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marzo - Fraternità San Carlo

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MENSILE DELLA FRATERNITÀ SACERDOTALE DEI MISSIONARI DI SAN CARLO BORROMEO<br />

Anno XVII, n. 3<br />

<strong>marzo</strong> 2013 - € 1,50<br />

fraternitàemissione<br />

www.sancarlo.org<br />

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post.<br />

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)<br />

art 1, comma 1, LO/MI<br />

LA FRATERNITÀ SAN CARLO NEL MONDO: ALVERCA PORTOGALLO ASUNCIÓN PARAGUAY BOLOGNA ITALIA BOSTON USA BUDAPEST UNGHERIA CHIETI ITALIA CITTÀ DEL MESSICO MESSICO COLONIA GERMANIA CONCEPCIÓN CILE DENVER<br />

USA FROSINONE ITALIA FUENLABRADA SPAGNA GROSSETO ITALIA GROTTAMMARE ITALIA LONDRA GRAN BRETAGNA MILANO ITALIA MOSCA RUSSIA NAIROBI KENYA NAPOLI ITALIA NOVOSIBIRSK SIBERIA PESARO ITALIA PRAGA REPUBBLICA<br />

CECA REGGIO EMILIA ITALIA ROMA ITALIA SAN PAOLO BRASILE SAN QUIRICO ITALIA SANTIAGO DEL CILE CILE ‘S-HERTOGENBOSCH OLANDA TAIPEI TAIWAN TRIESTE ITALIA VIENNA AUSTRIA VIGEVANO ITALIA WASHINGTON USA<br />

Il 6 febbraio 2013, pochi giorni prima di annunciare le sue<br />

dimissioni, Benedetto XVI ha ricevuto i partecipanti all’Assemblea<br />

generale della <strong>Fraternità</strong> san <strong>Carlo</strong> e ha rivolto<br />

loro queste parole.<br />

Eccellenze,<br />

cari Fratelli,<br />

è per me una grande gioia essere con voi. Mi ricordo<br />

bene delle mie visite nel Palazzo accanto a <strong>San</strong>ta Maria<br />

Maggiore, dove ho conosciuto personalmente don Giussani;<br />

ho conosciuto la sua fede, la sua<br />

gioia, la sua forza e la ricchezza delle sue<br />

idee, la creatività della fede. È cresciuta<br />

una vera amicizia; così, tramite lui, ho<br />

conosciuto anche meglio la comunità di<br />

Comunione e Liberazione.<br />

E sono lieto che il successore sia con<br />

noi; che continua questa grande opera e<br />

ispira tante persone, tanti laici, donne e<br />

uomini, sacerdoti e laici, per collaborare<br />

alla diffusione del Vangelo, alla crescita<br />

del Regno di Dio. E qui ho conosciuto anche Massimo<br />

Camisasca; abbiamo parlato di diverse cose, ho conosciuto<br />

la sua creatività nell’arte, la sua capacità di<br />

vedere, interpretare i segni dei tempi, il suo grande<br />

dono di educatore, di sacerdote. Una volta ho avuto<br />

anche l’onore di ordinare alcuni sacerdoti a Porto <strong>San</strong>ta<br />

Rufina, ed era bello, quindi, conoscere che qui cresce<br />

Il dono di Benedetto<br />

«La <strong>Fraternità</strong><br />

cresca e si<br />

approfondisca<br />

nell’amore di<br />

Cristo e degli<br />

uomini per Cristo»<br />

una nuova <strong>Fraternità</strong> Sacerdotale nello spirito di <strong>San</strong><br />

<strong>Carlo</strong> Borromeo, che sempre rimane il grande modello<br />

di un Pastore che è realmente stimolato dall’amore di<br />

Cristo, cerca i piccoli, li ama e così realmente crea fede<br />

e fa crescere la Chiesa.<br />

Adesso la vostra <strong>Fraternità</strong> è grande, ed è un segno<br />

che le vocazioni ci siano. Ma c’è anche la necessità della<br />

nostra apertura per trovare, per accompagnare, per guidare<br />

e aiutare le vocazioni nella maturazione. Questa è<br />

la cosa per la quale ringrazio don Camisasca che ha<br />

fatto da grande educatore. Ed oggi l’educazione è sempre<br />

fondamentale per la crescita della<br />

verità, per la crescita del nostro essere<br />

figli di Dio e fratelli di Gesù Cristo.<br />

Adesso, grazie a Dio, conosco anche<br />

già da molto tempo il vostro nuovo Superiore<br />

Generale, che anche un po’ ha avuto<br />

contatto con la mia teologia. Così, sono<br />

contento che io possa essere anche spiritualmente<br />

ed intellettualmente con voi<br />

e che possiamo reciprocamente fecondare<br />

il nostro lavoro.<br />

Il Signore vi benedica. Grazie al Signore per questo<br />

dono della vostra <strong>Fraternità</strong>: cresca e si approfondisca<br />

sempre, ancora di più nell’amore di Cristo, nell’amore<br />

degli uomini per Cristo. Il Signore vi accompagna.<br />

Vi do la Benedizione, sicuro che voi pregate per me,<br />

mi accompagnate con la vostra preghiera. Grazie a voi<br />

tutti! (© LEV - Libreria Editrice Vaticana)<br />

3<br />

(Foto Servizio Fotografico<br />

de l’Osservatore Romano.<br />

L ’annuncio con il<br />

quale il Papa ha<br />

comunicato alla Chiesa<br />

la decisione di rinunciare<br />

al ministero<br />

petrino ci ha riempiti<br />

di silenzio.<br />

Guardando al suo<br />

gesto, ammiriamo la<br />

libertà interiore di un<br />

uomo che decide le<br />

cose più grandi di<br />

fronte a Dio e chiediamo<br />

di poterlo seguire<br />

sulla stessa strada di<br />

responsabilità e di<br />

umiltà. Le parole che<br />

ci ha rivolto mercoledì<br />

6 febbraio sono<br />

vive in noi come un<br />

dono e alimentano il<br />

nostro amore alla<br />

Chiesa.<br />

Siamo certi che Cristo<br />

guida il suo popolo<br />

e la vita di ciascuno<br />

di noi.<br />

don Paolo Sottopietra<br />

PASSIONE PER LA GLORIA DI CRISTO


Tutte le cose si possono considerare in modo duplice: come fatto e come mistero.<br />

