IL CALITRANO N. <strong>11</strong> n. s. - Maggio-Agosto 19991621 (9.II).Alessandro Ludovisi di Bologna è elettopapa col nome di Gregorio XV.1623 (30.XI).Nicola, figlio del fratello del papa(Orazio), sposa Isabella Gesualdo. Daessi nasce Lavinia, che sposa GiosiaAcquaviva.1629 (8.V).Muore Isabella, ultima discendente dellafamiglia Gesualdo. Erede del patrimonioè la figlia Lavinia.1635 (?).Muore Lavinia. Il patrimonio passa allaRegia Corte, che lo fa apprezzare.1636 (16.V).Nicolò Ludovisi compra il patrimoniodella figlia Lavinia.1648.Cal<strong>it</strong>ri ha 550 fuochi.1664 (24.XII).Muore Nicolò Ludovisi, utile padronedi Cal<strong>it</strong>ri. Gli succede come signore diCal<strong>it</strong>ri il figlio Giambattista.1669.Cal<strong>it</strong>ri è numerata per 331 fuochi. Evidentementela peste del 1656 era statamicidiale (secondo Acocella è una questionedi calcoli).1676 (13.II).Giambattista Ludovisi vende Cal<strong>it</strong>ri per30.800 ducati a Francesco Mirelli. Nonmancano però strascichi, r<strong>it</strong>enendosi ilLudovisi ingannato.1688 (5.VI).Terremoto. I danni sono riparati dalMirelli.1689 (16.V).Altra scossa tellurica.1689-1691.Il vicario generale di Conza, Donato AntonioCastellano, scrive la Cronista Conzana(molto polemica verso il Mirelli).1692 (III).Rovinoso terremoto con crollo di molteab<strong>it</strong>azioni, della chiesa madre e granparte del castello.1692 (4.XII).Su incarico di Giambattista Ludovisi,giunge a Cal<strong>it</strong>ri Antonio Chianelli, autoredi una Relazione sul paese.1693 (6.V).Il Ludovisi ratifica defin<strong>it</strong>ivamente lavend<strong>it</strong>a di Cal<strong>it</strong>ri.1694 (19.V).Francesco Mirelli vende il feudo di Cal<strong>it</strong>rial nipote Francesco Maria (natodal figlio Carlo e da Maddalena Carafail 7.VIII.1684).1694 (8.IX).Violento terremoto. Nel crollo del castellomuoiono tutti i componenti della famigliaMirelli. Francesco Maria (col padreCarlo) si salva, perché vive a Napoli.NOTE1Cfr. UGHELLI, Italia Sacra, VI, col. 826-827;CHIUSANO, La Cronista, p. 39.2Cfr. UGHELLI, Italia Sacra, VI, col. 827-828;CHIUSANO, La Cronista, p. 39. È l’ultimo arcivescovomenzionato nella Cronista Conzana, che l’autore vollededicargli.3Cfr. CHIUSANO, c<strong>it</strong>., Introduzione. Per chi desiderassefarsi un giudizio più equo su tutta la controversiasi consiglia di leggere l’allegato a stampa di L.P., Ragioni per l’Ill. Marchese D. Carlo Mirella. Collequali, si dimostra annesso al Feudo di Cal<strong>it</strong>ri ilIus Patronato della Chiesa di S. Maria in Elce; validala nomina fatta in persona di Monsignor Rimbaldesiper la morte del Cardinal Ludovisio; E nulla ed invalidala Risegna, che si suppone fatta in persona del SignorConte Ugo Albergati; E perciò si conchiude,che di nessuna maniera possa amoversi l’Economodestinato da S. E. per l’esazion de’ frutti di questaChiesa, pendente la decisione della controversia principale.Nel Regio Collateral Consiglio, Napoli, 13Gennaro 1693. Questo testo raccoglie tutte le argomentazionicontrarie a quelle del Castellano.FRAMMENTIL’ombra sul muro biancoassorta nel meriggio assolato.Stradine silenziose, animateal calar della serae nei giorni di festa.Donne sedute sugli uscialla “contrara”.Sul ruvido selciato,mosaico si pietra castellana,battuto da passi chiodati e zoccoli ferrati,dove il sole e il ventoinaridiscono ogni segno di v<strong>it</strong>a,scansioni di mirabili colori.Stemmi lapidei sui portoni lamieratidi nobili casati si ergono;povere dimore a cui è stata datala mano di calceanche sulla fatiscente porta.Al crepuscolo lungo la “vianova”coperta di bianca “breccia”,da umana fatica frantumata,dove ancora qualche tiglio profuma l’aria,arrancano carovane di umili animali,sulla cui groppa, foraggio per la notte,è legato il fascio di rossa lupinellaappena mietuta.Più in là, tra “i piani e le serre”,sol<strong>it</strong>ari “carrari” bordati da rigogliosi cardie violacei “baciamani”.Gli embrici stagionati