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dicembre - Fraternità San Carlo

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MENSILE DELLA FRATERNITÀ SACERDOTALE DEI MISSIONARI DI SAN CARLO BORROMEO<br />

Anno XIII, n. 12<br />

<strong>dicembre</strong> 2009 - € 1,50 12<br />

fraternitàemissione<br />

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post.<br />

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)<br />

art. 1, comma 2, DCB Milano<br />

www.sancarlo.org<br />

LA FRATERNITÀ SAN CARLO NEL MONDO: ALVERCA PORTOGALLO ASUNCIÓN PARAGUAY BOLOGNA ITALIA BOSTON USA BUDAPEST UNGHERIA CHIETI ITALIA CITTÀ DEL MESSICO MESSICO COLONIA GERMANIA CONCEPCIÓN<br />

CILE DENVER USA FROSINONE ITALIA FUENLABRADA SPAGNA GERUSALEMME ISRAELE GROSSETO ITALIA ISOLA DEL GIGLIO ITALIA MILANO ITALIA MONTREAL CANADA MOSCA RUSSIA NAIROBI KENYA NOVOSIBIRSK<br />

SIBERIA PESARO ITALIA PRAGA REPUBBLICA CECA ROMA ITALIA SAN PAOLO BRASILE SANTIAGO DEL CILE CILE SESTRI LEVANTE ITALIA TAIPEI TAIWAN TRIESTE ITALIA VIENNA AUSTRIA WASHINGTON USA<br />

La pace, dono<br />

del Natale<br />

di Massimo Camisasca<br />

Se il dono della Pasqua è la gioia,il dono del Natale<br />

è la pace. L’uno è la condizione dell’altro. Non può<br />

esserci, infatti, gioia senza pace.<br />

In che cosa consiste la pace Perché è il dono del<br />

Natale La pace è il dono del Natale perché il Natale è<br />

la riconciliazione di Dio con gli uomini, nella carne di<br />

suo Figlio.«Egli è la nostra pace.E dei due popoli ne ha<br />

fatto uno solo» (cfr. Ef 2, 14). Il fondamento della pace è<br />

dunque l’opera di Dio,la riconciliazione con tutta l’umanità<br />

che egli ha realizzato nella carne del figlio.<br />

Tutto ciò permette a ciascuno di noi di riconoscere il<br />

proprio posto dentro la storia del mondo e di Dio.E questo<br />

è,propriamente,la pace.Il riconoscimento del posto<br />

in cui Dio ci ha voluti, ci ha pensati, ci ha collocati, talvolta<br />

è semplice, talaltra è<br />

difficile;talvolta è luminoso,<br />

talaltra è tormentato.Scrive<br />

Paul Claudel ne L’Annuncio<br />

a Maria: «La pace, chi la<br />

conosce, di gioia e di<br />

dolore si compone». Noi<br />

dobbiamo riconoscere questo, con la consapevolezza<br />

che la pace è il bene sommo e ad esso perciò tutto va<br />

sacrificato, tanto che, appunto, il nome di Cristo è pace<br />

perché in lui la pace è stata resa possibile.<br />

Senza pace non vi è costruzione nella vita. Sarebbe<br />

come pretendere di edificare una casa, senza prima<br />

pensare alle fondamenta. Proprio sulle fondamenta<br />

della pace si erge la possibilità di costruttività nella<br />

nostra vita. Se uno pensasse di lanciarsi verso il futuro,<br />

senza poggiare sul presente, la sua vita ne verrebbe<br />

annientata. Il suo tentativo si rivelerebbe vano e, anzi,<br />

distruttivo. Questo è vero<br />

Il nome di Cristo<br />

è pace perché<br />

in lui la pace<br />

è resa possibile<br />

Nel Natale siamo<br />

invitati a chiedere<br />

con perseveranza<br />

il dono della pace<br />

anche per la missione. Che<br />

cosa sarebbe dello sforzo<br />

di missionari come Pepe,<br />

Markus e Giovanni, di cui<br />

leggiamo in questo numero<br />

di Fraternità e Missione,<br />

senza la certezza del proprio<br />

fondamento Dobbiamo pertanto invocare dallo<br />

Spirito di Dio questo dono, che coincide col dono della<br />

fede, poiché la grazia della fede è proprio questa: il<br />

riconoscimento dell’opera di Dio nel mondo e del<br />

nostro posto in tale opera.<br />

La pace è un dono coraggioso.Esige e crea uomini coraggiosi<br />

perché,senza coraggio,non è possibile riconoscere<br />

il proprio posto, quello autentico, reale, non quello<br />

sognato, vagheggiato. Quando medito sul coraggio,<br />

penso spesso ai miei fratelli in missione.Troviamo in queste<br />

pagine,per esempio,il quotidiano coraggio che nutre<br />

la missione di Vincent Nagle (è uscito, tra l’altro, un<br />

cortometraggio che parla di lui),missionario in Terra <strong>San</strong>ta,<br />

