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Appunti di relatività ristretta

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Fù Einstein che riuscì a chiarire che le proprietà <strong>di</strong> simmetria dell’elettro<strong>di</strong>namica erano quelle corrette. Egliconcluse che occorreva mo<strong>di</strong>ficare la meccanica <strong>di</strong> Galileo e Newton in una meccanica relativistica per renderla compatibilecon l’elettro<strong>di</strong>namica e quin<strong>di</strong> con le corrette leggi <strong>di</strong> trasformazione che collegano i vari sistemi <strong>di</strong> riferimentoinerziali.I punti chiave su cui si basa la meccanica relativistica sono:• Le leggi fisiche sono identiche in tutti i sistemi <strong>di</strong> riferimento inerziali.• La “velocità della luce” è la stessa in tutti i sistemi <strong>di</strong> riferimento inerziali.Queste due proprietà fondamentali della meccanica relativistica sono state e continuano ad essere verificate sperimentalmentee possono essere usate per derivare le trasformazioni <strong>di</strong> Lorentz e le loro proprietà generali. (N.B. “velocitàdella luce” = velocità limite <strong>di</strong> propagazione delle interazioni).2 Trasformazioni <strong>di</strong> Lorentz e spazio-tempo <strong>di</strong> MinkowskiLa trasformazione <strong>di</strong> Lorentz in eq. (2) mostra che il tempo non è più assoluto, ma deve essere considerato unparametro relativo al sistema <strong>di</strong> riferimento scelto, come le coor<strong>di</strong>nate spaziali. Un esercizio utile è quello <strong>di</strong> verificareche in effetti la luce ha la stessa velocità nei due sistemi <strong>di</strong> riferimento K e K ′ . Per como<strong>di</strong>tà è utile riportare anchele trasformazioni inverse derivabili imme<strong>di</strong>atamente dalla (2) (evidentemente per ottenerle è sufficiente scambiare lecoor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> K con quelle <strong>di</strong> K ′ e cambiare v → −v)Ricor<strong>di</strong>amo anche la seguenti definizioni usate molto spessot = t′ + v cx ′√2 1 − v2c 2x = x′ + vt ′√1 − v2c 2y = y ′z = z ′ (3)β ≡ v c , γ ≡ 1√ = 1√(4)1 − β21 − v2c 2che possono assumere i valori 0 ≤ β < 1 e 1 ≤ γ < ∞.Esercizio 1: Un lampo <strong>di</strong> luce emesso al tempo t = 0 nel punto x = y = z = 0 del sistema K descrive un fronte d’onda sferico<strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate (t, x, y, z) identificato dalla relazione −c 2 t 2 + x 2 + y 2 + z 2 = 0. Verificare, usando le trasformazioni <strong>di</strong> Lorentz,che nel sistema K ′ il fronte <strong>di</strong> onda sferico assume la forma −c 2 t ′2 + x ′2 + y ′2 + z ′2 = 0, per cui la luce si propaga con la stessavelocità c.L’esercizio ci fà apprezzare come “ct” sia essenzialmente una nuova coor<strong>di</strong>nata del sistema <strong>di</strong> riferimento ed abbiale <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> una lunghezza(ct, x, y, z, ) = (x 0 , x 1 , x 2 , x 3 ) = (x 0 , ⃗x) = x µ . (5)Le quattro coor<strong>di</strong>nate x µ costituiscono le coor<strong>di</strong>nate dello spazio-tempo relativistico, detto spazio <strong>di</strong> Minkowski, e x µè talvolta chiamato quadrivettore posizione. Si <strong>di</strong>ce anche che un quadrivettore posizione identifica un “evento” dellospazio-tempo. L’esercizio precedente ci fà anche apprezzare come la quantitàs 2 ≡ −c 2 t 2 + x 2 + y 2 + z 2 (6)sia invariante per trasformazioni <strong>di</strong> Lorentz (l’esercizio chiedeva <strong>di</strong> mostrarlo per s 2 = 0, ma la <strong>di</strong>mostrazione è identicaanche per s 2 ≠ 0). La grandezza s 2 è uno scalare: significa che è un invariante per trasformazioni <strong>di</strong> Lorentz e dunquepuò essere calcolato a scelta con le coor<strong>di</strong>nate x µ o con le coor<strong>di</strong>nate x µ′ (proprio come il modulo quadrato <strong>di</strong> unvettore tri<strong>di</strong>mensionale che può essere calcolato con il teorema <strong>di</strong> Pitagora usando le componenti del vettore lungo