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L'ESERCITO PIEMONTESE E NAPOLEONE - Vivant

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UNIVERSITA’ CATTOLICA DEL SACRO CUORE DI MILANOFacoltà di Scienze PoliticheCorso di Laurea in Scienze PoliticheL’ESERCITO <strong>PIEMONTESE</strong> E <strong>NAPOLEONE</strong>Relatore: Chiar. mo Prof. Vírgilio ILARITesi di Laurea di:Filippo Cesare COPPOLAMatricola n° 2606337Anno Accademico 2002- 2003


INDICEIntroduzione 10I. L’EPILOGO DELL’ESERCITO <strong>PIEMONTESE</strong>I.1. Le conseguenze della guerra con la Francia 12I.2. Le ultime speranze diplomatiche ed il tradimentodi Cravanzana 14I.3. Le imposizioni francesi fra articoli pubblici e segreti 16I.4. L’epilogo dell’esercito piemontese 19II. L’ORDINAMENTO MILITARE SABAUDOSOTTO L’INFLUENZA FRANCESEII.1. Il nuovo ordinamento militare 21II.1.1 I reggimenti nazionali 21II.1.2 La cavalleria 22II.1.3 Il reggimento di truppe leggere 23II.1.4 L’artiglieria 23II.1.5 I reggimenti provinciali 24II.1.6 Il mantenimento delle truppe estere e lo scioglimentodel battaglione, traditore, Schmidt 26II.1.7 La topografia reale ed il genio 27II.1.8 I gradi e le paghe 28II.1.9 Il deficit militare 303


II.2. La sudditanza politica e militare 32II.2.1. La politica di Torino ed il progetto del 25termidoro anno IV 32II.2.2. Il nuovo sovrano Carlo Emanuele IV 33II.2.3. Il nuovo gabinetto, l’alleanza militarefranco piemontese ed i piani di Napoleone 34II.2.4. L’arrivo di Brune all’Armata d’Italia ed iprogetti militari per la repubblicanizzazione delregno 37II.3. L’esercito senza re 40II.3.1. Gli accordi della convenzione di Milanoe la presadella cittadella 40II.3.2. La strage di Bosco Marengo e il proclama Brune 42II.3.3. Il ritiro da Pieve e da Porto Maurizio 45II.3.4. Le mirate provocazioni francesi e l’arrivodi Eymar, Joubert e Grouchy 46II.3.5. L’occupazione del Piemonte 49II.3.6. La rinuncia agli Stati di terraferma 51II.4. Nasce l’Armèe Piemontaise 53II.4.1. L’Armèe Piemontaise traammutinamenti, rivolte e consensi 53II.4.2. La prima amministrazione militare francopiemontese57II.4.3. Le epurazioni 59II.4.4. I Reggimenti svizzeri 59II.4.5. La cavalleria (voltagabbana e disertori) 60II.4.6. I carabinieri piemontesi 624


II.4.7. Le mezze brigate di fanteria 63II.4.8. Diserzioni e tradimenti dellafanteria piemontese 65II.4.9. L’insostituibile artiglieria 66II.5. I piemontesi al fianco dei francesi 67II.5.1. La suddivisione delle truppe piemontesi 67II.5.2. Incaffi, S.Fermo e S.Massimo 69II.5.3. La fuga della brigata francese Mayer e levalorose cariche di Gifflenga 70II.5.4. Magnano e lo scetticismo infranto dei francesi 71II.5.5. La battaglia di Verderio e le sue conseguenzepolitiche 75II.5.6. La XIV DB de ligne ed icombattimenti sul Tanaro 81II.5.7. Da Ferrara a Novi 83II.6. I piemontesi voltano bandiera 86II.6.1. La prima mezza brigata di linea 86II.6.2. Luigi Cappello e la brigata d’artiglieriapiemontese 87III. LA PARENTESI AUSTRO-RUSSAIII.1. La guardia nazionale della città di Torino 91III.1.1. Il corpo 92III.1.2. La scelta del comandante ed il peso politicodella guardia nazionale 94III.1.3. I propositi 965


III.1.4. L’ufficialità delle intenzioni della guardianazionale e le conseguenze politiche dellebattaglie di Verona e Magnano 97III.1.5. Il sondaggio sui torinesi, la destituzione diCampana e la “guerra” delle false notizie 99III.2. Gli intrighi di Torino del ’99 102III.2.1. Torino città divisa tra repubblicani edaustricanti 102III.2.2. Torino si riscopre antigiacobina 104III.2.3. La congiura repubblicana 107III.2.4. La municipalità. I suoi poteri ed i suoi pianiper Torino 109III.2.5. Il ruolo dell’organo municipale 112III.2.6. La scalata all’organo municipale 113III.3. Gli accordi con l’esercito confederato 115III.3.1. Branda de’Lucioni 115III.3.2. Colpi di cannone su Torino 124III.3.3. Le tre lettere 126III.3.4. Fiorella incorruttibile? 131III.3.5. La delegazione del conte Adami di Bergolo 133III.4. Suwarow entra in Torino 138III.4.1. Torino; l’inconsapevole “chiave” delle sortipolitiche italiane ed europee 138III.4.2. L’ultimo baluardo repubblicano; la cittadella 1416


III.4.3. I nuovi padroni e gli atteggiamenti deipiemontesi 144III.4.4. I festeggiamenti 147III.5. Le istituzioni politiche austro-russe 150III.5.1. Il nuovo volto di Torino 150III.5.2. Il consiglio supremo 153III.5.3. Le prime obiezioni austriache e la figura diMelas 157III.5.4. I nuovi intrighi di Torino e le mire austriache 159III.5.5. L’allontanamento di Suwarow ed il problemadel rientro del re 161III.5.6. Il sostegno dei torinesi ai piani di Vienna 165III.5.7. L’attacco a Thaon del generale Tag 166III.5.8. La commissione 169III.6. Le nuove forze armate piemontesi 173III.6.1. L’ennesimo stato di sudditanza 173III.6.2. Il rastrellamento dei prigionieri 174III.6.3. Le epurazioni politicizzate 176III.6.4. La chiamata dei soldati provinciali ed il rifiutoal giuramento del reggimento di Ivrea 176III.6.5. La fanteria d’ordinanza 177III.6.6. La cavalleria appiedata 180III.6.7. L’indispensabilità dell’artiglieria 180III.6.8. L’ex guardia nazionale 182III.6.9. Il battaglione alemanno e i grigioni 187III.7. Le truppe piemontesi al servizio italiano e straniero 1897


III.7.1. Gli austro-piemontesi. Colla Rossa, Novi eCuneo 190III.7.2. La campagna di Marengo 192III.7.3. L’assedio di Genova 194III.7.4. Gli ufficiali piemontesi al servizio estero 196III.7.4.1. I piemontesi “moscoviti”.Dai fratelli Gilli all’ingegnereGianotti 196III.7.4.2. I piemontesi “austriaci” 198III.7.4.3. I piemontesi “inglesi” 200IV. L’UNIONE ALLA FRANCIAIV.1. Le idee monarchiche di Napoleone 202IV.1.1. L’epoca delle “commissioni” e dei “tre Carli” 205IV.2. Nasce la 27e division militaire 206IV.2.1. La morte dello zar e la trasformazionedella politica di Napoleone 206IV.2.2. I decreti consolari, la nascita della27 division militaire e le prime reazioni 208IV.2.3. L’abdicazione di Carlo Emanuele,l’annessione alla Francia ed i nuovifesteggiamenti 211IV.3. Le nuove nomine amministrative e lasmilitarizzazione del Piemonte 214IV.3.1. Il ritorno alle alte cariche di tre piemontesi:Colli Ricci di Fellizzano, Campana e Serassi 2148


IV.3.2. Il commissariato generale di guerra e la breveesperienza dell’ispettorato superiore dellaguerra 216IV.3.3. Le mura ed i bastioni delle città piemontesie la creazione di colonie militari francesi adAlessandria e Fenestrelle 219IV.3.4. I difensori della patria 221IV.3.5. Il reclutamento francese in Piemonte e l’altotasso di diserzione 222IV.3.6. La guardia nazionale 223IV.4. La ricostruzione delle truppe piemontesi 224IV.4.1. Il decreto di Napoleone del 24 giugno 1800e la riammissione degli ufficiali 224IV.4.2. Artiglieria e gendarmeria 227IV.4.3. La cavalleria 228IV.4.4. L’ordinamento Brune 228IV.4.5. Il genio 230IV.4.6. L’arruolamento dei briganti 232IV.5. L’incorporazione nell’esercito francese 233IV.5.1. Il mancato pagamento del soldo e gliincidenti nella cittadella di Torino 233IV.5.2. L’incorporazione nell’esercito francese 234Bibliografia e fonti 2409


IntroduzioneLa guerra dichiarata dalla repubblica francese al regno di Sardegna il21 settembre 1792 terminò formalmente il 28 aprile 1796 con iltrattato di Cherasco. La sconfitta militare aprì, per il Piemonte di reVittorio Amedeo III, la strada dello sfacelo sociale ma anche unanuova era segnata da rivoluzioni istituzionali, politiche e soprattuttomilitari.Nel primo capitolo verranno affrontate le conseguenze politiche dellasconfitta del Piemonte, le umilianti imposizioni francesi (ottenuteanche grazie alla collaborazione della segreteria di guerra di Torino) el’epilogo delle sue prestigiose forze armate.Nel secondo capitolo sarà trattata la trasformazione dell’ordinamentomilitare sabaudo dopo Cherasco, il suo stato di sudditanza ma anche iprogetti bellici di Napoleone e la difficile convivenza tra occupatori edoccupati. In questo capitolo verrà, inoltre, affrontata la nascita dellavalorosa Armèe piemontaise la quale, nonostante il cieco scetticismorepubblicano, combatté al fianco delle truppe francesi constraordinario coraggio ed invidiabile valore.Nel terzo capitolo sarà trattata, invece, la breve, ma essenziale,parentesi austro-russa in Piemonte ed in particolare l’atteso arrivo delfeldmaresciallo Aleksander Vasilevic Rymnisky Suwarow ma anchegli intrighi, gli accordi tra i torinesi e l’esercito confederato e,naturalmente, le istituzioni politiche e militari dettate dai nuovioccupatori. In questo capitolo verrà dato spazio anche agli estenuanticonflitti ideologici tra autorità austriache e russe, alle epurazionipoliticizzate, che mutarono nuovamente le forze armate piemontesi, eal loro impiego al servizio italiano e straniero.10


Nel quarto ed ultimo capitolo sarà, invece, analizzato il ritorno diNapoleone nei territori sabaudi, i suoi progetti politici, la nascita della27e division militaire ma anche la smilitarizzazione dello Statopiemontese e la sua annessione alla Francia. La parte finale di questolavoro si concentrerà, poi, sulla ricostituzione delle truppe sabaude e,in fine, sulla sua incorporazione nell’esercito consolare.In conclusione tenteremo di porre l’accento sulla discesa di Napoleonein Piemonte spinta, oltre che da motivi tattici e militari, anche daldesiderio di appropriarsi delle sue eccellenti risorse belliche. Verrà,inoltre, evidenziato il ruolo di alcuni personaggi che contribuirono,anche se in maniera diversa, alle rivoluzioni ed alle evoluzioni delleistituzioni militari piemontesi. Personaggi conosciuti, come i generalifrancesi Massena, Grouchy e Joubert, gli austriaci Chasteler e Melased il russo Suwarow, ed altri meno rinomati, come i marchesi Thaondi Revel e Asinari di San Marzano ed il generale Colli Ricci diFellizzano. Trasformazioni ed evoluzioni che contribuirono, oltrecinquant’anni dopo, a rendere le forze armate piemontesi la spinadorsale dell’esercito italiano.11


I. L’EPILOGO DELL’ESERCITO <strong>PIEMONTESE</strong>1.Le conseguenze della guerra con la Francia“L’Italia é vostra. Il re di Sardegna si é posto tutto in mia balia.Quanto alle condizioni di pace, voi potete dettargli quello che più vitalenti, perché ho in mio potere le principali fortezze. Avete modo dicontentarlo con parte della Lombardia o di perderlo a piacervostro” 1 .Queste sono le parole che il ventisettenne Napoleone Bonaparte,scrisse, in una lettera del 29 aprile 1796 2 , al direttorio di Parigi 3 .Righe tremendamente crude, ma capaci di descrivere con estremorealismo la situazione politica e militare di uno Stato e di un esercitosconfitto: il Piemonte regnato da Vittorio Amedeo III.La guerra delle Alpi (iniziata il 21 settembre 1792 4 e che videscontrarsi, per 44 mesi 5 , le truppe reali dell’esercito piemontese conquelle della repubblica francese) si concluse nel 1796 6 ; inizialmente,con l’armistizio di Cherasco (27 – 28 aprile 7 ) e, successivamente, conla pace di Parigi (15 maggio 8 ).1 Virgilio Ilari, Crociani Piero e Paoletti Ciro, La guerra delle Alpi ( 1792-1796), Roma, USSME,2000, pag.307.2 Ibidem3 Ibidem4 op.cit., pag.29.5 op.cit., pag.309.6 op.cit., pag.306.7 Ibidem8 op.cit., pag.309.12


Al tavolo della pace di Cherasco, le autorità del regno sabaudo sipresentarono tutt’altro che unite 9 . Il nodo principale da sciogliere erase proseguire o no il conflitto contro la super potenza 10 .I fautori della guerra erano: il secondogenito del sovrano, il Ducad’Aosta 11 , l’Inghilterra, rappresentata dal ministro Drake 12 e l’Austria,nella figura del marchese Gherardini 13 , ambasciatore austriaco aTorino 14 , (il quale, durante la guerra delle Alpi, continuava,cinicamente, a chiedere la consegna a Vienna delle fortezze diTortona, Alessandria e Valenza 15 ).I sostenitori della pace, invece, erano: il principe di Piemonte, ederede al trono di Sardegna, Carlo Emanuele 16 , (anche se con lasperanza che il padre non scendesse a patti coi repubblicani 17 ), ilcardinale Costa 18 , arcivescovo di Torino, e, in fine, uno dei personaggichiave della storia piemontese di questo delicato periodo, il marcheseIgnazio Thaon cavaliere di Revel 19 , intendente generale dellefinanze 20 .9 Giovanni Merla, O bravi guerrieri! L’arrivo di Napoleone in Italia e la Guerra delle Alpi, conuna prefazione di Felice Ippolito, Tirrenia (Pisa), Edizioni del Cerro, 1988, pag.367.10 Ibidem11 Ibidem12 Ibidem13 Nicomede Bianchi, Storia della politica austriaca rispetto ai sovrani ed ai governi italianidall’anno 1791 al maggio del 1857. Savona, dai tipi di Luigi Sambolino, 1857, pag.14.14 Ibidem15 Ibidem16 Giovanni Merla, op.cit. pag.367.17 Ibidem18 Ibidem19 Ibidem20 Ibidem13


2.Le ultime speranze diplomatiche ed il tradimento di CravanzanaA Parigi, il regno sardo era rappresentato dallo stesso Revel e dalcavalier Filippo Tonso 21 . I due delegati piemontesi avevano, secondole istruzioni di corte, facoltà di cedere ai vincitori anche la Sardegna 22(ma a patto del trasferimento del titolo regio ad almeno uno degli altriStati rimasti al sovrano 23 ) e di aderire (anche se era subordinata allacondizione che fosse assolutamente necessario 24 ) ad un’eventualerichiesta d’alleanza con i francesi 25 .La corte torinese pensava di avere a propria disposizione ancoraqualche carta 26 ma a tutto aveva pensato tranne che la copia delleistruzioni diplomatiche consegnate ai due delegati sabaudi potessefinire nelle mani di un domestico del primo segretario di guerrapiemontese 27 , il marchese Gianbattista Fontana di Cravanzana 28 .Quest’ultimo, però, anziché restituire lo scottante documento alleautorità sabaude, si preoccupò di spedirlo, tempestivamente, aParigi 29 , tramite la cellula giacobina del banchiere Francesco Vinay 30 .L’intento riuscì benissimo. Ancor prima dell’arrivo dei due delegati21 Virgilio Ilari, Piero Crociani e Ciro Paoletti, La guerra delle Alpi, pag.308.22 Ibidem23 Ibidem24 Ibidem25 Ibidem26 Ibidem27 Ibidem28 Ibidem29 Ibidem30 Ibidem14


piemontesi, le autorità francesi erano al corrente dei desideri e delleintenzioni di Vittorio Amedeo 31 .L’11 maggio, (il giorno successivo l’importante vittoria riportata daNapoleone a Lodi contro il generale austriaco Johann PeterBeaulieu 32 ), si riunirono, per la prima udienza, il ministro degli esterifrancese, Charles Delacroix, e i due delegati piemontesi 33 . Delacroix siaffrettò a chiarire, a scanso d’equivoci, che le condizioni nonsarebbero state trattabili e che Parigi era a conoscenza delle loroistruzioni 34 .Nel frattempo la diplomazia sarda, all’oscuro dell’odioso tradimentodel proprio ministro, lavorò attivamente sul fronte diplomaticocercando di ottenere protezione dalla Prussia e, in modo particolare,dalla Spagna 35 . Madrid e la sua corte (saldamente legata a quellatorinese dal matrimonio reale tra il sovrano di Sardegna e MariaAntonia Fernanda di Borbone 36 , figlia di Filippo V, re di Spagna 37 ) eragià attiva nei negoziati coi francesi con la mediazione, a favore delPiemonte, svolta dall’ambasciatore spagnolo a Torino Del Campo 38 .Ogni intervento fu però inutile. Il 15 maggio 1796 39 ,contemporaneamente all’ingresso di Napoleone a Milano 40 , Revel e31 Ibidem32 David G. Chandler, Le campagne di Napoleone, 6.ed. Milano, Rizzoli, 1988, pag.137.33 Virgilio Ilari, Piero Crociani e Ciro Paoletti, La guerra delle Alpi, pag.308.34 Ibidem35 Ibidem36 Arturo Segre, Vittorio Emanuele I (1759- 1824), Torino, G.B Paravia & C., 1928, pag.1.37 Ibidem38 Virgilio Ilari, Piero Crociani e Ciro Paoletti, La guerra delle Alpi, pag.308.39 Ibidem40 Ibidem15


Tonso dovettero rassegnarsi a firmare la pace 41 .3.Le imposizioni francesi fra articoli pubblici e segretiIl trattato di pace tra lo Stato piemontese e la repubblica franceseprevedeva, oltre a 21 articoli pubblici 42 , 7 articoli segreti 43 . Essi, sia ipubblici sia i segreti, furono tremendamente severi, per non direumilianti 44 , per lo sconfitto regno piemontese, il quale, è opportunoricordarlo, combatté la lunga guerra delle alpi con grande sacrificio 45 escarsissimo aiuto esterno 46 .Le richieste pubbliche erano: in primis, le scuse ufficiali di casaSavoia al marchese Charles Louis Huget Semonville 47 (l’incaricatofrancese presso la repubblica ligure 48 , inviato a Torino per trattativediplomatiche ma fermato ad Alessandria per ordine di VittorioAmedeo III 49 e, in fine, espulso dallo Stato perché giacobino 50 ).Seguirono, a questa richiesta diplomatica, desideri territoriali politici emilitari assai concreti: la cessione di Nizza 51 , della Savoia 52 e dei41 Ibidem42 op.cit. pag.309.43 Ibidem44 G.Merla op.cit.Pag.391.45 Virgilio Ilari, Crociani Piero e Paoletti Ciro, La guerra delle Alpi, pag.309.46 Ibidem47 Ibidem48 Gianni Oliva, I Savoia. Novecento anni di una dinastia. Milano, Mondadori, 1988, pag.332.49 Ibidem50 Ibidem51 Nicomede Bianchi, Storia della monarchia piemontese dal 1773 sino al 1861, 3 voll., Torino,Bocca, 1889, vol.III, pag.327.52 Ibidem16


territori oltre la Sesia 53 , l’occupazione di Cuneo, Tortona, Exilles,Susa, Brunetta ed Alessandria 54 , il libero passaggio della truppafrancese 55 (con somministrazione di viveri e foraggio 56 ), lademolizione (a spese del sovrano 57 ) dei forti a difesa degli sbocchialpini 58 di Susa, Brunetta ed Exilles 59 , l’impegno di difendere iterritori dall’ingresso delle armate nemiche alla repubblica 60 ,l’espulsione dei profughi dal regno 61 e, naturalmente, l’indulto per irepubblicani ed i giacobini 62 .Oltre agli articoli pubblici, esistevano, come detto, anche articolisegreti 63 . Essi non furono certamente più teneri. Sotto l’aspettoterritoriale, essi prevedevano: la cessione di territori sulle Alpimarittime 64 (Valdieri 65 , Alta valle del Gesso 66 e Stura 67 ) e la cessionedelle strategiche isole a sud della Sardegna di Sant’Antioco 68 e SanPietro 69 (consigliata, quest’ultima, da Napoleone in persona 70 ),53 G. Merla op. cit. pag.391.54 Ibidem55 Ibidem56 N. Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol.III, pag. 327.57 Ibidem58 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti. Parte I: dal 1560 al 1814,Roma, Libreria dello Stato, 1923, pag.277.59 N. Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol.III, pag. 327.60 Ibidem.61 Virgilio Ilari, Piero Crociani e Ciro Paoletti, La guerra delle Alpi, pag.309.62 G.Merla op. cit. pag.391.63 Virgilio Ilari, Piero Crociani e Ciro Paoletti, La guerra delle Alpi, pag.309.64 N. Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol.III, pag.328.65 Ibidem66 Ibidem67 Ibidem68 Ibidem69 Ibidem70 Virgilio Ilari, Piero Crociani e Ciro Paoletti, La guerra delle Alpi, pag.309.17


astenendosi accuratamente dal pretendere l’intera Sardegna per nonprovocare una reazione inglese 71 .Per quanto riguarda l’aspetto politico, la Francia pretese la liberazionedegli ex sudditi nizzardi e savoiardi 72 deportati in Piemonte 73 e larinuncia del re ai titoli di sovranità sulle terre perdute 74 .Sotto quello giuridico, fu richiesta la rinuncia delle figlie del sovranosardo ad agire in via legale contro la confisca dei propri beni 75 . Unarichiesta pensata, in modo particolare, per due delle figlie di VittorioAmedeo: Maria Teresa e Maria Luigia Giuseppina 76 , le quali preseroper marito due fratelli di Luigi XVI. La prima sposò (nel 1773 77 ) ilconte di Artois 78 , che diventò re di Francia nel 1824 con il nome diCarlo X 79 , e la seconda (nel 1771 80 ) il conte di Provenza 81 , che salì altrono nel 1814 con il nome di Luigi XVIII 82 . (Le due principessesabaude comunque non diventarono mai regine di Francia 83 , perchémorirono prima dell’ascesa al trono dei mariti, Maria Teresa nel1805 84 e Giuseppina nel 1810 85 ).71 Ibidem72 Ibidem73 Ibidem74 N.Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol. III, pag. 329 .75 Ibidem76 Gianni Oliva, op.cit., pag.326.77 Ibidem n.1778 Roberto Bergadani, Vittorio Amedeo III (1726-1796), Torino, G.B Paravia & C., 1939, pag.25.79 Gianni Oliva, op.cit., pag.326, n.17.80 Ibidem81 Roberto Bergadani, op.cit., pag.25.82 Gianni Oliva, op.cit., pag.326, n.17.83 Ibidem84 Ibidem85 Ibidem18


campagna 100 e la provianda 101 (ovvero il reparto addetto al trasportodelle vettovaglie 102 ). Dal 1° giugno 103 , poi, furono sospese le paghe 104ed i vantaggi relativi al periodo di guerra 105 e limitati gli ospedalimilitari 106 , salvo quelli di Saluzzo, Rivalta e Chieri 107 che rimaserooperativi 108 .100 Ibidem101 Ibidem102 AA.VV, Enciclopedia militare. Arte, biografia, geografia, storia, tecnica militare, 6 voll.,Roma, Edizioni Il Popolo d’Italia, s.d.vol.V, pag.320.103 F.Pinelli. op. cit., vol.II, pag.22.104 Ibidem105 op. cit., pag.23.106 Ibidem107 Ibidem108 Ibidem20


II. L’ORDINAMENTO MILITARE SABAUDOSOTTO L’INFLUENZA FRANCESE1. Il nuovo ordinamento militareRispetto all’ordinamento precedente alla guerra delle Alpi, è possibilenotare importanti modifiche all’interno dell’ordinamento militarepiemontese. Innanzi tutto una riduzione delle truppe d’ordinanzanazionali (-5,9%) 109 . Una forte riduzione riguardò anche la miliziaprovinciale (-37,3%) 110 a fronte, invece, di un deciso aumento delletruppe estere (+27,7%) 111 .1.1. I reggimenti nazionaliIl riordino dei reggimenti nazionali si dimostrò tutt’atro che semplice.La sua riorganizzazione, infatti, doveva scontrarsi con delle nuove edelicate realtà. Innanzi tutto gli stipendi e le carriere degli ufficiali 112ma anche il rispetto della sovranità francese sulle province transalpineperdute 113 .Il numero dei reggimenti savoiardi fu dimezzato (da 6 a 3 114 ). Furonoconservati i più antichi e prestigiosi (Savoia, Savoia cavalleria edragoni di Sua Maestà 115 ), anche se l’appellativo “Savoia”, però, non109 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.27.110 Ibidem111 op.cit.,pag.28.112 op.cit.,pag.25.113 Ibidem114 Ibidem115 Ibidem21


fu più inteso come riferimento al territorio dell’ex-ducato, bensì alnome della dinastia 116 .Fu mutato anche il nome dei 2 reggimenti che reclutavano nellaContea di Nizza 117 : la Marina fu ribattezzato Oneglia 118 e quelloprovinciale di Nizza prese il nome di Cuneo 119 e fu affidataall’esperienza del cavaliere di Revel 120 , già colonnello di Nizza 121 .1.2. La cavalleriaLa cavalleria fu mutilata dei due reggimenti d’ultima costituzione 122 :Aosta e Chablais 123 ma anche dei due squadroni dei Dragoni diSardegna 124 .Alla fine delle amputazioni essa risultava composta di 6 reggimenti di4 squadroni 125 della forza di 106 cavalli cadauno 126 al completo e di434 ogni reggimento 127 per un totale di 2.604 cavalli 128 , esclusi le trecompagnie delle Guardie del corpo 129 .116 Ibidem117 Ibidem118 Ibidem119 F.Pinelli. op. cit., vol.II, pag.23.120 Ibidem121 Ibidem122 op. cit., vol II., pag.25.123 Ibidem124 Ibidem125 Ibidem126 Ibidem127 Ibidem128 Ibidem129 Ibidem22


1.3. Il reggimento di truppe leggereLa legione leggera fu sciolta ed al suo posto fu formata un reggimentodi truppe leggere 130 forte di solo otto compagnie 131 , comandato dalCavaliere di Chevillard 132 , ed un battaglione, detto dei cacciatori realipiemontesi 133 .L’esercito non era composto che dai seguenti reggimenti di duebattaglioni 134 della forza di 528 uomini cadauno 135 : Guardie, Savoia,Monferrato, Piemonte, Saluzzo, Aosta, la Marina, la Regina,Alessandria, Lombardia e Sardegna 136 .1.4. L’artiglieriaAnche l’artiglieria, che godeva di eccezionale fama internazionale 137 ,non fu immune ad amputazioni. Essa fu ridotta in due battaglioni 138d’otto compagnie cadauno 139 , per un totale di 1.315 uomini 140 , più unacompagnia di Sardegna 141 della forza di 87 142 . Fu inoltre organizzato130 op. cit., vol.II, pag.23.131 Ibidem132 Ibidem133 Ibidem134 Ibidem135 Ibidem136 Ibidem137 op.cit.,pag.113.138 op. cit., vol.II, pag.24.139 Ibidem140 Ibidem141 Ibidem142 Ibidem23


un battaglione d’artiglieria 143 , detto nazionale, formato da 440uomini 144 , tutti provinciali 145 .Per ciò che riguarda i posti di comando all’interno del corpod’artiglieria, Casimiro Gabaleone di Salmour conservò la carica,anche se solo onorifica, di gran maestro 146 , mentre il comandoeffettivo del corpo fu assunto dal colonnello Giovanni Quaglia 147 , unpersonaggio di straordinario spicco nella società militarepiemontese 148 . Quaglia si fece notare da Napoleone che ne apprezzò lagrande professionalità, tanto da desiderarlo, successivamente, allaguida dei pontieri dell’Armée d’Italie 149 .1.5. I reggimenti provincialiAboliti i titoli principeschi delle province 150 , furono sciolti anche ireggimenti provinciali 151 . In particolare 4 reggimenti (Genevese,Moriana, Tortona e Novara 152 ). Agli individui dei 2 reggimentiprovinciali scelti (Granatieri Reali e Pionieri 153 ) fu invece concesso ditransitare a domanda nelle truppe d’ordinanza 154 .143 Ibidem144 Ibidem145 Ibidem146 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.26.147 Ibidem148 Ibidem149 Ibidem150 F.Pinelli. op. cit., vol.II pag.23 .151 Ibidem152 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.24.153 Ibidem154 Ibidem24


Il 18 ottobre 1796 155 , furono ridotti in 10 reggimenti 156 su un solobattaglione di 762 teste 157 , denominati di Torino, di Cuneo, Mondovì,Vercelli, Asti, Pinerolo, Ivrea, Casale, Susa ed Acqui 158 , comandatitutti da un colonnello 159 .I guastatori furono ridotti ad un solo battaglione 160 ed i granatieri reali,anche loro sciolti, incorporati nel reggimento delle Guardie 161 mentre ipionieri costituirono un autonomo battaglione guastatori, erede dellalegione degli accampamenti ed addetto al corpo reale degliingegneri 162 .Naturalmente, il congedo fu severamente negato ai disertori graziatidelle truppe provinciali 163 i quali, furono trattenuti alle armi fino alcompletamento della ferma punitiva 164 , prima riuniti in un autonomobattaglione di disciplina (Cacciatori Reali Piemontesi 165 ) e, poi,ridistribuiti tra i reggimenti d’ordinanza 166 .La durata del periodo di ferma fu mantenuto di 16 anni 167 .155 Ibidem156 Ibidem157 Ibidem158 F.Pinelli. op. cit.,II volume pag.24 .159 Ibidem160 Ibidem161 Ibidem162 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol. I, pag.24.163 Ibidem164 Ibidem165 Ibidem166 Ibidem167 Ibidem25


1.6. Il mantenimento delle truppe estere e lo scioglimento delbattaglione, traditore, SchmidtIl trattato di Parigi vietava l’arruolamento nelle truppe estere difrancesi e tedeschi 168 , consentendo di mantenere solamente i veteranidel Real Alemanno 169 . I soldati di queste nazionalità, però, non siscoraggiarono 170 (soprattutto emigrati e disertori 171 ) che, spacciandosiper cittadini elvetici, furono accettati dai reggimenti svizzeri 172 .Tutto sommato comunque, le truppe estere rimasero piuttosto immunialla bufera che interessò l’ordinamento delle milizie piemontesi. Essefurono, infatti, considerate necessarie per la sicurezza interna 173 e,proprio per questo motivo, nonostante la spesa elevata 174 e la scarsautilità dimostrata in guerra 175 , per paura di disordini interni 176 ,rimasero in servizio 177 .Mutò anche il reggimento del duca del Chiablese 178 , che avevaufficiali nazionali ma anche parecchia truppa estera 179 (in modoparticolare francese 180 ). Il suo mutamento riguardò il nome (che, come168 F.Pinelli. op. cit.,II volume pag.25.169 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol. I, pag.24.170 Ibidem171 Ibidem172 F.Pinelli. op. cit.,II volume, pag.25.173 Ibidem174 F.Pinelli op.cit. vol.II, pag.25.175 Ibidem176 Ibidem177 Ibidem178 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol. I, pag.25.179 Ibidem180 Ibidem26


abbiamo visto, divenne Alessandria 181 ) e la composizione etnica (glielementi francesi furono sostituiti con dei disertori, graziati, dellacompagnia franca Domerego e dei cacciatori provinciali di Novara eTortona 182 ).L’unico battaglione ad essere completamente sciolto fu lo Schmidt 183 .Esso fu liquidato, ma non per motivi economici o perché troppoobsoleto, ma per mero tradimento 184 . Di stanza in Sardegna, ilbattaglione Scmidt disertò quasi interamente 185 e sbarcò in Corsica perarruolarsi, naturalmente a migliori condizioni 186 , al serviziobritannico 187 .1.7. La topografia reale ed il genioIl 19 novembre 188 , la direzione superiore della topografia reale fuattribuita al quartiermastro generale 189 (nell’esercito piemontese avevail grado di capitano 190 ed aveva il compito di prestare cauzioneall’erario 191 ) ed espletata da uno speciale “stato generaledell’armata” 192 composto di sei ufficiali topografi, di vari gradi 193 ,181 Ibidem182 Ibidem183 op.cit. pag.24.184 Ibidem185 Ibidem186 Ibidem187 Ibidem188 op cit.26189 Ibidem190 Enciclopedia militare, op.cit., VI vol., pag.359.191 Ibidem192 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.26.193 Ibidem27


provenienti dagli stati maggiori di grand’unità, nel frattemposoppressi 194 .Il 14 dicembre 195 , anche il corpo degli ingegneri fu posto alledipendenze del quartiermastro dell’Armata 196 . Il primo incaricopostbellico del corpo (che contava 22 ufficiali, inclusi i professoriuniversitari Tommaso Cisa Gresy e Luigi Nuitz ed i capitani AmedeoTempio, Zarlo Cochis e Gaetano Quaglia 197 ) fu la demolizione dellefortezze sabaude imposte dagli accordi parigini 198 .1.8. I gradi e le pagheParticolarmente delicate e ricche di polemiche furono leproblematiche legate ai gradi ed alle paghe imposte dalla repubblicafrancese 199 .Furono innanzi tutto aboliti i gradi considerati superflui 200 (le dueclassi di maggiori 201 ed i capitani-tenenti 202 ) e ridimensionate lepaghe 203 , calcolate in franchi anziché in lire piemontesi 204 , e dunquediminuite dall’aggio sempre più elevato per il cambio delle cedole in194 Ibidem195 Ibidem196 Ibidem197 Ibidem198 Ibidem199 F.Pinelli op.cit. vol.II pag.26.200 Ibidem201 Ibidem202 Ibidem203 Ibidem204 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I pag.28.28


moneta sonante 205 (1 lira = 1,1875 franchi 206 ).Furono conservate l’indennità di alloggio 207 (da 48 a 302 franchi annuia seconda del grado e dell’Arma 208 ). Quelle per i furieri (nell’esercitopiemontese erano gli ufficiali incaricati del funzionamento dei variservizi 209 , specialmente degli alloggiamenti 210 , dei foraggi 211 e delpane 212 ) ed i trabanti 213 (nell’esercito piemontese i domestici privatidegli ufficiali 214 ) ammontarono a 132 franchi per gli ufficiali inferiorie 264 per quelli superiori 215 . Drasticamente abbassati furono, invece,gli stipendi mentre gli scatti d’anzianità, i soprassoldi di incarico e ipremi d’arruolamento furono aboliti 216 .Furono ridotte le paghe della truppa 217 : il fuciliere d’ordinanza passòinfatti dalle 82 lire annue del 1774 a 66,5 (79 franchi) 218 , il granatiereda 106 a 78 (93 franchi) 219 , il dragone da 117 a 83 (99 franchi) 220 . Leriduzioni colpirono anche i salari dei graduati 221 (118 fucilieri, 138205 Ibidem206 Ibidem207 Ibidem208 Ibidem209 Enciclopedia militare, III vol., pag.872.210 Ibidem211 Ibidem212 Ibidem213 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I pag.28214 Enciclopedia militare. VI vol., pag.1258.215 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I pag.28216 Ibidem217 Ibidem218 Ibidem219 Ibidem220 Ibidem221 Ibidem29


granatieri, 150 dragoni 222 ) e sottufficiali 223 (270 sergente fuciliere, 414sergente maggiore, 450 capo scudiere, 650 maresciallo d’alloggio 224 ).Rimasero invariate invece quelle dei colonnelli e dei tenenticolonnello 225 .In conclusione, dall’esame di queste paghe, si può notare comel’artiglieria ed il genio 226 (corpi che richiedevano capacità notevoli 227 )furono pagate proporzionalmente assai meno di altre armi 228 . Unanotevole abbondanza, rilevata sia in termini di stipendi sia in terminidi razioni 229 , riguardò in modo particolare la cavalleria 230 , un corpoche si rivelò assai poco utile 231 .1.9. Il deficit militareLa drastica politica finanziaria applicata in Piemonte in quegli anninon ebbe però benefici sull’erario sabaudo 232 . I frutti di tantaparsimonia 233 , infatti, erano utilizzati quasi esclusivamente per222 Ibidem223 Ibidem224 Ibidem225 F.Pinelli op.cit.vol.II, pag.28.226 Ibidem227 Ibidem228 Ibidem229 Ibidem230 Ibidem231 Ibidem232 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.28.233 op.cit. pag.29.30


mantenere, le costosissime forze militari francesi 234 , di presidio ed intransito, nel territorio piemontese 235 .Il Conte Luigi Vincenzo 236 Serra d’Albugnano, contadore generale delRegno 237 , si lagnava dei continui soprusi del commissario ordinatorefrancese Foulet 238 . All’inizio del 1798, il Piemonte aveva giàaccumulato nei confronti della Francia un credito di 15 milioni dilire 239 . Nel corso del 1798, il ministro delle finanze, il novareseGiuseppe Prina 240 , dovette recuperare 5 milioni al mese per le soletruppe francesi 241 , mentre i costi sostenuti per respingere l’aggressioneligure e cisalpina dell’aprile-giugno 1798 242 ammontarono ad altri 15milioni 243 .In conclusione, nel breve periodo di occupazione (ovvero daldicembre 1798 al maggio 1799 244 ) i francesi riuscirono a prosciugarealtri 43 milioni 245 , senza contare ovviamente le estorsioni illegali 246 ,portando il debito pubblico alla cifra impressionante di 150 milioni 247 .234 Ibidem235 Ibidem236 http://www.vivant.it/pagine/FMPro?-db=CD_Pers.fp5&-lay=Web&-error=error.htm&-format=result_nome.htm&Famiglia=Serra%20&ID_Famiglie=6351&Nome=Luigi%20Vincenzo%20&generazione=3&-find.237 D.Carutti, op.cit., vol.I, pag.58.nota 1.238 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.29.239 Ibidem240 Ibidem241 Ibidem242 Ibidem243 Ibidem244 Ibidem245 Ibidem246 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti.pag.408.247 Ibidem31


2.La sudditanza politica e militare2.1. La politica di Torino ed il progetto del 25 termidoro anno IVIl trattato di pace del 15 maggio, oltre a mettere fine allapartecipazione della Sardegna alla prima coalizione antifrancese 248 ,ebbe l’effetto drammatico di porre il regno di Vittorio Amedeo III inuno stato di sudditanza militare e politica 249 nei confronti dellarepubblica.Il primo ad accettare questa nuova situazione del Piemonte fu proprio,il suo anziano sovrano 250 al quale, in memoria della situazione nellaquale versavano i suoi territori, gli si domandò (attraverso vari trattatidi alleanza 251 ) di fornire soldati da aggregare 252 come forza ausiliariaall’Armèe d’Italie 253 .Il primo progetto è del 25 termidoro anno IV 254 (12 agosto 1796 255 ) eprevide la cessione, alla repubblica francese, dei diritti del re sull’isoladi Sardegna (art.1) 256 in cambio dei territori del milanese (art.2) 257 alleseguenti condizioni: riunione delle truppe sarde con quelle francesi(art.3) 258 , fornitura a quest’ultime di supporto logistico (art.4) 259 ed il248 F.Frasca, op.cit. pag.51.249 Ibidem250 Ibidem251 Ibidem252 Ibidem253 Ibidem254 Ibidem255 Ibidem256 Ibidem257 Ibidem258 Ibidem259 Ibidem32


consenso della repubblica francese la sostituzione del titolo di re diSardegna con quello di re di Lombardia (art.5 e 6) 260 .Il 14 ottobre 1796 261 , dopo ventitré anni di regno (essendo salito altrono il 20 febbraio 1773 262 ), Vittorio Amedeo III morì, per un colpoapoplettico, nel castello di Moncalieri 263 . Aveva settant’anni.2.2. Il nuovo sovrano Carlo Emanuele IVLa morte del sovrano, salutata con modesti funerali 264 (quasi asottolineare le pessime condizioni nelle quali versava il regno 265 )apriva le porte del potere in Piemonte al suo primogenito, il debole ebigotto 266 , Carlo Emanuele IV (educato dal celebre barnabitasavoiardo, e poi cardinale 267 , Giacinto Gerdil 268 ).Il nuovo re, sposato con Maria Clotilde di Valois 269 , sorella di LuigiXVI, continuò il percorso politico filo francese intrapreso dal padre esi dimostrò deciso, anche solo apparentemente 270 , ad instaurare imigliori rapporti possibili con Parigi 271 .260 Ibidem261 G.Oliva, op.cit., pag.334.262 Roberto Bergadani, op.cit., pag.3.263 G.Oliva, op.cit., pag.334.264 F. Pinelli. op. cit., II vol., pag.36265 Ibidem266 op. cit., II vol., pag.97267 AA.VV, Dizionario enciclopedico italiano, Istituto della enciclopedia italiana fondata daGiovanni Treccani, XII voll., Roma, 1955. vol.V, pag.295.268 Ibidem269 Gianni Oliva, I Savoia. Novecento anni di una dinastia. Milano, Mondadori, 1988.pag.334.270 F. Pinelli, op. cit., II vol., pag 34.271 Ibidem33


In novembre, la corte mandò nella capitale francese il sagace conteProspero Balbo, uomo liberale e sinceramente affezionato ai Savoia 272e soprattutto, a differenza di Revel (il quale fu respinto perché nativodi una provincia annessa alla repubblica 273 ), assai gradito dalDirettorio 274 . Balbo, ricevuto gloriosamente 275 , porse, a nome delregno, le ufficiali scuse per il caso Semonville 276 . Un gesto che fumolto apprezzato dal Direttorio 277 ma che fondamentalmente non servìa smuovere o, almeno, modificare i suoi piani per il futuro del regnosabaudo 278 : smilitarizzare il Piemonte e renderlo suddito dellarepubblica 279 .2.3. Il nuovo gabinetto, l’alleanza militare franco piemontese ed ipiani di NapoleoneIl nuovo re, deciso ad accontentare ogni richiesta francese, presedrastiche decisioni anche per quel che riguarda il proprio gabinetto 280 .Licenziò, in primis, il primo segretario di guerra 281 , il traditoreCravanzana 282 , sostituiendolo inizialmente con cavaliere Radicati di272 Ibidem273 Ibidem274 Ibidem275 Ibidem276 Ibidem277 Ibidem278 op.cit. pag.35.279 Ibidem280 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.21.281 Ibidem282 Ibidem34