al cuore della nostra storia. Ma troviamo anche il coraggio<br />

delle suore della Trappa di Vitorchiano.Ho accompagnato<br />

recentemente i seminaristi in una visita al mo-<br />

Marko Rupnik, Natività, Casa<br />

incontri cristiani,Capiago (Co).<br />

nastero nell’alto Lazio (potete leggere un sunto del nostro<br />

incontro):mi colpisce sempre la certezza delle suore<br />

di servire la Chiesa intera nel loro silenzio nascosto.<br />

La pace crea uomini forti e saldi, poiché, quando si è<br />

riconosciuto il vero fondamento della vita, allora si può<br />

tutto. «Omnia possum in eo qui me confortat», «Tutto<br />

posso in Colui che è la mia forza» (Fil 4, 13).<br />

Quel bene che sta alla base di tutta la costruzione<br />

della nostra vita,che sta alla base della Chiesa,all’inizio<br />

della sua storia, è dunque il bene sommo, che tutti noi,<br />

soprattutto nel Natale del Signore, siamo invitati a chiedere<br />

con perseveranza. Siamo anche invitati a riconoscere<br />

con semplicità che tale dono, in realtà, ci è già<br />

stato dato.Si tratta perciò di riconoscerlo con verità e di<br />

alimentarlo. Si tratta di costruire su di esso ogni altra<br />

speranza della nostra esistenza.<br />

PASSIONE PER LA GLORIA DI CRISTO


La nostra vita appartiene a Colui che è venuto e che è posto nella storia<br />

come un seme invisibile. Luigi Giussani<br />

2 fraternitàemissione<br />

DICEMBRE<br />

GERUSALEMME<br />

Sicuro di Cristo<br />

di Lorenzo Fazzini<br />

Di origine ebrea (per parte di madre); studioso di<br />

islam; un passato da adepto buddista. Prete cattolico<br />

in Terra <strong>San</strong>ta dopo aver lavorato in<br />

Marocco e Arabia Saudita. Se si volesse dare un volto al<br />

concetto postmoderno di globalizzazione, beh, lo si<br />

potrebbe trovare in un missionario californiano, una<br />

«stanga» da quasi 2 metri («6 piedi e due pollici, per la<br />

precisione» specifica) che svetta nelle viuzze della Città<br />

santa. Padre Vincent Nagle, sacerdote della Fraternità<br />

san <strong>Carlo</strong>, dal 2007 è di stanza a Gerusalemme. È stato<br />

docente di inglese all’Università cattolica di Betlemme,<br />

poi ha guidato la parrocchia cattolica di Nablus: «Mi ha<br />

mandato il patriarca, non c’era nessun prete che se ne<br />

prendesse cura» racconta. Ora è invece viceparroco a<br />

Ramallah, Autorità palestinese, e svolge il servizio di<br />

padre spirituale in due case delle suore di Madre Teresa<br />

di Calcutta.<br />

«Io sono sicuro di Cristo». Padre Nagle ripete spesso<br />

questa frase, che fa trasparire una fede radicata da lunghe<br />

esperienze.Ma cosa significa questo in Terra <strong>San</strong>ta,<br />

luogo di contraddizione,di divisione tra i seguaci di Cristo,solcata<br />

da odi atavici tra uomini e popoli «Qui i cristiani<br />

sono l’1,3% della popolazione e uno può sentirsi<br />

solo.Ma non mi concepisco davanti a Cristo se non dentro<br />

un’esperienza che continua.Spesso mi dico:se sono<br />

qui in Terra <strong>San</strong>ta,non è per migliorare la situazione dei<br />

cristiani, ma perché Qualcuno mi ha mandato. Lo vedo<br />

dai cambiamenti di vita di alcune persone intorno a me:<br />

quando c’è chi non ha più motivi per vivere ed ad un<br />

certo punto ha ragioni per morire, so Chi ha incontrato.<br />

Quando vedo il patriarca Twal affrontare questioni<br />

impossibili e poi, dopo una notte di preghiera, uscire<br />

disponibile ad affrontare la situazione,capisco che sono<br />

sicuro di Cristo».<br />

Questa «certezza cristiana» affonda le sue radici nella<br />

storia di don Vincent. Che ha i colori dell’avventura.<br />

«Sono nato a <strong>San</strong> Francisco in una famiglia con mamma<br />

ebrea e papà cattolico, 6° di 8 figli: i primi 4 sono stati<br />

«Se sono qui<br />

in Terra <strong>San</strong>ta è<br />

perché Qualcuno<br />

mi ha mandato»<br />

educati in senso cristiano<br />

(scuola cattolica, parrocchia…),<br />

noi più piccoli<br />

invece molto meno: papà<br />

aveva iniziato ad avere<br />

“problemi”con la Chiesa,<br />

visto il suo orientamento<br />

molto a sinistra. Avevo 4<br />

anni quando la famiglia si è trasferita in campagna,sempre<br />

in California,nella zona delle sequoie.E lì è arrivato<br />

il Sessantotto… tre anni prima, era il ‘65: iniziavano ad<br />

arrivare gli hippy e i figli dei fiori. Mia mamma era<br />

seguace di un guru,la più grande delle mie sorelle a 15<br />

anni è diventata una fervente buddista: per anni sono<br />

andato a raduni buddisti.Eravamo immersi nello spirito<br />

del tempo».<br />

Vincent inizia le scuole superiori vicino a <strong>San</strong> Francisco<br />

e un amico, che frequentava una parrocchia cattolica,<br />

lo invita ad un incontro: «Ma lì il contenuto della<br />

fede era assente. La Chiesa negli Stati Uniti, a quel<br />

tempo, era inzuppata nella cultura dominante, di tipo<br />

progressista». Nel giovane californiano restava molto<br />

desta la coscienza di essere ebreo:«Quando mi chiedevano<br />

se fossi andato a fare il militare, dicevo di no. Ma<br />

aggiungevo: per Israele, sì! Mia mamma mi educava ad<br />

un forte sionismo,sapevo tutto dell’Olocausto,della per-<br />

fraternitàemissione MENSILE DELLA FRATERNITÀ SACERDOTALE DEI MISSIONARI DI SAN CARLO BORROMEO<br />

Aut. del Trib. di Cassino n. 51827 del 2-6-1997 - Mensile della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di <strong>San</strong> <strong>Carlo</strong> Borromeo DIRETTORE: Gianluca<br />

Attanasio REDAZIONE: Fabrizio Cavaliere, Jonah Lynch HANNO COLLABORATO: Massimo Camisasca, Paolo Costa, Lorenzo Fazzini,<br />

Giovanni Micco PROGETTO GRAFICO: G&C IMPAGINAZIONE: Fabrizio Cavaliere FOTOLITO E STAMPA: Arti Grafiche Fiorin, via del Tecchione<br />

