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Sconfinamento del lavoro

20 risposte di 3500 dipendenti delle telecommunicazioni sulla loro situazione lavorativa in Svizzera

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<strong>Sconfinamento</strong> <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong><br />

20 risposte di 3 500 dipendenti<br />

<strong>del</strong>le telecomunicazioni sulla loro<br />

situazione lavorativa in Svizzera<br />

Un’inchiesta <strong>del</strong><br />

sindacato syndicom


<strong>Sconfinamento</strong> <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong><br />

20 risposte di 3500 dipendenti<br />

<strong>del</strong>le telecomunicazioni sulla loro<br />

situazione lavorativa in Svizzera


3<br />

Indice<br />

4<br />

7<br />

15<br />

23<br />

29<br />

37<br />

43<br />

51<br />

57<br />

65<br />

Introduzione<br />

Il sondaggio<br />

Argomenti <strong>del</strong>l’inchiesta<br />

Stress lavorativo<br />

Intensificazione <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong><br />

Disponibilità permanente<br />

Lavoro nel tempo libero<br />

Tensione psicologica<br />

Lavorare in malattia<br />

Mancanza di organico<br />

Mancanza di perfezionamento


4<br />

Introduzione<br />

Una ricerca suscita scalpore –<br />

e invita ad agire<br />

È la prima volta che il sindacato syndicom ha condotto un’inchiesta<br />

sull’argomento <strong>del</strong>lo «sconfinamento <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>». In questo<br />

processo il sindacato ha potuto contare sul sostegno <strong>del</strong>le quattro<br />

aziende Swisscom, Sunrise, upc cablecom e Salt. – un esempio<br />

degno d’imitazione anche per altri settori nell’interesse di un<br />

solido partenariato.<br />

Che l’argomento fosse nell’aria da tempo lo abbiamo consta tato<br />

dal momento che abbiamo avviato questa ricerca all’inizio<br />

<strong>del</strong> 2014. Infatti il rapporto che c’è tra vita professionale e vita<br />

privata e cosa significhi un <strong>lavoro</strong> sempre più sconfinato nella<br />

quoti dianità dei dipendenti costituisce una domanda centrale<br />

nell’odierno mondo <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>.<br />

È stato grande l’impegno con il quale il gruppo di <strong>lavoro</strong> ha<br />

concepito e valutato quest’inchiesta. Colgo l’occasione per<br />

ringraziare di cuore tutti i collaboratori <strong>del</strong>le varie aziende di<br />

telecomunicazione che ci hanno affiancato durante l’intero<br />

processo. Grande è stato anche l’interesse con il quale i dipendenti<br />

hanno partecipato al sondaggio. Le 3500 schede rien trate<br />

consentono di dare un’immagine rappresentativa e fondata<br />

<strong>del</strong>lo sconfinamento <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> in questo settore. Sempre grande<br />

è stata anche la disponibilità ad analizzare e discutere i risultati<br />

<strong>del</strong>l’inchiesta e a dedurne <strong>del</strong>le raccomandazioni per il futuro<br />

in occasione di un convegno tenutosi a fine novembre.<br />

Tutti concordono sul fatto che ci sia bisogno di agire. In questo<br />

opuscolo vi illustreremo in maniera dettagliata quali sono i<br />

provvedimenti più urgenti secondo il sindacato e la commissione


5<br />

<strong>del</strong> personale. Ora la nostra speranza è che si facciano sensibilizzare<br />

verso questo argomento scottante anche gli uffici<br />

<strong>del</strong> personale. Perché un’azienda può conseguire un successo<br />

duraturo soltanto se i propri dipendenti rimangono sani a lungo.<br />

Infine è richiesto anche l’intervento <strong>del</strong> legislatore: la legge<br />

sul <strong>lavoro</strong>, tutt’ora in vigore, è l’eredità di una logica industriale<br />

e da tempo non rende più giustizia ai cambiamenti dovuti ad<br />

un mondo <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> sempre più digitalizzato e sconfinato. Infatti<br />

urgono degli adeguamenti. L’obbligo di assistenza che la legge<br />

impone ai datori di <strong>lavoro</strong> verso i propri collaboratori in futuro<br />

non dovrà riguardare soltanto i rischi fisici ma dovrà comprendere<br />

anche quelli psico-sociali.<br />

E ora auguriamo a tutti voi una buona lettura!<br />

Giorgio Pardini<br />

Giorgio Pardini,<br />

Responsabile settore Telecom / IT e membro <strong>del</strong><br />

Comitato direttivo <strong>del</strong> sindacato syndicom


L’inchiesta<br />

7<br />

Una sfida per i partner sociali:<br />

Strutture aziendali ostacolano la<br />

<strong>del</strong>imitazione tra <strong>lavoro</strong> e vita privata<br />

La problematica e gli obiettivi fissati<br />

Con le nuove frontiere <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> flessibile spariscono i vecchi<br />

confini. Si parla di uno «sconfinamento <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>» e<br />

con ciò s’intende la cancellazione <strong>del</strong> chiaro confine tra orario<br />

di <strong>lavoro</strong> e tempo libero, azienda e forza <strong>lavoro</strong>, ditta e casa, tutti<br />

concetti nati nell’era <strong>del</strong> fordismo.<br />

Questi sviluppi apportano ai lavoratori sia nuove chance che<br />

rischi. All’opportunità di un <strong>lavoro</strong> autodeterminato si contrappone<br />

il rischio di assoggettare alle esigenze <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> tutti gli<br />

ambiti <strong>del</strong>la propria vita – o quantomeno diventa più difficile<br />

tracciare un confine tra vita professionale e vita privata, con<br />

conse guenze sulla salute.<br />

Sfumano sia i confini temporali che quelli relativi allo spazio. A<br />

livello di tempo il <strong>lavoro</strong> è legato sempre meno ad un normale orario<br />

di <strong>lavoro</strong>. Presupposto di questo sistema è sicuramente l’orario di<br />

<strong>lavoro</strong> basato sulla fiducia. Quest’ultimo non si basa più primariamente<br />

sulla presenza fisica in ufficio, quanto sulle prestazioni da<br />

fornire. A livello di spazio il <strong>lavoro</strong> si è allontanato dall’ufficio grazie<br />

alle nuove tecnologie d’informazione e di comunicazione e grazie<br />

alle infrastrutture come Internet, Intranet, Web 2.0 o il «cloud computing»,<br />

nonché grazie ad apparecchiature come gli smartphone, i<br />

tablet o i notebook. Questo modo di lavorare sconfinato e mobile significa<br />

che le prestazioni possono essere prodotte in qualsiasi luogo<br />

fisico e che possono penetrare anche in quella che una volta era la<br />

sfera privata – dunque la sera, nei giorni liberi e durante i weekend.


8<br />

Sono gravi le conseguenze <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> flessibile. È stato dimostrato<br />

che un’insufficiente separazione tra vita lavorativa e vita privata<br />

ostacola la distrazione da problemi di <strong>lavoro</strong> ed agevola l’esaurimento<br />

emotivo, sintomo cardine nella diagnostica <strong>del</strong> burnout.<br />

Potersi rigenerare in tempo diventa così una premessa centrale ai<br />

fini di un rapporto di <strong>lavoro</strong> duraturo.<br />

Grazie alla sua affinità con le nuove tecnologie <strong>del</strong>l’informazione<br />

e <strong>del</strong>la comunicazione, il settore Telecom appare predestinato<br />

a queste forme sconfinate di <strong>lavoro</strong>. Il Human Resource Management<br />

(HRM) di queste aziende dovrebbe rivolgere lo stesso<br />

interesse <strong>del</strong> sindacato syndicom verso i risultati di questa ricerca.<br />