Villanova 283 , nipote dello stesso Cravanzana 284 , e poi col potente estimato conte canavese 285 , ed ex governatore di Novara 286 , Amedeo diSan Martino di San Germano di Colloretto e di Ozegna 287 maquest’ultimo, malfermo di salute 288 , morì l’anno seguente 289 .Licenziato il segretario di guerra, toccò poi al ministro degli esteri, estraordinario protagonista della guerra delle Alpi 290 , l’austricante 291Giuseppe Francesco Girolamo Perret d’Hauteville 292 , unlicenziamento determinante per la politica filorancese del Piemonte (atal punto da essere prevista, fra gli articoli segreti della pace diParigi 293 ). Il 7 giugno 294 , in sostituzione di Hauteville, fu insediato ilnuovo ministro Clemente Damiano Priocca 295 , diplomatico di rarotalento richiamato appositamente dalla corte pontificia 296 . Unpersonaggio, assai stimato e che si dimostrò durante il suo ministeroun saggio consigliere, soprattutto per il debole Carlo Emanuele 297 , e283 Ibidem284 Ibidem285 Ibidem286 F. Pinelli. op. cit., II vol., pag.38.287 Ibidem288 Ibidem289 Ibidem290 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol. I, pag.90.291 Ibidem op. cit., pag.21.292 Ibidem293 Ibidem294 Ibidem295 F. Pinelli. op. cit., II vol., pag.20.296 Ibidem297 A. Segre, op.cit., pag.53.35


che, anche se tutt’altro che austricante 298 , riuscì a dimostrare ancheuna certa indipendenza dai voleri del direttorio 299 .Fu proprio Priocca, timoroso di perdere le ultime terre rimaste alPiemonte 300 , a convincere il sovrano ad approvare il trattato dialleanza contro l’Austria 301 .L’alleanza trovò accordo nella città di Bologna 302 , dove siincontrarono il marchese Filippo Asinari di San Marzano 303 , fedeleinviato dei Savoia, ed il generale Jacques Guillaume Clarke 304 ,incaricato dal direttorio.L’accordo, che di fatto, prevedeva un alleanza offensiva e difensivafino alla pace continentale, fu stipulato con successo il 25 febbraio del1797 305 . Il Piemonte sottoscrisse l’impegno di consegnare, non oltre il1° aprile 306 dello stesso anno, 6.000 fanti 307 , 1.000 cavalieri 308 e 40cannoni di campagna 309 , il tutto nelle mani di Napoleone 310 . Non devequindi sorprendere di come il generale corso premesse per la buonariuscita di quell’intesa 311 . Le sue intenzioni, infatti, erano di trasferire298 Ibidem299 Ibidem300 Ibidem301 Ibidem302 F. Pinelli. op. cit., II vol., pag.38.303 Ibidem304 Ibidem305 Ibidem306 Ibidem307 op.cit.pag.39.308 Ibidem309 Ibidem310 Ibidem311 Ibidem36


la guerra nelle Romagne 312 e questa alleanza gli avrebbe permesso dicoprirsi le spalle 313 . Del resto, è giusto ricordarlo, Napoleone non fumandato nella nostra penisola per influenzarne la politica o leistituzioni italiane ma esclusivamente per appropriarsi delle sue risorsebelliche 314 .Al di là delle intese militari questo accordo, almeno sulla carta, nonrisultava poi tanto negativo per il martoriato regno piemontese. Larepubblica francese in cambio delle truppe a Napoleone, si impegnò aadoperarsi per aumentare il territorio del re di Sardegna 315 , ad ottenereun “dèbouché sur et commode à la mer” 316 e, soprattutto, rispettare lavolontà dei Savoia di rimanere neutrali nei confronti dei nemicifrancesi ed in particolar modo verso l’Inghilterra 317 .2.4. L’arrivo di Brune all’Armata d’Italia ed i progetti militari per larepubblicanizzazione del regno.Quello di marzo fu un mese indimenticabile per i cambiamenti politicie militari del regno.L’8 318 , il direttorio nominò comandante dell’Armata d’Italia, insostituzione di Berthier 319 , Guillaume Brune 320 , considerato il santo312 op.cit.pag.38.313 Ibidem314 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.30.315 F. Pinelli. op. cit., II vol., pag.39.316 Ibidem317 Ibidem318 Alan Schepperd, Il patagone: Brune in David G. Chandler, I Marescialli di Napoleone.Traduzione di Franco Caposio e Giuliano Caposio. Milano, Rizzoli, 1988 (pp.155-174), pag.162.319 Ibidem320 Ibidem37


protettore dei giacobini italiani 321 . Egli, però, lasciò il suo precedenteincarico di comandante dell’Armee d’Elvetie 322 solamente tresettimane dopo la sua nuova nomina 323 . Il tempo necessario perrastrellare un bottino che, tra contanti e lingotti, raggiungeva i 14milioni di franchi, oltre naturalmente ad un cospicuo materiale bellicotra cui oltre 350 bocche da fuoco 324 . Brune (che Napoleone definivacon disprezzo “intrepido predatore” 325 ) lasciò la Svizzera portandocon se un bottino personale di 200.000 franchi. 326 “ ...La sua carrozzaera così carica d’oro che si sfasciò poco dopo aver lasciatoBerna” 327 .Sempre in marzo, giunse a Milano anche l’aiutante generalepinerolese 328 Giovanni Matteo Ignazio Serassi, uno dei tantitrasformisti ideologici di quel periodo (nello specifico, egli passò dallefila monarchiche delle guardie del corpo del Re a quelle dell’esercitorepubblicano). Appena arrivato, Serassi prese contatto con il neo 329console francese a Genova Pierre Jean Marie Sotin de la Coindière 330 ,celebre repubblicano arrabbiato 331 . Il 20, i due s’incontrarono nelcapoluogo lombardo tenendo un vertice segreto 332 . Il centro deldibattito fu il piano per republicanizzare il Piemonte o, almeno,321 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.41.322 Ibidem323 A.Schepperd, op.cit.pag. 162.324 Ibidem325 Ibidem326 Ibidem327 Ibidem328 F.Pinelli, op.cit vol.II, pag.56.329 op.cit.pag 55.330 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.41.331 F.Pinelli, op.cit.Vol.II, pag 55.332 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol., I pag.41.38


destabilizzarlo 333 . La Repubblica però non sarebbe dovuta sorgerenella capitale bensì nel novarese 334 . Una provincia quest’ultima presadi mira dal governo cisalpino e dai giacobini cosiddetti “italianisti” 335 .Per rafforzare lo spostamento geopolitico del futuro Piemonterepubblicano verso il Ticino, si pensò di ridurlo alla sola pianuramediante l’annessione delle parti alpine occidentali alla Francia 336 e diquelle meridionali alla Liguria 337 .Il progetto militare prevedeva un’invasione da Nord-Est, Sud-Ovest eSud-Est 338 con colonne infernali di fuoriusciti, le più forti delle qualiintegrate da volontari cisalpini e liguri e inquadrate da ufficialifrancesi 339 . Le colonne, o meglio “Divisioni di Levante, di Ponente edel Mezzodi della Grande Armata Patriottica” 340 , dovevanoimpadronirsi di Pallanza e Pinerolo e dell’enclave di Carrosionell’Oltregiovi ligure, da dove la terza colonna doveva sollevarel’Alessandrino 341 .Pochi giorni dopo, il 24 marzo 342 , un altro cambiamento franceseavrebbe mutato la politica sabauda, ed in particolare la diplomazia. Ilrappresentante francese a Torino Miot (considerato dal direttorio nonsufficientemente astuto e con troppi scrupoli per continuare quel333 Ibidem334 Ibidem335 Ibidem336 Ibidem337 Ibidem338 Ibidem339 Ibidem340 Ibidem341 Ibidem342 F.Pinelli, op.cit.pag.55.39


delicato incarico 343 ) fu sostituito da Pierre Louis Ginguéné il qualegiunto a Torino fu accolto con entusiasmo dalla fazione liberale 344 .3. L’esercito senza re3.1. Gli accordi della convenzione di Milano e la presa dellacittadellaUno dei desideri principali del nuovo arrivato Brune era conquistare lacittadella di Torino in quanto considerata come valida garanzia controi continui disordini e complotti antifrancesi 345 .Il re, spalleggiato dal suo ministro degli esteri, cercò di ricorrere aldirettorio ma alla fine l’incertezza e la fragilità del suo carattereprevalsero.Il 28 giugno 346 Carlo Emanuele inviò il solito marchese Asinari di SanMarzano a Milano. L’accordo previde l’impegno francese a mantenerela sicurezza delle frontiere piemontesi e della tranquillità interna 347(imponendo la cessazione delle ostilità liguri e delle aggressionicisalpine 348 ) e di concordare la futura restituzione delle piazze diCuneo, Tortona, Cherasco e Ceva 349 , conservando soltanto un piccolopresidio nella cittadella d’Alessandria 350 . In cambio il sovrano343 Ibidem344 Ibidem345 op.cit. pag 79.346 Ibidem347 Ibidem348 Ibidem349 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.52.350 Ibidem40


s’impegnava a concedere l’indulto generale 351 , dando in garanzia aifrancesi (entro il 3 luglio e per due mesi 352 ) il controllo della cittadelladi Torino 353 .Quella data assunse giganteschi significati politici 354 . Alle cinque delmattino 355 del 3 luglio, l’avanguardia francese guidata da GeorgeKister 356 si presentò alle porte della cittadella 357 . Arrivò poi il generaleCollin 358 , a capo di 2.400 soldati 359 , seguito da Ginguéné 360 .L’umiliazione di consegnare le chiavi della cittadella al nuovooccupante non toccò al governatore marchese Cirié 361 e nemmeno alcomandante Nichelino (assenti) 362 , ma al colonnello Casanova delReggimento Monferrato 363 i cui granatieri, in gran parte veterani diCosseria 364 , non riuscirono a trattenere le lacrime 365 .351 Ibidem352 F.Pinelli, op.cit. pag 79.353 Ibidem354 Ibidem355 Ibidem356 Ibidem357 Ibidem358 Ibidem359 Ibidem360 Ibidem361 Ibidem362 Ibidem363 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.52.364 Ibidem365 Ibidem41


3.2. La strage di Bosco Marengo e il proclama BruneNei giorni precedenti il prete Castellani 366 aveva avvertito ilgovernatore d’Alessandria, Solaro di Moretta 367 , che un migliaio dipatrioti si erano riuniti a Carrosio per impadronirsi della piazzaforte 368 ,contando sulla complicità del comandante della Divisione delPiemonte, generale Philippe Mesnard 369 il quale aveva quartiergenerale nella cittadella della stessa Alessandria 370 .Il grosso dei patrioti doveva fingere un attacco contro PortaMarengo 371 per attirarvi i difensori, mentre il resto, varcata la Bormidaa Castel Ceriolo 372 , doveva piombare su Porta Ravanale 373 .Conoscendo data e dettagli del piano 374 , Solaro ebbe il tempo dipredisporre la trappola, richiamando la colonna mobile Osasco daCastellazzo 375 e appostando 50 dragoni di Piemonte 376 a CascinaGrossa 377 e tre distaccamenti di Peyer-im hoff, Saluzzo e Pionieri 378alla Spinetta, a Bosco Marengo e a Castel Ceriolo 379 .366 F.Pinelli, op.cit. pag. 84.367 Ibidem368 Ibidem369 Ibidem370 Ibidem371 Ibidem372 Ibidem373 Ibidem374 Ibidem375 Ibidem376 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I pag.53.377 F.Pinelli, op.cit., pag. 84.378 Ibidem379 Ibidem42


Il 5 luglio 1798 380 , Osasco si schierò in battaglia con 300 fanti diSaluzzo e Pionieri 381 e 80 dragoni 382 tra le due porte minacciate,mentre Alciati 383 , con 400 fanti di Savoia e Stettler 384 e 100 dragoni 385 ,marciava da Bosco Marengo alla Spinetta 386 . Intanto, i contadini dellaFraschea 387 , acerrimi nemici dei francesi 388 , si appostavano nellaboscaglia lungo le rive della Bormida 389 .Alle cinque del mattino 390 , le pattuglie avvistarono la colonna deipatrioti che mezz'ora dopo arrivò a Bosco Marengo schierandosi inbattaglia con 960 uomini e 2 cannoni 391 . Sbucò, poi, Alciati che iniziòa caricare 392 . I patrioti tennero testa aprendo il fuoco coi moschetti ecoi cannoni, ma furono presi alle spalle dai 150 dragoni di CascinaGrossa 393 e, come previsto da Solaro, per ripararsi dalla cavalleria 394 ,si gettarono ignari nella boscaglia e nei campi di meliga 395 . Fu unorribile massacro 396 . I contadini ne assassinarono crudelmente 400 397380 Ibidem381 Ibidem382 Ibidem383 Ibidem384 Ibidem385 Ibidem386 Ibidem387 Ibidem388 Ibidem389 Ibidem390 op.cit., pag.85.391 Ibidem392 Ibidem393 Ibidem394 Ibidem395 Ibidem396 Ibidem397 Ibidem43


ed altri (310) furono catturati 398 .Questo nuovo eccidio suscitò enorme impressione 399 . Alle roventiaccuse dei giacobini contro la perfidia del sanguinario Solaro cheaveva ritardato ad arte la pubblicazione dell’indulto 400 , corrispose uncerto imbarazzo dei francesi, che si erano appena impegnati adimpedire sconfinamenti dalla Liguria 401 : tanto più che la colonna diCarrosio era passata a breve distanza dal campo francese diTortona 402 .Il sospetto più atroce di questa terribile vicenda è che sia stato lostesso Brune ad incoraggiare i patrioti ad intraprendere quellaspedizione suicida 403 . Così facendo, infatti, egli avrebbe raggiunto ilduplice scopo di liberarsi dei patrioti, facendoli massacrare dai regi, e,allo stesso tempo, mettere da parte una carta da giocare in un secondomomento contro il governo regio 404 .Con proclama del 6 luglio 405 , Brune ribadì l’impegno solenne dellaFrancia ad “estinguere i fuochi delle guerre civili” 406 , garantendo conla guarnigione della cittadella il ritorno degli esuli in Piemonte e ilrispetto dell’amnistia accordata dal re 407 . Invitò poi, tutti gli “amici deifrancesi i quali, eccitati dalle ingiurie, dalle minacce e dallepersecuzioni del partito contrario, (avevano) preso le armi per398 Ibidem399 Ibidem400 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.53.401 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag.79.402 op.cit.pag.86403 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina vol.I, pag.54.404 Ibidem405 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag 92.406 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.54.407 Ibidem44


difendere la loro vita e il loro onore, a deporre queste armi e tornare ailoro focolari” 408 . In caso contrario sarebbero stati considerati “nemicidella Francia” 409 e “ partigiani degli inglesi” 410 .3.3. Il ritiro da Pieve e da Porto MaurizioIntanto, il governo sardo aveva rilasciato, per ragioni politiche, 281detenuti 411 : 108 piemontesi e 173 stranieri 412 (66 francesi, 79 cisalpini,12 liguri e 16 d’altre nazionalità 413 ). Questi ultimi furono espulsi dalterritorio sardo 414 e consegnati ad un distaccamento francese venutoappositamente al Ticino 415 .Il 16 luglio 416 , conformemente alla convenzione di Milano 417 , furonosciolte le regie colonne mobili al confine ligure e i colonnelli SantaRosa 418 (Reggimento Acqui) e Mattone di Benevello 419 consegnaronoal generale Jean Lamartillière 420 le cittadine liguri di Pieve 421 e PortoMaurizio 422 . Il governo sardo consegnò, inoltre, i 1.300 prigionieri408 Ibidem409 Ibidem410 Ibidem411 Ibidem412 Ibidem413 Ibidem414 Ibidem415 Ibidem416 F.Pinelli op.cit.vol.II, pag.86.417 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.54.418 F.Pinelli op.cit.vol.II, pag.86.419 Ibidem420 Ibidem421 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.54.422 F.Pinelli op.cit.vol.II, pag.86.45


liguri 423 , a differenza di quello genovese, che ancora a metà agostotratteneva almeno una parte dei 486 prigionieri sardi 424 .3.4. Le mirate provocazioni francesi e l’arrivo di Eymar, Joubert eGrouchy.Come è possibile intuire dalle vicende fino ad ora trattate, laconvivenza tra i piemontesi ed i cittadini francesi non fu maieccellente. In particolare quest’ultimi, abilmente pilotati dalleistituzioni di Parigi 425 tentarono in più di un’occasione di irritare lapopolazione autoctona 426 . In questo senso, l’estate del 1798 furovente 427 .Il 14 luglio 428 , alcuni francesi celebrarono, con spari di cannone 429 , lapresa della bastiglia 430 eseguendo manovre di fuoco in piazza d’armi esuccessivamente organizzati nella cittadella 431 , per i loro sostenitoripiemontesi balli e banchetti 432 . Il 10 agosto 433 , con ancor maggior423 op.cit.vol.II, pag.87.424 Ibidem425 op cit.,pag.91.426 op.cit., pag..88.427 Ibidem428 Ibidem429 Ibidem430 Ibidem431 Ibidem432 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol. I, pag.55.433 F.Pinelli, op.cit., vol.II, pag.88..46


sfarzo, festeggiarono l’arresto di Luigi XVI 434 ed, il 3 settembre 435 , ilcolpo di stato direttoriale del 18 fruttidoro 436 .Le reazioni dei piemontesi si fecero attendere fino al 16 settembre 437 ,quando un gruppo di ussari corsero a briglia sciolta fra la gente 438 ,mentre un gruppetto d’ufficiali francesi in maschera si esibiva in unacaricatura dei cortigiani torinesi 439 . Alle reazioni di alcuni cittadini, gliussari reagirono a piattonate e a colpi di taglio 440 . Torino stava peressere scenario di uno scontro tra soldati e popolazioni in forte edevidente odio reciproco 441 . Lo scontro fu evitato in extremisdall’intervento di Mesnard 442 , comandante supremo delle truppefrancesi 443 , ma la colpa dei militari francesi era troppo evidente percercare di volgerla a proprio favore 444 . Il risultato di questi disordini fuil richiamo di Collin in Francia 445 e l’allontanamento dello stessoMesnard 446 (probabilmente a causa dello zelo e del rigore utilizzatoper reprimere l’insolenza dei propri militari 447 ). Mesnard verrà poi434 Ibidem435 Ibidem436 Ibidem437 op.cit.pag.89438 Ibidem439 Ibidem440 Ibidem441 Ibidem442 Ibidem443 Ibidem444 Ibidem445 op.cit.pag.90.446 Ibidem447 Ibidem47


sostituito dal generale parigino 448 Emmanuel Grouchy de Robertot 449 ,uno dei pochissimi ufficiali di origini aristocratiche della Franciagiacobina 450 .Per raggiungere lo scopo di smuovere la situazione politicapiemontese ed imporre le proprie condizioni al re 451 , Ginguéné dovetteaspettare l’aggressione e le coltellate inferte da alcuni cittadini diborgo Dora 452 a dei militari francesi ubriachi 453 . Ginguéné impose ilsuo ultimatum al governo piemontese. Se intendeva mantenerel’amicizia con la Repubblica francese 454 , esso avrebbe dovutoallontanare Thaon ed i figli 455 (perché nizzardi 456 ), Balbo eCastellengo 457 , quest’ultimo vicario di Torino, perché accusati d’esserfautori dei moti popolari antifrancesi 458 . Priocca e Balbo, però, non sichinarono e chiesero l’intervento dello stesso Talleyrand 459 . Leproteste dei due ministri furono ascoltate. Ginguéné fu richiamato daldirettorio e sostituito da Ange-Marie Eymar 460 . Il richiamo interessò448 James D.Lunt., Il soprannumerario: Grouchy, in David G. Chandler, I Marescialli diNapoleone. Traduzione di Franco Caposio e Giuliano Caposio. Milano, Rizzoli, 1988 (pp.235-256), pag. 237.449 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.56.450 James D.Lunt. op.cit. pag.237.451 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina,vol. I pag.55.452 F.Pinelli. op.cit. vol.II, pag 91.453 op.cit.pag.90.454 op.cit.pag.91.455 Ibidem456 Ibidem457 Ibidem458 Ibidem459 Ibidem460 Ibidem48


anche Brune, particolarmente mal visto dal Direttorio per la suarapacità 461 .Il 30 ottobre 1798 462 , giunse a Torino il nuovo comandantedell’Armata d’Italia ; il generale Barthélémy Catherine Joubert 463 ,fedele uomo di Talleyrand 464 .3.5. L’occupazione del PiemonteIl 2 dicembre 1798 465 , Eymar rammentò al sovrano i precedentiaccordi stipulati il 26 febbraio 1797 e gli intimò, nello specifico, difornire il contingente previsto dal patto milanese e di consegnarel’arsenale di Torino alle autorità francesi 466 .Lo stesso giorno, il sovrano comunicò al ministro della guerra SanMarzano, chiamato da circa due mesi al ministero 467 , di dare ordine diriunire i 9.000 uomini 468 del contingente previsto dal trattato. Quantoalla consegna dell’arsenale invece non v’era traccia in nessun accordoe, in proposito, il ministro si riservò di inviare un propriorappresentante a Parigi per verificare che la richiesta provenisse daldirettorio e, in tal caso, prendere in merito gli opportuni accordi 469 .461 Alan Schepperd, op.cit., pag.162.462 F.Pinelli. op.cit. vol.II, pag. 92.463 op.cit. vol.II, pag. 91.464 Ibidem465 op.cit.vol.II, pag.92.466 Ibidem467 op.cit.vol.II, pag.93.468 Ibidem469 Ibidem49


Grouchy fece subito vistosi preparativi di difesa della cittadella 470 ,facendo accampare la guarnigione sui bastioni, raddoppiare i cannonie triplicare le sentinelle 471 .Il 5 dicembre 472 , visto alzare il ponte levatoio, il governo sardo chiesespiegazioni ad Eymar 473 il quale, rispose vagamente che si trattava disemplici precauzioni contro l’ostilità della popolazione 474 . La serastessa, tolti gli stemmi dai loro palazzi 475 , gli ambasciatori francese ecisalpino 476 si rifugiarono nella cittadella 477 .Lo stesso 5 dicembre 478 , mentre le divisioni Victor e Dessollevarcavano il Ticino puntando su Novara e Vercelli 479 , il generale dibrigata François Félix Musnier de la Conserverie 480 , si impadroniva diNovara mentre Grouchy occupava Chivasso 481 . I comandanti deipresidi francesi di Susa e Cuneo 482 , Louis e Casabianca 483 , occupavanole due piazze disarmando le guarnigioni sarde 484 . Fatto lo stesso adAlessandria, il generale Joseph Perruquet de Montrichard 485 occupò470 op.cit.vol.II, pag 94.471 Ibidem472 Ibidem473 Ibidem474 Ibidem475 op.cit.vol.II, pag 95.476 Ibidem477 Ibidem478 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol. I pag 57.479 Ibidem480 Ibidem481 Ibidem482 Ibidem483 Ibidem484 Ibidem485 Ibidem50


anche Acqui e marciava su Torino, accampandosi sulle colline diSuperga 486 .3.6. La rinuncia agli Stati di terrafermaDi fatto il re, ancor prima di rinunciare al trono,si ritrovava privo diogni potere sulle proprie forze armate 487 .Il mattino del 7 dicembre 488 , sui muri della cittadella venne affisso unproclama di Joubert 489 . In quel documento, il generale invitava letruppe piemontesi a disertare il servizio del re 490 ed ad unirsi alletruppe della repubblica 491 , promettendo loro paga e vantaggi pari aquelle precedenti 492 . A quegli inviti rispose Priocca emanando unproclama nel quale ribadiva la buona fede e la lealtà del governosardo 493 e respingeva le accuse francesi denunciandone i soprusi 494 .Il sovrano fece un ultimo tentativo di ottenere grazia dai francesi,mandando alla cittadella il conte di San Germano 495 ma Eymar eGrouchy respinsero le preghiere del re e confermarono la lororichiesta 496 : la rinuncia agli stati di terraferma per se e per i propri486 Ibidem487 op.cit. vol.I pag.59.488 F.Pinelli. op.cit. vol.II pag. 96.489 Ibidem490 Ibidem491 Ibidem492 Ibidem493 op.cit. vol.II, pag 97.494 Ibidem495 Ibidem496 Ibidem51


successori 497 , e l’assenso del presunto erede al trono, il ducad’Aosta 498 .Alle dieci del mattino del 9 dicembre 499 , Joubert fece prenderepossesso delle porte Nuova e Susina e, alle due del pomeriggio 500 , suuna carrozza mandatagli dal re 501 , si recò a Palazzo Reale a prenderedalle stesse mani di Carlo Emanuele IV il suo atto di rinuncia 502 .Quell’atto di rinuncia sciolse tutti i sudditi piemontesi, civili e militari,dal giuramento di fedeltà 503 . L’ultimo ordine militare del sovrano fu dientrare a far parte dell’armata francese senza creare disordini e diobbedire agli ordini del governo provvisorio 504 .La sera del 9 dello stesso mese 505 , il re lasciò Torino con la famiglia ei nobili che ancora non erano fuggiti 506 . Il 26 febbraio 507 , si imbarcò,dal porto mediceo di Livorno, sulla fregata toscana “Rondinella” 508 ,giungendo a Cagliari il 3 marzo 509 . Profondamente pentito di averlasciato il suo regno ai giacobini ed il suo esercito in balia dei francesi,dalla Sardegna, Carlo Emanuele, il giorno stesso del suo arrivo 510 ,497 Ibidem498 Ibidem499 F.Pinelli op.cit.vol.II, pag. 98.500 Ibidem501 Ibidem502 Ibidem503 Ibidem504 Ibidem505 Gianni Oliva, op. cit.,pag.336.506 Ibidem507 F.Pinelli, op.cit.vol.II pag 101.508 Gianni Oliva, op.cit.,pag.336.509 Ibidem510 F.Pinelli op.cit.vol.II pag 101.52


dettò una protesta con la quale dichiarava nulla la sua rinuncia agliStati di Terraferma 511 . Era, però, troppo tardi.Con queste brevi parole, il 10 dicembre 1798, il numero uno del“Repubblicano piemontese” annunciava la caduta della secolaremonarchia sabauda 512 : “Il mattino della domenica, circa le ore dieci, liFrancesi entrarono in città, e presero possesso dell’arsenale,sfilarono quindi in diversi corpi e s’impadronirono delle verie portedella città. Il re fu dimesso dalla sua autorità, e partì nella nottescorsa” 513 .4. Nasce l’Armée piemontaise4.1. L’Armée piemontaise tra ammutinamenti, rivolte e consensiIn un proclama emanato il 5 dicembre 514 da Milano 515 dal generaleJoubert, fu dichiarato: “L’armée piemontaise fait partie de l’arméefrancaise” 516 . La nuova armata contava 15.000 uomini 517 , di cui10.000 assegnati ai 18 reggimenti d’ordinanza nazionali 518 ed era,naturalmente, soggetta al codice penale militare francese del 12511 Ibidem512 Ibidem513 “Il Repubblicano piemontese”, n.1, 20 firmaio VII (10 dicembre 1798), p.2, cit., in PaolaNotario e Nada Narciso, Il Piemonte sabaudo, Torino, Utet, 1993, in Giuseppe Galasso, Storiad’Italia, 24 voll., vol.VIII, Torino, Utet, 1993, pag.3.514 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti.pag.407.515 Ibidem516 Ibidem517 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.60.518 Ibidem53


ottobre 1796 519 . Gli stipendi erano differenti da quelli francesi 520 efurono eguagliati solamente il 12 dicembre 1798 521 , cioè quando ilcapo di Stato maggiore, il generale Louis Gabriel Suchet 522 , con unordine del giorno, avvertiva che l’armée piémontaise avrebbe ricevutole stesse paghe delle truppe della repubblica 523 .Pochi giorni dopo, il 12 dicembre 524 , il generale Grouchy, comandantedella Divisione del Piemonte, fece loro prestare giuramento 525 edordinò a tutti i militari assenti di rientrare ai corpi nel termine di tregiorni 526 e ai reggimenti d’ordinanza di raggiungere, a Codogno, ilgenerale di divisione Claude Victor 527 , loro nuovo comandante.La fanteria fu acquartierata presso Pavia 528 , l’artiglieria da battaglia aCremona 529 mentre la cavalleria a Monza 530 (cavalleggeri del Re ePiemonte Reale), a Ferrara (dragoni del Re e di Piemonte) e aCasalmaggiore (Savoia cavalleria e dragoni della Regina) 531 .La nascita dell’Armèe Piemontaise, però, non fu accolta da tutti imilitari piemontesi allo stesso stesso modo 532 . Tra gli ex soldati del re519 op.cit.pag.59.520 Ibidem521 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag 212.522 Ibidem523 Ibidem524 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.60.525 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti.pag.407.526 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.60.527 Ibidem528 Ibidem529 Ibidem530 Ibidem531 Ibidem532 Nicomede Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol.III, pag.203.532 Ibidem54


si registrano, infatti, consensi 533 , è vero, ma anche profondi dissensi 534 .Alcuni, alla sola idea di combattere accanto ai francesi, chieserobruscamente le dimissioni 535 e (come vedremo più avanti) preferironopassare al servizo di altri eserciti 536 come quello russo, austriaco edinglese 537 . Nomi altisonanti dell’aristocrazia e della società militaredecisero di tradire gli ordine del proprio sovrano. Demaistre, Michaud,Galateri Paolucci, Gianotti, Venanzoni e Des-Geneys 538 entrarononell’armata russa 539 . La Tour, figlio, passò prima nell’austriaca e piùtardi in quella inglese 540 come S.Laurent e Faverges 541 . Nella Sassonepassò Salmour 542 ed in quella austriaca Villamarina 543 .Fra i contrari alla nascita dell’Armèe ci fu anche chi, sempre per lestesse ragioni, preferì più diplomaticamente ritirarsi a vita privata 544 .L’Armèe, però, non fu da tutti snobbata 545 . Le stime contanoall’incirca quattrocento ufficiali piemontesi 546 che domandarono algenerale Joubert 547 di essere chiamati tra le file francese. La selezione,533 Ibidem533 Ibidem534 Ibidem535 Ibidem536 Ibidem537 Ibidem538 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag.113.539 Ibidem540 Ibidem541 Ibidem542 Ibidem543 Ibidem544 Nicomede Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol.III pag.203.545 Ibidem546 Ibidem547 Ibidem55


però, fu molto severa e fra i più meritevoli solamente novantaseifurono integrati nel nuovo esercito 548 .A parte i casi singoli, comunque, la diserzione e l’indisciplina 549furono le prime conseguenze dell’ordine di Carlo Emanuele IV disottomettersi ai francesi 550 . A Racconigi 551 due compagnie si posero inpiena ribellione tentando di disarmare i propri ufficiali 552 . Da ognireggimento disertarono soldati e drappelli 553 portando via armi ecavalli 554 e non pochi ponendosi in bande di scorrazzatori per lacampagna 555 . Grouchy tentò di fermare questo esodo 556 dichiarando lemunicipalità responsabili dell’operato dei disertori 557 ed obbligandolea risarcire allo Stato quanto costoro avessero sottratto 558costringendoli, inoltre, a fornire al posto dei fuggiaschi, altriuomini 559 .Uno degli effetti di questi ammutinamenti fu la profonda sfiducia deisoldati francesi verso le truppe sabaude, che, come vedremo,caratterizzerà tutto il periodo di alleanza fra i due Stati.La fiducia, infatti, se era profonda per le truppe d’ordinanza 560 , in548 Ibidem549 Ibidem550 Ibidem551 Ibidem552 Ibidem553 Ibidem554 Ibidem555 Ibidem556 Ibidem557 op.cit. vol. III, pag.204.558 Ibidem559 Ibidem560 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I.,pag.61.56


modo particolare del genio e dell’artiglieria 561 , (anche perchésapevano che i loro interessi corporativi e categoriali li rendevanoremissivi davanti al nuovo datore di lavoro 562 ) assolutamente assenteera per la milizia provinciale 563 , i cui reggimenti, inquadrati dalpiccolo notabilato di provincia, erano composti in maggioranza diveterani dell’ultima guerra 564 .4.2. La prima amministrazione militare franco-piemonteseJoubert nominò aiutante generale e poi capo di stato maggiore dellaDivisione francese in Piemonte, un personaggio che affronteremomeglio nei capitoli successivi, il capobattaglione piemontese, edardente giacobino, Federico Campana 565 , anche se la riorganizzazionedelle truppe piemontesi fu attribuita al generale Serassi 566 .Abolito l’uditorato di guerra 567 (reso oramai inutile a causa dellasoppressione delle levate provinciali e l’assoggettamento delle truppepiemontesi alla giustizia militare francese 568 ) rimase l’apparatoamministrativo militare (la segreteria di guerra, l’ufficio del soldo, conle quattro dipendenti divisioni militari periferiche, e l’aziendad’artiglieria, fabbriche e fortificazioni 569 ). Un apparato che fu561 Ibidem562 Ibidem563 Ibidem564 Ibidem565 op.cit.pag.60.566 Ibidem567 Ibidem568 Ibidem569 Ibidem57


celermente trasferito alle dipendenze di Grouchy 570 e a quelle,nominali, del comitato d’affari esteri e guerra del governoprovvisorio 571 , insediato il 13 dicembre 1798 572 .Il governo era composto di 5 comitati: sicurezza pubblica, giustizia elegislazione, finanze e commercio, ponti e strade e relazioni estere eguerra 573 .Per tornare all’amministrazione francese in Piemonte, si possonoelencare delle cifre che rendono l’idea di che tipo di amministrazionesi sia trattata.Nei sei mesi d’occupazione 574 il debito pubblico salì a 154 milioni dilire 575 . Inoltre, il Piemonte pagò ai francesi 10.338.610 lire 576 oltre allesomministrazioni fatte ai municipi ed altre requisizioni per un valoredi 6 milioni di lire 577 . Discreto fu anche il bottino militare ovvero ilcontenuto dei magazzini militari, per un valore di 3 milioni 578 , edell’arsenale d’artiglieria per un valore di 11 milioni 579 . Come se ciònon bastasse il Direttorio ordinò che per fornire l’esercito di fondinecessari per il suo mantenimento fosse necessario alienare i benedella famiglia reale 580 .570 Ibidem571 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti.pag.407.572 Ibidem573 Ibidem574 op. cit.408.575 Ibidem576 Ibidem577 Ibidem578 Ibidem579 Ibidem580 Ibidem58


4.3. Le epurazioni.Epurati in blocco tutti i 138 generali 581 dell’Armata sarda e la maggiorparte dei colonnelli 582 , gli ufficiali d’ordinanza in servizio attivofurono invitati a confermare la loro disponibilità a continuare ilservizio nelle truppe piemontesi 583 oppure a chiedere il congedo 584 .A chiedere di essere mantenuti in servizio furono 400 585 ed i quadridei nuovi corpi furono completati con patrioti benemeriti 586 .Questa fenomeno di “proletarizzazione” 587 militare spiega il valore ela fedeltà repubblicana dimostrati dalla maggior parte delle unitàpiemontesi nella campagna del 1799 588 e testimonia la frattura diclasse tra la nuova alta burocrazia civile 589 , (anche ex-nobiliare), e ilceto dei militari di carriera 590 , interrompendo quei legami familiari esociali sui quali si era fondato il vecchio militarismo sabaudo 591 .4.4. I Reggimenti svizzeriLa convenzione del 4 dicembre 1798 592 fra la Svizzera e la repubblicafrancese prevedeva il consenso del re di Sardegna alla trasformazione581 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I.,pag.62.582 Ibidem583 Ibidem584 Ibidem585 Ibidem586 Ibidem587 Ibidem588 Ibidem589 Ibidem590 Ibidem591 Ibidem592 op.cit.pag 59.59


degli ultimi 2.000 svizzeri rimasti al suo servizio 593 in corpi ausiliaridell’Armata francese in Italia 594 (ad eccezione dei 400 grigioni,impiegati in compiti di sicurezza interna 595 ).Il 5 dicembre 596 , il sovrano accordò la generosissima somma di 14.000lire ad ogni compagnia 597 e, il giorno dopo, il direttorio decretò ilpassaggio dei cinque Reggimenti (d’Ernst, Belmont, Zimmermann,Bachmann e Peyer Im-hoff 598 ) agli ordini del generale Joubert 599 ,comandante in capo dell’Armée d’Italie. Essi successivamente, furonotrasferiti a Mantova 600 dove furono riorganizzati in due legioni (I e IIelvetica) su due battaglioni di 400 uomini 601 .4.5. La cavalleria ( voltagabbana e disertori)La cavalleria fu divisa in quattro reggimenti 602 , i quali furono il fioreall’occhiello della cavalleria dell’Armata d’Italia 603 e che si distinseroin modo particolare nella campagna contro gli austro-russi 604 .I reggimenti di cavalleria, orfani dei loro nomi gloriosi perché assaipoco conformi alla neo tendenza repubblicana 605 , furono così593 Ibidem594 Ibidem595 Ibidem596 Ibidem597 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag 103.598 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.59.599 Ibidem600 Ibidem601 Ibidem602 F.Pinelli,op.cit.vol.II, pag 114.603 Ibidem604 Ibidem605 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag 6360


organizzati: il I reggimento cavalleria era composto dal reggimentodei dragoni del Re e da due squadroni del Regina 606 ; il II daicavalleggeri del re e da due squadroni del Savoia 607 ; il III dai dragonidel Piemonte e di due squadroni del Regina 608 ed, in fine, il IVformato dal Piemonte Reale più due squadroni Savoia 609 .Per quel che riguarda il comando del corpo, esso fu attribuito ad unautentico protagonista della storia militare piemontese di fineSettecento; il conte Maurizio Fresia 610 . Dopo essere stato un gloriosomembro della cavalleria sabauda 611 (colonnello dei dragoni delChiablese e successivamente, dopo lo scioglimento del corpo, deicavalleggeri del Re 612 ) il conte fu inserito dalla storia nella lunga etriste lista dei voltagabbana piemontesi. Fresia, infatti dopo avertrattato la resa della Divisione franco piemontese a Verderio (24-29aprile 1799 613 ) passò al servizio austro russo 614 . Ad accusarlo fu unalettera del duca di Rohan, comandante austriaco, d’Ivrea trovataglinella divisa 615 . Nella quale lettera il duca lo invitava a raggiungerloper comandare il suo reggimento 616 . La bandiera di Fresia non voltòsolamente quella volta; egli cambiò nuovamente fede tornando, dopo606 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag 114.607 Ibidem608 Ibidem609 Ibidem.610 Ibidem611 Ibidem612 Ibidem nota n.1.613 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I pag 69.614 Vaccarino Giorgio, I giacobini piemontesi 1794-1814. 2 voll., Ministero per i Beni Culturali eAmbientali, Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, Roma 1989.pag. 449.615 Ibidem616 Ibidem61


Marengo al servizio francese. 617 . Promosso dai francesi generale dibrigata, Fresia ebbe come aiutante di campo il capitano, AlessandroGifflenga 618 , già ufficiale di stato maggiore, ed altro voltagabbana, ilquale, anch’egli dopo la resa di Verderio preferì passare al soldoimperiale 619 .Per ciò che riguarda le diserzioni, l’arma della cavalleria fu senzadubbio una delle più colpite 620 . Già in febbraio 621 , la forzacomplessiva dei reggimenti di Monza e Ferrara contava appena 900uomini 622 . Allo scopo di frenare questo fenomeno si pensò diaggregare alle due città i due reggimenti di Casalmaggiore, in mododa riunire a Ferrara tutti gli ex-dragoni sabaudi e a Monza tutti gliex-cavalieri 623 .4.6. I carabinieri piemontesiLe due compagnie delle Guardie del Corpo piemontese e savoiarda(quella sarda seguì il sovrano a Cagliari 624 ) formarono i carabinieriscelti, sotto il comando del cavaliere Carlo Bruno di San Giorgio diTornaforte 625 .617 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I pag 63.618 Ibidem619 op.cit. pag 71.620 op.cit. pag 64.621 Ibidem622 Ibidem623 Ibidem624 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag 115.625 Ibidem62


Gli uomini dello squadrone dei carabinieri piemontesi, benché nonfossero più di 160 626 , resero grandi servizi al proprio Stato, soprattuttosedando le turbolenze insorte poco dopo nel regno 627 .Aggregati poi al quartier generale di Schérer e comandati da ArmandGros 628 , i carabinieri finirono assediati a Mantova e infine internati inFrancia, liberi sulla parola di non combattere 629 .4.7. Le mezze brigate di fanteriaPer ordine di Suchet 630 , il 4 febbraio 631 , la fanteria fu riordinata su 4mezze brigate, (una denominazione, questa, data ai reggimentifrancesi 632 ): 3 di linea ed 1 leggera di 3 battaglioni 633 , con 10compagnie (2 scelte di granatieri e cacciatori e 8 del centro 634 ) di 80uomini 635 . Un organico complessivo di 400 ufficiali e 9.200 uomini 636 .La I mezza brigata di linea si compose a Cremona e a Bozzolo 637 , fucostituita dai reggimenti di Savoia, Aosta e Lombardia 638 e messa alcomando del marchese e brigadiere sardo Francesco de Varax 639 .626 Ibidem627 Ibidem628 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I pag 63.629 Ibidem630 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag.113.631 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag. 64.632 F.Pinelli op.cit.vol.II, pag.113.633 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.64.634 Ibidem635 Ibidem636 Ibidem637 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Sunti storici, pag.115.638 F.Pinelli op.cit.vol.II, pag. 113.639 Ibidem63


La II mezza brigata fu formata dai reggimenti di Monferrato, diSaluzzo ed Alessandria 640 ed affidata a Carlo Trombetta 641 .La III, formata da Piemonte, la Regina e Oneglia 642 , fu invece affidataa Regard di Clermont, già colonnello della Regina 643 .Al centro di aspre polemiche 644 fu la creazione della quarta mezzabrigata, denominata poi I mezza brigata leggera 645 . Le disputescoppiarono quando il glorioso reggimento delle Guardie (il primo peranzianità 646 , che a Torino, a Guastalla all’Assietta ed a Rauss tenne,più di altri, alto l’onore della bandiera piemontese 647 ) fu agglomeratoal reggimento di truppe leggiere, al battaglione pionieri 648 ed alterribile corpo franco 649 (quest’ultimo, composto, quasi per intero, dadisertori che avevano fatto parte delle bande dei sollevati diCarosio 650 ). Una mossa, quella dei francesi, volta esclusivamente adintaccare il prestigio e la ferrea fede monarchica 651 che distingueva icomponenti delle Guardie 652 . Il comando della prima mezza brigataleggiera (alla quale più tardi si unì anche la legione valdese 653 ) fuaffidata al comando di Gaspare Gaetano Des Hayes, conte di640 Ibidem641 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Sunti storici, pag.139.642 Ibidem643 Ibidem644 op.cit.pag. 114.645 Ibidem646 N.Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol. III, pag.202.647 Ibidem648 F.Pinelli, op.cit.vol.II pag. 114.649 Ibidem650 Ibidem651 Ibidem652 Ibidem653 N.Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol. III, pag.202.64


Mussano 654 , già colonnello delle Guardie 655 . Quest’ultimo,successivamente, tentò, rinunciando a seguire la sua unità al fronte, diriorganizzare il reggimento durante l’occupazione austro-russa 656 .4.8. Diserzioni e tradimenti della fanteria piemonteseI sospetti francesi comunque non si riversarono tanto sulla I mezzabrigata leggera ma più che altro sulla III mezza brigata di linea e suglionegliesi 657 . Quest’ultimi erano acerrimi nemici dei paesi delGenovesato e quindi dei francesi, i quali appoggiavano le mireannessioniste dei liguri 658 . Oneglia confermò i sospetti repubblicanitumultuando contro il tricolore e per evitare guai peggiori, dettero ilcomando della III mezza brigata di linea al capobrigata francese JeanBaptiste Solignac ma privandone delle munizioni 659 .In realtà, a parte la prevedibile diserzione dell’ex-corpo franco 660 , ilresto delle due mezze brigate combatté lealmente sull’Adige esull’Adda, meritandosi la stima dei francesi 661 . A tradire furono invecei due reggimenti della I mezza brigata di linea rimasti isolati inToscana 662 (Savoia e Lombardia 663 ). Reggimenti formati da savoiardie in gran parte professionisti della migrazione mercenaria da un654 F.Pinelli, op.cit.vol.II pag. 114.655 Ibidem656 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I pag.65.657 Ibidem658 Ibidem659 Ibidem660 Ibidem661 Ibidem662 Ibidem663 Ibidem65


esercito all’altro 664 che vedremo in modo più approfondito nei capitolisuccessivi.4.9. L’insostituibile artiglieriaL’occupazione del Piemonte aveva avuto come scopo prioritario losfruttamento dell’Arsenale di Torino 665 , dove Joubert requisi 1.800bocche da fuoco, 100.000 fucili666ed immense quantità diprovvigioni di guerra per un valore di 11 milioni di lire piemontesi 667 .Complessivamente, l’artiglieria sarda si comportò egregiamente inguerra svolgendo un ruolo determinante nella vittoria dell’Authion 668 econfermando l’ottima reputazione internazionale goduta 669 .L’11 dicembre 670 , il generale Jacques Allix de Vaux 671 , comandantedivisionale dell’artiglieria in Piemonte, nominò capobrigata ilcittadino Roccati 672 , dandogli il comando di tutti gli artiglieriimpiegati a Torino e nella cittadella e 2 aiutanti, uno per il personalefrancese e l’altro per quello piemontese 673 . Pochi giorni dopo, Roccaticomunicò che tutti i 106 ufficiali del vecchio corpo reale 674 (10superiori, 15 capitani di prima classe e 77 inferiori 675 ) avevano664 Ibidem665 op.cit.pag.66.666 Ibidem667 Ibidem668 op.cit.pag.65.669 F.Pinelli, op.cit.vol.II pag. 113.670 op.cit. pag.66.671 Ibidem672 Ibidem673 Ibidem674 Ibidem675 Ibidem66


prestato giuramento alla Francia senza che nessuno avesse chiesto ilcongedo 676 .Il 22 dicembre 677 , la compagnia maestranze fu sdoppiata per formarela XIII e XIV compagnia del reggimento, su 200 uomini 678 . Lacompagnia minatori fu trasferita al genio, mentre l’artiglieria ricevettela preziosa compagnia pontonieri del Reggimento Pionieri 679 . L’8febbraio il Reggimento d’artiglieria fu ordinato su 2 battaglioni (I e II)con 4 stati maggiori di divisione (I e IV) e 16 compagnie, incluse ledue di maestranza, le dispari al I e le pari al II battaglione 680 . Ilpersonale più anziano, destinato unicamente al servizio presidiario 681 ,formò 2 compagnie d’artiglieri veterani autonome 682 .5. I piemontesi al fianco dei francesi5.1. La suddivisione delle truppe piemontesiIl 12 gennaio 1799 683 , il direttorio incluse il re di Sardegna nelladichiarazione di guerra contro le potenze coalizzate 684 .Ai primi di marzo, il nuovo comandante dell’Armée d’Italie, generaleBarthélémy Louis Joseph Schérer 685 , diffidando della fedeltà delle676 Ibidem677 Ibidem678 Ibidem679 Ibidem680 Ibidem681 Ibidem682 Ibidem683 op.cit.pag.67.684 Ibidem685 Ibidem67


truppe piemontesi, le ripartì tra le Divisioni Sérurier (Peschiera),Hatry (Veronese), Montrichard (Legnago) e Gaultier (Toscana) 686 .Si trattava in complesso di 10 battaglioni, 4 reggimenti dragoni, 1squadrone carabinieri e 3 brigate d’artiglieria da battaglia 687 . Essierano così ripartiti 688 :• I MB di linea (I Savoia e III Lombardia) in Toscana(D.Gaultier);• II MB di linea (I Monferrato,II Saluzzo, III Alessandria) aLegnago (D Montrichard);• III MB di linea (I Piemonte e III Oneglia sotto Verona (D.Hatry);• I MB leggera (I Guardie, II Leggero, III Corpo franco) aPeschiera (D. Serurier)• I e III dragoni (dragoni Re, Piemonte e Regina) a Ferrara (D.Montrichard);• II e IV dragoni (cavallegg. Re, Piemonte Reale e Savoia) sottoVerona (D. Hatry);• 1 squadrone carabinieri piemontesi presso il Quartier Generaledi Schérer;• 3 brigate d’artiglieria da battaglia: 1 sotto Verona (1). Victor), 1a Legnago (D. Montrichard) e 1 (Cappello) in Valtellina (D.Dessolle);• I legione elvetica sotto Verona (D.Victor);• II legione elvetica sotto Verona (D. Grenier).686 Ibidem687 Ibidem688 Ibidem68