36 - <strong>San</strong> Giuliano Milanese (Mi) REDAZIONE E UFFICIO ABBONAMENTI: Via Boccea 761 - 00166 Roma Tel. + 39 06 61571443 Fax +39 0661571430<br />

fm@fscb.org ABBONAMENTI base € 15 - sostenitore € 50 - C/C 72854979 - OFFERTE IBAN: IT 72 W0351203206000000018620 - c/c postale 43262005<br />

WWW.SANCARLO.ORG


CONSIGLI<br />

DI LETTURA<br />

>><br />

Jean Paul Sartre<br />

Bariona o il figlio<br />

del tuono<br />

Christian Marinotti<br />

Edizioni 2004<br />

pp. 117 - € 14,50<br />

«La dignità dell'uomo è nella sua disperazione.» «Sei sicuro che non è piuttosto nella sua speranza»<br />

Così risponde il Re Magio Baldassarre in questo testo scritto nel 1940, mentre Sartre era imprigionato<br />

nel campo di Treviri. Curiosamente, era proprio il filosofo scrittore a recitare Baldassarre alla<br />

prima, e forse in quel momento è stato più vicino alla verità che altrove nella sua tormentata opera.<br />

Ad ogni modo, è una pièce seria e drammatica, ma tutta infusa della tenera luce di Natale.<br />

DICEMBRE<br />

fraternitàemissione<br />

3<br />

secuzione nazista…».Vincent inizia poi a frequentare un<br />

college: «Avevo capito che nel mondo c’era Qualcuno,<br />

che la religione non si poteva ridurre a stare solo<br />

insieme felicemente, che c’era qualcosa che poteva<br />

cambiare il cuore della gente. Un prete mi disse che<br />

questo era Gesù Cristo. Non avevo mai letto nessun<br />

autore cristiano, perché non li ritenevo degni di attenzione<br />

tanto li pensavo “anti-umani”. Poi il guru di mia<br />

mamma, durante una discussione sull’Assunzione di<br />

Maria Vergine, se ne uscì così:“Ma certo che è vero, se<br />

noi siamo usciti dal divino, dobbiamo rientrarci con il<br />

nostro corpo”.E allora iniziai a leggere autori cristiani».<br />

Vincent prosegue gli studi alla University of <strong>San</strong> Francisco<br />

retta dai gesuiti, dove però trova poco dell’ispirazione<br />

cattolica.Si iscrive alla facoltà umanistica e divora<br />

i classici del pensiero<br />

«Tutto nel<br />

Cristianesimo è<br />

semplicemente<br />

una questione:<br />

venite e vedrete»<br />

occidentale. Finiti gli<br />

studi, passa in Marocco a<br />

fare l’insegnante di<br />

inglese:siamo tra il 1981 e<br />

l’83.«I miei colleghi erano<br />

membri dei Fratelli<br />

musulmani (una delle più<br />

importanti organizzazioni<br />

dell’islamismo radicale,<br />

ndr). Sono stati loro che mi hanno costretto a prendere<br />

sul serio il discorso di Dio. Ricordo una notte di discussione,mi<br />

dicevano:“Dio è Dio,non è secondo il tuo pensiero”.<br />

E capii semplicemente che Lui è Dio, e io non lo<br />

sono. Avevo fatto molta meditazione buddista, ma non<br />

avevo mai pregato. Scrissi a mia madre di mandarmi<br />

qualcosa per pregare:da un negozio di oggetti cattolici<br />

mi spedì un messale. Poi trovai un rosario e iniziai ad<br />

usarlo».<br />

Vincent sperimenta poi una parentesi alquanto<br />

curiosa: tra il 1983 e l’85 insegna la lingua inglese alle<br />

In basso, Vincent Nagle sul terrazzo<br />

della sua casa a Gerusalemme.<br />

Nella pagina a fianco,<br />

Vincent per le strade di Betlemme.<br />

spie dell’Arabia Saudita, in un centro segreto vicino a<br />

Riyadh. Quindi, rientra negli States, studia letteratura a<br />

Berkeley. Qui ritrova il suo antico ambiente di vita,<br />

quello della sinistra americana, fatto di ecologismo,<br />

movimento omosessuale, sostenitori dei sandinisti.<br />

«Leggevo gli autori del dissenso cattolico, Hans Kung,<br />

Edward Schillebeeckx. Ma sentivo che mi ero attaccato<br />

ad un tesoro,un diamante<br />

che stava nell’interno<br />

della Chiesa, magari<br />

coperto da 10 metri di<br />

fango, ma che c’era. E<br />

volevo saperne di più. Ho<br />

capito che a tanti, intorno<br />

a me, di quel diamante<br />

non interessava niente,<br />

loro volevano solo rifare<br />

la Chiesa. Ho cercato<br />

La religione non è<br />

solo stare assieme.<br />

Esiste qualcosa che<br />

può cambiare<br />

il cuore della gente<br />

qualcuno che mi aiutasse a riscoprire quel tesoro. Ho<br />

iniziato a frequentare alcuni studenti cattolici tradizionalisti.<br />

Ma così iniziai ad essere sempre arrabbiato con<br />

i cattolici progressisti, perché pensavo che volevano<br />

distruggere il mio tesoro. E a quel punto ho incontrato<br />

Comunione e liberazione. Per me è stata proprio… una<br />

liberazione! Capii che tutto, sul cristianesimo, era semplicemente<br />

una questione: venite e vedrete!».<br />

Di lì per Vincent tutto scorre come una specie di<br />

cascata di grazia: entra nel seminario della Fraternità<br />

ma,avendo già studiato teologia in America,viene indirizzato<br />

agli studi di islam al PISAI (Pontificio istituto di<br />

studi arabi e islamistica), dove ha per insegnanti Maurice<br />

Borrmans e Samir Khalil. Quindi il trasferimento<br />

negli Usa, dove è cappellano in un ospedale, e infine la<br />

Terra <strong>San</strong>ta. «Io sono sicuro di Cristo». Dopo un’avventura<br />

simile, la certezza di questa verità è per don Vincent<br />

un diamante da investire nel tempo.<br />

IN USCITA A NATALE<br />

«ATTRAVERSO IL MURO»<br />

UN MISSIONARIO IN TERRA SANTA<br />

Quindici minuti «on the road», con la<br />

testimonianza di Vincent Nagle, aprono uno<br />

squarcio su una missione al cuore della<br />

cristianità. La prima del film è prevista per<br />

domenica 20 <strong>dicembre</strong> a Milano, in occasione<br />

della messa di Natale (vedi p. 8).<br />

A breve il trailer su www.sancarlo.org.


