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marzo - Fraternità San Carlo

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Giovanni Donnad’OldenicoGiustoMarietti 2006pp. 160 - € 15Un romanzo agile, curioso, che immagina san Giuseppe malato, vicino alla morte. Mentre Maria cercaGesù fra i suoi amici (raccomandabili e non…), Giuseppe racconta i suoi ricordi alla cognata: l'annunciodell'angelo, la scoperta dolorosa e poi bellissima della verginità, l'infanzia di Gesù, gli eventi difficiledella fuga in Egitto e poi il ritorno. Il tutto raccontato con dettagli che solo un autore medico, comeè d'Oldenico, saprebbe cogliere, e con un ritmo veloce che fa finire il libro anche in una sola sera.MARZOfraternitàemissione3IL LIBRO CORDULA OVVEROSIA IL CASO SERIOdi Jonah Lynch«Viene qui avanzata una proposta, e la si sottoponeall’esame dei cristiani. Si offre un criterio, e precisamentequello migliore.Il criterio,già se a semplice titolo diprova viene usato con la fantasia, produce un effettocurioso. Se dicessi a Bernanos, “Vieni con me, è il casoserio!”, il vecchio brontolone senza battere ciglio si alzerebbedalla sedia e ti seguirebbe come un agnello. Se coltuo appello ti rivolgi in genere ai nostri “demitizzati”, aiconvertiti al mondo, non so; essi, infatti, hanno già risoltotutto, hanno ormai soltanto una fedeanalogica in una Parola intesa insenso analogico, per le quali certamentevale la pena di morire soltantoin modo analogico, così comeil loro cristianesimo merita diessere vissuto solo in modo analogico.»Il “caso serio”è il martirio:questoè il criterio che separa il “cristianoanonimo”,il cristiano che vive la suafede in modo “analogico”, dal cristianoche segue Cristo fino allacroce,e oltre,alla perenne feconditàdella risurrezione. RiproponiamoH.U. von BalthasarCordula ovverosiail caso serioQueriniana 2008pp. 148 - € 12,50questo breve testo di Balthasar,scritto quaranta anni fa in rispostaall’idea di cristianesimo anonimoche svuota la fede della sua serietà.Un classico di grande attualità.Giuseppeè l’uomo delledecisioni.Egli obbedisceall’angelo edecide, obbediscea Dio e fa le suescelte. Laprontezzacon cui rispondeè la nota di questopadre terreno,durante tuttal’infanziadi GesùIL CASO ELUANA/1«Ci vorrebbe una carezzadel Nazareno»Stralci del volantino di Cl, 10 febbraio 2009Neanche a Cristo è stato risparmiato lo sgomento deldolore e del male, fino alla morte. Ma che cosa in Luiha fatto la differenza? Che fosse più bravo? Cheavesse più energia morale di noi? No, tanto è veroche nel momento più terribile della prova ha domandatoche gli fosse risparmiata la croce. In Cristo èstato sconfitto il sospetto che la vita fosse ultimamenteun fallimento: ha vinto il Suo legame col Padre[...].La presenza di Cristo è l’unico fatto che può daresenso al dolore e all’ingiustizia. Riconoscere la positivitàche vince ogni solitudine e violenza è possibilesolo grazie all’incontro con persone che testimonianoche la vita vale più della malattia e della morte. Questosono state per Eluana le suore che l’hanno accuditaper tanti anni, perché, come ha detto Jannacci,anche oggi «ci vorrebbe una carezza del Nazareno,avremmo così tanto bisogno di una sua carezza», diquell’uomo che duemila anni fa ha detto, rivolgendosialla vedova di Nain: «Donna, non piangere!».IL CASO ELUANA/2«Noi, come Eluana donateal mistero»Stralci dell’intervista di Marina Corradi a madre RosariaSpreafico, delle Trappiste di Vitorchiano, pubblicata su«Avvenire» del 15 febbraio 2009Qual è il senso di una vita? Chi lo decide? Non solo lavita di Eluana in quelle condizioni, ma quella di tutti noi.Il nostro tempo sembra aver smarrito le domande e lerisposte sul senso della vita, o almeno il desiderio diaffrontarle seriamente. [...] Il modello di «senso» cheoggi si propone è quello della persona di successo, efficiente,in ottima salute e forma: questo è davvero un«significato» esauriente che giustifica l’esistenza ditanti? [...] L’opera vera della vita è vivere, questoporta a scoprire tutta l’esistenza come dono gratuito,in qualsiasi situazione. Nessuna vita è esente dal dolore,dal limite, dalla sofferenza e dalla morte. [...]