Al corpo principale in linea sull’Adige erano dunque assegnati circa1.600 elvetici e 3.700 piemontesi 689 , con 5 battaglioni, 2 reggimentidragoni e 1 brigata di 120 artiglieri 690 .5.2. Incaffi, S.Fermo e S.MassimoCome abbiamo visto, il generale Schérer diffidava non poco dellalealtà e della preparazione militare dell’esercito regnicolo. In realtà letruppe dell’esercito piemontese combatterono al fianco dei francesicon grande valore e coraggio suscitando, in più di un occasione, lastima degli stessi repubblicani 691 .La prima di queste belle prove di valore accadde il 26 marzo del 1799,cioè quando i 1.800 uomini della I leggera piemontese 692 , assieme alla18e leggera francese, scacciarono le forze austriache dalle alture diIncaffi e di S.Fermo nei pressi di Affi 693 inseguendoli oltre Rivoli 694 . Ilvalore piemontese fu in questa occasione particolarmente utile allacausa francese soprattutto considerando che due anni prima le truppegiacobine versarono grandi quantità di sangue per la conquista diquelle formidabili posizioni 695 . Il generale Seurrier, infatti, con in testa689 Ibidem690 Ibidem691 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag 132.692 op.cit., pag.123.693 Ibidem694 Ibidem695 Ibidem69


il ricordo amaro dell’esperienza passata, pensò che sarebbero occorsimolti altri uomini ma così non fu 696 .Grande prova di coraggio la diede anche la III mezza brigata di linea ela cavalleria a S.Massimo, alle porte di Verona 697 . Il II e IV dragoni diFresia fermarono la sortita del generale Kaim 698 , caricando pressoTomba i dragoni Levenher 699 , che furono ricacciati e costretti anascondersi sotto le artiglierie di Verona 700 .5.3. La fuga della brigata francese Mayer e le cariche di GifflengaDurante il passaggio di Seurrier dell’Adige (il 30 marzo 701 ) la Ileggera, risultava nuovamente all’avanguardia di Garreau 702 . Dopoaver preso l’avamposto di Pescantina sulla sinistra dell’Adige, la Ileggera piemontese fu attaccata dal fianco dalla divisione Fröhlich 703del generale Kray 704 , subendo gravi perdite. Perdite che si sarebbero,senza dubbio, potute evitare, o comunque limitare, se gli uomini dellabrigata francese Mayer 705 (collocata in riserva sulle alture vicine 706 ),invece di intervenire in aiuto dei militari piemontesi, non fossevergognosamente fuggita 707 .696 Ibidem697 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.67.698 Ibidem699 Ibidem700 Ibidem701 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag.124.702 Ibidem703 Ibidem704 Ibidem705 op.cit., 125.706 Ibidem707 Ibidem70


Garreau perse 1.500 prigionieri 708 , 800 dei quali piemontesi 709 mentreil resto degli uomini riuscì a stento ad arrivare alla sponda destra sugalleggianti di fortuna 710 .In quello stesso giorno, anche la cavalleria piemontese si distinse percoraggio e valore sul campo 711 sostenendo la ritirata del generale JeanMathieu Philibert Seurrier in Cavalcaselle 712 . Mentre Kray assaliva ifrancesi davanti al fiume, spedì due reggimenti di cavalli versoPalazzuolo 713 . Bastarono alcuni squadroni di cavalleria subalpina perfrenare quella schiera 714 . Furono eseguite bellissime cariche tra lequali una strepitosa di Gifflenga 715 il quale, con soli 40 dragoni 716 ,respinse un intero reggimento d’ussari 717 ungheresi 718 .5.4. Magnano e lo scetticismo infranto dei francesiPiù di tutte le altre, la battaglia di Magnano appartiene saldamente allastoria militare piemontese per due motivi. In primo luogo, perché perla Francia decise, aprendo una lunga serie di sconfitte, la perditadell’Italia, e, in secondo luogo, perché consacrò il valore piemontese708 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.68.709 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag 125.710 Ibidem711 Ibidem712 Ibidem713 Ibidem714 Ibidem715 Ibidem716 Ibidem717 Ibidem718 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.68.71


sul campo rinnegando la sciocca e cieca sfiducia dei generalirepubblicani verso le truppe sabaude.Il 30 marzo, restavano in linea 2.755 piemontesi 719 , i quali nelleproporzioni rappresentavano il 4,7% della fanteria 720 , l’11,7 dellacavalleria 721 ed il 20 dell’artiglieria 722 per un totale del 5,9%dell’intera Armata 723 .Il 5 aprile 724 , Schérer, dopo aver interrotto la ritirata il giorno prima 725 ,riportò l’armata contro il nemico preparandosi allo scontro con gliaustro-russi 726 . Esso avvenne a Magnano, a Sud di Verona e ad Est diVillafranca 727 .Gli elvetici, gli 800 dragoni e i 900 fanti della III di linea 728 vi preseroparte all’ala destra 729 e la I leggera, ridotta a 900 uomini 730 , all’estremaala sinistra, formata dalla Divisione Sérurier 731 .Durante la marcia su Villafranca, la I leggera cadde in un agguato deicroati 732 appostati nelle gole presso Vigasio 733 . Per non lasciarsisopravanzare dal battaglione della 21e de ligne, i piemontesi719 Ibidem720 Ibidem721 Ibidem722 Ibidem723 Ibidem724 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag 126.725 Ibidem726 Ibidem727 Ibidem728 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.68.729 Ibidem730 Ibidem731 Ibidem732 Ibidem733 Ibidem72


innovarono l’attacco, prendendo Isolalta 734 . I croati rimasti circondati,cercarono di aprirsi la strada subendo forti perdite, mentre ipiemontesi proseguivano per Povegliano, formandosi in quadrato ognimezzo miglio per sostenere le cariche dei dragoni leggeri Karaczay eLobkowitz 735 i quali, li avevano scambiati, a causa del colore delleuniformi, per “polacchi” 736 (disertori balcanici passati coi francesi 737 ).Poi, superata anche Villafranca, la I leggera si attestò al casale diLecche, sullo stradone per Verona 738 .Intanto, all’ala destra, il nemico si era incuneato tra Victor ed ilgenerale Jean Victor Marie Moreau 739 puntando su Dossobuono eVillafranca 740 . La III mezza brigata piemontese, che a causa deicontinui sospetti era ostinatamente tenuta in seconda linea 741 e quasicompletamente priva di munizioni 742 , incominciò a chiedere ilpermesso di attaccare 743 .Moreau, finalmente, acconsentì ed in un attimo le cose cambiarono 744 .I soldati del Piemonte, della Marina e della Regina, certamentedesiderosi di dimostrare a quegli scettici generali il loro autentico734 Ibidem735 Ibidem736 Ibidem737 Ibidem738 Ibidem739 Marco Galandra e Marco Baratto, 1799. Le baionette sagge. La campagna di Suvorov in Italiae la “ Prima Restaurazione ” in Lombardia. Pavia, Gianni Iuculano Editore. 1999, pag.55.740 F.Pinelli, op.cit.vol.II pag.127.741 Ibidem742 Ibidem743 Ibidem744 Ibidem73


valore 745 , si gettarono sui fanti di Zoph 746 mettendoli in breve tempo infuga. Kaim, allora, decise di far caricare i piemontesi da degli ussarima i dragoni di Fresia 747 , accortisi del pericolo che correvano iconnazionali, caricarono, assieme ai dragoni francesi, quegli ussari,travolgendoli 748 .Nella carica dei dragoni piemontesi contro i nemici morì il cavaliereFederico Saluzzo 749 , ufficiale di Savoia cavalleria e figlio del famosoartigliere e scienziato Angelo 750 . Il cavaliere fu ricordato in unpolemico canto antifrancese dalla sorella Diodata: ma i fratelli,Annibale e Roberto, anch’essi ufficiali di Savoia cavalleria 751 ,continuarono la carriera militare con Napoleone 752 .Alle sei del pomeriggio 753 , ormai battuto, Schérer ordinò la ritiratadell’ala destra dietro il Tartaro 754 , protetta in retroguardia da 800piemontesi della I leggera disposti in bersaglieri 755 , i quali passarono ilTartaro a Vigasio raggiungendo il resto della Divisione Sérurier dietrola Molinella 756 .A Magnano si distinsero in particolare gli ufficiali Gifflenga, Berzettidi Buronzo, La Cliavanne, Bruno di Cussano, Federico Montiggio,745 Ibidem746 Ibidem747 Ibidem748 Ibidem749 Ibidem750 Ibidem751 op.cit., pag, 128.752 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.69.753 Ibidem754 Ibidem755 Ibidem756 Ibidem74


Birago di Vische, Tonduti dell’Escarena, Borda, Michaud eMontezemolo 757 .Da Settimo, il generale francese Louis Alexandre Berthier 758comunicò a Grouchy, con una lettera del 6 aprile 759 , quanto le truppepiemontesi si fossero mostrate “leali e coraggiose” 760 . Gli fece ecoanche Schérer il quale, il 14 aprile 761 , incaricava il comandantegenerale del Piemonte di rendere noti in tutta la sua giurisdizione “losplendido valore e i distinti servizi di tutte le truppe piemontesi” 762 ,che avevano gareggiato per mostrarsi “degne di combattere al fiancodei francesi e meritevoli di dividere con essi la gloria”, avendo “inogni maniera emulata la loro intrepidezza” 763 .5.5. La battaglia di Verderio e le sue conseguenze politicheAlla metà di aprile 764 , dopo aver deciso la ritirata, Schérer distaccòMontrichard sulla destra del Po 765 , con il compito di difendere Ferrarae le altre piazzeforti cispadane fino all’arrivo dell’Armée de Naples 766 .Nonostante le parole di lode di Berthier e di Scherer 767 , però, i generalifrancesi non cambiarono quell’atteggiamento di sfiducia verso i757 Ibidem758 F.Pinelli.op.cit.vol.II, pag.132.759 Ibidem760 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.69.761 Ibidem762 Ibidem763 Ibidem764 F.Pinelli, op.cit., vol.II, pag.133.765 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.69.766 Ibidem767 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag.132.75


piemontesi 768 . Un esempio su tutti accadde durante la ritirata di metàaprile dall’Oglio all’Adda che attuò Schérer, su consiglio di Moreau.Il battaglione Oneglia 769 , quel giorno lasciato in retroguardia, fuattaccato da uno squadrone di cacciatori di Hohenzollern nella localitàdi Marcaria 770 . I boemi furono vinti e messi in fuga dai prodipiemontesi 771 ma tanta era la sfiducia dei generali francesi versol’esercito sabaudo che l’inseguimento dei cacciatori fu interpretatocome un tentativo di diserzione 772 . Non soltanto gli onegliesi nondisertarono, ma tornarono con un vessillo imperiale 773 , dopo averinchiodato i pezzi di una batteria nemica che bersagliava gli alleatifrancesi mentre traghettavano 774 .Da notare è senza dubbio una riflessione che fa il Pinelli 775 . Questiufficiali scettici non erano solamente francesi 776 ; soprattutto se siconsidera che solamente i generali di brigata lo erano 777 . E’ quindicorretto ipotizzare un amara verità: cioè che tanta sfiducia verso lecapacità militari dei reggimenti piemontesi proveniva, per certo, ancheda dei loro connazionali 778 .Tornando alle vicende strettamente militari, anziché concentrare leforze sul Medio Adda, tra Lodi e Cassano 779 , Schèrer disperse i suoi768 op.cit.pag.133.769 Ibidem770 Ibidem771 Ibidem772 Ibidem773 Ibidem774 Ibidem775 Ibidem776 op.cit.pag.134.777 Ibidem778 Ibidem779 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.70.76


28.000 uomini 780 a cordone su un fronte di 80 chilometri da Lecco aCasalpusterlengo 781 , con un misero distaccamento a Piacenza 782 . Ipiemontesi ridotti fra fanti e cavalli contavano 2.500 uomini 783 riunitiin una sola piccola divisione comandata da Fresia 784 . Le compagniescelte della I leggera erano distaccate poco sotto Lecco 785 , dietro iltorrente Caldone, e sostenuta da una cannoniera e da una batteria disei pezzi pesanti 786 collocata a Monte Barro, sulla destra dell’Adda 787 .Nel pomeriggio del 25 aprile 788 i 3.000 uomini della Divisione russaBagration comparvero a Lecco 789 ed il 26 passarono il Caldone in duepunti. Lo scontro con i piemontesi fu asperrimo 790 . I russiassaggiarono sulla propria pelle la bravura dei carabinieri della 108e edella I leggera piemontese 791 , finendo per ritirarsi con 385 perdite 792 .Nello scontro i russi fecero prigionieri 100 francesi 793 ed i granatieripiemontesi, del capitano Montiggio, 80 cosacchi del pulk Denisov 794 ,lasciati in retroguardia in un cascinale. Schérer ordinò comunque di780 Ibidem781 Ibidem782 Ibidem783 F.Pinelli, op.cit.II, vol. pag.138.784 Ibidem785 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.70.786 Ibidem787 Ibidem788 bidemI789 Ibidem790 F.Pinelli, op.cit.II vol. pag.138.791 Ibidem792 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I pag.70.793 Ibidem794 Ibidem77


abbandonare Lecco ripiegando sulla destra dell’Adda 795 e per suoordine il tenente dei granatieri Birago distrusse il ponte 796 .In quel frattempo, Schérer, certamente al di sotto della propriareputazione ed in netto contrasto con i propri uomini 797 (fu chiamatoaddirittura da un militare piemontese “inetto” 798 ), si fece cogliere daun improvviso attacco di sciatica, e probabilmente anche dal timore dicombattere contro l’esercito coalizzato 799 , e lasciò il comando aMoreau 800 . Contemporaneamente all’abbandono del generale francese,la Divisione di Joseph Philipp Vukassovich passava l’Adda su unponte di fortuna a Sud di Brivio 801 , separando così Guillot dal grossodella divisione Serruier 802 e costringendolo a ripiegare sul lago diCorno 803 .La sera stessa, non appena appresa la notizia, Moreau ordinò a Schérerdi tornare su Brivio per evitare al nemico di gettare ulteriori forzesulla destra del fiume 804 . L’ordine, però, fu annullato il mattinosuccessivo cioè quando il generale francese apprese che due divisionidel generale Ott si erano gia sistemate sulla destra del fiume durante lanotte 805 . Moreau allora ordinò a Sérurier si fermarsi a Verderio 806 . Ilgenerale appena arrivato, per difendersi il meglio possibile, organizzò795 Ibidem796 Ibidem797 Ibidem798 op.cit. pag 136.799 op.cit.pag.139.800 Ibidem801 op.cit.pag 140.802 Ibidem803 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.70.804 F. Pinelli, op.cit.vol.II pag. 140.805 Ibidem806 Ibidem78


un’inondazione nei territori intorno rompendo le dighe d’alcunicanali 807 e si asserragliò, in fine, nel cimitero del paese 808 .Il 28 aprile 809 , Vukassovich sferrò l’attacco 810 . Il cimitero di Verderiofu attaccato prima dai cosacchi del pulk Posdjaejeff 811 , respinti dalfuoco piemontese 812 , e poi dalla fanteria austriaca 813 - la qualecomprendeva anche un battaglione leggero “italiano” 814 inquadrato daemigrati francesi 815 .Nel combattimento, protrattosi per alcune ore, si distinsero i soldatisemplici Perotti e Rivagano 816 e gli ufficiali Renato d’Agliano,Federico Visconti, Giacinto Castelmagno, Livron, Dufour, DemetrioMontezemolo, Carlo Appiani, Perna, Caldera, Borda, Parrocchia,Carron e de la Fléchère 817 .Sérurier, vistosi accerchiato e resosi conto dell’inutilità di ulterioreresistenza, scese a patti con gli ungheresi 818 mandando a negoziare coinemici Gifflenga 819 . Vukassovich, colpito dal valore dei nemici 820 ,807 Ibidem808 op.cit.pag 141.809 Edoardo Scala, I granatieri di Sardegna, Roma, tipografia regionale, 1954, pag.114.810 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I Pag.70.811 Ibidem812 Edoardo Scala.op.cit. pag.114.813 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I Pag.70.814 op,cit.pag 71.815 Ibidem816 Ibidem817 Ibidem818 Ibidem819 Ibidem820 F.Pinelli.op.cit.vol.II, pag.142.79


propose al capitano franco-piemontese la semplice condizione di nonmilitare più con gli alleati 821 .Furono catturati, così, quasi tutti gli ultimi piemontesi assegnati alcorpo principale, inclusi Fresia, lo stesso Gifflenga ed AnnibaleSaluzzo 822 . I prigionieri furono rilasciati sulla parola 823 e i soldatiinternati in Francia, ma si sbandarono in massa attraversando ilPiemonte 824 . Altra sorte fu quella degli ufficiali; alcuni tornarono acasa 825 , ma altri, come il prode Gifflenga 826 , dopo aver negoziato laresa di Verderio, preferì passare al soldo austriaco 827 .Contemporaneamente, a Cassano 828 , Moreau, accerchiato dalle trupperusse 829 , si era ritirato dietro il Ticino 830 per poi far ritornorovinosamente in Piemonte 831 . Come vedremo nel capitolo successivo,nella capitale, così come in tutto il regno, i disordini ed i malumorierano già elevati. Certamente, il ritorno delle sconquassate truppe delgenerale francese aggravarono ancora maggiormente gli umoriantifrancesi dei piemontesi 832 . Di fatto, lo scontro di Verderio ebberisvolti politici e militari davvero eccezionali segnando l’inizio di unnuovo cammino per il Piemonte 833 .821 Ibidem822 Ibidem823 op.cit.pag.143.824 Ibidem825 Ibidem826 Ibidem827 Ibidem828 Ibidem829 Ibidem830 Ibidem831 Ibidem832 op.cit pag.144.833 Ibidem80


5.6. La XIV DB de ligne ed i combattimenti sul TanaroCome detto, gli animi antifrancesi erano sempre più saldi negli animidei cittadini piemontesi. L’insurrezione antifrancese dilagava nelCanavese e nel Monregalese 834 e alla luce di questi dati non devesorprendere se il richiamo alle armi dei battaglioni provinciali del 30aprile 835 del generale Grouchy ebbe davvero scarso effetto 836 . A partequalche centinaio di francesi 837 , Grouchy poteva contare soltanto su 2battaglioni di linea ad Alessandria 838 (II/1a Aosta, II/3a Regina 839 ), 2battaglioni esteri tra Cuneo 840 (l’alemanno Kornfeld 841 ) ed Oneglia 842(il grigione Christ 843 ), 2 battaglioni patrioti a Torino 844 (II MBleggera 845 ), 6 compagnie d’artiglieria 846 (Alessandria, Torino, Cuneo eFenestrelle 847 ) e 17 compagnie invalidi. Tutte truppe rimaste inPiemonte per compiti di presidio 848 .Il 3 maggio 849 , Moreau giunse a Torino per mettere in salvo i bagaglie, soprattutto, concentrare un nuovo governo repubblicano nel ridotto834 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, Pag.7.1835 Ibidem836 F.Pinelli, po.cit.vol.II pag.144.837 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I Pag.71.838 Ibidem839 Ibidem840 Ibidem841 Ibidem842 Ibidem843 Ibidem844 Ibidem845 Ibidem846 op.cit.72.847 Ibidem848 op.cit.71.849 op.cit.72.81


valdese 850 (il quale doveva collegare Cuneo e Torino e mantenereaperta una via di ritirata nel Delfinato 851 ) per poi fare ritorno adAlessandria 852 .Nel frattempo, Colli Ricci di Felizzano, già a disposizione dei francesidal marzo 1799 per la difesa di Alessandria dagli insorti di Strevi 853 ,fu nominato capobrigata e gli fu conferito il compito di ricostituire,con volontari piemontesi 854 , la XIV DB de ligne francese 855 . Ilprestigio personale del comandante, in effetti, attirò, molti veterani giàai suoi ordini in passato 1793-96 856 .La XIV, ufficialmente, dipendeva dal generale di brigata FrançoisJean Baptiste Quesnel du Torpt 857 ma l’8 maggio Colli Ricci losostituì a causa della sua momentanea inabilità al combattimento 858 .La XIV, fu spedita tra Pecetto e Bassignana, alla confluenza tra ilfiume Tanaro ed il Po, dove già si trovavano 3 battaglioni del presidiodi Alessandria, uno della I elvetica e due piemontesi (II/1a e II/3a) 859 .La notte del 12 maggio 860 , il generale russo Rosenberg occupòl’isolotto di Mugarone 861 , ma fu contrattaccato e respinto da Moreaulasciando sul terreno il maggior generale Tschubarov con 800 morti e850 Ibidem851 Ibidem852 Ibidem853 Ibidem854 Ibidem855 Ibidem856 Ibidem857 Ibidem858 Ibidem859 Ibidem860 Ibidem861 Ibidem82


700 prigionieri 862 . Nella battaglia si distinsero Colli e i citatibattaglioni piemontesi ed elvetico 863 . Gli austro-russi erano sempre piùvicini.5.7. Da Ferrara a NoviGli austro-russi, nel frattempo, erano impegnati a combattere irepubblicani anche indirettamente 864 , attraverso il sostegno degliinsorgenti romagnoli e ferraresi 865 che tanto filo da torcere stavanodando alla guardia nazionale cispadana 866 .Il 12 maggio 867 , 40 piemontesi della II MB 868 , spiccati dal presidio diCervia, avevano ripreso Cesena agli insorgenti mediante un abilestratagemma 869 . L’abilità piemontese fu però inutile. il 24 maggioFerrara si arrese agli austriaci 870 e lo stesso giorno cadeva anche ilcastello di Milano 871 . Furono fatti prigionieri 150 piemontesi ed altri80 a Ravenna, il 27 872 . Il 30, sbarcato audacemente a Rimini con 24marinai dalmati, il tenente Martinitz sloggiò i 200 piemontesi dipresidio 873 , che persero 20 morti e feriti e 50 prigionieri nei successivi862 Ibidem863 Ibidem864 Ibidem865 Ibidem866 Ibidem867 op.cit.pag.73.868 Ibidem869 Ibidem870 Ibidem871 Ibidem872 Ibidem873 Ibidem83


scontri con gli insorti riminesi 874 . Il 31 si arresero gli 80 del presidio diLugo 875 .Il 1° giugno il generale Bertrand Clauzel 876 , mandato da Montrichardincontro a Macdonald con un’avanguardia di 2.000 fanti e 500cavalli 877 , attaccò senza successo le truppe del generale Johann Klenaubarone di Janowitz che assediavano Forte Urbano 878 , riuscendosoltanto a rinforzare il presidio con 1 battaglione della II piemontese(II Saluzzo 879 ).Congiuntisi poi con l’Armée de Naples, i resti e delle truppepiemontesi aggregati alla Divisione Montrichard si trovarono il 18giugno alla battaglia della Trebbia 880 . I dragoni piemontesi e il Icacciatori cisalpini furono attaccati dalla cavalleria nemica 881 .Combatterono a piedi e a cavallo 882 , con sciabole, pistole e persinociottoli raccolti sul greto del fiume 883 .Il 23 giugno, la cavalleria dell’Armée de Naples 884 (inclusi I e IIIdragoni piemontesi 885 ) coperse la ritirata della fanteria verso la Liguria874 Ibidem875 Ibidem876 Ibidem877 Ibidem878 Ibidem879 Ibidem880 Ibidem881 Ibidem882 Ibidem883 Ibidem884 Ibidem885 Ibidem84


con un colpo di coda in direzione di Reggio e Modena 886 , appenarioccupate 887 .In una delle sortite da Mantova assediata, si distinse un drappello dicarabinieri piemontesi comandato dal capitano Fervier 888 . In luglio,altri 1.000 piemontesi 889 furono fatti prigionieri nella resa dellepiazzeforti di Forte Urbano (II/2a) l’8 luglio 890 , Alessandria (II/1a eII/3a) il 22 891 , Mantova (capobrigata Fontanieux, comandante della IIMB di linea, caposquadrone Arinand Gros 892 comandante dei 145carabinieri piemontesi e 894 elvetici) il 28 893 .Il 15 agosto, alla battaglia di Novi, Colli e la XIV DB respinsero perotto ore, assieme ai francesi e ai polacchi della Brigata Quesnel, gliassalti nemici contro le alture a sinistra di Novi 894 , proteggendo poi laritirata su Pasturana, ripresa da Serassi dopo la morte di Joubert 895 .Qui, assieme a Colli, Grouchy, Perignon e Partouneaux 896 , si trovòanche Francesco Federico Campana 897 , come gli altri quattro ferito ecatturato dopo strenua resistenza 898 .886 Ibidem887 Ibidem888 Ibidem889 Ibidem890 Ibidem891 Ibidem892 Ibidem893 op.cit.pag.74.894 Ibidem895 Ibidem896 Ibidem897 Ibidem898 Ibidem85


6. I piemontesi voltano bandiera6.1. La prima mezza brigata di lineaCome abbiamo visto, la I mezza brigata di linea era formata dal ISavoia ed il III Lombardia 899 ed era comandata dal brigadiere sardoFrancesco de Varax 900 . Egli giunse a Modena il 16 marzo con 860uomini 901 e, ancor prima di varcare il confine, fu epurato degli ufficialinizzardi e savoiardi 902 .Ai primi di luglio, il Lombardia, guidato dal cavaliere piemonteseBalegno, disertò in massa 903 , unendosi, in un primo momento, allebande maremmane di Curzio e Marcello Inghirami 904 e, in un secondomomento, al servizio granducale nel quale divenne la punta di lanciadell’Armata austro-russo-aretina 905 . E’ corretto sottolineare, però, cheil Lombardia era formato da soldati mercenari italiani 906 e non dapiemontesi 907 .Anche alcuni uomini del Savoia, il secondo battaglione della I MB,finirono tra le fila della legione Balegno 908 (tranne 62 che preferironotornare al servizio sabaudo nei “cacciatori esteri” di Sassari 909 ). Il 4899 op.cit.pag.71.900 op.cit.pag.74.901 Ibidem902 Ibidem903 Ibidem904 Ibidem905 Ibidem906 Ibidem907 Ibidem908 Ibidem909 Ibidem86


aprile 910 , infatti, il Savoia fu spiccato nell’isola d’Elba 911 e, il 28maggio, assediato dagli insorti di Portoferraio 912 . La resa giunsesolamente il 4 luglio ed al battaglione fu strappata la promessa di noncombattere più 913 ma, il 20 appena sbarcato a Livorno, fu dichiaratoprigioniero di guerra per aver violato i patti di resa 914 . Unirsi allalegione Balegno sembrò l’unico modo di evitare la prigione 915 .Il 28 luglio, il cavaliere Balegno, ferito gravemente e consideratoinabile al servizio attivo 916 , ricevette vari attestati sia dal generaleaustriaco, e barone 917 , Michael Fridrich Benedikt von Melas, sia dallostesso Suwarow 918 .Intanto la sua legione aveva fatto ritorno in Toscana dove se ne trasseuna seconda micro compagnia di “cacciatori italiani” 919 .6.2. Luigi Cappello e la brigata d’artiglieria piemonteseA seguito dell’incorporazione delle truppe piemontesi in quellefrancesi, il convoglio del maggiore della reale artiglieria sarda LuigiCappello subì, come tanti altri convogli, stravolgentitrasformazioni 920 . Fu innanzi tutto mutato il nome, trasformandolo in910 Ibidem911 Ibidem912 Ibidem913 Ibidem914 Ibidem915 Ibidem916 Ibidem917 Editto del 29 maggio 1799, Noi Barone de Melas. Collezione privata Marco Albera. ISIN,Piemonte Torino.918 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.74.919 op.cit.pag.75.920 Ibidem87


“brigata d’artiglieria piemontese” 921 . Fu, poi, integrato con personalelombardo ed emiliano 922 e ordinato su quattro batterie con 50cannonieri e 70 conducenti 923 , (comandate dai capitani Zoppi,Bonardi, Lucca e Staffiotti 924 ) ed inquadrate da sottufficiali esperti 925 .Il materiale includeva 4 pezzi da battaglia francesi, 6 veneziani sucavalletti e 6 austriaci leggeri da montagna 926 .Cappello ed i suoi uomini erano membri di uno dei corpi che, forse,più di tutti combatterono valorosamente al fianco dei francesi 927 ,assicurando, una su tutte, la difficile vittoria di Taufers 928 .Alla fine di aprile, il maggiore passò a comandare l’artiglieria delladivisione del generale C.J. Lecourbe 929 , con 12 pezzi e 210 uomini, dicui ben 170 italiani 930 . Il 25 maggio, attaccata di sorpresa mentre siritirava verso Lucerna 931 , la Divisione sbandò. Disubbidendoall’ordine di abbandonare i pezzi 932 , Cappello riuscì, invece, a porlitutti in salvo 933 , meritando la citazione della sua brigata all’ordine delgiorno dell’Armata d’Elvezia 934 .921 Ibidem922 Ibidem923 Ibidem924 Ibidem925 Ibidem926 Ibidem927 Ibidem928 Ibidem929 Ibidem930 Ibidem931 Ibidem932 Ibidem933 Ibidem934 Ibidem88


Il generale André Masséna, comandante dell’Armata della Svizzera efuturo maresciallo dell’Impero 935 , riconobbe, su rapporto di Lecourbe,il ruolo decisivo della brigata Cappello 936 .Subito dopo essere stato dichiarato eroe dalle forze militari francesi 937 ,il generale Luigi Cappello dichiarò l’indichiarabile 938 . Chiesecandidamente a Masséna, a nome di tutta la brigata 939 , il permesso diriprendere servizio nell’artiglieria austro-piemontese che si stavaricostituendo a Torino 940 . Spiazzato e basito da una simile richiesta, ilgenerale nizzardo 941 non osò far fucilare sul posto l’uomo che avevaappena proclamato eroe 942 e, imbarazzato, gli rispose di non averel’autorità per esaminare una simile richiesta 943 . Cappello, allora, fuspedito, assieme ai suoi 106 artiglieri 944 , nella città Cuneo 945 perdiscutere della cosa con il comandante in capo dell’Armata d’Italia (dacui, effettivamente, dipendevano le truppe piemontesi 946 ) il terribile ecrudele 947 generale Jean-Étienne Championnet 948 , un militare935 James Marschall-Cornwall, L’amato figlio della vittoria: Massena, in David G. Chandler, IMarescialli di Napoleone. Traduzione di Franco Caposio e Giuliano Caposio. Milano, Rizzoli.1988, (pp.401-428), pag. 414.936 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.76.937 Ibidem938 Ibidem939 Ibidem940 Ibidem941 James Marschall-Cornwall, op.cit.pag.403.942 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.76.943 Ibidem944 Ibidem945 Ibidem946 Ibidem947 Encoclopedia militare, op. cit., vol.II, pag. 880.948 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.76.89


scontroso 949 ed assai mal visto anche dai suoi stessi colleghi econnazionali 950 (uno su tutti lo schietto 951 generale Jacques EtienneMacdonald, comandante dell’Armata di Napoli, lo considerava un“invidioso incompetente” 952 ). Il comandante in capo dell’Armatad’Italia, comunque, accordò ai militari traditori il permesso di voltarele spalle alla bandiera francese 953 , ma lo fece con tale disprezzo, daspingere Cappello ad ingiuriare contro tutto il popolo francese e lostesso Championnet 954 . Quest’ultimo, ferito nell’orgoglio giacobino,annullò i congedi appena firmati 955 , dando ordine di internare quegliirriverenti soldati in Francia 956 . L’ordine, però, non poté essereeseguito. Poco dopo, infatti, il 16 novembre 957 , Cuneo, già assediata,fu liberata dagli austriaci 958 . Cappello ed i suoi artiglieri furonoliberati e poterono rientrare nella capitale piemontese 959 per essere,finalmente, assunti tra le fila dell’esercito austro-russo 960 .949 Hankinson Alan, «Sua franchezza»: Macdonald, in David G. Chandler, I Marescialli diNapoleone, (pp.357-378), pag 363.950 Ibidem951 op.cit.Pag 360.952 op.cit.Pag. 363.953 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol. I pag. 76.954 Ibidem955 Ibidem956 Ibidem957 Ibidem958 Ibidem959 Ibidem960 Ibidem90


III. LA PARENTESI AUSTRO-RUSSA1. La guardia nazionale della città di TorinoNell’aprile del 1798 961 , le mura della capitale sabauda disponevano,per la propria difesa, oltre ad un presidio di forze militari francesi 962 ,anche di una numerosa guardia nazionale 963 . La guardia nazionaledella città di Torino, però, al contrario di quelle di Vigevano 964 – chesi erano addirittura portate volontariamente al Ticino per unirsi nellalotta all’armata francese 965 - e quelle di Barge, Bagnolo e Revello 966 -che si distinsero per il loro slancio combattivo 967 - passò alla storia delPiemonte per essere divenuta il cervello di segreti complotti 968 . Dellevere e proprie cospirazioni che, come vedremo più avanti, eranoindirizzate a consegnare il capoluogo sabaudo all’esercito austrorusso969 , la forza armata affidata all’esperienza del leggendario esettuagenario feldmaresciallo russo Aleksander Vasilevič RymniskySuwarow 970 .961 N.Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol.III, pag.233.962 Ibidem963 Ibidem964 Giorgio Vaccarino, op.cit. pag.357.965 Ibidem966 Ibidem967 Ibidem968 N.Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol. III, pag.233.969 Ibidem970 Storia della vita e fasti di S.A il signor conte Alessandro Suworow di Rimnisky . Coll’aggiuntadelle campagne d’Italia e Piemonte. Edizione rigorretta ed accresciutta. Milano 1799. Nellastamperia di Giuseppe Galeazzi ,Con permissione, pag.1.91


1.1. Il corpoCostituita il 18 dicembre del 1798 971 dalle autorità francesi solo pochigiorni dopo il loro ingresso in città, la guardia nazionale torinesesostituì le antiche milizie urbane con un’organizzazione elettivainnovativa 972 rispetto agli vecchi criteri di coscrizione 973 .La città fu divisa in quartieri ben distinti e numerati chiamati “isole” 974e tutti i cittadini maschi, in età compresa tra i diciotto e iquarantacinque anni 975 , erano considerati possibili soldati dellaguardia nazionale 976 . Raggiunto il numero di 130 - 150 individui 977 ,della stessa o dell’altra ”isola” attigua, essi insieme si radunavanosotto la presidenza di un ufficiale municipale 978 . Alla pluralità dei votivenivano eletti un capitano, un luogotenente, un sottotenente 979 , ed isottufficiali ; cinque sergenti e nove caporali 980 .Costituita così la prima compagnia, si proseguiva sino alcompletamento di otto compagnie costituite le quali si radunavano i971 Consiglio comunale di Torino, Atti consiliari – Serie storica, 1798-1799. La municipalitàrepubblicana di Torino nel solco della Rivoluzione francese, con i contributi di Giorgio Vaccarino,Rosanna Roccia e Luciana Manzo, Torino, Archivio storico della città di Torino, 1998, pag. 24.972 Ibidem973 Ibidem974 Ibidem975 Ibidem976 Ibidem977 Ibidem978 Archivio storico di Torino, Corte, Carte dell’epoca francese, serie II, mazzo 34, ”Militare -Guardia Nazionale”, “Rapporto fatto nel 1801 sul contegno e sull’operato della Guardia Nazionaledi Torino dal 1799 in poi ”.979 Ibidem980 Ibidem92


ventiquattro ufficiali del battaglione per eleggere, nel circondario delleisole relative alle otto compagnie 981 , un capo di battaglione 982 .Formati in questa maniera tre battaglioni 983 , i 72 ufficiali 984 siradunavano ancora una volta per eleggere un capo di mezza brigata 985 .Questi era assistito da un capo di Stato maggiore con quattroaiutanti 986 ; completavano l’organico un tesoriere 987 ed un chirurgo 988 .Le mezze brigate erano quattro con una forza rispettiva di 2.632,3.042, 3.125, 3.652 uomini 989 e con un totale di 12.451 990 , di cui 288erano ufficiali e 480 sottufficiali 991 . Questi uomini erano sottoposti adun Consiglio d’amministrazione nominato fra gli ufficiali superioridella municipalità e comandati da un comandante in capo 992 .Il corpo della guardia appare piuttosto eterogeneo 993 . Era composto daabbienti e popolani 994 , (anche se i ceti più miserabili ne eranoesclusi 995 ) riuniti in ciascuna mezza brigata 996 e comandato da uomini981 Ibidem982 Ibidem983 Ibidem984 Ibidem985 Ibidem986 Ibidem987 Filippo Ambrosini, Piemonte giacobino e napolenico. Roma, Saggi Bompiani. 2000, pag.58.988 Ibidem989 Archivio storico di Torino, Corte, Carte dell’epoca francese, serie II, mazzo 34, ”Militare -Guardia Nazionale”, ”Rapporto fatto nel 1801 sul contegno e sull’operato della Guardia Nazionaledi Torino dal 1799 in poi ”.990 Ibidem991 Archivio storico di Torino, Corte, Carte dell’epoca francese, serie II mazzo 34 “ Stati dellaGuardia nazionale della provincia di Torino e della città e comuni del Piemonte ”.992 F.Ambrosini, op. cit., pag.58.993 Ibidem994 Ibidem995 N. Bianchi, Storia della monarchia piemontese,vol.III, pag. 177.996 Ibidem93


di attendibile fede repubblicana 997anche se, a differenza del lorocomandante, non sempre da profonda e focosa fede giacobina 998 .1.2. La scelta del comandante ed il peso politico della guardianazionaleIl generale 999 parigino 1000 Emmanuel de Grouchy 1001 , comandantedelle truppe francesi in Piemonte 1002 ed uno dei pochissimi ufficiali diorigini aristocratiche della Francia giacobina 1003 , si pose il problemadella nomina del comandante in capo della Guardia nazionale diTorino.Il compito era delicato e la scelta di quel nome, per ovvi interessipolitici ed amministrativi, sarebbe dovuta cadere su un personaggio diindiscutibile fede repubblicana e filofrancese. Così fu. Il 5 gennaio1799 1004 (ovvero il sedici nevoso anno VII 1005 ), Grouchy nominòcomandante in capo dell’intera Guardia l’avvocato, ed ardente997 F.Ambrosini, op. cit.,pag.58.998 Ibidem999 Editto del 13 ventoso anno 7. Emanuele Grouchy Generale Comandante del Piemonte. Agliabitanti della provincia di Acqui. Turin de l’imprimerie nationale. Collezione privata MarcoAlbera. ISIN Piemonte Torino.1000 James D. Lunt., Il soprannumerario: Grouchy, in David G. Chandler, I Marescialli diNapoleone. (pp.235-256), pag. 237.1001 Archivio storico di Torino, Corte, Carte dell’epoca francese, serie II, mazzo 34, ”Militare -Guardia Nazionale”, ”Rapporto fatto nel 1801 sul contegno e sull’operato della Guardia Nazionaledi Torino dal 1799 in poi ”.1002 Editto del 29 nivoso anno 7 della Repubblica Francese una e indivisibile. Emanuele GrouchyGenerale di Divisione, Comandante in Piemonte. Turin de l’imprimerie nationale. Collezioneprivata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.1003 James D. Lunt, op.cit., pag.237.1004 G.Vaccarino op.cit.pag 364.1005 Ibidem94


giacobino, Francesco Federico Campana 1006 . La scelta fu indovinata.Campana (che, più giacobino dei giacobini, rifiutò la paga 1007 ) almomento della nomina vestiva la carica di aiutante generale delletruppe repubblicane piemontesi 1008 ed il suo nome era già assai noto,soprattutto, per aver preso parte alle congiure del ’94 1009 e per esserestato, membro di uno dei più antichi club antimonarchici diTorino 1010 . (Di questo club erano membri anche altri celebri nomidella Torino repubblicana come gli avvocati Angelo Pico, LuigiGhigliossi 1011 , Maurizio Pellisseri 1012 , ed allo storico Carlo Botta 1013 )La guardia nazionale godeva di notevole peso politico 1014 . Rilevante aquesto proposito è la singolare illibertà che contraddistingueva unodegli articoli del regolamento. Ovvero il rifiuto dell’incarico, il quale,senza il consenso della Municipalità 1015 non era possibile 1016 .1006 Archivio storico di Torino, Corte, Carte dell’epoca francese, serie II, mazzo 34, ”Militare -Guardia Nazionale”, ”Rapporto fatto nel 1801 sul contegno e sull’operato della Guardia Nazionaledi Torino dal 1799 in poi ”.1007 Ibidem1008 Ibidem1009 Archivio nazionale di Parigi F 7 4626, « F.Buonarroti aux représentants du peuple à l’arméed’Italie » , Oneille,10 termid. II (28 luglio 1794). In G.Vaccarino, op. cit., 364.1010 D.Carutti, op.cit. vol.I, pag.277.1011 Giovanni Sforza, L’indennità ai giacobini piemontesi perseguitati e danneggiati (1800-1802),Torino, Deputazione Subalpina di Storia Patria, 1909, pag. 69-70.1012 D.Carutti, op.cit. vol.I pag.277.1013 Ibidem1014 N. Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol.III, pag.179.1015 Ibidem1016 Ibidem95


1.3. I propositiGli scopi istituzionali della Guardia nazionale torinese, secondo il“Giornale delle Guardie nazionali e municipalità piemontesi,composto da una società di patrioti” 1017 , (edito probabilmente dallastessa società patriottica di Torino 1018 ), venivano identificati come unatruppa territoriale 1019 ed erano, sempre secondo il loro giornale, “voltia proteggere ed a difendere la nascente acquistata libertà, adassicurare l’intera nostra generazione da qualunque assalto ad essanemico” 1020 . I soldati della guardia avrebbero dunque difeso “lefortune nostre, i canuti padri, le tenere spose ed i pargoletti figli equanto di più caro e sacro abbiamo” 1021 . Essi avrebbero mantenuto“dappertutto l’ordine, il rispetto alle leggi ed ai popolarimagistrati” 1022 cosi che “le inique trame, le aperte congiure sarannoda questi spente ed abbattuti gli empi macchinatori di turbamenti, diribellione, di anarchia” 1023 .Straordinari propositi,tipici delle amministrazioni filo giacobine ; mala sostanza, come vedremo, sarebbe stata ben diversa.1017 Torino dalla stamperia Davico e Picco in Dora Grossa, s.d., n.7, in G.Vaccarino, op. cit.,pag.365.1018 Ibidem1019 Ibidem1020 Ibidem1021 op.cit.pag.366.1022 Ibidem1023 Ibidem96