gliassi cartesiani oppure usando le componenti del vettore lungo assi cartesiani ruotati rispetto a quelli precedenti). Nelcaso <strong>di</strong> punti dello spazio-tempo collegati dalla propagazione della luce si ha che s 2 = 0, come si vede dall’esercizio 1.In generale si può avere la seguente classificaziones 2 < 0 (<strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> tipo tempo)s 2 = 0 (<strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> tipo luce)s 2 > 0 (<strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> tipo spazio). (7)Questa classificazione è utile perché non <strong>di</strong>pende dalla scelta del sistema <strong>di</strong> riferimento inerziale: è una classificazioneinvariante.2


cts^20 <strong>di</strong>stanza tipo spaziopassatoFigure 2: Spazio <strong>di</strong> Minkowski: sono mostrate le coor<strong>di</strong>nate (ct, x) mentre le coor<strong>di</strong>nate y e z non sonoriportate in figura. È evidente il cono <strong>di</strong> luce rispetto all’origine (0, 0): la parte superiore internaal cono <strong>di</strong> luce descrive il futuro del punto (0, 0), mentre la parte inferiore ne descrive il suo passato.Inoltre sono riportati dei segmenti le cui lunghezze Minkowskiane sono <strong>di</strong> tipo tempo, luce e spazio.3 Alcune conseguenzeStu<strong>di</strong>amo alcune conseguenze della teoria della relatività <strong>ristretta</strong>: i) somma delle velocità, ii) contrazione dellelunghezze, iii) <strong>di</strong>latazione dei tempi.i) Somma delle velocitàyy’t Vx t ’vxx’zz’Figure 3: Particella con velocità v x nel sistema K.Consideriamo una particella con velocità v x <strong>di</strong>retta lungo x nel sistema <strong>di</strong> riferimento K, come in figura 3. Dalladefinizione <strong>di</strong> velocità nei sistemi K e K ′ sappiamo chev x = dxdt ,v′ x = dx′dt ′ . (8)3


Dalla trasformazione <strong>di</strong> Lorentz (2) segue cheda cuidx ′ = γ(dx − vdt) , dt ′ = γ(dt − v dx) (9)c2 v ′ x = dx′dt ′N.B. Se v x = c allora si trova che anche v ′ x = c.=γ(dx − vdt)γ(dt − v c 2 dx) = v x − v1 − vvxc 2 . (10)yy’t t ’vVyxx’zz’Figure 4: Particella con velocità v y nel sistema K.Si può procedere in modo simile anche nel caso <strong>di</strong> una particella con velocità <strong>di</strong>retta lungo l’asse y, come in figura4. Infatti per definizione v y = dydt e v′ y = dy′dt. Dalla trasformazione <strong>di</strong> Lorentz (2) segue che′da cuiv ′ y = dy′dt ′ =dy ′ = dy , dt ′ = γ(dt − v dt) (11)c2 dyγ(dt − v c 2 dx) =v yγ(1 − vvxc) = v y1 − vvx2 c 2√1 − v2c 2 . (12)ii) Contrazione delle lunghezzeSupponiamo che nel sistema K ′ ci sia un regolo <strong>di</strong> lunghezza L 0 = x ′ 2 − x ′ 1 in quiete, ve<strong>di</strong> figura 5. Quin<strong>di</strong> la sualunghezza vista nel sistema <strong>di</strong> riferimento a riposo con il regolo stesso è L 0 . Nel sistema K il regolo si muove convelocità v, per cui occorrerà misurare la posizione degli estremi del regolo in modo simultaneo ad un tempo fissato tper calcolare la lunghezza LL = x 2 (t) − x 1 (t). (13)Si ricor<strong>di</strong> infatti che la simultaneità è un concetto relativo al sistema <strong>di</strong> riferimento poiché il tempo lo è. Ora possiamochiederci: come sono collegate L ed L 0 ? Dalle trasformazioni <strong>di</strong> Lorentz (2) si ottieneL 0 = x ′ 2 − x ′ 1 = x 2(t) − vt√1 − v2c 2− x 1(t) − vt√1 − v2c 2= x 2(t) − x 1 (t)√ =1 − v2c 2L√ . (14)1 − v2c 2Dunque la lunghezza vista nel sistema <strong>di</strong> riferimento in cui l’oggetto è in moto con velocità v risulta contratta√L = L 0 1 − v2c 2 . (15)Infatti in generale v ≤ c per cui√1 − v2c 2 ≤ 1 ⇒ L ≤ L 0 . (16)ii) Dilatazione dei tempi4