Hans Urs von Balthasar<br />

2 fraternitàemissione MARZO<br />

L’assemblea<br />

generale<br />

L’ELEZIONE<br />

Diciotto sacerdoti della <strong>Fraternità</strong><br />

san <strong>Carlo</strong>, eletti nei<br />

collegi dei cinque continenti,<br />

si sono riuniti a <strong>San</strong> Lazzaro<br />

di Savena (Bo), dal 1<br />

al 3 febbraio. Hanno eletto<br />

il nuovo superiore generale,<br />

Paolo Sottopietra, il vicario<br />

generale, Emmanuele<br />

Silanos, e due consiglieri,<br />

Andrea D’Auria e Domenico<br />

Mongiello. Il nuovo superiore<br />

generale ha nominato<br />

il rettore della Casa di<br />

formazione, Jonah Lynch,<br />

l’economo generale, Domenico<br />

Mongiello, e il segretario<br />

generale, Matteo<br />

Invernizzi. I membri dell’assemblea<br />

sono stati ricevuti<br />

da Benedetto XVI, dopo<br />

l’Udienza generale del 6<br />

febbraio 2013.<br />

IL SUPERIORE<br />

Quarantacinque anni, originario<br />

di Stenico (Tn), Paolo<br />

Sottopietra è sacerdote<br />

dal 1995 ed è anche il superiore<br />

generale delle Missionarie<br />

di <strong>San</strong> <strong>Carlo</strong>, Istituto<br />

femminile nato dalla <strong>Fraternità</strong>.<br />

Laureato in filosofia<br />

presso l’Università Cattolica<br />

del Sacro Cuore di Milano,<br />

ha compiuto gli studi di<br />

dottorato sul pensiero di<br />

Joseph Ratzinger presso<br />

l’Università Cattolica di Eichstätt,<br />

in Germania. È<br />

membro del «Comitato<br />

scientifico per la pubblicazione<br />

dell’Opera omnia di<br />

Joseph Ratzinger», a cura<br />

dell’Insitut Papst Benedikt<br />

XVI. È anche membro del<br />

«Neuer Ratzingers Schülerkreis».<br />

Pubblichiamo la lettera che don Paolo Sottopietra ha inviato<br />

ai sacerdoti e seminaristi dopo la sua elezione a superiore<br />

generale della <strong>Fraternità</strong> san <strong>Carlo</strong>.<br />

Carissimi,<br />

Roma, 8 febbraio 2013<br />

vi scrivo ancora pieno di emozione e di gratitudine<br />

per l’incontro con il <strong>San</strong>to Padre che ci ha ricevuto mercoledì<br />

mattina, dopo l’udienza generale, in una saletta<br />

dell’aula Nervi. C’eravamo tutti noi che abbiamo partecipato<br />

all’assemblea generale, don Massimo e don<br />

Julián Carrón.<br />

L’udienza<br />

L’incontro è stato straordinario per il calore e l’affetto<br />

con cui il Papa ci ha parlato.<br />

Fino all’ultimo non sapevamo come si sarebbe svolto.<br />

Forse ci sarebbe stato il tempo per rivolgergli un saluto,<br />

forse solo per un baciamano. Io avevo preparato un<br />

testo, ma l’ho riassunto senza leggerlo, perché prima<br />

che il Papa entrasse mi era stato raccomandato di<br />

essere molto breve.<br />

Gli ho parlato soprattutto di don Massimo e del significato<br />

della sua persona per noi. Gli ho detto che è stato<br />

ed è per noi un educatore, un padre che in questi 27<br />

anni di storia della <strong>Fraternità</strong> ha offerto a tutti la sua amicizia<br />

e la sua guida, la sua correzione e il suo perdono,<br />

stringendo con ciascuno un rapporto personale. Poi gli<br />

ho detto che con il suo insegnamento e i suoi scritti ha<br />

tracciato per noi l’orizzonte ideale al quale vogliamo<br />

aderire per sempre. Infine gli ho detto che, inviandoci in<br />

venti paesi del mondo, ci ha coinvolti in un’opera evangelizzatrice<br />

a servizio della missione della Chiesa.<br />

Ho aggiunto che la sua decisione di nominare vescovo<br />

don Massimo ci ha rallegrati e confermati, e l’ho ringraziato<br />

per il gesto squisito di attenzione che ci stava riservando.<br />

Il Papa mi ha ascoltato con grande attenzione. Due<br />

volte ha sollevato la testa e mi ha guardato con due<br />

occhi vivissimi. La<br />

prima volta quando<br />

La nostra vita<br />

è definita dal miracolo<br />

della presenza di Dio,<br />

che opera attraverso<br />

il suo Spirito<br />

ho parlato delle<br />

nostre missioni. La<br />

seconda quando ho<br />

nominato don Giussani.<br />

Come regalo,<br />

infatti, gli abbiamo<br />

portato una foto di<br />

Elio Ciol che Giussani<br />

teneva nel suo<br />

studio. «Abbiamo pensato», ho detto al Papa, «che possa<br />

ricordarle questo grande sacerdote che ha cambiato le<br />

nostre vite».<br />

Poi il Papa ha tenuto un breve discorso [riportato in<br />

prima pagina ndr]. Parlando a braccio, con un tono molto<br />

personale e coinvolto. Ha richiamato tanti ricordi freschissimi<br />

dei suoi incontri con don Giussani, don Massimo<br />

e la <strong>Fraternità</strong>, fin dai tempi delle Cappellette. Ha<br />

salutato Carrón esprimendo grande stima per il movimento.<br />

Con tutta la sua persona il Papa esprimeva gioia e<br />

affetto.<br />

IL NUOVO SUPERIORE<br />

Vogliamo contin<br />

Dall’alto: Paolo Sottopietra con mons. Massimo Camisasca;<br />

con Benedetto XVI durante l’udienza del 6 febbraio 2013 (Servizio<br />

Fotografico dell’Osservatore Romano); con i suoi genitori, Marco e Lia<br />

(foto Ciol).<br />

Aut. del Trib. di Cassino n. 51827 del 2-6-1997 - DIRETTORE RESPONSABILE: Paolo Sottopietra REDAZIONE: Fabrizio Cavaliere, Jonah Lynch,<br />

