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Intimita

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corrono inevitabilmente a<br />

quel giorno...<br />

— Ehi, sei ancora qui?<br />

È tardi.<br />

Era tardi, infatti, ma non<br />

ero riuscita a finire un lavoro<br />

urgente e stavo cercando<br />

di mettermi in pari,<br />

senza contare che anche<br />

Luciano, in genere, se ne<br />

andava dall’ufficio oltre<br />

l’orario previsto. E quindi<br />

sì, lo ammetto, speravo<br />

di poterlo incrociare e fare<br />

due chiacchiere.<br />

— Ho quasi finito, volevo<br />

portarmi avanti, — gli<br />

ho risposto.<br />

A dire la verità, non ero<br />

così ligia al dovere, ma lui<br />

era il mio capo e non era<br />

il caso di fargli sapere che<br />

stavo cercando di recuperare<br />

il tempo perduto. Oltre<br />

a essere il mio diretto<br />

superiore, era l’uomo che<br />

sognavo costantemente, e<br />

costantemente mi perdevo<br />

nei suoi occhi.<br />

— Dai, molla tutto e andiamo<br />

a prendere un aperitivo,<br />

— mi ha proposto.<br />

Tra noi è cominciata<br />

così, giusto sei mesi fa, con<br />

un aperitivo che non so<br />

neppure che sapore avesse<br />

e un sacco di discorsi<br />

di cui non ricordo mezza<br />

parola. Ricordo, però,<br />

che stavo bene, mi divertivo,<br />

e quell’uomo fantastico<br />

rideva alle mie battute.<br />

A un certo punto mi<br />

ha anche sfiorato la punta<br />

del naso con un dito. Stavo<br />

per sciogliermi, giuro.<br />

Poi quella sera non è<br />

successo granché. Ci siamo<br />

salutati e ognuno per<br />

la sua strada, ma qualcosa<br />

mi diceva che non sarebbe<br />

finita lì, e infatti, dopo un<br />

paio di giorni, me lo sono<br />

trovato vicino, mentre<br />

stavo alla fotocopiatrice.<br />

Questa sua mania di comparire<br />

all’improvviso…<br />

— Tutto bene? — mi ha<br />

domandato con un sorriso.<br />

— Benissimo. Grazie.<br />

Nel frattempo, cercavo<br />

di capire se volesse chiedermi<br />

qualcosa, se mi fossi<br />

scordata qualche appuntamento,<br />

anche se in quel<br />

momento il lavoro era<br />

l’ultimo dei miei pensieri.<br />

— Mi chiedevo se questa<br />

sera potessi invitarti a<br />

cena, — ha detto, infine.<br />

Certo che poteva, figuriamoci!<br />

Senza contare<br />

che in borsa, oltre alla<br />

trousse per farmi un trucco<br />

degno della serata, ero<br />

sicura di avere anche una<br />

sciarpa e un paio di calze<br />

velate. Tutto perfetto per<br />

darmi un’aria sofisticata.<br />

Ha questo di bello la<br />

mia borsa: dentro c’è tutto<br />

ciò che mi può essere utile.<br />

Certo, pesa parecchio<br />

e non è detto che io riesca<br />

a trovare subito quello<br />

che mi serve, ma comunque<br />

c’è, e prima o poi salta<br />

fuori. Come quella volta,<br />

appunto…<br />

Bisogna dire che Luciano<br />

è un po’, come dire?,<br />

pignolo. C’è sempre qualcosa<br />

che non gli sembra a<br />

posto e quella sera era il<br />

conto.<br />

— Quant’è? — gli ho<br />

chiesto, quando il cameriere<br />

l’ha portato al nostro<br />

tavolo, alla fine della cena.<br />

— Scherzi? Ti ho invitato<br />

io. Però vorrei controllare,<br />

mi sembra ci sia un<br />

errore. Qui ci vorrebbe la<br />

calcolatrice, ma ho il cellulare<br />

scarico…<br />

— Aspetta, usiamo quella<br />

del mio telefono.<br />

Già! Bastava trovarlo…<br />

L’ho trovato, infatti, ma<br />

prima ho messo sul tavolo<br />

il portafoglio, il romanzo<br />

che leggevo sull’autobus,<br />

un volantino pubblicitario<br />

del supermercato,<br />

tre tubetti di crema per le<br />

mani, alcuni ritagli di gior-

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