Teorie di sociologia della scienza nel XX secolo Silvia Marcuz

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grazie allo scambio e alle interazioni tra i diversi collettivi e stili di pensiero avvengono i più significativi mutamenti nella conoscenza scientifica, quelli che Kuhn chiamerà rivoluzioni. Quali strade per la sociologia della scienza contemporanea? Ai nostri giorni la comunità scientifica si presenta come una realtà molto complessa che causa o è causata dai numerosi e nuovi fenomeni che caratterizzano la realtà culturale e sociale in cui è immersa. Tra i vari fattori che determinano i rapporti tra la scienza e la società sembra acquisire sempre più peso il legame, filtrato dal sistema economico, con la tecnologia. Secondo alcuni una situazione di questo tipo avrebbe dato, da un lato, alla scienza un potere molto forte, quasi fosse un mistero inaccessibile ai più, e dall'altro un altrettanto forte potere sulla scienza a chi decide gli orientamenti politici ed economici. In quest'ottica ci si pongono questioni del tipo: Reagan avrebbe potuto proporre il progetto delle "Guerre stellari" se gli scienziati dei laboratori di ricerca militare non glielo avessero proposto? Un altro fenomeno nuovo è la sempre maggiore presenza nel dibattito scientifico di gruppi di non specialisti che però sono coinvolti direttamente. È il caso delle associazioni dei malati di cancro o di AIDS che chiedono ad esempio di essere coinvolte nelle decisioni che riguardano la sperimentazione di alcuni farmaci. Questo tipo di "attori" ha acquisito un ruolo quasi istituzionale. Molto importante è anche il ruolo che hanno assunto i mass-media nella risoluzione di una disputa scientifica. Si citi per tutti l'esempio della parabola mediatica in cui (soprattutto in Italia) si tradusse la controversa vicenda dell'esperimento di Pons e Fleischmann sulla "fusione fredda" 21 . Come si può vedere da questa vicenda (ma molte altre ne potrebbero essere ricordate), in alcuni casi sono gli scienziati stessi ad utilizzare i mass-media come trampolino per annunciare una scoperta, magari in anticipo sugli altri gruppi di ricerca, senza passare per le pubblicazioni ufficiali ed attendere i tempi che esse richiederebbero. In altri casi i mezzi di comunicazione di massa creano inutili ed inconsistenti spettacolarizzazioni intorno ad eventi scientifici; complice di questo atteggiamento è probabilmente anche la scarsa alfabetizzazione scientifica di giornalisti e pubblico. La sociologia della scienza dovrebbe prendere atto di questi veloci e molteplici cambiamenti, anche se proporzionalmente alla loro vastità si moltiplicano anche i rapporti con i soggetti sociali e quindi le strade di analisi appaiono infinite. È comunque interessante citare alcuni esempi di realtà italiane che, anche se non sono costituite da sociologi (anzi da scienziati) e quindi non fanno della sociologia il loro primo argomento di studio, si interessano dei legami tra la complicata organizzazione della società del XXI secolo e la sua cultura scientifica. ♦ Alcuni si rifanno esplicitamente agli autori classici della conoscenza, tipo Durkheim e Marx (che in questo testo volutamente abbiamo trascurato), e come A. Baracca sostengono che "il metodo del materialismo storico si deve applicare anche alla Scienza" 22 . Lo stesso Baracca collaborò nel 1975 a "L'ape e l'architetto" ed è proprio a questo testo che si rifà idealmente un gruppo di giovani ricercatori che, firmandosi con l'acronimo LA.S.E.R. (Laboratorio Scienza Epistemologia Ricerca), scrivono il testo NoAuthor "Scienza Spa, scienziati, tecnici e conflitti" 23 , dove si 21 Bucchi, 1996 22 Baracca 2001 23 LA.S.E.R. 2002 12 Silvia Marcuz
teorizza la "sottrazione dei saperi" come unico mezzo per fondare una nuova scienza per il bene della società intera. ♦ L' "Associazione scienziate/i responsabili", nel cui manifesto si legge: "Nell'attuale momento storico sono sempre più sfumati e lontani i confini del nostro agire, e diventa importante tornare a riflettere sul peso delle nostre azioni. È sempre più difficile valutare gli effetti di ciò che facciamo perché spesso si manifestano lontano da noi, nello spazio e nel tempo. Una lontananza che è tanto oggettiva quanto soggettiva perché figlia della percezione che abbiamo assimilato del mondo che ci circonda. Abbiamo immaginato che uno sforzo (non richiesto) di consapevolezza sia un valido rimedio; vogliamo riscoprire il gusto della responsabilità. Non vogliamo in alcun modo fornire un decalogo di comportamento né offrire schemi etici di riferimento. Riaffermiamo invece la necessita’ dell'importanza di una ritrovata e personale tensione etica nel e dell’agire" 24 . Questi due esempi ed altre esperienze simili aprono al mondo della scienza nuovi e complessi interrogativi sulla "coscienza che la scienza ha di sé" e sulla sua neutralità; in particolare si contesta la tendenza alla specializzazione dei saperi che porta all'eliminazione di quella interdisciplinarietà che permette la visione e la risoluzione dei problemi in chiave globale e non settoriale o locale. È questo, forse, il nuovo panorama che la sociologia della scienza contemporanea si trova ad analizzare. 24 Manifesto costituente dell'"Associazione Scienziate/i Responsabili" http://www.bo.cnr.it/www-sciresp/ 13 Silvia Marcuz
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