TRAKS INTERVIEW #3
Torna TRAKS INTERVIEW, il magazine online di TRAKS tutto dedicato alle interviste: in questo numero troverai Mike Coacci, Pier Bernardi, I miei migliori complimenti, Scarda, SoFa King, Giuliano Vozella e Tiro!
Torna TRAKS INTERVIEW, il magazine online di TRAKS tutto dedicato alle interviste: in questo numero troverai Mike Coacci, Pier Bernardi, I miei migliori complimenti, Scarda, SoFa King, Giuliano Vozella e Tiro!
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<strong>INTERVIEW</strong><br />
Numero 3 - febbraio 2017<br />
Mike Coacci<br />
in fondo<br />
all’anima<br />
Pier Bernardi<br />
consapevole di cosa<br />
voglio veramente<br />
Scarda<br />
Giuliano Vozella<br />
I miei migliori complimenti<br />
ripartendo da zero<br />
SoFa King<br />
Tiro
sommario<br />
4<br />
8<br />
14<br />
18<br />
22<br />
26<br />
30<br />
Mike Coacci<br />
Pier Bernardi<br />
I miei migliori complimenti<br />
Scarda<br />
SoFa King<br />
Giuliano Vozella<br />
Tiro<br />
Questa non è una testata giornalistica poiché viene aggiornata<br />
senza alcuna periodicità. Non può pertanto<br />
considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge<br />
n. 62/2001. Qualora l’uso di un’immagine violasse<br />
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<strong>TRAKS</strong> <strong>INTERVIEW</strong><br />
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MIKE COACCI<br />
in fondo all’anima<br />
Si chiama “Soul Surgery” il<br />
nuovo disco del chitarrista, già<br />
sessionman accanto a grandi<br />
nomi della musica italiana, ora<br />
impegnato in “operazioni” reali<br />
e musicali, a base di rock-blues<br />
Puoi raccontare la tua storia fin qui?<br />
Nasco come chitarrista a 12 anni, e successivamente<br />
come cantante. Prima di approdare alla<br />
mia carriera come solista, nel corso degli anni<br />
ho collaborato come chitarrista sessionman per<br />
molti artisti italiani e stranieri di vario genere.<br />
queste esperienze mi hanno sicuramente formato<br />
e mi hanno aiutato a maturare una personale<br />
consapevolezza artistica, che poi ho tradotto<br />
nella mia musica, che definirei un rock
contaminato da blues, funk e soul.<br />
Hai scelto un tipo di sound più ruvido<br />
per questo tuo secondo album...<br />
Sono sempre stato un fan del sound<br />
degli anni ‘70, mi<br />
piacciono i suoni<br />
organici e vintage;<br />
inoltre, i brani di<br />
questo album sono<br />
piu bluesy e riff –<br />
oriented. Dal vivo<br />
con la mia band<br />
suoniamo nel 99%<br />
dei casi in power<br />
trio, per cui ho cercato<br />
di indirizzare<br />
l’album verso un<br />
sound che fosse il<br />
più possibile simile<br />
a quello che andremo<br />
a proporre live.<br />
Più difficile questo<br />
oppure l’esordio?<br />
Ahahah… esordisco<br />
con una risata<br />
perché quest’album<br />
credo sia il<br />
più sofferto a cui<br />
abbia mai partecipato,<br />
sia da solista,<br />
che come session<br />
man. Lo stesso<br />
titolo dell’album, il<br />
quale inizialmente<br />
avrebbe dovuto<br />
chiamarsi diversamente, è scaturito da<br />
un reale intervento chirurgico, non previsto,<br />
a cui mi sono sottoposto durante<br />
le lavorazioni dell’album. Diciamo che<br />
è stata una “surgery” vera, e allo stesso<br />
tempo, spirituale, perché ho dovuto<br />
in qualche maniera accettare la cosa e<br />
ritardare l’uscita dell’album.<br />
Chi hai scelto per lavorare con te sul<br />
nuovo disco?<br />
Sul nuovo album ho scelto di lavorare<br />
con gli stessi musicisti con cui collaboro<br />
attualmente dal vivo: Gianmarco<br />
Petti al basso e cori e Luca Cetroni alla<br />
batteria; sono musicisti con cui lavoro<br />
da diversi anni, e con cui ormai c’è<br />
un grande feeling musicale. Quando<br />
arrangio i brani ci capiamo al volo. In<br />
fase di scrittura lavoro abitualmente<br />
solo, ma nella sonorità, in pratica, è un<br />
disco di una band affiatata. E poi, da<br />
non sottovalutare il grande lavoro del<br />
mio amico e fonico Raffaele Petrucci.<br />
Puoi raccontare la strumentazione<br />
principale che hai utilizzato per suonare<br />
in questo disco?<br />
Chitarristicamente<br />
parlando ho utilizzato<br />
pochissima attrezzatura:<br />
un paio<br />
di chitarre (Stratocaster<br />
e Telecaster), un<br />
paio di pedali distorsori,<br />
un wah, 2 amplificatori<br />
stile vintage.<br />
E poi ci sono una<br />
chitarra acustica e<br />
una classica, utilizzate<br />
in alcuni brani.<br />
Non utilizzo mai molte cose.<br />
Puoi descrivere i tuoi concerti?<br />
I miei live hanno solitamente un impatto<br />
molto potente e ricco di energia,<br />
do spazio a momenti di improvvisazione<br />
e spettacolarizzazione coinvolgendo<br />
anche direttamente il pubblico.<br />
Chi sono gli artisti indipendenti italiani<br />
che stimi di più?<br />
Ammetto candidamente di non seguire<br />
con particolare attenzione la scena indipendente<br />
italiana. Essendo cresciuto<br />
con un determinato background, e cantando<br />
in inglese, seguo maggiormente<br />
artisti d’oltre oceano.<br />
Puoi indicare tre brani che ti hanno<br />
influenzato particolarmente?<br />
Ti do delle risposte “da chitarrista”:<br />
“Little wing” – Jimi Hendrix<br />
“Hold the line” – Toto<br />
“Purple rain” – Prince<br />
6<br />
7
PIER BERNARDI<br />
consapevole di cosa<br />
voglio veramente<br />
Ospiti prestigiosi (Ace, David Rhodes, Michael Urbano e altri) per l’esordio<br />
da solista del bassista emiliano, “Re-Birth”: una rinascita in dieci<br />
tracce dal sound contemporaneo e stimolante<br />
Come e quando hai deciso di incidere<br />
un disco da solista?<br />
“Re-Birth” è il risultato di una moltiplicazione<br />
di fattori che si sono innestati<br />
sul mio percorso di musicista e che si<br />
sono dosati nella giusta misura. Prima<br />
di tutto l’aver raggiunto una certa maturità<br />
artistica mi ha permesso di comporre<br />
brani che hanno un ben delineato<br />
equilibrio tra tecnica e sensibilità. Con<br />
molta autocoscienza oggi posso affermare<br />
che in periodi precedenti avrei<br />
fatto fatica a trovare il giusto compro-<br />