Francesco Montini, Marco Sampognaro HANNO COLLABORATO Aldo Belardinelli, Massimo Camisasca, Francesco Ferrari, Mario Follega,<br />

Vincent Nagle, Nicola Ruisi, Stefano Tenti PROGETTO GRAFICO: G&C IMPAGINAZIONE: Fabrizio Cavaliere STAMPA: Arti Grafiche Fiorin <strong>San</strong><br />

Giuliano Milanese (Mi) REDAZIONE E UFFICIO ABBONAMENTI: Via Boccea 761 - 00166 Roma Tel. + 39 0661571400 - fm@sancarlo.org ABBONAMENTI base<br />

€ 15 - sostenitore € 50 C/C 72854979 IBAN: IT44X0521603206000000098780 OFFERTE c/c postale 43262005 codice IBAN: IT08A0521603206000000018620<br />

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MARZO<br />

GENERALE<br />

uare a servire<br />

Ci ha benedetto tutti, augurandoci che la <strong>Fraternità</strong><br />

«cresca e si approfondisca ancora di più nell’amore di<br />

Cristo e nell’amore degli uomini per Cristo». Penso che<br />

questa sia la consegna più importante che ci abbia<br />

lasciato. Infine ci ha chiesto di pregare per lui.<br />

Quando l’ho avvicinato per ringraziarlo, mi ha detto:<br />

«È una grande responsabilità, il Signore la aiuterà». Io<br />

gli ho risposto che guardo alla letizia con cui lui porta il<br />

peso della Chiesa e cerco di imparare. È stato molto<br />

affettuoso. Mi ha anche sorpreso, chiedendomi se continuavo<br />

a mantenere contatti con Eichstätt, l’università<br />

dove ho studiato per il dottorato.<br />

Dopo la foto di gruppo ci ha congedato in modo amichevole,<br />

con un «Buon appetito!».<br />

Mettere le ali e alzarci in volo<br />

L’udienza con il Papa è stata una conclusione sorprendente<br />

dei giorni di lavoro che abbiamo passato a Bologna<br />

per l’assemblea. È stato per tutti un fine settimana<br />

C’è un futuro nascosto nel presente.<br />

Joseph Ratzinger<br />

fraternitàemissione 3<br />

molto intenso. Anche di questo desidero raccontarvi<br />

alcune cose essenziali.<br />

Don Massimo ci ha accompagnato, venendoci a trovare<br />

la sera prima dell’inizio e fermandosi con noi a<br />

cena. Ci ha raccontato a lungo della sua nuova missione<br />

a Reggio. Mi ha colpito la leggerezza con cui sta vivendo<br />

le novità che incontra nel suo compito di vescovo.<br />

Durante la messa che ha presieduto il giorno dopo<br />

abbiamo invocato assieme lo Spirito santo. Erano presenti<br />

anche i primi che hanno firmato l’atto di fondazione,<br />

segno della continuità della nostra storia. Don<br />

Massimo ci ha invitati alla fiducia in Dio e ci ha detto che<br />

la nostra responsabilità non deve mai diventare affanno,<br />

ma consapevolezza che quello che abbiamo ricevuto è<br />

per tutti gli uomini. Il suo intervento è stato arricchito<br />

dalle nuove esperienze che sta vivendo a Reggio e che<br />

gli stanno comunicando un nuovo sguardo sulla <strong>Fraternità</strong>.<br />

Citando madre Cabrini, ci ha invitati due volte a<br />

“mettere le ali” e ad alzarci in volo. In quei giorni<br />

comunque tutti abbiamo sentito in modo particolare il<br />

“peso” del momento. Questa consapevolezza ha portato<br />

tra noi un silenzio molto naturale, unito alla letizia in cui<br />

si sono svolti tutti i lavori. Sono stati dialoghi intensi sulla<br />

vita della <strong>Fraternità</strong>, sul suo presente e sul suo futuro. Mi<br />