di un casolareemergono dietro la landa di gialle stoppiee presso cui, tra tanta arid<strong>it</strong>à,c’è il conforto del verde e fedele gelso nero.Ma ora son desto :passo tra tanti etriste retaggio dell’esule, ignorato dai piùalla ricerca dell’ultimo amicoDonato CerretaTeramo, 1999LA CRONISTA CONZANAI - LA TERRA DI CALITRIDiscorso primo:[Cap<strong>it</strong>olo secondo, f. 43]Della Terra di Cal<strong>it</strong>ri, antich<strong>it</strong>à, s<strong>it</strong>o,stato dell’anime, qual<strong>it</strong>à della Terra, eTerre hab<strong>it</strong>ate anticamente nel tenimentodi Cal<strong>it</strong>ri, come sono Castiglione, Cerrutolo,Lorman, Castello della Contessa,e Cisterna colli Signori Padroni di essa.Doppo haver discorso della Terra di Pescopagano1 , discorreremo quà della Terradi Cal<strong>it</strong>ro con l’altri casali, e Terre antichehoggi distrutte, che stavano s<strong>it</strong>uate nel Terr<strong>it</strong>oriodi detta Terra, la quale è s<strong>it</strong>uata nellaProvincia de Principato Ultra, seu deMontefuscoli 1 , in luogo alto e sollevato conbuona costruttione di case, le quali sonoedificate tutte in prospettiva, cioè le fenestresono tutte ad una parte, cioè alla partesottana, e le porte tutte alla parte soprana,che dalla via che viene dalla Puglia compareuna bellissima prospettiva ad uso d<strong>it</strong>eatro, a segno che il signor Principe di Venosaantico, quando voleva far vedere a’suoi hospidi Cavalieri una bella vista, facevadi notte tempo mettere lumi a dettefenestre che dimostravano un grandissimosplendore, et ordinata [vista].Questa Terra confina con quella di Pescopagano,dalla quale è distante circa quattroin cinque miglia; confina con quella diCaijrano, da dove vi sono circa quattro miglia;confina con quella di Andretta con ladistanza di cinque miglia in circa; e confinaancora fuor diocese, cioè con la Terra diRapone e Ruvo, della diocese di Muro, conla distanza di cinque o sei miglia in circa.Viene circondata da una parte dettaTerra da quel fiume tanto nominato dall’antichiscr<strong>it</strong>tori e poeti, dimandato l’Ofanto,detto dall’antichi (f. 44) l’Aufidus,conforme lo porta il Ciarlante 2 nell’Istoriedel Sannio, lib. I, cap. 9. Il Lofanto dettodagl’antichi Aufidus hà il suo principio da imonti degl’Irpini secondo Plinio 3 . L’Alberti,trattando della Puglia Peucetia 4 ,dicequesto fiume uscire da una picciola fontanadell’Appennino negli Irpini, non molto discostodal castello Nosco, donde scendendoper spatio di trenta miglia è sì picciolo,che à pena si conosce il suo corso in tempodi state; ma nel verno talmente cresce perle pioggie, che da Canosa per molto spatioà basso verso il mare esce fuori del suoconsueto letto, et inonda il paese di modotale, che fà mostra d’un altro mare. Sboccaparimente nell’Adriatico da tre miglia discostoda Barletta. Se ne fà mentione daStrabone 5 , Virgilio 6 ,Livio 7 , Silio 8 , PomponioMela 9 , e da altri.10
N. <strong>11</strong> n. s. - Maggio-Agosto 1999 IL CALITRANOSi deve perciò avvertire che in questadescr<strong>it</strong>tione che fà il Ciarlante vi son alcun’errori,com’è a dire Mosco, che vuoldire Nosco, sotto la di cui c<strong>it</strong>tà ha origineLofanto da una picciola fonte, e poi inpoco spatio di miglia s’ingrossa ricevendodalli valloni e fiumi che li danno aggiutoda là della Terra delli Lioni diocese di S.Angelo, e viene à passare per sotto Morra,Teora, Conza, Caijrano, Andretta, e per sottodetta Terra di Caletro, Melfi, Canosa,che di là poi se ne tira verso Barletta perdar tributo al Mare Adriatico.Questo Aufido, seu infido fiume è terribilenell’inverno, atteso che si ha inghiott<strong>it</strong>odiversi passaggieri, che passavano peresso, fidandosi non havere timore dell’acqua,ma poi si sono visti a galla estinti licadaveri navigando a descrettione dell’onde,il tutto perché non ha il s<strong>it</strong>o fermo, nétampoco ha ponte per passarvi più adaggiatamente,e benché vi siano alcuni pelierivestigij