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․01


Il mistero di Deep Lake<br />

Carolyn Wells<br />

traduzione e introduzione<br />

di Giuseppe Pascarelli<br />

EDIZIONI GRENELLE


indice<br />

<br />

introduzione<br />

Il mistero di Deep Lake<br />

3 <br />

15 <br />

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201 <br />

213


introduzione<br />

Il consumo del mistero.<br />

La forza perturbante della letteratura popolare<br />

di Giuseppe Pascarelli<br />

Proporre, nell’ambito di una collana di narrativa che percorre<br />

le strade dell’insolito e dell’inedito letterario, una deriva<br />

nei territori del mistero, del genere poliziesco e del thriller non<br />

risponde al semplice principio del piacere, alla volontà di annoverare<br />

in catalogo dei titoli che piacciono – e pochi libri come i<br />

gialli raccolgono lettori tanto diversi e diversamente accaniti. C’è<br />

qualcosa di più: la necessità di dotarsi di uno strumento, in parte<br />

eccentrico, di lettura di un mondo e un tempo da poco trascorsi.<br />

Il “giallo”, così conosciuto in Italia a partire dagli anni Venti –<br />

quando apparve il primo volume della collana Mondadori – e poi<br />

declinato in una miriade di sottogeneri e rivoli narrativi, come<br />

molti prodotti culturali dell’epoca, riflette il profondo mutamento<br />

occorso nei primi decenni del sec., quando la rutilante velocità<br />

dei nuovi mezzi di trasporto e di comunicazione introdusse<br />

l’Occidente nell’era del progresso tecnologico su scala industriale,<br />

delle guerre mondiali, della nascita delle ideologie politiche e delle<br />

avanguardie artistiche. In questo periodo di speculazioni monetarie<br />

e di dematerializzazione dell’economia si assisteva inoltre<br />

all’esuberante accrescimento della mole delle informazioni e<br />

della capacità di creare immaginari di cartone, incredibilmente<br />

attrattivi e fatalmente fasulli, quasi che al crollo dell’economia<br />

reale, con cui si inaugura il nuovo secolo, dovesse corrispondere<br />

un surrogato narrativo tranquillizzante, entusiasmante, in ogni<br />

caso in grado di dislocare desideri, forze e attenzioni delle masse.