ha colpito la franchezza con cui tutti hanno parlato,<br />

assieme a un grande rispetto. Con libertà sono stati<br />

espressi giudizi e si sono cercate assieme le soluzioni<br />

migliori alle questioni di cui abbiamo parlato.<br />

Tutto questo mi ha mostrato una grande maturità nell’amore<br />

alla <strong>Fraternità</strong> e al movimento, e il desiderio di<br />

rivivere l’origine con freschezza e dedizione.<br />

Venerdì sera sono stato eletto. Sabato mattina si sono<br />

svolte le votazioni per i membri del consiglio e nel<br />

pomeriggio la discussione delle relazioni.<br />

Domenica sera, tornati a Roma, abbiamo celebrato<br />

assieme la messa nella nostra casa di formazione, con i<br />

seminaristi, le missionarie e alcuni preti di Roma. Nell’omelia<br />

ho cercato di esprimere quello che sentivo in<br />

quel momento e alcuni pensieri che in questi mesi mi<br />

hanno accompagnato. In fondo ho detto una cosa sola:<br />

la <strong>Fraternità</strong> e la nostra vita sono definite dal miracolo<br />

della presenza di Dio che opera attraverso il Suo Spirito.<br />

Questa evidenza mi riempie ancora di stupore e<br />

gratitudine e chiede a tutti noi di rispondere.<br />

L’esperienza di un nuovo inizio<br />

Penso spesso a don Giussani in questo periodo. L’incontro<br />

con lui ha spalancato l’orizzonte della mia vita e<br />

di quella di noi tutti, ci ha aperto all’universalità della<br />

Chiesa. L’avventura della <strong>Fraternità</strong> nasce da questo<br />

slancio e nella paternità di don Massimo noi abbiamo<br />

ricevuto un nuovo grande dono. Questi anni di fondazione<br />

che abbiamo vissuto accanto a lui sono stati<br />

appassionanti, e non sono finiti. Abbiamo vissuto in<br />

prima persona l’esperienza di un inizio nuovo, pieno di<br />

attesa verso il futuro. Non sono mancate le difficoltà, ma<br />

ha certamente prevalso la passione che viene dalla speranza<br />

cristiana.<br />

Come ho scritto nella nota che abbiamo diffuso tramite<br />

il nostro sito, l’amicizia del Papa ci fa sentire tutta la<br />

nostra sproporzione, ma la consapevolezza di ciò che<br />

abbiamo ricevuto è anzitutto fonte di un grande entusiasmo.<br />

Vogliamo continuare a servire la Chiesa,<br />

costruendo il movimento nel mondo, con umiltà e laboriosità.<br />

Vi ringrazio e vi ricordo tutti.<br />

Ci rivediamo quest’estate in Trentino per le vacanze.<br />

Un abbraccio a tutti,<br />

don Paolo<br />

IL NUOVO CONSIGLIO<br />

Emmanuele Silanos,<br />

vicario generale.<br />

Domenico Mongiello,<br />

economo generale.<br />

Matteo Invernizzi,<br />

segretario generale.<br />

Andrea D’Auria, consigliere<br />

e procuratore generale.<br />

Jonah Lynch, rettore della Casa<br />

di formazione.