È l’accettazione semplice delle circostanze cheporta a riconoscere che tutto, proprio tutto, è degnodi essere vissuto. Dentro l’affermazione di una ipotesipositiva su tutto quello che accade, ciò che si imparae si afferma è la dignità di noi stessi e degli altri, chenessun condizionamento può intaccare; questa esperienzaè per noi la più vicina all’amore e alla felicità.[...] Se noi amiamo Cristo in croce, e così possiamoabbracciare senza scandalo il dolore, è proprio perchéla croce è la sconfitta della sofferenza sterile. GesùCristo non ha fatto un discorso sul dolore: lo ha assuntosu di sé e lo ha trasformato nella via della resurrezione.Ha sperimentato cosa significhi la solitudineestrema del dolore, ed in questo modo è diventato lavera compagnia per chiunque soffre.Lo stato di persecuzione è lo stato normale per la Chiesa nel mondo, edil martirio del cristiano è la sua situazione normale. Hans Urs von Balthasar


La giustizia non domina che nell'Inferno; nel Paradiso trionfa la graziae sulla terra la croce Gertrud von Le Fort4 fraternitàemissioneMARZOIl cantoinstancabile ebellissimo deiragazzi diKampala, lacarità attenta deiparrocchiani diNairobi e lainstancabileletizia di Rose:segni evidentidella grazia diDioNairobi Sentieridi speranzadi Giuliano ImbasciatiCarissimi,sono tornato dal mio primo pellegrinaggio in Terra<strong>San</strong>ta lo scorso 9 dicembre. Non vi ero mai stato e nonavevo mai guidato un pellegrinaggio. L’agenzia keniotanon è efficiente come quelle a cui siete abituati in Italia:la guida era musulmana, il gruppo molto eterogeneo, eho dovuto portare pazienza per le molte distrazioni sulnostro cammino, dallo shopping alle fotografie. Hocapito che, senza una guida, è fin troppo facile dimenticarsiil significato di quello che si sta facendo, che èinnanzitutto un gesto di conversione, di preghiera e diIl primo numero di «The Dove», ilgiornalino dei Knights of St. Clement,a Washington.Nella foto, un momento del pellegrinaggioin Terra <strong>San</strong>ta della comunitàdi Kahawa Sukari (dicembre2008).WASHINGTONThe Knights of St. Clementdi Roberto AmorusoThe Knights of St. Clement, «I cavalieri di san Clemente»è un’esperienza cominciata a Washingtonpoco più di tre anni fa. Sono ragazzi e ragazze dellemedie, che si ritrovano settimanalmente per unamerenda, un momento di dialogo, di canto e di giochi,in un’amicizia che sta continuando e sta approfondendosi.Uno dei frutti di questa amicizia è che cicomunichiamo quanto vediamo, attraverso un giornalino,«The Dove», in cui scriviamo quanto Gesù fanella nostra vita. Sono pertanto pagine di fede. Questogiornalino è usato per comunicare ai compagnidi classe che c’è speranza e che qualcosa sta accadendo.E l’amicizia degli Knights è ciò che ce lomostra.immedesimazione con Gesù.Il nostro decanato ha ospitato l’incontro internazionaledella comunità di Taizè. Alcune migliaia di giovani datutto il Kenya e da altri paesi del mondo sono stati ospitatidalle parrocchie.Anche la proverbiale ospitalità africanaè stata messa a dura prova dalla grandezza dell’evento:nella nostra parrocchia si sono presentatiottanta giovani e alcuni sacerdoti quando ne aspettavamoal massimo cinquanta! Il tema dell’incontro diTaizè era «Pellegrinaggio della fiducia», e veramente iparrocchiani hanno dato fiducia a noi e ai fratelli di Taizè,accogliendo in casa dei giovani sconosciuti,di altre tribùo di altri paesi,cosa che ha aiutato a vincere i pregiudizie a vivere una fraternità.È stato un avvenimento di unità,di carità e di speranza.A noi era affidata l’organizzazione della mattina dei tregiorni in cui i ragazzi di Taizè sono stati con noi.Abbiamocelebrato la Messa (sapevamo che non era nel programmadel pomeriggio perché,essendo una comunitàecumenica, prevede solo dei momenti di preghieracomuni) e l’incontro con le nostre realtà caritative,tra cuiil Meeting Point di Rose Busingye.Il tema di questi incontri era «cercare insieme sentieridi speranza»:certamente sentire dei malati di AIDS parlareliberamente di sé e del proprio presente,così drammaticoeppure così pieno di letizia e speranza, è statoun grande insegnamento per i giovani, così pieni diincertezza.Abbiamo partecipato,per la prima volta insieme a cinquegiovani della parrocchia, alle vacanze di CL delKenya.Quest’anno alla vacanza hanno partecipato anche