yy’t t ’vxLox’zz’Figure 5: Un oggetto <strong>di</strong> lunghezza L 0 posizionato lungo l’asse x ′ del sistema K ′ .Consideriamo due eventi nel sistema K ′ che accadono nello stesso punto, E 1 = (t ′ 1, x ′ , y ′ , z ′ ) ed E 2 = (t ′ 2, x ′ , y ′ , z ′ ).Questi due eventi sono separti da un intervallo temporale T 0 = t ′ 2 − t ′ 1. Ora l’intervallo <strong>di</strong> tempo misurato nel sistemaK è dato daT = t 2 − t 1 = γ(t ′ 2 + v c 2 x′ ) − γ(t ′ 1 + v c 2 x′ ) = γ(t ′ 2 − t ′ 1) = γT 0 . (17)Dunque T ≥ T 0 per cui si parla <strong>di</strong> <strong>di</strong>latazione dei tempi. Il tempo che scorre nel sistema <strong>di</strong> riferimento in quiete conl’oggetto in questione è detto tempo proprio ed è spesso anche in<strong>di</strong>cato con τ. È il tempo più breve possible per ilfenomeno in questione, poiché in tutti gli altri sistemi <strong>di</strong> riferimento questo tempo risulta necessariamente <strong>di</strong>latato.In generale possiamo riscrivere il tempo proprio infinitesimo per un’oggetto solidale con il sistema <strong>di</strong> riferimentoK ′ (cioè a riposo nel sistema K ′ ) in modo invariante nel seguente mododτ ≡ dt ′ = dt√1 − v2c 2 = √dt 2 − dx2 + dy 2 + dz 2c 2 =√− ds2c 2 (18)dove nell’ultimo passaggio abbiamo usato la definizione già introdotta <strong>di</strong> lunghezza minkowskiana quadrata che infattiè negativa per <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> tipo tempo. Questa lunghezza è un invariante <strong>di</strong> Lorentz, e quin<strong>di</strong> facilmente calcolabile inqualunque sistema <strong>di</strong> riferimento. Dalla relazione (18) risulta che anche il tempo proprio è un invariante relativistico.4 Formalismo tensorialePossiamo scrivere la trasformazione <strong>di</strong> Lorentz (2) comedove⎛ct ′ ⎞ ⎛⎞ ⎛ ⎞γ −βγ 0 0 ct⎜ x ′ ⎟ ⎜ −βγ γ 0 0 ⎟ ⎜ x ⎟⎝y ′ ⎠ = ⎝⎠ ⎝ ⎠ (19)0 0 1 0 yz ′ 0 0 0 1 zβ ≡ v c , γ ≡ 1√ = 1√ . (20)1 − β21 − v2c 2Si noti che per sistemi <strong>di</strong> riferimento fisicamente realizzabili si ha 0 ≤ β < 1 e 1 ≤ γ < ∞. Queste trasformazionipossono essere riscritte in modo compatto usando varie notazionix µ′ =3∑Λ µ νx ν (21)ν=0x µ′ = Λ µ νx ν (22)x ′ = Λx (23)dove Λ in<strong>di</strong>ca la matrice della trasformazione <strong>di</strong> Lorentz riportata in (19) e Λ µ ν i corrispondenti elementi <strong>di</strong> matrice.Si noti che in (22) è stata usata la convenzione <strong>di</strong> Einstein, per cui in<strong>di</strong>ci ripetuti sono considerati automaticamente5


sommati su tutti i loro possibili valori (in questo caso l’in<strong>di</strong>ce ν = 0, 1, 2, 3). La notazione matriciale (23) è comodaper fare velocemente dei calcoli quando si hanno solo vettori e matrici.Il quadrato della <strong>di</strong>stanza minkowskiana s 2 , che come abbiamo visto è un invariante <strong>di</strong> Lorentz, può essere scrittonei mo<strong>di</strong> seguenti⎛⎞ ⎛ ⎞−1 0 0 0 cts 2 = −c 2 t 2 + x 2 + y 2 + z 2 ⎜ 0 1 0 0 ⎟ ⎜ x ⎟= ( ct x y z ) ⎝⎠ ⎝ ⎠ =0 0 1 0 y0 0 0 1 z3∑ 3∑= x T η x = x µ η µν x ν = x µ η µν x ν = η µν x µ x ν (24)µ=0 ν=0dove si è introdotta la metrica <strong>di</strong> Minkowski, cioè la matrice η µν definita sopra, che ci permette <strong>di</strong> valutare il moduloquadro dei quadrivettori. Questo quadrato della lunghezza minkowskiana generalizza il concetto <strong>di</strong> modulo quadro <strong>di</strong>un vettore in spazi euclidei.In generale le trasformazioni <strong>di</strong> Lorentz sono tutte quelle che lasciano invariata la <strong>di</strong>stanza minkowskiana. Ve<strong>di</strong>amo<strong>di</strong> esprimere questa definizione in equazioni. Usando la notazione matricialeper cuis 2 = x T η x (definizione del quadrato della <strong>di</strong>stanza)x ′ = Λ x (trasformazione <strong>di</strong> Lorentz arbitraria) (25)s 2 = s ′2 ⇒ x T η x = x ′T η x ′ = x T Λ T η Λ x ⇒ Λ T η Λ = η. (26)Dunque tutte le trasformazioni <strong>di</strong> Lorentz possibili sono quelle definite da matrici Λ tali cheΛ T η Λ = η (27)dove η è la metrica <strong>di</strong> Minkowski. In notazione tensoriale questa equazione si scrive comeEsercizio 2: Verifcare che la matrice in (19) sod<strong>di</strong>sfa la relazione (27).