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International Gramsci Society Newsletter

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limiti dei mass media nella società rumena. Ma la "lotta di egemonie" riguarda anche il passato e lasua ricostruzione storica: Elisabetta Gallo ha messo in luce come in numerosi passi dei Quadernil'interpretazione storiografica costituisca anche una posta in gioco politica essenziale nelladefinizione dei rapporti di forza.Il tema della traduzione e della traducibilità dei linguaggi—dall'economia alla filosofia allapolitica—nelle sue molteplici e complesse sfaccettature, è stato al centro di un'interessante relazionea due voci di Rocco Lacorte e Ciro Migliaccio, che ha suscitato domande e interventi di studentirumeni di filosofia del linguaggio. Anche Isabella Amaduzzi, con la sua relazione su "<strong>Gramsci</strong> el'estetica" ha contribuito alla "traduzione" del grande rivoluzionario sardo, investendo una sfera,quale quella dell'arte e della letteratura, che coinvolge in misura rilevante gli intellettuali rumeni.Ma, in un paese che ha vissuto quella che <strong>Gramsci</strong> chiamava una "situazione a doppiofondo", in cui si manifestava in modo sempre più profondo il divario tra le proclamazioni ufficiali ela realtà effettuale, in un paese che vive oggi una difficile e complicata situazione di spaesamento edi rimozione del passato, assume un particolare significato il richiamo alla figura morale delrivoluzionario sardo, alla sua coerenza pagata a caro prezzo, al suo invito a "dire la verità", sempre,perché essa è rivoluzionaria. Lo hanno fatto, con interventi di grande forza, semplici e sobri, chenulla concedevano alla retorica, il prof. Tibor Szabo ("Aspetti morali dell'opera di <strong>Gramsci</strong>") e ilprof. George Lazrescu, decano dell'Università di Bucarest ("La formazione dell'uomo nellaconcezione di <strong>Gramsci</strong>").Infine, la relazione di Giorgio Baratta, vicepresidente della Igs, "<strong>Gramsci</strong> intellettualeeuropeo": la problematizzazione gramsciana delle relazioni Oriente/Occidente, Europa/America,nella loro contrapposizione e interazione, consente di porre in termini non schematici, alieni tantodal nazionalismo che dal municipalismo, la questione di un'identità—culturale, ma anche politica—"europea", di un'Europa che non va identificata limitativamente col solo "Occidente", se si vuoleevitare, per usare l'espressione di Ulrich Beck, la sua "brasilizzazione": se l'America era, per il<strong>Gramsci</strong> che negli anni trenta riflette su Americanismo e fordismo, il "prolungamento organicodell'Europa", l'Europa del XXI secolo rischia di divenire l'appendice subalterna degli Stati Uniti.Tra i risultati del convegno internazionale di Bucarest, vi è anche quello di aver posto le basiper la costituzione di una sezione rumena della Igs, che prevede di svolgere il prossimo anno inBrasile il suo secondo convegno mondiale.— 33 —

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