messo tra tecnica ed espressione artistica,<br />
spostando il baricentro a favore<br />
della tecnica. Un secondo fattore centrale<br />
è stato l’aver trovato il mio suono,<br />
risultato di una lunga ricerca che mi<br />
ha consentito di affinarlo e renderlo<br />
personale. Ora mi ci riconosco in modo<br />
chiaro e nitido, e il lavoro che ho fatto<br />
su me stesso fino a oggi mi ha reso<br />
consapevole di cosa voglio veramente:<br />
un suono che oggi mi rappresenta ed è<br />
un collante perfetto della mia tecnica e<br />
di ciò che sono e che voglio esprimere.<br />
Sono di mio una persona<br />
grintosa e sensibile allo<br />
stesso tempo e credo che<br />
il mio suono mi rappresenti<br />
in pieno, come una<br />
firma. Last but not least,<br />
l’incontro con Giovanni<br />
Amighetti, il mio produttore,<br />
è stato il tassello<br />
che mancava. La lunga<br />
esperienza di Amighetti<br />
nel campo della world<br />
music ha fatto sì che il<br />
mio background, basato<br />
soprattutto sul rock, si<br />
fondesse con un nuovo<br />
modo di approcciare la<br />
musica. Non si può negare<br />
da dove si viene, io<br />
sono cresciuto con il rock,<br />
ma ho avuto sempre un<br />
atteggiamento aperto e curioso nei confronti<br />
della musica. Amighetti mi ha<br />
fornito gli stimoli giusti per compiere<br />
quel passo che mi era necessario per la<br />
composizione di un disco strumentale,<br />
mi ha dato l’input giusto tanto che poi<br />
non riuscivo a smettere! Pensa che nel<br />
maggio 2015 abbiamo preso la decisione<br />
di metterci all’opera e ho iniziato<br />
a scrivere con un desiderio e una foga<br />
incredibili tanto che alla fine avevo 32<br />
brani, poi ne abbiamo scelti 10, quelli<br />
che hanno formato “Re-Birth”.<br />
Sei indicato come uno dei giovani bassisti<br />
più promettenti in circolazione.<br />
Da dove nasce questo desiderio di “Rinascita”?<br />
8 9<br />
Lusingato dal tuo incipit! Grazie!<br />
Be’ i dieci brani che costituiscono<br />
“Re-Birth” sono un racconto biografico<br />
fatto sia di esperienze musicali sia (forse<br />
soprattutto) personali. Queste ultime<br />
sono intrinseche nella mia musica<br />
che ha fotografato momenti, persone,<br />
episodi vissuti fino a ora. Non è stato<br />
studiato, ma ogni volta che finivo di<br />
scrivere una canzone e uscivo da quello<br />
stato di sospensione della realtà (parafrasando<br />
chi ha descritto meglio di me<br />
certe sensazioni) mi rendevo conto che<br />
avevo appena ripercorso con la mente<br />
e raccontato con le note del basso<br />
un pezzetto del mio vissuto. Alla fine i<br />
brani scelti rappresentano alcuni degli
episodi salienti di quello che ho vissuto<br />
fin qui e mi hanno dato modo di riflettere<br />
sul fatto che questo disco segna di<br />
fatto una cesura, un nuovo corso per<br />
la mia carriera. Ho sempre suonato in<br />
formazioni: a volte che ho fondato io<br />
stesso, tante volte come turnista, altre<br />
ancora come direttore artistico oltre<br />
che bassista. Con “Re-Birth” rinasco<br />
come musicista, con coraggio mi butto<br />
in un progetto tutto strumentale quando<br />
la maggior parte della musica intorno<br />
canta e parla. Volevo fare qualcosa<br />
di mio ma con estro quindi con il mio<br />
disco racconto quello che sono e nello<br />
stesso tempo rinasco e mi presento con<br />
un volto nuovo. Mi do alla musica portando<br />
dietro il mio passato ma camminando<br />
su una nuova strada, come fosse<br />
un nuovo battesimo.<br />
Le collaborazioni al disco sono numerose<br />
e molto illustri: puoi spendere<br />
qualche parola su come hai conosciuto<br />
e interagito con musicisti come Rhodes,<br />
Ace, Michael Urbano eccetera?<br />
Quando decisi di fare il disco mi venne<br />
in mente subito che il chitarrista sarebbe<br />
stato fondamentale, per pura coincidenza<br />
avevo visto che Ace, chitarrista<br />
che ho sempre stimato tantissimo, in<br />
quei giorni era in Italia; non ho perso<br />
tempo! Gli ho scritto subito per sapere<br />
se gli sarebbe piaciuto partecipare al<br />
progetto. Ace fin da subito ha manifestato<br />
tutta la sua carica ed energia e<br />
abbiamo iniziato subito a lavorare insieme.<br />
Con Michael ci siamo conosciuti<br />
a Correggio grazie al fatto che lo studio<br />
dove ho registrato tanti dischi è lo<br />
studio adiacente a quello di Luciano<br />
Ligabue e Michael è tutt’ora il batterista<br />
di Luciano. Michael era spesso lì<br />
per lavoro e l’abbiamo contattato, gli<br />
abbiamo fatto sentire le pre-produzioni<br />
e lui ha accettato di entrare nel progetto<br />
dopodiché tutto si è svolto in modo<br />
molto naturale soprattutto i rapporti<br />
che si sono stretti durante le registrazioni<br />
e nel tempo libero visto che stavamo<br />
tutti a casa mia. Nel mio lavoro<br />
la condivisione è fondamentale sia per<br />
quanto riguarda la musica sia per quel<br />
che riguarda il rapporto personale:<br />
passare giornate normali insieme conoscersi<br />
sempre meglio fino all’ultima<br />
chiacchierata prima di andare a dormire.<br />
David Rhodes, Roger Ludvigsen<br />
e Paolo Vinaccia invece li ho conosciuti<br />
mentre stavamo registrando un altro<br />
disco commisionatoci dalla NASA di<br />
cui però non voglio anticipare nulla. A<br />
quel punto al mio produttore è venuta<br />
l’idea di far entrare tutti e tre i musicisti<br />
nel progetto. Ed ecco com’è andata!<br />
Puoi descrivere come sono andate le<br />
lavorazioni del disco?<br />
Nessuna delle mie precedenti esperienze<br />
in studio eguaglia quella di “Re-Birth”.<br />
Tutto il periodo di registrazione ha<br />
rappresentato un evento quotidiano,<br />
sia per la sinergia che si rafforzava di<br />
giorno in giorno tra noi musicisti, sia<br />
per come si componevano, via via, i brani.<br />
Ace e Michael erano incredibilmente<br />
spontanei nel suonare, i temi dei brani,<br />
più o meno già composti e suonati con<br />
il mio produttore Giovanni Amighetti<br />
, rappresentavano solo un canovaccio.<br />
In effetti molto lavoro è stato fatto in<br />
sede di registrazione dove gran parte<br />
