VNM Dicembre 2015

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ENTI ISTITUZIONI Un lifting per il Cavalcaselle Rinnovato e ampliato, il museo degli affreschi ha riaperto a novembre Dal 15 novembre è stato riaperto, dopo essere stato rinnovato e ampliato, il Museo degli Affreschi Cavalcaselle. Sede del museo è l’area dell’ex convento di San Francesco al Corso, dove si trova anche la celebre Tomba di Giulietta, con annessi spazi adibiti a verde e all’esposizione di reperti lapidei. Il nuovo percorso espositivo, grazie a spazi sapientemente recuperati, integra la grande raccolta di affreschi, presenti nel sito sin dal 1973, con importanti opere del Medioevo e del Rinascimento, realizzate sempre con la tecnica a fresco. Ad accogliere il visitatore nel chiostro sono collocate sei statue provenienti dal recinto delle Arche Scaligere, qui riunite al fine di creare un ideale dialogo con i pezzi trecenteschi esposti nelle sale superiori del museo. Proseguendo, mediante un percorso cronologico, il nuovo museo consente di compiere un viaggio attraverso i secoli nella città dipinta. Partendo dall’anno Mille, in un suggestivo piccolo ambiente sono esposti frammenti lapidei e architettonici, iscrizioni, capitelli, mensole e patere di grande valore storico e decorativo, provenienti da edifici religiosi distrutti. Nell’adiacente salone sono esposti gli imponenti sottoarchi con ritratti di imperatori romani, provenienti dal Palazzo scaligero di Cansignorio, affrescati da Altichiero a partire dal 1364 e staccati nel 1967. Dopo un accurato restauro, eseguito dal laboratorio di restauro della Soprintendenza per le Belle Arti e il Paesaggio delle province di Verona, Rovigo e Vicenza, i sottoarchi sono ora presentati con un particolare sistema a sospensione che ne consente una lettura dal basso simile a quella che il ciclo aveva originalmente. Poco lontano, una monumentale Crocifissione e affreschi trecenteschi provenienti dal chiostro di Santa Eufemia, dalla chiesa di Santa Felicita e da altre chiese veronesi. Infine il lungo fregio continuo, affrescato da Jacopo Ligozzi e bottega (1547-1627), raffigurante la Cavalcata di Carlo V e Clemente VII a Bologna nel 1530. Esso è costituito da tredici grandi elementi che compongono un ciclo di circa trenta metri lineari. Dieci di tali elementi vengono presentati nella fascia sommitale della parete, a richiamare l’antica collocazione, mentre tre elementi contigui sono abbassati all’altezza dello sguardo dello spettatore, per consentirne un più diretto apprezzamento, con riferimento alle fonti grafiche che li ispirarono. Da questo punto in avanti il percorso museale si connette con quello esistente continuando il racconto della città dipinta con altri preziosi affreschi, affiancati da dipinti, bozzetti, ceramiche. 11
Per non dimenticare Arsia Commemorata la più grande tragedia mineraria italiana, datata 1940 ATTIVITà ASSOCIATIVA Una delegazione dei Veronesi nel Mondo composta dal presidente Fernando Morando, dal vicepresidente Benito Marchetti e dal segretario Paolo Marconi si è recata il 4 novembre ad Arsia, in Croazia, per commemorare la più grande tragedia mineraria italiana in cui, il 28 febbraio 1940, perirono 185 lavoratori italiani, tra cui alcuni veneti. All’ingresso della miniera di Arsia é scritto “Buona fortuna”-”Sretno”: era il saluto che si scambiavano i minatori che avevano ultimato il proprio turno e quelli che iniziavano la loro faticosa e soprattutto pericolosa giornata di lavoro. Nel segno del ricordo, rispetto, amicizia e pace, simbolicamente rappresentato da due mani unite che, magistralmente scolpite, sostengono le bandiere italiana e croata, lo scorso 4 novembre nella città di Arsia, in Istria, ha avuto luogo, con la benedizione del parroco Don Milivoj Koren, l’inaugurazione del bassorilievo in marmo di Trani, realizzato dallo scultore Giulio Bornacin di Portogruaro, che gli amici dell’Associazione Veneziani nel Mondo hanno donato al Comune a perenne memoria della tragedia causata quasi sicuramente da una deflagrazione della polvere di carbone. Quella di Arsia è la più grande disgrazia sul lavoro verificatasi all’epoca in Italia, anche se oggi la città si trova in territorio croato. Arsia fu costruita in un anno e mezzo dal regime fascista italiano, in base al progetto dello studio Pulitzer di Trieste (architetti Pulitzer, Ceppi, Finali, e gli sloveni Zorko Lah e Franjo Kosovel), ed inaugurata il 4 novembre 1937. Si trattava della prima città a carattere minerario progettata e costruita dal regime e ad essa seguì Carbonia. Sorse in una zona appena bonificata, con la regolamentazione del Alcuni momenti della giornata commemorativa che si è svolta il 4 novembre ad Arsia, in Croazia, dove è stata ricordata la tragedia del 28 febbraio 1940 quando perirono in miniera ben 185 lavoratori italiani, compresi alcuni veneti. A fianco Morando e Marchetti 12
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