η µν Λ µ αΛ ν β = η αβ . (28)L’analisi della proprietà fondamentale (27) che caratterizza il gruppo <strong>di</strong> Lorentz permette <strong>di</strong> dedurre che talegruppo, cioè l’insieme <strong>di</strong> tutte le matrici che definiscono trasformazioni <strong>di</strong> Lorentz (si <strong>di</strong>mostri che tale insiemesod<strong>di</strong>sfa agli assiomi <strong>di</strong> definizione <strong>di</strong> un gruppo), può essere parametrizzato da 6 variabili: 3 angoli che definisconola rotazione degli assi cartesiani spaziali più le 3 componenti della velocità ⃗v relativa tra i due sistemi <strong>di</strong> riferimentoinerziali.La posizione degli in<strong>di</strong>ci in alto o in basso non è arbitraria, ma ha un significato ben preciso. Il quadrivettoreposizione x µ ha l’in<strong>di</strong>ce in alto, la metrica <strong>di</strong> Minkowski ha due in<strong>di</strong>ci in basso η µν , gli elementi <strong>di</strong> matrice <strong>di</strong> unatrasformazione <strong>di</strong> Lorentz sui quadrivettori x µ ha l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> riga in alto e l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> colonna in basso, Λ µ ν. Partendoda queste definizioni, risulta poi utile definire un quadrivettore con l’in<strong>di</strong>ce in basso (“quadrivettore covariante”) comex µ ≡ η µν x ν ,da cui segue che si può riottenere il quadrivettore con l’in<strong>di</strong>ce in alto (“quadrivettore controvariante”) comeQueste definizioni sono autoconsistentix µ = η µν x ν , η µν ≡ (η −1 ) µν (29)x µ = η µν x ν = η µν (η νλ x λ ) = (η µν η νλ )x λ = δ µ λx λ = x µ (30)dove nel calcolo si è usata la delta <strong>di</strong> Kronecker δ µ λ che corrisponde alle componenti della matrice identità (ricordarela convenzione <strong>di</strong> sommatoria <strong>di</strong> Einstein e notare che l’equazione matriciale η −1 η = I, dove I è la matrice identità,si scrive in componenti come η µλ η λν = δ µ ν. Similmente Ix = x si scrive in componenti come δ µ νx ν = x µ ). Usando ladefinizione <strong>di</strong> x µ si può anche riscrivere la (24) comes 2 = x µ x µ . (31)6


L’operatore <strong>di</strong> derivata ∂ µ ≡∂∂xsi comporta come un 4-vettore con l’in<strong>di</strong>ce in basso. Questo si può facilmenteµverificare calcolando la derivata dell’invariante s 2 ∂ µ s 2 ≡ ∂s2∂x µ = 2x µ . (32)In generale si definiscono scalari, quadrivettori e quadritensori (o più brevemente vettori e tensori) quantità che sitrasformano in modo ben preciso per trasformazioni <strong>di</strong> Lorentzs ′ = s (scalare)x µ′ = Λ µ νx ν (quadrivettore)F µν ′ = Λ µ λΛ ν ρF λρ (quadritensore <strong>di</strong> rango due) (33)Esempio <strong>di</strong> uno scalare è la <strong>di</strong>stanza Minkowskiana, <strong>di</strong> un vettore il quadrivettore coor<strong>di</strong>nata o come vedremo piùavanti il quadrimpulso, <strong>di</strong> un tensore a due in<strong>di</strong>ci il tensore campo elettromagnetico F µν (in unità gaussiane o in quelle<strong>di</strong> Heaviside–Lorentz)⎛⎞0 E x E y E zF µν ⎜ −E= x 0 B z −B y ⎟⎝⎠ . (34)−E y −B z 0 B x−E z B y −B x 0Un modo <strong>di</strong> interpretare la (31) è <strong>di</strong>re che la trasformazione del quadrivettore x µ è compensata dalla trasformazionedel quadrivettore x µ , per cui la “contrazione” degli in<strong>di</strong>ci in x µ x µ produce uno scalare. Similmente dati vettori etensori si deduce facilmente che ad esempio A µ B ν F µν è uno scalare, B ν F µν è uno quadrivettore controvariante, etc.In generale le posizioni degli in<strong>di</strong>ci in grandezze tensoriali in<strong>di</strong>cano le proprietà <strong>di</strong> trasformazione sotto trasformazioni<strong>di</strong> Lorentz, ed in<strong>di</strong>ci contratti possono essere ignorati in quanto si comportano come uno scalare.Esercizio 3: Verificare che le equazioni <strong>di</strong> Maxwell si possono scrivere come (∂ µ ≡∂∂x µ )∂ µF µν = −J ν (35)∂ µF νλ + ∂ νF λµ + ∂ λ F µν = 0 (36)Si noti che se la sorgente J µ si trasforma come un quadrivettore, allora è imme<strong>di</strong>ato verificare l’invarianza relativistica delleequazioni <strong>di</strong> Maxwell scritte in questa forma. Verificare inoltre che il secondo set <strong>di</strong> equazioni <strong>di</strong> Maxwell, cioè le