È richiesto l’impegno di noi tutti, al fine di sfruttare le opportunità<br />

legate alle forme <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> flessibile e per arginare allo<br />

stesso tempo i grandi rischi che ne derivano.<br />

La procedura<br />

Il sindacato syndicom ha riunito attorno ad un tavolo 20 collaboratori<br />

<strong>del</strong>le telecomunicazioni per discutere le tesi più importanti<br />

riguardo all’argomento <strong>del</strong>lo «sconfinamento <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong><br />

nel ramo <strong>del</strong>le telecomunicazioni». L’obiettivo era di valutare<br />

l’impatto <strong>del</strong>le principali tendenze sociali ed economiche<br />

sulla quotidianità lavorativa nelle telecomunicazioni. Il gruppo<br />

di <strong>lavoro</strong> è stato costituito in maniera rappresentativa, con<br />

uomini e donne di vari reparti, funzioni e fasce di età.<br />

In una seconda fase si è trattato di sintetizzare queste tesi<br />

formulate in maniera generica in problematiche concrete e rilevanti<br />

– 20 in totale. E allo stesso tempo bisognava formulare<br />

queste domande in maniera semplice e tale da condurre a <strong>del</strong>le<br />

risposte più oggettive e chiare possibili. Il questionario che ne<br />

è nato era disponibile sul sito di syndicom per i dipendenti <strong>del</strong>le<br />

telecomunicazioni. Le risposte potevano essere inserite elettronicamente<br />

nel documento e trasmesse al sindacato. Delle quattro


9<br />

grandi aziende Swisscom, upc cablecom, Sunrise e Salt. hanno<br />

partecipato al sondaggio complessivamente 3 500 collaboratori.<br />

Con ciò è data la rappresentatività di questa ricerca per il settore.<br />

I risultati<br />

Tutte le tesi elaborate dal gruppo di <strong>lavoro</strong> sono state confermate<br />

dal sondaggio – in maniera più o meno evidente. Dal momento<br />

che i risultati quasi non si differenziano da azienda ad azienda, è<br />

stato possibile raggruppare le risposte di tutti gli intervistati al<br />

fine di garantire una migliore leggibilità <strong>del</strong>l’inchiesta.<br />

Stress, sofferenze a causa <strong>del</strong> poco tempo a disposizione, mancanza<br />

di personale e tensioni psichiche non rappresentano affatto<br />

problemi di una certa minoranza bensì sono proprio dati strutturali.<br />

Molti dipendenti sono <strong>del</strong>l’avviso che un <strong>lavoro</strong> sconfinato<br />

porta con sé molti problemi. La loro capacità rigenerativa<br />

richiede una <strong>del</strong>imitazione spaziale e temporale rispetto alla vita<br />

lavorativa, <strong>del</strong>imitazione che non dipende soltanto dalla propria<br />

volontà ma in modo ampio anche dalle strutture <strong>del</strong>l’azienda – per<br />

esempio da forme organizzative, processi lavorativi, strumenti di<br />

gestione <strong>del</strong> personale ma anche dall’applicazione dei contratti<br />

collettivi di <strong>lavoro</strong>.<br />

Dovrebbe essere nell’interesse di entrambe le parte sociali formare<br />

<strong>del</strong>le strutture aziendali tali da migliorare la capacità<br />

rigenera tiva dei dipendenti. Perché in questo modo non migliora<br />

soltanto la qualità di vita dei collaboratori, ma anche la<br />

loro efficienza per l’azienda, riducendo assenze e costi sanitari.<br />

Di conseguenza sarebbe bene che i partner sociali prendessero<br />

dei provvedimenti comuni, affinché il <strong>lavoro</strong> sconfinato non gravi<br />

soltanto sulla salute e sulla vita privata dei dipendenti.


10<br />

Misure proposte<br />

I risultati <strong>del</strong> sondaggio evidenziano la necessità di agire a vari<br />

livelli <strong>del</strong>l’organizzazione, affinché in futuro le opportunità di un<br />

<strong>lavoro</strong> sconfinato superino i rischi con esso correlati. Ecco le più<br />

importanti raccomandazioni dal punto di vista syndicom.<br />

Contro lo stress lavorativo:<br />

– Vanno ampliati ed inseriti nei contratti collettivi di <strong>lavoro</strong> i diritti<br />

di partecipazione dei rappresentanti <strong>del</strong> personale e dei lavoratori<br />

sui processi lavorativi (volume, contenuto, organizzazione).<br />

– I contratti collettivi di <strong>lavoro</strong> devono concedere ai dipendenti<br />

un maggior tempo di riposo – sotto forma di giorni di ferie<br />

supplementari, eventuali congedi sabbatici, giorni di congedo<br />

retribuiti, accorciamento <strong>del</strong>l’orario di <strong>lavoro</strong> o di un orario<br />

massimo settimanale di <strong>lavoro</strong>.<br />

– I fattori di stress vanno tematizzati sistematicamente durante<br />

i colloqui con i collaboratori e i superiori vanno incaricati di<br />

contribuire a ridurre lo stress e la perenne mancanza di tempo.<br />

Contro l‘intensificazione <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>:<br />

– Vanno aumentati i salari. Solo così i dipendenti partecipano<br />

al plusvalore che producono.<br />

– L’aumento di produttività non deve condurre ad orari di<br />

<strong>lavoro</strong> più lunghi. I collaboratori devono registrare il proprio<br />

tempo di <strong>lavoro</strong> in modo da consentire ai propri superiori<br />

di esercitare la loro funzione di controllo.<br />

– Gli straordinari vanno compensati il prima possibile.<br />

Contro il <strong>lavoro</strong> nel tempo libero:<br />

– gli obiettivi di prestazione vanno fissati in modo da poterli<br />

raggiungere durante l’orario di <strong>lavoro</strong> – senza dover fornire


11<br />

<strong>del</strong>le pre-prestazioni nel tempo libero.<br />

– Nelle loro linee guide di governance, le aziende devono<br />

professare apertamente che i propri dipendenti debbano<br />

separare il <strong>lavoro</strong> dal tempo libero. Le domande riguardo<br />

ad eccezioni a queste linee guida vanno trattate obbligatoriamente<br />

insieme ai rappresentanti <strong>del</strong> personale.<br />

Contro la disponibilità permanente:<br />

– vanno introdotte <strong>del</strong>le barriere tecniche in modo da recapitare<br />

ai dipendenti le email di <strong>lavoro</strong> soltanto durante<br />

il regolare orario di <strong>lavoro</strong>.<br />

– l’orario di <strong>lavoro</strong> basato sulla fiducia non deve portare a<br />

mettere in discussione la registrazione <strong>del</strong>l’orario. Va verificata<br />

l’efficacia <strong>del</strong>le odierne regolamentazioni sull’orario<br />

di <strong>lavoro</strong> inserite nei contratti collettivi di <strong>lavoro</strong>.<br />

Contro la tensione psichica:<br />

– ci vuole un ombudsman per le tensioni psichiche, diretto<br />

da rappresentanti <strong>del</strong> personale come persone di fiducia dei<br />

collaboratori.<br />

– i superiori vanno formati e perfezionati in modo da poter poi<br />

sensibilizzare i propri collaboratori verso le tensioni psicologiche<br />

e i sintomi di malattie psichiche.<br />

– L’orientamento e l’applicazione <strong>del</strong>la gestione <strong>del</strong>la salute in<br />

azienda vanno discussi in maniera approfondita e ridefiniti<br />

con i partner sociali e con le rappresentanze <strong>del</strong> personale.<br />

Contro il <strong>lavoro</strong> in caso di malattia:<br />

– si raccomanda di condurre una campagna di sensibilizzazione<br />

secondo cui chi è malato deve restare a casa – anche soltanto<br />

per non diffondere il virus in azienda.


12<br />

Contro la mancanza di organico:<br />

– La mancanza di personale deve diventare un argomento<br />

centrale nei colloqui tra i partner sociali, il problema deve<br />

essere riconosciuto come tale e la pianificazione strategica<br />

riguardo all’organico va adeguata di conseguenza.<br />

– Nella maggior parte <strong>del</strong>le aziende serve più personale per<br />

poter smaltire la mole di <strong>lavoro</strong>.<br />

– Chi se ne va deve essere sistematicamente sostituito e<br />

vanno garantite le supplenze e i tempi di introduzione per<br />

i nuovi collaboratori.<br />

– Dove vengono tagliati dei posti di <strong>lavoro</strong>, va ridotto il<br />

volume di <strong>lavoro</strong>.<br />

Contro la mancanza di perfezionamento:<br />

– le aziende devono garantire la formazione e l’aggiornamento.<br />

Dalle promesse scritte nei contratti collettivi di <strong>lavoro</strong> va introdotto<br />

un diritto individuale alla formazione e al perfezionamento.<br />

– I dipendenti dovrebbero avere a disposizione un conto<br />

risparmio formazione. Se il credito annuale non viene consumato,<br />

esso viene trasferito all’anno successivo.<br />

– La formazione e il perfezionamento hanno bisogno di tempo<br />

e calma, che ci possono essere soltanto se si considera la<br />

mancanza di organico.<br />

È nell’interesse <strong>del</strong>le aziende – soprattutto <strong>del</strong> HRM – come anche<br />

nell’interesse dei dipendenti e <strong>del</strong> loro sindacato applicare queste<br />

misure il prima possibile. In questo senso si tratta di provvedimenti<br />

win-win.