4 fraternitàemissione<br />

MARZO<br />

Portare il dolore<br />

davanti a Dio<br />

Croce,<br />

sofferenza,<br />

offerta:<br />

testimonianze<br />

dalle nostre<br />

missioni<br />

Non è venuto a spiegare la croce, ma a distendersi sulla croce.<br />

Paul Claudel<br />

CILE SUSSURRA E GRIDA<br />

di Francesco Ferrari<br />

La prima volta che sono entrato nella casa del signor<br />

Pedro lui mi ha accolto con lacrime di gioia. «Che onore<br />

padre, lei è un uomo di Dio». Una definizione che riempie<br />

di gratitudine e fa venir voglia di confessarsi. Pedro<br />

è peruviano e da 40 anni vive insieme a sua moglie, sua<br />

figlia e suo nipote in un’area povera e affollata di Puente<br />

Alto. La sua casa è piccola, circondata da grate per<br />

difendersi dai ladri, con uno strano senso di provvisorio.<br />

È ammalato ai polmoni ma non ha soldi per curarsi e<br />

lentamente si avvicina al Padre. Quando gli ho portato<br />

la comunione la prima volta, prima di andarmene, ha<br />

voluto che cantassimo insieme l’Ave Maria. Lui non<br />

aveva voce ed io non conoscevo la versione peruviana,<br />

però è stato un bel canto, commovente. Il signor Pedro<br />

m’insegna che quando si sta davanti a Dio si può cantare<br />

sempre, anche nella malattia.<br />

Il sabato vado a visitare anche Juanita, nella casa accanto.<br />

Ha 50 anni e qualche anno fa una medicina sbagliata<br />

l’ha paralizzata e ha scombinato qualcosa nella sua<br />

mente. Ogni volta è imprevedibile. A volte mi accoglie<br />

con un gran sorriso, altre invece mi caccia via con qualche<br />

insulto. Non si ricorda mai chi sono. Nel tempo ho imparato<br />

che se entro e le chiedo di pregare insieme il Padre<br />

nostro mi accoglie, e riceve la comunione contenta.<br />

Non capisco cosa pensa, è davvero un mistero. Non so mai<br />

cosa dire, e forse l’unica parola giusta è il Padre nostro.<br />

Me ne vado ogni volta un po’ scosso, con una gran voglia<br />

di pregare. Il suo dolore è incomprensibile. Quando guardo<br />

i suoi occhi, a volte vivi e a volte spenti, riesco solo a<br />

chiedermi: «Signore, perché? Che senso ha?». Non so rispondere<br />

al dolore di Juanita, e ammetterlo è doloroso.<br />

Le porto la comunione perché possa stare con Dio, che<br />

conosce il senso di qualsiasi dolore.<br />

Gladis è una pittrice, ha più di ottant’anni. Anche lei è<br />

mezza paralizzata per una cura sbagliata. La sua casa è<br />

povera, però piena di quadri. Tanti paesaggi con il mare<br />

(le piace il mare - dice lei - perché è sempre in movimento,<br />

come il cuore), alcune nature morte e il ritratto di una<br />

ragazza bellissima. Un giorno mi ha svelato, tra l’orgoglio<br />

e la vergogna, che la bella ragazza è un vecchio autoritratto.<br />

Soffre perché non può più dipingere, a volte si sente<br />

inutile, sempre seduta sul divano, rivolta verso la porta<br />

aperta della casa, verso un paesaggio che, mentalmente,<br />

ha già dipinto mille volte. Quando le porto la comunione<br />

ritorna a illuminarsi in un secondo. Ha una grande<br />

fede è sa che il suo dolore non è inutile, può pregare<br />

e offrire tutto, trasformare la sua nostalgia in una vigorosa<br />

domanda a Dio che sta lì con lei. Ogni attimo, anche<br />

il più terribile, può essere offerto a Dio. Può essere un tocco<br />

di pennello, parte di un quadro misterioso e bello, un<br />

ritratto nuovo che dipinge davanti agli angeli.<br />

Vado a visitare gli ammalati per essere un «uomo di<br />

Dio» in mezzo a loro. E anche perché ho bisogno di<br />

ascoltare. C.S. Lewis dice che Dio sussurra al cuore dell’uomo<br />

attraverso la bellezza, però gli grida dentro<br />

attraverso il dolore.<br />

FROSINONE CHE COSA DESIDERI?<br />

di Aldo Belardinelli<br />

Un pomeriggio arriva nel mio ufficio una ragazza con<br />

gli occhi gonfi di lacrime. Non riesce a parlare, mi<br />

guarda e piange. Comprendo che la situazione è di<br />

grande dolore e imbarazzo e cerco di rassicurarla. Mi<br />

spiega che cercava un sacerdote e che un’amica le<br />

aveva fatto il mio nome.<br />

Ha saputo da pochi giorni di aspettare un bambino,<br />

ma con il suo compagno la storia non funziona. La sua<br />

situazione lavorativa è fortemente precaria. La sua famiglia<br />

non capirebbe e non l’aiuterebbe in alcun modo.<br />

L’unica soluzione possibile sembrerebbe, allora, l’interruzione<br />

della gravidanza.<br />

L’ho ascoltata accogliendo e abbracciando il suo<br />

dolore, ma non ho potuto tacere la domanda più stringente:<br />

«Ma cosa desideri tu veramente?». Di fronte a<br />

questa domanda, immediatamente ha cambiato espressione,<br />

riconoscendo che nessuno, tanto meno lei, aveva<br />

mai posto l’accento su ciò che lei desiderava per la sua<br />

vita e per la vita di quella creatura, voluta e amata innanzitutto<br />

da Dio. Mi ha chiesto di poter ricevere il sacramento<br />

della Riconciliazione, dal quale era lontana da un<br />

po’ di tempo. Poi abbiamo pregato insieme.<br />

Qualche giorno dopo è tornata dicendomi che la gravidanza<br />

sarebbe andata avanti. Ha aggiunto di essere<br />

convinta di voler riprendere un cammino che rafforzasse


Il sacrificio più vero è riconoscere una presenza, cioè il sacrificio più vero è amare.<br />

Luigi Giussani<br />

MARZO<br />

la sua fede. Questo incontro mi ha ricordato che il compito<br />

cui siamo chiamati come sacerdoti spesso si concretizza<br />

nell’accompagnare le persone in situazioni di<br />

dolore e fatica. Diventando, nell’accoglienza cordiale,<br />

possibilità della scoperta della Grazia di Dio.<br />

VIA CRUCIS/1 COME SIMONE DI CIRENE<br />

di Vincent Nagle<br />

Nella confusione dei vicoli stretti e affollati nel centro<br />

della città vecchia di Gerusalemme, all’incrocio tra il<br />

vialetto che scende al Muro del Pianto e la strada che<br />

sale alla chiesa del <strong>San</strong>to Sepolcro, c’è un piccolo santuario<br />