equazionisenza sorgenti in (36), sono risolte automaticamente dall’introduzione <strong>di</strong> un quadripotenziale vettore A µ definendoF µν = ∂ µA ν − ∂ νA µ.Calcolare infine il valore dello scalare F µν F µν. Perchè è uno scalare?.Le proprietà geometriche dettate dalla metrica <strong>di</strong> Minkowski definiscono lo spazio-tempo <strong>di</strong> Minkowski, che rappresentaappunto un modello del nostro spazio-tempo fisico. Una scelta <strong>di</strong> quattro assi ”cartesiani” lungo cui misurarele <strong>di</strong>stanze x µ dello spazio-tempo rappresenta un sistema <strong>di</strong> riferimento inerziale. Alcune definizioni e proprietà dellospazio-tempo <strong>di</strong> Minkowski sono descritte e riportate nella figura 2.Oltre alla possibilità <strong>di</strong> cambiare il sistema <strong>di</strong> riferimento con trasformazioni <strong>di</strong> Lorentz è possibile fare una <strong>di</strong>versascelta dell’ origine del sistema <strong>di</strong> riferimento. Ciò corrisponde alla possibilità <strong>di</strong> operare 3 traslazioni spaziali ed 1traslazione temporale. Quando si aggiunge questa ulteriore invarianza alle trasformazioni <strong>di</strong> Lorentz si ottiene ungruppo totale <strong>di</strong> trasformazioni a <strong>di</strong>eci parametri detto gruppo <strong>di</strong> Poincarè, sotto cui un punto dello spazio tempo sitrasforma nel modo seguentex µ′ = Λ µ νx ν + a µ (37)I <strong>di</strong>eci parametri corrispondono ai 4 parametri a µ che definiscono una traslazione spazio-temporale più i 6 parametri delgruppo <strong>di</strong> Lorentz contenuti in una Λ µ ν generica. Si può <strong>di</strong>mostarre che l’invarianza per traslazioni spazio-temporali ècollegata alla conservazione dell’impulso e dell’energia. Similmente l’invarianza per trasformazioni <strong>di</strong> Lorentz comportala conservazione <strong>di</strong> 6 quantità (che includono le 3 componenti del momento angolare).5 Definizione relativistica <strong>di</strong> energia e momento: il quadrimomentoNel paragrafo precedente abbiamo analizzato il concetto <strong>di</strong> tempo proprio. In un sistema <strong>di</strong> riferimento inerzialearbitrario un tempo proprio infinitesimo <strong>di</strong> un oggetto può essere scritto come√dτ = dt 1 − v2c 2 (38)dove v è la velocità dell’oggetto. Utilizzeremo questo parametro scalare per introdurre il concetto <strong>di</strong> quadrimomento(detto anche quadrimpulso) per particelle massive.7


5.1 Particelle massiveUna particella nel suo moto descrive una traiettoria nello spazio-tempo. A questa traiettoria si dà il nome <strong>di</strong> linea <strong>di</strong>mondo (o linea d’universo), ve<strong>di</strong> figura 6. Possiamo parametrizzare questa linea <strong>di</strong> mondo utilizzando il tempo proprioτ.ctlinea d’universo <strong>di</strong> una particella massivaxFigure 6: La linea <strong>di</strong> universo <strong>di</strong> una particella massiva è contenuta all’interno del cono <strong>di</strong> luce.Nel caso <strong>di</strong> una particella massiva che si muove <strong>di</strong> moto a velocità costante la linea d’universo è una linea rettache in<strong>di</strong>chiamo con x µ (τ). La quadrivelocità è per definizione il seguente quadrivettore(u µ (τ) ≡ dxµ (τ) cdt(τ)= , d⃗x(τ) ) ()c ⃗v= √ , √(39)dτ dτ dτ1 − v2c1 − v22 c 2dove si è fatto uso dell’equazione (38). Questa quantità è un quadrivettore poichè dτ è uno scalare e dx µ un quadrivettore.È imme<strong>di</strong>ato calcolarne il modulo quadratou µ u µ = −(u 0 ) 2 + ⃗u · ⃗u = −c 2 (40)Poichè u µ u µ è un invariante <strong>di</strong> Lorentz, per semplicità si sarebbe potuto effettuare il calcolo nel sistema <strong>di</strong> riferimentoa riposo con la particella, in cui u µ = (c, 0) come si evince dalla (39), e dunque u µ u µ = −c 2 .Il quadrimomento della particella è definito dap µ = mu µ (41)dove m è la massa della particella. Questa massa è per definizione una proprietà scalare assegnata alla particella ed avolte è detta massa invariante, massa a riposo o massa propria per <strong>di</strong>fferenziarla da eventuali altre definizioni. Dunqueanche p µ è un quadrivettore ed il suo modulo quadro è facilmente calcolabilep µ p µ = m 2 u µ u µ = −m 2 c 2 (42)Familiarizziamo un pò con questa definizione relativistica per vedere come le note definizioni non-relativistichesono generalizzate nella meccanica relativistica(p µ = m dxµ (τ)= mc dt(τ) ) ( ) ( )mcdτdτ, md⃗x(τ)m⃗v E= √ , √ =dτ1 − v2c1 −c , ⃗p . (43)v22 c 28