La morte è la domanda ultima, e ovunque viene messa fra parentesi non ci può essere una vera risposta. Solamentequando questa domanda trova risposta, gli uomini possono davvero festeggiare ed essere liberi. La festa cristiana,l'Eucaristia, spalanca le profondità della morte. Joseph RatzingerMARZOfraternitàemissione5trenta ragazzi di Kampala, accompagnati da Rose e daCorrado Corradini. Sono orfani o vittime dell’AIDS,sostenuti da AVSI o incontrati da Rose tramite il MeetingPoint.Ci hanno stupiti per la loro gioia di vivere,per l’entusiasmoe l’unità fra di loro,che hanno espresso in moltimodi:nei giochi,nella gita nella foresta e soprattutto neicanti. Cantano divinamente ogni tipo di canzone, daicanti montagna a quelli popolari italiani a quelli ugandesio inglesi. Stupisce vedere dei giovani così uniti. Ilcoro è uno strumento potentissimo di espressione dellafede. Guardando loro cantare non potevamo che dire: èun miracolo! Come fanno dei ragazzi a cantare cosìbene? È la gioia dell’incontro con Cristo che li ha liberatie li ha resi spettacolo al mondo.Rose è veramente tutta piena della presenza di Cristoe ogni cosa che ci ha detto è stata una testimonianza dilui. Ci ha parlato dell’importanza di appartenere allacasa:tornare alla sera a mangiare e stare con le sue compagnenella casa dei Memores Domini è ciò che salvaanche tutto il lavoro del Meeting Point. Senza appartenere,anche il resto, prima o poi, stanca. Chiedo alSignore di essere un testimone come Rose.Quando unoè testimone, prima o poi un miracolo accade intorno ate, un popolo nasce o rinasce, come è successo con imalati di AIDS o gli orfani di Kampala.La domenica di Cristo Re coincide, nella nostra parrocchia,con il «giorno del raccolto».Tutto è iniziato dai parrocchiani che desideravano ringraziare,con offerte, delle cose buone (qui le chiamano«benedizioni») che hanno ricevuto durante l’anno. Ciòavviene ad ogni messa, con le offerte per noi preti, e laprima domenica del mese (Charity Sunday) con quelleper le opere caritative, in particolare il Meeting Point.In questo modo le attività caritative della parrocchiasono un’opera di tutti i fedeli, non solo degli assistentisociali o di noi preti e di qualche volontario.Vogliamo,cioè, che la carità diventi compito dell’intera comunitàparrocchiale, dalle piccole comunità di quartiere allaparrocchia nel suo complesso. Questa educazione allacarità ha il suo momento culminante nel «giorno del raccolto».Ognipiccola comunità ha portato la sua offerta inprocessione (denaro, cibo o cose utili ai poveri); inoltreognuna rappresentava anche un dono dello spirito o unavirtù, che sono le offerte più gradite a Dio. È stato unevento di popolo, una vera festa, e anche una raccoltamolto fruttuosa.Infine la bella notizia: finalmente il pavimento è completato,levigato, lucidato e pulito. Stiamo celebrandonella chiesa nuova, che è uno splendore. Sia lodato ilSignore! Un abbraccio,Giulianodella Urafiki CarovanaSchool, di Nairobi (Kenya).Una parrocchiana di St. Josephcon il suo bambino.Don Giuliano Imbasciati, in missionea Nairobi dal 2004.BambiniInaugurazione della chiesa di St. Joseph a Kahawa Sukari, NairobiSi inaugura il 29 <strong>marzo</strong> lachiesa di St. Joseph aKahawa Sukari, Nairobi(Kenya). La costruzione, iniziatanel 2000 per sostituirela vecchia «cattedrale dilamiera», è giunta alla suaconclusione con la posa delpavimento artistico.Il numero di maggio di«Fraternità e Missione»(prima non è possibile permotivi redazionali) dedicheràampio spazio a questoimportante evento, cheè frutto dell’aiuto di tantepersone, alle quali va ilnostro ringraziamento.Sopra, un momento della costruzionedella chiesa; primo da sin., l’architettoLuigi Cioppi, autore del progetto.A fianco, la chiesa a lavori conclusi.