dei mie temi iniziali ha subito un profondo<br />
riarrangiamento. Abbiamo così<br />
ottenuto risultati che non avevo pianificato.<br />
Il bello è che tutto il cambiamento<br />
è avvenuto in modo del tutto naturale.<br />
Alcune canzoni sono rimaste simili alla<br />
10 11
mia idea originale come “While you are<br />
sleeping” altre, invece, sono state completamente<br />
stravolte come “Little square<br />
of miracles”, e, infine, altre sono addirittura<br />
nate in studio come successo a<br />
“I’m ready now”. Riguardo quest’ultimo<br />
brano devo riconoscere che la miccia<br />
l’ha accesa Ace, poi, insieme a Michael,<br />
abbiamo fatto esplodere il brano.<br />
Mi ricordo che era mattina, saremmo<br />
andati in studio solo nel primo pomeriggio,<br />
e, come ci<br />
eravamo abituati<br />
a fare nei momenti<br />
“liberi”, ce ne<br />
stavamo a casa<br />
mia a scambiarci<br />
idee e musica.<br />
Ace mi disse che<br />
aveva un riff che<br />
da tutta la notte<br />
gli girava in testa.<br />
Allora presi il<br />
basso e iniziai a<br />
suonare con lui, la<br />
situazione era divertente perché, presi<br />
dalla voglia di provare il riff subito, ci<br />
eravamo appollaiati con i nostri rispettivi<br />
strumenti sui braccioli dei divani in<br />
salotto senza badare che stavamo facendo<br />
un gran baccano. Infatti Michael<br />
ci raggiunse dal piano di sopra per<br />
capire cosa stessimo combinando. Finì<br />
che andammo subito in studio e alla<br />
sera la canzone era terminata.<br />
Questa era l’aria che si respirava! Tanto<br />
feeling, tanta libertà artistica e creativa.Una<br />
cosa importante che distingue<br />
questa produzione da moltissime<br />
altre è che non c’è edit, tutti i brani<br />
sono “buoni alla prima o alla seconda”<br />
questo per la qualità indubbia dei musicisti<br />
ma soprattutto perché volevamo<br />
mantenere i suoni reali di ognuno di<br />
noi. In più la batteria di Michael aveva<br />
un riverbero naturale bellissimo e<br />
abbiamo voluto tenerlo anche questo ci<br />
ha spinto a non<br />
usare edit in postproduzione.<br />
Come nasce<br />
“Grace” e perché<br />
l’hai scelta<br />
come singolo?<br />
“Grace” mi rispecchia<br />
a livello<br />
tecnico e,<br />
inoltre, sono<br />
affettivamente<br />
legato al modo<br />
e al momento<br />
in cui è stata scritta, per questo è il<br />
primo estratto del disco. La sua genesi<br />
è il motivo per cui l’ho scelta come<br />
singolo. Ero di ritorno da un concerto,<br />
incredibilmente tornato “presto” a casa<br />
guardai l’orario ed era solo l’una. Era<br />
estate, un periodo da 20 date al mese<br />
e, nonostante ciò, mi sentivo dentro<br />
molta energia. Non scesi neanche dalla<br />
macchina, tirai fuori il basso dalla<br />
custodia, aprii la portiera e mi misi a<br />
suonare. Ed ecco il caso che ha giocato<br />
i suoi dadi: nel viaggio di ritorno dal<br />
live il basso si era completamente scordato,<br />
ma si era scordato in un modo<br />
incredibile cioè in un’accordatura di re<br />
aperto perfettamente melodica e intonata.<br />
Quindi lo suonai così, curioso di<br />
sentire cosa sarebbe accaduto. Nacquero<br />
gli armonici e il tapping dell’intro<br />
della canzone, subito dopo il tema e<br />
nel giro di poco avevo capito che quella<br />
era la canzone più incredibile che avevo<br />
composto fino a quel momento! Tra<br />
armonici, tapping e melodia “Grace” è<br />
un vero ringraziamento alla musica e a<br />
quel momento in cui quella canzone mi<br />
cadde dentro. Non ho dovuto far altro<br />
che suonarla. Non mi sono sbagliato a<br />
considerarla una canzone magica. Grace<br />
sarebbe dovuta essere di solo basso,<br />
l’unico dell’album. Mesi dopo, quando<br />
arrivarono in studio David Rhodes,<br />
Paolo Vinaccia Roger Ludvigsen per<br />
lavorare al progetto “Fermi Paradox”,<br />
decidemmo di suonare solo una volta<br />
tutti insieme “Grace”, perché Amighetti<br />
l’aveva fatta ascoltare poco prima in<br />
studio e quei grandi musicisti ne erano<br />
rimasti piacevolmente stupiti. Ne sono<br />
molto orgoglioso. Comunque...“Why<br />
not?”. Il risultato di quell’unica take è<br />
la traccia numero 6 dell’album.<br />
Come direttore di un’Accademia di<br />
musica moderna e di uno studio di registrazione,<br />
come ti spieghi la fortuna<br />
che, negli ultimi anni, sta ottenendo la<br />
musica strumentale in Italia?<br />
Da persona che ha molto a che fare con<br />
ragazzi giovani e musicisti amatori ti<br />
rispondo che c’è un grande bisogno di<br />
esprimere se stessi e un gran bisogno<br />
di libertà. Vedo band di giovani che stano<br />
ore in studio da me a provare senza<br />
che nessuno canti. Se ti dico che la<br />
musica è un mezzo di espressione dirai<br />
che ti sto dicendo una banalità, ma ti<br />
assicuro che io lo vedo tutti i giorni<br />
con i miei ragazzi ma anche su di me.<br />
Non c’è ancora un seguito come per il<br />
mainstream, ma io confido molto nella<br />
curiosità delle persone. In fondo la gente<br />
è attratta da chi sperimenta, da chi<br />
prova linguaggi diversi, e fare musica<br />
strumentale è pura libertà per l’ascoltatore<br />
perché non gli dà i vincoli dei<br />
testi ma al contrario offre la possibilità<br />
di immersione completa nell’ascolto.<br />
Ognuno può vivere quell’esperienza<br />
di ascolto in modo del tutto personale,<br />
dando uno o più sensi a ciò che sente.<br />
Inoltre credo che vi sia qualcosa<br />
di rivoluzionario nel suonare musica<br />
strumentale sia da parte del musicista<br />
sia da parte del pubblico perché in un<br />
momento dove l’industria discografica<br />
mette al centro personaggi ed esecutori<br />
(per la maggior parte cantanti) dedicare<br />
le proprie orecchie a un bassista, un<br />
chitarrista, un batterista o a un violinista<br />
che è libero di esprimersi può rivelarsi<br />
qualcosa di stimolante e porta con<br />
se il fascino dell’inatteso!<br />
12 13
I MIEI MIGLIORI COMPLIMENTI<br />
ripartendo da zero<br />
Cosa può nascere da un rapporto finito male? Un ep, per esempio, come quello<br />
