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Omelia XVI domenica del tempo Ordinario Anno A Alla parabola del ...

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<strong>Omelia</strong> <strong>XVI</strong> <strong>domenica</strong> <strong>del</strong> <strong>tempo</strong> <strong>Ordinario</strong><strong>Anno</strong> A<strong>Alla</strong> <strong>parabola</strong> <strong>del</strong> seminatore di <strong>domenica</strong> scorsa, segue, nel vangelo di oggi, lapresentazione di altre due parabole: quella <strong>del</strong> grano e <strong>del</strong>la zizzania e quella <strong>del</strong>granello di Senapa e il pizzico di lievito.Il primo insegnamento fondamentale è quello che si rinviene nella considerazione <strong>del</strong>grano e <strong>del</strong>la zizzania come fossero il bene il male che crescono in un intreccio chenon spetta all’uomo districare: sarà infatti il Signore che lo farà a Suo <strong>tempo</strong>.Nel racconto tutto nasce dallo stupore dei contadini che, ad un tratto, si avvedono chenel campo <strong>del</strong> loro padrone è cresciuta, insieme al grano, anche la zizzania. DiceMatteo: «[…] Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Padrone, non hai seminato<strong>del</strong> buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?” […]» Da qui sisviluppa il primo dialogo, perché il padrone risponde loro: «[…] Un nemico ha fattoquesto […]». E i servi, allora, ancora ribattono: «[…] Vuoi dunque che andiamo araccoglierla? […]». Ma il padrone non vuole, «[…] perché non succeda che,cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altrocrescano insieme fino alla mietitura e al momento <strong>del</strong>la mietitura dirò ai mietitori:Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano inveceriponetelo nel mio granaio».Da un punto di vista fattuale, accade nel campo <strong>del</strong> padrone, come in quello di uncontadino palestinese <strong>del</strong>l’epoca, che un uomo, per vendetta, semini zizzania nelcampo <strong>del</strong> proprio nemico. Si legge infatti: «[…] mentre tutti dormivano venne il suonemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò […]». Ma lo stupore, a benvedere, trae origine anche, e forse soprattutto, dalla risposta <strong>del</strong> padrone ai servi. Egliinfatti decide di far crescere la zizzania accanto al grano; non invece di far sarchiare ilterreno per districare le piantine buone dalle erbacce. Perché?La risposta non è di soluzione immediata, perché la domanda ripropone uninterrogativo antico ma sempre attuale: se Dio è buono, perché esiste il male nelmondo? Simbolicamente, infatti, la coesistenza <strong>del</strong> grano e <strong>del</strong>la zizzania, rappresentala convivenza <strong>del</strong> bene e <strong>del</strong> male nel mondo: Dio consente al male di germogliare ecrescere accanto al bene. E’ un’immagine che appare quasi sconcertante per l’uomo!In realtà, porre la questione in questi termini fa perdere di vista il senso più vero diquesta <strong>parabola</strong>, che non invita a chiedersi da dove provenga il male o come Dio lopossa permettere; ci chiama piuttosto ad interrogarci sul modo di vivere nella storia,lì dove bene e male crescono insieme. E allora l’insegnamento giunge ancora più inprofondità, perché si deve comprendere che è <strong>del</strong>l’uomo il dovere di perseguire ilbene, ma non è suo il compito di separare ciò che è bene da ciò che è male. Sarà Dioa fare questo, allorché sarà giunto il <strong>tempo</strong> di farlo! Così, la comunità non dovràgiudicare prima <strong>del</strong> <strong>tempo</strong>, ma vivere, nel <strong>tempo</strong>, avendo misericordia <strong>del</strong> prossimo,fino a che non verrà il Signore a mettere in luce ciò che le tenebre lascianonell’ombra e a manifestare all’uomo i consigli <strong>del</strong> cuore.


Quando, infatti, i discepoli chiederanno a Gesù di spiegare loro la parabole <strong>del</strong>lazizzania, Egli dirà: «Colui che semina il buon seme è il Figlio <strong>del</strong>l'uomo. Il campo èil mondo. Il seme buono sono i figli <strong>del</strong> regno; la zizzania sono i figli <strong>del</strong> maligno, eil nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine <strong>del</strong> mondo, ei mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco,così avverrà alla fine <strong>del</strong> mondo. Il Figlio <strong>del</strong>l'uomo manderà i suoi angeli, i qualiraccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e ligetteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giustisplenderanno come il sole nel regno <strong>del</strong> Padre loro. Chi ha orecchi, intenda! ».La seconda <strong>parabola</strong>, riportata nel vangelo, riguarda invece un piccolissimo granellodi senapa. Nella dinamica <strong>del</strong>la storia si passa dalla semina, alla crescita, fino alprendere forma di un bellissimo albero, lasciando a noi la percezione straordinariache sta nel passaggio da ciò che è estremamente piccolo a ciò che diventaestremamente grande. Il granello di senapa «[…] è il più piccolo di tutti i semi ma,una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto chevengono gli uccelli <strong>del</strong> cielo e si annidano fra i suoi rami». Il granello di senapa loritroviamo anche in Mt17,20, ove si legge: se aveste fede quanto un granello disenapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là ed esso si sposterà, e nientevi sarà impossibile. Appartenente alle crocifere, la senapa palestinese nera, da arbustoquale normalmente è, può trasformarsi in un vero e proprio albero, diventandolegnosa alla base e raggiungendo i tre o quattro metri di altezza, soprattutto nell’area<strong>del</strong> lago di Tiberiade.E ancora, dirà Gesù: «Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna hapreso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti».E allora la vera simbologia di questa <strong>parabola</strong>, sta proprio nel cogliere la similitudinecon il regno dei cieli, destinato a diventare, per l’uomo albero rigoglioso, e afermentare come il lievito: l’uomo non si lasci abbattere dalla sua piccolezza eneppure si lasci sedurre dalla grandezza <strong>del</strong>le cose materiali; colga invece, nellepiccole cose d’ogni giorno, la grandezza di Dio, e <strong>del</strong> Suo amore per noi, sì dapercepire, con chiarezza e forza, la potenza e la ricchezza di un Padre che mai ciabbandona. Non dobbiamo lasciarci scoraggiare e neppure dobbiamo essere <strong>del</strong>usi diquanto la vita propone. Dobbiamo invece continuare a discernere il bene dal male, e aperseguire il bene, perché sarà infine l’energia e la potenza di Dio a trasformare lastoria, raccogliendo tutti i popoli a vivere all’ombra <strong>del</strong> Suo grande e immensoamore.Da un messaggio piccolo, da una briciola <strong>del</strong>la parola di Dio nasce il grande eventodi Cristo! Così oggi questa parola ci insegna a capire il mistero <strong>del</strong> regno di Dio: ilmale e il bene convivono ma spetta a Dio separare chi fa il bene da chi fa il male; anoi invece discernere fra essi e scegliere sempre la strada indicata da Dio. Edobbiamo, soprattutto essere noi stessi lievito per gli altri e lievito nel mondo, perchénella piccolezza, nella fragilità, nella miseria di ogni giorno si manifestano lagrandezza, la potenza e la ricchezza di Dio che sempre accompagna l’uomo,tenendolo per mano e rialzandolo dalle cadute.

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