Il canto gregoriano è una tradizione vitale e importante della Chiesa,<br />

e sprecarla mescolando parole religiose e musiche profane occidentali<br />

è molto, molto grave. Ennio Morricone<br />

4 fraternitàemissione<br />

DICEMBRE<br />

Vienna La riscoperta<br />

del «gusto» di Cristo<br />

José «Pepe» Claveria guida la pastorale universitaria cattolica a Vienna. Ci racconta la sua esperienza<br />

a cura di Gianluca Attanasio<br />

Pepe, da quanto tempo ti occupi della pastorale<br />

universitaria a Vienna e in che cosa consiste il tuo<br />

lavoro<br />

Ho iniziato a lavorare nella pastorale universitaria<br />

nove anni fa, nel 2000, e dal 2006 ne sono diventato il<br />

responsabile. Il mio compito fondamentale è stare con<br />

i ragazzi, educarli a scoprire la forza grandiosa che è<br />

Cristo,in fondo già presente in loro per la grazia del battesimo,<br />

ma che spesso è nascosta.<br />

Quali sono i luoghi in cui incontri gli studenti universitari<br />

Incontro i ragazzi negli studentati (strutture che forniscono<br />

alloggio a centinaia di persone), nella mensa e<br />

nella cappella dell’università.Gli studentati rappresentano<br />

una preziosa occasione per conoscere i ragazzi,un<br />

luogo semplice per trovarsi,per condividere la vita con<br />

loro, attraverso un’amicizia che fiorisce magari in una<br />

cucina, con una cena insieme.<br />

In che modo curi il rapporto con loro<br />

Innanzitutto li ascolto. La mia prima responsabilità<br />

come cappellano è, infatti, la disponibilità alle persone<br />

José “Pepe” Claveria con alcuni<br />

giovani studenti di Vienna. Nella<br />

pagina a fianco, Markus Merz<br />

con alcuni giovani parrocchiani<br />

di Dornbach.<br />

che mi sono affidate:non voglio seguire solo i miei progetti<br />

o le mie idee, sebbene legittimi. Desidero piuttosto<br />

favorire le riunioni di studenti che incominciano a<br />

scoprire la concordia che nasce nel nome di Gesù.<br />

A partire da questo sono sorti interessanti “fenomeni”,<br />

molti dei quali, i più belli, non programmati.<br />

All’interno degli studentati, ad esempio, alcuni hanno<br />

espresso il desiderio di sostenersi a vicenda, più da<br />

vicino. Hanno dato vita ad appartamenti in cui i ragazzi<br />

vivono una embrionale vita comune, con una regola<br />

minima: ogni giorno pregano insieme le Lodi, al mattino,<br />

e almeno una volta a settimana si trovano a cena<br />

insieme, per condividere quello che stanno vivendo.<br />

Un altro esempio è ciò che è accaduto la scorsa primavera.Due<br />

studentesse di medicina mi hanno chiesto:<br />

«Perché una volta non parliamo di quelle cose importanti<br />

che in Università sono un tabù». Ed io: «Quali».<br />

«Per esempio il dolore»,mi hanno risposto.Ho accettato<br />

la loro richiesta,con la condizione che il nostro fosse un<br />

incontro aperto a tutti. La prima volta sono venuti una<br />

ventina di studenti di medicina, spinti dal desiderio di<br />

scoprire il senso del dolore e della vita. Oggi l'incontro<br />

si tiene mensilmente.<br />

Spesso gli studenti che incontriamo avvertono il gusto<br />

di una vita comune che non è fonte di distrazione, ma li<br />

aiuta a studiare e a divertirsi in maniera umana,a discutere<br />

delle cose a cui tengono di più,a vivere la fede.Dal<br />

“gusto” che questa compagnia offre a volte nascono<br />

amicizie che durano per tutta la vita.<br />

Quali sono gli altri pilastri su cui si fonda la pastorale<br />

universitaria<br />

Insieme alla vita comune, l’altro principale pilastro<br />

della pastorale universitaria è la celebrazione della<br />

messa ogni domenica sera in Duomo. Si tratta per noi<br />

del punto in cui tutto inizia,del momento in cui un Altro,<br />

Dio stesso,è per eccellenza all’opera.La messa è anche<br />

il luogo dove si evidenzia l’unità visibile della Chiesa.<br />

Partecipano gruppi cattolici diversi: il «Circolo di preghiera<br />

Loreto»,la Legio Mariae,i Giovani Pro Life,i Focolari,<br />

la Comunità Emmanuel, Comunione e Liberazione…<br />

A turno preparano i canti, la liturgia, le letture,<br />

l’offertorio ecc. In questa occasione fanno esperienza<br />

che nella molteplicità dei carismi la Chiesa è una e si<br />

aprono ad un orizzonte più grande. Vi partecipano in<br />

molti. A volte invitiamo il cardinale o i vescovi ausiliari.<br />

Dopo la messa si esce insieme, in un locale nelle vicinanze<br />

per un momento gioioso e divertente ma,almeno<br />

questo è il tentativo, che non vuole essere banale. Una<br />

sera è venuto a cena con noi il cardinale. Gli abbiamo<br />

dato un microfono e lui si è messo a rispondere alle<br />

domande dei ragazzi sui temi più diversi.Credo sia indi-


Una sfida per il sacerdozio nel XXI secolo sarà ritrovare forme di vita<br />

comune, o comunque di prossimità.<br />

Christoph Schönborn<br />

DICEMBRE<br />

fraternitàemissione<br />

5<br />

spensabile che i ragazzi percepiscano la presenza di<br />

una guida, per affermare l’unità della Chiesa.<br />

La liturgia riveste dunque un ruolo fondamentale<br />

in ciò che stai proponendo.<br />

Infatti.Con i collaboratori laici e sacerdoti ci troviamo<br />

