settimanale aquile del 10 diceembre 2016

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CARI GIORNALISTI VE MANCA “ER CORE LAZIALE” Tutto ciò che è successo dopo il derby ha solo dimostrato, laddove ce ne sia ancora bisogno, che la categoria giornalistica al seguito della Lazio, è una categoria senza “Core laziale” come si dice a Roma, “Eh ma il giornalista non deve scrivere con il cuore ma essere imparziale e professionale al massimo. Raccontare ciò che accade per permettere a chi legge di capire cosa sta succedendo. Tutto questo senza essere condizionati dalla fede calcistica0”- In teoria e anche in pratica per un giornalista professionista dovrebbe essere cosi, però poi la realtà che si applica a 360° gradi è ben diversa. I giornalisti del passato sono stati indubbiamente di una professionalità superiore sia per cultura calcistica sia per deontologia professionale. Più di qualche giornalista di fede laziale vera e non presunta o addirittura virtuale come si riscontra oggi in più di qualche protagonista della penna d’oggi oltre che del microfono o telecamera, nel suo passato almeno una volta, proprio per il “core laziale” che batteva forte, ha soprasseduto una news, oppure ha raccontato senza gettare ulteriore benzina, oppure ancora, ha cercato in primis di rendere il tutto molto più leggibile e di Rodolfo Casentini conciliante per far sì che la vicenda in questione non trascendesse mai oltre misura. Oggi purtroppo invece nella stragrande maggioranza di addetti ai lavori al seguito della Lazio, c’è esattamente l’opposto. Non appena si intravede il minimo appiglio, da questo piccolo appiglio ci si costruisce sopra una vera e propria sceneggiatura da film dove l’1% corrisponde al vero e il resto tutto romanzato a secondo dell’ispirazione dell’autore. I fatti avvenuti subito dopo il derby sono solo l’ultimo atto di una eterna commedia senza fine che è iniziata da qualche anno a questa parte, dove troviamo realtà giornalistiche di vario genere, Tv, radio, Internet, Quotidiani, che ruotano fatalmente però a pochi editori e questi pochi editori nel 95% dei casi sono dichiaratamente di fede romanista, quindi del tutto indifferenti alle sorti dei biancocelesti. Una news oggi, scritta su un quotidiano, viene riportata e quindi sfruttata da molte realtà giornalistiche che fanno capo allo stesso editore con il risultato che basta un unica fonte per far sì che la news possa prepotentemente invadere tutti i canali da cui i tifosi apprendono le sorti della Lazio. Il tifoso si sa, è spesso pigro nel pensare in proprio e quindi percepisce le news e le elabora
senza chiedersi quanto esse siano vere, presunte vere o addirittura leggende metropolitane. Ed è proprio su questo processo di elaborazione che le realtà giornalistica poggiano la base fondamentale del loro successo e seguito con l’ovvia conseguenza materiale di sponsor al seguito di radio per un’audience più corposo, di un numero di visiste più elevate sui pezzi pubblicati sui siti internet con tanto di pubblicità che paga i click effettuati, con la notorietà che si acquisisce matematicamente nel circuito che porta quindi ad essere presente con interventi extra su radio, tv e quant’altro. Chiariamo subito che tutto questo è perfettamente legale ed è la logica di una strategia commerciale però....però qui stona qualcosa. Stona il fatto che tale circuito è praticamente monopolizzato da addetti che della Lazio gliene frega meno di zero dal punto di vista affettivo. Perchè invece frega molto dal punto di vista di opportunità professionale. L’attaccare per primi la Lazio sapendo del malcontento stabile nei confronti della dirigenza che gestisce il club, è una tattica talmente consolidata che porta risultati automatici e mai deludenti. Tutto però a patto che tale malcontento si alimenti sempre quotidianamente soprattutto quando le cose vanno bene per la Lazio perchè altrimenti il tifoso potrebbe travasare dentro di sè una dose massiccia di positività che andrebbe poi a cozzare con i risultati d’interesse che invece è il pane quotidiano di chi lavora in certi cirtuiti viziosi. La vicenda Lulic è lapalissiana per comprendere come un giocatore in zona mista venga preso d’assedio dalla stampa romanista in virtù delle sue dichiarazioni su Rudiger, e la stampa laziale invece di far uscire in quel momento “er core laziale” cercando di contrapporsi a difesa del giocatore, rimane a guardare e prende appunti pronta anzi ad essere lei la prima a mettere in risalto tutto per bruciare sul tempo i colleghi giallorossi. La verità amara è che quasi tutti sono sotto la stessa bandiera editoriale, che spesso c’è lo scambio degli interventi in radio con radio dai colori opposti, divise in realtà da un corridoio di 2 metri dentro la stessa palazzina, con giornalisti di carta stampata che a turno intervengono in questa o l’altra radio, dove basta scrivere un solo articolo per soddisfare siti internet, radio e tv della stessa linea editoriale. E tutto questo avviene perchè il 95% dei giornalisti sono semplicemente dei pubblicisti e quindi non vivono esclusivamente di questa professione ma hanno anche altre attività lavorative remunerate. Di giornalisti professionisti, cioè quelli che scrivono per un giornale a tempo pieno, ne esistono molto pochi, il resto è sottocultura giornalistica che riduce tutti alla corsa all’arrivismo, al diventare il nuono Brera o il nuovo Gianni Mura o l’esperto di mercato o di contabilità sportiva. La gogna mediatica sulla Lazio rende tanto, rende e fa felici tutti, al contrario, una strategia positiva rende pochissimo, quasi niente anzi si rende molto, in fatto di insulti, di minacce, di offese, quelle sì se ne incamerano in quantità industriale. Non importa se la news sia falsa o parzialmente vera, basta romanzarla un pò e metterci dentro ciò che il tifoso incazzato vuole sentire, cioè l’errore societario, il dilettantismo societario, l’incompetenza societaria,la non lazialità societaria, il non voler far crescere il club. Una delle colpe più gravi di questa società secondo l’ambiente è quella di non trasmettere emozioni o sentimenti che sono alla base del tifo e del gioco del calcio, poi però l’addetto ai lavori di stampo specificatamente laziale tutto fa meno che metterci i sentimenti in ciò che pubblica, ma solo del cinismo che cozza con lo scrivere cor “Core Laziale” che invece dovrebbe essere l’unica forte base per fare il giornalista al seguito della Lazio soprattutto in quelle realtà nate e cresciute per serguire H24 la Lazio e non il resto. Non vi si chiede di mentire, ma vi si chiede buon senso in certe situazioni, senza inventare, senza gonfiare,e se davvero provate emozioni e sentimento per la Lazio, allora evitate gli arrivismi a tutti i costi con l’inevitabile danno nei confronti di chi dite di amare.
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