>superamento <strong>del</strong>la soglia statutaria non può protrarsi oltre 12 mesi.2. Lo statuto precisa altresì che ai fini <strong>del</strong>la modifica <strong>del</strong>l’oggetto sociale è necessarioun quorum <strong>del</strong>iberativo <strong>del</strong> 90% degli aventi diritto al voto in tutte leconvocazioni, fintanto che le azioni <strong>del</strong>la società sono negoziate nel segmentodestinato alle Investment Companies. Lo statuto precisa altresì che lo stessoquorum è necessario anche per la modifica <strong>del</strong>la clausola relativa al quorum<strong>del</strong>iberativo di cui al presente articolo 2.2.36 comma 2.3. Le Investment Companies provvedono ad investire almeno <strong>il</strong> 25% <strong>del</strong> totale<strong>del</strong>l’attivo entro <strong>il</strong> termine di 24 mesi dalla data <strong>del</strong> provvedimento di ammissione.56


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