II<br />

Il mistero di Deep Lake<br />

Si trattò di un vasto processo di secolarizzazione che interessò<br />

molti campi, non ultimo l’orizzonte estetico, attraversato da una<br />

profonda cesura tanto nei confronti dei residui di universalismo<br />

romantico – e il suo legame con la natura, con la storia e i suoi<br />

archetipi – quanto nei riguardi della classica struttura piramidale<br />

delle arti e delle scienze di origine rinascimentale. I dettami del<br />

mercato, quali nuove forze in grado di determinare le inclinazioni<br />

di gusto e di promuovere profondi cambiamenti antropologici<br />

– la trasformazione di una larga fetta della popolazione mondiale<br />

nella strana genìa dei consumatori – non potevano non influenzare<br />

le varie forme espressive, tra cui i libri di grande consumo,<br />

quali furono quelli della cosiddetta giallistica.<br />

E dove poteva realizzarsi questo millenaristico programma<br />

se non negli Stati Uniti? Il migliore dei mondi possibili – almeno<br />

quale doveva apparire all’Europa, che era stata la culla del<br />

“bello” ma appariva già un continente stanco, incapace di evitare<br />

gli orrori di una guerra mondiale e l’esperienza devastante<br />

dei regimi autoritari.<br />

All’arte fu così richiesto di adeguarsi a un nuovo ethos del quotidiano,<br />

che aveva bisogno di nuove forme e nuove modalità di<br />

fruizione, distribuzione e consumo. Si trattò di un fenomeno di<br />

livellamento dei linguaggi e di adeguamento delle forme espressive<br />

ai valori dell’intrattenimento permanente – un paesaggio<br />

estetico che ancora oggi non trova requie.<br />

Il dissidio, così delineato, tra contenuto e forme espressive si<br />

tradusse in una decisa demarcazione tra generi cosiddetti “alti”,<br />

implicanti complessi e sofisticati riferimenti culturali e di gusto,<br />

patrimonio di una ristretta cerchia di fruitori, e quelli “bassi”, più<br />

immediatamente “consumabili” perché “costruiti” enfatizzando<br />

il momento passionale, sentimentale, quello della “novità”, della<br />

gioia immediata, il desiderio di evasione, di emozioni forti, di stupore,<br />

appagando le esigenze morali più elementari. Un packaging<br />

dell’interiorità precostituito, insomma. Fu così che il romanzo<br />

poliziesco venne annoverato tra i generi minori o di consumo.<br />

Tralasciando le ben note critiche opposte a una simile visione<br />

elitaria della cultura – a partire da quella gramsciana –, va notato,


introduzione · Il consumo del mistero<br />

III<br />

invece, un problema sostanziale: quello relativo alla qualità delle<br />

nuove forme espressive della cultura di massa in relazione al<br />

tempo loro concesso dal mercato, secondo il canone che misura<br />

“redditività” e durata dei prodotti, anche culturali, in base a parametri<br />

quantitativi. Su questo specifico punto si confrontarono<br />

riflessioni diverse: quanti, con spirito profetico, avevano già avuto<br />

la visione dello scenario futuro, e quanti vissero direttamente<br />

gli esiti di questa apertura/scontro dell’arte con l’altro da sé, con<br />

il feticismo delle merci e con la trama del quotidiano che l’arte,<br />

necessariamente, è chiamata a rappresentare – da Baudelaire ad<br />

Alexis de Tocqueville, dagli esuli americani della Scuola di Francoforte<br />

a Walter Benjamin.<br />

Gli esiti di queste riflessioni furono contrastanti, oscillando<br />

tra visioni apocalittiche e speranze di rifondazione, tra constatazione<br />

della riduzione dell’arte a mera testimonianza solitaria<br />

dei risultati della barbarie e investimento nel ruolo potenzialmente<br />

positivo delle avanguardie artistiche, tra impossibilità<br />

di un’arte libera, nella generale eterodirezione, omologazione e<br />

conformismo di massa assicurata dall’industria culturale, e ruolo<br />

di emancipazione della stessa cultura di massa offerto proprio<br />

grazie alla tecnologia.<br />

<br />

Il romanzo di Carolyn Wells Il mistero di Deep Lake (Deep Lake<br />

Mistery) – che non risulta essere stato mai tradotto in italiano –<br />

rappresenta dunque un interessante caso di studio per verificare<br />

la validità delle ipotesi di asservimento della letteratura alle regole<br />

del mercato.<br />

I tentativi di accreditare la letteratura poliziesca, o del mistero,<br />

presso il grande pubblico iniziarono ben prima della Wells. Cominciò<br />

quello che viene considerato l’ideatore del genere, Edgar<br />

Allan Poe, con i libri I Delitti della Rue Morgue (1841), Il mistero di<br />

Marie Roget (1842) e La lettera rubata (1845). Seguirono, in pieno positivismo,<br />