Stress lavorativo<br />

15<br />

La tesi:<br />

Molta responsabilità,<br />

poca voce in capitolo<br />

Studi generici evidenziano che il carico lavorativo per un dipendente<br />

raggiunge il suo picco massimo quando la prestazione<br />

richiesta è grande e la voce che lui ha in capitolo è piccola.<br />

Queste sono conseguenze dei nuovi strumenti di gestione <strong>del</strong><br />

personale come «Dialogo Performance» o «Empowerment».<br />

Strumenti <strong>del</strong> genere, pensati per aumentare l’efficienza, scari<br />

cano la responsabilità operativa sui singoli dipendenti, senza<br />

che questi ultimi possano partecipare alla determinazione <strong>del</strong>la<br />

strategia o degli obiettivi. Da questo si deduce la tesi secondo<br />

cui i collaboratori vengono sottoposti ad uno stress temporale<br />

maggiore sentendosi sotto pressione dal <strong>lavoro</strong>.


16<br />

I risultati:<br />

La maggioranza si sente stressata<br />

e sotto pressione – davanti ad uno<br />

scarso coinvolgimento<br />

Solo se il dipendente condivide<br />

l’orientamento aziendale esso<br />

darà il suo massimo impegno e<br />

non cadrà nella frustrazione.<br />

Hansruedi Schläppi,<br />

ICT Service Manager, Swisscom


17<br />

Domanda 01<br />

Su una scala da 0 % (per nulla stressato) a 100 %<br />

(totalmente stressato) – dove si colloca attualmente?<br />

25 %<br />

20 %<br />

15 %<br />

10 %<br />

5 %<br />

0 %<br />

0 – 10 11 – 20 21 – 30 31 –40 41 – 50 51 – 60 61 – 70 71 – 80 81 – 90 91 –100<br />

Il 70 percento degli intervistati si sente stressato dal <strong>lavoro</strong> in una misura che va oltre<br />

la media, molti tra essi addirittura in maniera forte, dando una valutazione tra l’80 e<br />

il 100 percento sulla scala. Con ciò viene evidenziato che i datori di <strong>lavoro</strong> non sono in<br />

grado di proteggere i collaboratori dallo stress.<br />

Sulla base di questo chiaro risultato e di altre singole affermazioni si impongono altre<br />

tesi che dovrebbero essere approfondite in questa ricerca. Infatti si presuppone che lo<br />

stress venga causato o quantomeno intensificato da ripetute ristrutturazioni, dalla<br />

mancanza di personale, dal grande carico di <strong>lavoro</strong>, da nuovi compiti per collabo ra tori<br />

singoli, da processi poco chiari e da un’insufficiente formazione e perfezionamento.


18<br />

Domanda 02<br />

Se riguarda l’anno 2013: quante volte si è sentito sotto pressione<br />

dal tempo nel <strong>lavoro</strong>?<br />

non so 1.3 %<br />

mai 0.8 %<br />

raramente 3.0 %<br />

7.1 % sempre<br />

piuttosto<br />

raramente 16.8 %<br />

31.8 % molto spesso<br />

piuttosto spesso 39.1 %<br />

Il 78 percento degli intervistati dichiara che nel 2013 ha sofferto piuttosto spesso, molto<br />

spesso o sempre <strong>del</strong>la mancanza di tempo. E siccome ne sono colpiti così tanti collaboratori,<br />

le cause devono essere molteplici. Si parla <strong>del</strong>la fissazione di obiettivi irrealistici,<br />

<strong>del</strong>la mancanza di organico, di una sempre maggiore complessità lavorativa, di superiori<br />

con un’insufficiente competenza specifica e sociale, <strong>del</strong>la burocrazia interna o di processi<br />

poco chiari. È anche possibile che singoli dipendenti si fissino da soli traguardi troppo<br />

alti – autostressandosi.


19<br />

Domanda 03<br />

Nel 2013 ha avuto potere decisionale sul Suo <strong>lavoro</strong> – per esempio<br />

sul volume, sul contenuto o sull’organizzazione dei compiti?<br />

non so 5.2 %<br />

mai 5.8 %<br />

4.5 % sempre<br />

14.4 % molto spesso<br />

raramente 12.4 %<br />

piuttosto<br />

raramente 30.6 %<br />

27.1 % piuttosto spesso<br />

Il 46 percento degli intervistati nel 2013 ha potuto dire la sua piuttosto spesso, molto<br />

spesso o sempre in che modo volesse svolgere il proprio <strong>lavoro</strong>. Dall’altra parte il 49<br />

degli intervistati dichiara anche che non ha mai, quasi mai o raramente potuto esercitare<br />

influenza su come andava eseguito il <strong>lavoro</strong>.<br />

Per la metà dei collaboratori dunque le possibilità di partecipazione al <strong>lavoro</strong> sono<br />

troppo scarse. Essi per una gran parte non si sentono autonomi nelle proprie mansioni –<br />

nonostante i principi aziendali lo prevederebbero. Questo controllo dall’alto insieme<br />

ad un’alta responsabilità operativa aumenta la sofferenza e la sensazione di stress in<br />

molti ambiti <strong>del</strong> settore.


20<br />

Raccomandazioni:<br />

Serve un tempo di riposo più lungo,<br />

più partecipazione – e più sensibilità<br />

In base ai chiarissimi risultati sull’argomento <strong>del</strong>lo stress<br />

lavorativo s’impongono diversi provvedimenti per contrastarlo:<br />

– I diritti di partecipazione dei rappresentanti <strong>del</strong> personale nei<br />

processi lavorativi (volume, contenuti, organizzazione)<br />

vanno inseriti esplicitamente nei contratti collettivi di <strong>lavoro</strong>.<br />

– I contratti collettivi di <strong>lavoro</strong> devono riservare ai dipendenti<br />

un maggior tempo di riposo – sotto forma di giorni di ferie<br />

supplementari, congedi sabbatici, giorni di congedo retribuiti,<br />

accorciamento <strong>del</strong>l’orario di <strong>lavoro</strong> o riduzione <strong>del</strong> tempo<br />

massimo settimanale di <strong>lavoro</strong>.<br />

– Serve un dialogo sistematico tra i livelli <strong>del</strong>l’organizzazione<br />

e le catene <strong>del</strong> valore aggiunto aziendale per ridimensionare i<br />

fattori di stress.<br />

– in occasione degli incontri tra i partner sociali nelle aziende,<br />

i rappresentanti <strong>del</strong> personale e i sindacati devono insi -<br />

stere affinché vengano ridotti fattori di stress e di mancanza<br />

di tempo.<br />

– A tutti i dipendenti vanno offerti dei corsi su come gestire<br />

lo stress – al fine di proteggersi sia dalle pretese proprie sia da<br />

quelle esterne.<br />

– Le cause <strong>del</strong>lo stress vanno tematizzate sistematicamente nei<br />

colloqui con i collaboratori e i superiori vanno incaricati di<br />

contribuire a ridurre lo stress e la pressione dovuta alla mancanza<br />

di tempo.


21<br />

Si dice che una certa misura<br />

di stress sia salutare.<br />

Ma da noi questa misura<br />

è stata oltrepassata.<br />

Martin Pfulg,<br />

Technical Specialist, Swisscom Broadcast


Intensificazione <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong><br />

23<br />

La tesi:<br />

Dare sempre di più nello<br />

stesso lasso di tempo<br />

Le aziende fanno quasi di tutto per aumentare la produttività<br />

lavorativa in modo da aumentare i profitti e accontentare i<br />

propri azionisti. Per raggiungere questo obiettivo, esse puntano<br />

su misure di razionalizzazione, sull’impiego di nuove tecnologie,<br />

su una permanente ottimizzazione dei processi di <strong>lavoro</strong> pretendendo<br />

sempre di più dai propri dipendenti. Per raggiungere<br />

gli obiettivi, questi ultimi devono produrre sempre di più in<br />

un tempo sempre minore. Al fine di aumentare la produttività,<br />

il <strong>lavoro</strong> viene intensificato e accelerato sempre di più.


