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Teorie di sociologia della scienza nel XX secolo Silvia Marcuz

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sostiene che la componente sociale è sempre presente e costitutiva <strong>della</strong> conoscenza. Ma non <strong>di</strong>ce che è la sola<br />

componente, o che è la componente che deve essere necessariamente considerata come il fattore <strong>di</strong> innesco <strong>di</strong> qualsiasi<br />

mutamento. Si tratta <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> sfondo. Apparenti eccezioni alla covarianza e alla causalità possono essere<br />

semplicemente il risultato dell'operare <strong>di</strong> altre cause naturali <strong>di</strong>verse da quelle sociali" 8 .<br />

Importante è anche il ruolo che Boor riserva al caso introducendo accanto al principio <strong>di</strong> causalità quello <strong>di</strong> casualità;<br />

egli infatti sostiene che "il caso può <strong>di</strong>ventare il veicolo preferito per l'espressione degli interessi" e la scelta <strong>della</strong> teoria<br />

a loro più adatta 9 .<br />

Altri autori si concentrarono in modo particolare sui case stu<strong>di</strong>es, con lo scopo <strong>di</strong> ricostruire come si arriva alla<br />

formulazione <strong>di</strong> un singolo fatto scientifico, che rappresenta il punto <strong>di</strong> arrivo, non più quello <strong>di</strong> partenza. Questo tipo<br />

<strong>di</strong> approccio analizza il processo che va dal laboratorio al risultato espresso <strong>nel</strong>l'articolo scientifico pubblicato da una<br />

rivista. In modo particolare si pone l'attenzione sulla <strong>di</strong>mensione retorica attraverso cui il fatto scientifico viene<br />

rappresentato (ad esempio me<strong>di</strong>ante le tecniche <strong>di</strong> rappresentazione dei dati). In particolare Latour e Woolgar<br />

considerano due elementi retorici:<br />

♦ le "modalità", ovvero gli elementi che qualificano le affermazioni del ricercatore e che vengono abbandonate man<br />

mano che una serie <strong>di</strong> asserzioni o <strong>di</strong> risultati si trasforma in un fatto scientifico;<br />

♦ le "iscrizioni" , le prove che lo scienziato può portare a sostegno <strong>della</strong> propria tesi.<br />

La scuola <strong>di</strong> Bath<br />

Un'altra scuola che si contrappone a quella <strong>di</strong> E<strong>di</strong>mburgo ed al programma forte è quella <strong>di</strong> Bath, la quale porta<br />

all'elaborazione del "programma empirico del relativismo". Esponenti <strong>di</strong> rilievo <strong>di</strong> questa corrente sono Collins e Pinch,<br />

i quali si concentrano sull'analisi <strong>di</strong> alcune controversie <strong>della</strong> <strong>scienza</strong> contemporanea e in<strong>di</strong>viduano un fenomeno<br />

denominato "regresso dello sperimentatore". Illustriamo con un esempio <strong>di</strong> cosa stiamo parlando: <strong>nel</strong> 1969 il fisico J.<br />

Weber, dell'Università del Maryland, annuncia <strong>di</strong> avere in<strong>di</strong>viduato una grande quantità <strong>di</strong> onde gravitazionali<br />

provenienti dallo spazio grazie all'uso <strong>di</strong> un nuovo strumento che misura le vibrazioni in una barra <strong>di</strong> alluminio. Se<br />

confermato questo fatto permetterebbe <strong>di</strong> verificare una previsione <strong>della</strong> teoria <strong>della</strong> relatività generale. Molti laboratori<br />

si dotano <strong>di</strong> apparecchiature simili a quella <strong>di</strong> Weber e ripetono lo stesso esperimento ottenendo risulti contrastanti. Il<br />

problema è la <strong>di</strong>fficoltà <strong>della</strong> misura e dello stabilire in che parte le vibrazioni dello strumento sono causate da fenomeni<br />

elettrici, magnetici o sismici. Per stabilire se vi sono o no onde gravitazionali, i ricercatori dovrebbero prima costruire<br />

un rivelatore affidabile. Ma come si può stabilire se un rivelatore è affidabile? Lo potremmo fare se fossimo certi che<br />

queste onde esistono; in questo caso, infatti, lo strumento che le registra sarebbe un buon rivelatore. Così, tuttavia, si<br />

può proseguire entrando in un circolo vizioso: "L'attività sperimentale può essere utilizzata come test solo se si riesce in<br />

qualche modo a interrompere questa catena circolare del regresso dello sperimentatore. Nella maggior parte dei casi<br />

scientifici questo circolo vizioso viene spezzato perché si conoscono fin dal principio i limiti entro i quali l'esito <strong>di</strong> un<br />

esperimento può essere considerato corretto. Ciò fornisce un criterio universalmente accettato per valutare la qualità <strong>di</strong><br />

un esperimento. Nei casi in cui tale semplice criterio non è applicabile, il regresso dello sperimentatore può essere<br />

8<br />

ibidem, p. 230<br />

9<br />

ibidem, p. 237<br />

7<br />

<strong>Silvia</strong> <strong>Marcuz</strong>

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