la francese Émile Gaboriau (L’affare Lerouge, il cui protagonista<br />

è il celebre commissario Lecoch); Wilkie Collins (La pietra


IV<br />

Il mistero di Deep Lake<br />

di luna); Fergus Hume (The mystery of a Hansom Cab) e Sir. Arthur<br />

Conan Doyle. I tempi, però, non erano maturi; nonostante questi<br />

sforzi la bassa scolarizzazione limitò di molto le aspirazioni generaliste<br />

del romanzo poliziesco. Fu solo con la nascita dell’industria<br />

culturale, a inizio Novecento, che la pubblicità e l’editoria furono<br />

chiamate a fare i conti, al pari delle altre iniziative industriali, con<br />

la necessità di rispondere a una maggiore domanda di consumo<br />

culturale, aumentando di conseguenza le tirature e facendosi, peraltro,<br />

veicolo di visioni del mondo e ideologie funzionali all’intero<br />

meccanismo capitalistico di direzione del sistema sociale. Questo<br />

aspetto contraddittorio, che vede un genere letterario costituirsi<br />

quale prodotto di consumo perfettamente funzionale e integrante,<br />

e che, allo stesso tempo, permette di considerare un libro quale<br />

sottile grimaldello per intravvedere spazi di libertà all’interno del<br />

sistema culturale novecentesco, costituisce uno dei dati di maggiore<br />

interesse e di rivalutazione del romanzo di Carolyn Wells.<br />

Infatti, pur essendo un poliziesco evidentemente rivolto a un<br />

pubblico di massa, il romanzo non rinuncia a sollecitare l’autonomia<br />

del giudizio critico del lettore, garantendosi, inoltre, dal punto<br />

di vista autoriale, margini di autonomia in termini di ideazione,<br />

ambientazione e conduzione della vicenda. Come a dire che il mercato,<br />

con le sue regole e possibilità, pur essendo una forza decisiva<br />

nell’aprire l’editoria a una vastità di consumi e audience, non riesce<br />

ad attuare, almeno in questa sua fase iniziale, un controllo capillare<br />

e generalizzato della massa di fruitori e creatori. Così, dall’impianto<br />

narrativo del libro alle scelte dell’ambientazione, dal particolare<br />

momento storico in cui fu scritto al confronto con altri autori e con<br />

il resto della produzione della stessa scrittrice, estremamente prolifica<br />

e con incursioni in diversi generi letterari, tutto in questo romanzo<br />

sembra suggerire qualcosa di atipico nell’ambito del genere,<br />

determinando una discreta, ma alla lunga concreta, perturbazione.<br />

Ugualmente di grande interesse è l’occasione offerta da Il mistero<br />

di Deep Lake quale viatico per compiere un viaggio dentro<br />

il genere poliziesco, ben prima del suo articolarsi in tutta una<br />

serie di sottogeneri, che vanno dalla mistery story alla spy story,<br />

all’hard-boiled, al whodunit, al cozy thriller, fino alla nascita del


introduzione · Il consumo del mistero<br />

V<br />

noir, un vero genere autonomo, che segna un profondo mutamento<br />

all’interno del “giallo” facendolo diventare gradualmente<br />

qualcosa di molto diverso da quello che era agli inizi. Curiosamente,<br />

tra l’altro, il romanzo della Wells appare appena l’anno<br />

prima della pubblicazione, in Italia, del primo Giallo Mondadori<br />

(La strana morte del signor Benson, di S.S. Van Dine), che segna<br />

l’ingresso nel nostro paese del termine “giallo” e della letteratura<br />

così identificata.<br />

Carolyn Wells (18 giugno 1862, Rahway, New Jersey – 26<br />

marzo 1942, New York) visse proverbialmente tra i libri. Affetta<br />

da sordità, intrattenne con la parola scritta un rapporto speciale<br />

facendone lo strumento primo di mediazione col mondo. Possedeva<br />

una notevole collezione di volumi, in particolare la più completa<br />

selezione di opere di Walt Whitman. Terminati gli studi<br />

trovò lavoro nel suo paese natale come bibliotecaria. Sposò Hadwin<br />

Houghton, erede dell’impero editoriale Houghton-Mifflin.<br />

Fu un’autrice molto prolifica scrivendo un numero notevole (più<br />

di 170) tra romanzi del mistero, poesie (con una speciale predilezione<br />

per il limerick), libri per bambini e libri umoristici.<br />

Gli anni Venti e Quaranta del Novecento, quelli della maturità<br />

della Wells, sono anni caratterizzati da una forte presenza<br />

femminile nel mondo della letteratura poliziesca, che continuerà<br />

fino ad oggi. Se l’Inghilterra può definirsi la culla delle scrittrici<br />

di gialli, da Agatha Christie a Daphne du Maurier, dalla scozzese<br />

Josephine Tey a Dorothy L. Sayers, da Mary Stewart alle più recenti<br />

Carolyn Graham e Ruth Rendell, è soprattutto in America<br />

che questo genere si sviluppa, a partire da Anna Katharine Green<br />

e, appunto, dalla Wells, per arrivare a Craig Race, Donna Leon,<br />

Patricia Highsmith, Patricia Cornwell, Mary Higgins Clark, Elizabeth<br />

George, Kathy Reichs, Tess Gerritsen, Karin Slaughter (e<br />

l’elenco potrebbe continuare).<br />

<br />

Si è detto dei caratteri stranianti presenti nel romanzo della<br />

Wells; una differenza specifica che distacca questo libro tanto

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