con cui Walter Ferrari ha detto addio, in forma pop, alla sua Carolina:<br />
ecco come nasce “Le disavventure amorose di Walter e Carolina”<br />
Qual è la tua storia fin qui?<br />
Era gennaio 2015 e avevo capito che<br />
l’avventura musicale che c’è stata prima<br />
dei “Miei Migliori…” era finita ma<br />
avevo tante altre disavventure da raccontare<br />
e volevo farlo facendo qualcosa<br />
di nuovo (prima rappavo lol) e ripartendo<br />
da 0. Lo raccontai a un paio di<br />
amici e una sera stavamo scherzando<br />
su come avrei potuto chiamare questo<br />
nuovo progetto e, a una certa, Marco<br />
ha detto “I Miei Migliori Complimenti”<br />
e mi è piaciuto. Ho rinominato subito<br />
la cartella dove c’erano i progetti a cui<br />
stavo lavorando. Ho scritto in cinque<br />
canzoni quello che più o meno era successo<br />
dopo che io e Carolina ci siamo<br />
lasciati e così sono nate “Le disavventure…”.<br />
Ho disegnato la grafica in cui<br />
Batman, il mio supereroe preferito, che<br />
rappresenta me, bacia Carolina davanti<br />
a Gattullo. Sono andato da Icaro a<br />
mixare i brani e adesso sono qua.<br />
Puoi raccontare come nascono le canzoni<br />
di questo ep?<br />
COLAZIONE DA GATTULLO Se devo<br />
essere sincero non ho mai capito se a<br />
Carolina fosse piaciuto o meno fare<br />
colazione da Gattullo ma quando l’ho<br />
scritta ero convinto che qualsiasi cosa<br />
fosse piaciuta a me a lei avrebbe fatto<br />
schifo. Se fai la Bocconi è molto probabile<br />
che tu faccia colazione/pranzo/<br />
aperitivo da Gattullo. Una volta risposi<br />
a una domanda difficile e un professore<br />
mi diede un buono per uno spritz<br />
da Gattullo. Alla fine della lezione mi<br />
chiese davanti a tutti gli altri: “Vuoi<br />
scambiare il tuo buono con questa busta<br />
che contiene una risposta a una<br />
delle domande dell’esame?”. Ero molto<br />
combattuto ma per il bene di tutti alla<br />
14 15
fine accettai. La busta era vuota. Volevo<br />
scrivere un pezzo che introducesse<br />
l’EP e che facesse capire che rapporto<br />
contorto avessimo io e lei. Ho inserito<br />
nella canzone i vari personaggi che<br />
hanno fatto da cornice al nostro rapporto:<br />
i miei amici, mia madre, suo padre,<br />
Tenco. I miei amici la detestavano<br />
davvero: una volta si era rifiutata di<br />
sedersi per terra in Colonne e si alterarono<br />
tantissimo. Anche Kanye West si è<br />
seduto per terra in Colonne una volta,<br />
credo, o comunque ha fatto qualcosa in<br />
Colonne. Chi cazzo sei tu per non sederti<br />
per terra in Colonne? Si sedette<br />
su di me alla fine. ALLE FRAGOLE<br />
Ero arrabbiato, geloso anche se quando<br />
l’ho scritta non ero sicuro che lei avesse<br />
un nuovo fidanzato. Me l’ero solo messo<br />
in testa perché sono molto paranoico e<br />
poco paraculo. L’ho scritta in metro da<br />
Centrale e Porta Romana. Avevo una<br />
nota sull’Iphone con l’idea “Ho sempre<br />
preferito le more alle fragole“. La volevo<br />
fare incazzare: dire a una bionda che<br />
hai sempre preferito le more la fa incazzare<br />
secondo me, ma anche secondo<br />
gli altri. Come ero arrabbiato io, volevo<br />
che si incazzasse anche lei e non è difficile<br />
farla incazzare. Non ho mai letto<br />
“Il grande ascensore di cristallo”. Non<br />
ho letto molto ma ho guardato molti<br />
film, serie tv e ascoltato tanta musica.<br />
MORIRE DI MALINCONIA Ero a tavola<br />
con i miei e mio fratello e stavamo<br />
parlando del nonno che era mancato da<br />
qualche mese. Mio fratello dice che il<br />
nonno è morto di vecchiaia e mio padre<br />
gli risponde: “Non è vero, è morto di<br />
malinconia”. In quel momento ero nella<br />
fase down del post lasciarsi e ho capito<br />
che in un certo senso stavo “morendo”<br />
anche io di malinconia. Avevo già scritto<br />
quasi tutto il pezzo, mi mancava una<br />
parte della strofa ed era la morte di<br />
malinconia. C’era questa canzone per<br />
bambini che diceva: “Maramao perché<br />
sei morto? L’insalata era nell’orto e una<br />
casa avevi tu.” Non basta mangiare e<br />
un tetto per stare bene. Serve anche la<br />
felicità. Nella canzone non viene detto<br />
perché Maramao muore ma secondo<br />
me era morto anche lui di malinconia.<br />
Non ho ancora capito cosa voglio, ma<br />
non ho più una sua foto dentro il portafoglio.<br />
In compenso lei ha la foto del<br />
suo nuovo ragazzo nella cover dell’Iphone.<br />
LE PIANTE DI PLASTICA Mia<br />
madre aveva lasciato un vaso di piante<br />
sul balcone del mio appartamento e mi<br />
aveva raccomandato di annaffiarle. Io<br />
non ho il pollice verde. Mai annaffiate.<br />
Lei torna dopo mesi e mi dice: “Bravo!<br />
Le piante sono ancora vive.” Mi immagino<br />
lei sarcastica e le piante morte. Mi<br />
avvicino e mi accorgo che le piante sono<br />
di plastica. Il mio amico Gio ogni volta<br />
che veniva a trovarmi mi prendeva in<br />
giro facendomi anche lui i complimenti<br />
per le piante. Quelle piante dovevano<br />
significare qualcosa. Un giorno stavo<br />
cercando un’idea per scrivere un pezzo<br />
e mi cade l’occhio sulle piante di plastica<br />
che spero un giorno germoglieranno.<br />
Me l’ero immaginato come la parte della<br />
storia in cui io e Carolina torniamo<br />
insieme e capiamo che non funziona<br />
definitivamente. Ma non è mai successo<br />
se non solamente nella mia testa.<br />
Credo. SHAZAM E’ una preview del<br />
prossimo ep, è la fine delle Disavventure,<br />
mi innamoro di questa nuova scema<br />
che non conosce Flume e The Cure nel<br />
2017 e vota il M5S. Però all’amore non<br />
si comanda e quindi fidati di me che ci<br />
baciamo, ci abbracciamo, ci stringiamo<br />
e ci cerchiamo e ti faccio ascoltare<br />
un sacco di musica bella. Ti porto al<br />
Rocket, da Temakinho, al cinema a vedere<br />
Alien Covenant appena esce che<br />
non è vero che è una roba pallosa da<br />
nerd ma è una figata, dietro “Alien” c’è<br />
un mondo incredibile e Ridley Scott è<br />
un genio. Tutto questo non è ancora<br />
successo ma è solo questione di giorni.<br />
Hai scelto tu gli autori dei remix?<br />