L’uomo si rassegna al particolare esclusivamente se quel particolarea lui si palesa come realizzazione di un universale Luigi Giussani6 fraternitàemissioneMARZOTaipeiMusica d’OrienteLa bellezza della musica, la gioia dell’incontro con il vescovo,la sorpresa di un’amicizia che illumina la vitadi Paolo CostaIn basso, momento di balli in parrocchiaa St. Francis Xavier, Taipei(Taiwan). Da destra, donPaolo Cumin e don Paolo Costa.Nella pagina a fianco, un momentodella messa per il santopatrono celebrata dall’arcivescovoHong <strong>San</strong> Chuan.Caro don Massimo,in questi ultimi mesi siamo stati, si può dire, sorpresidalla musica.A settembre,nella nostra parrocchia di sanPaolo c’è stato un concerto di musica rinascimentale:uncoro locale ha voluto regalarci alcuni canti polifonici,tratti dalle opere di Pierluigi da Palestrina. Ci ha commossoal punto che abbiamo pensato di fare un piccoloconcerto al mese,per invitare la gente a visitare la nostrachiesa.In ottobre abbiamo offerto un concerto d’organograzie alla disponibilità di un nostro parrocchiano,organistaprofessionista.Per il mese di novembre ho pensatodi proporre, attraverso la mia voce e la mia interpretazione,accompagnatadi volta in volta da organo,piano echitarra, le canzoni che ho imparato nel movimento,dedicate alla Madonna.Al concerto c’erano duecentotrenta persone, compresoil pastore battista (con la consorte) che abita dietrola nostra chiesa.La prima parte era dedicata a Maria nel Vangelo:l’AveMaria gregoriano,Altissima Luce,I wonder,Salve Regina,Voi ch’amate lo criatore. I testi delle canzoni, tradotti incinese, sono stati proiettati insieme a quadri di pittoriitaliani a noi cari.La seconda parte era dedicata a Marianella devozione popolare. Ho cantato Salve Regina gregoriano,Como busca, Virgen Morenita, Romaria, AveMaria Stella del Mattino, La Virgen de Guadalupe. Allafine tutti insieme abbiamo cantato due canti in cinese.Il pastore protestante, in prima fila, prendeva appuntisul suo quadernetto; la gente è stata molto contentadella serata.Ho detto a tutti che,sebbene non sia un professionistadella musica, ho voluto condividere ciò cheho di più caro, che ho imparato grazie al movimento diCl di cui faccio parte, anche e soprattutto attraverso icanti. Spero di aver trasmesso quanto importanti sono


GIORNATAANNUALE DIFRATERNITÀ EMISSIONESabato 18 aprile si terrà l'annuale giornata di «Amici di Fraternità e Missione».Questo il programma: ore 18,00 santa Messa presso la parrocchia SS. Redentore di Seriate (BG).A seguire buffet e momento conviviale presso i locali della parrocchia.Alle ore 21,00 presso il teatro Gavazzeni di Seriate ci sarà un incontro con don Massimo Camisasca.MARZO fraternitàemissione7«Come facciamo acredere che i ciechivedono?»,mi ha chiesto. «Crediamoche i ciechivedono perchéanche oggivediamo accaderegli stessi miracoli:chi non conosceGesù è nel buio ebrancola senzasapere la direzione.Noi sappiamola meta»che i ciechi vedono?», mi ha chiesto. «Crediamo che iciechi vedono perché anche oggi vediamo accadere glistessi miracoli:chi non conosce Gesù è nel buio e brancolasenza sapere la direzione. Noi sappiamo la meta».Poi gli ho detto che per conoscere Gesù occorrono degliamici, e gli ho proposto di essere mio amico, dalmomento che mi ha detto che fa fatica a essere coinvoltodagli altri studenti. Durante lo spettacolo gli ho fatto lacronaca di quello che vedevo e capivo, poi siamo uscitia cena: era molto felice. L’ho accompagnato al suo dormitorioe gli ho fatto toccare le statue del presepe una auna. Sul presepe c’era una