una volta a settimana per pregare insieme e per un<br />

momento di meditazione su un testo, da cui cerchiamo<br />

di trarre un aiuto per la nostra vita e il nostro lavoro con<br />

i ragazzi. Negli ultimi tempi abbiamo letto insieme Lo<br />

spirito della liturgia di Benedetto XVI.Attraverso questo<br />

testo abbiamo compreso meglio la bellezza della<br />

sobrietà e dell’essenzialità della liturgia romana.<br />

Insieme ai ragazzi stiamo riscoprendo quanto il canto,<br />

soprattutto quello gregoriano, possa trasformarsi in un<br />

eccezionale strumento educativo per vivere il rapporto<br />

con Dio. A partire da questo lavoro i ragazzi stanno<br />

imparando ad entrare in chiesa in silenzio, riescono a<br />

pregare meglio e scoprono che sono davanti alla sacra<br />

presenza di Dio che si dona alla loro vita e che li attrae.<br />

Che tipo di proposta avanzi a quelli che non<br />

appartengono a nessun gruppo particolare<br />

Molti dei ragazzi che conosciamo non appartengono<br />

a un gruppo o a un movimento. Sono però persone che<br />

ci tengono a partecipare alla vita della comunità. Per<br />

queste ragioni offriamo una struttura fondamentale di<br />

vita di Chiesa, non solo a livello liturgico, ma anche a<br />

livello catechetico.Abbiamo cominciato a proporre una<br />

catechesi mensile, dove si discute di temi diversi, proposti<br />

dagli stessi ragazzi, come l’amicizia, lo studio, il<br />

lavoro, la sessualità, la politica.<br />

Di che natura è il cambiamento che vedi accadere<br />

nelle persone che ti sono affidate<br />

Il fenomeno che mi pare più significativo è quello di<br />

molti ragazzi che provengono da una tradizione e da<br />

una storia famigliare cattolica. L’arrivo in università li<br />

disorienta, poiché si trovano in un ambiente intriso di<br />

ateismo e di laicismo e spesso non posseggono ragioni<br />

In alcuni paesi<br />

non c’è fame di<br />

pane, la gente<br />

soffre invece di<br />

terribile<br />

solitudine,<br />

disperazione.<br />

Ha dimenticato<br />

che cos’è l’amore<br />

degli uomini<br />

Madre Teresa di Calcutta<br />

adeguate per affrontare questa<br />

sfida. Nella nostra comunità<br />

universitaria spesso<br />

riscoprono le ragioni della<br />

loro fede. Hanno quasi lo<br />

stesso entusiasmo di quelli<br />

che hanno appena incontrato<br />

il cristianesimo,perché<br />

trovano un luogo in cui la<br />

fede è un incontro umano,<br />

che spalanca verso qualcosa<br />

di più grande. Allora cominciano<br />

un cammino insieme a<br />

noi e così a poco a poco la<br />

loro vita fiorisce.<br />

La novità in una casa<br />

di Giovanni Micco<br />

La parrocchia dei <strong>San</strong>ti Pietro e Paolo ci è<br />

stata affidata dal cardinale di Vienna nel 1996.<br />

Il territorio si estende sulle colline a nord ovest<br />

di Vienna, da dove iniziano i boschi che circondano<br />

la città. Io sono parroco dal settembre<br />

2005. Il sobborgo di Dornbach è sorto come<br />

luogo di villeggiatura per le famiglie viennesi.<br />

Questo paesino con il tempo è stato inglobato<br />

dalla città. Ci sono grandi ville divise in appartamenti<br />

abitati da persone benestanti, e condomini<br />

di persone un po’ meno abbienti. A<br />

Vienna la povertà materiale non è diffusa. I<br />

servizi sociali funzionano bene, una capillare<br />

rete di tram e metrò permette di raggiungere<br />

qualsiasi punto della città rapidamente e<br />

comodamente. La vera povertà qui non è<br />

materiale, ma spirituale. Molte persone vivono<br />

nella solitudine. Quando Madre Teresa visitò<br />

Vienna, disse proprio questo, che qui la vera<br />

povertà è la solitudine.<br />

Quando posso, faccio una passeggiata nei<br />

parchi vicino alla canonica. Mi impressiona<br />

sempre vedere quanta gente cammini da sola.<br />

I loro volti sono spesso tristi. Puoi avere tutti<br />

i conforti materiali, ma senza Dio ti manca ciò<br />

che dà vero gusto alla vita. Credo che questo<br />

sia il nostro compito qui a Vienna: far riscoprire<br />

alla gente che incontriamo la vicinanza<br />

di Dio alla loro vita.<br />

La parrocchia che ci è affidata è sorta nel<br />

secolo XII, quando alcuni monaci benedettini<br />

comprarono molte delle proprietà di Dornbach.<br />

Con il passare dei secoli i monaci, la<br />

cui fondazione originaria era a Salisburgo,<br />

hanno investito molto in questa parrocchia. Di<br />

recente, a causa di un calo di vocazioni, non<br />

hanno più potuto occuparsi di molte delle parrocchie<br />

a loro affidate. Una ventina di anni fa<br />

si sono quindi ritirati anche da Dornbach,<br />

riconsegnandone la responsabilità pastorale<br />

alla diocesi di Vienna.<br />

Quando sono arrivato in parrocchia, ho trovato<br />

un’accoglienza molto cordiale. I parrocchiani<br />

non parlano del parroco, o dei preti, ma<br />

della Fraternità san <strong>Carlo</strong>. La casa, la presenza<br />

dei fratelli che vivono con me, Markus<br />

Merz e José Claveria, è nella mia vita qualcosa<br />

di essenziale perché è ciò che porta questa<br />

luce. Questa è la ragione per cui cerco<br />

spesso di invitare chi mi è affidato a conoscere<br />

le persone con cui vivo.