Abbiamo identificato la componente p 0 con l’energia E associata alla particella (<strong>di</strong>viso c per imme<strong>di</strong>ate considerazioni<strong>di</strong>mensionali), mentre le componenti spaziali sono identificate con la definizione relativistica del momento spaziale.Giustifichiamo queste identificazioni analizzando il limite non-relativistico v ≪ c.Energia E: dalla (43) si ottieneE =mc2 √1 − v2c 2 . (44)Per v = 0 si vede che la teoria della relatività assegna in modo naturale una energia a riposo proporzionale alla massaE = mc 2 . Per v ≪ c possiamo sviluppare in serie <strong>di</strong> v cche è un numero piccolo rispetto ad 1( ) − 1 (E = mc 2 1 − v2 2= mc2c 2 1 + 1 v 2 )2 c 2 + ... = mc 2 + 1 2 mv2 + ... (45)Questo ci fà vedere come la definizione non-relativistica <strong>di</strong> energia cinetica venga riprodotta nel limite <strong>di</strong> velocità basserispetto a quella della luce. Alla luce <strong>di</strong> questo calcolo si può intuire la definizione appropriata <strong>di</strong> energia cinetica Tnel caso relativisticoT = E − mc 2 . (46)Momento ⃗p: dalla (43) si vede che nel limite v ≪ c si riottiene la definizione non-relativistica <strong>di</strong> momento lineare⃗p =m⃗v√ → ⃗p = m⃗v. (47)1 − v2c 2Si noti che particelle massive non possono raggiungere la velocità della luce: dovrebbero avere energia e momentoinfiniti! Dunque la velocità v = c è una velocità limite teoricamente irraggiungibile per particelle massive, poichènessun fenomeno fisico è in grado <strong>di</strong> cedere un’energia infinita ad una particella.Queste definizioni relativistiche possono essere giustificate in maniera più rigorosa e derivate partendo da unprincipio d’azione che descriva la <strong>di</strong>namica relativistica. L’azione corretta per una particella libera è proporzionale altempo proprio integrato sulla linea <strong>di</strong> mondo della particella (così da garantire l’invarianza relativistica)√∫S[⃗x(t)] = −mc 2 dt 1 − ˙⃗x · ˙⃗xc 2 (48)dove naturalmente ⃗v = ˙⃗x descrive la velocità della particella. Poiché la corrispondente lagrangiana L = −mc 2 √1 −non <strong>di</strong>pende dalla posizione ⃗x, ma solo dalla velocità ˙⃗x, il momento coniugato⃗p ≡ ∂L∂ ˙⃗x = m√˙⃗x(49)1 − v2c 2è conservato (come conseguenza delle equazioni <strong>di</strong> Eulero-Lagrange). Inoltre anche l’hamiltonianache coincide con l’energia è conservata.5.2 Particelle con massa nullaH = ⃗p · ˙⃗x − L =mc2 √1 − v2c 2 (50)Abbiamo visto che particelle massive non possono raggiungere esattamente la velocità della luce. Però possono esistereparticelle che viaggino alla velocità della luce purchè abbiano massa nulla. Questa interpretazione è consistente conla relatività <strong>ristretta</strong>. Infatti la relatività <strong>ristretta</strong> prevede che particelle che vanno alla velocità della luce sianocostrette a viaggiare sempre a quella velocità, che infatti è necessariamente la stessa in tutti i sistemi <strong>di</strong> riferimentoinerziali. Questa proprietà ci <strong>di</strong>ce che non si può trovare un sistema <strong>di</strong> riferimento a riposo con particelle <strong>di</strong> massanulla, e quin<strong>di</strong> non esiste il concetto <strong>di</strong> tempo proprio per tali particelle. Infatti dalla (18) si vede che il presuntotempo proprio dovrebbe essere nullo, e quin<strong>di</strong> sarebbe un tempo che non può scorrere e non può essere utilizzatoper parametrizzare la linea d’universo <strong>di</strong> queste particelle. Infatti questa linea d’universo è una linea <strong>di</strong> tipo luce˙⃗x· ˙⃗xc 29