24<br />

I risultati:<br />

L’ingranaggio gira sempre più veloce<br />

Come dice il proverbio?<br />

«A tirare troppo la corda<br />

si spezza.»<br />

Chih hou Liu,<br />

Professional Scrum Developer, local.ch


25<br />

Domanda 04<br />

Quanto <strong>lavoro</strong> ha prestato nel 2013 in confronto agli<br />

anni precedenti?<br />

non so 4.4 %<br />

notevolmente di meno 1.4 %<br />

un po‘ di meno 3.4 %<br />

uguale 17.1 %<br />

42.9 % notevolmente<br />

di più<br />

un po‘ di più 30.7 %<br />

La ricerca conferma la tesi: tre quarti degli intervistati nel 2013 hanno prestato più <strong>lavoro</strong><br />

all’ora che negli anni precedenti – e molti tra essi addirittura hanno detto di averne<br />

prestato notevolmente di più. Un altro 17 percento degli intervistati ha fornito lo stesso<br />

volume di <strong>lavoro</strong> che negli anni passati, e solo un 5 percento ha prestato meno <strong>lavoro</strong>.<br />

Le risposte rivelano che la produttività lavorativa sta aumentando sensibilimente nelle<br />

aziende analizzate. Si presume che non siano solo i miglioramenti strutturali che<br />

contribuiscono a far produrre ai lavoratori sempre di più nello stesso lasso di tempo, ma<br />

che l’intensificazione <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> pretenda sempre di più dai collaboratori sotto la<br />

massimizzazione <strong>del</strong>l’orario di <strong>lavoro</strong> basato sulla fiducia. I dipendenti lavorano sempre<br />

di più nel loro tempo libero o quantomeno devono prepararsi mentalmente ai compiti<br />

in arrivo per essere più produttivi durante l’orario ufficiale di <strong>lavoro</strong>. Tutto questo per<br />

raggiungere gli alti obiettivi.


26<br />

Raccomandazioni:<br />

Più riposo, ma anche più stipendio<br />

– gli stipendi devono aumentare. Solo così i lavoratori<br />

partecipano al valore aggiunto che producono.<br />

– il tempo di riposo va prolungato, attraverso giorni di ferie<br />

in più, eventuali congedi sabbatici, orari più corti di<br />

<strong>lavoro</strong> o rispettivamente attraverso l’imposizione di un<br />

orario massimo settimanale di <strong>lavoro</strong>.<br />

– l’aumento di produttività non deve condurre a orari di<br />

<strong>lavoro</strong> più lunghi. I collaboratori devono registrare il loro<br />

orario al fine che i superiori possano esercitare la loro<br />

funzione di controllo.<br />

– le ore straordinarie vanno compensate il prima possibile.<br />

– gli obiettivi di prestazione vanno fissati in modo da poter<br />

essere raggiunti nell’orario di <strong>lavoro</strong> – e non solo mediante<br />

pre-prestazioni nel tempo libero.


27<br />

Qui un po‘di percentuale di <strong>lavoro</strong><br />

in meno, là un paio di mansioni<br />

in più: tutto questo si somma nel<br />

carico lavorativo quotidiano.<br />

Peter Siegrist,<br />

Teamleader Service Center HFC, upc cablecom


Disponibilità permanente<br />

29<br />

La tesi:<br />

Il lavoratore flessibile è<br />

sempre sul chi va là<br />

I mo<strong>del</strong>li che prevedono un orario di <strong>lavoro</strong> flessibile rendono<br />

obsoleti i vecchi mo<strong>del</strong>li tradizionali di orario di <strong>lavoro</strong>. La<br />

classica giornata <strong>del</strong>le 8 ore ormai appartiene al passato. L’orario<br />

di <strong>lavoro</strong> viene personalizzato. Per poter far fronte alla mole<br />

sempre maggiore di <strong>lavoro</strong>, i collaboratori forniscono prestazioni<br />

sempre maggiori di quelle concordate nel contratto. Nell’ambito<br />

<strong>del</strong> cosiddetto «orario di <strong>lavoro</strong> basato sulla fiducia» i dipendenti<br />

devono adeguare il proprio orario di <strong>lavoro</strong> individuale alle<br />

esigenze <strong>del</strong>l’azienda e alle richieste altalenanti <strong>del</strong> mercato.<br />

Questo conduce ad una quasi continua reperibilità per l’azienda o<br />

per i clienti.


30<br />

I risultati:<br />

La maggior parte dei collaboratori<br />

sono reperibili «volontariamente»<br />

nel tempo libero<br />

Ci vuole parecchia autodisciplina<br />

per evitare che l’ultimo sguardo<br />

la sera e la prima occhiata la<br />

mattina non finisca sul display<br />

<strong>del</strong>lo smartphone.<br />

Jessica Jacomino,<br />

Knowledge Specialist, upc cablecom


31<br />

Domanda 05<br />

Quanto spesso nel 2013 Le è stato chiesto di essere reperibile al<br />

di fuori <strong>del</strong> Suo monte ore normale di <strong>lavoro</strong> per mail, telefono<br />

o sms (escluso il servizio di picchetto)?<br />

non so 3.1 %<br />

5.8 % sempre<br />

mai 21.0 %<br />

10.3 % molto spesso<br />

15.0 % piuttosto<br />

spesso<br />

raramente 18.8 %<br />

25.9 % piuttosto raramente<br />

Al 31 percento degli intervistati nel 2013 è stato chiesto piuttosto frequentemente,<br />

molto spesso o sempre di essere reperibili al di fuori <strong>del</strong> normale orario di <strong>lavoro</strong>. Al 45<br />

percento dei collaboratori questo è stato chiesto raramente o molto raramente, al 21<br />

percento mai.<br />

I risultati dimostrano che è da un po’ che l’invasione esplicita <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> nel<br />

tempo libero non costituisce più un tabù, anzi, per un numero crescente di dipen -<br />

denti questo fatto ormai fa parte <strong>del</strong>la normalità. Se quasi un terzo dei dipendenti deve<br />

essere reperibile durante il proprio tempo libero, allora crescono anche la pressione<br />

e le aspettative verso il resto dei lavoratori. Il che si rivela parecchio oneroso soprattutto<br />

per i dipendenti con figli.


32<br />

Domanda 06<br />

Quanto spesso nel 2013 ha risposto a mail, sms o telefon ate<br />

di <strong>lavoro</strong> nel tempo libero anche quando questo non Le<br />

veniva richiesto?<br />

non so 2.2 %<br />

mai 10.7 %<br />

6.7 % sempre<br />

18.2 % molto spesso<br />

raramente 15.9 %<br />

piuttosto<br />

raramente 24.1 %<br />

22.1 % piuttosto spesso<br />

Il 47 percento degli intervistati nel 2013 ha risposto piuttosto spesso, molto spesso o sempre<br />

a richieste di <strong>lavoro</strong> al di fuori <strong>del</strong> proprio orario di <strong>lavoro</strong>, anche quando questo non gli<br />

veniva chiesto esplicitamente. Rimane incerto fino a che punto qui sia influente la pressione<br />

di gruppo.<br />

Il dato di fatto è che quasi la metà dei lavoratori si mette volontariamente a disposizione <strong>del</strong>l’azienda<br />

durante il proprio tempo libero, il che fa concludere che siamo di fronte ad un continuo<br />

sconfinamento <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> – oggetto di questa ricerca. Molti dipendenti non rispettano più l’orario<br />

di <strong>lavoro</strong> concordato, perché non lo percepiscono come tale. Dal momento che la flessibilizzazione<br />

<strong>del</strong> tempo va di pari passo con l’aumento dei carichi di <strong>lavoro</strong>, è anche chiaro che implica<br />

sempre maggiori richieste di prestazioni. La flessibilità in sé potrebbe essere nell’interesse sia<br />

<strong>del</strong> datore di <strong>lavoro</strong> che <strong>del</strong> lavoratore. In pratica però essa è soprattutto a carico <strong>del</strong> dipendente.