Ho un sacco di amici producer e volevo<br />
farli partecipare al progetto cosa che<br />
nel lato A non è potuto succedere in<br />
quanto ho voluto fare tutto da solo al<br />
100% perché sono un po’ egocentrico.<br />
Ho sempre amato la musica elettronica<br />
e volevo che nel remix pack ci fossero<br />
tanti generi diversi di elettronica. Ho<br />
deciso di coinvolgere solo quelli che<br />
davvero avevano apprezzato il progetto<br />
(in modo che potessero lavorare con<br />
piacere e non sotto richiesta) e ho dato<br />
a loro carta bianca al 100% come l’avevo<br />
data a me per il lato A. Secondo<br />
me è stata la scelta vincente, mi hanno<br />
stupito tutti. In realtà però ho detto<br />
una mezza bugia quindi vi racconterò<br />
questa cosa che ha qualcosa di assurdo.<br />
Avevo tutti i remix pronti tranne “Shazam”<br />
che doveva farlo Davide ma ormai<br />
è famoso e quindi fa niente, bella per<br />
lui. Nel frattempo chiedo a Filippo di<br />
girarmi il video di “Shazam”. Lui è un<br />
matto in culo e chiede all’altro Filippo<br />
di remixargli il pezzo senza dire niente<br />
a me perché per il video che aveva in<br />
mente l’originale non andava bene. E<br />
così è nato il remix di Shazam.<br />
16 17
SCARDA: la difficoltà rende<br />
la sfida più bella<br />
Il cantautore calabrese pubblica “Due come noi” per il nuovo film di Sydney<br />
Sibilia, “Smetto quando voglio – Masterclass”<br />
Partiamo dalla canzone: quanto è difficile<br />
scrivere un “sequel” in musica?<br />
Abbastanza difficile, soprattutto quando<br />
non parti dall’inizio con un progetto<br />
unitario, quando ti dicono due anni<br />
dopo: vorrei che la continuassi, così<br />
come continua il film. Però la difficoltà<br />
rende la “sfida” più bella. Sono soddisfatto<br />
del pezzo, non sarà un capolavoro,<br />
ma esaudisce abbastanza in pieno<br />
ciò che mi è stato chiesto, mi fa sentire<br />
un “professionista” se vogliamo dirla<br />
così.<br />
Quanto ti ha influenzato il film, in<br />
questo caso, nella composizione?<br />
19<br />
Molto! In questo secondo film c’è più<br />
azione, quindi viene dato meno risalto<br />
al concetto filo conduttore della saga:<br />
il riscatto delle migliori menti in circolazione.<br />
Quindi nella composizione del<br />
pezzo, il ritmo è più sostenuto e ci sono<br />
meno “profondità concettuali”.<br />
Hai avuto modo di interagire con il<br />
regista Sydney Sibilia o con il cast del<br />
film?<br />
Con il cast del film praticamente no.<br />
Con Sydney e altri della produzione ci<br />
siamo interfacciati durante la composizione<br />
della canzone. In generale poi<br />
mi capita di incontrarlo ogni tanto, o di
sapere comunque cosa fa, sono molto<br />
amico di una persona a lui molto vicina,<br />
che spesso fa da tramite.<br />
La canzone si inserisce nel racconto<br />
del film, naturalmente, ma tu ti riconsoci<br />
in qualche aspetto dei personaggi<br />
del film?<br />
Mi riconosco nel sistema Italia che è<br />
descritto nel film e del quale sono vittime<br />
i personaggi: avere un talento non<br />
è sufficiente, bisogna saperlo vendere,<br />
saper essere creativi, o semplicemente<br />
avere le conoscenze giuste! Altrimenti<br />
di quel talento non te ne farai nulla.<br />
Lavorerai ancora con il cinema? Ti<br />
piacerebbe scrivere una soundtrack?<br />
E’ abbastanza certo che lavorerò ancora<br />
per il cinema, sono a lavoro sulla<br />
canzone per il terzo capitolo della saga.<br />
Mi piacerebbe scrivere l’intera colonna<br />
sonora di un film, ma non so se ne sarei<br />
capace. Diciamo che ci proverei volentieri!<br />
Possiamo considerare questo singolo<br />
come un antipasto di un disco futuro<br />
oppure siamo ancora lontani?<br />
Del disco futuro preferisco non parlare.<br />
Sto mettendo giù delle mie pre-produzioni<br />
ma non sono in grado di dire<br />
quando vedranno la luce.<br />
21
SOFA KING: certi ricordi non<br />
arrivano a buon mercato<br />
Esce in questi giorni l’esordio del genovese Paolo Pretto, su etichetta I Dischi<br />
del Minollo. L’album omonimo porta con sé nostalgie di decenni scorsi, ma<br />
anche alti gradi di personalità e buona energia<br />
Com’è nato il progetto SoFa King?<br />
Il progetto è nato dalla voglia di portare<br />
alla luce tante bozze di canzoni scritte<br />
negli ultimi anni. Inizialmente ero<br />
partito con l’idea di provare a dedicarmi<br />
a tutti gli aspetti di questo progetto<br />
da solo, registrando tutto nel mio home<br />
studio. Successivamente mi sono rivolto<br />
a Nicola Sannino (c27studio) con tutte<br />
le registrazioni, per fare il mastering<br />
delle canzoni. A Nicola è piaciuto molto<br />
il progetto e insieme abbiamo deciso<br />
di rivedere alcune delle parti registrate<br />
per avere un suono più omogeneo<br />
e compatto. Nel suo studio, abbiamo<br />
ri-registrato le batterie vere con “Pao-<br />
lo Paolo Tixi” ( visto che inizialmente<br />
mi ero servito di una drum machine) e<br />
abbiamo ri-registrato le parti di basso<br />
suonate dallo stesso Nicola.<br />
Le canzoni sono state composte “di<br />
getto”. Da che tipo di sentimenti ed<br />
emozioni è stata accompagnata la<br />
composizione dei brani?<br />
Sono riuscito ad allestire un mini studio<br />
in casa e servendomi di un Mac<br />
Mini e un registratore Zoom h4 ho incominciato<br />
a registrare. Nel giro di pochi<br />
mesi mi sono ritrovato con una trentina<br />
di canzoni nuove in mano poiché per<br />
ogni vecchia canzone che incominciavo<br />
a registrare ne nascevano altre nuove.<br />
Spesso mi cimentavo nella registrazione<br />
di una canzone e poi mi ritrovavo<br />
a suonarne una nuova e accantonavo<br />
l’idea di partenza per dedicarmi alla<br />
composizione del<br />
brano nuovo. A<br />
un certo punto mi<br />
sono reso conto di<br />
avere molto materiale<br />
e ho dovuto<br />
fare delle scelte<br />
perché volevo dedicarmi<br />
a registrare,<br />
al meglio,<br />
al massimo dieci<br />
canzoni. Quindi sì,<br />
direi che è uscito<br />
tutto molto di getto.<br />
C’è un po’ di nostalgia<br />
60s/70s nei suoni del progetto.<br />
E’ un’influenza “originale” o “filtrata”?<br />
