marzo-aprile - Carte Bollate
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testimonianze – Intralci burocratici<br />
Il doppio muro<br />
il colloquio con i familiari: ogni detenuto ne ha vitale bisogno,<br />
è uno stimolo a non mollare, una medicina contro il mal di<br />
sbarre, qualcosa che ti fa dire “non vedo l’ora !” ma che ti fa<br />
passare dalla gioia mentre lo fai al dispiacere nel salutarli.<br />
Così vede il detenuto in generale i colloqui con i propri famigliari.<br />
C’è poi una particolare categoria di detenuti, un numero consistente,<br />
coloro che hanno figli minorenni, coloro che stanno lontani<br />
dai loro “piezzi ’e core”, che sentono aggravata la pena dal<br />
peso dalla lontananza e sui quali bisogna accendere i riflettori.<br />
Sono quelli che provano impotenza di fronte all’imponenza del<br />
muro che hanno davanti: talvolta lo sgretolamento della famiglia,<br />
nei casi peggiori i muri burocratici dei decreti dei Tribunali Minorili,<br />
caratterizzati da una lentezza lacerante. Senza nulla togliere<br />
all’importanza del loro intervento a tutela del minore, c’è da dire<br />
però che, forse, questa loro azione può comportare la rottura<br />
del legame affettivo e di conseguenza una forma di sbiadimento<br />
della figura genitoriale nella psiche del minore e, un disorientamento<br />
dovuto alle difficoltà di contatto tra genitori ristretti e<br />
servizi sociali, incaricati di svolgere le dovute indagini e relazioni<br />
per conto del Tribunale dei Minori.<br />
Il servizio sociale, a cui vengono affidati i minori, assume il compito<br />
di sostenerli e di monitorare la difficile realtà in cui si trovano:<br />
in base al risultato ottenuto vengono prese le decisioni, ma<br />
in questa procedura sembra che manchi un tassello importante,<br />
perché del genitore non si parla quasi mai! Mi sembra che non<br />
vengano presi troppo in considerazione né il suo sentimento, né,<br />
tanto meno, il percorso riabilitativo intrapreso durante la detenzione.<br />
Quando lo si cita lo si fa in breve e sembra che per i servizi<br />
sociali il tempo non passi mai e il detenuto sia sempre fermo al<br />
momento della condanna. E’ come se non tenessero conto che<br />
esistono termini per accedere ai benefici previsti dalla legge, o<br />
sconti di pena come la liberazione anticipata, una volta che si sia<br />
data prova della partecipazione all’opera di reinserimento e che<br />
questo dovrebbe essere valutato come una condizioni favorevole<br />
al ricongiungimento con i figli.<br />
Un carcere all’avanguardia come <strong>Bollate</strong> gode di una aperta visione<br />
da parte dalla direzione, che fa di tutto per mantenere vivo<br />
il legame genitoriale: dai colloqui supplementari per chi ha bambini,<br />
all’adeguamento degli spazi in cui si svolgono, passando per<br />
i mezzi messi a disposizione dall’associazione Bambini senza<br />
sbarre; dunque considerato il problema, credo che la soluzione<br />
non sia così difficile. Basterebbe creare una via ufficiale che<br />
colleghi il lavoro del Tribunale e l’ente Sociale a quello del corpo<br />
rieducativo del carcere e delle varie associazioni che si occupano<br />
di facilitare gli incontri tra genitori e figli. h’m a m haBiB<br />
testimonianze – Un’esperienza serena<br />
Tutti in casetta,<br />
è pronto in tavola<br />
Prima di arrivare a <strong>Bollate</strong>, oltre al dolore per la pena da<br />
scontare, provavo una grande afflizione: temevo l’ affievolirsi<br />
dell’affetto familiare, i miei figli faticavano a<br />
mantenere viva la relazione con me, perché lo spazio dei colloqui<br />
era molto limitato e non dava la possibilità di coltivare<br />
liberamente i rapporti che, quindi, rischiavano di crollare.<br />
Giunto a <strong>Bollate</strong> il cambiamento è stato notevole: ho avuto<br />
la possibilità di incontrare i miei familiari in un ambiente più<br />
sereno, perché in questo contesto esistono degli spazi che<br />
ridanno vitalità ai nuclei familiari come la ludoteca, luogo<br />
dove i bimbi hanno la possibilità di dare sfogo alla loro energia<br />
coinvolgendo i genitori nei vari giochi.<br />
Inoltre il progetto singolare Io non ho paura, ovvero la<br />
casetta, creato dagli operatori ispirandosi al principio della<br />
salvaguardia della famiglia ha toccato la sensibilità della Direzione<br />
del carcere che ha offerto l’opportunità a tante famiglie<br />
di vivere tutti insieme alcune ore. E’ un’esperienza che<br />
dà serenità perché il poter pranzare seduti a tavola da vera<br />
famiglia porta un senso di gioia indescrivibile e vivere questi<br />
momenti restituisce fiducia a chi vive nella paura di perdere<br />
la speranza. Questi momenti magici sono vissuti in allegria e<br />
vivacità familiare: un’attenzione importante per il mantenimento<br />
dei nostri rapporti con le famiglie per la quale vanno<br />
ringraziati la direzione e gli operatori. le o N a r d o ca l ò<br />
Stefano g. paveSi / agenzia contraSto<br />
carte<strong>Bollate</strong><br />
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