33<br />

Domanda 07<br />

Come hanno reagito i Suoi superiori quando nel 2013 ha risposto<br />

a richieste di <strong>lavoro</strong> al di fuori <strong>del</strong> Suo normale monte ore?<br />

Non so 20.7 %<br />

20.7 % È stato apprezzato.<br />

Altre reazioni.<br />

9.4 %<br />

Mi è stato detto di<br />

non farlo per<br />

riprendermi meglio<br />

dal <strong>lavoro</strong>. 5.8 %<br />

1.9 %<br />

Non c’è stata nessuna reazione,<br />

ma penso che venga percepito<br />

come negativo.<br />

41.5 % Non c’è stata nessuna<br />

reazione, ma penso che<br />

venga percepito<br />

come positivo.<br />

Un buon 20 percento dei dipendenti riceve dai propri superiori precisi riscontri sul fatto<br />

che la reperibilità al di fuori <strong>del</strong> normale orario di <strong>lavoro</strong> venga apprezzata. Un altro<br />

42 percento ha l’impressione soggettiva che i propri preposti apprezzino la sua reperibilità<br />

al di fuori <strong>del</strong>l’orario di <strong>lavoro</strong>. Dunque un 62 percento di dipendenti si sente<br />

rafforzato in maniera esplicita o implicita ad essere reperibile per il <strong>lavoro</strong> durante il<br />

proprio tempo libero.<br />

Il risultato appare chiaro e lampante anche in relazione alla presunta reperibilità<br />

«volontaria» (vedi domanda 06): la cultura <strong>del</strong>l’ambizione <strong>del</strong>le aziende di telecomunicazione<br />

induce i collaboratori a voler essere reperibili durante il tempo libero, anche<br />

se questo non viene loro chiesto in maniera esplicita. Perché soltanto così sono in<br />

grado di soddisfare le aspettative e di raggiungere gli obiettivi di produttività richiesti.


34<br />

Raccomandazioni:<br />

Servono <strong>del</strong>le barriere tecniche per le e-mail<br />

e bisogna sostenere una posizione chiara<br />

Ora bisogna smantellare le aspettative sia esplicite che implicite<br />

riguardo alla reperibilità dei dipendenti, al fine di contrastare<br />

così l’alta sensazione di stress e la continua mancanza di tempo.<br />

S’impongono le seguenti misure:<br />

– Le aziende dovrebbero dichiararsi apertamente a favore di una<br />

separazione netta tra <strong>lavoro</strong> e tempo libero per i collaboratori.<br />

– Le richieste riguardo ad eccezioni da queste linee guida vanno<br />

obbligatoriamente discusse con i rappresentanti <strong>del</strong> personale.<br />

Infatti i singoli dipendenti spesso non ce la fanno a<br />

negare la reperibilità a causa <strong>del</strong>la pressione collettiva.<br />

– Vanno introdotte <strong>del</strong>le barriere tecniche affinché le mail di<br />

<strong>lavoro</strong> possano essere consegnate ai dipendenti soltanto<br />

negli orari normali di <strong>lavoro</strong>.<br />

– I dipendenti non autorizzati a prestare <strong>lavoro</strong> notturno o<br />

domenicale non devono avere accesso all’intranet o al server<br />

<strong>del</strong>le mail durante la notte e la domenica.<br />

– L’orario di <strong>lavoro</strong> basato sulla fiducia non deve portare ad<br />

una messa in discussione <strong>del</strong>la registrazione <strong>del</strong>l’orario.<br />

Va verificata l’efficacia <strong>del</strong>le odierne regolamentazioni sull’orario<br />

di <strong>lavoro</strong> contenute nei contratti collettivi di <strong>lavoro</strong>.


35<br />

È grande la tentazione di evadere<br />

le mail durante il tempo libero,<br />

per poi poter partire subito<br />

in quarta una volta raggiunto il<br />

posto di <strong>lavoro</strong>.<br />

Cornelia Ziehler,<br />

Specialist Business Customers, Sunrise


Lavoro nel tempo libero<br />

37<br />

La tesi:<br />

Il <strong>lavoro</strong> s’infiltra in<br />

tutti gli ambiti <strong>del</strong>la vita<br />

Le forme flessibili di orario di <strong>lavoro</strong> e le nuove tecnologie di<br />

telecomunicazione fanno sì che i lavoratori possano essere attivi<br />

per l’azienda anche al di fuori degli ambienti lavorativi. Il <strong>lavoro</strong><br />

sconfinato invade anche gli ambiti privati <strong>del</strong>la vita. Con ciò<br />

viene limitata la sovranità temporale dei collaboratori e <strong>del</strong>le<br />

loro famiglie. Nel dubbio, le esigenze personali e familiari<br />

soccombono a quelle aziendali.


38<br />

I risultati:<br />

Molti sono disposti a sacrificare<br />

il proprio tempo libero


39<br />

Domanda 08<br />

Quante volte nel 2013 ha sacrificato una parte <strong>del</strong> Suo tempo<br />

libero per il <strong>lavoro</strong>?<br />

non so 2.4 %<br />

mai 11.0 %<br />

0.8 % sempre<br />

10.6 % molto spesso<br />

raramente 19.2 %<br />

24.8 % piuttosto<br />

spesso<br />

piuttosto raramente 31.2 %<br />

Il 36 percento degli intervistati nel 2013 ha sacrificato piuttosto spesso o molto<br />

spesso il tempo libero per il <strong>lavoro</strong>. La parola «sacrificio» è un termine piuttosto forte.<br />

Infatti molti che nel tempo libero rispondono «volontariamente» a <strong>del</strong>le richieste di<br />

<strong>lavoro</strong> non lo ritengono un vero e proprio sacrificio (vedi domanda 06).<br />

Dunque anche da questa prospettiva viene confermato che la disponibilità a rispondere<br />

a <strong>del</strong>le richieste di <strong>lavoro</strong> nel tempo libero viene considerata <strong>del</strong> tutto normale. Da questo<br />

si deduce che i dipendenti a volte non sono proprio consapevoli <strong>del</strong>lo sconfinamento<br />

<strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, perché lo ritengono già normale. Per questo si deve anche presumere che il<br />

rispondere a questioni di <strong>lavoro</strong> durante il tempo libero spesso non viene registrato come<br />

orario di <strong>lavoro</strong> da parte dei lavoratori. Dunque il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>l’orario di <strong>lavoro</strong> basato<br />

sulla fiducia tendenzialmente svantaggia i dipendenti – e favorisce le aziende.


40<br />

Raccomandazioni:<br />

L’orario di <strong>lavoro</strong> basato<br />

sulla fiducia va controllato<br />

– Le aziende devono emettere <strong>del</strong>le direttive nei confronti<br />

dei superiori affinché essi impongano una chiara separazione<br />

tra <strong>lavoro</strong> e tempo libero ai propri sottoposti.<br />

– Se le imprese vogliono continuare a mantenere l’orario di <strong>lavoro</strong><br />

basato sulla fiducia, devono garantire che questo mo<strong>del</strong>lo<br />

non sia a scapito dei dipendenti.<br />

– Ai nuovi collaboratori va fatto presente già alla loro introduzione<br />

che non è gradito che essi lavorino nel tempo libero, ma<br />

che il tempo libero è fatto per riposarsi.


41<br />

Nel dubbio, le esigenze<br />

aziendali urgenti hanno la<br />

priorità su quelle private.<br />

Dolkar Hofmann,<br />

Responsabile Service Desk INI, Swisscom


Tensione psicologica<br />

43<br />

La tesi:<br />

Risulta difficile «staccare la<br />

spina» nel tempo libero<br />

L’intensificazione dal <strong>lavoro</strong> e il dover adempiere mansioni di<br />

<strong>lavoro</strong> nel tempo libero conducono ad una disponibilità permanente<br />

dei dipendenti. Così questi ultimi non possono più distrarsi<br />

mentalmente dal <strong>lavoro</strong>, e non riescono più a «staccare la spina»<br />

nel tempo libero. I problemi di <strong>lavoro</strong> gravano sulla vita privata.<br />

Aumenta il pericolo di malattie psichiche come il burnout.