1875<br />

Nasce in Piemonte la<br />

comunità che ha dato<br />

origine a Vitorchiano<br />

1958<br />

Madre Cristiana<br />

Piccardo entra<br />

nel monastero<br />

1964<br />

Madre Cristiana è<br />

eletta badessa, all’età<br />

di trentanove anni<br />

1967<br />

Nasce la prima di sette<br />

fondazioni: Valserena,<br />

in Toscana, vicino a Pisa<br />

1991<br />

Eletta badessa di<br />

Humocaro (Venezuela),<br />

dove vive tutt’ora<br />

6 fraternitàemissione<br />

DICEMBRE<br />

L’incontro Nel silenzio per la Chiesa<br />

Massimo Camisasca e alcuni seminaristi hanno incontrato madre Cristiana Piccardo,<br />

presso la Trappa di Vitorchiano. Ecco alcuni brani del suo intervento<br />

L’amicizia<br />

L’amicizia è la cosa più bella della vita. Non so come si<br />

vivrebbe senza. Il papa ha detto che con il battesimo<br />

entriamo in una comunità di amici, che ci accompagnerà<br />

fino alla morte. Lo stiamo studiando proprio in<br />

questi giorni, tentando un approccio ad uno dei padri<br />

medievali più conosciuti, Aelredo di Rievaulx, inglese,<br />

che chiamano il Bernardo di Inghilterra.Egli scrive che<br />

l’amicizia è prima di tutto una pedagogia. In secondo<br />

luogo,è un gradino di accesso all’amicizia con Dio.L’autore<br />

imposta tutta la sua struttura pedagogica su questo:<br />

se tu sei amico di Dio, sei amico dell’uomo; se sei<br />

amico dell’uomo, accedi a Dio. Naturalmente questo<br />

significa un cammino di grande umanità, libertà,<br />

rispetto.<br />

Stamattina stavamo commentando un’affermazione di<br />

mons. Scola: «La relazione con l’altro è sempre abbraccio<br />

e scontro». L’altro è il diverso, è l’alterità. Se tu vuoi<br />

veramente entrare con rispetto e con fiducia nell’alterità,<br />

devi accettare il dolore. L’esperienza dell’amicizia<br />

passa dunque per il dolore.L’amicizia autentica rispetta<br />

una alterità. Ciò significa accettare il diverso, con gratitudine,perché<br />

il diverso mi completa.Questo rischio di<br />

reciprocità di appartenenza è ben descritto da Giovanni<br />

Paolo II, nella Novo millennio ineunte: «L’altro mi appartiene».<br />

Io devo amare il fratello al punto di intuire il suo<br />

desiderio e di andarvi incontro. L’altro non è mai un<br />

estraneo,l’altro mi appartiene.È necessario il mio cammino<br />

di conversione, è necessario il mio cammino<br />

vitale. Ci siamo sempre mossi su questo piano, e proprio<br />

questo piano significa amicizia.<br />

L’amicizia non è una pacca sulle spalle. L’amicizia è<br />

compromettersi per il bene dell’altro, è passione di<br />

camminare insieme, desiderio di volere le stesse cose.<br />

Sta ora ritornando attuale nel nostro ordine una parola<br />

che noi avevamo coniato trent’anni fa, che allora non<br />

a cura di Jonah Lynch<br />

Madre Cristiana Piccardo,<br />

badessa per ventiquattro anni<br />

della Trappa di Vitorchiano.<br />

ebbe affatto successo: la parola «visione comune». Una<br />

comunità deve muoversi su una visione comune, altrimenti<br />

non riesce a formulare la proposta vitale di una<br />

accoglienza globale per tutti.Questo implica un rischio<br />

di amicizia, un rischio di fiducia, di credito dato all’altro,<br />

un’accettazione del diverso come ricchezza, anche<br />

se mi può far male, può creare dolore. Adesso vediamo<br />

con gioia che le cose sono andate avanti. Aelredo dice<br />

che l’amicizia è l’unica pedagogia della convivenza: io<br />

ti voglio bene perché tu ci sei, perché tu esisti. Sei<br />

necessario alla mia conversione,alla mia santificazione,<br />

al cammino mio verso Dio.Ti voglio bene perché Dio ti<br />

ha posto nella mia vita.È una realtà molto più profonda.<br />

Io non riesco a concepire un cammino diverso.<br />

Il silenzio<br />

Quando io sono entrata nella Trappa, il silenzio era<br />

estremamente rigoroso. Non si poteva pronunciare<br />

nemmeno una parola. L’unica possibilità di comunicazione<br />

erano i famosi segni delle mani,che esprimevano<br />

ciò che volevi dire. Non so se sia stato difficile o facile,<br />

ci si trovava dentro. Ricordo due aspetti fondamentali,<br />

che mi hanno dato la possibilità del gusto del silenzio.<br />

Innanzitutto, la preghiera notturna, il tempo dedicato<br />

alle vigilie nel cuore della notte, l’ufficio delle letture e<br />

la lectio notturna.La possibilità di aspettare l’alba,come<br />

segno di incontro con il giorno che veniva, con la luce<br />

che è Cristo. Era qualcosa molto presente nell’atmosfera.Anche<br />

se una persona non era capace di silenzio,<br />

era una educazione ad assaporare qualcosa che era nel<br />

cuore della notte e nel cuore della preghiera notturna.<br />

In secondo luogo il rendermi conto, lentamente (parlo<br />

di quasi cinquant’anni fa) che il silenzio non bloccava la<br />

comunicazione. Ricordo la gioia di quando, un giorno,<br />

ho potuto riconoscere le mie sorelle dalle scarpe che<br />

indossavano. Ho potuto dare un nome a ciascuna guar-


PER TE SOLO È<br />

CHIARA LA NOTTE<br />

INNO DI NATALE<br />

DI VITORCHIANO<br />

O Parola possente di Dio, / Tuo è il tempo, riempi ogni spazio, / per Te il mondo è stato creato / Tu sei l’alfa e<br />

