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Università degli Studi di Padova Effetti di livelli estremi di interazione ...

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Alla luce <strong>di</strong> questo, la scelta migliore sarebbe la stabulazione in coppia o in gruppi <strong>di</strong> 3 o più<br />

in<strong>di</strong>vidui. Tuttavia, la compatibilità <strong>di</strong> carattere tra cani è un altro aspetto importante da considerare<br />

nel momento in cui viene decisa la stabulazione <strong>di</strong> un cane: mettere assieme cani incompatibili è<br />

contro produttivo e può portare ad episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> aggressività tra gli stessi (Graham et al., 2005).<br />

Anche il contatto interspecifico è un’esigenza del cane: si è visto che l’incidenza <strong>di</strong> adozioni nel<br />

canile è aumentata ogni qual volta si siano sottoposti i cani a un contatto regolare con l’uomo<br />

(Wells e Hepper, 2000). Recentemente è stato anche <strong>di</strong>mostrato che su cani da molto tempo in<br />

canile l’arricchimento sociale migliorasse l’obbe<strong>di</strong>enza, la docilità e la socialità (Valsecchi et al.,<br />

2007), a favore quin<strong>di</strong> delle adozioni (Normando et al., 2006; Luesher e Medlock, 2007).<br />

A tal fine, in Italia, alcuni canili rifugio hanno introdotto un programma <strong>di</strong> adozione temporanea per<br />

dare ai cani la possibilità <strong>di</strong> avere un’adeguata <strong>interazione</strong> con l’uomo. Si tratta <strong>di</strong> una forma non<br />

convenzionale <strong>di</strong> adozione in cui le persone si recano una volta alla settimana presso il canile per<br />

interagire col cane attraverso passeggiate e giochi, senza alcun obbligo <strong>di</strong> adozione (Normando et<br />

al., 2010). In seguito all’applicazione <strong>di</strong> tale programma, si sono riscontrati due principali<br />

cambiamenti del comportamento del cane: una <strong>di</strong>minuzione del tempo <strong>di</strong> fuori campo e un aumento<br />

dell’attività all’interno del box, espressa attraverso una maggiore esplorazione dell’ambiente e con<br />

contatti più frequenti verso i conspecifici (Normando et al., 2010). Questa pratica fornisce quin<strong>di</strong> ai<br />

cani un contatto regolare con l’uomo, aiutandoli a inserirsi meglio nell’eventuale famiglia che li<br />

adotterà (Heidenberger, 1993; Hennessy et al., 2006; Normando et al., 2006).<br />

4. CO MPORTA M ENTO SOCIALE INTERSPECIFICO NEI<br />

CANI I MPIEG ATI IN INTERVENTI ASSISTITI D AGLI ANI M A LI<br />

4.1.<br />

L’ UTILIZZO DEL C ANE IN IA A<br />

L’utilizzo <strong>di</strong> cani per interventi assistiti dagli animali (IAA) ha conosciuto un considerevole<br />

sviluppo negli ultimi anni, e l’interesse è tanto che, sull’argomento, è stata varata dal Ministero<br />

della Sanità (www.ministerodellasanità.it) una legge (Legge 3/2005 in materia <strong>di</strong> Terapie<br />

Complementari) nella quale è legittimato l’uso <strong>degli</strong> animali a fini terapeutici negli ospedali, nei<br />

programmi <strong>di</strong> ricerca e nella sperimentazione (Allegato a Dgr n. 4130 del 19 <strong>di</strong>cembre 2006).<br />

Per interventi assistiti dagli animali s’intendono sia le Animal-Assisted Activities (AAA), ovvero le<br />

attività condotte con il supporto <strong>di</strong> animali, che l’Animal-Assisted Therapy (AAT), cioè la terapia<br />

effettuata con l’ausilio <strong>di</strong> animali. Le AAA sono costituite da incontri casuali che coinvolgono<br />

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