44<br />

I risultati:<br />

Sono in pericolo il rendimento e la salute


45<br />

Domanda 09<br />

Quanto spesso nel 2013 ha pensato al <strong>lavoro</strong> quando era a casa?<br />

non so 1.8 %<br />

mai 1.1 %<br />

raramente 8.1 %<br />

6.2 % sempre<br />

piuttosto<br />

raramente 17.8 %<br />

29.8 % molto spesso<br />

piuttosto spesso 35.3 %<br />

In totale il 71 percento degli intervistati nel 2013 ha pensato piuttosto spesso, molto<br />

spesso o sempre al <strong>lavoro</strong> durante il tempo libero. Questo è segno <strong>del</strong>lo sconfinamento<br />

<strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>, ma non per forza deve avere un effetto opprimente sui singoli collaboratori.<br />

Per molti dipendenti il <strong>lavoro</strong> costituisce una parte così importante <strong>del</strong>la propria vita<br />

che ci pensano volentieri nel tempo libero. Per il benessere tuttavia conta se questo<br />

pensiero viene percepito più come positivo o negativo, più costruttivo o opprimente.


46<br />

Domanda 10<br />

Se pensa al <strong>lavoro</strong> quando è a casa (vedi domanda 09):<br />

quanto spesso ha percepito questi pensieri come opprimenti?<br />

non so 1.0 %<br />

mai 6.3 %<br />

3.0 % sempre<br />

11.8 % molto spesso<br />

raramente 15.4 %<br />

piuttosto<br />

raramente 32.0 %<br />

30.5 % piuttosto<br />

spesso<br />

Quasi il 45 percento di coloro che pensano al <strong>lavoro</strong> nel tempo libero percepisce questo<br />

pensiero come opprimente piuttosto spesso, molto spesso o sempre. Questo corrisponde<br />

ad una quota <strong>del</strong> 32 percento di tutti i dipendenti. È così alta la percentuale di persone<br />

che si portano a casa i problemi e la cui vita privata viene più o meno compromessa dai<br />

problemi di <strong>lavoro</strong>. Tutti questi collaboratori rischiano in maniera più o meno grave di<br />

ammalarsi psichicamente a causa <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>.


47<br />

Domanda 11<br />

Quanto spesso nel 2013 ha avuto difficoltà a «staccare la spina»?<br />

non so 1.8 %<br />

mai 4.8 %<br />

5.2 % sempre<br />

raramente 14.3 %<br />

18.9 % molto spesso<br />

piuttosto<br />

raramente 25.5 %<br />

29.4 % piuttosto<br />

spesso<br />

Il 54 percento degli intervistati nel 2013 ha avuto difficoltà a «staccare la spina» dopo<br />

il <strong>lavoro</strong>: le risposte sono state piuttosto spesso, molto spesso o sempre. Questo significa<br />

che nel loro tempo libero essi vengono assorbiti involontariamente dal <strong>lavoro</strong>. Anche se<br />

non lo vogliono, essi non riescono a distanziarsi mentalmente dal proprio <strong>lavoro</strong>.<br />

Con ciò si dimostra che lo stress, la pressione dovuta al poco tempo e l’intensificazione<br />

<strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> non sono privi di conseguenze, ma che suscitano pensieri opprimenti<br />

riguardo al <strong>lavoro</strong> anche durante il tempo libero, il che rende più difficile «staccare<br />

la spina» dal <strong>lavoro</strong>.


48<br />

Raccomandazioni:<br />

È richiesto l’impegno degli<br />

specialisti <strong>del</strong>la salute<br />

L’esistenza di un’alta tensione psicolgica correlata al <strong>lavoro</strong> va<br />

considerata come una problematica anche da parte degli<br />

uffici <strong>del</strong> personale. Qui non c’è soltanto in gioco la salute dei<br />

dipendenti, ma anche la loro capacità produttiva. Di conseguenza<br />

appare indiscussa e urgente la necessità di agire.<br />

– L’argomento <strong>del</strong>la tensione psicologica nel tempo libero<br />

riguarda la salute dei collaboratori. In questo senso servono<br />

degli specialisti addetti alla salute (Care Management) che<br />

insieme alle rappresentanze <strong>del</strong> personale analizzano meglio<br />

le ragioni di questo stress elaborando <strong>del</strong>le misure efficaci<br />

per rimuovere queste cause.<br />

– Serve un ombudsman per affrontare le tensioni psicologiche,<br />

gestito dai rappresentanti <strong>del</strong> personale in quanto persone di<br />

fiducia dei dipendenti.<br />

– I superiori vanno formati e aggiornati in modo da poter<br />

sensibilizzare i propri sottoposti verso lo stress psichico e<br />

verso le malattie di origine psicologica.<br />

– Ai superiori va fatto capire che nella gestione dei limiti <strong>del</strong><br />

<strong>lavoro</strong> essi fungono da mo<strong>del</strong>lo – e che essi devono tracciare<br />

questi confini in maniera tale che possano contribuire a<br />

mantenere la salute a lungo termine.


49<br />

Nelle aziende <strong>del</strong> nostro<br />

ramo le tensioni psichiche<br />

costituiscono un grosso<br />

problema.<br />

Pascal Wicht,<br />

Specialista di telecomunicazioni, cablex


Lavorare in malattia<br />

51<br />

La tesi:<br />

Quando ammalarsi diventa un lusso<br />

Aspettative produttive aziendali sempre più alte espongono i<br />

collaboratori ad una pressione sempre maggiore. Questi si sentono<br />

indotti a lavorare anche quando sono malati e quando dunque<br />

dovrebbero restare a casa. Ammalarsi e prendersi dei giorni per<br />

guarire diventa un vero lusso che quasi non ci si può permettere.<br />

Questo porta a trascinarsi dietro la malattia che nuoce alla salute<br />

e che fa aumentare il pericolo di contagio sul posto di <strong>lavoro</strong>.


52<br />

I risultati:<br />

Meglio sfruttare selvaggiamente il<br />

proprio corpo


53<br />

Domanda 12<br />

Quanto spesso nel 2013 ha lavorato in uno stato di salute precario<br />

non idoneo al <strong>lavoro</strong>?<br />

mai 19.4 %<br />

non so 2.0 %<br />

1.0 % sempre<br />

6.9 % molto spesso<br />

15.6 % piuttosto spesso<br />

raramente 25.2 %<br />

29.9 % piuttosto raramente<br />

Il 23 percento dei dipendenti nel 2013 ha lavorato piuttosto spesso o molto spesso anche<br />

quando era malato. Questa percentuale risulta ancora più alta se si considera che una<br />

parte <strong>del</strong>l’organico nel 2013 non si è mai ammalata. Un altro 55 percento dei collaboratori<br />

ha lavorato piuttosto raramente o molto raramente quando era malato. L’indagine<br />

dimostra che è diventato più o meno normale recarsi al <strong>lavoro</strong> anche malati. Con ciò<br />

aumenta il pericolo di contagio, il che non può certo essere nell’interesse <strong>del</strong>l’azienda.<br />

È vero che la maggior parte <strong>del</strong>le aziende dispone di un sistema di gestione <strong>del</strong>la salute.<br />

Ma nella pratica i cosiddetti «colloqui sulla salute» (Swisscom) non proteggono i collaboratori<br />

dallo sfruttamento selvaggio <strong>del</strong> proprio fisico. Chi richiede un colloquio <strong>del</strong><br />

genere, dimostra di essere debole – e rischia di essere penalizzato. La paura di perdere<br />

il posto o di ricevere una cattiva valutazione <strong>del</strong>le proprie prestazioni sembra prevalere<br />

sulla convinzione che un corpo malato ha bisogno di riposo.