d’antico ponte, che si vedon sottoquesta Terra, ad ogni modo perchédett’acqua sempre rode e smove il s<strong>it</strong>o daun luogo ad un’altro, si stima impossibilela trasmutatione del s<strong>it</strong>o, et reedificationedel detto Ponte. [f. 45]L’estate questo fiume s’essicca in tuttoe per tutto, à segno che vi restano pocheonde, le quali influiscono malaria a questaTerra di Caletro, essendo le dette acquestagnante, che se non fusse per detta esalationedell’Ofanto, sarebbe questa Terra dibellissima aria.Questa Terra di Cal<strong>it</strong>ri è la più nomerosad’anime di tutte l’altre Terre della diocese,mentre in questo present’anno 1691vi sono anime 1843.Li c<strong>it</strong>tadini di questa Terra sono ded<strong>it</strong>ialla coltura de grani, orgio, et altre v<strong>it</strong>tovagliecon abondanza di vigne nelle quali,benché facessero quant<strong>it</strong>à e qual<strong>it</strong>à de vini,ad ogni modo d’estate è sempre mancante.Hà gran quant<strong>it</strong>à d’animali vaccini e pecoriniper il vastissimo terr<strong>it</strong>orio che tiene.Nel terr<strong>it</strong>orio di questa Terra hoggidìtutt’un<strong>it</strong>o e soggietto ad essa anticamentevi erano altre Terre, le quali son’hoggi distrutte,come sono la Terra di Castiglione,de Murra, la quale era per prima posta dentroil luogho che hoggidì si dimanda boscodi Castiglione, che vi appareno alcuni vestigijet hoggi serve per herbaggio di vacche,e più avanti vi stava un’altra Terra dimandatail Castello della Contessa, etun’altra Terra dimandata Cisterna. Da quellaparte l’Ofanto vicino Ruvo vi era un’altraTerra dimandata Cerrutolo, che v’apparenoli vestigij sopra un montetto. E nelliconfini di questa Terra di Cal<strong>it</strong>ri con quelladi Pescopagano vi stava s<strong>it</strong>uata un’altraTerra dimandata Lorman, che hò intesodire che questa era un casale di Scavoni, etutte queste Terre io le r<strong>it</strong>rovo notate nelconservatorio di Conza ottenuto per via diBulla da Papa Innocentio III 10 a beneficiodi Pantaleone, Arcivescovo nell’anno 1200,che sta portato da noi nel primo tomo, cap.5, discorso 2, fol. 516.In quanto poi all’antich<strong>it</strong>à di questaTerra io r<strong>it</strong>rovo essere stata posseduta dalconte Gionata di Balbano <strong>11</strong> , conte di Conzae [f. 46] Padrone di questa Terra, e ne famentione il Ciarlante nel lib. 4, cap. X, ovenarra che Rè Guglielmo il Buono 12 chiesea’ Barone del Regno duplicato il serv<strong>it</strong>io deloro feudi per soccorso di Terra Santa, cioèSanto Sepolcro ad istanza di Gregorio Papa8° 13 , che furono tassati molti Baroni, tra’quali vi fu Gionata di Balbano, conte diConza, per Conza, Caijrano, Cal<strong>it</strong>ri, Castiglione,Monderisi, Liceto e Pescopagano,che offerse cento e quattro soldat’a cavallo,e 100 fanti, e questo fu nel 1322 14 .R<strong>it</strong>rovo che questa Terra sia stata sempredella nobilissima famiglia Giesualdo 15 ,che erano conte di Conza, che poi passòalli sig.ri Ludovisij di Bologna 16 , conformedissemo nel lib. I, cap. 3, discorso 2,fol. 36.In questa Terra vi hab<strong>it</strong>orno quasi semprel’Arcevescovi di casa Giesualdo, comesono Camillo Giesualdo, Troiano Giesualdo,Alfonzo Giesualdo, e Scipione Giesualdo 17 ,e tra questi Alfonzo fu cardinale, conformedissemo nel chatalegho dell’Arcevescovi li.primo, fol 51, e quest’hab<strong>it</strong>atione provenivaa causa che li conti di Conza e Padroni diquesta Terra erano Padre, zij e fratelli respectivedi detti Arcivescovi tanto maggiormenteche in detta Terra vi è un famosissimocastello carrico d’hab<strong>it</strong>ationi, circa a 300camere, che vi possono comodamente stareda cinque corte di Signori, ben mun<strong>it</strong>o didue Ponti à levat[ura], con bellissimi bastioni,atteso detto castello stà posto sopra unmonte, e guarn<strong>it</strong>o di tutte comod<strong>it</strong>à, et altretantola Terra è tutta morata con quattro Porte,che si rende