che segna la Quinta Stazione della Via Crucis. La<br />

quinta tappa del percorso che i pellegrini compiono<br />

sulle tracce di Gesù, verso il luogo della sua esecuzione.<br />

Amo molto soffermarmi lì per meditare la figura e<br />

l’esperienza di quello straniero che fu preso con forza<br />

dai soldati e obbligato a sobbarcarsi il peso della croce:<br />

Simone di Cirene.<br />

Lui, allora, si sarà sentito vittima di una grande disgrazia.<br />

Minacciato dai Romani e gettato improvvisamente<br />

e senza motivo in uno scenario di punizione e<br />

morte, chissà che non sia stato tentato di maledire il Signore.<br />

Tuttavia, notiamo nel vangelo qualcosa di strano.<br />

Simone fu preso a caso dalla folla, eppure conosciamo<br />

sia il suo nome sia il suo paese di origine, la lontana Cirene,<br />

nell’attuale Libia. Non solo: l’evangelista scrive<br />

anche i nomi di due dei<br />

suoi figli, Rufo e Alessandro<br />

(Mc 15,21). Come<br />

Scoprirsi<br />

accompagnati<br />

nell’esperienza<br />

dell’isolamento e<br />

dell’abbandono ci<br />

libera dalla paura<br />

della morte<br />

poteva l’evangelista sapere<br />

queste cose? Le conosceva<br />

perché, da<br />

quella croce insanguinata<br />

e impolverata, quel<br />

Simone non si è più allontanato.<br />

In quella circostanza<br />

di disgrazia e<br />

paura si è scoperto accompagnato<br />

come mai<br />

avrebbe sognato di essere<br />

accompagnato. Per-<br />

ciò ha voluto restare per sempre in quella compagnia: lui<br />

e i suoi figli divennero ben noti agli amici dell’uomo<br />

sulla croce, Gesù.<br />

Invoco spesso le preghiere di Simone di Cirene.<br />

Chiedo di poter benedire il Signore proprio per quelle<br />

esperienze di dolore e paura che mi indurrebbero a<br />

maledire. Chiedo di poter ringraziare di cuore il mio Dio<br />

per avermi portato dove non volevo, nella sofferenza, e<br />

di avermi fatto scoprire, ancora una volta, che sono<br />

accompagnato come mai avrei pensato possibile.<br />

Non svelo nessun segreto, raccontando che, poco<br />

prima della mia ordinazione sacerdotale, sono caduto<br />

nel buio di una crisi nervosa molto profonda, e che i<br />

miei primi anni di sacerdozio sono stati segnati dalla<br />

necessità di superare le pesanti conseguenze di tale<br />

crisi. Riuscivo a fare poco. Spesso niente. Sensibilissimo<br />

alla luce, incapace di stare molto tempo in compagnia,<br />

mi recavo in camera da letto nel buio, rannicchiato col<br />

rosario in mano. Eppure, posso dire che quelli sono stati<br />

gli anni più felici della mia vita. In tanti modi, infatti, il<br />

Signore mi ha fatto capire che sono davvero accompagnato,<br />

che il Figlio di Dio e Salvatore si fa scoprire lì.<br />

Scoprirsi accompagnati proprio nell’esperienza<br />

umana che più ci fa sentire isolati e abbandonati, ci<br />

libera dalla paura della morte. Come Simone di Cirene,<br />

finiamo per benedire il Signore proprio per quell’espe-<br />

fraternitàemissione 5<br />

Francesco Ferrari è vicerettore<br />

della Casa di formazione.<br />

Aldo Berlardinelli è viceparroco a<br />

Frosinone.<br />

Vincent Nagle lavora per le giornate<br />

missionarie della <strong>Fraternità</strong>.<br />

Nicola Ruisi è parroco a Bologna.<br />

rienza per cui l’avremmo maledetto. E non vogliamo più<br />

lasciare quella compagnia.<br />

Simone di Cirene, prega per noi!<br />

VIA CRUCIS/2 IN CORSA CON LA CROCE<br />

di Mario Follega<br />

Il 28 dicembre 2012 siamo in ventinove a partire per la<br />

Terra <strong>San</strong>ta, per lo più amici del movimento di Frosinone,<br />

Cassino e Anitrella, e alcuni della mia parrocchia.<br />

Il programma prevede numerose tappe, tra cui il Monte<br />

Tabor, Cana, il Lago di Tiberiade, il Monte delle Beatitudini,<br />

la Grotta della Natività e, attraverso la confusione<br />

del suk, ripercorrendo la Via Crucis di Gesù, il Golgota.<br />

I ritmi sono serrati, i tempi programmati. Tuttavia, ecco<br />

sorgere l’imprevisto.<br />

Biagio, un nostro amico con difficoltà motorie, rifiuta la<br />

sedia a rotelle che gli è stata messa a disposizione. La<br />

nostra tabella di marcia viene stravolta. Per effettuare<br />

gli spostamenti a piedi, stando al suo passo, impieghiamo<br />

molto più tempo, che decidiamo di dedicare<br />

alla recita del rosario e alla meditazione personale. >><br />

Dovrebbe apparire qualcuno<br />

di Nicola Ruisi<br />

Un disarmante senso d’impotenza monta nel mio cuore<br />

ogni volta che mi trovo a condividere il dolore di qualcuno.<br />

Come dice Carver in «Distress sale»:<br />

Mi frugo in tasca, il portafogli, ed è così che me ne rendo<br />

conto: /non posso aiutare nessuno.<br />

È un sentimento che non smette di invadere le fibre della<br />

mia carne, mentre guardo una giovane donna logorata dal<br />

cancro emettere l’ultimo respiro e il marito sprofondare nel<br />

pianto fra le sue stesse mani, o di fronte alla sofferenza che<br />

consuma un padre e una madre alla notizia della morte improvvisa<br />

di un figlio. Quel senso d’impotenza mi coglie davanti<br />

al tormento di alcuni che vedo lottare contro la depressione,<br />

o di fronte all’amarezza e all’avvilimento di altri per<br />

la scoperta dell’infedeltà del coniuge. È il sentimento che mi<br />

invade di fronte alla paura del malato consapevole di essere<br />

prossimo alla morte, o di fronte al tormento silenzioso di un<br />

genitore che vede il figlio perdersi…<br />

Provo un senso di impotenza ogni volta che oso affacciarmi<br />

all’abisso del dolore umano. Le lacrime sgorgano spontanee,<br />

nella mia anima cala il silenzio, il mio sonno diventa<br />

leggero. Sono chiamato a portare quel dolore, non a risolvere<br />

problemi; questo è il mio compito di sacerdote – quante<br />

volte ho dovuto ripetermelo e sentirmelo dire.<br />

Io non posso aiutare nessuno, ma posso portare il dolore<br />

davanti all’altare di Dio. Lo porto nella mia carne e piango<br />

con chi piange. Non confido in me, confido in Cristo. Posso<br />

portare il dolore fino all’altare del sacrificio, dove Cristo<br />

muore ogni giorno per noi. Se non lo consegnassi a Lui, se<br />

non lo consegnassi nelle sue mani sante, ne rimarrei<br />

schiacciato.<br />

È un atto di fede. È contare sulla misericordia di Cristo,<br />

desiderando la Sua presenza, con la stessa fiducia di Marta<br />

e Maria alla morte di Lazzaro: «Signore, se tu fossi stato<br />

qui, mio fratello non sarebbe morto».<br />

Io posso aiutare qualcuno se il suo grido di dolore<br />

diventa il mio grido di domanda presso Colui che può vincere<br />

il dolore. Perché, come dice Carver:<br />

Dovrebbe apparire qualcuno all’improvviso per salvarli.


CONSIGLI<br />

DI LETTURA<br />

>><br />

Michael Konrad<br />

Crescere nella giustizia<br />

Introduzione all’etica sociale<br />

Lateran University Press 2012<br />

pp. 270 - € 25<br />

«Pilato, visto che non otteneva nulla, prese dell’acqua, si lavò le mani davanti alla folla: “non sono<br />

responsabile, disse, di questo sangue, vedetevela voi!”» (Mt 27,24). Fondato sulla convinzione che<br />

“La fame e la sete di giustizia sono condizioni indispensabili per realizzare la propria umanità”, il<br />

libro di Michael Konrad (sacerdote della <strong>Fraternità</strong> san <strong>Carlo</strong> e docente di Etica presso la Pontificia<br />

Università Lateranense) è un’introduzione sistematica all’etica sociale, svolta in dialogo con<br />

i classici della filosofia politica e con la dottrina sociale della Chiesa.<br />

6 fraternitàemissione<br />

MARZO<br />

>> Poi iniziano ad accadere alcuni fatti. Davanti alla<br />

Grotta della Natività possiamo sostare per pochi istanti;<br />

solo Biagio si può trattenere di più insieme ad uno di noi<br />

che lo accompagna. Ed ecco che l’accompagnatore si<br />

mette a piangere. «Che c’è – chiede Biagio – hai sbattuto<br />

la testa?» «In un certo senso, sì», risponde lui. «Io in Terra<br />

CASA DI FORMAZIONE<br />

Questi fiori sono per te<br />

di Stefano Tenti<br />

<strong>San</strong>ta ero venuto soltanto per non lasciare sola mia<br />

Fin da quando ero piccolo, la figura di mia nonna mi ha sem-<br />

moglie. Ma ora che sono qui, e sono scelto per contempre<br />

accompagnato. Romagnola, cresciuta durante la guerplare<br />

più degli altri il luogo della nascita del Salvatore,<br />

ra tra la terra e il mare. Una fede concreta, un’operosità sem-<br />

sono pieno di gratitudine».<br />

plice. Dalla sua instancabile vitalità ho imparato che il ge-<br />

Nel giorno della Via Crucis verso il Golgota, passiamo<br />

sto più semplice può contenere in sé il più grande mistero<br />

nel mercato affollato di gente. A turno portiamo la croce, Stefano Tenti, seminarista<br />

