I palombari su GEO

Le fasi della vestizione: 1) La guida stringe i galletti del collare del palombaro Luciano Conte. Il cappello rosso significa “bisogno di
assistenza” per la vestizione. Alcuni poi lo tolgono, altri lo tengono anche sotto l’elmo per combattere il freddo; 2) La guida aiuta Maurizio
Lomaglio a indossare l’elmo, poiché il palombaro è appesantito dall’attrezzatura; 3) Avvita l’elmo sul collare; 4) Infine aggiunge la zavorra.
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Spettacolare tuffo dai gradoni
laterali del bacino dell’Arsenale:
una manovra non priva di
rischi, che richiede una perfetta
padronanza delle regolazioni
dell’assetto.
Ci sono parole che subito ne evocano altre:
mondi immaginari e misteriosi, imprese eroiche
piene di fascino e fantastiche visioni. “Palombaro”
è una di queste. La sua radice etimologica
potrebbe venire dal latino palumbarius,
lo sparviero che dà la caccia alle palombe, assimilando così
chi si immerge all’uccello rapace quando cala sulla preda.
E i palombari, quando si calano nelle profondità marine,
in un certo senso sono così.
Quello del palombaro è un mestiere antico: i primi progetti
e le relative primordiali attrezzature risalgono addirittura a
Leonardo da Vinci. Poi, nella seconda metà dell’Ottocento,
con il perfezionarsi dell’equipaggiamento e il contributo
delle ricerche scientifiche sulle reazioni del corpo umano
alla pressione e alla respirazione artificiale, l’attività dei palombari
si è sviluppata con applicazioni in diversi settori:
dal recupero dei relitti di navi sommerse alla costruzione
di opere marittime quali porti e bacini, fino alle operazioni
belliche e post belliche come lo sbarramento dei porti, lo
sminamento o il recupero di bombe inesplose. Tutte operazioni
di grande responsabilità in cui il tributo pagato dai
palombari, in termini di vite umane, è stato molto alto.
La Storia è piena di episodi e personaggi straordinari che
hanno contribuito a contornare questo mestiere di un alone
di eroica avventura; sensazioni che si possono rivivere
128 geo 09/2011