Cioè: le vostre preferenze vanno<br />
verso Stones, Beatles, Kinks oppure<br />
verso le varie ondate garage che si<br />
sono succedute dai ‘90 in qui?<br />
Ci piacciono sia i 60s/70s che tutte le<br />
varie ondate garage rock e derivati<br />
non solo degli anni ‘90 ma anche ‘80<br />
(Gories, Thee Mighty Caesars, Chrome<br />
Cranks etc etc). Anche negli ultimi<br />
anni, a livello di suoni garage, Ty<br />
Segall o gruppi come i The oh sees mi<br />
hanno interessato molto. Diciamo che<br />
personalmente ascolto molti generi diversi<br />
però all’inizio del progetto mi affascinava<br />
cercare di trovare un punto<br />
d’incontro tra i suoni grezzi del garage<br />
in bassa fedeltà e il gusto dell armonia<br />
di certi brani 60s.<br />
22<br />
23
Come nasce “An old record”?<br />
Stavo cercando il suono giusto con un<br />
pedale della chitarra improvvisando<br />
un giretto semplice semplice e alla fine<br />
ho lasciato perdere il pedale e ho continuato<br />
a suonare finché non mi è uscita<br />
una melodia con la voce. Molte delle<br />
canzoni sono nate così di getto, facendomi<br />
prendere dall’idea del momento.<br />
Nel caso di “An old record” anche il<br />
testo è uscito improvvisando e parla<br />
di quei rari dischi a cui siamo legati o<br />
a cui è legato un ricordo o il ricordo di<br />
una persona; dischi che magari ascoltiamo<br />
poco perché fanno parte di noi e<br />
rimangono li come una certezza o un<br />
supporto esterno della nostra memoria<br />
e quando li andiamo a riascoltare non<br />
arrivano mai a buon mercato perché si<br />
portano dietro tante cose intense: “there’<br />
s an old record, I feel it don’t come<br />
too cheap”.<br />
Qual è la strumentazione che avete<br />
utilizzato per suonare in questo disco?<br />
A livello di chitarre ho usato principalmente<br />
chitarre Harmony degli anni<br />
‘60 (una bobcat e una rocket) e per un<br />
paio di pezzi come seconda chitarra ho<br />
usato una hofner galaxie. Amplificatore<br />
Hayden e una piccola testa 15 watt<br />
della Kustom. Il basso usato da Nicola<br />
è un fender precision vintage con testata<br />
Fender Bassman 100 e<br />
cassa Ampeg. La batteria<br />
una Gretch con piatti Zildjan,<br />
Ufip e Sabian. Per i<br />
pochi suoni elettronici ho<br />
usato una drum machine<br />
della korg.<br />
Come sono i vostri live?<br />
Nei nostri live saremo in<br />
tre in formazione chitarra<br />
e voce,basso e batteria.<br />
Nicola e Paolo dopo avermi<br />
aiutato nelle registrazioni<br />
saranno anche i<br />
miei compagni di viaggio<br />
nei prossimi live dei So-<br />
FaKing. A tal proposito<br />
stiamo prendendo un bel<br />
po’ di contatti per le date<br />
di presentazione del disco.<br />
Abbiamo già alcune<br />
date fissate come: il circolo<br />
Randal a Sestri Levante<br />
il 17 marzo, La Claque a<br />
Genova il 13 maggio, il<br />
circolo Mayhem a Torino il<br />
20 maggio e altre date in<br />
trattativa che a breve speriamo<br />
di poter annunciare. Avremo anche<br />
diverse interviste radio con piccolo<br />
live set a Riserva Indie, a Bang bang<br />
radio e a Casa Azul Art Cafè.<br />
Chi sono i colleghi che stimate di più?<br />
Brunori sas per il percorso fatto e per<br />
aver raggiunto una maturità compositiva<br />
invidiabile con l’ultimo disco uscito<br />
da poco. I C’mon tigre hanno fatto un<br />
disco davvero molto bello. I Camillas<br />
per l’ironia e il coinvolgimento che riescono<br />
a creare nei live e infine attendo<br />
di ascoltare il nuovo lavoro dell’amico<br />
Sceriffo Lobo che uscirà a breve.<br />
http://www.facebook.com/SoFaKing23<br />
http://www.minollorecords.com/<br />
24<br />
25
GIULIANO VOZELLA<br />
un esercizio di adattamento<br />
Un nuovo disco, il terzo, per il cantautore e chitarrista pugliese: “Learn to<br />
Live” narra di spostamenti, disavventure ma anche di una notevole spinta in<br />
avanti, che lo ha portato anche a fondare il Playbrown Group<br />
In occasione dell’uscita del disco<br />
precedente, “Ordinary Miles”, hai<br />
descritto l’atmosfera delle lavorazioni<br />
come quella di una festa con tanti<br />
amici. Questo disco ha confermato le<br />
stesse sensazioni?<br />
Questo disco è il seguito di quella atmosfera.<br />
Ciò significa che a fine festa<br />
si rimane in pochi a sistemare casa e a<br />
capire cosa è rimasto, cosa si è rotto e<br />
cosa migliorare per fare sempre una festa<br />
più bella. In questo disco si è creato<br />
un team (Playbrown Group), che deriva<br />
appunto da “Ordinary Miles”, che è rimasto<br />
stabile nell’intera produzione e<br />
nella gestazione di tutto il percorso di<br />
“Learn To Live”.<br />
Che significato ha, per te, il titolo “Learn<br />
to Live”?<br />
Mai come questa volta, il titolo è davvero<br />
esplicativo. Volevo esattamente<br />
intendere che bisogna imparare a vivere<br />
in tutte le situazioni e le condizioni<br />
in cui potremmo ritrovare. Un esercizio<br />
fisico e mentale di adattamento.<br />
Nel mio caso il trasferimento da un paese<br />
di mare alla città e tutti i chilometri<br />
che la musica ti porta a fare, adattarsi<br />
è estremamente necessario.<br />
Dal punto di vista sonoro, posto che il<br />
tuo eclettismo è ormai consolidato, mi<br />
sembra ci sia una scelta di rendere più<br />
omogenee le tracce dell’album fra di<br />
loro. Scelta consapevole o spontanea?<br />
E’ nato tutto in modo molto spontaneo.<br />
Mi piace sperimentare e al tempo stesso,<br />
da songwriter,<br />
mi piace raccontare<br />
attraverso la<br />
mia musica varie<br />
storie con le atmosfere<br />
che ritengo<br />
migliori e adeguate<br />
alla canzone<br />
stessa. In questo<br />
nuovo capitolo<br />
discografico ogni<br />
storia si lega parecchio<br />
al concept<br />
dell’intero album<br />
e quindi inevitabilmente<br />
anche<br />
l’intero sound è molto più compatto e<br />
omogeneo.<br />
Nel corso di questi ultimi anni, tra<br />
house concerts, video-diari eccetera,<br />
hai dimostrato di essere molto attento<br />
anche all’aspetto “social” della tua comunicazione.<br />
Hai in progetto qualcosa<br />