1.4. L’ufficialità delle intenzioni della guardia nazionale e leconseguenze politiche delle battaglie di Verona e di Magnano.La direzione della guardia nazionale, ebbe, fin dai primi momentidella sua nascita 1024 , un atteggiamento particolarmente neutrale 1025 ,molto più incline alla conservazione del mero ordine pubblico 1026 epoliticamente lontana dall’intransigenza repubblicana dei vecchigiacobini dei club 1027 . Le sue continue incertezze fin troppo equivochedel suo comportamento mai “arrabbiato” furono ben presto lette,però, come una sorta di confortevole neutralità 1028 , in apertamalevolenza verso l’estremismo giacobino 1029 . Un gioco subdolo chedurò, però, assai poco e che si concluse, come vedremo,nell’abbandono dei francesi alla loro sorte 1030 .Se da una parte risulta difficile attribuire una data precisa riguardo ladecisione di voltare bandiera dei membri della guardia, dall’altrarisulta assai più semplice attribuire un preciso giorno alla suaufficialità 1031 : il 5 maggio del 1799 1032 .Quel giorno il generale francese Jean Victor Marie 1033 Moreau,probabilmente spazientito da quell’atteggiamento fin troppo moderato1024 op. cit., pag.365.1025 Ibidem1026 Ibidem1027 Ibidem1028 Ibidem1029 Ibidem1030 Ibidem1031 Archivio storico di Torino, Corte, Carte dell’epoca francese, serie II, mazzo 34, ”Militare -Guardia Nazionale”, ”La municipalità di Alessandria ai cittadini del governo provvisorio” 3ventoso a.VII (21 marzo 1799).1032 Ibidem1033 M.Galandra e M.Baratto, op.cit. pag.55.97


ed equivoco che la guardia persisteva ad avere, la invitò ad unire leproprie forze alle truppe francesi nella lotta all’esercitoconfederato 1034 . Ma quel richiamo non ebbe alcun esito. “Quasi tuttigli ufficiali della Guardia si portarono al consiglio d’amministrazionee dichiararono che non si sarebbero battuti contro gli austrorussi”1035 .Lo stesso giorno la divisione del tenente generale austriaco Peter KarlOtt von Batorkéz 1036 entrò a Pavia diretta verso Piacenza e seguita dalgrosso delle truppe russe 1037 . Due giorni dopo arrivò ancheSuwarow 1038 . L’esercito confederato era sempre più vicino.Anche se, come detto, può risultare difficile attribuirgli una dataprecisa, si può almeno tentare di individuare, con una certa precisione,uno dei momenti decisivi che illuminarono la nuova direzione politicadella Guardia nazionale 1039 . Stiamo parlando di una delle piùimportanti vittorie dell’esercito austriaco sulle forze giacobine. Il 30marzo 1799 1040 , il generale austriaco conte Paul Kray von Krayow, unufficiale assai ben visto da Suwarow 1041 , in sostituzione pro tempore algenerale Melas 1042 , sconfisse, nei pressi di Verona, l’Armata d’Italia1034 Archivio storico di Torino, Corte, Carte dell’epoca francese, serie II, mazzo 34, “Militare -Guardia Nazionale”, “La municipalità d’Alessandria ai cittadini del governo provvisorio” 3ventoso a.VII (21 marzo 1799.)1035 Ibidem1036 M.Galandra e M.Baratto, op. cit., pag. 59.1037 Ibidem1038 Ibidem1039 Archivio storico di Torino, Corte, Carte dell’epoca francese, serie II, mazzo 34, ” Militare -Guardia Nazionale”, “Rapporto fatto nel 1801 sul contegno e sull’operato della Guardia Nazionaledi Torino dal 1799 in poi ”.1040 M.Albera e O.Sanguinetti. op.cit. Pag. 56.1041 Piero Cazzola, op.cit, pag. 12..1042 M.Galandra e M.Baratto, op. cit., pag.24, nota n.5.98


del generale Scherér 1043 , ricacciando lui ed il suo esercito fino alMincio 1044 . Alla quella vittoria seguì quella del 5 aprile, aMagnano 1045 , che, come abbiamo visto nei capitoli precedenti, videcoinvolti quasi 3.000 piemontesi 1046 .1.5. Il sondaggio sui torinesi, la destituzione di Campana e la“guerra” delle false notizieOrmai certo di un arrivo delle truppe austro - russe, il consiglio dellaGuardia decise di approfondire la natura politica dei propri soldati edei propri ufficiali 1047 . Per far questo stanziò addirittura un fondo 1048per reclutare degli uomini specializzati 1049 in grado di indagare su gliintenti ed i movimenti dei generali francesi, dei principalirivoluzionari e dei giacobini più noti 1050 .Da questa sorta di indagine trapelò una Torino assolutamentedifferente da quella di soli pochi mesi prima. La capitale piemonteseera il ritratto di una città disorientata ed abbandonata 1051 ; le sue strade1043 Archivio storico di Torino, Corte, Carte dell’epoca francese, serie II, mazzo 34, ” Militare -Guardia Nazionale ”, ” Rapporto fatto nel 1801 sul contegno e sull’operato della GuardiaNazionale di Torino dal 1799 in poi ”.1044 D.Chandler, I Marescialli di Napoleone, pag.407,1045 Ibidem1046 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.68.1047 Archivio storico di Torino, Corte, Carte dell’epoca francese, serie II, mazzo 34, ” Militare -Guardia Nazionale ”, ” Rapporto fatto nel 1801 sul contegno e sull’operato della GuardiaNazionale di Torino dal 1799 in poi ”.1048 Consiglio comunale di Torino, Atti consiliari – Serie storica, op.cit., pag.28.1049 op.cit.pag.29.1050 Ibidem1051 G.Vaccarino, op.cit., pag.363.99


erano attraversate da interi convogli di cisalpini in fuga 1052 (i quali,nelle intenzioni francesi, avrebbero dovuto apprestarsi alla difesa dellemura cittadine 1053 ) mentre la passione patriottica dei giorni trionfalinon era più condivisa se non dai pochi giacobini rimasti e dalbattaglione sacro dei volontari 1054 .La via al tradimento della causa repubblicana pareva oramaiirreversibilmente imboccata e gli avvenimenti successivi nonavrebbero tardato a dimostrarlo 1055 .Il piano per destituire i francesi avrebbe giocato su due fronti; da unaparte eliminare il comandante Campana 1056 e dall’altra impedirel’organizzazione dei patrioti in battaglioni armati.Per la prima questione, il consiglio d’amministrazione presentò allamunicipalità torinese una domanda ufficiale di destituzione diCampana 1057 . L’organo municipale, in questa fase indeciso edincapace di prendere posizione 1058 , acconsentì conferendo l’interocomando della guardia al proprio consiglio d’amministrazione 1059 .1052 Ibidem1053 Ibidem1054 Ibidem1055 op.cit.pag.374.1056 Archivio storico di Torino, Corte, Carte dell’epoca francese, serie II, mazzo 34, ”Militare -Guardia Nazionale”, ”La municipalità di Alessandria ai cittadini del governo provvisorio” 3ventoso a.VII (21 marzo 1799).1057 Archivio storico di Torino, Corte, Carte dell’epoca francese, serie II, mazzo 34, ”Militare -Guardia Nazionale”, ”La municipalità di Alessandria ai cittadini del governo provvisorio” 3ventoso a.VII (21 marzo 1799).1058 G.Vaccarino, op. cit.,pag.363.1059 Archivio storico di Torino, Corte, Carte dell’epoca francese, serie II, mazzo 34, ” Militare -Guardia Nazionale ”, ” Rapporto fatto nel 1801 sul contegno e sull’operato della GuardiaNazionale di Torino dal 1799 in poi ”.100


Per tentare di strappare definitivamente i consensi ai torinesi, iniziòuna vera e propria guerra di false notizie 1060 , con l’obiettivo di farcedere i nervi ai municipalisti ed ai cittadini che ancora patteggiavanoper i repubblicani 1061 .Per rendere ancora più convincente questa fasulla teoria, intorno alleore sei di quella stessa sera 1062 , il consiglio d’amministrazione dellaGuardia 1063 , con il consenso della Municipalità 1064 , (ormai convintadelle ragioni antigiacobine 1065 ) ed alle spalle del governo francese edel comandante Campana 1066 , affisse un manifesto 1067 sul quale sidenunciava il forte pericolo che la pubblica tranquillità stavacorrendo 1068 .Chiunque fosse amante del buon ordine e della conservazione dellaproprietà 1069 , avrebbe dovuto prestare manforte in tempo utile 1070 .Chiunque fosse rimasto inerte, sarebbe incorso nell’eterna vergognad’essere considerato socio dei perturbatori e derubatori 1071 . Questamachiavellica operazione aveva l’intenzione di porre rimedio alsecondo ostacolo che divideva la guardia nazionale dal completodominio sulla città. La guardia fu invitata ad armarsi come meglio1060 Consiglio comunale di Torino, Atti consiliari – Serie storica, op.cit., pag.23.1061 Ibidem1062 N.Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol.III, pag. 234.1063 Ibidem1064 Ibidem1065 Ibidem1066 Ibidem1067 Ibidem1068 Ibidem1069 Ibidem1070 Ibidem1071 Ibidem101


poteva 1072 e ciascuna compagnia prese la difesa del rione al qualeapparteneva 1073 .Dello stesso strumento di propaganda la guardia nazionale si avvarràper scoraggiare le velleità delle autorità francesi 1074 , le quali, comevedremo, avevano già considerato, anche in periodi non sospetti,alcuni membri della guardia nazionale con estrema diffidenza 1075 .2. Gli intrighi di Torino del ‘992.1. Torino città divisa tra repubblicani ed austricantiVediamo ora chi erano i torinesi della primavera del 1799.La Torino repubblicana era composta, nella maggior parte, da vecchigiacobini 1076 ; gli stessi che parteciparono alle congiureantimonarchiche del 1794 e del 1797 1077 e che fuggirono dalleminacce delle repressioni sabaude 1078 e che, dalle vicine repubblicheligure e cisalpina 1079 , organizzarono e guidarono le repressioni e lespedizioni della primavera del ’98 1080 intese a sollevare ilPiemonte 1081 . Essi erano gli stessi che avevano fornito personale algoverno provvisorio di dicembre ed alle amministrazioni provinciali e1072 Ibidem1073 Ibidem1074 Consiglio comunale di Torino, Atti consiliari – Serie storica, op.cit., pag 23.1075 Ibidem1076 op.cit. pag.22.1077 Ibidem1078 Ibidem1079 Ibidem1080 Ibidem1081 Ibidem.102


periferiche 1082 e che accettarono la soluzione annessionistica come ilmale minore 1083 .I giacobini inoltre, a differenza dei monarchici, sbandieravano afavore della causa annessionista un vero e proprio asso nellamanica 1084 . Una lunga lista di svantaggi economici che una divisione,e quindi anche una non annessione, tra l’ex regno sabaudo e larepubblica francese avrebbero caratterizzato 1085 . La suddetta unione,secondo la propaganda giacobina, avrebbe liberato le industrie delPiemonte dalla morsa del regime vincolistico di frontiera nel qualegiaceva 1086 e, soprattutto, ne avrebbe consentito, con la maggioreproduzione delle sete, il sorgere di manifatture 1087 trasformandoTorino in una seconda Lione 1088 .Dall’altra parte della città stavano non soltanto i nostalgici dellamonarchia e del vecchio ordine 1089 , i seguaci dell’aristocraziaumiliata 1090 e del clero controrivoluzionario 1091 , ma anche chi giàaveva inneggiato al nuovo ordine francese 1092 e che poi, probabilmenteper delusione dinnanzi alla cattiva politica, avevano ceduto, allelusinghe della nuova corrente filo russa 1093 ed ai eventuali vantaggi1082 Ibidem1083 Ibidem1084 op.cit.pag.261085 Ibidem1086 Ibidem1087 Ibidem1088 Ibidem1089 op.cit., pag.22.1090 Ibidem1091 Ibidem1092 Ibidem1093 Ibidem103


che avrebbero portato i nuovi occupatori 1094 .2.2. Torino si riscopre antigiacobinaIl partito dei nemici dei repubblicani non era per nullaimprovvisato 1095 ed appariva molto più vasto di quanto si potesseimmaginare 1096 . Come vedremo più avanti, inoltre, la guardianazionale non fu certamente la sola a tessere la tela del tradimento adanno dei francesi 1097 .I giacobini si sentivano oggetto di una forte ed aspra avversionepopolare 1098 - specialmente nelle campagne 1099 – ed in alcuni casi, ilbersaglio di una cospirazione italianista 1100 disposta ad ucciderli “daSusa a Terracina” 1101 (cosa che realmente accadde 1102 ).La delicatezza di quella situazione ed il naturale animo sospettoso chesempre contraddistinse i francesi 1103 , non gli permise certamente difare troppe distinzioni tra i giacobini e i, cosi detti, “repubblicanid’ordine” 1104 . E’ vero anche, però, che neppure quest’ultimi, davano ai1094 Ibidem1095 Archivio nazionale di Parigi, AF III 80,329, PL.37. «Plan d’organisation secrette du Piemontetc» cit. in Baldo Peroni, Fonti della storia d’Italia dal 1789 al 1815 pag.297 nell’Archivionazionale di Parigi, Roma, reale accademia d’Italia.1096 Ibidem1097 Ibidem1098 Consiglio comunale di Torino, Atti consiliari – Serie storica, op.cit., pag.27.1099 Ibidem1100 Ibidem1101 Ibidem1102 Ibidem1103 Ibidem1104 Ibidem104


francesi la fiducia di farsi trovare nel loro campo al momento delconfronto con i coalizzati 1105 .Già il 20 pluvioso 1799 (8 febbraio 1799) 1106 , il generale Grouchysegnalò al commissario francese in Piemonte Ange Marie Eymar ed algenerale Amelot l’esistenza di un ben organizzato “comitato segretodi resistenza all’opposizione francese” 1107 di cui, almeno, due membrifacevano parte della compagine governativa ed amministrativa 1108 . Ilgenerale sospettava in particolar modo di quattro cittadini: Cerise,Pellisseri, Rossignoli e del poeta e patriota 1109 toscano GiovanniFantoni (arrivato appositamente dalla repubblica cisalpina perostacolare il progetto di fusione con la Francia 1110 ) e addirittura diPico, segretario generale del governo provvisorio 1111 . I suoi sospettierano racchiusi in una sorta di pagella dei 25 membri del governoprovvisorio 1112 che il generale mandava ad un personaggio chediverrà, negli anni successivi uno degli uomini più importanti edinfluenti di Francia e dell’Europa intera: Charles Maurice Talleyrand,conte di Perigord, vescovo d’Autun 1113 , allora ministro degli esterifrancese 1114 . In queste “pagelle”, Grouchy segnalava quelli checonsiderava nemici dei francesi (Balbis e Brayda) 1115 , altri molto1105 Ibidem1106 Ibidem1107 G.Vaccarino, op.cit.pag.360.1108 Ibidem1109 F.Ambrosini, op. cit.,pag.58.1110 Ibidem1111 Editto del 12 ventoso anno 7 Repubblicano alle ore 5 della sera. Il governo provvisorio aipiemontesi.1112 F.Ambrosini op. cit.,pag.58.1113 Virgilio Ilari, Piero Crociani e Ciro Paoletti. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.1306.1114 Ibidem1115 F.Ambrosini op. cit.,pag.58.105


prevenuti all’annessione alla Francia (Botta) 1116 , patrioti molto tiepidied appartenenti al partito cisalpino (Rocci 1117 e Bunico 1118 ), pieni dipregiudizi (Capriata 1119 ) capi del partito antifrancesi (Cavalli) 1120 ,contrari fin dall’inizio (Colla) 1121 , sempre pronti alle calunnie (Cerisee Fava) 1122 , ostili all’unificazione (Simian) 1123 e cospiratori (Pico) 1124 .A Talleyrand il 22 maggio 1125 giunse, a testimonianza dell’autenticitàdei sospetti dei giacobini, anche la lettera del ministro Carlo Bossi 1126 ,probabilmente, tra gli italiani, uno dei più accesi dei filoannessionisti 1127 . Nella lettera il ministro faceva presentedell’“avversione al nome francese” 1128 e di alcuni strani movimentidei colleghi Giovanni Alberto Rossignoli 1129 e Maurizio Pellisseri 1130 ,accusandoli di essere i formentatori 1131 delle recenti insurrezioni inPiemonte contro le truppe della Repubblica 1132 .1116 Ibidem1117 Ibidem1118 Ibidem1119 Ibidem1120 Ibidem1121 Ibidem1122 Ibidem1123 Ibidem1124 Ibidem1125 Consiglio comunale di Torino, Atti consiliari – Serie storica, op.cit., pag.12.1126 op. cit.,pag.131127 Ibidem1128 Ibidem1129 Ibidem1130 Ibidem1131 Ibidem1132 Ibidem106


Ci fu, più tardi, una ennesima segnalazione. Il mittente questa voltaera il funzionario francese Laobulinère 1133 , che denunciò al consiglieredi stato Laumond 1134 la nascita, nell’anno VII, di un vero e proprio“partito di opposizione” 1135 .Questi movimenti dai profondi sentimenti antigiacobini, che i francesichiamarono “la lega nera” 1136 , segnalavano dei forti malcontenti edegli intensi desideri di novità 1137 ed avevano forti radici nellatradizione paesana, influenzata da preti ed aristocratici 1138 , ma nonsoltanto.2.3. La congiura repubblicanaFu proprio il corpo delle spie della Guardia nazionale 1139 , ingaggiatoper scovare e controllare i giacobini più focosi e pericolosi 1140 , chescovò una congiura terribile ad opera degli antimonarchici 1141 .Il piano era subdolo e geniale. Consisteva nel convincer i repubblicanirimasti all’interno dell’organo municipale a scarcerare alcuniprigionieri, colpevoli di delitti di poco conto 1142 , per poi arruolarli tra1133 Archivio nazionale di Parigi, F1e, 74, «Rapport politique et amministratif au Conseiller d’EtatLaumond par P.Laboulinière », in G.Vaccarino, op.cit., pag.360.1134 Ibidem1135 Ibidem1136 Carlo Botta, Storia d’Italia 1789-1814, Lugano, dai torchi di Giuseppe Ruggia e comp.1834.pag.265-266.1137 G.Vaccarino, op. cit.,pag.357.1138 Ibidem1139 Consiglio comunale di Torino, Atti consiliari – Serie storica, op.cit., pag.29.1140 Ibidem1141 Ibidem1142 Ibidem107


le file del reggimento detto “dei patrioti ” 1143 .Questo, naturalmente, sarebbe stata una mera scusa. Il pianoprevedeva tutt’altro 1144 . Una volta ottenuta l’autorizzazione discarcerazione dalla municipalità, i repubblicani avrebbero spedito allecarceri senatorie 1145 alcuni soldati del detto reggimento, guidati da dueufficiali, per rilevare, come d’accordo, i reclusi 1146 . Una volta entratinelle galere però si sarebbe attuato il feroce progetto; i soldati leavrebbero occupate 1147 facendo evadere ed armando tutti i suoiprigionieri 1148 . I detenuti, colpevoli di ogni crimine - e quindi nonsoltanto di piccoli reati 1149 - si sarebbero uniti ad altri estremisti, fattivenire dalla provincia 1150 ed insieme avrebbero “scannato” 1151 tuttal’aristocrazia 1152 , i monarchici 1153 ed i religiosi 1154 e, naturalmente,messo al sacco tutta la città 1155 . I giacobini avrebbero in questamaniera ottenuto un duplice vantaggio; apparentemente avrebbesostenuto col sangue e con onore la repubblica e in caso di progressodell’armata austro russa, sarebbero fuggiti col bottino 1156 .1143 Ibidem1144 Ibidem1145 Ibidem1146 Ibidem1147 Ibidem1148 Ibidem1149 Ibidem1150 Ibidem1151 Ibidem1152 Ibidem1153 Ibidem1154 Ibidem1155 Ibidem1156 op.cit.pag.30108


Questo episodio va sottolineato anche perché oltre ad evidenziare gliintrighi della città, fornì l’occasione alla guardia nazionale di toglieredefinitivamente le armi dalle mani dei patrioti 1157 (il secondo puntoessenziale del piano della guardia nazionale 1158 ) e di screditare, a lorovantaggio, le ideologie repubblicane 1159 .2.4. La municipalità. I suoi poteri ed i suoi piani per TorinoIn quei turbolenti anni, la municipalità svolse un ruolo più complessodi quello che apparentemente potrebbe sembrare 1160 .La municipalità della città di Torino fu costituita (come avvenivaspesso nelle città occupate dai francesi 1161 , e per scelta dei suoicomponenti 1162 ) dal generale francese Catherine BarthélémyJoubert 1163 – ricordato nella storia piemontese per aver, negli annidell’occupazione francese, invogliato i soldati delle truppe sabaude altradimento della bandiera 1164 in cambio di paghe più alte evantaggiose 1165 .Il 13 dicembre 1798 1166 , si costituì la prima municipalità repubblicana.1157 Ibidem1158 Ibidem1159 Ibidem1160 Ibidem1161 N.Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol.III, pag. 101162 F.Ambrosini op. cit.,pag. 591163 Ibidem1164 F.A. Pinelli, op. cit.,pag.961165 Ibidem1166 Consiglio comunale di Torino, Atti consiliari – Serie storica, op.cit., pag. 55.109


I nominati erano 18 1167 tra cui sei avvocati 1168 , un medico 1169 , unchimico 1170 , un banchiere 1171 , due negozianti 1172 , un calzolaio 1173 ed unsellaio 1174 aggiunti a cinque rappresentanti del ceto aristocratico 1175 .Alle municipalità spettava dei compiti davvero rilevanti;l’amministrazione 1176 , l’istruzione primaria 1177 , la sorveglianza deglistudi di beneficenza 1178 , sull’annona 1179 , la sicurezza pubblica 1180 , maciò che più è importante è che a quest’organo spettava la gestione e ledecisioni riguardo le carceri 1181 , la polizia dei comuni 1182 el’armamento della Guardia nazionale 1183 ,Rinnovata nel mese di aprile del 1799 dal commissario civile francesein Piemonte Joseph Mathurin Musset (ex prete bretone 1184 , membrodella convenzione aveva votò la morte di Re Luigi XVI, e direttoredelle lotterie nazionali 1185 ), la municipalità torinese riuscì a mantenere,1167 Ibidem pag. 91168 Ibidem1169 Ibidem1170 Ibidem1171 Ibidem1172 Ibidem1173 Ibidem1174 Ibidem1175 Ibidem1176 F .Ambrosini, op. cit.,pag.59.1177 Ibidem1178 Ibidem1179 Ibidem1180 Ibidem1181 Ibidem1182 Ibidem1183 Ibidem1184 M.Albera e O.Sanguinetti. op. cit.,pag. 72.1185 Ibidem110


fino al mese di maggio 1186 , il suo carattere repubblicanofilofrancese 1187 , rimanendo, però, in un area politica che risultava incontrasto sia con l’estremismo giacobino degli unitari, sia con ilpossibilismo dei più moderati 1188 .Negli ultimi giorni di aprile, appena rinnovata da Musset 1189 , edarricchita da nuovi acquisti repubblicani 1190 (come il negozianteGiuseppe Maria Tron 1191 ed il cittadino Francesco Farò 1192 , unpersonaggio chiave quest’ultimo che affronteremo più avanti) lamunicipalità patrocinò un piano di difesa della città di Torino 1193 e lacreazione di un “battaglione sacro” 1194 . Sarà proprio un fraternoamico del cittadino Farò 1195 , Bertolotti 1196 , presidente del governoprovvisorio 1197 (già noto per aver corso pericolo due anni primad’esser fucilato nei moti di Asti 1198 ) che, insieme ad altri due giovanipatrioti, presentò un proprio progetto di difesa 1199 . Il piano era moltosemplice e diviso in due parti. La prima prevedeva la difesa della città1186 G.Vaccarino, op. cit.,pag.372.1187 Ibidem1188 Ibidem1189 Ibidem1190 Consiglio comunale di Torino, Atti consiliari – Serie storica, op.cit., pag.31.1191 Ibidem1192 Ibidem1193 Ibidem1194 Ibidem1195 Ibidem1196 Ibidem1197 Editto del 12 ventoso anno 7 Repubblicano alle ore 5 della sera. Il governo provvisorio aipiemontesi. Torino dalla stamperia nazionale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.1198 Consiglio comunale di Torino, Atti consiliari – Serie storica, op.cit., pag.31.1199 Ibidem111


da parte di tutta la popolazione torinese 1200 e naturalmente, proprio perquesto fatto, divergeva completamente dagli intenti della guardianazionale 1201 . La seconda, invece, consisteva nell’arresto preliminaredi tutti gli aristocratici 1202 e la promessa dei francesi di introdurre irappresentanti dei patrioti tra i firmatari di un eventualecapitolazione 1203 . A riprova di questo, esiste un importante documentodatato 27 fiorile dell’anno VII repubblicano 1204 . Un vero e propriorichiamo alla lotta nel quale la municipalità, presieduta daBonvicini 1205 , fa appello a tutti i torinesi di fede repubblicanaintenzionati ad aderire al proprio piano 1206 . “ I bravi Repubblicani chevorranno far parte di questa spedizione acquisteranno un diritto allapubblica riconoscenza, avranno la gloria di aver contribuito arestituire la calma all’agitata nostra Patria” 1207 .2.5. Il ruolo dell’organo municipaleLeggendo quel documento, ci si potrebbe aspettare che l’organomunicipale avesse intralciato i piani della guardia nazionale; ma cosìnon fu. Esso avrà un radicale cambio d’atteggiamento, un mutamento1200 Editto del 27 fiorile anno settimo Repubblicano primo della Libertà Piemontese (16. Maggio1799. v. s. ) La municipalità di Torino ai suoi concittadini.Torino dagli erdi Avondo stampatoridella municipalità. Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.1201 Ibidem1202 Consiglio comunale di Torino, Atti consiliari – Serie storica, op.cit., pag.31.1203 Ibidem1204 Editto del 27 fiorile anno settimo Repubblicano primo della Libertà Piemontese (16. Maggio1799. v. s. ) La municipalità di Torino ai suoi concittadini. Torino dagli erdi Avondo stampatoridella municipalità. Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.1205 Ibidem1206 Ibidem1207 Ibidem112


che trova le sue origini alcuni giorni prima della pubblicazione delproclama del 27 fiorile 1208 . Esso potrebbe esser datato il 5 maggio diquello stesso anno 1209 cioè, come si è visto nelle pagine precedenti,quando dei componenti della guardia nazionale fecero irruzioneall’interno della sala municipale 1210 per protestare contro il disegnoche ne prevedeva l’impiego nella difesa della città 1211 .A quelle parole, il supremo organo civico tentò di rassicurare laguardia cittadina che anch’essa non si sarebbe mai battuta contro letruppe di Suwarow 1212 e che “non avrebbe difeso che le proprietànell’interno della città” 1213 .2.6. La scalata all’organo municipaleLa guardia sottopose a Fiorella una lista di persone 1214 da essa graditada aggiungere alla municipalità 1215 . L’ufficiale subì l’imposizione 1216 ela municipalità malvolentieri la cooptò 1217 . Tra queste proposte vierano i quattro membri del consiglio d’amministrazione dellaGuardia 1218 e, tra le personalità più influenti, spiccava il nome del1208 Ibidem1209 Consiglio comunale di Torino, Atti consiliari – Serie storica, op.cit., pag.31.1210 Ibidem1211 Ibidem1212 Archivio storico di Torino “ Rapporto fatto nel 181 é [1801?] sul contegno e sull’operato dellaGuardia nazionale di Torino dal 1799 in poi ” 9.1213 Ibidem1214 Ibidem1215 Ibidem1216 Ibidem1217 Ibidem1218 Ibidem113


conte Giuseppe Matteo 1219 Adami di Bergolo il quale entrò nelconsiglio comunale il 4 maggio 1799 1220 .Lo stesso Adami (che già in passato ebbe modo di criticarel’annessione alla Francia in quanto non attenta alla religione ed alclero 1221 ) nei giorni successivi avrebbe svolto la più apertaopposizione alle direttive francesi, sino a capeggiare, come vedremo,la delegazione che, il 25 maggio, uscì dalle mura di Torino per offrireai generali dell’esercito coalizzato la collaborazione della città diTorino alle operazioni di resa 1222 .Con l’allargamento della Municipalità ad elementi non repubblicanianche la sua fisionomia politica iniziale mutò 1223 .Nonostante le ultime resistenze, con il passare dei giorni el’avvicinarsi degli austro-russi, la Guardia nazionale, il consigliod’amministrazione e l’allargata municipalità 1224 si accomunarono dellemedesime responsabilità circa l’abbandono delle sorti francesi 1225 . Laconservazione dei beni e la tutela della città, dinnanzi ai pericoli dellarappresaglia austro russa, parevano proporre una soluzione senzaalternative a chi amava la sicurezza sopra ogni cosa.1219 http://www.vivant.it/pagine/FMPro?-db=CD_Pers.fp5&-lay=Web&-error=error.htm&-format=result_nome.htm&Famiglia=Adami%20&ID_Famiglie=7615&Nome=Giuseppe%20Matteo%20&generazione=4&-find1220 Consiglio comunale di Torino, Atti consiliari – Serie storica, op.cit., pag.63.1221 N.Bianchi Storia della monarchia piemontese, vol.III, pag.101.1222 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. Archivio storico di Torino ,Corte,Carte politiche relative all’interno ingenere dal 1799 al 1817, m 9, in G.Vaccarino, op.cit. pag.488.1223 G.Vaccarino, op. cit.,pag.373.1224 Ibidem1225 Ibidem114


Dal giorno del rifiuto della Guardia nazionale, a difendere la città 1226 einsieme delle pacifiche assicurazioni fornite dalla Municipalità 1227(oramai aperta irreversibilmente alla sua ala moderata 1228 ) si reseevidente non solo la volontà degli organi cittadini di saltare nel campoavverso non appena possibile 1229 , ma anche la forza politica dicompiere quel passo 1230 .Fiorella si accorse troppo tardi che gli irrequieti giacobini erano i soliamici su qui la Francia potesse realmente contare 1231 .3. Gli accordi con l’esercito confederato3.1. Branda de’LucioniCertamente i giacobini potevano stare davvero poco tranquilli.L’esercito confederato alle porte della capitale piemontese, comedetto, era affidato all’esperienza del generale russo AleksanderVasilevic Rymnisky Suwarow 1232 , feldmaresciallo di S.M Imperatoredi tutte le Russie 1233 e vestito dell’incarico di generale in capite dellearmate combinate 1234 .1226 Consiglio comunale di Torino, Atti consiliari – Serie storica, op.cit., pag.31.1227 Ibidem1228 Ibidem1229 Ibidem1230 Ibidem1231 Ibidem1232 Storia della vita e fasti di S.A il signor conte Alessandro Suworow di Rimnisky. pag.1.1233 Ibidem1234 Ibidem115


Già i primi giorni di maggio il Piemonte era quasi completamenteaccerchiato 1235 . Il generale austriaco Joseph Philipp Vukassovich 1236con la sua divisione d’avanguardia, formata da 5.100 soldati 1237 , era,già da diversi giorni, in marcia verso la capitale sabauda. ALomello 1238 si trovava la divisione Chubarov, 3.075 uomini 1239 , e aDorno 1240 il grosso delle truppe di Rosemberg (10.751 uomini 1241 ).Sulla riva destra il maggiore generale russo Bagration 1242 era ormainelle vicinanze di Voghera 1243 (alla testa di 5.800 1244 soldati) e seguitodai 13.800 austriaci delle divisioni Zopf e del tenente generaleaustriaco Frölich, il quale aveva da poco attraversato il fiume aPiacenza 1245 .Ma prima ancora che con gli austro-russi 1246 , dei non ben individuaticittadini 1247 (ma assai probabilmente degli emissari della Guardianazionale 1248 ) presero contatto con un’altro straordinario personaggio1235 M.Galandra e M.Baratto, op. cit.,pag.59.1236 Ibidem1237 Ibidem1238 Ibidem1239 Ibidem1240 Ibidem1241 Ibidem1242 Ibidem1243 Ibidem1244 Ibidem1245 Ibidem1246 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. cit.pag.472.1247 Ibidem1248 G.Vaccarino, op. cit.,pag.374.116


di questi anni oscuri; il maggiore dell’armata imperiale austriaca 1249Branda de’Lucioni, il leggendario e contestatissimo avventuriero che,affiancato da soli 25 commilitoni 1250 , si mise a capo di squadre dicontadini, preti, curati e frati 1251 , marciando all’avanguardiadell’armata austro-russa 1252 .La teoria di un accordo 1253 tra la Guardia nazionale e la massacristiana di Branda Lucioni 1254 , è avvalorata da una preoccupata eminacciosa lettera 1255 scritta dal generale di piazza Fiorella il 23maggio del 1799 1256 ed indirizzata alla municipalità torinese 1257 . Inquella lettera l’ufficiale corso sostenne che “vi fossero molti i qualimantenevano segrete relazioni cogli austriaci e coi seguaci diBranda” 1258 e che, a questo tipo di manovre, non avrebbe potuto faraltro che affidare la difesa della città e dell’ordine repubblicano 1259 aquattromila patrioti 1260 .1249 Proclama del 3 maggio 1799. Branda de’ Lucioni. Maggiore dell’armata imperiale austriaca ecomandante dell’ordinata Massa Cristiana. Novara 3 maggio 1799. In Novara . Nella stamperia diGio.Angelo Caccia. Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.1250 M.Albera e O.Sanguinetti. op. cit.,pag. 66.1251 Carlo Botta, Storia d’Italia continuata da quella del Guicciardini sino al 1814. MilanoBorroni e Scotti, 1844 pag.332.1252 M.Albera e O.Sanguinetti. op. cit.,pag.66.1253 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. cit.pag.472..1254 Ibidem1255 Ibidem1256 G.Vaccarino, op. cit.,pag.375..1257 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. cit.pag.472.1258 Ibidem1259 Ibidem1260 Ibidem117


Tra i destinatari di questa lettera vi furono anche i due neomunicipalisti Felice Settime 1261 ed il conte Adami di Bergolo 1262 iquali, davanti alla minaccia di reintrodurre dei patrioti per conservarel’ordine della città, protestarono indignati definendosi “stupiti per nondire ristucchi” 1263 davanti a simili sospetti.La municipalità era convinta, da riscontri attendibili, che il numero diquesti patrioti era ben lontano da quelli che vantava il Fiorella 1264 einoltre sapeva che il generale non avrebbe mai consegnato la pubblicasicurezza ad una ciurmaglia di turbolenti cittadini 1265 “che a nientemeno agognavano che alla rapina ed alla depredazione” 1266Fiorella, che si rivelerà anche negli episodi successivi piuttostoincurante delle ammonizioni della municipalità 1267 , ribadì la sua tesi.A quel punto il comandante corso fu invitato a fare i nomi di questicongiuratori ma fu costretto a dire che era in possesso soltanto di datigenerali e fondati sul “si dice” 1268 .Allora Fiorella propose di fissare alla porta un picchetto di cinquantauomini presi dalla Guardia nazionale 1269 in modo da fermare tutti isospetti ma questa proposta, naturalmente, gli fu bocciata 1270 .A questo punto, dopo queste brevi premesse è opportuno spenderequalche riga sulla figura di Branda Lucioni, soprattutto, per tentare di1261 op.cit. pag.473.1262 Ibidem1263 Ibidem1264 Ibidem1265 Ibidem1266 Ibidem1267 Ibidem1268 op.cit. pag.374.1269 Ibidem1270 Ibidem118


capire come mai il suo arrivo suscitò tanto clamore, polemiche epreoccupazioni.Se il Branda Lucioni da una parte della letteratura - come il Bianchi, ilCaruttied il Botta - è giudicato come un volgare impostore, come unavventuriero ed un pendaglio da forca (addirittura Ferdinando Pinellilo definisce una “spregevole mistura di ogni più brutta fogna” 1271 )dall’altra, altri studiosi, come l’anonimo autore della Relazione, peresempio, rivalutano le qualità militari dell’audace comandantedefinendolo come un personaggio dotato di un genio moltointraprendente e per nulla digiuno di arti militari 1272 .L’epopea di Branda Lucioni ha inizio durante il raid che la pattugliadella cavalleria imperiale, capitanata dal maggiore, compie a Milanola mattina del 28 aprile del ’99 1273 . Dopo quella giornata, dove ilBranda osò abbattere l’altissimo 1274 albero della libertà 1275 - un gestoche diverrà una liturgia che verrà messo in atto dalla massa cristiana diLucioni ogni volta che entrerà nei paesi e nelle città conquistate 1276 –l’ascesa del maggiore austriaco si faceva per i giacobini sempre piùminacciosa 1277 .Nacque così l’ordinata massa cristiana 1278 , un vero e proprio esercitoche, in poco tempo, affidata all’ultra quarantennale esperienza militare1271 F.A. Pinelli op. cit.,pag.145.1272 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. cit. pag.440.1273 M.Albera e O.Sanguinetti. op. cit.,pag.62.1274 C.Botta, op. cit., pag.332.1275 M.Albera e O.Sanguinetti. op.cit.pag. 64.1276 C.Botta, op. cit., pag.332.1277 M.Albera e O.Sanguinetti., op. cit.,pag.66.1278 F.Pinelli. op. cit.,II vol.pag 145.119


del loro comandante 1279 , arrivò a contare dai sei ai diecimilauomini 1280 riuscendo, in poco tempo, a dilagare in gran parte delPiemonte ingrossandosi sempre più a mano a mano che avanzavaverso la capitale piemontese 1281 .Non appena varcato il Ticino 1282 , Lucioni sollevò immediatamente icontadini del Novarese 1283 e del Vercellese 1284 e liberò la stessa città diNovara, di Vercelli e di Santhià 1285 . Poi, si spinse da un lato indirezione del Biellese e di lì a nord verso Ivrea il Canavese, Torino,Pontestura e Chivasso 1286 .Lucioni a metà maggio era già alle porte di Torino 1287 .Branda Lucioni, proprio per il suo talento militare 1288 , era stato sceltoda Suwarow come la propria spalla 1289 . Si ha notizia infatti di un edittodel generale russo 1290 nel quale esorta i militari fedeli al re di Sardegnaa concorrere alla liberazione della loro patria 1291 e li invogliò a“prendere le armi contro i francesi ed a recarsi sotto il comando delmaggiore Branda Lucioni, comandante della Massa Cristiana:1279 Proclama del 28 maggio 1799. Branda de’ Lucioni. Maggiore dell’armata imperiale austriaca ecomandante dell’ordinata Massa Cristiana. Carmagnola 28 maggio 1799. Carmagnola dallastamperia di Pietro Barbié. Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.1280 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799.cit. pag.455 .1281 Ibidem1282 Ibidem1283 Ibidem1284 Ibidem1285 Ibidem1286 Ibidem1287 Ibidem1288 Storia della vita e fasti di S. A il Signor Conte Alessandro Suwarow Rymnisky, pag.42.1289 Ibidem1290 Ibidem1291 Ibidem120


armata che proteggeva e copriva le operazioni degli austro-russiprecedendo i loro passi” 1292 .Mentre gli austro russi puntavano su Alessandria, infatti, il Brandarimase solo con i suoi uomini nei dintorni di Torino 1293 , ove elesse ilsuo quartiere generale nei pressi della Stura 1294 . Da quel punto facevaspesso scorrerie senza mai fermarsi in un luogo fisso riuscendo inquesto modo a chiudere da tutti i lati la città di Torino e controllare ilPo 1295 .Al grido di “Viva il Re, viva l’Imperatore, viva Gesù, viva Maria,morte ai francesi, morte ai giacobini” 1296 Lucioni riuscì - tenendoconto che l’esercito austro-russo arrivò soltanto la sera precedente alsuo ingresso a Torino 1297 - a tenere per almeno due settimane 1298 , ilblocco della capitale piemontese - dando l’impressione, di essereaccerchiata dai soldati dell’esercito degli austro russi 1299 , e le lagnanzedei cittadini alla municipalità ed al generale di piazza ne erano unaimportante testimonianza 1300 .Ben presto Lucioni riuscì ad avere presso di sé alcuni luogotenenti 1301come il conte di Chieri 1302 , Carlo Oddone Luigi Ignazio Arnaud di San1292 Ibidem1293 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. in G. Vaccarino, op.cit., cit. pag.441.1294 Ibidem1295 Ibidem1296 D.Carutti, op. cit., vol. II, pag. 47.1297 G.Vaccarino, op. cit.,pag.377.1298 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. in G. Vaccarino, op.cit., pag.441.1299 Ibidem1300 Ibidem1301 M.Albera e O.Sanguinetti. op. cit.,pag. 86.1302 Ibidem121


Salvatore 1303 il cavaliere Ferdinando Radicati di Primeglio 1304 ed il “cavaliere de Rossi ” 1305 ovvero Michele Angelo Giovanni DeRossi 1306 , conte di Pomerolo 1307 , colonnello a riposo 1308 , ed aiutante dicampo del Re e padre del più celebre Santorre Annibale, conte diSanta Rosa 1309 . Arnaud di San Salvatore, poi, diventerà aiutante dicampo di Suwarow, come conferma sia Antonio Manno 1310 , sia lostesso feldmaresciallo in un proclama dell’11 luglio 1799 (riprodottoin M. Ruggiero Briganti del Piemonte napoleonico, cit. pag. 71),Tra le fila degli ammiratori del Branda spicca anche il nome di unarchitetto idraulico 1311 ; Giacomo Maria Contini 1312 . Non un militare enemmeno uno storico ma un “ispettore dei regi canali” 1313 cuneese 1314il quale, con un suo rapporto, riuscirà, non soltanto ad avvalorarel’efficienza militare ed il, non trascurabile, disturbo arrecato dalleforze del Branda alla guarnigione di Torino 1315 , ma contribuirà anche a1303 Antonio Manno, Il patriziato subalpino. Firenze, Civeli ,1906, vol.I, pag. 86.1304 Michele Ruggiero. L’anno del fuoco 1799. I cosacchi e la massa cristiana in Piemonte,Pinerolo ( Torino), Alzani, 1999 cit. pag.101.1305 M.Albera O.Sanguinetti. op. cit.,pag. 86.1306 Ibidem1307 Ibidem1308 Ibidem1309 Ibidem1310 Antonio Manno, op.cit. pag. 86.1311 Rapporto de’fatti avvenuti all’architetto regio idraulico ed ispettore dei regi canali ,GiacomoMaria Contini ,al Quartier generale austriaco del sig. Branda de’ Lucioni , comandante la massacristiana piemontese nelle Armate imperiali., in Archivio storico di Torino, Corte,Carte diProspero Balbo,v.35, “Notes et souvenirs de l’Ambassade de Paris”, 1796-1798,cc.97 ss, in G.Vaccarino, op.cit. pag.377.1312 Ibidem1313 Ibidem1314 M.Albera O.Sanguinetti. op. cit.,pag.82, nota 107.1315 Rapporto de’fatti avvenuti all’architetto regio idraulico ed ispettore dei regi canali ,GiacomoMaria Contini, in G.Vaccarino cit.pag.377.122


confermare i sospetti di Fiorella 1316 e cioè che delle intese tra leautorità comunali ed il comando della massa cristiana esistevanoeccome 1317 .L’architetto Contini, il 5 maggio si portò verso la città di Cigliano 1318 .Si recò presso il maggiore Branda e con lui entrò nella città diChivasso 1319 , “dove ebbimo l’incontro del Corpo di città, del capitoloe della Guardia nazionale; e ci furono allora rimesse da questirispettabilissimi corpi le chiavi di detta città ” 1320 .L’architetto ed il Branda, ospiti del presidente della municipalitàViora 1321 , discussero sullo stato dei ponti 1322 e, successivamente,fecero scrivere dallo stesso Viora alla città di Torino per pregarla diprocurar loro la necessaria quantità di barche per la formazione deidetti ponti 1323 , in luogo di quelli che i francesi avevano distrutto perostacolare l’avanzata dell’esercito nemico 1324 .E’ da notarsi che il giorno sette di maggio un certo sergente Rollo 1325delle guardie civiche, spedito a Chiavasso in esplorazione dellamunicipalità di Torino, aveva fatto ritorno la sera stessa alla capitalecon la notizia che “10.000 paesani e venticinque ussari attendevano in1316 G.Vaccarino, op. cit.,pag.376.1317 Rapporto de’fatti avvenuti all’architetto regio idraulico ed ispettore dei regi canali ,GiacomoMaria Contini, cit.pag.377.1318 G.Vaccarino, op. cit.,pag.376.1319 Rapporto de’fatti avvenuti all’architetto regio idraulico ed ispettore dei regi canali ,GiacomoMaria Contini, cit.pag.377.1320 Ibidem1321 Ibidem1322 Ibidem1323 Ibidem1324 Ibidem1325 Virgilio Ilari, Piero Crociani e Ciro Paoletti, Storia militare dell’Italia giacobina,Vol.I, pag.102.123


armi gli ordini del maggiore austriaco Branda” 1326 . Lo stesso sergente,poi, recò una lettera del sindaco Viora di Chiavasso 1327 , diretta allamunicipalità di Torino, in cui a nome del suddetto Branda si chiedevadi “aprire le porte alla massa cristiana, venendole incontro con lastessa Guardia nazionale.” 1328 Data l’importanza che il nemicoattribuiva alla celere costruzione dei ponti, la richiesta rivolta allamunicipalità di Torino lascia presumere con evidenza una tacitacollaborazione a danno dei francesi 1329 . Né l’anonimo autore dellaRelazione – che, però, data la parte per cui scriveva evitava,ovviamente, di documentare tradimenti 1330 - né il rapportodell’architetto Contini riporta l’esito della domanda, ma neppureriferisce una sdegnata risposta dei torinesi 1331 ; probabilmente perchéquesta non è mai stata data 1332 .3.2. Colpi di cannone su TorinoIl generale di piazza Pasquale Antonio Fiorella rappresentava ormail’unico ostacolo alla cessione di Torino all’esercito coalizzato 1333 . Lapopolazione torinese era oramai quasi tutta in attesa dei coalizzati 13341326 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. in G.Vaccarino op.cit. pag.441.1327 Ibidem1328 G.Vaccarino, op. cit.,pag.376.1329 Ibidem pag.378.1330 Ibidem pag.376.1331 Rapporto de’ fatti avvenuti all’architetto regio idraulico ed ispettore dei regi canali ,GiacomoMaria Contini . cit.pag.377.1332 G.Vaccarino, op. cit.,pag.378.1333 Ibidem1334 G.Vaccarino, op. cit.,pag.378.124


ed anche i membri più scettici della Guardia nazionale e dellamunicipalità torinese ritrovarono un’insperato spirito antigiacobino 1335 .Né questo nuovo indirizzo della cittadinanza torinese e né la presenzadi Branda Lucioni alle porte di Torino riuscirono mai a piegare la suaposizione 1336 .La cocciutaggine del generale di piazza non si piegò nemmeno quandodelle granate e delle “piccole palle di cannone da quattro e da otto” 1337colpirono delle abitazioni 1338 , dandole alle fiamme 1339 (una granatauccise due persone 1340 ). Dopo questo episodio, alcuni cittadini infuriatie spaventati si portarono in fretta alla sede dell’organo municipale alfine di pregarla a prendere dei provvedimenti 1341 .La municipalità, allora, decise di girare la preghiera al generale dipiazza e spedire una delegazione al suo quartier generale 1342 . Questadelegazione era composta da quattro membri (il conte Villa,l’avvocato Felice Settime, Borghese ed il conte Adami di Bergolo 1343 )e la loro missione era di invitarlo a concludere la resa della città 1344intimata, a nome di Branda Lucioni, dal capo di stato maggioreChasteler 1345 .1335 Ibidem1336 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. in G.Vaccarino, op.cit.pag.482.1337 Ibidem1338 Ibidem1339 Ibidem1340 Ibidem1341 Ibidem1342 op.cit., pag.483.1343 Ibidem1344 Ibidem1345 Ibidem125


