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Omelia XVI domenica del tempo Ordinario Anno A Alla parabola del ...

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Quando, infatti, i discepoli chiederanno a Gesù di spiegare loro la parabole <strong>del</strong>lazizzania, Egli dirà: «Colui che semina il buon seme è il Figlio <strong>del</strong>l'uomo. Il campo èil mondo. Il seme buono sono i figli <strong>del</strong> regno; la zizzania sono i figli <strong>del</strong> maligno, eil nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine <strong>del</strong> mondo, ei mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco,così avverrà alla fine <strong>del</strong> mondo. Il Figlio <strong>del</strong>l'uomo manderà i suoi angeli, i qualiraccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e ligetteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giustisplenderanno come il sole nel regno <strong>del</strong> Padre loro. Chi ha orecchi, intenda! ».La seconda <strong>parabola</strong>, riportata nel vangelo, riguarda invece un piccolissimo granellodi senapa. Nella dinamica <strong>del</strong>la storia si passa dalla semina, alla crescita, fino alprendere forma di un bellissimo albero, lasciando a noi la percezione straordinariache sta nel passaggio da ciò che è estremamente piccolo a ciò che diventaestremamente grande. Il granello di senapa «[…] è il più piccolo di tutti i semi ma,una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto chevengono gli uccelli <strong>del</strong> cielo e si annidano fra i suoi rami». Il granello di senapa loritroviamo anche in Mt17,20, ove si legge: se aveste fede quanto un granello disenapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là ed esso si sposterà, e nientevi sarà impossibile. Appartenente alle crocifere, la senapa palestinese nera, da arbustoquale normalmente è, può trasformarsi in un vero e proprio albero, diventandolegnosa alla base e raggiungendo i tre o quattro metri di altezza, soprattutto nell’area<strong>del</strong> lago di Tiberiade.E ancora, dirà Gesù: «Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna hapreso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti».E allora la vera simbologia di questa <strong>parabola</strong>, sta proprio nel cogliere la similitudinecon il regno dei cieli, destinato a diventare, per l’uomo albero rigoglioso, e afermentare come il lievito: l’uomo non si lasci abbattere dalla sua piccolezza eneppure si lasci sedurre dalla grandezza <strong>del</strong>le cose materiali; colga invece, nellepiccole cose d’ogni giorno, la grandezza di Dio, e <strong>del</strong> Suo amore per noi, sì dapercepire, con chiarezza e forza, la potenza e la ricchezza di un Padre che mai ciabbandona. Non dobbiamo lasciarci scoraggiare e neppure dobbiamo essere <strong>del</strong>usi diquanto la vita propone. Dobbiamo invece continuare a discernere il bene dal male, e aperseguire il bene, perché sarà infine l’energia e la potenza di Dio a trasformare lastoria, raccogliendo tutti i popoli a vivere all’ombra <strong>del</strong> Suo grande e immensoamore.Da un messaggio piccolo, da una briciola <strong>del</strong>la parola di Dio nasce il grande eventodi Cristo! Così oggi questa parola ci insegna a capire il mistero <strong>del</strong> regno di Dio: ilmale e il bene convivono ma spetta a Dio separare chi fa il bene da chi fa il male; anoi invece discernere fra essi e scegliere sempre la strada indicata da Dio. Edobbiamo, soprattutto essere noi stessi lievito per gli altri e lievito nel mondo, perchénella piccolezza, nella fragilità, nella miseria di ogni giorno si manifestano lagrandezza, la potenza e la ricchezza di Dio che sempre accompagna l’uomo,tenendolo per mano e rialzandolo dalle cadute.

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