54<br />

Raccomandazioni:<br />

Va migliorato il sistema<br />

di gestione <strong>del</strong>la salute<br />

– L’applicazione <strong>del</strong>la gestione aziendale <strong>del</strong>la salute va discussa<br />

in maniera approfondita e ridefinita con i partner sociali e<br />

con i rappresentanti <strong>del</strong> personale.<br />

– Si raccomanda di attuare una campagna di sensibilizzazione<br />

secondo cui chi è malato deve restare a casa – anche soltanto<br />

per non diffondere il virus in ufficio.<br />

– Va rielaborata la gestione <strong>del</strong>la salute in aziende. Chi manifesta<br />

problemi di salute ha diritto alla tutela <strong>del</strong>la personalità<br />

e di non essere penalizzato a causa <strong>del</strong>la sua «nudità».<br />

– Quando si assumono e si perfezionano dei preposti in futuro<br />

bisognerà dare più peso alla loro competenza sociale.


55<br />

Chi si ammala abbandona i propri<br />

colleghi. Chi mai vorrebbe<br />

assumersi questa responsabilità?<br />

Danilo Ravelli,<br />

Elettricista per reti, cablex


Mancanza di organico<br />

57<br />

La tesi:<br />

La mancanza di personale viene tollerata<br />

Una volta le aziende erano più attente ad inserire bene un dipendente<br />

in una nuova funzione e che la sua sostituzione fosse<br />

regolata in maniera seria. Ora nel corso <strong>del</strong>le strategie di<br />

massimizzazione dei profitti e di intensificazione <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> le<br />

sostituzioni vengono cancellate, i periodi di avviamento accorciati<br />

e le persone che se ne vanno non vengono sostituite affatto<br />

oppure vengono sostituite con gravi ritardi. Le conseguenze<br />

di questa mancanza di organico sono molteplici e sono già state<br />

studiate nell’ambito di quest’inchiesta: sensazione di stress,<br />

pressione temporale, fretta, sovraccarico permanente, ore straordinarie<br />

accumulate o <strong>lavoro</strong> in malattia.


58<br />

I risultati:<br />

Ne è colpita la maggioranza dei reparti<br />

La si può girare come si vuole.<br />

Alla fine ci sono troppe poche<br />

persone per smaltire il troppo<br />

<strong>lavoro</strong>.<br />

Pascal Bassu,<br />

Process Manager, Swisscom


59<br />

Domanda 13<br />

Quanto spesso nel 2013 ha lavorato oltre l’orario giornaliero di<br />

<strong>lavoro</strong> concordato?<br />

non so 2.5 %<br />

mai 1.4 %<br />

raramente 6.5 %<br />

6.3 % sempre<br />

piuttosto<br />

raramente 22.3 %<br />

28.7 % molto spesso<br />

piuttosto spesso 32.3 %<br />

Il 67 percento degli intervistati nel 2013 ha lavorato piuttosto spesso, molto spesso o<br />

sempre oltre l’orario giornaliero concordato. Dunque il loro orario di <strong>lavoro</strong> è calcolato<br />

troppo stretto e si mangia regolarmente il tempo libero. Rimane incerto quanto <strong>del</strong><br />

<strong>lavoro</strong> extra prestato tutti i giorni venga effettivamente registrato o prestato gratuitamente<br />

al fine di soddisfare aspettative produttive e obiettivi.<br />

Con ciò si dimostra che la disposizione centrale nei contratti collettivi di <strong>lavoro</strong>, secondo<br />

cui al giorno vanno lavorate in media 8 ore, non viene rispettata nella maggior parte<br />

dei rapporti di <strong>lavoro</strong>. Gli orari di <strong>lavoro</strong> cumulati dei dipendenti non bastano per far<br />

fronte alla mole di <strong>lavoro</strong>.


60<br />

Domanda 14<br />

Come giudica le seguenti affermazioni in relazione all’anno<br />

lavorativo 2013?<br />

Corrisponde perfettamente|corrisponde abbastanza|piuttosto non corrispondente|<br />

per niente corrispondente|non so<br />

Le ore straordinarie e i saldi di orario flessibile sono difficili da a recuperare.<br />

25 % 32 % 25 % 10 % 7 %<br />

Se faccio degli straordinari in genere posso recuperarli soltanto nei tre mesi successivi.<br />

16 %<br />

34 % 26 % 15 % 8 %<br />

Per raggiungere i miei obiettivi devo fare degli straordinari.<br />

11 %<br />

33 % 30 % 21 % 5 %<br />

Nel mio <strong>lavoro</strong> mi sento spesso sotto pressione, se voglio raggiungere i miei obiettivi.<br />

16 % 38 % 29 % 12 %<br />

5 %<br />

0 % 10 % 20 % 30 % 40 % 50 % 60 % 70 % 80 % 90 % 100 %<br />

I risultati lo dimostrano: molti intervistati non riescono a recuperare gli straordinari<br />

e i saldi <strong>del</strong>l’orario flessibile in tempo utile, senza che si accumuli troppo <strong>lavoro</strong> o<br />

che altri debbano svolgere il proprio <strong>lavoro</strong>. Spesso i dipendenti possono raggiungere i<br />

propri obiettivi soltanto prestando <strong>del</strong>le ore straordinarie di <strong>lavoro</strong>.<br />

Dunque vengono confermate numerose tesi e cognizioni di questa indagine. Ed è<br />

evidente che un numero molto alto di dipendenti non si ritiene in grado di svolgere il<br />

<strong>lavoro</strong> durante il monte ore concordato. Le alte prescrizioni riguardo agli obiettivi e<br />

alle prestazioni risultano essere irrealistiche nella quotidianità lavorativa e fondamentalmente<br />

irragionevoli. Molti collaboratori non riescono a compensare in tempo utile i<br />

loro straordinari cadendo dunque in una spirale di carico lavorativo. Le aziende di telecomunicazione<br />

infrangono gli accordi sull’orario di <strong>lavoro</strong> come anche il proprio dovere<br />

di assistenza nei confronti dei loro dipendenti.


61<br />

Domanda 15<br />

Quanto spesso nel 2013 ha avuto l’impressione di essere sotto<br />

stress a causa <strong>del</strong>la mancanza di personale?<br />

non so 7.8 %<br />

mai 2.0 %<br />

raramente 5.2 %<br />

7.5 % sempre<br />

21.4 % molto spesso<br />

piuttosto<br />

raramente 18.3 %<br />

37.9 % piuttosto spesso<br />

Il 67 percento degli intervistati ha l’impressione di essere stato sovraccaricato nel 2013<br />

a causa <strong>del</strong>la mancanza di organico piuttosto spesso, molto spesso o sempre. Solo il<br />

2 percento afferma che non è mai successo. La mancanza di personale è un dato di fatto.<br />

Alla domanda da cosa venga causata questa mancanza di organico, gli intervistati danno<br />

le seguenti risposte (in questo ordine): maggior volume di <strong>lavoro</strong>, in quanto lo stesso<br />

<strong>lavoro</strong> deve esere svolto da meno collaboratori; chi se ne va non viene sostituito; i posti<br />

supplementari necessari non sono stati creati; impasse di reclutamento; carico di<br />

<strong>lavoro</strong> crescente attraverso l’assegnazione di nuovi compiti; sostituzioni o pianificazione<br />

<strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> insufficienti.<br />

Le risposte dimostrano che le cause <strong>del</strong>la mancanza di personale sono variegate. E che<br />

le misure contro la mancanza di organico vanno pianificate in maniera sistematica e<br />

unitaria. Non serve a niente combattere solo i sintomi.


62<br />

Domanda 16<br />

Ha l’impressione che nel Suo reparto nel 2013 fosse assunto<br />

troppo poco personale?<br />

non so 11.6 %<br />

no 32.7 %<br />

55.8 % sì<br />

Quasi il 56 percento degli intervistati dichiara che nel 2013 nel proprio reparto c’era<br />

troppo poco personale. In questo senso la mancanza di organico non costituisce un<br />

problema sporadico che si presenta davanti ad eventi eccezionali in singoli reparti, ma<br />

un problema sistematico che viene tollerato dalle aziende al fine di tenere la produttività<br />

lavorativa il più alta possibile e per intensificare sempre di più il <strong>lavoro</strong>.