Fiorella, che ricevette i municipalisti coricato sul letto 1346 , con fareannoiato e dormiente 1347 sostenne che, per l’esperienza che aveva nellaguerra 1348 , le granate sparate non erano altro che “arlecchinate” 1349 delBranda, al quale già intimò di non mandare più alcun parlamentareperché altrimenti li avrebbe fatti fucilare sul campo 1350 . Negò, inoltre,l’esistenza di truppe austriache alle porte della città 1351 e non vollesentire parlare l’intimazione del marchese Chasteler. In fine,sbadigliando 1352 , congedò la deputazione municipale ricordandole cheavrebbe difeso la piazza “ jusque à la mort ” 13533.3. Le tre lettereIl giorno dopo quest’incontro tra la municipalità ed il generaleFiorella, gli austriaci, fortemente intenti ad occupare la capitalepiemontese 1354 , incominciarono a fare minacciosi preparativi 1355 . Il 22maggio 1356 , sulle colline attorno a Torino apparvero le prime1346 Ibidem1347 Ibidem1348 Ibidem1349 Ibidem1350 Ibidem1351 Ibidem1352 Ibidem1353 Ibidem1354 D.Carutti op. cit.,Vol. II pag. 54.1355 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. in G.Vaccarino op.cit.pag.484.1356 Mariella Pintus, Insorgenti piemontesi. Ribelli, Sanfedisti e personaggi singolari dell’etànapoleonica. Collegno (Torino), Roberto Chiaramonte Editore. 2003 pag. 96.126


avanguardie dei reparti coalizzati 1357 ; entrarono in Sassi 1358 e, dopoaver abbattuto l’albero della libertà, proseguirono verso la città sino agiungere, senza particolari problemi 1359 , alla Madonna del Pilone 1360(località assai cara alla Cristianità piemontese 1361 ).Il 25 maggio 1362 , nove giorni dopo essersi impossessato del castello diCasale 1363 , il barone ungherese 1364 Joseph Philipp Vukassovich,comandante della guardia imperiale 1365 , s’impadronì del Borgo diPo 1366 , sulla riva destra del fiume 1367 , ed appostò, nelle vicinanze diTorino, (più precisamente sulle alture di Superga 1368 ) due batterie 1369 :una sul fortino della collina della chiesa del monte 1370 e l’altra sullapiazza della chiesa stessa 1371 .A quel punto, Vukassovich, desideroso di trovare una soluzionepacifica 1372 , venuto in possesso dei disegni delle fortificazioni dellacapitale piemontese 1373 ed informato dal Branda Lucioni riguardo le1357 Ibidem1358 Ibidem1359 Ibidem1360 Ibidem1361 Ibidem1362 F.Pinelli, op. cit.,pag.156.1363 Ibidem1364 Ibidem1365 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. in G.Vaccarino op.cit.pag.484.1366 Ibidem1367 M.Galandra e M.Baratto, op. cit.,pag. 67.1368 Ibidem1369 F.Pinelli, op. cit.,pag.156.1370 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. in G.Vaccarino, op.cit.pag.484.1371 Ibidem1372 Ibidem .1373 M.Galandra e M.Baratto, op. cit.,pag. 67.127


intenzioni della guardia nazionale 1374 , intorno alle sei del mattino 1375 ,scrisse, dalla sua postazione, una lettera all’organo municipaletorinese 1376 ed al corpo della guardia nazionale 1377 . Egli, premettendole sue pacifiche intenzioni 1378 , le invitava , ponendo un termine di dueore 1379 , ad aprire le porte della città e, rivolgendosi in particolare algenerale di piazza 1380 , richiedeva di non impegnare la popolazionetorinese in un ostinata ed impossibile difesa 1381 e di evitare allacittà 1382 degli, altrimenti inevitabili e funesti, effetti del rigoremilitare 1383 .La municipalità, ricevuta questa lettera, non osò spedire subito unadelegazione al generale austriaco 1384 , preferendo prima informare e,tentare nuovamente, di smuovere l’ostinazione del generaleFiorella 1385 .Al suo quartier generale arrivò una delegazione guidata dal conteAdami 1386 .Fiorella, però, il quale nemmeno questa volta si fece impaurire dalle1374 Ibidem1375 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. in G.Vaccarino op.cit.pag.484.1376 Ibidem1377 Ibidem1378 Ibidem1379 Ibidem1380 Ibidem1381 Ibidem1382 Ibidem1383 Ibidem1384 Ibidem1385 Ibidem1386 Ibidem128


minacce austriache 1387 , ribatté che solo lui comandava 1388 e che lamunicipalità non doveva impicciarsi di questi affari 1389 e che egli nontemeva affatto le bravate di quei barbari 1390 . Inviperito, proseguì oltresostenendo che i nemici fuori dalle porte di Torino non fossero più di1.200 o 1.500 uomini 1391 e che considerava, ed avrebbe consideratosempre 1392 , qualsiasi tipo di trattativa come un atroce insulto 1393 . Ecosì fu.Prima ancora che la desolata delegazione fosse di ritorno, un’altralettera giunse alla municipalità 1394 . A scrivere era il cittadinoBarucchi 1395 , tintore e capitano della guardia nazionale del borgo diPo 1396 . Il mittente nella sua lettera giurò che le forze austriachecontavano più di ventimila uomini 1397 e che avevano già occupate tuttele alture 1398 e piantate due batterie con le quali erano pronti, anche incaso d’ostinazione, ad attaccare la città con palle infuocate 1399 .Barucchi cercò di far riflettere i torinesi sul grave pericolo che tutta lapopolazione correva 1400 e li invitava a spedire tempestivamente una1387 Ibidem1388 Ibidem op.cit. in G.Vaccarino op.cit.pag.485.1389 Ibidem1390 Ibidem1391 Ibidem1392 Ibidem1393 Ibidem1394 Ibidem op.cit. in G.Vaccarino op.cit.pag.486.1395 Ibidem1396 Ibidem1397 Ibidem1398 Ibidem1399 Ibidem1400 Ibidem129


lettera al generale austriaco con la quale si chiedesse qualche indugioed in qualche maniera s’implorasse la sua clemenza 1401 .Scoraggiati dall’ostinazione di Fiorella, prima del terminedell’ultimatum concesso dagli austriaci 1402 , la municipalità, seguendoil consiglio del Capitano Barucchi, prese coraggio, che inizialmentenon ebbe, e rispose alla lettera di Vukassovich 1403 .Nella lettera si elencarono le situazioni critiche della città, le buoneintenzioni della guardia nazionale ma anche l’ostinazione diFiorella 1404 facendo appello alla clemenza ed all’umanità dei generaliaustro-russi ed alla loro amicizia verso la popolazione torinese 1405 .Non era ancora partito l’espresso che, due deputati, coscritti fra laguardia del Borgo del Ballone 1406 , portarono una terza lettera, questavolta il mittente era il granduca Costantino 1407 , secondogenito dellozar Paolo. Un “brutale zoticone” 1408 , che il padre inviò in Italia siaperché acquistasse una qualche esperienza militare sia, piùverosimilmente, per controllare l’operato di Suworow 1409 . Anchequesta lettera conteneva le stesse richieste e gli stessi consigli fin oraricevuti 1410 . I due emissari del principe, conosciuti per esser uominiincapaci di mentire 1411 , ribadirono l’esistenza di ventimila uomini1401 Ibidem1402 Ibidem1403 Ibidem1404 Ibidem1405 Ibidem1406 Ibidem op.cit. in G.Vaccarino op.cit., pag.487.1407 Ibidem1408 M.Galandra e M.Baratto op. cit.,pag. 59 n.3.1409 Ibidem1410 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. in G.Vaccarino op.cit., pag.487.1411 Ibidem130


nascosti fuori delle mura torinesi 1412 , e non 1.500 comepresuntuosamente credeva Fiorella 1413 .Le frange repubblicane presenti nella municipalità risultaronopiuttosto irritate al solo pronunciare il nome granduca Costantino e diSuwarow 1414 , i quali dalle notizie del diario giornaliero di Fiorella 1415 ,erano creduti rintanati tra le montagne tirolesi 1416 . Infastiditi maincapaci di trovare altra soluzione, la municipalità decise di inviare alprincipe la medesima untuosa risposta che si era spedita aWukassovich 1417 .3.4. Fiorella incorruttibile ?Partite le risposte a Vukassovich ed al granduca Costantino, ilconsiglio della Guardia nazionale pensò, a questo punto, di eliminaredefinitivamente il problema Fiorella 1418 . Il consiglio pensò ai malicausati alla città dalla cocciutaggine del generale 1419 e, all’unanimità,decise di offrire, per mano di una persona fidata dallo stessogenerale 1420 , una somma di denaro 1421 . D’accordo tutta la municipalità,fu scelto per questo delicato compito il medico Bonvicino 1422 . La sua1412 Ibidem1413 Ibidem1414 Ibidem1415 Ibidem1416 Ibidem1417 Ibidem1418 Ibidem1419 Ibidem1420 Ibidem1421 Ibidem1422 Ibidem131


missione era tentare Fiorella con del denaro e, in caso d’inefficacia, diimpetrare ,almeno, la facoltà di poter spedire una delegazione ariconoscere le forze dell’armata nemica 1423 . Bonvicino , partito per lacittadella, espose al generale quanto la municipalità aveva appresodalla corrispondenza ricevuta, riguardo le forze del nemico 1424 e tentòdi persuaderlo come convenuto 1425 . Fiorella non si smentì nemmenoquella volta. Diede dei visionari ai deputati mandati dal granducaCostantino 1426 e si fece vedere piuttosto sereno davanti alla proposta didenaro offertagli dalla municipalità 1427 . Sia che la somma non fossesufficiente a saziare la sua ingordigia 1428 , sia che davvero non credevaai due deputati del granduca 1429 , Fiorella continuò nella sua testardaidea di non trattare 1430 , insultando ad alta voce il municipalista Adamied accusandolo di essere un dittatore 1431 . Probabilmente il terribileesempio del capobattaglione francese 1432 Jean Maris 1433 , - fucilato aCuneo per aver ceduto la città di Ceva senza aver esaurito tutti i mezzidi resistenza 1434 - era ancora impresso nella sua mente.1423 Ibidem1424 Ibidem1425 Ibidem1426 Ibidem1427 Ibidem1428 Ibidem1429 Ibidem1430 Ibidem1431 Ibidem1432 Virgilio Ilari, Piero Crociani e Ciro Paoletti Storia militare dell’Italia giacobina,vol.I, pag.112.1433 Ibidem1434 Ibidem132


Se Fiorella accettò o no quei soldi, comunque, non è dato saperlo.Certo, invece, è che acconsentì all’allontanamento dalla città di unadelegazione municipale 1435 .3.5. La delegazione del conte Adami di Bergolo«Pendant la nuit des partisans de Charl Emanuel viennent annonceraux Allemands que la Garde nationale, armée par ordre de Morea,veut changer de cocard » 1436 .Nella notte, tra il venticinque e il ventisei maggio 1437 , il Consigliod’amministrazione della Guardia nazionale 1438 , d’accordo con laMunicipalità 1439 , inviò incontro a Suwarow, il conte Adami diBergolo, il nobile 1440 Vittorio Berta, l’Avvocato Felice Settime ed ilpresidente della municipalità Bonvicino 1441 . La scelta di unpersonaggio come Giuseppe Adami 1442 , il quale era il propugnatore ditutti i possibili rifiuti alla difesa repubblicana 1443 , illumina senza1435 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799 in G.Vaccarino,op.cit.pag.488.1436 Joseph Eduard Gachot, Les campagne de 1799. Suvorov en Italie, Paris, Perrin et Cie,1903,pag.205.1437 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. in G.Vaccarino,op.cit.pag.488.1438 Ibidem1439 Ibidem1440 Consiglio comunale di Torino. Atti consiliari – Serie storica. op.cit., pag.63.1441 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. in G.Vaccarino,op.cit.pag.488.1442 Ibidem1443 G.Vaccarino, op. cit.,pag.379.133


equivoci sulla chiara volontà politica degli amministratori torinesi dicambiar bandiere 1444 .Gli inviati si munirono della lettera del granduca Costantino e di unacommissione della municipalità 1445 . Essi erano incaricati di farpresente a chi comandava l’armata la scabrosa situazione della città 1446ed ottenere almeno un indugio per tentare un ultima volta di piegarel’ostinazione di Fiorella 1447 .I delegati, indossate le semplici divise di Guardia Nazionale 1448 , estrappatesi dal cappello le coccarde tricolori 1449 , partirono alla volta diPorta Susina la quale, unitamente alla Porta Nuova, si trovava apertanonostante una così grande armata circondasse la città 1450 . Presero lastrada di Porta Palazzo senza incontrare alcun soldato eccetto iventicinque austriaci che, al contrario di quanto profetizzò Fiorella, lifecero passare liberamente 1451 . Entrati poi nel Borgo del Ballone 1452 siimbatterono in due ufficiali tedeschi 1453 i quali, sentita la loromissione, si offrirono spontaneamente di accompagnarli adestinazione 1454 . Nel Borgo incontrarono un piccolo corpo dicavalleria 1455 e non vedendo altri soldati incominciarono anche loro a1444 Ibidem1445 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. op.cit.pag.488.1446 Ibidem1447 Ibidem1448 Ibidem1449 Ibidem1450 Ibidem1451 Ibidem1452 Ibidem1453 Ibidem1454 Ibidem1455 Ibidem134


dubitare dell’effettivo numero dei soldati austro-russi 1456 .Proseguendo, però, si accorsero che una grande quantità di soldati eraben nascosta tra i cespugli e sugli alberi 1457 . Arrivati al quartiergenerale, che stava ad un miglio e mezzo da Torino verso la Stura 1458 ,ebbero modo di parlare non con Suwarow ma con il suo capo di Statomaggiore, il generale austriaco marchese Johann Gabriel Courcellesvon Chasteler e con il granduca Costantino 1459 .Sentita la proposta, ai delegati furono esposti chiaramente leintenzioni dell’esercito coalizzato 1460 . Suwarow era fermamenteintenzionato ad occupare Torino quello stesso giorno 1461 . Egli ritenevadi primaria importanza, per il buon esito della campagna in Italia 1462 ,la liberazione del Piemonte dai francesi 1463 e di conseguenza i torinesinon avevano che da scegliere; vedere la loro città incendiata e rovinatadall’artiglieria austriaca 1464 e dai saccheggi oppure aprire loro le porteed accettarli come amici 1465 . Chasteler, per tentare di convincere lagià convinta delegazione, puntò il dito sui modi brutali e le minacce diFiorella 1466 , facilmente racchiudibili nel suo celebre motto ;“ guai aifanatici, guai agli assassini, i repubblicani saranno inesorabili” 1467 .1456 Ibidem1457 Ibidem1458 Ibidem1459 Ibidem1460 Ibidem1461 D.Carutti, op. cit.,Vol. II pag. 54.1462 M.Galandra e M.Baratto op. cit.,pag. 59.1463 Ibidem1464 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. in G. Vaccarino op.cit.pag.488.1465 Ibidem1466 Ibidem1467 D.Carutti op,. cit.,Vol. II pag. 49.135


Dopo quel discorso che lasciava poco spazio a contestazioni, i delegatipregarono Chasteler di voler concedere loro almeno qualche indugioper poterne discutere con la municipalità 1468 . Dopo due ore ditrattativa gli furono concesse sei ore di tempo 1469 per dare una rispostadecisiva e per piegare, o comunque tentare di piegare, la testardagginedi Fiorella 1470 . Alla delegazione fu anche proposto di offrire alcomandante franco-corso la generosa somma di 500.000 franchi 1471 ,cifra che, secondo le promesse di Chasteler, sarebbe stata,successivamente, rimborsata alla città 1472 .Gli accordi erano ormai presi. L’armata alleata sarebbe giunta sotto lemura della città ed avrebbe sparato qualche “colpo a polvere” 1473 . Se iponti si fossero abbassati l’armata sarebbe entrata come amica el’avrebbe risparmiata da tutti gli orrori che un desolante saccheggioavrebbe comportato 1474 .Tutto avvenne come era rimasto inteso. Alle prime cannonate chevennero dalla batteria piantata sul monte dei Cappuccini 1475 , ilgenerale alleato fece accostare alla Porta Po i suoi corridori 1476 . Questila trovarono aperta coi ponti levatoi abbassati 1477 e, ad un segnoconvenuto 1478 , gli ussari del maggiore Metzko fecero impeto contro la1468 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. in G. Vaccarino op.cit.pag.489.1469 Ibidem1470 Ibidem1471 Ibidem1472 Ibidem1473 Ibidem1474 Ibidem1475 Ibidem1476 Ibidem1477 Ibidem1478 Ibidem136


Porta Po ed entrando in città a briglia sciolta senza trovare la minimaresistenza 1479 .“…Animati dall’esempio di Boccione e Brunet, che primi siavventarono sui cannonieri francesi che dai baluardi ripostavano allabatteria del monte, tolte loro le micce e dato il segno ai tedeschi,secondati dalla guardia nazionale che stava in custodia della porta edeludendo gli sforzi fatti da Barucchi, capitano di essa per dissuaderli,la spalancarono uccidendo tal Ghigliossi, già ufficiale d’artiglieriapiemontese e che partigiano sfegatato dei francesi, tentava di opporsia quell’atto.” 1480 . A proposito di quest’ultimo “partigiano sfegatato”va detto che alcuni storici 1481 ipotizzano un altra versione sulla suareale sorte. Sembra, infatti, che Luigi Ghigliossi non sia realmentemorto sugli spalti di Torino 1482 ma piuttosto che sia stato ucciso fra iprimi giacobini torinesi perché identificato dalle turbe contadinesubito dopo il loro tumultuoso ingresso in città 1483 . Riconoscere igiacobini non era poi così difficile, soprattutto per la loro caratteristicapettinatura alla “Bruto” 1484 , diffusissima tra i repubblicani piùardenti 1485 .Il 22 giugno, il segretario del governo repubblicano Pico, emigrato aBriançon 1486 , scriveva queste parole: “Il tradimento dell’infameGuardia nazionale di è certo. Fu essa che si scagliò contro i Francesi1479 N.Bianchi op. cit.,vol.III, pag 237.1480 F.A. Pinelli., op. cit., vol.II, pag.157.1481 Giovanni Bragagnolo e Enrico Bettazzi, Torino nella storia del Piemonte e d’Italia , 2 volumi.Utet, Torino 1919, vol.II, pag.52.1482 Ibidem1483 Ibidem1484 M.Pintus, op. cit.,.pag. 97.1485 Ibidem1486 G. Vaccarino, op.cit., pag.378.137


che stavano alla custodia della Porta e che la diede in mano aitedeschi.” 14874. Suwarow entra in Torino4.1. Torino; l’inconsapevole “ chiave” delle sorti politiche italiane edeuropee.Aleksandr Vasil’evič Suwarow entrò nel capoluogo piemontese versole tre del pomeriggio 1488 , del 26 maggio 1799 1489 ed il suo arrivo, eracolmo di uno straordinario senso politico 1490 e strategico militare 1491 .Forse più di quanto si potesse immaginare.Il feldmaresciallo ed il suo capo di stato maggiore Johann GabrielCourcelles von Chasteler 1492 avevano le idee fin troppo chiare suquello che sarebbero state le sorti del Piemonte 1493 . La conquista dellasua capitale, infatti, non significava solamente una sonora sconfittaper le milizie e per la politica repubblicana 1494 , ma, soprattutto, stava asignificare la realizzazione di precisi piani politici e militari 1495 .1487 Lettera del Pico, segretario del governo repubblicano emigrato a Briançon ai cittadini Botta eRobert, del 22 giugno 1799, in Giovanni Sforza, Amministrazione generale del Piemonte e CarloBotta in “Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino” , s. II, LIX, (1909), pag.294.1488 N.Bianchi, op. cit.,vol.III, pag.239.1489 D.Carutti, op. cit.,Vol. II, pag. 54 .1490 Editto del 27 maggio 1799 S.A il signor conte Alessandro Suwarow Kymniski agli abitanti delPiemonte. Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.1491 M.Galandra e M.Baratto, op. cit.,pag.591492 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. in G. Vaccarino, op.cit., pag.488.1493 M.Galandra e M.Baratto, op. cit.,pag.59.1494 Ibidem1495 Ibidem138


Il feldmaresciallo, in particolare, desiderava innanzitutto restaurare lamonarchia 1496 sabauda e, successivamente, restituire al regno delPiemonte il proprio sovrano 1497 . “ La vittoriosa armata Austro-Russaa nome del vostro legittimo Sovrano dirige verso di voi i suoi passi.Ella viene per ristabilire il vostro Re sul Trono de’suoi Avi Augusti, dicui la perfidia dei suoi nemici lo ha spogliato.” 1498 . Dietro questeparole si celavano, però, anche motivazioni di carattere strettamenteeconomico 1499 . Ufficialmente il feldmaresciallo fu spedito dallo zar inItalia per sottrarre ai repubblicani 1500 i due detronizzati sovrani diNapoli e di Sardegna 1501 . Quelli che venivano celati, invece, eranoprobabilmente i soli e reali scopi che spinsero l’Austria e la Russia 1502ad un simile sforzo militare, e finanziario. Francesco II e Paolo I 1503desideravano poter, finalmente, vantare un ruolo determinante 1504 , nelprolifico commercio delle coste mediterranee 1505 e in questo senso deiforti crediti 1506 verso i due regni italiani sarebbero stati senz’altro digrande aiuto ai loro piani.1496 Editto del 27 maggio 1799 S.A il signor conte Alessandro Suwarow Kymniski agli abitanti delPiemonte. Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.1497 Ibidem1498 Ibidem1499 G.Claretta, op.cit. pag. 21.1500 op.cit.,pag. 10.1501 Virgilio Ilari, Piero Crociani e Ciro Paoletti, Storia militare dell’Italia giacobina,Vol.I,pag.121.1502 Manifesto di S.A il Sig. Conte Suwarow Rimnischy. Dal quartier generale di Torino li 27maggio 1799. Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.1503 Ibidem.1504 Virgilio Ilari, Piero Crociani e Ciro Paoletti Storia militare dell’Italia giacobina, Vol. Ipag.121.1505 Ibidem1506 G.Claretta, op. cit.,pag. 21.139


Di stampo più che altro tattico erano, invece, le mete del marcheseChasteler 1507 . Egli conveniva senza dubbio l’importanza di restituire alPiemonte il proprio re, ma, contemporaneamente, consideravanecessario ricostruire un agguerrito esercito piemontese 1508 con l’aiutodel quale 1509 , gli sarebbe stato più semplice mettere il pratica i suoiintenti militari; scacciare le forze giacobine dalle regioni svizzere 1510per poi invadere, finalmente, la stessa repubblica francese 1511 .Con la conquista della capitale piemontese si sarebbero potutirealizzare i piani del feldmaresciallo 1512 e del suo Capo di Statomaggiore 1513 ma anche quelli espansionistici delle due corone cherappresentavano 1514 .Queste due idee, almeno inizialmente, (è bene sottolinearloconsiderato quello che accadrà nei mesi successivi), non cozzavanofra loro 1515 e non facevano trasparire ideologie così distanti fra le duecorone 1516 . Semplicemente erano una la conseguenza dell’altra. Sarà ilsuccessivo atteggiamento di Melas 1517 , in parte già riscontrato anche1507 M.Galandra e M.Baratto, op. cit.,pag.59.1508 Ibidem1509 Ibidem1510 Ibidem1511 Ibidem1512 Manifesto di S.A il Sig. Conte Suwarow Rimnischy. Dal quartier generale di Torino li 27maggio 1799. Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.1513 M.Galandra e M.Baratto, op. cit., pag.59.1514 G.Claretta, op. cit.,pag. 20.1515 M.Galandra e M.Baratto, op. cit., pag.59.1516 Manifesto di S.A il Sig. Conte Suwarow Rimnischy. Dal quartier generale di Torino li 27maggio 1799. Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.1517 Piero Cazzola, op.cit.pag. 25.140


durante le battaglie 1518 , a rompere l’equilibrio formatosi tra i dueimperatori ed a svelare i piani di Vienna.4.2. L’ultimo baluardo repubblicano; la cittadellaDurante l’ingresso degli uomini dell’esercito confederato 1519 , loscettico generale di piazza Pasquale Antonio Fiorella pranzavatranquillamente in piazza della Legna 1520 , l’attuale piazzaSolferino 1521 , al “Café d’Catlina” 1522 ed all’udire dei primi colpi dicannone, riuscì appena in tempo a rifugiarsi nella cittadella. Chastelervoleva come prima cosa impossessarsi dell’arsenale di Torino 1523 .Entrato alla testa del reggimento Furstemberg 1524 , raggiunse PiazzaSan Carlo e di lì l’Arsenale 1525 , del quale si impadronì senzaincontrare alcuna resistenza 1526 . Il bottino fu davvero notevole;l’esercito confederato riuscì ad impadronirsi di 300 cannoni 1527 , 6.000quintali di polvere da sparo 1528 , 60.000 fucili 1529 e 400.000proiettili 1530 .1518 Ibidem1519 D.Carutti, op.cit. Vol. II pag. 54.1520 Mariella Pintus, op.cit. pag. 97.1521 Ibidem1522 Marco Albera e Oscar Sanguinetti, op.cit. pag. 91.1523 Marco Galandra e Marco Baratto, op.cit.pag. 67.1524 Ibidem1525 Ibidem1526 Ibidem1527 Ibidem1528 Ibidem1529 Ibidem1530 Ibidem141


L’arrivo delle truppe austro-russe nella città e la conquista di tutte lesue munizioni 1531 , però, non poteva bastare per dichiarare Torinocompletamente liberata. Per farlo, bisognava conquistare la suacittadella, considerata da parecchi storici una delle più forti tra quelleesistenti in quel tempo in Italia 1532 .Questo incarico, certamente tutt’altro che semplice, fu conferito, dalcomandante Suwarow in persona 1533 , ad un focoso e rampanteufficiale austriaco di semplici origini 1534 ; il tenente-feldmarescialloKonrad Valentin Keim 1535 . L’ufficiale, il quale era un autenticopupillo del feldmaresciallo russo 1536 , forte di 5.740 soldati 1537 , 700 traartiglieri e genieri 1538 , austriaci e piemontesi 1539 , e circa 100 pezzid’artiglieria 1540 , iniziò il suo assedio.Il generale Fiorella, in quel momento di enfasi per l’arrivo del nuovooccupatore, era rimasto uno dei pochi personaggi realmente fedele aipropri ideali. Per nulla intimorito dai quasi 6.000 soldati 1541 checircondavano le mura della cittadella, il generale franco-corso iniziò acannoneggiare la città 1542 ed i suoi invasori 1543 . Torino venne1531 Ibidem1532 Ibidem1533 Piero Cazzola, op.cit. pag.40.1534 Ibidem1535 M.Galandra e M.Baratto, op.cit. pag.68.1536 Piero Cazzola,op.cit. pag.40.1537 M.Galandra e M.Baratto, op.cit. pag.68.1538 Ibidem1539 Ibidem1540 Ibidem1541 M.Galandra e M.Baratto, op.cit. pag.68.1542 Ibidem1543 Ibidem142


sottoposta per ore intere al fuoco incrociato dei franco-piemontesi 1544e, dei neo nati, austro-piemontesi 1545 e Fiorella diede parecchio filo datorcere anche agli uomini di Keim 1546 . La prima parallela venne apertasolo il 10 giugno 1547 ed il bombardamento iniziò soltanto il 18 di quelmese 1548 , a causa delle piogge incessanti che rallentarono il lavoro deigenieri 1549 . Il generale di piazza riuscì a resistere agli attacchi fino aquando Suwarow, nel frattempo entrato nella capitale, spazientito,minacciò di allineare i prigionieri francesi sulla spianata davanti allacittadella 1550 e di far fuoco su di loro 1551 . Fiorella in quell’occasioneperse la sua sicurezza e la sua ostinazione, e decise così di arrendersi.La cittadella, che aveva resistito ad attacchi ben superiori 1552 , eravinta. Il generale Fiorella ed i circa 3.400 1553 soldati della cittadella,molti dei quali svizzeri e piemontesi 1554 , il 20 giugno 1555 , dopo averperso oltre 300 uomini 1556 – con l’onore delle armi 1557 – si arresero 1558 .1544 Marco Albera e Oscar Sanguinetti, op.cit.pag. 92.1545 M.Galandra e M.Baratto, op.cit. pag.68.1546 Ibidem1547 Ibidem n. 12.1548 Ibidem1549 Ibidem1550 Ibidem1551 Ibidem1552 D.Carutti, op.cit. Vol. II pag. 54.1553 Marco Galandra e Marco Baratto, op.cit. pag.67.1554 Ibidem1555 op.cit. pag. 68 n. 12.1556 Ibidem1557 Piero Cazzola, op.cit. pag.40.1558 Ibidem143


L’ormai ex, generale di piazza, con fare assai lungimirante, lasciò lacittà, per riparare a Cuneo 1559 , riuscendo così ad evitare la repressioneantigiacobina.Il tempo dei giacobini era finito. In breve tempo, infatti, sicominciarono a redigere gli elenchi dei cittadini sospettati diconnivenza con i francesi ed ad effettuare gli arresti e le persecuzioniche proseguiranno per mesi 1560 .4.3. I nuovi padroni e gli atteggiamenti dei piemontesiTorino, nel rispetto delle tradizioni militari più classiche, fuampiamente saccheggiata 1561 , ma gli obiettivi dei sacchi si rivelaronotutt’altro che casuali 1562 . Furono colpite in particolare le abitazioniprivate dei giacobini più noti ed ardenti 1563 , sorvolando, quasicompletamente, sugli altri obiettivi 1564 . Secondo le cronache i bersaglirepubblicani colpiti – tra case, club e centri di ritrovo - furono più dicinquanta 1565 .Nel dicembre del 1798 1566 un generale, in nome della Repubblicafrancese, aveva istituito un ibrido governo per il Piemonte 1567 . Nelmaggio dell’anno successivo, faceva lo stesso un altro generale, in1559 Marco Albera e Oscar Sanguinetti, op.cit. Pag. 92.1560 Filippo Ambrosiani, op.cit.pag.80.1561 Marco Albera e Oscar Sanguinetti op.cit.pag.92.1562 Ibidem1563 Ibidem1564 Ibidem1565 Ibidem1566 Nicomede Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol.III, pag 240.1567 op.cit.pag.241.144


nome, però, degli Imperatori di Russia e d’Austria 1568 . La ruota dellafortuna s’era completamente capovolta. I repubblicani piangevano, sinascondevano 1569 , i più fortunati riuscirono a fuggire miseri esquallidi 1570 ma tantissimi di loro furono incarcerati 1571 , derubati 1572 oaddirittura assassinati 1573 . Se una parte della città frignava, l’altra,invece, gongolava di gioie represse 1574 ; gli aristocratici ed i partigianidel governo regio 1575 , derisi ed umiliati dai giacobini 1576 , vedevanofinalmente tornati in onore i titoli, le insegne e gli onoricavallereschi 1577 .Nella sua relazione allo Zar 1578 , Suwarow scrisse: “.. Le strade eranopiene di una folla innumerevole, festeggiante, la quale non cessava dimandare evviva ai due imperatori, più rumorosi ancora di quelli dellapopolazione milanese” 1579 .Uno dei maggiori “versipelle” 1580 piemontesi in questo delicatoperiodo storico fu senza alcun dubbio Carlo Luigi Berzetti 1581 di1568 Manifesto di S.A il Sig. Conte Suwarow Rimnischy. Dal quartier generale di Torino li 27maggio 1799. Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.1569 Nicomede Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol.III, pag. 241.1570 Ibidem1571 Filippo Ambrosini, op.cit., pag.80.1572 Marco Albera e Oscar Sanguinetti, op.cit., pag. 92.1573 Nicomede Bianchi, Storia della monarchia piemontese. vol.III, pag. 241.1574 Ibidem1575 Ibidem1576 Ibidem1577 Ibidem1578 Ibidem1579 Ibidem1580 Mariella Pintus, op.cit., pag. 971581 AA.VV, Annuario della nobiltà italiana 2000, 2 voll., Milano, Edizioni Giornale araldico,2001, pag.403.145


Buronzo 1582 , arcivescovo di Torino. Solo pochi giorni dopo averdichiarato essere per il popolo piemontese un obbligo religiosol’obbedienza ai voleri dei generali francesi 1583 , nel suo celebre “TeDeum” 1584 , Berzetti chiamava il nuovo occupatore russo come unliberatore, come un “inviato del Signore” e, con una similitudinequantomeno insolita, come un “novello Ciro” 1585 . Buronzo provenivada una delle più antiche e nobili famiglie del vercellese 1586 ed ebbeuna carriera ecclesiastica e politica davvero notevole 1587 . Ancor primadi assumere la carica di arcivescovo di Torino, fu vescovo di Aqui 1588(1784 1589 ) e di Novara ( 1791 1590 ) ed ancor prima di sposare la causarepubblicana e poi austro – russa, fu uno dei sei membri 1591 (assieme aSalmour, Adami, Avogadro, Priocca e San Martino 1592 ) del consiglioaulico del 1798 1593 .Certamente Buronzo provava per Suwarow un amore sincero, tantoda non opporsi nemmeno al più prosaico dei commerci: la diffusionedi santini ed immaginette 1594 raffiguranti gli stemmi reali della Russia,1582 Mariella Pintus, op.cit. pag. 97.1583 Nicomede Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol.III, pag.241.1584 Mariella Pintus, op.cit. pag.97.1585 Nicomede Bianchi, Storia della monarchia piemontese, pag.241.1586 AA.VV, Annuario della nobiltà italiana 2000, Pag. 403.1587 Ibidem1588 Ravera Pompeo, Tasca Giovanni e Rapetti Vittorio, I vescovi della Chiesa di Acqui, dalleorigini al XX secolo. Acqui Terme, Editrice Impressioni Grafiche, 1997, pag.357.1589 Ibidem1590 Vittorio Spreti e collaboratori, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, 9 voll., Milano,Arnaldo Forni editore, 1928, vol.II, pag.60.1591 A.Pinelli, op.cit., vol.II, pag.451592 Ibidem1593 Ibidem1594 Nicomede Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol.III, pag.241.146


dell’Austria e della Turchia 1595 rappresentate insieme in una sorta diTrinità 1596 .4.4. I festeggiamentiL’arrivo di Suwarow e dell’esercito confederato fu atteso daun’accoglienza semplicemente straordinaria e faraonica 1597 . Prima diaccederne alla cronaca, senza dubbio importante per comprendere ilclima della capitale piemontese durante quei giorni, va affrontatoanche il perché di tanta esagerazione e di tanta ed improvvisadevozione per quello che, in fondo, rimaneva un mero occupatore.Il quesito è di semplice soluzione. Che la guardia nazionale avesseintenzione di cedere la città aprendo le sue porte alle truppe alleateera ormai a conoscenza di molti ed anche la spedizione guidata dalconte Adami della sera prima 1598 era, in fondo, un segreto perpochi 1599 . Quello che i torinesi probabilmente non si aspettavano nonera, tanto l’arrivo delle truppe confederate, ma bensì che la loroentrata, così appoggiata ed auspicata 1600 dalla stragrande maggioranzadei torinesi, potesse essere così tempestiva 1601 .In vista di queste premesse, una reazione si sarebbe probabilmenterivelata inutile ed inopportuna considerando, soprattutto,1595 Ibidem1596 Ibidem1597 Ibidem1598 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. cit., pag.4881599 Ibidem1600 Ibidem1601 Ibidem147


l’atteggiamento particolarmente pacifico 1602 che gli uominidell’esercito alleato assunsero fin dai primi momenti dalla discesanella capitale sabauda 1603 . Le truppe alleate rispettarono i patti presicon la delegazione di Adami 1604 ed entrarono, come d’accordo, in vestidi occupatori pacifici 1605 e non di sanguinari guerriglieri. Ilfeldmaresciallo, infatti, non solo rispettò le convenzioni ma andòanche oltre. Fece immediatamente appendere ai muri della città avvisie proclami di conciliazione 1606 e, se letti in una certa maniera, diconsolazione 1607 , nei quali dichiarava liberi gli oppressi e perdonati chiin passato si lasciò attirare dalle dottrine repubblicane 1608 . Fra questiproclami, quello che più rientra nelle caratteristiche appena descritte èsenza dubbio quello che gli austro russi fecero affiggere il 27 maggio1799 1609 . In questo avviso, non firmato dal Suwarow ma da un suoufficiale ; un certo Lavooff 1610 , “colonnello di S.M l’Imperatore delleRussie e Cavaliere dei suoi ordini militari” 1611 , si annunciava che lacittà non sarebbe stata più oggetto del fuoco nemico 1612 e che “ per1602 Avviso agli abitanti di questa città. Torino li 27 maggio 1799. Torino per li cittadini erediAvondo stampatori dell’illustrissima città. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.1603 Ibidem1604 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. cit., pag.490.1605 Avviso agli abitanti di questa città. Torino li 27 maggio 1799. Torino per li cittadini erediAvondo stampatori dell’illustrissima città. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.1606 Ibidem1607 Ibidem1608 Ibidem1609 Ibidem1610 Ibidem1611 Ibidem1612 Ibidem148


conseguenza gli abitanti devono essere in piena sicurezza, e siordina pure a tutti gli artefici di immediatamente aprire le lorobotteghe e ripigliare tranquillamente li loro lavori. ” 1613 ed in fine trale ultime righe si legge; “ Io prometto perdono ai deboli, che si sonolasciati sedurre da una fallace libertà. ” 1614I festeggiamenti iniziarono non appena tra le mura della capitalepiemontese arrivò la notizia della resa della cittadella di Milano 1615 edell’occupazione di Ferrara 1616 . A quel punto il neonato consigliosupremo 1617 ed il Decurionato 1618 , di comune accordo 1619 , decisero dicelebrare le vittorie con pubbliche dimostrazioni 1620 .Si apre qui una nuova pagina della storia della città di Torino.Alle feste per i trionfi francesi successero le feste per le vittorie russeed austriache 1621 . Correva il 28 maggio 1622 . Suwarow arrivò alla chiesadi San Giovanni sedendo su di una sontuosa carrozza tirata da quattrocavalli 1623 . Vestiva l’uniforme da parata sulla quale risplendevanotutte le sue, innumerevoli, decorazioni 1624 . Il maresciallo russo, che erauomo religiosissimo, ma assai singolare ed esagerato in ogni cosa,1613 Ibidem1614 Ibidem1615 Nicomede Bianchi, Storia della monarchia piemontese. vol.III, pag. 241.1616 Ibidem1617 Manifesto si S.A il Sig. Conte Suwarow Rimnischy. Dal quartier generale di Torino li 26maggio 1799. Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.1618 Nicomede Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol.III, 241.1619 Ibidem1620 Ibidem1621 Ibidem1622 Ibidem1623 Ibidem1624 Ibidem149


enedetto dall’arcivescovo con l’aspersorio 1625 , all’ingresso dellachiesa si buttò ginocchioni mettendosi a pregare 1626 .Il secondo atto di questa untuosa scena teatrale lo avrebbe atteso lostesso giorno al teatro regio 1627 . Al suo entrare nella loggia reale sialzò il sipario e dal palco apparve raggiante il tempio della Gloria 1628 ,nel mezzo del quale stava il busto del feldmaresciallo, attorniato dagliemblemi delle sue vittorie 1629 .Uscito dal teatro, percorse in carrozza scoperta, ovunque applaudito leprincipali vie della città 1630 , trovando da per tutto il suo nomesplendente in mezzo ai fuochi di vario colore 1631 .Carlo Botta che nel suo stile non fu mai tenero, forse con un eccessodi polemica scrisse : “Non mai il Piemonte fu tanto squallido quantoal tempo della presenza dei Russi e degli Austriaci.” 16325. Le istituzioni politiche austro-russe5.1. Il nuovo volto di TorinoIl generale Suwarow, terminati gli untuosi festeggiamenti 1633 , cercò,1625 op,cit., pag.242.1626 Ibidem1627 Ibidem1628 Ibidem1629 Ibidem1630 Marco Galandra e Marco Baratto, op.cit., pag.67, n.9.1631 Ibidem1632 Carlo Botta, op.cit., pag.334.1633 Nicomede Bianchi, vol.III pag.242.150


fin dal primo giorno 1634 , di stabilire un ordine alla caotica situazionemilitare e politica nella quale si ritrovava la capitale piemontese 1635 .Secondo le idee dei due imperatori, lo Zar Paolo I e Francesco IId’Asburgo 1636 , le radici repubblicane del precedente governosarebbero dovute essere completamente sradicate dalle istituzionipolitiche sabaude 1637 .Il primo passo verso questo obiettivo era creare un organo politico concompiti governativi 1638 . Esso però doveva avere una caratteristicafondamentale; doveva essere composto da personaggi estremamentefidati 1639 e, soprattutto, fedeli alla corona, o comunque agli idealiantigiacobini 1640 . Il timore dei due imperatori era assolutamentelegittimo, cioè che il neo ricostituito Regno potesse nuovamentericadere in mano francese.L’incarico di costituire quest’organo 1641 fu conferito, a conferma deitimori sopra descritti, ad un personaggio particolarmente vicino alfeldmaresciallo russo 1642 . L’anziano marchese nizzardo Carlo1634 Manifesto si S.A il Sig. Conte Suwarow Rimnischy. Dal quartier generale di Torino li 26maggio 1799. Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.1635 Marco Albera e Oscar Sanguinetti, op.cit., pag. 92.1636 Manifesto di S.A il Sig. Conte Suwarow Rimnischy. Dal quartier generale di Torino li 27maggio 1799. Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.1637 Domenico Carutti, op.cit., pag.62.1638 Manifesto si S.A il Sig. Conte Suwarow Rimnischy. Dal quartier generale di Torino li 26maggio 1799. Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.1639 Domenico Carutti, op.cit., pag.58.1640 Ibidem1641 Editto del 12 giugno 1799 Per parte del governo piemontese. Collezione privata MarcoAlbera. ISIN Piemonte Torino.1642 Gaudenzio Claretta,op.cit., pag. 11.151


Francesco Thaon di Sant’Andrea 1643 “generale comandante delletruppe di Sua Maestà” 1644 , già governatore di Tortona 1645 , e nuovogovernatore della città di Torino 1646 . La scelta cadde su di lui per piùdi un motivo. In primo luogo per la sua fedeltà 1647 al feldmaresciallorusso, che avrà modo di dimostrare in più di un occasione nei mesisuccessivi 1648 ed in secondo luogo per il suo animo e le sue ideeprofondamente antigiacobine 1649 . Thaon fu fatto prigioniero dalletruppe francesi 1650 , riuscì a fuggire ed ad andare ad incontrareSuwarow a Milano 1651 , divenendone un fedele braccio destro 1652 . Ilfeldmaresciallo seppe ricambiare la sua fedeltà conferendogli il titolodi luogotenente generale del Regno con facoltà di “ alter ego ” 1653 edimmensi poteri. Tra questi spiccano in particolare i più delicati edimportanti; nominare i funzionari amministrativi 1654 , decretarel’arresto dei più esaltati fautori del, ormai ex, governo giacobino 1655 ,1643 Editto del 12 giugno 1799 Per parte del governo piemontese. Collezione privata MarcoAlbera. ISIN Piemonte Torino.1644 Ibidem1645 Ibidem1646 Ibidem1647 Gaudenzio Claretta, op.cit., pag.11.1648 Ibidem1649 Ibidem1650 Ibidem1651 Ibidem1652 Ibidem1653 Domenico Carutti, op.cit., pag.71.1654 Manifesto si S.A il Sig. Conte Suwarow Rimnischy. Dal quartier generale di Torino li 26maggio 1799. Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.1655 Ferdinando A. Pinelli, op.cit., II vol., pag.158.152


ed in fine, riorganizzare l’esercito nazionale 1656 , cosa che, comeabbiamo visto, era particolarmente a cuore al generale Chastler.5.2. Il consiglio supremoL’organo politico principale prese il nome di “consiglio supremointerinale per S.M. il Re di Sardegna” 1657 .Il consiglio, che in una lettera del Thaon al futuro re di SardegnaVittorio Emanuele I fu definito un “Phantôme politique” 1658 , erapresieduto dallo stesso marchese 1659 ed aveva competenze moltoampie 1660 . Oltre a decidere in ambito di materie diplomatiche,finanziarie e militari 1661 , questo organo governativo, aveva anchel’eccezionale potere giuridico di abrogare tutte le leggi emanate dalgoverno precedente 1662 e di annullare le vendite dei beni confiscati inbase a queste leggi 1663 , ormai considerate senza fondamento 1664 .1656 Editto del 12 giugno 1799 Per parte del governo piemontese. Collezione privata MarcoAlbera. ISIN Piemonte Torino.1657 Manifesto si S.A il Sig. Conte Suwarow Rimnischy. Dal quartier generale di Torino li 26maggio 1799. Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.1658 Lettera del Thaon di S. Andrea al Duca d’Aosta, il 14 settembre 1799, in AST, Carte Epocafrancese, serie I, cart.6, cit., in Notario Paola e Narciso Nada, pag.11.1659 Editto del 12 giugno 1799 Per parte del governo piemontese. Collezione privata MarcoAlbera. ISIN Piemonte Torino.1660 Manifesto si S.A il Sig. Conte Suwarow Rimnischy. Dal quartier generale di Torino li 26maggio 1799. Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.1661 Ibidem1662 Filippo Ambrosini, op. cit., pag.80.1663 Ibidem1664 Ibidem153