e deve necessariamente giacere sul cono <strong>di</strong> luce della particella stessa. In ogni caso possiamo ugualmente assegnareun quadrimomento alla particella con massa nulla. In tal caso l’invariante relativistico p µ p µ si annulla e può essereutilizzato per ricavare una relazione tra energia ed impulsop µ p µ = 0 ⇒ − E2+ ⃗p · ⃗p = 0 ⇒ E = |⃗p|c. (51)c2 Questa formula è valida approssimativamente anche per particelle che viaggiano a velocità molto vicine a quelladella luce e che <strong>di</strong> conseguenza hanno energie molto maggiori della loro massa a riposo, E ≫ mc 2 (particelle ultrarelativistiche.Si noti che il concetto <strong>di</strong> particella ultra-relativistica <strong>di</strong>pende dal sistema <strong>di</strong> riferimento scelto). Ve<strong>di</strong>amo<strong>di</strong> derivare questa affermazione. Abbiamo visto che per una particella <strong>di</strong> massa m( ) Ep µ =c , ⃗p =( mc√ ,1 − v2c 2)m⃗v√1 − v2c 2(52)da cui si ottiene la relazioneNel limite <strong>di</strong> v → c si ottiene⃗p = E⃗vc 2 (53)|⃗p| = E c(54)che coincide con quanto ottenuto in eq. (51) per particelle a massa nulla.Conclu<strong>di</strong>amo questa sezione ricordando che non è stato mai possibile interpretare in modo consistente, all’interno<strong>di</strong> teorie fisiche, i tachioni (ipotetiche particelle che viaggiano a velocità maggiori <strong>di</strong> c).5.3 Legge <strong>di</strong> conservazione del quadrimomentoLa definizione data sopra <strong>di</strong> quadrimomento per particelle massive e particelle senza massa è appropriata in quanto èproprio questa quantità che sod<strong>di</strong>sfa a specifiche leggi <strong>di</strong> conservazione. Infatti si può <strong>di</strong>mostare che: per interazionirelativistiche invarianti per traslazioni spaziali e temporali si conserva il quadrimomento totale.In particolare il quadrimomento si conserva per sistemi isolati in cui avvengono processi <strong>di</strong> urto regolati dalleinterazioni fondamentali. Per descrivere processi <strong>di</strong> urto tra due particelle che vanno in due particelle, come in figura7, risulta utile l’uso delle variabli <strong>di</strong> Mandelstams = −(p 1 + p 2 ) 2t = −(p 2 − p 3 ) 2u = −(p 1 − p 3 ) 2 (55)dove nel lato destro si intende il modulo quadrato minkowskiano dei rispettivi quadrivettori. Il quadrivettore p n è ilquadrimomento delle particella n-esima con massa m n ed è orientato come in figura 7. Queste variabili <strong>di</strong> Mandelstamnon sono in<strong>di</strong>pendenti, poichè si può mostare che (ponendo per semplicità c = 1)s + t + u = m 2 1 + m 2 2 + m 2 3 + m 2 4 (56)dove (p 1 ) 2 = −m 2 1, (p 2 ) 2 = −m 2 2, etc.. Se nel processo <strong>di</strong> urto sono prodotte ulteriori particelle le variabili t ed uperdono in genere il loro significato imme<strong>di</strong>ato, mentre la variabile s continua ad essere utile.Esercizio 4: Un muone <strong>di</strong> energia E = 10 GeV è prodotto nell’atmosfera dai raggi cosmici. La vita me<strong>di</strong>a del muone èτ = 2.2 10 −6 s e la sua massa m = 106 MeV/c 2 . Stimare la <strong>di</strong>stanza che il muone può percorrere (nel sistema <strong>di</strong> riferimentosolidale con la terra).Esercizio 5: Verifcare l’equazione (56). Suggerimento: utilizzare la conservazione del quadrimpulso totale.Esercizio 6: Verificare che nell’ urto tra una particella e la sua antiparticella √ s rappresenta l’energia massima <strong>di</strong>sponibile nelsistema <strong>di</strong> riferimento centro <strong>di</strong> massa per la creazione <strong>di</strong> nuove particelle.Esercizio 7: Calcolare l’energia cinetica minima che un protone deve avere per interagire con un altro protone fermo e generarenell’urto una coppia protone–antiprotone:p + p → p + p + p + ¯pLa massa del protone (e dell’antiprotone) può essere appossimata a m p = 1 GeV/c 2 .10


