Missionario 2_2018
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In principio era la Parola<br />
di Stefano Senaldi<br />
Donne dell’antica alleanza<br />
2. Le madri e la sorella di Mosè<br />
(Esodo 2,1-10)<br />
1<br />
Un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in<br />
moglie una discendente di Levi.<br />
2<br />
La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello<br />
e lo tenne nascosto per tre mesi. 3 Ma non potendo tenerlo<br />
nascosto più oltre, prese per lui un cestello di papiro,<br />
lo spalmò di bitume e di pece, vi adagiò il bambino e lo<br />
depose fra i giunchi sulla riva del Nilo.<br />
4<br />
La sorella del bambino si pose a osservare da lontano<br />
che cosa gli sarebbe accaduto.<br />
5<br />
Ora la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno,<br />
mentre le sue ancelle passeggiavano lungo la sponda del<br />
Nilo. Ella vide il cestello fra i giunchi e mandò la sua<br />
schiava a prenderlo. 6 L’aprì e vide il bambino: ecco, il<br />
piccolo piangeva. Ne ebbe compassione e disse: «È un<br />
bambino degli Ebrei». 7 La sorella del bambino disse allora<br />
alla figlia del faraone: «Devo andare a chiamarti<br />
una nutrice tra le donne ebree, perché allatti per te il<br />
bambino?». 8 «Va’», rispose la figlia del faraone. La fanciulla<br />
andò a chiamare la madre del bambino.<br />
9<br />
La figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino<br />
e allattalo per me; io ti darò un salario». La donna<br />
prese il bambino e lo allattò.<br />
10<br />
Quando il bambino fu cresciuto, lo condusse alla figlia<br />
del faraone.<br />
Egli fu per lei come un figlio e lo chiamò Mosé, dicendo:<br />
«Io l’ho tratto dalle acque!».<br />
Nel numero precedente abbiamo preso in considerazione<br />
il racconto dell’oppressione degli israeliti in Egitto e il coraggioso<br />
comportamento di due levatrici ebree di fronte<br />
alle angherie del faraone (Esodo 1,8-22). Continuiamo<br />
con la lettura del capitolo successivo che ci narra la nascita<br />
di Mosè, il grande liberatore e legislatore di Israele.<br />
In un clima drammatico di persecuzione e di pulizia<br />
etnica, la vita e la speranza continuano a sussistere tra<br />
gli ebrei, seppur nel nascondimento: una donna vuole<br />
salvare il proprio figlio dal massacro. Il fatto poi che il<br />
bimbo sia anche ‘bello’ (del resto, quale bimbo è brutto<br />
agli occhi di sua madre?), spinge la madre a tentare<br />
il tutto e per tutto in difesa della vita. È un momento<br />
tragico per lei che deve distaccarsi dal figlio. Una piccola<br />
‘arca’, che assomiglia a quella di Noè, diventa l’espediente<br />
con cui ella si impegna con cura per sottrarre il<br />
piccolo alla morte.<br />
Al v. 4 spunta la sorella, di cui non si dà il nome e che<br />
decide di non abbandonare ciecamente il fratellino alla<br />
sua sorte, ma di vedere cosa possa succedergli. Fa dunque<br />
da sentinella per vigilare ed eventualmente proteggerlo<br />
dal pericolo.<br />
La terza donna del racconto, la figlia del faraone, scende<br />
al Nilo, il fiume sacro degli antichi egizi, facendo probabilmente<br />
un atto di culto per ingraziarsi la benevolenza<br />
del dio della fertilità. Comprendiamo allora la sua straordinaria<br />
accoglienza nei riguardi del bimbo che viene a lei<br />
nel cestello: è dettata dalla sua religiosa devozione in ringraziamento<br />
per il dono che offre il fiume, fonte della vita<br />
e della fecondità dei campi. Questa figlia non assomiglia<br />
certamente al padre: ha compassione del bimbo, anche se<br />
ne conosce l’identità di straniero, e lo accoglie come suo,<br />
trasgredendo così l’editto di sterminio del faraone.<br />
La sorella inventa lo stratagemma della nutrice, inter-<br />
6 marzo - aprile <strong>2018</strong>