Secondo un manifesto pubblicato da Suwarow il giorno stesso dellasua entrata nel capoluogo piemontese 1665 , il consiglio doveva esserecosì composto : “dal Governatore di questa città, dai capi delle treSegreterie, dalli Primo Presidente del Real Senato, e PrimoPresidente della Regia Camera, dalli Avvocato e ProcuratoriGenerali, dall’Intendente Generale delle Finanze e dal ContadoreGenerale, e dal Reggente il Controllo Generale.” 1666 Purtroppo ilfeldmaresciallo nel suo editto non fa nomi. Da altre fonti, però, è statopossibile ricostruirne alcuni.Il reggente al controllo generale 1667 , ovvero il vice del marcheseThaon, era Giuseppe Gianbattista 1668 Massimino 1669 (al qualesuccedette, successivamente, il conte Prospero Balbo 1670 ) mentre alministero degli interni 1671 andò un altro altisonante nomedell’aristocrazia sabauda; il conte Cerrutti di Castiglione Falletto 1672 .Gli austro-russi, però, non si vollero dimenticare di chi contribuì allacessione del capoluogo piemontese al loro esercito. A questo1665 Manifesto si S.A il Sig. Conte Suwarow Rimnischy. Dal quartier generale di Torino li 26maggio 1799. Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.1666 Ibidem1667 Domenico Carutti, op.cit., pag.58, nota 1.1668 http://www.vivant.it/pagine/FMPro?-db=CD_Pers.fp5&-lay=Web&-error=error.htm&-format=result_nome.htm&Famiglia=Massimino%20%2f%20linea%20di%20Ceva&ID_Famiglie=3593&Nome=Giuseppe%20Giambattista%20Cosmo%20Francesco%20Baldassarre%20&generazione=4&-find1669 Domenico Carutti, op.cit.,pag.58.nota 1.1670 Ibidem1671 Ibidem1672 Editto privo di data. La regia camera de’ conti. Collezione privata Marco Albera. ISINPiemonte Torino.154


proposito. Il ministero degli esteri 1673 , fu affidato all’illustremunicipalista conte Villa 1674 (uno dei quattro emissari che insieme aSettime, Borghese ed al conte Adami di Bergolo 1675 , la notteprecedente all’ingresso in Torino delle truppe di Metzko 1676 , si portòalle mura della cittadella per tentare, invano, di convincere il generaledi piazza Pasquale Fiorella ad arrendersi alle richieste dell’esercitoaustro- russo 1677 ). Più tardi, come vedremo, il conte lascerà la suacarica per accedere a quella di presidente della guardia nazionale 1678 .Al ministero gli succederà, il celebre teologo Franco Tonso 1679 .Per le materie economiche furono scelti quattro amministratori. PietroFrancesco Bergese 1680 , fu nominato ministro delle finanze ed il conteLuigi Vincenzo 1681 Serra d’Albugnano 1682 responsabile dell’ufficio delsoldo 1683 . Il marchese della Valle 1684 fu, invece, nominato primo1673 Domenico Carutti, op.cit., pag.58, nota 1.1674 Ibidem1675 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799, in G.Vaccarino, op.cit.,pag.483.1676 Nicomede Bianchi, Storia della monarchia piemontese, vol.III, pag.237.1677 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. in G.Vaccarino, op.cit.,pag.483.1678 Stato degli individui componenti l’attuale Consiglio d’Amministrazione del Corpo Reale de’Volontarj Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.1679 Domenico Carutti, op.cit.pag.58, nota 1.1680 Ibidem1681 http://www.vivant.it/pagine/FMPro?-db=CD_Pers.fp5&-lay=Web&-error=error.htm&-format=result_nome.htm&Famiglia=Serra%20&ID_Famiglie=6351&Nome=Luigi%20Vincenzo%20&generazione=3&-find1682 Domenico Carutti, op.cit.pag.58, nota 1.1683 Ibidem1684 Ibidem155


presidente delle camera dei conti 1685 mentre la carica di “ contadoregenerale ” 1686 andò a Giovanni Francesco 1687 Brea di Rivera 1688 .Altro caso complesso si rivelò la nomina del ministro della guerra. Ipiani di Vienna erano ormai sempre più chiari. Quel ministero dovevaassolutamente essere in mano asburgica 1689 .Probabilmente per tentare di contrastare i piani austriaci, ovvero lacostituzione di un’armata piemontese misera dipendente 1690 , il renominò responsabile del dicastero delle cose militari 1691 unpersonaggio di notevole esperienza politica e militare 1692 , il quale,condusse quel ministero ancor prima dello scoppio dellarivoluzione 1693 ; Antonio Filippo Maria Asinari di San Marzano,marchese di Caraglio 1694 . Il sovrano sperava, che quel nominativo,anche in considerazione della sua lunga esperienza 1695 , potesse essereaccettata dal gabinetto di Vienna 1696 , ma così non fu. Il marchese eraassai mal visto dagli austricanti, i quali, addirittura, gli impedirono piùdi una volta di raggiungere la sede del ministero 1697 . A quel punto il1685 Ibidem1686 Ibidem1687 http://www.vivant.it/pagine/FMPro?-db=CD_Pers.fp5&-lay=Web&-error=error.htm&-format=result_nome.htm&Famiglia=Brea&ID_Famiglie=8791&Nome=Giovanni%20Francesco%20Vincenzo&generazione=6&-find1688 Domenico Carutti, op.cit., pag.58 nota 1.1689 Ibidem1690 Ibidem1691 Nicola Brancaccio. L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti, pag.311.1692 Ibidem1693 Ibidem1694 Ibidem1695 Ibidem1696 Ibidem1697 Ibidem156


ministro, davanti a questa inaccettabile serie di prepotenze 1698 , preferìritirarsi in campagna 1699 nominando come suo reggente l’avvocatoGiuseppe Francesco 1700 Mussa 1701 , il quale, assunse la carica di primoufficiale alla guerra 1702 .A queste cariche si aggiunsero anche altre due, anche queste distraordinaria importanza. Quella di presidente di classe del senato 1703 equella di consigliere del re presso il generale Melas 1704 , occupaterispettivamente dal conte Gianfrancesco Felice 1705 Pateri 1706 e dalconte Ponsiglione 1707 .5.3. Le prime obiezioni austriache e la figura di MelasAlle istanze ed alle prese di posizione del nuovo governo piemontese,però, non tutti reagirono con eguale entusiasmo 1708 . Molti, in modoparticolare gli esponenti del gabinetto viennese 1709 , si dimostraronodecisamente avversi ai nuovi provvedimenti 1710 . Tra i principali1698 Ibidem1699 Ibidem1700 Ibidem1701 Domenico Carutti. pag.58, nota 1.1702 Ibidem1703 Ibidem1704 Ibidem1705 http://www.vivant.it/pagine/FMPro?-db=CD_Pers.fp5&-lay=Web&-error=error.htm&-format=result_nome.htm&Famiglia=Pateri%20(Patteri)&ID_Famiglie=4612&Nome=Gianfrancesco%20Felice%20&generazione=2&-find.1706 Domenico Carutti, op. cit., pag.58.1707 Ibidem1708 Guido Astuti, Francesco Cognasso, Arturo Lisdero, Luigi Mondini e Ruggero Moscati. Lamonarchia piemontese nei secoli XVI-XVIII. Famija piemonteisa di Roma. Roma 1950. pag.471709 Domenico Carutti, op.cit.pag.68.1710 Ibidem157


oppositori c’era forse l’uomo più importante di Vienna in quelmomento presente nel territorio piemontese 1711 ; il generale, ebarone 1712 , ormai settantenne 1713 , Michael Fridrich Benedikt vonMelas, uno dei principali prossimi protagonisti della storia sabauda.Il generale, nato a Redeln, in Transilvania, dopo essere stato uno deglistraordinari protagonisti delle precedenti guerre austriache 1714 , nel1799, venne nominato comandante in capo delle forze armateaustriache nel settore italiano e, successivamente, secondo in comandodell’esercito austro-russo 1715 . La sua posizione gerarchica quindi erasottostante a quella di Suwarow, del quale era alle dipendenze. Ilfeldmaresciallo russo, come prova la sua corrispondenza dallacampagna italiana 1716 , non provava grande stima per il militarel’austriaco 1717 il quale era spesso ripreso per le sue inspiegabililentezze 1718 nell’eseguire gli ordini.L’opinione del generale russo non era comunque affatto isolata.Melas, infatti, non era per nulla risparmiato dalle critiche, anche distorici autorevoli 1719 , ed era spesso descritto come un prepotente ed unindividuo dozzinale 1720 .1711 Editti del 29,30 e 31 maggio; 6 giugno e 2 agosto 1799. Noi Barone de Melas. Collezioneprivata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.1712 Editto del 29 maggio 1799 Noi Barone de Melas. Collezione privata Marco Albera. ISINPiemonte Torino.1713 Marco Albera e Oscar Sanguinetti, op. cit., pag. 57.1714 Marco Galandra e Marco Baratto, op.cit., pag. 19.1715 Ibidem1716 Piero Cazzola, op. cit., pag. 25.1717 Ibidem1718 Ibidem1719 Gaudenzio Claretta, op.cit., pag.20.1720 Ibidem158


Nonostante le critiche, comunque, Melas era di fatto uno degli uominipiù potenti a quel momento nel territorio piemontese. Gli edittiemanati nella città di Torino tra il maggio e l’agosto del 1799 1721 nesono una prova concreta. Il barone viene qualificato come“Commendatore dell’ordine di Maria Teresa, Generale di Cavalleria,Proprietario di un reggimento di Corazzieri - e soprattutto -Comandante Generale dell’Armata Imperiale Regia – Apostolica inItalia” 1722 .Melas, dall’alto dei suoi titoli, rappresentava di fatto il gabinetto diVienna e, soprattutto, i suoi piani per il Piemonte e la sua capitale, chevedremo nel dettaglio più tardi. I continui scontri con il generaleSuwarow 1723 rappresentavano perfettamente l’atmosfera d’astio chesi era creata nel capoluogo piemontese 1724 e l’ennesima divisioneideale che travolse nuovamente i torinesi ; questa volta divisi tra isostenitori dello Zar e le autoritarie ideologie austriache, cheiniziavano a farsi sempre più chiare.5.4. I nuovi intrighi di Torino e le mire austriacheI progetti del feldmaresciallo e del gabinetto russo, però, cozzavanotremendamente con quelli dell’Imperatore d’Austria Francesco II e del1721 Editti del 29,30 e 31 maggio ; 6 giugno e 2 agosto 1799. Noi Barone de Melas. Collezioneprivata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.1722 Ibidem1723 Guido Astuti, Francesco Cognasso, Arturo Lisdero, Luigi Mondini e Ruggero Moscati. Lamonarchia piemontese nei secoli XVI-XVIII. Famija piemonteisa di Roma. Roma 1950. pag.471724 Ibidem159


suo potente cancelliere Johannes Amadeus Franz de Paula barone diThugut 1725 , anche quest’ultimo assai mal visto da Suwarow 1726 .Ormai gli austriaci non potevano più tacere i propri progetti. Suwarowaveva sistemato a suo piacimento l’amministrazione piemontese 1727 edil sovrano, avvertito dal feldmaresciallo russo 1728 , era ormai sullastrada di ritorno per la capitale 1729 .I progetti austriaci erano molto più semplici di quanto si potesseimmaginare.Il regno sabaudo non era considerato che come una conquistaaustriaca 1730 ; da mantenere o, magari, da utilizzare come merce discambio 1731 con altri territori in sede di trattati di pace 1732 .Anche le motivazioni di tanta crudezza era tremendamente semplicida comprendere. Vienna non ha mai creduto alla buona fededell’uscita dalla guerra del regno piemontese 1733 . L’Austria, infatti,sospettava, a torto, che la famiglia reale avesse firmato, in gransegreto, un accordo con i francesi 1734 per proseguire la il conflittoinsieme 1735 contro l’Impero asburgico.1725 Marco Galandra e Marco Baratto, op.cit. pag.66.1726 Piero Cazzola, op.cit., in particolare lettera a A.K. Razumovskij del 27 maggio 1799.pag. 38.1727 Editto del 12 giugno 1799 Per parte del governo piemontese. Collezione privata MarcoAlbera. ISIN Piemonte Torino1728 Gaudenzio Claretta, op.cit., pag.20.1729 Ibidem1730 Filippo Ambrosini, op.cit., pag.81.1731 Ibidem1732 op.cit., pag.801733 op.cit., pag.811734 op.cit., pag.801735 Ibidem pag.81160


A testimonianza delle operazioni austriache sono le parole del celebreteologo don Franco Tonso 1736 , reggente al ministro degli esteripresidente della municipalità di Tortona 1737 , commissario generale deldipartimento di Alessandria 1738 e futuro ministro degli esteri nelconsiglio supremo 1739 , ma soprattutto, uno dei più importanti ed attentitestimoni delle barbarie austriache in Piemonte 1740 . “Spolparlo dunquesi vuole il nostro paese e per spolparlo a man salva si vanta il dirittodi conquista e si cercano nelle stesse passate disgrazie, pretesti ditorti” 17415.5. L’allontanamento di Suwarow ed il problema del rientro del re.Dei nuovi cambiamenti che interessarono il Piemonte, ma non deipiani austriaci, fu tempestivamente informato l’ignavo 1742 e malato 1743re, Carlo Emanuele IV di Savoia, il quale, dal dicembre del 1798 eraconfinato, con la sua corte, nell’isola di Sardegna 1744 .Suwarow, da Frugarolo 1745 , gli scrisse una lettera - della quale, però,non si trova traccia neppure negli archivi sabaudi 1746 . Nella lettera ilfeldmaresciallo fece un piano della situazione; gli confermò la1736 Claretta Gaudenzio, op.cit., pag.14.1737 Ibidem1738 Ibidem1739 Domenico Carutti, op.cit., pag.58, nota 1.1740 Gaudenzio Claretta, op.cit., pag.21.1741 Ibidem1742 Gianni Oliva, op.cit., pag 334.1743 Ibidem1744 Ibidem1745 Gaudenzio Claretta, op.cit. pag.20.1746 Joseph Eduard Gachot, Les campagne de 1799. Suvorov en Italie, Paris, Perrin et Cie, 1903.cit.a pag.207, nota 2.161


sconfitta delle forze militari giacobine 1747 e, soprattutto, che egliavrebbe potuto prepararsi quanto prima a tornare in possesso deipropri possedimenti di terraferma 1748 .Suwarow, non fu il solo a richiamare il sovrano a Torino 1749 . Allalettera da Frugarolo seguirono altre corrispondenze, tra cui quella diFilippo Aglié di San Martino 1750 , conte di Front, ma soprattuttoministro piemontese a Londra 1751 . Nella lettera il conte comunicò almonarca quanto sarebbe stato lieto, e con lui tutto il gabinettoinglese 1752 , di rivedere il trono sabaudo occupato da un Savoia.Fu allora che il re diede annuncio di un suo prossimo arrivo inPiemonte. Per rendere agevole il viaggio e per rassicurare di personala corte reale, gli fu mandato incontro il conte AlessandroGifflenga 1753 , noto alle cronache dei voltagabbana piemontesi peresser passato, come tanti altri aristocratici, militari o semplici cittadini,dai servigi francesi a quelli dell’esercito coalizzato 1754 .Suwarow, ormai certo del rientro della corte sabauda 1755 , dopo avertentato di dare ordine all’amministrazione piemontese, lasciò la suaamministrazione nelle fedeli mani del conte di Revel 1756 e partì alla1747 Gaudenzio Claretta, op.cit., pag.20.1748 Ibidem1749 Ibidem1750 Domenico Carutti, op.cit., pag 355.1751 Gaudenzio Claretta, op.cit. pag.20.1752 Ibidem1753 Piero Crociani, Gifflenga, Alessandro, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istitutodella Enciclopedia italiana, 2000, vol., 54, pag., 638.1754 Ferdinando A. Pinelli, op.cit., vol.II, pag.158.1755 Gaudenzio Claretta, op.cit. pag.20.1756 Editto del 12 giugno 1799 Per parte del governo piemontese. Collezione privata MarcoAlbera. ISIN Piemonte Torino.162


volta di Genova 1757 per completare la sua campagna militare.A quel punto ebbero inizio i piani di Vienna.Suwarow, che come detto aveva tutte le intenzioni di riportare ilsovrano sul trono sabaudo 1758 , dopo la vittoria nei dintorni dellacapitale ligure, fu raggiunto da una clamorosa comunicazione 1759 . Ilmittente era il gabinetto viennese 1760 . L’ordine era perentorio ;cambiare rotta e recarsi tempestivamente in Svizzera 1761 percontrastare l’avanzata delle truppe del generale Masséna 1762 .Suwarow, se pur con immenso rammarico, “con l’animo trafitto” 1763 ,sapendo, o comunque supponendo, le reali motivazioni diquell’improvviso contrordine 1764 , tralasciò il volere dello Zar edubbidì ai voleri austriaci andando a contrastare l’Armée d’Italie. Ilfeldmaresciallo, probabilmente, si aspettava un suo allontanamentodal territorio piemontese 1765 . Il consiglio aulico austriaco malsopportava la sua presenza nel regno sabaudo 1766 e questainsofferenza, assolutamente reciproca 1767 , fu ampliamentedocumentata dalla fitta corrispondenza che l’anziano ufficiale ebbe1757 Gaudenzio Claretta, op.cit. pag.14.1758 Manifesto di S.A il Sig. Conte Suwarow Rimnischy. Dal quartier generale di Torino li 26maggio 1799. Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.1759 Gaudenzio Claretta, op.cit. pag.14.1760 Ibidem1761 Ibidem1762 Ibidem1763 Domenico Carutti, op.,cit., pag.69.1764 Ibidem1765 Piero Cazzola, op.cit., pag.11.1766 Ibidem1767 Ibidem163


con l’ambasciatore russo alla corte austriaca A.K. Razumovskij 1768 .Suwarow si sentì terribilmente responsabile per quello che sarebbepotuto succedere al re 1769 . Era stato lui a richiamarlo sul trono ed oratemeva seriamente che a lui ed alla sua famiglia potesse essere fattodel male 1770 . Ma questo non accadde.Allontanato il feldmaresciallo dai confini sabaudi, gli austriacipoterono, a quel punto, trovare più tranquillamente una soluzione perCarlo Emanuele, ormai prossimo all’arrivo. Il ritorno del sovrano,seppur debole ed innocuo come Carlo Emanuele IV, potevarappresentare un ostacolo ai disegni di Vienna 1771 .Il compito di bloccare la famiglia reale fu dato al generale d’Aspre 1772 ,comandante degli austriaci nel territorio toscano 1773 .Il re, e la sua corte, partì da Cagliari sul vascello britannicoFulminant 1774 ed approdò, il 22 agosto del 1799 1775 , nella città diLivorno, nello stesso porto da dove, nel dicembre dell’anno prima 1776 ,costretto dagli eventi 1777 , dovette imbarcarsi sulla fregata toscana“Rondinella” 1778 alla volta della Sardegna. Nella provincia livornese ilsovrano fu catturato 1779 , per poi essere penosamente relegato 1780 , con1768 op.cit.,.37.1769 Domenico Carutti, op.cit., pag.70.1770 Ibidem1771 Gaudenzio Claretta, op.cit., pag.21.1772 op.cit.,pag.24.1773 Ibidem1774 Domenico Carutti, op. cit., pag.75.1775 Ibidem1776 Filippo Ambrosini, op.cit., pag.48.1777 Ibidem1778 Gianni Oliva, op.cit., pag.336.1779 Gaudenzio Claretta, op. cit., pag.24.1780 Ibidem164


la sua famiglia, nella villa di Poggio Imperiale nei pressi diFirenze 1781 . Fu la triste fine di un tipico prodotto di fine razza. CarloEmanuele non tornerà mai più a Torino. Malato (affetto diepilessia 1782 ) e sempre più fragile, abdicò il 4 giugno 1802 in favore disuo fratello minore il Duca d’Aosta Vittorio Emanuele 1783 . Trascorsegli anni della vecchiaia vagando tra i castelli dei nobili campani eromani 1784 . Il successore di Vittorio Amedeo III dovette, più di altri,subire sconfitte, la prepotenza dei francesi (che occuparono ilPiemonte e lo cacciarono dalla propria terra), l’estorta rinuncia ai suoidomini subalpini ed, in fine, il ritiro in Sardegna, l’isola che dava ilnome al suo Regno e che tutta via gli era sconosciuta. Carlo EmanueleIV morirà il 6 ottobre 1819 1785 dimenticato dalla famiglia e quasicompletamente cieco 1786 .5.6. Il sostegno dei torinesi ai piani di ViennaUna volta sistemato il feldmaresciallo ed il sovrano, la politicaaustriaca iniziò a perseguitare ed allontanare dalle mura torinesi ipersonaggi più vicini alla corona 1787 o comunque scomodi agliaustriaci 1788 .Il fatto che forse più sorprende non è tanto l’avidità viennese, che trale altre, aveva particolari mire sulle province della Lomellina, cedute1781 Virgilio Ilari, Piero Crociani e Ciro Paoletti, Storia militare dell’Italia giacobina, pag.122.1782 Gianni Oliva, op.cit., pag.338.1783 Ibidem1784 Ibidem1785 Ibidem1786 Ibidem1787 Gaudenzio Claretta, op.cit., pag.21.1788 Ibidem165


alla Sardegna nel trattato di Vomazia 1789 - una vera spina nel fiancodella diplomazia austriaca 1790 - ma piuttosto il fatto chel’atteggiamento e le repressioni dei nuovi occupatori, avvenissero conil benestare di alcune frange della popolazione torinese 1791 , chedimostrò ancora una volta il suo animo voltabandiera 1792 .Le parole del Tonso, raccolte nell’opera di Gaudenzio Claretta 1793 ,svelano una vera e propria corrente politica all’interno della societàpiemontese 1794 che, mossa da ragioni di ogni origine e tipologia, difatto lavorava in favore dell’Austria 1795 .5.7. L’attacco a Thaon del generale TagUna delle mosse successive per la piena conquista del territoriosabaudo e dell’eliminazione di Suwarow e Carlo Emanuele, eraaccedere a delle cariche politiche di rilievo. La più ambita,naturalmente, era la luogotenenza del regno. Essa, come si è visto, eraoccupata dal conte Thaon di Revel, ovviamente, assai inviso agliesponenti ed ai simpatizzanti di Vienna 1796 .Un’eccezionale testimonianza sia della malevolenza alla quale il conteera oggetto e sia dell’indole prepotente degli austriaci è una lettera,datata 28 novembre del 1799 1797 , scritta dall’ambizioso ed ardente1789 Ferdinando A. Pinelli, II vol., op.cit., pag.159.1790 Ibidem1791 Gaudenzio Claretta, op.cit., pag.271792 Ibidem1793 Ibidem1794 Ibidem1795 Ibidem1796 G.Claretta, op.cit. pag.18.1797 Ibidem166


conte Chialamberto, considerato una dei capi del neo nato partitoaustricante 1798 . Le sue parole sono straordinariamente esplicative. “Ilsignor conte di sant’Andrea merita tutto e per le sua passate disgrazie– riferendosi, molto probabilmente, alla prigionia nelle carcerigiacobine - e per le sua ottime qualità e per i suoi servigi ma hacontro di sé tutto il corpo austriaco, ora padrone del Paese”. Poicontinua: “Gli si diano onori , titoli e denari a rotta di collo ma ilPaese si salvi” 1799 .Questa lettera preannunciava una vera e propria guerra con illuogotenente del regno definendo il corpo austriaco come l’unicopadrone del Regno.Revel doveva essere rimosso. Gli austriaci, però, non vollero esordirecon le maniere forti, probabilmente per non accendere inopportunesommosse popolari, ed iniziarono una sottile campagna di pressionipolitiche.Il, non certo semplice, compito di convincere il presidente delsupremo consiglio a liberare la propria carica fu conferita ad un certogenerale Tag 1800 , quartier mastro generale dell’armata austriaca 1801 .Egli, inizialmente, cercò, francamente in maniera alquanto goffa edingenua 1802 , a spingere il conte alle dimissioni 1803 , rendendogli notoche un suo volontario allontanamento sarebbe stato assai gradito1798 Ibidem1799 Ibidem1800 op.cit.pag.21.1801 Ibidem1802 Ibidem1803 Ibidem167


dall’amministrazione austriaca 1804 . Revel, naturalmente, rifiutò consdegno 1805 .Fallito il primo tentativo, il generale Tag, allora, incominciò a colpiresu quello che da sempre era il nervo scoperto per l’esercito del regnosabaudo; i debiti di guerra 1806 . Secondo l’obbiezione l’imperatored’Austria Francesco II si fece carico di tutti gli oneri e le spese diguerra 1807 e sarebbe stato quindi corretto ed opportuno che egli potessedisporre delle cariche politiche 1808 e dei mezzi per continuare asostenerla 1809 . La tesi fu duramente, ed abilmente, contestata dalThaon 1810 il quale in pochissimo tempo, presentò i conti e le cifrefornitegli dal conte Serra d’Albugnano, responsabile dell’ufficio delsoldo 1811 . Da quei numeri risultò che il Piemonte fornì all’armataaustriaca oltre 18 milioni di lire 1812 in pochi mesi, da aggiungere,secondo l’obiezione di Thaon, alle spese sostenute dalla città 1813 , daicomuni e dai privati cittadini piemontesi 1814 .Questa enorme cifra poi, aggiunta alle requisizioni imposte dal baroneMelas , che da sole ammontarono ad oltre 201804 Ibidem1805 Ibidem1806 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani, Bella Italia militar. Eserciti e marine nell’Italiapre-napoleonica (1748 - 1792). Roma, USSME, 2000, pag.51.1807 G.Claretta op.cit.pag.21.1808 Ibidem1809 Ibidem1810 Ibidem1811 D.Carutti, op.cit., pag.58 nota 1.1812 G.Claretta op.cit.pag.21.1813 Ibidem1814 Ibidem168


milioni 1815 ed alle somministranze tolte dagli arsenali 1816 faceva salireil contributo sabaudo alla causa della guerra ad oltre 40 milioni dilire 1817 .5.8. La commissioneThaon di Revel, falliti i tentativi di Tag, proseguì la suaorganizzazione dando precedenza alle forze armate intuendo che idesideri espansionistici austriaci non si sarebbero certamente fermati eche la prossima mossa d’attacco al potere piemontese sarebbe da lìvenuta.Di fatto, gli austriaci avevano già ingerenza sull’aspetto militare delPiemonte. Con un editto del 27 maggio 1799, firmato da Suwarow,infatti, veniva investito di poteri militari amplissimi il tenenteGenerale austriaco e barone De Latour 1818 , (da non confondere conVittorio Amedeo de La Tour Sallier 1819 , membro della potente estimata famiglia dei marchesi di Cordon 1820 ). Al secondo articolo diquesto documento si legge che il Tenente Generale Barone De Latourviene “...da Noi investito si tutti li poteri più ampj per provvederenelle Province del Piemonte al Militare, e Polizia, al Giuridico, ed1815 Nicola Brancaccio. L’esercito del vecchio Piemonte, pag.306.1816 G.Claretta, op.cit. pag.21.1817 Ibidem1818 Manifesto di S.A il Sig. Conte Suwarow Rimnischy. Dal quartier generale di Torino li 27maggio 1799. Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.1819 A.F.Trucco, Il marchese de Cordon a Vittorio Amedeo III. Corrispondenza inedita e cifrata(con aggiunta di altri documenti). Alessandria. Società poligrafica 1909. pag. XXI.1820 Ibidem169


all’Economico nella maniera, che meglio crederà adatta, e collenomine di que’ Soggetti dotati della idoneità, e probità sufficiente” 1821Revel cercò di arginare il dilagante potere austriaco. Nominò uncongresso militare 1822 per regolare l’armata, dandone la presidenza alluogotenente generale, e barone, Giorgio Francesco 1823 de laFlechere 1824 . Gli altri componenti furono il conte Castellamonte 1825 ,Gaspare Gaetano des Hayes 1826 , conte di Mussano 1827 , il conteBussolino 1828 , il conte Richelmi 1829 ed, in fine, il cavalierBelmondo 1830 .Questo congresso però non ebbe mai poteri sufficienti per dirigere igiochi militari del neo nato Regno. I tentativi del Revel furono, infatti,abilmente arginati dal generale Melas 1831 , il quale, auspicava, senzaalcun ritegno, alla creazione di corpi franchi specializzati da metterealle disposizioni dei due Imperatori 1832 e quindi direttamente alleproprie 1833 .1821 Manifesto di S.A il Sig. Conte Suwarow Rimnischy. Dal quartier generale di Torino li 27maggio 1799. Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.1822 G.Claretta, op.cit.pag.24.1823 Ibidem1824 Ibidem1825 Ibidem1826 Ibidem1827 Ibidem1828 Ibidem1829 Ibidem1830 Ibidem1831 N.Brancaccio. L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti. Pag.318.1832 op.cit.pag.305.1833 F.Frasca, op.cit. pag.54.170


L’11 dicembre del 1799 1834 , il generale austriaco chiese al consigliosupremo la creazione di una commissione militare 1835 , formata daaustriaci e da piemontesi 1836 , che dirigesse e supervisionasse sugliaffari militari 1837 .Melas fu tempestivamente accontentato 1838 : la commissione fucomposta da cinque membri 1839 , due esponenti austriaci e trepiemontesi 1840 . Tra le file dei rappresentanti sabaudi ci furono: ilmaggiore generale Ignazio Thaon, cavaliere di Revel e colonnello diCuneo 1841 (ex ambasciatore a Parigi e secondogenito del conte diSant’Andrea 1842 ) , il marchese d’Albaretto 1843 Giovanni AlessandroValperga, brigadiere d’armata piemontese e colonnello di PiemonteReale 1844 , ed, in fine, il conte di Mussano Gaspare Gaetano desHayes 1845 , brigadiere d’armata piemontese e colonnello delreggimento Guardie 1846 . (La nomina di quest’ultimo risultò moltocontestata e sollevò diversi clamori, soprattutto, in considerazione delfatto che il conte, ai tempi della prima occupazione giacobina, accettò1834 N.Brancaccio. L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti. Pag.318.1835 Ibidem1836 Ibidem1837 Ibidem1838 Ibidem1839 Ibidem1840 Ibidem1841 Ibidem1842 D.Carutti op. cit., pag.393.1843 N.Brancaccio. L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti. Pag.318.1844 Ibidem1845 Ibidem1846 Ibidem171


di comandare la prima mezza brigata leggera repubblicana, anche sein realtà non la seguì mai sino al fronte 1847 ).La rappresentanza austriaca nella commissione era numericamente inminoranza – due su cinque 1848 - ma riuscì, comunque, ad ottenerne lapresidenza 1849 . Essa fu affidata al conte di Bomport 1850 , luogotenentegenerale 1851 , al quale verrà affiancato il marchese di Bellgarde 1852 ,generale maggiore 1853 .La commissione rappresentava, in poche parole, l’organo politicoamministrativo principale attraverso il quale il gabinetto viennesepoteva gestire 1854 sia le forze militari, sia le casse piemontesi 1855 .Un organo con competenze molto ampie e, di fatto, dipendente dalgenerale in capo dell’armata austriaca in Italia 1856 . Sotto la suadirezione c’erano i principali organi amministrativi 1857 , l’ufficio delsoldo 1858 , il servizio d’artiglieria e del genio 1859 , funzioni,quest’ultime, sottratte al dicastero della guerra 1860 .1847 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I, pag.65.1848 N.Brancaccio. L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti. Pag.318.1849 Ibidem1850 Ibidem1851 Ibidem1852 Ibidem1853 Ibidem1854 Ibidem1855 Ibidem1856 Ibidem1857 Ibidem1858 Ibidem1859 Ibidem1860 Ibidem172


Per l’istruzione delle materie militari la commissione era supportatada un ufficio 1861 suddiviso in quattro sezioni ben separate 1862 ; la primaaveva competenze riguardo la fanteria d’ordinanza 1863 , la secondariguardo la fanteria provinciale 1864 , la terza riguardo la cavalleria 1865 edin fine la quarta che aveva una competenza duplice; artiglieria egenio 1866 . Oltre all’ufficio speciale ed alla commissione, cherappresentavano una sorta di organo legislativo, le decisioni militariprese in comune accordo, per essere attuate, dovevano esseretrasmesse alla segreteria di guerra 1867 , che aveva invece compitiesecutivi, ma che di fatto, come abbiamo visto, fu sottoposta allacommissione 1868 .6. Le nuove forze armate piemontesi6.1. L’ennesimo stato di sudditanzaNaturalmente, l’ingerenza austriaca sulla politica piemontese 1869 nonavrebbe mai permesso la costituzione di un armata sabaudamilitarmente preparata e politicamente incisiva come quella1861 Ibidem1862 Ibidem1863 Ibidem1864 Ibidem1865 Ibidem1866 Ibidem1867 Ibidem1868 Ibidem1869 Guido Astuti, Francesco Cognasso, Arturo Lisdero, Luigi Mondini e Ruggero Moscati. Lamonarchia piemontese nei secoli XVI-XVIII. Roma, Famija piemonteisa di Roma, 1950, pag. 47.173


precedente 1870 . Essa sarebbe stata considerata poco più che un’armatasatellite, sottoposta al potente esercito viennese 1871 . Si stava aprendo,per il Piemonte, un ennesimo stato di sudditanza militare.Furono costituiti 5 battaglioni di fanteria d’ordinanza 1872 (4.404uomini 1873 ), 10 battaglioni provinciali 1874 (6.456 uomini) 1875 , 1reggimento d’artiglieria 1876 (1.300 uomini) 1877 , 2 battaglioni dicavalleria e di dragoni appiedati 1878 (1655 uomini) 1879 e, in fine, 2corpi stranieri 1880 (alemanno e grigione, che insieme contavano 550uomini) 1881 . Il totale degli uomini ammontava ad appena 14.365uomini 1882 .6.2. Il rastrellamento dei prigionieriL’idea di ricomporre i vecchi reggimenti con il medesimo personaleveterano avrebbe senza dubbio avuto vantaggi notevoli 1883 , soprattuttoper ciò che riguarda la disciplina e, soprattutto, l’unità del corpo1870 Ibidem1871 Ibidem1872 F.Frasca op. cit., pag.54.1873 Ibidem1874 Ibidem1875 Ibidem1876 Ibidem1877 Ibidem1878 Ibidem1879 Ibidem1880 Ibidem1881 Ibidem1882 Ibidem1883 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I,pag.129.174


stesso 1884 . Le circostanze del 1799, però, vedevano la maggior partedel personale, già smembrato oppure dislocato 1885 .In mano agli austriaci rimasero gli 800 catturati sull’Adige e forse altri1.000 catturati dopo la restaurazione 1886 , i quali, considerati traditoriverso la corona 1887 , furono esclusi dallo scambio con i prigionieriaustriaci in mano francese e spediti a marce forzate in Boemia eUngheria 1888 .Dopo laboriose trattative con la luogotenenza di Torino 1889 , alla finel’Austria accettò di far rimpatriare 500 prigionieri 1890 , messi adisposizione dei quattro battaglioni d’ordinanza piemontesi 1891 .Diversa fu la sorte dei 12.500 prigionieri di Vergerio, i quali ottennerola liberazione dagli austriaci ed il rientro in Francia 1892 . Non contentidella destinazione, però, la maggior parte preferì disertare durante iltragitto 1893 . 1.500 1894 passarono alla legione Balegno 1895 ed altri ancoraal servizio austriaco 1896 .In definitiva i soldati d’ordinanza, o esteri, recuperati furono appena5.500 su 21.500 1897 .1884 Ibidem1885 Ibidem1886 Ibidem1887 Ibidem1888 Ibidem1889 Ibidem1890 op.cit.pag.130.1891 Ibidem1892 Ibidem1893 Ibidem1894 Ibidem1895 Ibidem1896 Ibidem1897 Ibidem175


6.3. Le epurazioni politicizzateNaturalmente, non mancarono le epurazioni. Per lo più esse eranocondotte da motivazioni tutt’altro che militari ma piuttosto politiche epersonali 1898 . Mentre da un lato furono riconfermati ad incarichi divertice figure discutibili come il capobrigata dell’artiglieriapiemontese Roccati 1899 , il quale accettò di bombardare Torino dallacittadella 1900 , o Mussano, comandante delle Guardie e della I mezzabrigata leggera 1901 , dall’altro lato, non furono riammessi in servizionelle Guardie tre ufficiali della stessa mezza brigata 1902 (tenenteFerraris di Celle e capitani Cigala e San Martino della Torre 1903 )colpevoli di essersi dimostrati troppo valorosi di fronte agliaustro-russi 1904 .6.4. La chiamata dei soldati provinciali ed il rifiuto al giuramento delreggimento di IvreaI provinciali furono richiamati da Suwarow con un proclama del 2giugno 1905 , assicurando che non sarebbero stati impiegati fuori delterritorio nazionale 1906 . La chiamata ebbe successo, probabilmente1898 Ibidem1899 Ibidem1900 Ibidem1901 Ibidem1902 Ibidem1903 Ibidem1904 Ibidem1905 Ibidem1906 Ibidem176


anche grazie alla presenza in territorio nazionale del duca d’Aosta 1907 ,ma la sua efficacia politica fu in parte indebolita dall’ordineluogotenziale di attivare subito 10 centurie reggimentali 1908 daaggregare, entro il 25 luglio, alle forze austriache 1909 . Alla tiepidezzadimostrata 1910 , il governo rispose costituendo, le compagniereggimentali di riserva 1911 .Al 18 marzo 1912 risultavano distribuite 807 serie di vestiario a ciascunreggimento 1913 , tranne quelli di Mondovi e Susa che ne avevanoricevute 500 e 1.021 1914 , per un totale di 7.977 1915 . I reggimentiprestarono giuramento 1916 , ad eccezione di quello di Ivrea 1917 che, nonsoddisfatto della formula, ricusò di farlo aggiungendo di aver giàprestato fedeltà al re nell’agosto 1799 1918 .6.5. La fanteria d’ordinanzaLa ricostituzione della fanteria d’ordinanza fu ben più laboriosa 1919 .Nel giugno 1799 si formarono 2 centurie (Guardie e Piemonte) a1907 Ibidem1908 Ibidem1909 Ibidem1910 Ibidem1911 Ibidem1912 op.cit.pag.131.1913 Ibidem1914 Ibidem1915 Ibidem1916 Ibidem1917 Ibidem1918 Ibidem1919 Ibidem177


Torino 1920 , 3 compagnie (Monferrato) a Chieri 1921 e la centuria Savoiarecuperata dalla Toscana 1922 . Seguirono poi compagnie o centuriedegli altri reggimenti nazionali (Saluzzo, Aosta, Marina, Alessandria,Regina, Lombardia e Leggero 1923 ) subito aggregate alle varie divisioniaustriache 1924 .In settembre, Melas diede ordine di accorpare tutta la fanteriad’ordinanza in deposito a Torino per formare i primi battaglioni dei 4reggimenti piemontesi 1925 (Guardie, Savoia, Monferrato ePiemonte 1926 ). Questo criterio però scontentò i colonnelli 1927 .Scontentando anche l’ufficialità di Monferrato e Piemonte, il 26dicembre la commissione militare 1928 deliberò di accorpare i 4battaglioni per completare sul piede austriaco i 2 reggimenti piùanziani (Guardie e Savoia) 1929 . Il giorno dopo, però, la commissioneapprovò di ricostituire 5 reggimenti sul vecchio piede piemontese 1930 ,vale a dire su 2 battaglioni di 2 centurie 1931 e il 28 dicembre 1932 ,accontentò anche l’ufficialità dei 5 reggimenti meno anziani 19331920 Ibidem1921 Ibidem1922 Ibidem1923 Ibidem1924 Ibidem1925 Ibidem1926 Ibidem1927 Ibidem1928 Ibidem1929 Ibidem1930 Ibidem1931 Ibidem1932 Ibidem1933 Ibidem178


decidendo di ricostituirli tutti e 10, sia pure su 1 solo battaglione di400 uomini 1934 .Il 4 gennaio 1800, Melas assegnò i siti di radunata per soli 4battaglioni nazionali di 30 ufficiali e 850 uomini 1935 , ordinati su 7compagnie (1 granatieri e 6 fucilieri) di 4 ufficiali e 115 uomini 1936 .Tali battaglioni partirono incompleti dal deposito di Torino, dovecontinuarono però ad affluire le reclute volontarie 1937 . Presso ilbattaglione rimasero inoltre 6 compagnie 1938 , una per ciascuno deireggimenti nazionali meno anziani 1939 , che l’8 marzo, pur conservandola rispettiva uniforme, furono aggregate ai 4 battaglioni attivi 1940 . Inaprile, poi, questi ultimi, forti in tutto di 2.200 uomini, furono ridotti a3, accorpando Guardie e Savoia 1941 .Il battaglione leggero contava 714 cacciatori 1942 . Quelli di fanteriafurono poi rinforzati da 800 coscritti 1943 tratti dalle compagnieprovincialidi riserva 1944 e completati, alla fine di maggio, da 500ex-prigionieri rientrati dalla Boemia 1945 .1934 Ibidem1935 Ibidem1936 Ibidem1937 Ibidem1938 op.cit.pag.132.1939 Ibidem1940 Ibidem1941 Ibidem1942 Ibidem1943 Ibidem1944 Ibidem1945 Ibidem179


6.6. La cavalleria appiedataLa cavalleria piemontese, come abbiamo già avuto modo di vedere neicapitoli precedenti, fu poco utilizzata in passato 1946 . Ad avvalorarequesta tesi fu il suo recupero quasi intero 1947 . Ciò rafforzaval’aspirazione degli ufficiali dell’Arma ad ottenere la ricostituzione deiloro reggimenti 1948 . Nel marzo 1800 1949 , la commissione militarecominciò a costituire 2 reparti montati 1950 , uno di 60 cavalieri e uno di70 dragoni 1951 .Mosso da una politica di risparmio però, Melas 1952 bloccò la rimontadi altri reparti, essendo più redditizio assegnare i cavalli disponibili aireggimenti austriaci ed utilizzare il personale piemontese per formare2 battaglioni appiedati di granatieri 1953 .6.7. L’ indispensabilità dell’artiglieriaCome abbiamo già visto in precedenza, l’artglieria piemontese godevadi celebrità internazionale e gli austriaci avevano bisogno di tantaprofessionalità 1954 . A testimonianza di questo fu il trattamento speciale1946 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag.28.1947 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani, Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I,pag.132.1948 Ibidem1949 Ibidem1950 Ibidem1951 Ibidem1952 Ibidem1953 Ibidem1954 Ibidem180


che gli austro russi riservarono ai membri di quel corpo 1955 . Gliartiglieri che avevano difeso le cittadelle di Torino e Alessandriascamparono la prigionia 1956 e conservarono il grado e lo stipendio(addirittura Roccati ottenne prima il colonnellato del nuovo corpod’artiglieria e poi anche il gran magistero) 1957 .In complesso furono riassunti in servizio ben 95 dei 106 ufficiali 1958che nel dicembre 1798 avevano giurato fedeltà alla repubblica 1959 .Il 27 giugno 1960 , Suwarow aveva ordinato di ricostituire l’artiglieria su12 compagnie cannonieri e 4 specialisti 1961 . Era il modello d’organicodel dicembre 1796 1962 . Ma in quel momento erano disponibili soltanto269 artiglieri d’ordinanza e 34 provinciali 1963 . Intanto ufficiali,sottufficiali e graduati di nomina più recente 1964 minacciavano ditornarsene a casa se non si fossero riconosciuti loro i gradi e le paghedell’organico del febbraio 1799 1965 .La questione fu risolta dal decreto imperiale del 30 giugno 1966 , con ilquale il corpo fu preso in carico dall’erario austriaco riconoscendogradi, paghe e organico repubblicani 1967 .1955 Ibidem1956 Ibidem1957 Ibidem1958 op.cit.pag.133.1959 Ibidem1960 Ibidem1961 Ibidem1962 Ibidem1963 Ibidem1964 Ibidem1965 Ibidem1966 Ibidem1967 Ibidem181