scritta che gli ho letto nonsenza commozione: «Nelle tenebre è brillata la veraluce: Gesù Cristo». Senza sapere che Cristo è la Luceche illumina la nostra vita, siamo tutti come ciechi, oanche peggio. Sono certo che Giuseppe sia «un altrodono di Dio» alla nostra vita.Ti abbraccio,Paoloper me la bellezza della musica e del canto per la nostraimmedesimazione con Cristo.Sabato 29 novembre l’arcivescovo Hong <strong>San</strong> Chuan èvenuto alla parrocchia di Tai Shan per celebrare laMessa del nostro patrono, san Francesco Saverio. Quest’annoricorre anche il 45° anniversario della parrocchia.Anchequesta volta la chiesa era piena.Un diaconobenedettino e un seminarista hanno aiutato per la liturgia.I chierichetti erano quattro bambini: don Lele Silanosli istruiva da un mese su come maneggiare l’incenso,lamitria,il pastorale,la croce astile,le candele…La chiesa era bellissima: avevo comprato un nuovoaltare,un confessionale,oltre che fioriere,acquasantieree credenza in stile cinese. Avevo anche fatto dorare ilcalice,la pisside,il turibolo e navicella:tutti dettagli che,forse,ho notato solo io,ma ci tenevo che tutto fosse belloe ordinato.Durante la messa il vescovo ha battezzato dueadulti e cresimato cinque parrocchiani tra cui Ilario (ALong) e Monica (Meixiang).Dopo la messa ci siamo fermatiin chiesa per presentare la nostra storia attraversofoto e canti, come avevamo fatto con te, quando seivenuto a trovarci.Nel mezzo di questa presentazione abbiamo proiettatodicei minuti del film Il vento di Dio con i sottotitoli incinese. Il vescovo mi ha chiesto, un po’ incredulo e stupito,se è vero che noi scriviamo lettere al superioregenerale e che lui ci risponde. Gli ho spiegato che è luiche ci spinge a farlo, perché la comunione è anchecomunicazione…La giornata si è conclusa con la cena all’aperto, conballi aborigeni e canti insieme. Mi ha colpito vedere ivolti felici di questi adulti rinati nel battesimo o confermatinella cresima: gente normale che sta cambiandograzie all’incontro con Cristo.E mi commuove sempre ilvescovo, che si stupisce di noi e ci incoraggia.Ho conosciuto Giuseppe (Li Hong Jie) al dipartimentodi italiano, dove studia, anche se non ha corsi con me. Ècieco da quando era piccolo, a causa del parto prematuroe di complicazioni successive.Siamo andati insiemead uno spettacolo teatrale messo in scena dagli studentidel primo anno. Ci sediamo vicini e, parlando con lui,scopro che ha studiato in una scuola protestante, partecipavaalle loro preghiere,ma non è mai stato battezzatoperché i suoi genitori, sebbene non siano contrari, nonparteciperebbero con lui a questa nuova vita. Mi raccontache ha cominciato anche a dubitare della veritàdel Vangelo: «Per esempio, come facciamo a credereIlario (A Long).Monica (Meixiang), insieme adIlario (sopra) tra i cinque parrocchianiconfermati nella cresima anovembre 2008.LA MISSIONE A TAIPEIPerché siamo in Cinadi Massimo CamisascaLa prospettiva storica ci aiuta a comprendere iconfini della presenza della Fraternità san <strong>Carlo</strong>a Taiwan.Qui a Taipei, siamo in una diocesi nata da pocopiù di cinquanta anni. È, in un certo senso, comese fossimo nell'epoca di san Paolo.Effettivamente, quello nostro, qui a Taiwan, è iltempo degli Atti degli apostoli.Dobbiamo dunque ricuperare il senso dellaparola «apostolica», nell'espressione «società divita apostolica» che descrive ciò che siamo.