l’oméga di tutto. / Ineffabile grande mistero! / Canti il cielo ed esulti la terra: / oggi nasci da Vergine intatta, /<br />

rivestito di carne mortale. / Come un povero vieni tra noi / ed il regno dei cieli ci annunci; / doni al mondo la vita<br />

di Dio. / Qual rugiada disceso è il perdono, / nuovo amore si effonde su noi: / adoriamo in silenzio il mistero!<br />

DICEMBRE<br />

fraternitàemissione<br />

7<br />

dando le loro scarpe.Era una maniera di assaporare una<br />

possibilità di comunicazione molto profonda.<br />

C’è un altro aspetto che rimonta all’esperienza delle<br />

L’amicizia è<br />

compromettersi<br />

per il bene<br />

dell’altro<br />

prime quaresime, in cui il<br />

lavoro era molto, poiché si<br />

lavorava unicamente nei<br />

campi, e il cibo era poco.<br />

Noi vedevamo un uovo<br />

sodo a Pasqua e a Natale.<br />

Per il resto era verdura,<br />

pasta e un poco di formaggio. In Quaresima veniva<br />

meno anche quello. Naturalmente il silenzio si faceva<br />

più carico, più pesante. Verso la fine della Quaresima,<br />

incominciava una ridarella in noviziato che non finiva<br />

mai. Ridevamo in tutti gli angoli, in tutti i cantoni… Era<br />

una risata continua. Forse, da quel momento, ho capito<br />

che il silenzio era questa possibilità di comunicare dentro<br />

un’essenzialità la gioia di vivere. Mi è sempre rimasta<br />

dentro, come una grande gioia. Oggi, il silenzio è<br />

molto diverso. Innanzitutto perché il lavoro non è più il<br />

lavoro dei campi.Il lavoro attualmente domanda spiegazioni,<br />

chiarificazioni mutue. Il dialogo è entrato a far<br />

parte della realtà relazionale che si vive nella Trappa. I<br />

segni sono scomparsi. C’è l’uso della parola, quando è<br />

necessario. Ciò che, però, è rimasto, e che personalmente<br />

mi affascina,è l’uso della parola per ciò che veramente<br />

vale la pena di dire, per dire l’essenziale. Non<br />

riusciamo a comprendere l’uso della parola per la<br />

chiacchiera nell’uso comune. Continuiamo ad insegnare<br />

l’essenzialità della relazione,che dà alla parola il<br />

peso che deve avere,che sfugge cioè alla superficialità,<br />

ed entra così a poco a poco in una realtà di contenuti<br />

Il silenzio è una<br />

vera musica, dà<br />

una percettività<br />

che nel rumore<br />

è impossibile<br />

più grandi. Però questo è<br />

possibile se nella vita ci<br />

sono davvero dei momenti<br />

molto forti. Per noi sono<br />

soprattutto i momenti notturni,<br />

in cui davvero il<br />

silenzio che c’è nell’universo<br />

della creazione ti<br />

entra anche dentro per i<br />

pori della pelle.<br />

Se si vive il silenzio,alla fine si ama il silenzio,e si comprende<br />

che il silenzio è una vera musica, perché ti dà<br />

una possibilità percettiva di tutta la realtà che nel<br />

rumore non avrai mai.<br />

Fedeltà all’origine e missione<br />

Bisogna essere molto fedeli alle origini.Se una persona<br />

non ha saputo ricevere,non saprà trasmettere.Abbiamo<br />

spesso sperimentato ciò nelle nostre fondazioni. Quali<br />

sono per noi le fondazioni più riuscite, più belle Sono<br />

quelle che sono rimaste fedeli alla radice, che non<br />

hanno mai tradito la fonte originaria della loro consacrazione,<br />

del loro ministero. Lì c’è davvero una visione<br />

comune.Vitorchiano ha trasmesso loro una visione,una<br />

vita,una proposta,una modalità esistenziale,che hanno<br />

vissuto fino in fondo. Vivendola fino in fondo, le suore<br />

orginarie del luogo l’hanno assunta trasformandola in<br />

qualche cosa di proprio di quel luogo, che però è universale.<br />

Vorrei raccomandare a voi che, dovunque andiate,<br />

non inventiate niente. Proponete alla gente la proposta<br />

che avete ricevuto. Fate sì che la gente intuisca, riconosca,<br />

veda in voi la grazia che vi ha plasmato. La possibilità,<br />

per noi, di mantenere un’unità fra le nostre fondazioni<br />

dipende dalla coscienza di avere ricevuto qualcosa<br />

di unico,di straordinario,di essenziale,di forte,che<br />

ha plasmato la nostra vita, donandole un senso. Proprio<br />

questo vogliamo semplicemente vivere laddove il<br />

Signore ci chiama.<br />

Nel box: il monastero di Vitorchiano.<br />

Pagina accanto, la visita<br />

dei seminaristi e delle Missionarie<br />

di san <strong>Carlo</strong> al monastero di<br />

Vitorchiano (ottobre 2009).<br />

UN MISSIONARIO E LA CLAUSURA<br />

Storia di un’amicizia<br />

di Gianluca Attanasio<br />

Non lontano da Viterbo sorge la Trappa di Vitorchiano. Il<br />

legame della Fraternità san <strong>Carlo</strong> con questo monastero<br />

affonda le sue radici nell'amicizia tra madre Cristiana Piccardo<br />

- badessa del monastero dal 1964 al 1988 - e don<br />

Giussani. Grazie a quell'amicizia, molte giovani provenienti<br />

dal movimento di CL hanno incontrato accoglienza in questa<br />