Il 23 luglio, fu ufficialmente designato “corpo dell’artiglieriapiemontese” 1968 .Il corpo venne reclutato soltanto in parte e a fatica con elementiprovinciali 1969 , recuperando, in dicembre, anche i 107 artiglierid’ordinanza rimpatriati dalla Svizzera 1970 agli ordini del maggioreCappello 1971 per essere, man mano che venivano formati, aggregatialle unità austriache 1972 . Oltre che nelle piazze, i piemontesi furonoaddetti anche a 36 pezzi da montagna 1973 (quasi tutti impiegati inSvizzera e Valtellina 1974 ) e 40 da campagna 1975 , assegnati a coppie a20 battaglioni piemontesi e austriaci 1976 .Con decreto 4 aprile 1800 1977 , Melas fissò l’organico dell’artiglieria a2.367 teste 1978 (1.947 d’ordinanza e 420 provinciali 1979 ) su 16compagnie cannonieri e 1 operai e armaioli 1980 .6.8. L’ex guardia nazionaleLa guardia nazionale, per il comportamento assunto durante le vicende1968 Ibidem1969 Ibidem1970 Ibidem1971 Ibidem1972 op.cit.pag.134.1973 Ibidem1974 Ibidem1975 Ibidem1976 Ibidem1977 Ibidem1978 Ibidem1979 Ibidem1980 Ibidem182


del maggio 1799 1981 , fu, lungamente e ripetutamente, elogiata edefinita come “l’esempio di tutta l’Europa” 1982 . Queste parole diesaltazione furono pronunciate dal, solito, generale Melas e da uno deipupilli dello stesso Suwarow ; il tenente-feldmaresciallo Keim 1983 , cheda quando riuscì ad espugnare la cittadella divenne luogotenentegenerale 1984 , comandante della divisione di Torino 1985 e neo generaledella sua piazza 1986 , al posto dello sconfitto Fiorella.Questi scritti lodativi, seppur provenienti da persone di potere, nonriuscirono, però, a salvare la sorte del corpo della guardianazionale 1987 . Esso, infatti, fu brutalmente sciolto e sostituito 1988 , connon poche controversie, dal neo nato “Corpo reale permanente dellamilizia volontaria di Torino” 1989 , al quale fu conferito il compito ditutelare la pubblica sicurezza della capitale sabauda 1990 .Se non particolarmente incisive si dimostrarono le novità in campoburocratico, assolutamente determinanti, invece, si rilevarono le1981 Ibidem1982 Editto del 12 giugno 1799. Il marchese Don Carlo Francesco Thaon. Torino nella stamperiareale. Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.1983 Editto del 5 settembre 1799. Il Barone de Keim. Torino nella stamperia reale. Collezioneprivata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.1984 Editto del 11 settembre 1799. Il Barone de Keim. Torino nella stamperia reale. Collezioneprivata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.1985 Ibidem1986 Editto del 5 settembre 1799. Il Barone de Keim. Torino nella stamperia reale. Collezioneprivata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.1987 Editto del 11 settembre 1799. Il Barone de Keim. Torino nella stamperia reale. Collezioneprivata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.1988 Editto del 12 giugno 1799. Il marchese Don Carlo Francesco Thaon. Torino nella stamperiareale. Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.1989 Ibidem1990 D.Carutti op. cit.,.pag 59.183


novità in campo amministrativo e, naturalmente, politico 1991 . Se dauna parte, furono confermati tutti gli ufficiali 1992 , dall’altra, le carichedel consiglio d’amministrazione furono accuratamente conferite apersonaggi vicini al gabinetto di Vienna e ne fu cambiato il principiobasilare ovvero l’obbligo di prestare servizio personale e gratuitosenza possibilità di sostituzione 1993 .Anche qui, come nel consiglio supremo, tra i nomi dei personaggi dipotere del neo nato corpo, spiccano quelli di chi negli ultimi giorni dimaggio del ’99, contribuì, all’arrivo degli austro-russi, ad aprire leporte di Torino.L’ambita carica di presidente del consiglio d’amministrazione fuconferita all’ex municipalista, ed ex ministro degli esteri nel consigliosupremo interinale per S.M. il re di Sardegna 1994 , il conte Villa 1995 .Il resto del consiglio d’amministrazione fu, invece, così composto.All’avvocato Settime, personaggio molto vicino al Villa 1996 , fuconferita la carica di colonnello nel suddetto corpo 1997 . Gli altricolonnelli erano l’avvocato Marchetti 1998 , tal Debbate 1999 e tal1991 Ibidem1992 Editto del 12 giugno 1799. Il marchese Don Carlo Francesco Thaon. Torino nella stamperiareale. Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.1993 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, vol.I,pag.1231994 D.Carutti, op. cit.,. pag.58 nota 11995 Ibidem1996 Relazione degli avvenimenti che occorsero nel Piemonte e soprattutto in Torino tra il 28 aprilee il 28 maggio 1799. in G. Vaccarino, op.cit., pag. 4831997 Stato degli individui componenti l’attuale Consiglio d’Amministrazione del Corpo Reale de’Volontarj Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino1998 Ibidem1999 Ibidem184


Buscaglione 2000 . Naturalmente il consiglio era composto anche da altriufficiali come l’avvocato Revelli 2001 , capitano, l’avvocato Cucchi 2002 ,aiutante maggiore e tal Crosso, “ patrimoniale dei Reali Principi “ 2003 ,e capitano.Villa nominò al comando generale del neonato corpo il potentemarchese Ottavio Giuseppe Maria Faletti di Barolo 2004 .I problemi finanziari per l’ex guardia nazionale non si fecero peròattendere. Per delle beghe legate a degli stipendi non pagati aifazionieri 2005 , si incominciarono, ben presto, a formare sonori cori diprotesta ai danni del consiglio amministrativo che vistosi attaccatochiese aiuto al consiglio supremo ed al comando austriaco 2006 .Quest’ultimo, però, a conferma dell’aridità dei comportamentiaustriaci verso gli affari piemontesi, diede soltanto qualche scarso esvogliato aiuto senza però risolvere il problema 2007 .In febbraio, i ministri degli interni, il conte Cerrutti di CastiglioneFalletto 2008 , e delle finanze, Pietro Francesco Bergese 2009 , proposero alconsiglio supremo di sopprimere il corpo 2010 . Risultava troppo e2000 Ibidem2001 Ibidem2002 Ibidem2003 Ibidem2004 Per parte del governo piemontese. Il marchese Don Carlo Francesco Thaon. 12 giugno 1799Torino nella stamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.2005 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag 1232006 op.cit.pag.124.2007 Ibidem2008 Editto privo di data. La regia camera de’ conti. Collezione privata Marco Albera. ISINPiemonte Torino.2009 D.Carutti, op. cit.,.pag.58 nota 12010 op.cit., pag.59.185


piuttosto inutilizzato 2011 . La maggior parte dei torinesi abbienti, infatti,per difendere le proprie abitazioni assumevano dei mercenari 2012 . Loscioglimento però fu momentaneamente ed abilmente evitato anchegrazie all’intervento del partito filo austriaco 2013 ed in particolare dalconte, Chialimberto e di Vittorio Amedeo de La Tour Sallier,membro, quest’ultimo, della potente e stimata famiglia dei marchesi diCordon 2014 - e figlio di Giuseppe Amedeo de La Tour Sallier 2015 , ilgenerale che il 28 aprile 1796 2016 firmò il catastrofico armistizio diCherasco 2017 . I due nobili, agitando l’arma del pericolo di una rivolta,riuscirono a convincere i promotori di quello scioglimento asoprassedere. La soppressione della guardia nazionale, infatti,soprattutto in vista delle scelte dei suoi dirigenti, poteva voler dire pergli austriaci perdere peso politico sulla città.Il re, che anch’egli desiderava fortemente lo scioglimento del corpo,soprattutto per le motivazioni sopra indicate 2018 , incaricò il suo fedeleaiutante il marchese San Marzano di studiare un nuovoregolamento 2019 . Anche in questo caso però, come nell’episodio delritorno a Torino dalla Sardegna , il sovrano si mosse troppo tardi 2020ed il regolamento fu promulgato soltanto l’ 8 giugno 2021 , una settimana2011 Ibidem2012 Ibidem2013 Ibidem2014 A.F. Trucco, op.cit., pag.XXI.2015 Ibidem2016 M.Galandra e M.Baratto op. cit.,pag.11.2017 A.F. Trucco op. cit., pag. IX.2018 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag. 124.2019 Ibidem2020 Filippo Ambrosini, op. cit., pag.80.2021 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.124.186


prima di un ennesimo appuntamento con la storia. La battaglia diMarengo 2022 .6.9. Il battaglione allemanno e i grigioniIl battaglione allemanno era presente nella capitale piemontese già nelgiugno 1799 2023 e faceva parte, assieme a quello elvetico, dei duedepositi di truppe estere 2024 .Nel marzo 1800 2025 , a seguito dello scioglimento del deposito francesedelle truppe estere già al servizio piemontese 2026 , altri elementi delvecchio battaglione Brempt poterono raggiungere il deposito diTorino, portando la forza del corpo a 400 uomini 2027 (dai 300 cheerano 2028 ). Nel giugno dello stesso anno 2029 , poi, il corpo si concentrò aTorino 2030 nella speranza di poter essere accolto al servizio del nuovogoverno provvisorio piemontese 2031 . Così però non fu. Furonomantenute al servizio solamente la legione elvetica 2032 . Il battaglionealemanno dovette quindi sciogliersi 2033 . Parecchi, dichiarando false2022 Ibidem2023 Ibidem2024 Ibidem2025 Ibidem2026 Ibidem2027 Ibidem2028 Ibidem2029 Ibidem2030 Ibidem2031 Ibidem2032 Ibidem2033 Ibidem187


nazionalità 2034 , riuscirono ad arruolarsi ugualmente in vari corpi,anche francesi 2035 .Diversamente dai reggimenti svizzeri, quello grigione si era distintodurante la guerra delle Alpi 2036 e, non inserito nella convenzionefranco-elvetica 2037 , restò, al servizio franco-piemontese come forza disicurezza interna 2038 (malgrado l’esempio del capitano francopiemonteseIgnazio Schreiber che combatté alla Spinetta ed a Novi coifrancesi 2039 ).Il deposito dei grigioni, però, poté recuperare solamente 150uomini 2040 . Seguirono dei tentativi per reclutarne altri ma l’operazionefu ostacolata dalla presenza del centro novarese di reclutamentosvizzero 2041 (diretto dagli inglesi 2042 ).I 150 grigioni furono impiegati dagli austro-russi per la scorta deiprigionieri 2043 (i quali, paradossalmente, al ritorno dei francesi, furonoa loro volta dichiarati prigionieri e spediti a La Rochelle 2044 ) ed unaltra piccola parte fu accolta nella legione elvetica, tornata dallaFrancia 2045 .2034 Ibidem2035 Ibidem2036 op.cit.pag.125.2037 Ibidem2038 Ibidem2039 Ibidem2040 Ibidem2041 Ibidem2042 Ibidem2043 Ibidem2044 Ibidem2045 op.cit.pag.126.188


7. Le truppe piemontesi al servizio italiano e stranieroI progetti militari di Suwarow, così come quelle del “Côrso dagliocchi d’aquila” 2046 (come il feldmaresciallo russo amava definireNapoleone 2047 ) erano: unire sotto le proprie armate 2048 quelli che luistesso, in un editto dell’11 giugno 2049 , definì come “generosiguerrieri” piemontesi 2050 .A parte l’episodio del maggiore Balegno ed i suoi uomini, cheabbiamo affrontato precedentemente, anche altri soldati piemontesidecisero di passare tra gli uomini dell’esercito coalizzato.Gli austro-russi, a tal proposito, formarono nel territorio sabaudo settecompagnie cacciatori 2051 . Il reclutamento ed il comando di queste settecompagnie (una russa e sei austriache 2052 , riunite alla fine di maggionel Feldjaeger-corps 2053 ) fu affidato all’austricante 2054 colonnellobarone Filippo Brentano Cimarolli 2055 .2046 P.Cazzola, op.cit.pag.12.2047 Ibidem2048 Editto del 11 giugno 1799. Il marchese Don Carlo Francesco Thaon Conte di Sant’Andrea edi Revel.Cavaliere di Gran Croce, e Commendatore della Sacra Religione, ed Ordine Militare de’Ss. Maurizio, e Lazzaro, Generale di Fanteria , Generale Comandante le Truppe di S.M.Governatore della Città, e Provincia di Torino e Presidente del Supremo Consiglio.Torino nellastamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.2049 Ibidem2050 Ibidem2051 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag,126.2052 Ibidem2053 Ibidem2054 Ibidem2055 Ibidem189


La centuria del vecchio reggimento d’ordinanza delle TruppeLeggiere 2056 , poi, comandata dal maggiore cavalier GiuseppeBonaccorsi 2057 , dette vita all’ Italienische Leichtes Bataillon 2058(Battaglione Leggero), ordinato su sette compagnie, 1 granatieri e 6fucilieri 2059 . Va precisato inoltre che questo battaglione fu l’unico,assieme a quello, di Balegno, ad essere inquadrato da ufficialipiemontesi 2060 .7.1. Gli austro-piemontesi. Colla Rossa, Novi e CuneoLe truppe piemontesi servirono con successo in più di una occasionele truppe austriache e proprio contro quei francesi che nel corso degliultimi anni, per i militari del regno, si alternarono tra l’esser nemici dasconfiggere o alleati da riverire.Il 29 settembre 1799 2061 , i francesi erano dei nemici. Quel giorno lacenturia delle Guardie dei capitani dal Verme e Marazzini 2062 fumandata in Val di Susa 2063 , aggregata al maggiore Metzko 2064 . Quelpiccolo gruppo di Guardie fedele alla tradizione, combatté contro ifrancesi con straordinario valore 2065 . Fra i suoi componenti venne2056 Ibidem2057 Ibidem2058 Ibidem2059 Ibidem2060 op.cit.pag.127.2061 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.134.2062 Edoardo Scala, op.cit. pag.18.2063 Ibidem2064 Ibidem2065 Ibidem190


encomiato il sergente maggiore Orsi 2066 ed il sergente Vacca 2067 .Quest’ultimo si distinse in modo particolare durante il vittoriosoattacco alla Colla Rossa 2068 (sulla destra della Dora Riparia 2069 )sferrato contro una colonna francese che tentava di scendere versoAvigliana 2070 . Questa prova di valore valse al sergente delle Guardiel’encomio del generale austriaco Neypperg 2071 e la medaglia d’argentoal valore 2072 .Notevole valore, gli ex soldati del regno, lo dimostrarono anche nellabattaglia di Novi 2073 . Le centurie provinciali di Acqui e Mondovi 2074sostennero continui impatti con le truppe francesi anche dopo labattaglia continuando a scontrarsi verso Beinette e Lesegno 2075 controgli uomini del generale François Saint-Cyr e con quelle diChampionnet 2076 . A distinguersi furono i particolare chi contro ifrancesi fu già al tempo come gli ufficiali Cauvin, Michaud,Saintfront, Carlevaris, Pottier e Dethoire 2077 (tutti veterani della guerradelle Alpi 2078 ) nonché il sergente Corsi, il caporale Carat ed il capitanoalessandrino Castellani 2079 , il quale cadde proprio in quella2066 Ibidem2067 Ibidem2068 Ibidem2069 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.134.2070 Ibidem2071 Edoardo Scala, op.cit. pag.18.2072 Ibidem2073 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.134.2074 Ibidem2075 Ibidem2076 Ibidem2077 Ibidem2078 Ibidem2079 Ibidem191


attaglia 2080 . Da notare è anche il prestigiosissimo incarico di un’altromilitare sabaudo. Si tratta dell’ufficiale Ghillini 2081 , addetto allo statomaggiore di Suwarow 2082 .Il corpo Brentano 2083 , assieme a quattro battaglioni provinciali 2084 ,partecipò alle operazioni nel Cuneese 2085 contribuendo alla vittoriaaustriaca di Genola 2086 (4 novembre 2087 ) ed alla battaglia diTorriglia 2088 (16 novembre 2089 ) vinta, però, dai francesi.L’assedio di Cuneo, come abbiamo visto, ebbe dei risvolti notevolianche per la vicenda del maggiore Cappello ed i suoi artiglieri 2090 , iquali, liberati, riuscirono a fare ritorno a Torino 2091 per prendere parteall’esercito austro-russo 20927.2. La campagna di MarengoGli uomini dell’esercito piemontese furono di notevole aiuto agliaustro russi anche nell’importante campagna di Marengo.2080 Ibidem2081 Ibidem2082 Ibidem2083 Ibidem2084 Ibidem2085 Ibidem2086 Ibidem2087 Ibidem2088 Ibidem2089 Ibidem2090 op.cit.pag.76.2091 Ibidem2092 Ibidem192


Il 1° aprile 1800 2093 , il colonnello Grimaldi, con 300 provinciali diAcqui e 30 ussari 2094 , respinse a Rocca Grimalda un battaglionefrancese 2095 .La notte dell’ 8 aprile 2096 , un reparto di provinciali di Ivrea 2097(capitano Costa e tenenti Bazin e Gianinetti 2098 ) fece parte dellacolonna di 1.200 uomini 2099 con la quale, il maggiore Metzko siimpadronì, in maniera assolutamente esemplare del Moncenisio 2100 .Senza sparare nemmeno un colpo né perdere un solo uomo, furonocatturati l’intera XV DB légère, 16 cannoni 2101 .Il 6 maggio 2102 , durante l’attacco del generale austriaco Knesevich alcolle di Tenda 2103 , 2 battaglioni piemontesi presero parte alladiversione effettuata sopra Abries, nella valle del Queiras 2104 . Ilcomandante di Piemonte 2105 , cavalier Bona, guidò la colonnaprincipale che prese la Ca’ 2106 (in quell’occasione si distinsero icapitani Albion e Colombo e i tenenti Tarino, Bossolino e Peirardi 2107 )ed il battaglione Pinerolo fece parte della colonna fiancheggiatrice 21082093 op.cit.pag.135.2094 Ibidem2095 Ibidem2096 Ibidem2097 Ibidem2098 Ibidem2099 Ibidem2100 Ibidem2101 Ibidem2102 Ibidem2103 Ibidem2104 Ibidem2105 Ibidem2106 Ibidem2107 Ibidem2108 Ibidem193


(nell’azione si distinsero i marchesi Cinzano e d’Angrogna e il tenenteNerva 2109 ).7.3. L’assedio di GenovaAll’assedio di Genova presero parte anche il, già citato, corpo francoBrentano e i battaglioni provinciali di Asti e Casale, incompleti 2110 .Brentano combatté il 10 aprile 2111 , con la Brigata Bellegarde, sullastrada da Sassello a Stella 2112 . Asti partecipò all’attacco generale del30 aprile nel settore di Levante 2113 . Espugnate le ridotte del MonteRatti, il battaglione le difese invano dal contrattacco della 78e DB delcapobrigata Hector 2114 , perdendo la bandiera e molti prigionieri. Nell’azione, grande prova di valore la diede, l’ufficiale di Asti 2115 , CorradoMoffa, conte di Lisio ed.Nella seconda metà di maggio anche i battaglioni Saluzzo, Monferratoe de Yenne 2116 furono inviati all’assedio di Genova 2117 , mentre ibattaglioni Savoia e Guardie (comandato dal marhese De Cluse 2118 )raggiunsero Vercelli 2119 .2109 Ibidem2110 Ibidem2111 Ibidem2112 Ibidem2113 Ibidem2114 Ibidem2115 Ibidem2116 Ibidem2117 Ibidem2118 Edoardo Scala, op.cit. pag.19.2119 Ibidem194


Il 22 maggio 2120 , il battaglione Ivrea prese parte al combattimento trala Brigata ungherese del generale maggiore La Marseille el’avanguardia del Corpo francese delle Alpi 2121 . Sei giorni dopo, unodei battaglioni leggeri “italiani” fu travolto dalla Legione italica diLechi. I morti furono 79 e i prigionieri 320 2122 .Il 22 aprile 1800 2123 , le Guardie ed i Savoia furono avviati alla brigataPalfi 2124 (Divisione austriaca Haddik 2125 ) la quale, il 26 maggio 2126 ,combatté alla Chiusella 2127 , contro gli elementi avanzati dell’esercitoconsolare di Napoleone 2128 , il quale stava scendendo dal SanBernardo 2129 . I Fanti e le Guardie rimasero alla retroguardia fino alfiume Orco 2130 . Il 1° giugno 2131 , la divisione Haddik, chiamata adAlessandria 2132 , inviò i battaglioni piemontesi a rinforzo del presidio aTorino 2133 .Alcune unità piemontesi, impiegate nell’assedio di Genova 2134 ,presero poi parte anche alla battaglia di Marengo 2135 , in particolare2120 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.135.2121 Ibidem2122 Ibidem2123 Edoardo Scala, op.cit. pag.19.2124 Ibidem2125 Ibidem2126 Ibidem2127 Ibidem2128 Ibidem2129 Ibidem2130 Ibidem2131 Ibidem2132 Ibidem2133 Ibidem2134 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.135.2135 Ibidem195


Brentano ed Asti 2136 i quali (parte dell’avanguardia della IColonna 2137 ) si distinsero per valore alla battaglia di Casteggio eMontebello 2138 .7.4. Gli ufficiali piemontesi al servizio estero7.4.1. I piemontesi “moscoviti”. Dai fratelli Gilli all’ingegnereGianottiFurono davvero parecchi gli ufficiali piemontesi che, per svariateragioni, preferirono passare al servizio austro-russo 2139 . Lampante ful’esempio dei fratelli Gilli 2140 (già ufficiali nel Corpo franco) i quali,ancor prima dell’ingresso a Torino dell’esercito di Suwarow 2141 ,portavano appesa sotto la sottoveste, una medaglia militare russa 2142 .Se i fratelli Gilli furono i primi in ordine di tempo a passare al serviziorusso, il più famoso e biografato, fu François Xavier de Maistre 2143 , ilquale, sotto le truppe dello zar, raggiunse il grado di generale 2144 . Poiraggiunto dal nipote Rodolfo.Altro ufficiale fu Michele Antonio Piano 2145 , già comandante2136 Ibidem2137 Ibidem2138 Ibidem2139 F.Pinelli.op.cit. vol.II, pag.113.2140 G.Vaccarino, op. cit., pag.449.2141 Ibidem2142 Ibidem2143 F.Pinelli.op.cit. vol.II pag.113.2144 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.137.2145 op.cit.pag.36.196


dell’omonima centuria cacciatori 2146 ed il capitano d’artiglieriaSappa 2147 i quali “ruppero le loro spade per non servire i francesi” 2148 .Una scelta che fecero anche altre due coppie di fratelli: i Vayra 2149 egli Zino 2150 .Si hanno notizie, poi, dell’ufficiale sardo Giuseppe Gabriele MariaGalateri di Genola 2151 , già graduato dei dragoni di Sardegna 2152 , checombatté tanto valorosamente, per il soldo russo, da meritare, nel1813, l’ordine di San Vladirniro 2153 .Il marchese modenese Filippo Paolucci 2154 , già sottotenente del IIbattaglione delle Guardie 2155 , è ricordato da Tolstoi in Guerra e pacetra gli ufficiali russi. Paolucci, fu un personaggio davvero importanteper la storia russa ma anche del Piemonte 2156 . Egli, infatti, incarnò unesempio di voltagabbana, sì, ma patriottico. Nel 1814, il marchese(che vestiva la carica di aiutante generale dello zar e di reggente civiledi Livonia e Curlandia 2157 ) influenzò lo stesso zar Alessandro adoptare, per la restaurazione di casa Savoia 2158 , convincendolo arifiutare l’ipotesi di un principe austriaco in Piemonte 2159 .2146 Ibidem2147 Ibidem2148 Ibidem2149 Ibidem2150 F.Pinelli.op.cit. vol.II pag.113.2151 Ibidem2152 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.136.2153 Ibidem2154 F.Pinelli.op.cit. vol.II pag.113.2155 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.137.2156 Ibidem2157 Ibidem2158 Ibidem2159 Ibidem197


Ma Paolucci non fu il solo piemontese ad avere influenze sullo zar.Altro voltagabbana patriottico fu il conte nizzardo AlessandroMichaud de Beauretour 2160 , passato al servizio russo dopoMarengo 2161 . Egli si adoperò attivamente per la restituzione dei dominidi terraferma a Vittorio Emanuele I, che accompagnò da Cagliari aTorino 2162 .Altro personaggio illustre torinese fu l’ingegnere Luigi Gianotti 2163 giàdocente delle regie scuole teoriche di Torino, il quale passò al serviziorusso soltanto nel 1804 2164 . Professore di arte militare, maggiorgenerale e comandante del genio russo 2165 , Gianotti svolse unimportante ruolo alla corte imperiale 2166 divenendo ingegnere dellefortificazioni di Sebastopoli 2167 ma soprattutto precettore deigranduchi Nicola e Michele 2168 .7.4.2. I piemontesi “austriaci”Altri fratelli celebri, che passarono da un esercito all’altro, furono iQuaglia 2169 . Giacinto fu cadetto del corpo imperiale dell’artiglieria dimarina austriaca 2170 (corpo nel quale rimase senza problemi quando il2160 F.Pinelli.op.cit. vol.II pag.113.2161 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.137.2162 Ibidem2163 F.Pinelli.op.cit. vol.II pag.113.2164 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.137.2165 Ibidem2166 Ibidem2167 Ibidem2168 Ibidem2169 op.cit.pag.138.2170 Ibidem198


corpo passò al servizio italico 2171 ). Nel 1810, il fratello minore ZenoneLuigi 2172 entrò nei veliti della guardia imperiale francese e di quinell’artiglieria, combattendo a Lipsia nel 1813 2173 . Catturati nel 1814dagli austriaci, tornarono al servizio sardo finendo entrambigenerali 2174 , e il secondo anche deputato per due legislature alparlamento subalpino 2175 .Al servizio austriaco andarono, anche, i capitani d’artiglieria Casazzadi Valmontone 2176 e Maurizio Giuseppe Ravicchio 2177 . Quest’ultimo,già docente delle regie scuole teoriche di artiglieria e genio 2178 , fuchiamato dalla prestigiosa accademia militare di Vienna divenendo,nel 1805, grazie al salvataggio di molti materiali di artiglieria baronedi Petersdorf 2179 . Ravicchio lasciò, poi, il servizio imperiale pertornare a quello franco-italico 2180 .Delle file austriache fecero parte anche i fratelli Emanuele e GiuseppeMaria Roberti di Castelvero 2181 , entrambi già ufficiali della miliziaprovinciale piemontese, ed il savoiardo Ippolito de Sonnaz 2182 (alservizio austriaco già nel 1797 2183 , nei dragoni leggeri 2184 ). Tra gli altri2171 Ibidem2172 Ibidem2173 Ibidem2174 Ibidem2175 Ibidem2176 F.Pinelli.op.cit. vol.II pag.113.2177 Ibidem2178 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.138.2179 Ibidem2180 Ibidem2181 Ibidem2182 Ibidem2183 Ibidem2184 Ibidem199


ufficiali al servizio austriaco Sommariva, Stefanini, Bianchid’Adda 2185 , il sardo 2186 Villamarina 2187 , naturalmente, vari parenti delmaresciallo Bellegarde 2188 .Prestigiossima tra i piemontesi “austriaci”, fu anche la presenza delmarchese savoiardo Giuseppe Amedeo de la Tour Sallier 2189 , il tenentegenerale che firmò l’armistizio di Cherasco 2190 .7.4.3. I piemontesi “inglesi”Un altro la Tour passò invece al servizio inglese, col grado dicolonnello. Si trattava del figlio del marchese, Vittorio Amedeo 2191 ,già capitano di cavalleria e aiutante di campo del padre 2192 . Egli,nonostante fosse ammirato dall’Arciduca Carlo 2193 , tanto dafiancheggiarlo durante la battaglia di Essling 2194 , preferì passare alservizio inglese in Sicilia 2195 . Nel 1812 2196 , Latour divenne primabrigadiere 2197 e poi maggior generale al comando della Legioneanglo-piemontese formata con i prigionieri catturati in Spagna 2198 .2185 Ibidem2186 F.Pinelli.op.cit. vol.II, pag.214.2187 op.cit. pag.113.2188 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.138.2189 F.Pinelli.op.cit. vol.II, pag.113.2190 A.F. Trucco, op. cit., pag. IX.2191 F.Pinelli.op.cit. vol.II pag.113.2192 Ibidem2193 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina pag.139.2194 Ibidem2195 Ibidem2196 Ibidem2197 Ibidem2198 Ibidem200


Gli inglesi dettero il comando dei 3 reggimenti della legione a trepiemontesi: Giambattista Ciravegna 2199 (il valoroso granatiere diTolone 2200 e coraggioso ussaro di Narzole che riuscì ad espugnarel’inespugnabile Cherasco 2201 ), il barone di Faverges 2202 e , in fine, iltorinese Giuseppe Righini di San Giorgio 2203 .Ci fu poi chi, come Vittorio Amedeo la Tour, passarono dal servizioaustriaco a quello inglese come, ad esempio: Carlo San Martino 2204 ,Taberna 2205 , Saint Laurent 2206 , il generale Lapierre 2207 , il colonnelloRobassonero 2208 e l’ingegnere De Andreis 2209 .2199 Ibidem2200 Ibidem2201 Ibidem2202 Ibidem2203 Ibidem2204 Ibidem2205 Ibidem2206 F.Pinelli.op.cit. vol.II pag.113.2207 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.139.2208 Ibidem2209 Ibidem201


IV. L’UNIONE ALLA FRANCIA1. Le idee monarchiche di NapoleonePoco dopo la vittoria di Marengo, Napoleone si dimostrò propenso aristabilire la monarchia in Piemonte 2210 . Informò, riguardo le sueintenzioni, l’arcivescovo di Vercelli, il cardinale Martiniana 2211 , che simobilitò ad informare il sovrano tramite il conte Alciati 2212 , suonipote 2213 . Carlo Emanuele IV, in verità, non si dimostròparticolarmente entusiasta di quella proposta 2214 e risposetiepidamente di non poter aprire un negoziato separato senza ilconsenso dei suoi alleati 2215 . Solo dopo aver ottenuto il via libera dallecorti alleate 2216 , la corte torinese spedì a Parigi il solito SanMarzano 2217 , anche perchè molto gradito al primo console 2218 , mal’istante propizio era ormai svanito 2219 .Il trattato di Marengo (16 giugno 1800 2220 ) rimise il Piemonte (contutte le sue fortezze) all’armata francese 2221 . Lo stesso giorno ilcomandante in capo dell’Armata, generale Berthier 2222 , nominò Pierre2210 F.Pinelli, op.cit., vol.II, pag.203.2211 Ibidem2212 Ibidem2213 Ibidem2214 Ibidem2215 Ibidem2216 Ibidem2217 Ibidem2218 Ibidem2219 Ibidem2220 Ibidem2221 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti, pag.411.2222 Ibidem202


Antoine Dupont de L’Etang 2223 quale ministro straordinario delgoverno francese a Torino 2224 per vigilare gli interessi dellarepubblica 2225 , riscuotervi le contribuzioni 2226 , mantenere relazioni colgoverno 2227 e presiedere la consulta governativa 2228 . Quest’ultima siinsediò nella capitale, a Palazzo Chiablese 2229 , e, composta da settemembri, 2230 esercitò tutti i poteri tranne quello legislativo egiudiziario 2231 . I suoi componenti furono: i conti Cavalli e Avogadro(il primo, capofila dal partito autonomista 2232 e uomo assai vicino aNapoleone 2233 ), giudice Bottone di Castellamonte, canonicoBaudisson, avvocati Rocci, Galli e Brayda 2234 .Accanto a questa commissione fu messa una consulta 2235 , con poterelegislativo 2236 , incaricata di riordinare il governo e formata da trentamembri 2237 . Essa si divideva nei comitati di legislazione, finanze,sicurezza pubblica, guerra, istruzione e sussistenza pubblica 2238 .2223 Ibidem2224 Ibidem2225 Ibidem2226 Ibidem2227 Ibidem2228 Ibidem2229 Ibidem2230 Ibidem2231 Ibidem2232 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag 141.2233 Ibidem2234 Ibidem2235 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti, pag.411.2236 Ibidem2237 Ibidem2238 Ibidem203


Nel mese di luglio, il Piemonte tornò sotto la giurisdizione dell’Arméed’Italie 2239 , comandata dal capace, ma anche assai rapace, Masséna 2240il quale, pretese un contributo di 1 milione e mezzo di lire 2241 .L’avidità del generale nizzardo (detestata da molti suoi colleghi, unosu tutti Saint Cyr 2242 ) gli costò l’incarico 2243 . Il 13 agosto 2244 ,Napoleone esonerò Masséna dal comando dell’Armata 2245mandandolo in temporaneo riposo a piena paga 2246 . Fu sostituito daBrune 2247 . Due giorni dopo 2248 anche Dupont, che i piemontesiconsideravano non meno venale di Masséna, fu surrogato 2249 , nella suacarica di ministro straordinario 2250 , dal generale Jean Baptiste Jourdan,considerato il più onesto dei generali francesi 2251 .2239 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag 141.2240 Ibidem2241 op.cit. pag.142.2242 Philipp Coates-Wright, Il gufo: Gouvion Saint-Cyr, in David G. Chandler, I Marescialli diNapoleone. Traduzione di Franco Caposio e Giuliano Caposio. Milano, Rizzoli, 1988, (pag.209-256), pag.216.2243 James Marschall-Cornwall, L’amato figlio della vittoria: Massena, in David G. Chandler, IMarescialli di Napoleone, pag.413.2244 Ibidem2245 Ibidem2246 Ibidem2247 Ibidem2248 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti, pag.411.2249 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.142.2250 Proclama del 26 nevoso anno 9 Il generale Jourdan Ministro straordinario della RepubblicaFrancese in Piemonte . Turin de l’Imprimerie nationale. Collezione privata di Marco Albera. ISINPiemonte Torino.2251 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.142.204


1.1. L’epoca delle “ commissioni” e dei “ tre Carli ”Il 7 settembre 2252 , Napoleone, su suggerimento del fedele 2253 ministrodelle finanze 2254 il novarese Prina 2255 e senza neppure informarepreventivamente la commissione, trasferì la provincia di Novara sottoil governo della Cisalpina 2256 .La decisione di Bonaparte, creò non pochi malumori fra i piemontesisia fra gli autonomisti, sia fra gli annessionisti 2257 , facendo sfumare,fra le altre cose, la dipendenza economica di Milano da Torino 2258 . Ilpiù felice fra i piemontesi era proprio il re di Sardegna, il qualeinterpretò il gesto di Napoleone come un indizio favorevole 2259 . Egliriteneva che Napoleone, proprio in vista della prossima restituzionedel resto del Piemonte alla dinastia sabauda, si preoccupasse digarantire gli interessi economici e di sicurezza della Cisalpinaportandone il confine alla Sesia 2260 .Il 4 ottobre, su ordine di Brune 2261 , Jourdan ridusse il governo ad una“commissione di governo” 2262 composta da sette membri considerati“amici della Francia e non più del partito italico” 2263 . Essi erano Bossi,2252 A. Segre Vittorio, Emanuele I (1759- 1824), G.B Paravia & C., Torino, 1928, pag 78.2253 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag.204.2254 Ibidem2255 Ibidem2256 Ibidem2257 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag 142.2258 Ibidem2259 Ibidem2260 Ibidem2261 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti, pag.411.2262 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag.204.2263 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag 142.205


Botta, De Bernardi, Galli, Brayda, Costa e Giulio. 2264 . I primi tre(Bossi, Botta e Debernardi) composero anche la “commissioneesecutiva” 2265 .La modifica dei confini piemontesi, però, creò qualche complicazioneanche all’interno dei nuovi organi di governo. Debernardi eranovarese e quando la sua provincia fu tolta al Piemonte 2266 si dimisedalla carica e venne surrogato da Carlo Giulio 2267 . L’omonimadell’ultimo arrivato con i colleghi aprì di fatto la reggenza che passòalla storia piemontese come quella dei tre Carli 2268 . Il triumvirato fumesso a capo della direzione politica di cinque ufficiamministrativi 2269 (interni, esteri, guerra, finanze e polizia 2270 ).Il 25 dicembre, Jourdan sciolse anche la consulta legislativapiemontese, sostituendole un consiglio di sette membri, con funzionimeramente consultive 2271 .2. Nasce la 27e division militaire2.1. La morte dello zar e la trasformazione della politica diNapoleoneIl 24 marzo 2272 , un grave fatto, sconvolse la politica dell’interocontinente e, naturalmente, anche quella di Bonaparte.2264 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag. 204.2265 Ibidem2266 Ibidem2267 Ibidem2268 Ibidem2269 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.143.2270 Ibidem2271 Ibidem206


In quella data, una cospirazione di palazzo uccise lo zar Paolo I. Ilgruppo di congiurati contava una cinquantina di persone 2273 ed eramosso, in particolare, dalla politica filo napoleonica ed anti britannicadel sovrano 2274 . Tra essi spiccano primogenito dello zarAlessandro 2275 , il secondogenito Costantino 2276 , il governatore di SanPietroburgo conte Peter Ludwig Pahlen 2277 , i generali Talysin 2278 ,Depradovič e Uvarov 2279 ed in fine l’ambasciatore d’Inghilterra inRussia 2280 Lord Charles Whitworth 2281 .Napoleone, morto Paolo I di Russia, il quale sosteneva il re diSardegna 2282 , non ebbe più motivi di aver riguardo verso il nuovo zarparricida 2283 . Il generale corso cambiò completamente atteggiamentoverso la corte di Torino e come mossa cautelare ordinò che i portidella Sardegna venissero chiusi alle navi inglesi 2284 . Una mossa questaultima che, di fatto, isolò i sabaudi 2285 mettendoli alla completadiscrezione della Francia 2286 .2272 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag.205.2273 Henri Troyat, Alessandro I. Lo zar della Santa Alleanza, Milano, Bompiani, 2001, pag.75.2274 op.cit.pag.71.2275 Ibidem2276 op.cit.pag.84.2277 op.cit.pag.71.2278 op.cit.pag.74.2279 op.cit.pag.75.2280 op.cit.pag.71.2281 Ibidem2282 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti, pag.411.2283 F.Pinelli op.cit.vol.II, pag.205.2284 A. Segre, op.cit., pag.76.2285 Ibidem2286 Ibidem207


A Carlo Felice 2287 , fratello minore del sovrano 2288 e viceré diSardegna 2289 , non piacque quel brusco atteggiamento 2290 e risposechiedendo a Lord Keith 2291 , vice ammiraglio della marina inglese 2292 ,la quale, da tempo 2293 , sorvegliava il Golfo di Genova 2294 , il sostegnobritannico in difesa dell’isola 2295 . Una mossa che si rivelò azzardata inquanto diede al generale corso lo spunto che cercava per annettere ilPiemonte alla Francia 2296 .2.2. I decreti consolari, la nascita della 27 division militaire e leprime reazioniI decreti dei consoli di Francia del 2 aprile e dell’8 giugno 1801 2297 ,amplificati da altri di Jourdan 2298 , in data 9 aprile e 17 giugno 2299sull’ordinamento della dell’amministrazione in Piemonte 2300 ,decretarono l’unione del Piemonte alla repubblica 2301 .2287 F.Pinelli op.cit.vol.II pag. 212.2288 A. Segre, op.cit., pag.2.2289 F.Pinelli op.cit.vol.II pag. 212.2290 Ibidem2291 Ibidem2292 D.Chandler, I marescialli di Napoleone, pag.411.2293 Ibidem2294 Ibidem2295 F.Pinelli op.cit.vol.II pag.2132296 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.143.2297 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti.pag.412.2298 Ibidem2299 Ibidem2300 Ibidem2301 Ibidem208


Il 19 aprile 1801 2302 , il governo provvisorio fu soppresso 2303 esostituito da una amministrazione generale 2304 , assistita da unconsiglio di sei membri 2305 .Nel ramo militare vennero aboliti l’ispettore superiore della guerra 2306ed il commissariato generale di guerra 2307 . Il 10 luglio 2308 , gli artiglieripiemontesi di stanza a Torino si ammutinarono per il mancatopagamento del soldo occupando la cittadella 2309 . Un episodio chefirmò, la definitiva incorporazione delle truppe piemontesinell’esercito francese 2310 (26 agosto 1801 2311 ).Nasce così la 27 division militaire. Essa fu divisa in seidipartimenti 2312 (Eridano, Marengo, Tanaro Sesia, Dora e Stura 2313 ),29 circondari 2314 e 35 comandi d’armi locali di III e IV classe 2315(capibrigata e capibattaglione 2316 )2302 Ibidem2303 Ibidem2304 Ibidem2305 Ibidem2306 Ibidem2307 Ibidem2308 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.144.2309 Ibidem2310 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti.pag.412.2311 Ibidem2312 Ibidem2313 ibidem2314 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.146.2315 Ibidem2316 Ibidem209


• Eridano, detto poi Po, (Torino 2317 ) (formato da: Susa, Pinerolo,Chieri e Lanzo e 7 comandi locali 2318 )• Marengo (Alessandria 2319 ) (Casale, Moncalvo, TortonaVoghera, Broni, Bobbio e 7 comandi locali 2320 )• Tanaro (Asti 2321 ) (Acqui, Alba, Bra, Villanova e 5 comandilocali 2322 )• Sesia (Vercelli 2323 ) (Biella, Crescentino, Santhià, Masserano e 3comandi locali 2324 )• Dora (Ivrea 2325 ) (Aosta, Chivasso, San Giorgio e 3 comandilocali 2326 )• Stura (Cuneo 2327 ) (Mondovì, Saluzzo, Savigliano, Ceva,Oneglia e 10 comandi locali 2328 )Per quanto riguarda le reazioni, diversamente dalla, già citata,amputazione del Novarese, esse furono piuttosto tiepide sia quelleinterne e sia quelle internazionali 2329 . L’entusiasmo di Carlo Bossi, ilpiù filo francese fra i repubblicani piemontesi 2330 , si accostò dalla2317 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti.pag.407.2318 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.146.2319 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti.pag.407.2320 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.1462321 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti.pag.407.2322 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.1462323 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti.pag.407.2324 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.146.2325 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti.pag.407.2326 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.146.2327 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti.pag.407.2328 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.146.2329 op.cit.,, pag.144.2330 Ibidem210


tiepidezza dell’Austria 2331 , la quale, il 1° ottobre 2332 , ratificò la pace diLunéville 2333 , e dell’Inghilterra 2334 , la quale, lo stesso giorno, firmòl’armistizio 2335 . Sul fronte orientale, il nuovo zar Alessandro I 2336 , silimitò a sostituire nella capitale francese l’ambasciatore Kalitschevcon il più ardente conte Markov 2337 .2.3. L’abdicazione di Carlo Emanuele, l’annessione alla Francia ed inuovi festeggiamenti.Il trattato di Amiens indusse a Napoleone a nuove offerteterritoriali 2338 . Al re veniva proposto, in cambio della rinunziadefinitiva al Piemonte 2339 , il Senese ed una pensione 2340 e più tardi unterritorio sui lidi africani 2341 . La morte inattesa della regina MariaClotilde a Napoli (il 7 marzo 1802 2342 ) ed i continui disturbi fisicidovuti alla sua malattia 2343 fecero crollare i già provati, nervi delsovrano 2344 . Il 4 giugno 1802 2345 , in una sala del Palazzo Colonna aRoma, Carlo Emanele IV rinunciò al trono e firmò l’atto di2331 Ibidem2332 Ibidem2333 Ibidem2334 Ibidem2335 Ibidem2336 Ibidem2337 Ibidem2338 A. Segre, op.cit., pag.77.2339 Ibidem2340 Ibidem2341 Ibidem2342 Ibidem2343 Gianni Oliva, op.cit., pag 334.2344 Ibidem2345 A. Segre, op.cit., pag 78.211


abdicazione a favore del fratello minore, il Duca d’Aosta 2346 VittorioEmanuele 2347 .Il Piemonte, o quello che ne rimaneva, aveva un nuovo re. VittorioEmanuele I 2348 .Le terre sabaude, come detto, erano occupate dalla Francia 2349 , e dal 7settembre 1800 2350 un decreto consolare fissò i confini alla Sesialasciando l’alto ed il basso novarese alla repubblica cisalpina 2351 . Il 29giugno 2352 , poi, un nuovo decreto intimava ai piemontesi rimasti fedelialla monarchia sabauda di rientrare entro il 23 settembre 2353 nella loropatria e di cessare ogni corrispondenza con la famiglia reale e con lepotenze estere 2354 e, allo stesso tempo, di giurare fedeltà allacostituzione francese 2355 . I renitenti sarebbero stati colpiti da condannemolto severe come l’esilio e la confisca di tutti i beni 2356 .L’annessione del Piemonte alla Repubblica francese 2357 fuformalmente disposta con decreto consolare del 15 settembre 2358 eratificato l’11 ottobre 2359 . Richiamato Jourdan, l’amministrazione2346 Ibidem2347 Ibidem2348 Ibidem2349 Ibidem2350 Ibidem2351 Ibidem2352 Ibidem2353 Ibidem2354 Ibidem2355 Ibidem2356 Ibidem2357 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag 144.2358 Ibidem2359 Ibidem212


generale fu momentaneamente attribuita al generale Charbonnier 2360che la assunse fino alla nomina del 12 dicembre 2361 del generalemussulmano Jacques François Abdallah Menou 2362 .Napoleone si dimostrò, fin da subito, molto aspro con VittorioEmanuele I, probabilmente a causa delle sue già note ideologie antifrancesi 2363 . Al nuovo sovrano fu subito intimato, assieme al governopontificio, di lasciare immediatamente Roma 2364 . La presenza dei duesovrani rappresentava un pericolo per la Francia 2365 . Il nuovo re allora,pur non capacitandosi dell’abbandono nel quale lo lasciarono i vecchialleati, pensò di ritirarsi in Veneto 2366 , ma sia l’Austria che la Prussiaglielo impedirono 2367 , negandogli, col pretesto di difficoltà finanziarie,ogni sussidio 2368 . Le strettezze economiche avrebbero senza dubbiocostretto il sovrano a lasciare la penisola se la Russia, l’Inghilterra edil Portogallo 2369 non avessero deciso di aiutarlo (con 180 mila lireannue, la prima, 200 la seconda e 60 il terzo 2370 ) e se,contemporaneamente, lo zar, nella sua funzione di mediatore nelnuovo conflitto scoppiato tra Francia ed Inghilterra 2371 , non avesseconvinto Napoleone a sospendere le sue intimazioni verso il nuovo2360 Ibidem2361 Ibidem2362 Ibidem2363 Giovanni Merla, op.cit. pag.367.2364 A. Segre, op.cit., pag. 80.2365 Ibidem2366 Ibidem2367 Ibidem2368 Ibidem2369 Ibidem2370 Ibidem2371 Ibidem213


sovrano e verso il Papa 2372 (si trattava di Pio VII 2373 , al secolo,Barnaba Chiaromonti 2374 ).La sera del 21 settembre 2375 , la buona società torinese scese in piazzaper dar vita a nuovi festeggiamenti 2376 . Già all’arrivo dei francesi aTorino dopo Marengo (il 25 giugno 2377 ) quest’ultimi furono accolti dacorone d’alloro ed anatemi contro il consiglio supremo, i regi, e glistessi austro russi osannati qualche mese prima. Ora il liberatore ed ilnuovo padrone del Piemonte era un generale francese: NapoleoneBonaparte 2378 .3. Le nuove nomine amministrative e la smilitarizzazione del Piemonte3.1. Il ritorno alle alte cariche di tre piemontesi: Colli Ricci diFellizzano, Campana e Serassi.Nel giugno 1800, il generale Berthier nominò “comandante generaledel Piemonte” Louis Marie Turreau de Garambouville 2379 . Tre mesidopo, il comando della “divisione attiva del Piemonte” (ora divenuto27e division militaire) fu assunto, in un primo momento, dal generaledi brigata Joseph Chabran 2380 e, successivamente, dal generale Nicolas2372 Ibidem2373 P.Levillain, Dizionario storico del papato, 2 voll., Milano, Bompiani, 1996. II vol, pag.1150.2374 Ibidem2375 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.145.2376 Ibidem2377 D.Carutti, op.cit.pag.84.2378 Ibidem2379 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.145.2380 Ibidem214