della creatività, dell’amore e della dedizione totale a chi si<br />

posando i piedi dove li pose Gesù, ferito e insanguina- del IV anno.<br />

ama. Ciò che sembra marginale può valere il sacrificio di<br />

to. Il tragitto è difficile. Biagio si incammina e a un certo<br />

tutta una vita. Da lei ho imparato a fare i sughi per la pa-<br />

punto mi chiede di portare la croce. «Ok, ti aiutiamo». «No,<br />

sta. Quando a me sembrava che in casa non ci fosse nien-<br />

da solo», insiste lui. Avanza, la croce fissata allo zaino, un<br />

te da mangiare, lei invece riusciva a cucinare piatti gusto-<br />

passo dopo l’altro; noi lo seguiamo.<br />

si per tutti.<br />

Durante l’assemblea finale, l’ultimo giorno di perma-<br />

Nel tempo l’ho vista cambiare. Ho percepito l’imbaraznenza<br />

in Terra <strong>San</strong>ta, Biagio interviene: «In tutto il camzo<br />

della vecchiaia che le impediva di sostenere i suoi cari<br />

mino fatto in questi giorni sono stato sempre restio nel<br />

come avrebbe desiderato. Ho imparato a conoscere che la<br />

farmi aiutare; ho anche insistito per non usare una sedia<br />

sua operosità nasceva dalla preghiera. Mi è rimasto impres-<br />

a rotelle come molti invece mi consigliavano. Sapevo<br />

so un giorno quando, stanca sulla sedia, aveva in sé tutti i<br />

che accettando avrei evitato a tutti di dovermi aspettare<br />

figli ed i nipoti, i loro drammi erano i suoi drammi e lei li por-<br />

ogni volta, ma non me la sono sentita. Tuttavia sono stato<br />

tava davanti a Dio anche per coloro troppo feriti e lontani<br />

abbracciato, con tutto il mio limite, il mio orgoglio e la<br />

da Lui. Lì ho capito che la spogliazione che il tempo com-<br />

mia testardaggine. Affidandomi così come sono a quepie<br />

consumando il corpo, è perché lo spirito si consumi di<br />

sto abbraccio, all’amore di Cristo, ho potuto vivere<br />

appieno questi giorni». E ancora: «Tutto è stato possibile<br />

grazie al modo in cui ognuno dei miei compagni di<br />

Don Mario Follega. In basso,<br />

durante la Via Crucis in Terra<br />

<strong>San</strong>ta con la comunità ciociara.<br />

amore per chi amiamo.<br />

Durante il mio ultimo periodo a casa, assieme ad un mio<br />

confratello le abbiamo regalato un bel mazzo di fiori per rin-<br />

viaggio mi ha accompagnato, sia fisicamente – porgengraziarla<br />

di tante cose che aveva fatto per noi. «Questi fiodomi<br />

il braccio per aiutarmi a camminare – sia con il<br />

ri sono per te». «Sono bellissimi, devo portarli al cimitero<br />

loro sguardo sempre rivolto al Signore, che ogni volta<br />

da mio figlio». Il tempo insegna che tutto ciò che ci è dato<br />

mi recuperava dalla distrazione».<br />

è, infine, da offrire per chi si ama.<br />

All’inizio del viaggio, avevo rivolto al Signore la pre-<br />

Da circa tre anni visito un ospizio nel quartiere romano<br />

ghiera di rendere quei giorni un pellegrinaggio e non<br />

della Magliana. La maggior parte delle persone sono ma-<br />

un viaggio turistico nei luoghi del cristianesimo; un camlate,<br />

povere, ma soprattutto sole. Ciò che rivela la loro permino<br />

del cuore, bisognoso di silenzio e di preghiera, e<br />

sona non è il volto, la crudezza delle mani abituate al lavo-<br />

non una corsa affannata, dominata dal desiderio di vero<br />

o il corpo straziato dalla malattia, ma la profondità dedere<br />

tutto. E Dio ha risposto. Al di là di ogni programma<br />

gli occhi. In loro ritrovo mia nonna. Nel tempo ho impara-<br />

e oltre ogni nostra aspettativa, Dio guida i nostri passi e<br />

to i loro nomi, le loro storie, i loro lavori. Franca, quasi im-<br />

detta i nostri tempi con dei fatti ben precisi. «Mi protenmobilizzata<br />

in carrozzella e sempre coperta dalla cenere deldo<br />

nella corsa per afferrarlo, io che sono già stato afferle<br />

sue sigarette. Elena, nel ricovero da circa 40 anni, con<br />

rato da Cristo», dice san Paolo. Cristo ha il volto di Bia-<br />

problemi alle braccia e alle gambe. Eduardo, caduto da un<br />

gio, di Massimo, di tutti noi ventinove pellegrini. E Dio,<br />

ponteggio e obbligato a stare in clinica da quando ne ha 50.<br />

per lanciarci nella corsa, ha scelto di rallentare il nostro<br />

Il primo impatto è di uno scivolamento, un decadimento ver-<br />

passo, perché lo attendiamo mentre ci afferra.<br />

so la morte. I corpi invecchiano, ma gli occhi rimangono il<br />

segno di una promessa che non tutto finisce, che qualcosa<br />

rimane.<br />

Ognuno porta con sé un dramma profondo. Ma c’è anche<br />

un’altra cosa che ognuno porta sempre in sé, soprattutto<br />

le madri: il pensiero per i loro figli e i loro cari. Talvolta<br />

confuso, talvolta paranoico, talvolta un rimpianto di un<br />

perdono non ricevuto, ma è sempre affetto, cura, amore.<br />

Di fronte alla stanchezza e allo sconforto che li prende,<br />

chiedo loro di pregare insieme. Chiedo di pregare per me.<br />

Ricordo di offrire le loro preghiere per i loro cari e per la mia<br />

vocazione. Al tempo stesso prego perché Dio possa concedere<br />

loro una scintilla di conforto per il bene che stanno<br />

facendo alle anime con la loro offerta, pur non rendendosene<br />

sempre conto. L’offerta della sofferenza per il bene dei<br />

loro cari.<br />

Talvolta mi chiedo come tanta sofferenza, causata dal nostro<br />

stesso male oppure ricevuta come croce, possa essere<br />

strumento di redenzione nelle mani di Cristo. Questo rimane<br />

un mistero. Penso a mia nonna, ai sughi e ai fiori. Penso<br />

alla Madonna. A lei che, da Madre, ha vissuto il dolore che<br />

trascina fino al sepolcro. Lei può prendere queste sofferenze<br />

e portarle come fiori lì dove la pietra è stata rotolata, ai<br />

piedi del trono di suo Figlio, per la felicità di chi amiamo.