comunità. Tanti sacerdoti e seminaristi della nostra Fraternità<br />

si sono inseriti in questa tradizione che vanta più di<br />

sessanta anni e stanno scoprendo quanto un luogo di vita<br />

contemplativa possa essere sorgente di missione.<br />

Una volta, incontrando una suora, fui colpito dalla luminosità<br />

del suo volto e dalla gioia che comunicava: «Quando<br />

lavo i piatti sono felice, perché so che Dio mi sta guardando<br />

e questo sguardo è segno del suo amore per me».<br />

In quel momento ho compreso l’essenza della missione cristiana:<br />

un volto trasfigurato dallo stare davanti a Dio. Proprio<br />

i missionari hanno bisogno dei monasteri di clausura<br />

per non dimenticare mai, presi da mille incombenze e<br />

richieste, ciò che rende autentico il loro essere nel mondo.<br />

Come ringraziare tutti questi uomini e queste donne che<br />

ogni giorno pregano e offrono la vita per noi Solo nella<br />

luce di Dio si saprà veramente come ringraziare.<br />

di Paolo Costa<br />

Taipei, 15 ottobre 2009<br />

Carissimo don Massimo,<br />

sono appena tornato dalle Filippine, dove<br />

mi sono recato per predicare gli esercizi della<br />

Fraternità di Cl.<br />

Sulle pendici di un vulcano spento si trova<br />

il monastero delle Trappiste di Matutum, fondazione<br />

di Vitorchiano. Arrivati al monastero,<br />

sono subito rimasto affascinato dall’ordine e<br />

dalla bellezza del luogo. Una chiesa semplice<br />

a pianta a croce, rivolta a oriente, con tre<br />

finestre nell’abside, simbolo della Trinità. Alla<br />

sera sono arrivati i partecipanti agli esercizi.<br />

Sono rimasto stupito dal numero delle persone<br />

che hanno aderito all’invito. Eravamo in<br />

quarantaquattro: io, madre Giovanna, padre<br />

Giuseppe del PIME, trenta filippini adulti e<br />

undici bambini. Tutto ha avuto inizio quando<br />

alcuni adulti sono andati al monastero a parlare<br />

con la madre dei propri problemi, soprattutto<br />

familiari, e le hanno chiesto se non ci<br />

fosse, nella Chiesa cattolica, un luogo in cui<br />

condividere con altri la vita e la fede.<br />

La madre ha presentato loro la proposta<br />

del movimento. Nel marzo scorso, dopo un<br />

incontro con loro ho proposto a madre Giovanna<br />

e agli altri di iniziare una scuola di<br />

comunità tra di loro, a prescindere da quanto<br />

avessero compreso di Cl. Domenica ho<br />

avuto l’onore di parlare alle suore, nel capitolo,<br />

per un’ora e mezza: di noi, della Fraternità,<br />

della missione come dilatarsi della casa,<br />

della vita comune, dell’ossatura monastica<br />

della nostra esperienza. Sono convinto che<br />

la nostra educazione debba molto a san<br />

Benedetto.<br />

La madre mi raccontava che, quando sono<br />

arrivate, quindici anni fa, non c’era neanche<br />

un albero e, quindi, neanche un uccellino.<br />

Adesso c’è un bellissimo monastero, dimora<br />

di Dio, delle monache e di tanti filippini che<br />

entrano in contatto con questo luogo e ora,<br />

attraverso di esso, con il movimento...<br />

Dio opera attraverso di noi. Il mondo diventa<br />

più bello grazie alla preghiera e al lavoro degli<br />

uomini e delle donne di Dio. Prego che anche<br />

la nostra missione a Taipei continui ad essere<br />

un luogo di lode a Dio e di educazione<br />

degli uomini: noi prima di tutto e poi di tutti i<br />

fratelli che incontriamo sul nostro cammino.<br />

Un abbraccio,<br />

Paolo


SANTA<br />

MESSA<br />

DI NATALE<br />

Domenica 20 <strong>dicembre</strong>, alle ore 16,00, presso la parrocchia <strong>San</strong>t’Ignazio di Loyola, piazza don Luigi<br />

Borotti 5, a Milano, don Massimo Camisasca celebrerà l’annuale santa Messa di Natale della<br />

Fraternità san <strong>Carlo</strong>. A seguire, la visione di «Attraverso il muro», cortometraggio sulla missione di<br />

Vincent Nagle in Terra <strong>San</strong>ta, e un momento di scambio d’auguri.<br />

8 fraternitàemissione<br />

DICEMBRE<br />

Gli stracci<br />

Gente in cammino,<br />

in questa notte santa.<br />

Su strade diverse e sentieri,<br />

da luoghi vicini e lontani,<br />

un popolo convocato, sorge.<br />

Poveri uomini... Siamo.<br />

Ma, sulla soglia del Mistero,<br />

ciascun Lo riconosce.<br />

Così che non si sfugga,<br />

come troppo spesso accade<br />

- per dimenticanza<br />

e non per disamore -<br />

al Fatto,<br />

che possiamo amarTi o Cristo,<br />

così,<br />

proprio così,<br />

come siamo,<br />

con gli stracci della nostra storia.<br />

Gesù è Colui che si rallegra di noi.<br />

E sorride per noi. E ci perdona.<br />

Ci ama e ci perdona. Dicendo:<br />

«Coricati qui, accanto a me.<br />

I tuoi stracci vicino a me,<br />

...su questa paglia».<br />

Francesco Bertolina<br />

A Rita Manicardi<br />

Buon Natale!

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