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La circolare dei bollini - Carte Bollate

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Franco Pittau, coordinatore del dossier statistico spiega<br />

che, in termini generali, è in atto una grande rotazione di<br />

immigrati: “I numeri contenuti nella nuova edizione del XXI<br />

Rapporto sull’immigrazione della Caritas e della Migrantes<br />

sono nuovi rispetto a quelli pubblicati nello scorso anno ma,<br />

ciò nonostante, rimane inalterata la presenza complessiva<br />

degli immigrati regolari, circa 5 milioni di persone all’inizio<br />

del 2011, così come erano 5 milioni all’inizio del 2010. Si tratta<br />

di oltre 4 milioni e mezzo di residenti e di altri 400mila<br />

circa che, pur regolarmente presenti, attendono di essere<br />

registrati in anagrafe.<br />

A prima vista, quindi, sembra che niente sia cambiato. In realtà<br />

si è determinata una notevole rotazione che ha coinvolto<br />

600mila persone, che, pur venute per insediarsi in Italia,<br />

hanno perso il permesso di soggiorno e sono state costrette<br />

o ad andar via o a mimetizzarsi tra le pieghe del lavoro nero.<br />

Non sono stati rinnovati 398.136 permessi rilasciati per lavoro<br />

subordinato, 49.633 per lavoro autonomo, 220.622 per<br />

motivi di famiglia e 16.022 per attesa di occupazione. Dei<br />

2.637.431 permessi che erano in vigore al 31 dicembre 2009,<br />

a distanza di un anno un quarto è venuto meno.<br />

Il termine di riferimento più appropriato sono i primi decenni<br />

del dopoguerra, ai tempi della nostra grande emigrazione<br />

in Germania, quando si recarono in quel Paese oltre 4 milioni<br />

di connazionali, mentre a fermarsi sul posto fu solo mezzo<br />

milione, appena 1 su 8.<br />

In Italia, però, la rotazione è stata più accentuata.<br />

Non è difficile immaginare che gli interessati, a causa del<br />

rigido termine di 6 mesi stabilito per la ricerca di un nuovo<br />

Dati anagrafici relativi al 2010<br />

Dati 2010 stranieri<br />

residenti<br />

Popolazione<br />

italiana<br />

popolazione totale<br />

residente<br />

5,0 milioni<br />

di cui donne 2,4 milioni<br />

60,6 milioni<br />

popolazione straniera<br />

non ancora regolarizzata<br />

all’anagrafe<br />

0,4 milioni<br />

iscritti alla scuola 710 mila 9,0 milioni<br />

iscritti all’università 62 mila 1,7 milioni<br />

<strong>La</strong>ureati nell’anno<br />

accademico<br />

2010/2011<br />

6,8 mila 294 mila<br />

<strong>La</strong>voratori immigrati 2,1 milioni 21 milioni<br />

condizione abitativa<br />

disagevole<br />

34%<br />

degli stranieri<br />

proprietari di case 21,3%<br />

degli stranieri<br />

Principali collettività in italia<br />

14%<br />

degli italiani<br />

71,6%<br />

degli italiani<br />

romania 968.576<br />

albania 482.627<br />

marocco 452.424<br />

cina 209.934<br />

posto di lavoro, potranno sentirsi <strong>dei</strong> vuoti a perdere. Inesorabilmente”.<br />

Comunque va sottolineato che le relazioni fra i vari dati, pur<br />

non indicando necessariamente un rapporto di causa-effetto,<br />

e senza lasciarsi trascinare e fuorviare da considerazioni<br />

semplicistiche, confermano che il coinvolgimento degli immigrati<br />

nella criminalità è frutto della loro mancata integrazione.<br />

L’integrazione è una partita che si gioca sul piano sociale,<br />

essa può considerarsi conclusa (e vinta) quando “ci si sente<br />

in un luogo come a casa propria”, un concetto che in lingua<br />

tedesca si riassume in heimat.<br />

Tenendo conto di ciò è dimostrato che esiste una stretta relazione<br />

fra la crescita della criminalità degli immigrati e la<br />

mancanza di un contesto familiare di riferimento, una rete<br />

primaria di affetti, che sono l’alimento della coesione sociale<br />

e formano la società stessa.<br />

Ogni crimine rappresenta una ferita alla società e rivela un<br />

senso di appartenenza al contesto sociale assente o conflittuale<br />

e, coerentemente con quanto evidenziato dagli indicatori,<br />

la possibilità di accedere a una casa, quella di costituire<br />

o ricostituire una famiglia, diventano un esercizio quotidiano<br />

di responsabilità e sono la prima “terapia” contro il rischio<br />

di devianza.<br />

Chi è chiamato a fare scelte operative nel ridurre il coinvolgimento,<br />

reale e potenziale, degli immigrati nella criminalità,<br />

dovrebbe programmare politiche di integrazione, e non<br />

adottare solamente provvedimenti di respingimento.<br />

no u R e d d i n Ha c H i m i<br />

carte<strong>Bollate</strong><br />

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