di particolare per questo nuovo disco?<br />
Sono molto attento ma anche molto libero.<br />
Essendo nel 2017 sarebbe stupido<br />
ostinarsi a pensare che i social siano “il<br />
male” piuttosto che imparare a usarli.<br />
Motivo per cui li utilizzo cercando di<br />
dare una spinta a tutto quello che artisticamente<br />
faccio e che può interessare<br />
a un determinato pubblico, piccolo o<br />
grande che sia. Una delle mie passioni<br />
che mi porto dietro da anni è fotografare<br />
(oltre che realizzare video). Ho in<br />
testa un video diario che potrebbe co-<br />
26<br />
27
prire l’intero tour del disco per uscire<br />
a fine corsa. Quindi un reportage che<br />
potrebbe impiegare anche 5 anni, per<br />
intenderci.<br />
Puoi raccontare la nascita di “Day<br />
Surgery”?<br />
Forse è la canzone con più rabbia e con<br />
più terrore che io abbia mai scritto. Il<br />
racconto narra la mia esperienza alle<br />
prese con un melanoma che mi hanno<br />
scoperto e che ho dovuto esportate<br />
l’anno stesso in cui mi sono trasferito<br />
a Milano. Quando ero pronto per iniziare<br />
la mia nuova avventura di vita,<br />
si presenta lui, il caro melanoma, che<br />
mi mantiene a letto per un mese intero<br />
con 18 punti alla gamba e 10 punti<br />
all’inguine. Tutto è passato alla grande<br />
ma quest’avventura mi ha davvero<br />
fatto pensare tanto, ringraziando tutti<br />
i miei cari che mi sono stati vicini. La<br />
cosa assurda è che in questi casi ti viene<br />
da pensare che puoi programmare<br />
la tua vita quanto vuoi ma poi un imprevisto<br />
ti può scombussolare tutto e<br />
devi imparare a vivere anche in quella<br />
situazione.<br />
Hai già progettato come saranno i live<br />
di supporto al disco? Andrai in giro da<br />
solo o con la band?<br />
Il live saranno in tutti i modi possibili.<br />
Band, Trio, Duo, Solo acustico. Mi<br />
piace suonare, tanto. Mi piace suonare<br />
ovunque. Questo terzo disco è pensato<br />
per essere portato in giro e suonato in<br />
ogni veste. Vorrei fare in modo che la<br />
mia forma canzone sia slegata dall’arrangiamento<br />
del disco perché live le<br />
canzoni possono avere un vestito più<br />
coerente a ogni contesto. Gli arrangiamenti<br />
del disco sono perfetti per i club<br />
e per i palchi grossi e sarei felicissimo<br />
di portarli in giro così come sono stati<br />
pensati in tutti i club d’italia (e non<br />
solo, l’obiettivo di quest’anno è fare un<br />
tour lungo ed esteso anche fuori dal<br />
confine). Ovviamente però ci sono altre<br />
situazioni oltre al club che mi piace<br />
vivere e da cui non voglio escludere la<br />
mia musica.<br />
Chi sono i colleghi che stimi di più?<br />
Stimo l’intero gruppo di lavoro della<br />
Playbrown Group, miei soci e colleghi,<br />
perché con loro oltre a lavorare bene<br />
ci si contamina parecchio e si pongono<br />
sempre nuovi obiettivi che stimolano<br />
davvero la crescita artistica e professionale.<br />
Stimo tutti i ragazzi che mi hanno affiancato<br />
nella realizzazione del disco e<br />
che mi stanno affiancando nella realizzazione<br />
del live show. Tutti musicisti<br />
favolosi, pieni di voglia di fare e di grinta.<br />
Quando il contesto attorno è così florido<br />
diventa davvero difficile annoiarsi<br />
e la voglia di suonare cresce sempre<br />
più.<br />
28<br />
29
TIRO: a questo punto<br />
conviene suonare<br />
Con un ep omonimo già pubblicato e un bel malloppo di canzoni in attesa di<br />
un produttore e di una pubblicazione futura, il trio indie si racconta<br />
Potete riassumere la vostra storia fin<br />
qui e spiegare il nome della band?<br />
LUIGI D’ATTOLI (chitarra e voce): Vacanze<br />
di Natale e paranoia, una serata<br />
di Amnesty in un locale della zona e tre<br />
stronzi che non amano giocare a tombola.<br />
Così l’idea di fare un paio di brani<br />
tanto per divertirsi e da li prende vita<br />
la “cooperativa” TIRO. Da quel giorno,<br />
nonostante le distanze, abbiamo buttato<br />
giù le idee che ci venivano. Poi il ritorno<br />
di Savino e la decisione di cominciare<br />
a scrivere, registrare e suonare. Il<br />
nome<br />
è stato<br />
preso<br />
dalla<br />
parola<br />
trio,<br />
che fa<br />
molto<br />
jazz,<br />
quindi<br />
la modifica in tiro. (Ho scoperto soltanto<br />
dopo che Celestino amava i Muse)<br />
CELESTINO RUTIGLIANO (basso e<br />
seconda voce): La nostra storia come<br />
gruppo nasce quasi per caso. Ci siamo<br />
trovati nel garage in affitto con altri<br />
nostri amici, dove viviamo gran parte<br />
delle nostre giornate quando siamo<br />
nel nostro paese e stavamo parlando di<br />
una manifestazione di beneficenza che<br />
da alcuni anni puntualmente si ripete<br />
nel nostro paese e dove i ragazzi che<br />
militano in band si ritrovano per esibirsi<br />
e passare una giornata diversa dalle<br />
altre. Allora ci siamo detti: “Vogliamo<br />
farci una suonata insieme?”. Scegliemmo<br />
“Best of You” (Foo Fighters) e<br />
“Cochise” (Audioslave) come brani da<br />
portare. Dopo quella serata, vedendo<br />
i riscontri positivi e tutti i miei testi<br />
che marcivano nel cassetto ho proposto<br />
questo progetto. Siamo amici da molti<br />
anni e questa cosa ci sta consolidando<br />
ulteriormente. Il nome l’ho letto quando<br />
vidi un video dei Muse, c’era scritto<br />
T.I.R.O. (acronimo di “Time is running<br />
out”), ed era perfetto, sia perché è l’anagramma<br />
di “trio”, sia perché il primo<br />
complimento che abbiamo ricevuto dalla<br />
famosa prima serata è stato “Grandi<br />
ragazzi, avete un tiro da paura”. E sce-<br />
gliemmo questo.<br />
FRANCESCO SAVINO (batteria): È<br />
una storia che rispecchia la semplicità<br />
dei luoghi che abbiamo vissuto e soprattutto<br />
degli anni che hanno caratterizzato<br />
la nostra adolescenza. Cioè ritrovarsi<br />
spesso in garage per suonare e passare<br />
il tempo scoprendo le potenzialità della<br />
musica e scoprendo i nostri limiti sullo<br />
strumento con la voglia di migliorarli<br />
sempre più. È da qui che nasce l’idea di<br />
un’esibizione tra amici per beneficenza...Senza<br />