«Apostolico» dice una realtà e nello stesso tempouna preghiera. Una realtà perché qui siamo nelperiodo della fondazione della Chiesa; ma ancheuna preghiera perché noi dobbiamo domandareil cuore degli apostoli.Questo dice che i sacerdoti che sono a Taipeinon sono mandati a una parrocchia, ma alla Cinaintera, per l'evangelizzazione della Cina. Ma nonsi può evangelizzare la Cina, se non sievangelizzano i cinesi e, ancora, non si possonoevangelizzare i cinesi, se non si comincia daqualche cinese, così come non si possono amaregli uomini se non si comincia da qualche personae, attraverso quelle persone, si ama tutto ilmondo.L’orizzonte della nostra missione non puòdunque essere che quello apostolico, cioè ditutto il mondo, in particolare del mondo cinesecui i nostri missionari sono stati mandati e alquale devono sentirsi definitivamente mandati.PER OFFERTE ALLA FRATERNITÀ (MISSIONI, SANTE MESSE ECC.): Codice IBAN: IT 72 W0351203206000000018620 - c/c postale 43262005


IL TUO 5 X1000Anche quest’anno puoi sostenere la missione e le opere della Fraternità san <strong>Carlo</strong> senza spendere nulla.Nella tua dichiarazione firma nello spazio per il sostegno del volontariato e inserisci il nostro CODICE FISCALE 974080605868fraternitàemissioneMARZOIn libreria Don Giussani.La sua esperienza dell’uomo e di DioEsce la prima biografia spirituale di don Luigi Giussani, scritta da Massimo CamisascaDon Giussani è stato uno dei più importanti educatoridel Novecento.Lo vidi la prima volta quando avevo pocopiù di tre anni, ma lo incontrai definitivamente a quattordicie da allora,per quarantacinque anni,non mi sonomai allontanato da lui.Nonostante io sia vissuto dal 1973prima a Bergamo e poi a Roma e lui non abbia mailasciato Milano, il mio interesse per la sua persona, peril suo insegnamento,per l’opera da lui creata,non è maivenuto meno.Il grande sacerdote lombardo, scomparso nel 2005,aveva una personalità ricchissima,che non si finirà prestodi sondare. Questo libro vuole essere un primotimido tentativo in questa direzione. Non è la mia unafalsa umiltà.Si pensi che molti testi di Giussani sono inediti(probabilmente più di quanto sia stato pubblicato).Intendo con queste pagine far conoscere don Giussania chi non l’ha conosciuto,a chi non ha avuto la fortuna disentirlo parlare, di passare del tempo con lui o di leggerei suoi libri. Se il lettore vorrà, potrà trovare un utilesfondo storico ai diversi capitoli di questo libro nei mieitre volumi Comunione e Liberazione. Le origini, Laripresa,Il riconoscimento,a cui comunque rimando nellenote quando lo ritengo strettamente necessario.Non si possono leggere gli scritti di don Giussanicome si legge un romanzo, ma neppure come si leggeun libro di filosofia.Leggendo un romanzo,non è necessariosostare sulle parole. Il pensiero corre al filo degliavvenimenti, vuol sapere come le cose andranno afinire. In un libro di filosofia ciò che colpisce è la stringenzadella logica,il filo del ragionamento.Le parole diGiussani invece vanno guardate,guardando contemporaneamentea se stessi.Vanno lette e rilette,entrando inquel processo di avvicinamento progressivo e ripetutoalla realtà che è stato il suo metodo di parlare e di scrivere.Unmetodo che,consapevolmente o no,lo ha accostatoalla fenomenologia,a grandi pensatori come Husserle Heidegger, ma anche a Hannah Arendt, a EdithStein, a Karol Wojtyla.Certamente Giussani è stato un genio, un genio dell’umanoe della fede,ma soprattutto l’amico che avrestivoluto trovare sul sedile accanto a te, durante il viaggiodella vita.(dall’introduzione dell’autore)Massimo CamisascaDon GiussaniLa sua esperienzadell’uomo e di DioEdizioni <strong>San</strong> Paolo 2009pp. 166 - € 14

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