assai sicura.Li costumi dell’hab<strong>it</strong>atori d’essa Terrasono, che stando ded<strong>it</strong>i alle van<strong>it</strong>à, giochidi carte, et altr’otios<strong>it</strong>à, per le quali sonohoggi ridotti in qualche necess<strong>it</strong>à e miseria.Questa Terra ha havuto à suoi tempimolti dottori e medici, e fra l’altri vi fuGio(vanni) Matteo de Luisi, oriondo dellaTerra di Teora, che compose le mille conclusionilegali per darle alle stampe, mà poinon si stampò, e questo facendo hab<strong>it</strong>ationenella Terra di Caletro fù Vicario generaledell’Arcivescovo [f. 47] Scipione Giesualdonell’anno 1598, et dopo haver eserc<strong>it</strong>ato lodevolmentedetto off<strong>it</strong>io per molt’anni, eperché non havev’altro che la prima tonsurasi casò in detta Terra di Cal<strong>it</strong>ri con unaSig.ra di casa Cioglia, conforme havemodetto nel cathalego de’Vicarij, fol. 91.Hoggidì questa Terra per sua disgratia èposseduta dal detto Francesco Mirella 18 originariod’alcuni casali della Costa dellaMalfa, figlio d’un chirurgo di bassissiminatali, che, in tempo delle [revolutioni] popularidel anno 1645 nel Regno di Napoli,dal capopopolo per li mer<strong>it</strong>i delle sue indign<strong>it</strong>àfu eletto Giodice di Vicarìa, mà hoggidìha havuto una fortuna cospicua in moltiplicardenaro con il quale nella dilapidationeche fé anni sono Gio(vanni) BattistaLudovisio 19 , Principe di Venosa, si compròper un tozzo di pane molte Terre, frà le qualifu questa di Cal<strong>it</strong>ri sopra della quale vi hacomprato il t<strong>it</strong>olo di Marchesato in personadi Carlo Mirella 20 suo figlio, e cossì vannole vicenne del mondo, nel quale si vedonoimpover<strong>it</strong>e le famiglie più cospicue, et esaltatele più basse, com’è questa del Mirellacol essere Patrone di questa Terra, et ancodella Terra di Teora, sopra della quale hacomprat’anco il t<strong>it</strong>olo di Principe a beneficiodel figlio del detto Carlo Mirella, natoda una signora di casa Carrafa della (Staccia);si comprò anco Peterno, e le giurisd<strong>it</strong>ionicriminali di queste Terre di S. Menna eS. Andrea con diversi frodi ed inganni,come dissimo nel libro 2° della present’opra,e tuttavia va trattando comprare altreTerre, dicendosi ancora volere comprareConza, però essendo questo denaro acquistatomalamente e forsi con usure ed ingannisi verificarà quel detto della Scr<strong>it</strong>tura:non gaudeb<strong>it</strong> tertius haeres. Ho voluto perciòmettere tutte queste in questo libro nonanimo iniuriandi 21 , mà per dare a’ posterilume di tal famiglia, che forsi se un giornosarà risplendente sappiano da dove ha havutoorigine e chi quella sia.NOTE1Il Principato Ultra era la provincia del Regno diNapoli confinante a nord con la Cap<strong>it</strong>anata, a sud colPrincipato C<strong>it</strong>ra (con cap<strong>it</strong>ale Salerno), ad ovest con laTerra di Lavoro (Napoli, Caserta) e ad est con la Basilicata.Sede dell’Udienza (tribunale) era Montefuscolo(oggi più comunemente Montefusco), e tale fuanche per tutto il XVIII secolo, prima di cedere taleruolo ad Avellino.2L’opera di Giovanni Vincenzo Ciarlanti, cui piùvolte il Castellano fa riferimento è Memorie istorichedel Sannio chiamato oggi Principato Ultra, Contadodi Molise e parte di Terra di Lavoro, Provincie delRegno di Napoli, Divise in cinque libri, nelle quali sidescrivono i suoi confini, gli hab<strong>it</strong>atori, le guerre,edificationi, e rovine de’ luoghi: li Signori di essi, leloro famiglie e gli huomini illustri che vi fiorirononella sant<strong>it</strong>à, nelle lettere e nell’arme. Isernia, CamilloCavallo, 1644.3Plinio il Vecchio (Como 23- Stabia 79 d.C.) fuautore di molte opere storiche non pervenuteci. Moltenotizie su di lui sono riportate dal nipote Plinio il Giovane(61-<strong>11</strong>3 d.C.), fra le quali anche le modal<strong>it</strong>à dellasua morte. Era andato ad osservare da vicino l’eruzione<strong>11</strong>