pretese, tanto che il discorso<br />
fini lì per poi ritornare in voga nel marzo<br />
2016. Io, un po’ scettico data la mia<br />
presenza a Londra e i progetti di rimanerci...<br />
Però poi gli eventi hanno preso<br />
un corso differente e dopo anni di lontananza<br />
da progetti inediti ho abbracciato<br />
l’idea sorretto, soprattutto dal legame<br />
personale che mi lega agli altri due. Il<br />
nome della band è semplice... Abbiamo<br />
tiro, punto.<br />
Come nasce il vostro primo ep?<br />
LUIGI: Oggi il mercato della musica,<br />
soprattutto in Italia, è stracolmo di<br />
artisti o aspiranti tali. Anche noi facciamo<br />
parte di questo mondo. Amiamo<br />
suonare e avevamo qualcosa da dire, e<br />
allora abbiamo pensato “chi se ne frega,<br />
a questo punto conviene suonare”<br />
ed ecco che da un brano ne è venuto<br />
fuori un altro e un altro ancora e, grazie<br />
all’aiuto di alcuni amici con un piccolo<br />
studio di registrazione, abbiamo<br />
registrato questo primo ep.<br />
CELESTINO: Abbiamo arrangiato i<br />
brani dell’Ep in due prove, durante il<br />
30 31
periodo di Pasqua del 2016 approfittando<br />
delle vacanze troiane di Francesco<br />
che ha dato una breve sosta alla vita<br />
londinese. Sono stati completati circa<br />
ad agosto e di conseguenza abbiamo<br />
pensato di registrarli anche perché avevamo<br />
(e abbiamo) tanta voglia di fare<br />
e di cercare di dire la nostra in questo<br />
modo. Ora stiamo cercando<br />
di farli girare in<br />
qualsiasi modo. Siamo<br />
nati così, è il nostro<br />
bigliettino da visita.<br />
FRANCESCO: Il<br />
primo ep nasce in un<br />
contesto di rabbia e<br />
voglia di riscatto personalmente<br />
parlando<br />
dati i miei trascorsi<br />
londinesi di quel tempo...<br />
Parlando da componente<br />
della band,<br />
nasce in un contesto<br />
di voglia di dire la nostra,<br />
e di provare a<br />
vedere cosa sarebbe<br />
successo fondendo le<br />
tre menti della band...<br />
Quindi con un umore di curiosità direi.<br />
Sicuri delle idee musicali che avevamo,<br />
e di una certa affinità già presente ancor<br />
prima di iniziare, in una mattina<br />
nascono “Vuoto” e “Il nostro tempo”... A<br />
mio avviso i migliori finora!<br />
Avete già il materiale necessario per<br />
il vostro primo lp, ma siete alla ricerca<br />
di un produttore. Qual è l’ “identikit”<br />
del vostro produttore ideale?<br />
LUIGI: Il materiale cresce ogni giorno<br />
e magari un faro da seguire servirebbe.<br />
Sicuramente una persona che apprezzi<br />
la musica senza fronzoli, diretta e fottutamente<br />
rock.<br />
CELESTINO: Sarebbe una grossa fortuna<br />
avere un produttore<br />
con molta<br />
più esperienza di<br />
noi nel campo, e<br />
soprattutto nel genere,<br />
che alla fine<br />
è quello dell’underground<br />
indipendente<br />
italiano.<br />
Stiamo valutando<br />
vari profili. Quello<br />
che cerchiamo<br />
è più che altro un<br />
coach, un padrino<br />
che ci indichi<br />
la strada più che<br />
spianarla per noi.<br />
Abbiamo materiale,<br />
idee e voglia<br />
di fare. Sappiamo<br />
che la pazienza è la virtù dei forti e<br />
che però non ci piace stare con le mani<br />
in mano, ma preferiamo averle su uno<br />
strumento.<br />
FRANCESCO: Il materiale per il futuro<br />
disco è in fase di crescita... Abbiamo<br />
già delle proposte, che abbiamo suonato<br />
in alcuni live, e il feedback è stato<br />
molto positivo. Come singolo individuo<br />
della band, credo che, al momento, non<br />
abbiamo bisogno di un produttore... In<br />
un questo momento storico della band<br />
l’identikit del miglior produttore siamo<br />
noi stessi...Per il futuro si vedrà.<br />
Come nasce “Seguimi”?<br />
LUIGI: Ogni volta c’è qualcuno che<br />
dice “ehhh, ti ha mollato la ragazza e<br />
vai col pezzo strappalacrime”. Niente<br />
di più sbagliato, è un pezzo intimo nel<br />
testo che descrive quella sensazione di<br />
nostalgia per qualcosa che forse non è<br />
neanche mai esistito. Poi si sa, i brani<br />
sono di chi li ascolta, ognuno ci vede ciò<br />
che vuole.<br />
CELESTINO: “Seguimi” la vedo come<br />
una canzone di desiderio. Non c’è nessuna<br />
ragazza o cotta o storia d’amore<br />
in mezzo. È un brano che definisce il<br />
desiderio, un abbraccio con quello che<br />
desideriamo. Che desideriamo così tanto<br />
che diamo tutto per averla, ma poi in<br />
realtà vorremmo essere anche noi desiderati<br />
a nostro modo.<br />
Potete descrivere i vostri concerti?<br />
LUIGI: Un pugno dritto in mezzo agli<br />
occhi.<br />
CELESTINO: Energici e d’impatto. Io<br />
personalmente non riesco a stare fermo<br />
quando iniziamo a suonare e mi muovo,<br />
salto, sudo dalla prima all’ultima nota<br />
suonata durante il concerto. E se fossi<br />
uno spettatore penso possa succedermi<br />
la stessa cosa. Andiamo carichi, ci divertiamo<br />
e la ritengo una componente<br />
indispensabile e fondamentale per mostrarci<br />
al pubblico, soprattutto per farlo<br />
saltare e divertire con noi. Cerchiamo<br />
di far passare la nostra musica, i nostri<br />
messaggi, i nostri testi. Anche se non è<br />
sempre semplice, soprattutto quando<br />
non c’è un pubblico interessato o che<br />
preferisce il Rovazzi di turno.<br />
FRANCESCO: I nostri concerti sono<br />
adrenalina pura con un cenno anche<br />
alla riflessione delle tematiche presenti<br />
nei testi. Impossibile non esserne coinvolti...Se<br />
ciò non avviene vuol dire che<br />
chi ascolta non è mentalmente presente<br />
oppure non ama ascoltare...<br />
Potete indicare tre brani, italiani o<br />
stranieri, che vi hanno influenzato<br />
particolarmente?<br />
LUIGI: “Cose semplici e banali” dei<br />
Afterhours, “Ovunque” dei Verdena e<br />
“Tempi bui” dei Ministri.<br />
CELESTINO: “Elefante” dei Verdena,<br />
“Sabotaggi” dei Ministri e “The Golden<br />
Rule” dei Biffy Clyro.<br />
FRANCESCO: Troppo difficile e riduttivo<br />
indicare tre brani, mi astengo dal<br />
farlo.<br />
32<br />
33
RECENSIONI<br />
INTERVISTE<br />
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