63<br />

Raccomandazioni:<br />

Serve più forza <strong>lavoro</strong><br />

Il ricorrere ad un numero insufficiente di lavoratori per un carico<br />

di <strong>lavoro</strong> eccessivo, a breve termine favorisce gli indicatori finanziari,<br />

ma a lungo termine ne soffre la sostanza <strong>del</strong>le im prese che è<br />

rappresentata dai dipendenti. Sono necessarie le seguenti misure:<br />

– nella maggior parte <strong>del</strong>le aziende serve più personale per<br />

evadere la mole di <strong>lavoro</strong>.<br />

– Chi se ne va deve essere sostituito sistematicamente e vanno<br />

garantite le supplenze.<br />

– Dove vengono cancellati degli impieghi rispettivamente va<br />

ridotto anche il volume di <strong>lavoro</strong>.<br />

– La mancanza di organico deve diventare un argomento<br />

centrale nei colloqui tra i partner sociali, il problema variconosciuto<br />

come tale e la pianificazione personale strategica<br />

adeguata di conseguenza.<br />

– Va esteso l’obbligo di registrare l’orario di <strong>lavoro</strong> e i saldi<br />

degli straordinari vanno limitati, coinvolgendo i rappresentanti<br />

<strong>del</strong> personale.<br />

– Le violazioni contro la legge sul <strong>lavoro</strong> vanno segnalate<br />

obbligatoriamente al superiore, all’ufficio <strong>del</strong> personale e ai<br />

rappresentanti <strong>del</strong> personale. Soprattutto se queste violazioni<br />

riguardano le regole sull’orario di <strong>lavoro</strong>.


Mancanza di perfezionamento<br />

65<br />

La tesi:<br />

La realtà non soddisfa le esigenze<br />

Le aziende di telecomunicazione esigono dai propri collaboratori<br />

che essi si perfezionino costantemente, al fine di essere<br />

all’altezza <strong>del</strong>le nuove sfide nel mondo <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>. Il che suona<br />

molto bene a parole ma è poco soddisfacente in realtà.<br />

I dipen denti vengono promossi, trasferiti o confrontati con nuove<br />

tecnologie senza una sufficiente formazione o un sufficiente<br />

aggiornamento. L’offerta di perfezionamento per i dipendenti non<br />

basta. Inoltre le altissime esigenze di aggiornamento contrastano<br />

con la dilagante mancanza di personale.


66<br />

I risultati:<br />

È più facile esigere che incentivare<br />

il perfezionamento<br />

Il perfezionamento è efficace<br />

soltanto se supera la prova<br />

pratica. Altrimenti è inutile.<br />

Sébastien Bourquin,<br />

ICT Trainer, Swisscom


67<br />

Domanda 17<br />

Quante volte nell’anno 2013 ha dovuto assumere una nuova<br />

funzione o un nuovo <strong>lavoro</strong> senza disporre <strong>del</strong>le sufficienti<br />

conoscenze tecniche?<br />

mai 15.0 %<br />

non so 3.7 %<br />

1.4 % sempre<br />

7.5 % molto spesso<br />

21.2 % piuttosto<br />

spesso<br />

raramente 18.6 %<br />

32.5 % piuttosto raramente<br />

Il 30 percento degli intervistati nel 2013 ha dovuto piuttosto spesso, molto spesso<br />

o sempre assumere una nuova funzione o un nuovo <strong>lavoro</strong> senza avere le sufficienti<br />

nozioni tecniche. Inoltre un terzo dei collaboratori non dispone <strong>del</strong>la sufficiente<br />

formazione o <strong>del</strong> sufficiente perfezionamento per soddisfare le esigenze richieste.<br />

Una simile lacuna di qualifica può condurre a far sentire oberati questi lavoratori.


68<br />

Domanda 18<br />

Nel 2013 ha frequentato almeno un aggiornamento professionale?<br />

non so 2.6 %<br />

no 47.8 %<br />

49.7 % sì<br />

Solo poco più <strong>del</strong>la metà dei dipendenti ha potuto frequentare almeno un aggiornamento<br />

professionale nel 2013. Questa percentuale è inferiore a quella che la Swisscom<br />

ha dichiarato di voler raggiungere in occasione <strong>del</strong>le trattative per il contratto collettivo<br />

di <strong>lavoro</strong> 2013. Questa aliquota urta anche contro l’offensiva di perfezionamento tanto<br />

proclamata nel ramo.


69<br />

Domanda 19<br />

Come giudica il numero di aggiornamenti professionali<br />

frequentati nel 2013?<br />

non so 17.9 %<br />

troppo alto<br />

(ne servirebbero di meno)<br />

1,2 %<br />

39.1 % troppo basso<br />

(ne servirebbero<br />

di più)<br />

sufficiente 41.8 %<br />

Per il 42 percento dei dipendenti la quantità di formazione e aggiornamento è stata<br />

sufficiente, per il 39 percento troppo bassa. Con questo viene dimostrato che le strategie<br />

di perfezionamento nelle aziende sono inconsistenti. L’aggiornamento continuo viene<br />

propagato e implementato negli obiettivi ma non reso possibile sufficientemente.<br />

Un sorprendente 18 percento degli intervistati non ha un’opinione a riguardo, una percentuale<br />

molto più alta che nelle altre domande. Questa indifferenza lascia presumere<br />

che l’argomento <strong>del</strong> perfezionamento sia contraddittorio per i dipendenti. I commenti<br />

sulle schede forse ne spiegano il motivo. Gli aggiornamenti sono graditi ma considerati<br />

un impegno supplementare a causa <strong>del</strong>l’alto carico lavorativo.<br />

Di conseguenza prima di poter mettere in pratica l’aggiornamento continuo andrebbe<br />

eliminata la mancanza di organico.


70<br />

Domanda 20<br />

Quanto Le sono serviti gli aggiornamenti per il Suo <strong>lavoro</strong>?<br />

6.7 % moltissimo<br />

non so 30.8 %<br />

16.3 % molto<br />

pochissimo 4.0 %<br />

poco 4.4 %<br />

24.3 % abbastanza<br />

piuttosto poco 13.5 %<br />

Solo una scarsa metà dei dipendenti riconosce l’utilità degli aggiornamenti assolti per il<br />

proprio <strong>lavoro</strong>. Da notare nuovamente che il 28 percento non esprime nessuna opinione<br />

a riguardo. Probabilmente per il fatto che l’utilità è stata neutralizzata dal danno:<br />

montagne di <strong>lavoro</strong> accumulate al rientro dopo il perfezionamento. L’utilità piuttosto<br />

scarsa <strong>del</strong> perfezionamento indica che le strategie di formazione e di aggiornamento<br />

non coprono a sufficienza le esigenze di perfezionamento dei collaboratori facendo<br />

utilizzare in maniera poco efficiente le risorse di perfezionamento.


71<br />

Raccomandazioni:<br />

Creare spazio per l’aggiornamento<br />

– Le aziende devono garantire la formazione e il perfezionamento.<br />

Dalle relative promesse nei contratti collettivi di<br />

<strong>lavoro</strong> va dedotto un diritto individuale ad essi.<br />

– i dipendenti devono ricevere un conto risparmio formazione a<br />

libera disposizione. Se il credito annuale non viene consumato<br />

viene trasferito all’anno successivo.<br />

– Le rappresentanze <strong>del</strong> personale devono essere coinvolte<br />

nell’elaborazione e nell’applicazione di strategie formative<br />

e di aggiornamento, al fine di individualizzarle meglio sulle<br />

esigenze dei lavoratori.<br />

– Le aziende devono tener conto <strong>del</strong>le esigenze di formazione e<br />

di perfezionamento nei profili professionali e nelle stato <strong>del</strong><br />

personale. La formazione e il perfezionamento hanno bisogno<br />

di calma e di tempo, due fattori che non ci possono essere se<br />

non si combatte la mancanza di organico.<br />

– Se i collaboratori assumono nuove funzioni, ove possibile<br />

vanno qualificati prima e le job description adeguate di conseguenza.<br />

Va concesso anche il diritto ad un periodo di introduzione<br />

al nuovo <strong>lavoro</strong>.


Impressum<br />

Editore<br />

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Testo & Layout<br />

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Tiratura<br />

Sindacato syndicom, settore Telecom / IT<br />

Monbijoustrasse 33, 3011 Berna<br />

onlineumfragen.com GmbH, Alpnach (presso Lucerna)<br />

komform GmbH, Liebefeld<br />

www.komform.ch<br />

Fotolia (immagini simbolo), Jens Friedrich (Ritratti)<br />

gdz AG, Zürich<br />

1 000 copie<br />

Berna, febbraio / maggio 2015


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