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MARZO<br />

Don Massimo<br />

prosegue anche<br />

da vescovo<br />

la rubrica<br />

di risposte<br />

alle domande<br />

dei piccoli: email<br />

pr@sancarlo.org<br />

Massimo Camisasca, vescovo<br />

di Reggio Emilia-Guastalla.<br />

Siamo più vicini a Dio in montagna o in chiesa?<br />

Filippo, 8 anni<br />

Caro Filippo, non so da cosa nasca la tua domanda. Forse<br />

una domenica volevi andare in montagna e non a messa.<br />

E hai detto ai tuoi genitori: ma Dio c’è anche in montagna.<br />

È così? Non lo so. Provo a rispondere alla tua domanda<br />

con delle immagini. Immagina, in una notte stellata,<br />

di guardare il cielo per vedere le stelle. Ne scegli<br />

due o tre e ti chiedi: qual è la più vicina? Uno studioso di<br />

astronomia saprebbe rispondere. Noi però, guardando<br />

il cielo, le sentiamo tutte vicine e lontane assieme. Dio,<br />

che è infinito, è presente ovunque e ugualmente lontano.<br />

Dipende dagli occhi della nostra fede saperlo vedere.<br />

Per essere semplice posso riassumere così: Dio è presente<br />

tra noi in molti modi. Quello più sicuro è suo Figlio:<br />

lui è il volto del Padre. È presente nella Chiesa, nei cuori<br />

e nelle menti dei fedeli che credono e confidano in lui;<br />

nell’Eucarestia, un pane che Dio ha reso Corpo di Gesù;<br />

è presente nella sua Parola proclamata e vissuta dalla<br />

Chiesa. È presente anche – e parla a noi – attraverso la<br />

natura, la grandezza e la bellezza degli oceani, delle montagne,<br />

delle foreste, la varietà dei fiori e degli animali.<br />

Gli antichi, dai Giapponesi ai Greci, pensavano che gli<br />

Dei abitassero sopra i monti. Addirittura che le alte montagne<br />

fossero degli dei. Mosè riceve la Legge su un monte,<br />

su un monte Gesù rivela ai suoi le Beatitudini. Penso<br />

che andare in montagna ci aiuti a pregare, ma anche che<br />

pregare ci aiuti a vedere la presenza di Dio nella natura.<br />

fraternitàemissione 7<br />

Foto Giovanni Zennaro/Marietti 1820<br />

tratta dal libro«Aggrappati alle radici», 2012.<br />

I BAMBINI CI SCRIVONO<br />

«Dove siamo<br />

più vicini a Dio?»<br />

Se Dio è buono, perché mi fa fare gli incubi?<br />

Flavio, 9 anni<br />

Flavio, non è Dio che ti fa avere gli incubi. Essi hanno<br />

origine da altre cause. Sono queste che devi cercare,<br />

magari parlandone con i tuoi genitori. Dio può servirsi<br />

dei sogni, ma è molto raro che lo faccia. Ciò che noi<br />

chiamiamo sogni, nel Nuovo e Antico Testamento<br />

spesso sono vere e proprie visioni. I sogni ci parlano<br />

delle nostre paure e ci aiutano anche a liberarci da loro.<br />

Ma non dobbiamo confondere la nostra anima con la<br />

nostra mente, creata da Dio, ma soggetta a tanti condizionamenti<br />

del corpo.<br />

Caro don Massimo, a Natale ci siamo scambiati i<br />

regali tra noi. Ma se è il compleanno di Gesù, è lui<br />

il festeggiato. Perché allora non siamo noi a fare i<br />

regali a lui?<br />

Giulia e compagni di 9 anni<br />

Cara Giulia, i regali a Natale ci ricordano che in quel<br />

giorno è accaduto un grande avvenimento. Dio ha<br />

fatto un grande regalo a tutti gli uomini: ha donato suo<br />

Figlio. Nato dal Padre prima del tempo, ha assunto la<br />

carne mortale per rendere anche noi Figli di Dio. A<br />

questo regalo noi possiamo rispondere con un nostro<br />

regalo: accogliere Gesù, dono del Padre, ascoltarlo,<br />

vivere con Lui. Ecco il regalo che possiamo fare a<br />

Gesù. Lui ha sete dell’amicizia con noi.


Affido la <strong>Fraternità</strong> alla Madonna e<br />

a san Giuseppe, nostro patrono e<br />

protettore, che nei giorni in cui sono<br />

avvenute le elezioni hanno presentato<br />

Gesù al tempio. L’immagine di san Giuseppe<br />

che abbiamo nella cappella<br />

sarà per me una memoria costante di<br />

quello che abbiamo vissuto in questi<br />

giorni.<br />

don Paolo Sottopietra<br />

Omelia in Casa di formazione dopo<br />

l’elezione a superiore generale,<br />

3 febbraio 2013<br />

Nel dicembre 2012, la cappella<br />

della Casa di formazione a Roma<br />

si è arricchita di un nuovo mosaico<br />

dell’équipe di padre Marko Rupnik.<br />

L’opera raffigura san Giuseppe,<br />

patrono della <strong>Fraternità</strong> insieme<br />

a san <strong>Carlo</strong> Borromeo, nel momento<br />

della presentazione di Gesù al tempio.<br />

Accanto all’immagine, una frase<br />

di don Massimo.

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