P2tP3sP1P4Figure 7: Processo <strong>di</strong> urto. Sono rappresentate le variabili <strong>di</strong> Mandelstam s e t.Esercizio 8: Una particella <strong>di</strong> massa M a riposo decade in due particelle <strong>di</strong> massa m 1 e m 2. Utilizzando la conservazione delquadrimpulso totale calcolare le energie delle particelle finali.Esercizio 9: Utilizzare le leggi <strong>di</strong> trasformazione (33) per il campo elettromagnetico definito in (72) per derivare le seguentileggi <strong>di</strong> trasformazione per cambio del sistema <strong>di</strong> riferimento specificato dalla trasformazione in (19)E ′ x = E xB ′ x = B xE ′ y = γ(E y − βB z) B ′ y = γ(B y + βE z)E ′ z = γ(E z + βB y) B ′ z = γ(B z − βE y).(57)6 Appen<strong>di</strong>ceEquazioni <strong>di</strong> MaxwellSvolgiamo esplicitamente l’esercizio n.3 facendo uso delle unità <strong>di</strong> misura <strong>di</strong> Heaviside-Lorentz con c = 1. Consideriamole quattro equazioni <strong>di</strong> Maxwell con sorgenti∂ µ F µν = −J ν (58)dove⎛⎞0 E x E y E zF µν ⎜ −E= x 0 B z −B y ⎟⎝⎠ , J µ = (ρ, J)−E y −B z 0 B ⃗ (59)x−E z B y −B x 0e valutiamo l’equazione per i <strong>di</strong>versi valori dell’in<strong>di</strong>ce libero ν = (0, i) con i = (1, 2, 3).Per ν = 0 abbiamo∂ µ F µ0 = ∂ 0 F 00 + ∂ i F i0 = ∂ 1 F 10 + ∂ 2 F 20 + ∂ 3 F 30 = −(∂ 1 E 1 + ∂ 2 E 2 + ∂ 3 E 3 ) = − ⃗ ∇ · ⃗E = −J 0 = −ρ (60)dove naturalmente E 1 ≡ E x , E 2 ≡ E y , etc.. Riconosciamo questa come l’equazione <strong>di</strong> GaussPer ν = 1 abbiamo⃗∇ · ⃗E = ρ .∂ µ F µ1 = ∂ 0 F 01 + ∂ i F i1 = ∂ 0 E 1 + ∂ 2 F 21 + ∂ 3 F 31 = ∂ t E 1 − ∂ 2 B 3 + ∂ 3 B 2 = (∂ t⃗ E − ⃗ ∇ × ⃗ B) 1 = −J 1 (61)che corrisponde alla prima componente dell’equazione vettoriale⃗∇ × ⃗ B − ∂ t⃗ E = ⃗ J .Un calcolo simile con ν = 2, 3 genera le altre componenti <strong>di</strong> questa equazione vettoriale.11


Analogamente si può procedere con le equazioni <strong>di</strong> Maxwell senza sorgentidove, abbassando gli in<strong>di</strong>ci con le metrica <strong>di</strong> Minkowski, si ha∂ µ F νλ + ∂ ν F λµ + ∂ λ F µν = 0 (62)⎛⎞ ⎛0 −E x −E y −E z 0 −E 1 −E 2 −E 3 ⎞F µν = η µλ η νσ F λσ ⎜ E= x 0 B z −B y ⎟ ⎜ E⎝⎠ =1 0 B 3 −B 2 ⎟⎝E y −B z 0 B x E 2 −B 3 0 B 1 ⎠ . (63)E z B y −B x 0 E 3 B 2 −B 1 0Valutando l’eq. (62) con (µ, ν, λ) = (1, 2, 3) si ha∂ 1 F 23 + ∂ 2 F 31 + ∂ 3 F 12 = ∂ 1 B 1 + ∂ 2 B 2 + ∂ 3 B 3 = 0 (64)ed otteniamo l’equazione⃗∇ · ⃗B = 0 .Similmente con (µ, ν, λ) = (0, 1, 2) si hache corrisponde alla terza componente dell’equazione vettorialee così via.∂ 0 F 12 + ∂ 1 F 20 + ∂ 2 F 01 = ∂ t B 3 + ∂ 1 E 2 − ∂ 2 E 1 = 0 (65)⃗∇ × ⃗ E + ∂ t⃗ B = 0Principio d’azione La soluzione generica delle equazioni omogenee (62) può essere scritta in termini <strong>di</strong> unpotenziale quadrivettore A µF µν = ∂ µ A ν − ∂ ν A µ . (66)Con il potenziale A µ è possibile introdurre un principio <strong>di</strong> minima azione per le equazioni del campo elettromagnetico.Infatti dall’azione∫ (S Max [A µ ] = d 4 x − 1 4 F µνF µν + A µ J µ) (67)da cui si ottengono le equazioni <strong>di</strong> Maxwell con sorgente∂ µ F µν = −J ν . (68)La conservazione della corrente è necessaria per la consistenza delle equazioni <strong>di</strong> Maxwell. Infatti∂ µ ∂ ν F µν = 0 =⇒ ∂ ν J ν = 0 . (69)Esplicitiamo queste equazioni separando gli in<strong>di</strong>ci in parti spaziali e parti temporali. Ponendopossiamo calcolareA µ = (A 0 , ⃗ A) = (φ, ⃗ A) , A µ = (−φ, ⃗ A) , J µ = (ρ, ⃗ J) (70)∂ µ J µ = ∂ρ∂t + ⃗ ∇ · ⃗J = 0F 0i = ∂ 0 A i − ∂ i A 0 = ∂ t A i + ∂ i φ = −E iF ij = ∂ i A j − ∂ j A i = ɛ ijk B k (71)per cui il tensore campo elettromagnetico può essere scritto (in unità <strong>di</strong> Heaviside-Lorentz) come⎛⎞0 −E x −E y −E z⎜ EF µν = x 0 B z −B y ⎟⎝⎠ (72)E y −B z 0 B xE z B y −B x 012


Inoltre∂ µ F µ0 = −J 0 −→ ∂ i F i0 = ρ −→ ⃗ ∇ · ⃗ E = ρ∂ µ F µi = −J i −→ ∂ j F ji + ∂ 0 F 0i = −J i −→ ⃗ ∇ × ⃗ B − ∂ t⃗ E = ⃗ J (73)che riconosciamo come le equazioni <strong>di</strong> Maxwell con sorgenti. Le altre equazioni <strong>di</strong> Maxwell (quelle senza sorgenti)⃗∇ · ⃗B = 0⃗∇ × ⃗ E + ∂ t⃗ B = 0 (74)sono similmente contenute in ∂ µ F νλ + ∂ ν F λµ + ∂ λ F µν = 0, conseguenza della (66) (identità <strong>di</strong> Bianchi).13

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