Jean de Dieu Soult 2381 . Poco dopo, la stessa carica passò al generale dibrigata Lacombe Saint Michel 2382 e poi ad Antoine GuillaumeMaurailhac de la Coste, “Delmas” 2383 . In luglio, a seguitodell’ammutinamento degli artiglieri piemontesi 2384 , Delmas fusostituito dal generale Pierre Hugues Victoire Merle 2385 , al qualesubentrò, nel 1803 il generale Pierre Antoine Dupont-Chaumont 2386 .Fra questa miriade di nomi francesi si inserisce per il Piemonte ungenerale assai caro alla tradizione sabauda: Luigi Leonardo GaspareVenanzio Colli Ricci di Felizzano 2387 , il quale, il 2 aprile 1801 2388 , funominato comandante delle truppe piemontesi e capo di statomaggiore della divisione attiva del Piemonte 2389 , e, successivamente,della 27e division militaire 2390 . Egli avrebbe dovuto (contando sulprestigio che molti militari gli riconoscevano e sull’aiuto del torineseGiuseppe Alessandro La Villa conte di Villastellone 2391 ) organizzareed incorporare 2392 , truppe piemontesi nell’esercito francese 2393 . Unincarico, effettivamente, tutt’altro che semplice, soprattutto2381 Ibidem2382 Ibidem2383 Ibidem2384 op.cit.pag.144.2385 op.cit.,pag.145.2386 Ibidem2387 Ibidem2388 Ibidem2389 Ibidem2390 Ibidem2391 op.cit.pag.146.2392 Ibidem2393 op.cit.pag.145.215


considerando la straordinaria ondata di disertori e voltagabbana checolpì lo Stato piemontese in questo periodo 2394 .Altra vecchia conoscenza della storia del regno sabaudo è senzadubbio quello del capobrigata, ed ardente avvocato giacobino,Francesco Federico Campana 2395 , (uno dei protagonisti principali delrovente maggio 1799 ed ex comandante della Guardia nazionale 2396 ) ilquale, assunse l’importante prefettura di Marengo 2397 .Altro piemontese dalla indiscutibile fede repubblicana “premiato” daifrancesi fu il pinerolese 2398 (ma generale dell’esercito francese 2399 )Giovanni Serassi, al quale fu assegnato il delicato consolato presso ladivisione 2400 . Franco piemontese era anche il suo aiutante di campo, ilcapitano Giuseppe Maria Rossetti 2401 .3.2. Il commissariato generale di guerra e la breve esperienzadell’ispettorato superiore della guerraLa lista dei giacobini piemontesi alla guida degli organi militari edamministrativi piemontesi non finisce però qui. Giacomo Pavetti 2402 ,naturalmente anch’egli di salda e profonda fede giacobina e già2394 F.Pinelli.op.cit. vol.II, pag.113.2395 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.146.2396 Archivio storico di Torino, Corte, Carte dell’epoca francese, serie II, mazzo 34, ”Militare -Guardia Nazionale”, ”Rapporto fatto nel 1801 sul contegno e sull’operato della Guardia Nazionaledi Torino dal 1799 in poi ”.2397 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.1462398 op.cit. pag.41.2399 op.cit.pag.146.2400 Ibidem2401 Ibidem2402 op.cit., pag.147.216


comandante della gendarmeria piemontese 2403 , assunse, il 3 luglio, lareggenza della segreteria generale di guerra 2404 .L’11 dello stesso mese 2405 , la gestione delle fabbriche e fortificazionifu separata da quella dell’artiglieria e attribuita al nuovo ufficiodell’architetto nazionale 2406 , con quello di comandante del corpo delgenio, sotto il controllo contabile del ministero delle finanze 2407 .Grosse modifiche riguardarono anche l’azienda d’artiglieria 2408 , laquale, il 20 agosto 2409 , fu soppressa. Le sue funzioni direttive furonotrasferite alla segreteria di guerra e quelle contabili all’ufficio generaledel soldo 2410 , il quale, il 7 settembre 2411 , fu trasformato incommissariato generale di guerra 2412 .Il personale del commissariato generale era composto da: 1commissario generale di guerra 2413 (carica che fu affidata aChiarle 2414 ), 4 commissari di prima classe 2415 (preposti agli ufficicentrali di Torino 2416 ), 4 commissari di prima classe capi didipartimento territoriale 2417 (Alessandria, Torino, Cuneo e2403 Ibidem2404 Ibidem2405 Ibidem2406 Ibidem2407 Ibidem2408 Ibidem2409 Ibidem2410 Ibidem2411 Ibidem2412 Ibidem2413 Ibidem2414 Ibidem2415 Ibidem2416 Ibidem2417 Ibidem217


Vercelli 2418 ), con commissari, presso presidi e piazzeforti, di II e IIIclasse 2419 e, in fine, 4 ispettori dipartimentali 2420 .Ad un cero punto, però, Pavetti, in seguito ad una polemica conGiovanni Scipione Gouget 2421 , comandante dei dragoni piemontesi 2422 ,lasciò la segreteria di guerra 2423 . Quest’ultima fu riunita alcommissariato in un unico ispettorato superiore di guerra 2424 , al qualefu affidato alla giuda del generale di brigata Corte 2425 .L’organico dell’ispettorato, era composto dal primo ufficiale delpersonale 2426 (con alle dipendenze: un ufficio personale, la tesoreriagenerale, la ricevitoria generale dei grani, la direzione generale degliospedali militari e l’ ispettorato generale di sanità militare 2427 ) e dalprimo ufficiale della contabilità 2428 (con alle dipendenze: un ufficiocontabile, dipartimenti territoriali di commissariato, il serviziod’artiglieria e l’ispettorato alle sussistenze militari 2429 ).L’ispettorato superiore di guerra, però, durò meno di sei mesi 2430 . Letruppe piemontesi passarono sotto la polizia amministrativa delcommissariato di guerra della 27a divisione militare francese 2431 e tutti2418 Ibidem2419 Ibidem2420 Ibidem2421 op.cit., pag. 148.2422 Ibidem2423 Ibidem2424 Ibidem2425 Ibidem2426 Ibidem2427 Ibidem2428 Ibidem2429 Ibidem2430 Ibidem2431 Ibidem218


i servizi logistici furono affidati agli stessi fornitori di quellefrancesi 2432 .3.3. Le mura ed i bastioni delle città piemontesi e la creazione dicolonie militari francesi ad Alessandria e FenestrelleCon un decreto del 23 giugno 1800 2433 , Napoleone realizzò un suoantico progetto nato nella sua mente fin dal 1796: la smilitarizzazionedi Torino 2434 .Il 23 giugno 1800, appunto, fu ordinata la demolizione delle duecortine che collegavano la cinta bastionata della capitale allacittadella 2435 , in modo da renderle inutili sotto l’aspetto militare ma,contemporaneamente, preservandone l’estetica 2436 . La demolizioneebbe inizio un mese dopo 2437 e fu affidata al celebre ingegnere JeanClaude Eléonor Le Michaud d’Arçons 2438 .Nella cittadella, fu creato un grande deposito di materiale e diartiglierie trasferite dall’Arsenale 2439 , che a sua volta doveva essereprogressivamente riconvertito in semplice magazzino nazionale delleprovviste di artiglieria 2440 .2432 Ibidem2433 op.cit., pag 149.2434 Ibidem2435 Ibidem2436 Ibidem2437 op.cit., pag. 1502438 Ibidem2439 Ibidem2440 Ibidem219


Due anni dopo, il 20 ottobre 1802 2441 , le città comprese nellagiurisdizione della 27a divisione furono autorizzate a chiedere aldemanio militare la demolizione delle loro mura e bastioni 2442 e lacessione gratuita del terreno per scopo di abbellimento 2443 .Tale concessione fu subito fatta a Fenestrelle, Ceva, Cuneo e Torino,imponendo però a quest’ultima di conservare i viali che costeggiavanole cortine abbattute 2444 .Altra iniziativa di Napoleone, con la legge del 21 aprile 1803 e idecreti del 15 giugno 1803 e 2 aprile 1804 2445 , fu destinare terrenazionali (per un valore di 6 milioni 2446 ) per costituire 2 coloniemilitari francesi nei pressi delle fortezze di Alessandria eFenestrelle 2447 . Esse erano riservate a militari mutilati o feritigravemente di età inferiore ai 40 anni 2448 , ai quali, in cambiodell’obbligo di concorrere, se chiamati, alla difesa delle duefortezze 2449 , venivano assegnati lotti di diversa estensione in grado diprodurre un reddito corrispondente al soldo di cui avevano godutonell’esercito 2450 .2441 Ibidem2442 Ibidem2443 Ibidem2444 Ibidem2445 Ibidem2446 Ibidem2447 Ibidem2448 Ibidem2449 Ibidem2450 Ibidem220


3.4. I difensori della patriaIl reclutamento volontario delle truppe attive rappresentava perl’amministrazione napoleonica una vera spina nel fianco 2451 . Lacommissione tentò, anche attraverso la concessione di variprivilegi 2452 , di incentivare l’arruolamento volontario dei soldatiprovinciali 2453 . Il 30 luglio 1800 2454 , la milizia provinciale fudichiarata conforme ai principi repubblicani 2455 , limitandosi asopprimere i 10 comandi reggimentali riunendo i 10 battaglioni in tremezze brigate 2456 chiamate dei “difensori della patria” 2457Il 27 settembre 2458 , tutti gli individui iscritti nelle liste dei difensoridella patria furono chiamati alle armi per formare le mezze brigate 2459 ,restringendo l’esenzione dalla milizia provinciale ai soli comuni di LaThuile e Saint Rémy 2460 (precedentemente essa era goduta da 7comuni dell’Alta Val d’Aosta 2461 ).Riordinata, l’ 11 novembre, su 5 mezze brigate 2462 (I Vercelli, II Susa,III Torino, IV Cuneo e V Alessandria 2463 ), il 18 dicembre 2464 , la2451 Ibidem2452 Ibidem2453 Ibidem2454 Ibidem2455 op.cit., pag.151.2456 Ibidem2457 Ibidem2458 Ibidem2459 Ibidem2460 Ibidem2461 Ibidem2462 Ibidem2463 Ibidem2464 Ibidem221


milizia provinciale fu mobilitata di rinforzo alla guardia nazionale 2465 .Riunite in una unità di formazione 2466 (I MB scelta, su 1 battaglionegranatieri e 1 cacciatori 2467 ), le compagnie provinciali prestaronoservizio di ordine pubblico in città 2468 . Il 4 gennaio 1801 2469 , furonochiamate alle armi anche la III e la V MB di Torino e Alessandria 2470 .3.5. Il reclutamento francese in Piemonte e l’alto tasso di diserzioneIl reclutamento militare francese, fu esteso al Piemonte, con uncontingente annuale di 4.000 reclute 2471 (inclusi 200 di cavalleria 2472 ).La loi Jourdan del 6 settembre 1798 2473 , previde il sorteggio delcontingente tra le cinque classi di età dal 20° al 25° anno 2474 . Le listefurono stese a partire dai ventenni dell’anno VIII 2475 , ma la primachiamata riguardò le classi IX e X 2476 , ciascuna con un contingente di4.000 uomini 2477 .A causa dell’alto tasso di diserzione, però, fu possibile arruolaresoltanto 5.215 uomini 2478 , rendendo impossibile organizzare i tre2465 Ibidem2466 Ibidem2467 Ibidem2468 Ibidem2469 Ibidem2470 Ibidem2471 Ibidem2472 Ibidem2473 Ibidem2474 op.cit., pag.152.2475 Ibidem2476 Ibidem2477 Ibidem2478 Ibidem222


eggimenti di fanteria di reclutamento piemontese su trebattaglioni 2479 . Il 112e de ligne 2480 dovette essere disciolto e ripartitotra altri due (III de ligne e 31e légère 2481 ).In dodici anni 2482 la leva francese in Piemonte fruttò circa 72.000reclute 2483 .3.6. La guardia nazionaleLa consulta piemontese, con una legge emanata il 10 luglio 1800 2484 ,ordinò la riorganizzazione della guardia nazionale secondo la legge 18dicembre 1798. Il decreto del 12 novembre 1800 2485 , estese l’obbligoal 60° anno d’età 2486 ed affidava al corpo, oltre al mantenimentodell’ordine pubblico, la difesa delle opere di difesa militare, dellecoste e delle frontiere 2487 .Per quanto riguarda l’organizzazione, essa fu semplificata. Fusoppresso il comando generale 2488 e costituita una struttura centraleispettiva e di comando ponendo tutte le guardie nazionali dellemunicipalità piemontesi alle dirette dipendenze del comandantemilitare francese del Piemonte (poi 27a divisione militare), per iltramite di 5 capibrigata preposti alle zone interprovinciali2479 Ibidem2480 Ibidem2481 Ibidem2482 Ibidem2483 Ibidem2484 Ibidem2485 Ibidem2486 Ibidem2487 Ibidem2488 Ibidem223


(corrispondenti alle future suddivisioni dipartimentali della 27adivisione): I, (Province di Torino, Saluzzo, Susa e Pinerolo 2489 ), II(Province di Alessandria, Acqui Tortona, Voghera 2490 ), III (Provincedi Ivrea, Aosta, Biella e Vercelli 2491 ), IV (Province di Asti, Alba eCasale 2492 ) e, in fine, V (Province di Mondovi, Cuneo e Oneglia 2493 ).4. La ricostruzione delle truppe piemontesi4.1. Il decreto di Napoleone del 24 giugno 1800 e la riammissionedegli ufficialiNapoleone, sul punto di lasciare Milano, gettò nuove basiall’organizzazione militare in Piemonte ordinando di costituire, condecreto del 24 giugno 1800 2494 , 4 battaglioni di fanteria di linea 2495 . Lostesso decreto ordino anche la costituzione di: 2 battaglioni dicacciatori 2496 , un reggimento di ussari 2497 , un reggimento didragoni 2498 , 2 compagnie di veterani 2499 , 300 gendarmi a cavallo 2500 ,2489 Ibidem2490 Ibidem2491 Ibidem2492 Ibidem2493 Ibidem2494 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti, pag.423.2495 Ibidem2496 Ibidem2497 Ibidem2498 Ibidem2499 Ibidem2500 Ibidem224


300 gendarmi a piedi 2501 , 2 battaglioni d’artiglieria 2502 , 2 compagnie dioperai 2503 , una di zappatori 2504 , alla quale poi se ne aggiunse una diminatori 2505 .Allo scopo di conservare il radicamento regionale della fanteria, ilpersonale d’ordinanza non fu mescolato nei nuovi battaglioni 2506 . I 4battaglioni di fanteria, con organico di 800 uomini 2507 (8 compagnie di90 fucilieri ed 1 di 70 granatieri 2508 ), ripresero i nomi degli antichireggimenti 2509 . I Piemonte 2510 (composta dai vecchi reggimenti:Piemonte, Savoia, Monferrato, Marina, Alessandria 2511 ), IIMonferrato 2512 (composto da: Regina, Alessandria, Cuneo, Saluzzo),III Saluzzo ( composto da: Regina Alessandria, Cuneo e Saluzzo) e IVAosta 2513 (composto da: Truppe leggere ed Aosta). Tutti con depositoa Torino 2514 .Ristabilito il governo repubblicano, un suo proclama del 3 luglio1800 2515 , invitò tutti i militari iscritti negli elenchi entro 15 giugno 2516 ,2501 Ibidem2502 Ibidem2503 Ibidem2504 Ibidem2505 Ibidem2506 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.153.2507 Ibidem2508 Ibidem2509 Francesco Frasca, op.cit., pag.57.2510 Ibidem2511 Ibidem2512 Ibidem2513 Ibidem2514 Ibidem2515 Ibidem2516 Ibidem225


a presentarsi, entro dieci giorni, all’ufficio del soldo 2517 , sotto pena diessere considerati disertori 2518 . La risposta fu, però, scarsissima, ancheperché parecchi militari facevano già parte delle truppe francesi 2519 .Gli ufficiali che richiedevano la riammissione in servizio dovevanocomunque essere esaminati da una commissione di 9 membri(Serassi, presidente, Fresia, i capibattaglione Leardi e Rossignoli, ilmaggiore d’artiglieria Vola, i capitani Rolfi di Castiglione e GiorgioDelamarre e i tenenti Tibalderi ed Amoretti di Envie 2520 ). Alla fine gliufficiali scelti furono 118 2521 .Il 7 luglio, la fanteria d’ordinanza fu destinata alla sicurezzainterna 2522 e dopo pochi giorni, fu stabilita una uniforme unica 2523(molto simile a quella della guardia nazionale 2524 ).Il 21 dello stesso mese, risultavano complete solo le compagniegranatieri 2525 , mentre quelle fucilieri non arrivavano alla metàdell’organico 2526 . Fu allora deciso di sciogliere il battaglione patrioti diTrombetta ed incorporarne gli uomini, ma non gli ufficiali, neibattaglioni piemontesi 2527 . Più tardi, alle truppe arrivò come corpocacciatori anche la legione valdese 2528 (organizzata su 2 battaglioni e 12517 Ibidem2518 Ibidem2519 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.153.2520 Ibidem2521 Ibidem2522 Ibidem2523 Ibidem2524 Ibidem2525 Ibidem2526 Ibidem2527 Ibidem2528 Ibidem226


deposito, con un totale di 10 compagnie, incluse 2 scelte dicarabinieri, e 1.540 effettivi 2529 )4.2. Artiglieria e gendarmeriaL’artiglieria (la quale, come abbiamo visto precedentemente, godevadi straordinaria fama internazionale 2530 ) fu riorganizzata su 1reggimento di 2 battaglioni e 12 compagnie 2531 (8 cannonieri, 4specialisti e 2 veterani 2532 ) con un organico di 1.200 teste 2533 (600cannonieri, 300 veterani, 150 zappatori e 150 maestranze 2534 ).Il 23 luglio fu decretata la ricostituzione del corpo di gendarmeria 2535 .Il corpo, posto alle dipendenze del ministro di polizia 2536 , contava 12compagnie 2537 (6 a piedi di 80 teste e 6 a cavallo di 50 2538 ), inquadrateda ufficiali d’ordinanza e rapidamente completate con reclutevolontarie 2539 .In novembre, al corpo vennero preposti 3 ufficiali superiori 2540 , 1capobrigata (Pavetti 2541 ), 1 capobattaglione e 1 caposquadrone 2542 .2529 op.cit., pag.1552530 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag.113.2531 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.1552532 Ibidem2533 Ibidem2534 Ibidem2535 Ibidem2536 Ibidem2537 Ibidem2538 Ibidem2539 Ibidem2540 Ibidem2541 Ibidem2542 Ibidem227


4.3. La cavalleriaL’organizzazione della cavalleria risultò tutt’altro che semplice 2543 .Otto anni di guerra e le continue requisizioni operate dagli occupantistranieri 2544 esaurirono, quasi completamente, le già scarse risorseequine del Piemonte 2545 .Il 13 agosto 2546 , allo scopo di calmare i furibondi colonnellidell’Arma, il governo ordinò una requisizione di 1.200 cavalli 2547 ,metà a carico dei comuni e metà delle rendite superiori alle 20.000 lireannue 2548 . La requisizione, però, anche a causa del danno inferto allaripresa della produzione agricola 2549 si rivelò inattuabile, e, il 26ottobre dello stesso anno 2550 , fu sospesa. I pochi cavalli requisitifurono assegnati alla gendarmeria, necessaria per ristabilire unminimo di ordine nelle campagne devastate dalla guerra 2551 .4.4. L’ordinamento BruneIl 26 agosto 1800, il generale Brune, approvò un ordinamento delletruppe piemontesi, con un organico di 9.000 teste 2552 :2543 Ibidem2544 Ibidem2545 Ibidem2546 op.cit., pag.157.2547 Ibidem2548 Ibidem2549 Ibidem2550 Ibidem2551 Ibidem2552 op.cit., pag.156.228


• 4 battaglioni di fanteria di linea 2553• 2 battaglioni cacciatori 2554• 1 reggimento ussari 2555• 1 reggimento dragoni 2556 .• 2 compagnie veterani 2557• 300 gendarmi a piedi 2558• 300 gendarmi a cavallo 2559• 2 battaglioni di artiglieria 2560• 2 compagnie di operai 2561• 1 compagnia di zappatori, alla quale poi se ne aggiunse una miminatori 2562Per quanto riguarda la fanteria, tra il 15 agosto e il 15 ottobre 2563 , i 4battaglioni di linea furono riuniti a coppie in 2 mezze brigate, I e II dilinea 2564 . Il comando, puramente onorario, della I MB fu assegnato alprincipe romano Camillo Borghese 2565 , futuro marito di PaolinaBonaparte e futuro amministratore generale del Piemonte 2566 .2553 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti, pag.423.2554 Ibidem2555 Ibidem2556 Ibidem2557 Ibidem2558 Ibidem2559 Ibidem2560 Ibidem2561 Ibidem2562 Ibidem2563 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.156.2564 Ibidem2565 Ibidem2566 Ibidem229


Il 28 ottobre, fu disposta una sanatoria nei confronti degli ufficialirimasti senza impiego. Col pretesto di tenerli di riserva per coprireimprobabili carenze di organico, furono riuniti in una “compagniacarabinieri a piedi” addetta al quartier generale francese, assegnandopaghe di caporale agli ufficiali inferiori e da sergente agli ufficialisuperiori 2567 .Nel febbraio 1801 2568 , fallito il richiamo alle armi dei militari incongedo 2569 , si tentò di completare le truppe mediante arruolamentovolontario con ferma quadriennale e possibilità di rafferma biennale,riservato ai celibi dai 18 ai 30 anni, di buona condotta e costituzionefisica e di altezza non inferiore a m. 1,56 2570 .4.5. Il genioLa ricostituzione, che più di altre, ebbe uno straordinario pesopolitico 2571 fu quella del genio.Il 29 agosto 1800 2572 , il cittadino Pinto 2573 fu nominato comandantecapo del corpo del genio ma a causa dell’età avanzata fu prestodispensato e sostituito, il 2 ottobre 1800 2574 , dal capo brigata LuigiBossi 2575 .2567 Ibidem2568 Ibidem2569 Ibidem2570 Ibidem2571 Ibidem2572 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti, pag.440.2573 Ibidem2574 Ibidem2575 Ibidem230


Il 1° ottobre 1800 2576 , la scelta del direttore del servizio topograficodel Piemonte cadde sul torinese Girolamo Francesco Gay 2577 , il quale,già barone e ufficiale della Legione degli accampamenti e poi deipionieri 2578 , fu capobattaglione aggregato allo stato maggiore delgenerale Victor nelle campagne del 1799-1800 2579 .Il 16 novembre 2580 , la commissione esecutiva 2581 , presieduta da CarloBossi 2582 , approvò il piano di riorganizzazione del genio 2583 che fucomposto di uno stato maggiore, di una compagnia minatori, e di unacompagnia zappatori 2584 .La compagnia minatori fu di 100 uomini 2585 , quella zappatori di150 2586 . Quest’ultima si divise in 8 squadre, chiamate suddivisioni 2587 ,ogni due squadre formando una divisione al comando di unsergente 2588 .Il 10 dicembre 1800 2589 , il genio comprendeva: Stato maggiore, 8capitani, 8 luogotenenti, una compagnia minatori ed una compagniazappatori 2590 . Da notare e che gli ufficiali erano tutti piemontesi 2591 .2576 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.156.2577 Ibidem2578 Ibidem2579 Ibidem2580 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti, pag.440.2581 Ibidem2582 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.156.2583 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti, pag.440.2584 Ibidem2585 Ibidem2586 Ibidem2587 Ibidem2588 Ibidem2589 Ibidem2590 Ibidem2591 Ibidem231


4.6. L’arruolamento dei brigantiUna delle varianti di maggior rilievo all’ordinamento Brune derivò dalpatto stipulato dal generale Soult con i capi delle bande di barbetti“Violino” e Lorenzo 2592 che infestavano il versante piemontese delleAlpi Marittime intercettando il traffico commerciale con Nizza 2593 .Non riuscendo a domare Violino 2594 , il 29 novembre 1800 2595 , Soultgli concesse di trasformare le sue bande in 3 compagnie regolari di“cacciatori volontari a piedi” 2596 , con facoltà di reclutare nelleprovince di Cuneo e Mondovi 2597 . L’iniziativa ebbe molto successo,tanto che, agli ex-briganti fu affidata non soltanto la scorta dellemerci 2598 ma perfino quella del trasporto valori del governo 2599 . Il 19gennaio 1801 2600 , il corpo fu elevato al rango di battaglione cacciatoridelle Alpi 2601 e, il 7 marzo dello stesso anno 2602 , equiparato a quelliregolari. In aprile, l’unità fu sciolta e incorporata nella la MBleggera 2603 .2592 op. cit., pag.158.2593 Ibidem2594 Ibidem2595 Ibidem2596 Ibidem2597 Ibidem2598 Ibidem2599 Ibidem2600 Ibidem2601 Ibidem2602 Ibidem2603 Ibidem232


5. L’incorporazione nell’esercito francese5.1. Il mancato pagamento del soldo e gli incidenti nella cittadella diTorinoIl rapporto, già non troppo disteso tra gli uomini delle truppe francesie quelle delle ex truppe reali, precipitò quando le ristrettezzefinanziarie, portarono alla sospensione delle paghe alle truppepiemontesi 2604 . La conseguenza fu la rivolta.Il 10 luglio 1801 2605 , le 2 compagnie zappatori protestarono contro imancati pagamenti andando in piazza Castello, sotto le finestre delcomando divisionale 2606 . Per evitare una estensione della ribellione 2607 ,Delmas giocò la carta diplomatica inviando Colli Ricci, il qualegodeva di enorme fiducia delle truppe 2608 , a calmare i ribelli. Ilgenerale riuscì a convincerli a rientrare in caserma, promettendo lorole paghe dovute non appena avessero varcato il pomerio di Torino 2609 .Quello che tanto temeva Delmas, però, accadde: il sentimento ribellesi era esteso 2610 . I capacissimi artiglieri, (i quali, come abbiamo vistoprecedentemente, godevano di straordinaria fama internazionale 2611 ) sipresentarono armati alle porte della cittadella minacciando di volerla2604 op.cit., pag.159.2605 Ibidem2606 Ibidem2607 Ibidem2608 Ibidem2609 Ibidem2610 Ibidem2611 F.Pinelli, op.cit.vol.II, pag.113.233


occupare 2612 . Durante i disordini il capobattaglione Jacquemain 2613 ,sparò dei colpi ed uccise un ufficiale piemontese 2614 . In pochi istantiJacquemain, assieme ad altri ufficiali francesi, fu linciato e lacittadella occupata con la forza 2615 mentre le altre truppe rimaseroconsegnate nelle loro caserme in segno di muta solidarietà con iribelli 2616 .Pochi giorni dopo, altri artiglieri si impadronirono dei 2 cannoni che sitrovavano al Palazzo del Governo e li puntarono contro l’ufficio diDelmas 2617 . Jourdan e Colli lo convinsero a fuggire lasciando ilcomando interinale al capo di stato maggiore 2618 . Una deputazione delreggimento si recò, poi, alla cittadella per convincere i colleghi rimastidi guardia a rimetterla nelle mani di Colli, il quale provvide,immediatamente, a far liquidare le paghe 2619 .5.2. L’incorporazione nell’esercito franceseNapoleone, a seguito dell’ammutinamento, destituì Delmas 2620 , feceerigere un busto in memoria di Jaquemain nella cittadella torinese edemanò un proclama alle truppe piemontesi, esortandole a non dar rettaai provocatori ed ammonendole a non ricadere più in simili eccessi 2621 .2612 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.159.2613 Ibidem2614 Ibidem2615 Ibidem2616 Ibidem2617 Ibidem2618 Ibidem2619 Ibidem2620 op.cit., pag.160.2621 Ibidem234


Le compagnie ribelli furono sciolte ed il personale trasferito allafanteria 2622 , mentre le altre furono utilizzate per ricostituire il VReggimento artiglieria a piedi 2623 assieme al reggimento francese diartiglieria a cavallo 2624 .Furono incorporati tutti gli ufficiali di stato maggiore, fanteria,cavalleria, gendanneria e sanità 2625 , mentre per quelli di artiglieria,genio e commissariato furono riservati soltanto 24 posti 2626 : 10 nelgenio 2627 (1 capobrigata, 2 capibattaglione 4 capitani, 4 tenenti 2628 ), 7nell’artiglieria 2629 (1 capobrigata, 2 capitani, 4 tenenti 2630 ) e 7 nelcommissariato di guerra 2631 (1 commissario ordinatore e 6ordinari 2632 ).La selezione dipendeva dal ministro della guerra 2633 , che decideva inbase al rapporto dell’amministratore generale del Piemonte 2634 eprevio scrutinio di tutti gli ufficiali piemontesi appartenenti ai trecorpi, da parte dei corrispondenti consigli di selezione da istituirsi a talfine presso la 27a divisione 2635 .2622 Ibidem2623 Ibidem2624 Ibidem2625 Ibidem2626 Ibidem2627 Ibidem2628 Ibidem2629 Ibidem2630 Ibidem2631 Ibidem2632 Ibidem2633 Ibidem2634 Ibidem2635 Ibidem235


Il decreto manteneva tuttavia il godimento delle pensioni concesse dalre di Sardegna agli ufficiali ma, contemporaneamente, annullò lepromozioni fatte dai vecchi sovrani 2636 . L’esecuzione del decreto fuattribuita al generale Colli 2637 .Essendo le mezze brigate francesi 110 2638 , le due mezze brigate dilinea piemontesi, presero il nome di 111e e 112e 2639 ed i cacciatori diAlessandria quello di 31e mezza brigata leggera 2640 . Il 28 gennaio1802 2641 , ne furono nominati capibrigata il torinese Gay 2642 (giàdirettore del servizio topografico piemontese) e i francesi Trèpied eMéjan 2643 . Capibattaglione del III erano il savoiardo Guigne e ilfrancese Bénoit Guinaud 2644 .La maggior parte dei soldati piemontesi ignorava il francese 2645 , nuovalingua di servizio 2646 , e furono, a questo proposito, istituite specialicorsi reggimentali 2647 .Per ciò che riguarda la decisione di trasferire i reggimenti piemontesiin Francia 2648 , essa fu determinata, probabilmente, dallo scarsoentusiasmo 2649 da essi dimostrato in occasione dell’attribuzione a2636 Ibidem2637 Francesco Frasca, op. cit., pag. 57.2638 Ibidem2639 Ibidem2640 Ibidem2641 Virgilio Ilari, Ciro Paoletti e Piero Crociani. Storia militare dell’Italia giacobina, pag.161.2642 Ibidem2643 Ibidem2644 Ibidem2645 Ibidem2646 Ibidem2647 Ibidem2648 Ibidem2649 Ibidem236


Napoleone del primo consolato a vita 2650 . Tuttavia l’8 luglio 1802 2651 ,durante la marcia di trasferimento a Verdun 2652 , Napoleone passò larivista al 111e in sosta a Ginevra 2653 , dove pronunciò un rimprovero alministero della guerra per il misero equipaggiamento dei soldati 2654 , initaliano 2655 .Col nuovo ordinamento del 25 settembre 1803 2656 , che trasformava lemezze brigate in reggimenti su 3 battaglioni 2657 , si cercò di formare iterzi battaglioni mediante la leva di 4.000 coscritti 2658 . Il gettitoeffettivo, però, bastò per completare solamente 6 battaglioni 2659 . La112e DB di Trépied fu sciolta 2660 e ripartita tra le altre due, divenute111e Régiment d’Infanterie de ligne e 31e R.I. légère 2661 .Per incorporare la cavalleria 2662 , i francesi posero la condizione chetutti gli squadroni fossero montati a spese dell’amministrazionegenerale del Piemonte 2663 . Cosi i due reggimenti poterono essereincorporati come 21e Dragons e 13e (poi 17e) Chasseurs à cheval 2664 .Nel maggio 1802, quest’ultimo mutò numerazione in 26e2650 Ibidem2651 Ibidem2652 Ibidem2653 Ibidem2654 Ibidem2655 Ibidem2656 Ibidem2657 Ibidem2658 Ibidem2659 Ibidem2660 Ibidem2661 Ibidem2662 op.cit., pag.162.2663 Ibidem2664 Ibidem237


Chasseurs 2665 . Entrambi i reggimenti furono alimentati da ufficiali esoldati di leva piemontesi sino al 1814 2666 .Cannonieri e maestranze furono incorporati nel 1er Régimentd’artillerie à pied 2667 , formandovi un battaglione di 10 compagnie e 1di operai 2668 . Gendarmi, zappatori, minatori, ingegneri, commissari emedici 2669 passarono nei corrispondenti corpi e specialità dell’esercitofrancese 2670 .Su incarico della commissione di governo, Serassi, nel settembre1800 2671 , si operò ad attuare un riordinamento degli invalidi 2672suddividendo gli idonei da quelli inabili 2673 .Coi primi si formò un battaglione di guarnigione di 5 compagnie conforza massima di 1.800 uomini 2674 , nel quale furono incorporati gliarchibugieri guardie della Porta 2675 . Coi secondi, invece, si formò unbattaglione di invalidi di 8 compagnie 2676 , ripartite in diverse località.Il 4 maggio 1801 2677 , gli individui del battaglione di guarnigionefurono assimilati ai soldati veterani della repubblica francese 26782665 Ibidem2666 Ibidem2667 Ibidem2668 Ibidem2669 Ibidem2670 Ibidem2671 Ibidem2672 Nicola Brancaccio, L’esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti, pag.441.2673 Ibidem2674 Ibidem2675 Ibidem2676 Ibidem2677 Ibidem2678 Ibidem238


costituendo i veterani nazionali 2679 .Nel settembre 1801 2680 , i veterani di fanteria e artiglieria e gli invalidiancora idonei al servizio di guarnigione formarono 1 nuovobattaglione di 9 compagnie 2681 .Gli altri invalidi, furono ripartiti tra le sedi di Avignone e Lovanio 2682 ,istituendo, per i più malandati, una succursale di 300 posti a Nizza 2683 .2679 Ibidem2680 Ibidem2681 Ibidem2682 Ibidem2683 Ibidem239


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ispettore dei regi canali, Giacomo Maria Contini, al Quartiergenerale austriaco del sig. Branda de’ Lucioni, comandante lamassa cristiana piemontese nelle Armate imperiali, in G.Vaccarino, I giacobini piemontesi, 1794-1814. 2 voll., Roma,Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Ufficio Centrale per iBeni Archivistici, 1989, pag.377.6. Torino dalla stamperia Davico e Picco in Dora Grossa, s.d., n. 7, inG. Vaccarino, I giacobini piemontesi, 1794-1814. 2 voll., Roma,Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Ufficio Centrale per iBeni Archivistici, 1989, pag.365.7. Archivio nazionale di Parigi F 7 4626, « F.Buonarroti auxreprésentants du peuple à l’armée d’Italie » , Oneille, 10 termid.II (28 luglio 1794) in G. Vaccarino, I giacobini piemontesi, 1794-1814. 2 voll., Roma, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali,Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, 1989, pag. 364.8. Archivio nazionale di Parigi, AF III 80,329, PL.37. «Pland’organisation secrette du Piemont etc» cit. in Baldo Peroni, Fontidella storia d’Italia dal 1789 al 1815 nell’Archivio nazionale diParigi, Roma, reale accademia d’Italia, 1936, pag.297.9. Archivio nazionale di Parigi, F1e, 74, «Rapport politique etamministratif au Conseiller d’Etat Laumond par P.Laboulinière »,in G.Vaccarino, I giacobini piemontesi, 1794-1814, 2 voll., Roma,Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Ufficio Centrale per iBeni Archivistici, 1989, pag.360.249


10. “Il Repubblicano piemontese”, n.1, 20 firmaio VII (10 dicembre1798), p.2, cit., in Paola Notario e Nada Narciso, Il Piemontesabaudo, Torino, Utet, 1993, in Giuseppe Galasso, Storia d’Italia,24 voll., vol.VIII, Torino, Utet, 1993, pag.3.11. Lettera del Pico, segretario del governo repubblicano emigrato aBriançon ai cittadini Botta e Robert, del 22 giugno 1799, inGiovanni Sforza, Amministrazione generale del Piemonte e CarloBotta, in “Memorie della Reale Accademia delle Scienze diTorino”, s.II, LIX (1909), pag.294.12. Lettera del Thaon di S. Andrea al Duca d’Aosta, il 14 settembre1799, in AST, Carte Epoca francese, serie I, cart.6, cit., in NotarioPaola e Narciso Nada, Il Piemonte sabaudo, Torino, Utet, 1993, inGiuseppe Galasso, Storia d’Italia, 24 voll., Torino, vol.VIII, Utet,1993, pag.11.13. Storia della vita e fasti di S.A il signor conte Alessandro Suworowdi Rimnisky. Coll’aggiunta delle campagne d’Italia e Piemonte.Edizione rigorretta ed accresciutta. Milano, 1799. Nella stamperiadi Giuseppe Galeazzi ,Con permissione.250


Editti, avvisi, proclami e manifesti1. Editto del 12 ventoso anno 7 Repubblicano alle ore 5 della sera. Ilgoverno provvisorio ai piemontesi. Torino dalla stamperianazionale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.2. Editto del 29 nivoso anno 7 della Repubblica Francese una eindivisibile. Emanuele Grouchy Generale di Divisione,Comandante in Piemonte. Turin de l’imprimerie nationale.Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.3. Editto del 13 ventoso anno 7. Emanuele Grouchy GeneraleComandante del Piemonte. Agli abitanti della provincia d’Acqui.Turin de l’imprimerie nationale. Collezione privata Marco Albera.ISIN Piemonte Torino.4. Proclama del 3 maggio 1799. Branda de’ Lucioni. Maggioredell’armata imperiale austriaca e comandante dell’ordinata MassaCristiana. Novara 3 maggio 1799. In Novara. Nella stamperia diGio.Angelo Caccia. Collezione privata Marco Albera. ISINPiemonte Torino.5. Avviso del 16 maggio 1799 v.s. La Municipalità di Torino ai suoiConcittadini. Bonvicini Presidente. Torino dagli Eredi AvondoStampatori della Municipalità Collezione privata Marco Albera.ISIN Piemonte Torino.251


6. Manifesto di S.A il Sig. Conte Suwarow Rimnischy.FeldMaresciallo di S.M l’Imperatore Apostolico e S.M l’Imberatore ditutte le Russie, Gran Croce di tutti gli Ordini Militari,Commendatore dell’ Ordine di Malta, Conte dei due Imperi eGenerale in capite delle armate combinate Dal quartier generaledi Torino li 26 maggio 1799. Torino nella stamperia reale.Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.7. Manifesto di S.A il Sig. Conte Suwarow Rimnischy. Dal quartiergenerale di Torino li 27 maggio 1799. Torino nella stamperia reale.Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.8. Avviso agli abitanti di questa città. Torino li 27 maggio 1799.Lavooff Colonnello di S.M. l’Imperatore delle Russie, e Cavalieredei suoi ordini militari. Torino per li cittadini eredi Avondostampatori dell’illustrissima città. Collezione privata MarcoAlbera. ISIN Piemonte Torino.9. Manifesto del 27 maggio 1799 S.A il signor conte AlessandroSuwarow Kymnisky, Feld Maresciallo di S.M l’ImperatoreApostolico e S.M l’Imperatore di tutte le Russie, Gran Croce ditutti gli Ordini Militari, Commendatore dell’ Ordine di Malta,Conte dei due Imperi e Generale in capite delle armatecombinate.Torino nella stamperia reale. Collezione privata MarcoAlbera. ISIN Piemonte Torino.10. Proclama del 28 maggio 1799. Branda de’ Lucioni. Maggioredell’armata imperiale austriaca e comandante dell’ordinata Massa252


Cristiana. Ai Popoli Cristiani del Piemonte. Carmagnola 28maggio 1799. Carmagnola dalla stamperia di Pietro Barbié.Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.11. Editto del 29 maggio 1799 Noi Barone de Melas. Commendatoredell’Ordine di Maria Teresa, Generale di Cavalleria, Proprietariodi un Reggimento di Corazzieri, Comandante Generaledell’Armata Imperiale Regia-Apostolica in Italia. Torino nellastamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.12. Editto del 30 maggio 1799 Noi Barone de Melas. Commendatoredell’Ordine di Maria Teresa, Generale di Cavalleria, Proprietariodi un Reggimento di Corazzieri, Comandante Generaledell’Armata Imperiale Regia-Apostolica in Italia.Torino nellastamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.13. Editto del 31 maggio 1799 Noi Barone de Melas. Commendatoredell’Ordine di Maria Teresa, Generale di Cavalleria, Proprietariodi un Reggimento di Corazzieri, Comandante Generaledell’Armata Imperiale Regia-Apostolica in Italia. Torino nellastamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.14. Editto del 6 giugno 1799 Noi Barone de Melas. Commendatoredell’Ordine di Maria Teresa, Generale di Cavalleria, Proprietariodi un Reggimento di Corazzieri, Comandante Generale253


dell’Armata Imperiale Regia-Apostolica in Italia. Torino nellastamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.15. Editto del 11 giugno 1799. Il marchese Don Carlo FrancescoThaon Conte di Sant’Andrea e di Revel.Cavaliere di Gran Croce, eCommendatore della Sacra Religione, ed Ordine Militare de’ Ss.Maurizio, e Lazzaro, Generale di Fanteria, Generale Comandantele Truppe di S.M. Governatore della Città, e Provincia di Torino ePresidente del Supremo Consiglio. Torino nella stamperia reale.Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.16. Editto del 12 giugno 1799. Il marchese Don Carlo FrancescoThaon Conte di Sant’Andrea e di Revel.Cavaliere di Gran Croce, eCommendatore della Sacra Religione, ed Ordine Militare de’ Ss.Maurizio, e Lazzaro, Generale di Fanteria , Generale Comandantele Truppe di S.M. Governatore della Città, e Provincia di Torino ePresidente del Supremo Consiglio.Torino nella stamperia reale.Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.17. Editto del 12 giugno 1799 Per parte del governo piemontese.Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.18. Editto del 2 agosto 1799 Noi Barone de Melas. Torino nellastamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.254


19. Editto del 5 settembre 1799. Il Barone de Keim. Cavalieredell‘Ordine di Maria Teresa, Luogotenente Generale, Comandantedella Divisione, e Piazza di Torino. Torino nella stamperia reale.Collezione privata Marco Albera. ISIN Piemonte Torino.20. Editto del 11 settembre 1799. Il Barone de Keim. Torino nellastamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.21. Editto privo di data. La regia camera de’ conti. Collezione privataMarco Albera. ISIN Piemonte Torino.22. Stato degli individui componenti l’attuale Consigliod’Amministrazione del Corpo Reale de’ Volontarj Torino nellastamperia reale. Collezione privata Marco Albera. ISIN PiemonteTorino.23. Proclama del 26 nevoso anno 9 Il generale Jourdan Ministrostraordinario della Repubblica Francese in Piemonte . Turin del’Imprimerie nationale. Collezione privata di Marco Albera. ISINPiemonte Torino.255


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