Vi presento gloria 10
Ho conosciuto Gloria Bolognini (assistente di volo) in un tiepido pomeriggio marzolino. Una stretta di mano ed è subito intesa. Gloria mi piace. Ha lunghi capelli biondi, un viso delicato, occhi ciel sereno e nel petto una galassia, fatta di infiniti mondi, solitari ed affollati, di persone, tante mai troppe, di profumi intensi, di arcobaleni, di suoni primordiali, di avventure cercate o capitate, difficile dirsi. È un’esplosione controllata di emozioni, che fluiscono lievi tra le pagine del suo secondo libro, “Girovolando”, edizione Polaris. Un excursus di racconti sul mondo dei naviganti, che spazia tra terra e aria, tra scene e retroscene di un lavoro che diventa stile di vita, fino all’analisi tagliente, sincera, talvolta ironica dell’aviazione civile e dei suoi cambiamenti nell’ultimo ventenio. Dice di sé “Ho un cuore tenero dalla scorza d’acciaio, che ha ali di gabbiano, tutto ciò che serve per volare senza commettere crimini sanguinosi.” Ho letto d’un fiato il libro di Gloria, e con esso ho riso, ho pianto, ho riflettuto. Sarebbe ben semplice offrirvi delle pillole, ma non si può, sarebbe un delitto smembrarlo, va presentato in ordine, cominciando dall’inizio, e dall’inizio cominceremo… Valeria Fontana Introduzione È così che è cominciata Èstrano, ma è con incoscienza, che inizia questa storia. L’incoscienza dei vent’anni. Chi non l’ha sperimentata? Non si sa assolutamente cosa si vuole dalla vita con precisione e le cose ti cadono, per così dire, addosso. Ho sempre amato girovagare, o meglio, non rimanere mai nello stesso posto troppo a lungo, soprattutto dentro casa, perché sapevo che là fuori c’era tutto un mondo ad aspettarmi. Ma il giorno che ho spedito il mio primo curriculum, diciamo pure, è stato per gioco. Sarà, ma il mito dell’assistente di volo è giovereccio e tarda a morire, pensavo, perciò, che non mi avrebbero mai presa. Ho scritto ad una compagnia aerea, sotto consiglio di un amico appena felicemente assunto, tutte quelle cose che non si può fare a meno di scrivere come: mi piace viaggiare, stare a contatto con la gente, vedere posti nuovi, fare parte di un gruppo… e pensare che sono tutte situazioni che a lungo andare creano dipendenza. 11 La risposta della compagnia aerea non tardò a venire. Erano gli anni d’oro, correva il 1998, ancora c’era la speranza di un lavoro stabile con il coronamento di un’utopia odierna, un contratto a tempo indeterminato, se proprio non eri un disastro. Le mie selezioni, peraltro, non furono nemmeno troppo brillanti. Avevo saputo da Totò, l’amico della dritta, dell’esistenza di questa benedetta compagnia di cui non conoscevo nemmeno bene il nome, figuriamoci la storia. Fu per questo, infatti, che durante l’ultima prova delle selezioni riuscii ad inorridire la commissione intera, con tanto di amministratore delegato, quando al Cabin Crew Manager che mi chiedeva chi fosse l’uomo sulla brochure del duty free, risposi candida: “I don’t know, sorry.” Era solo lui, Niky Lauda, il presidente fondatore della compagnia aerea, da cui il nome della stessa. Me lo fecero notare. Diciamo pure che l’orrore si dissipò presto perché la mia faccia tosta a quel punto superò le aspettative quando commentai: “Uuh...non l’avevo riconosciuto, non è venuto molto bene in questa foto!”. Ancora oggi penso che sia per questo che mi hanno voluta tra di loro, una che riesce a districarsi con tanto sangue freddo può affrontare qualsiasi passeggero. Fu per caso che mi venne l’uzzolo di partire, insomma, e da allora non mi sono più fermata. Bisogna pur dire che quando ci si lancia nella battaglia si devono sfoderare tutte le armi a propria disposizione, perciò seppur giovanissima, appena diciottenne, con a disposizione solo pistole ad acqua conveniva convincersi che fossero Beretta, per questo forse ho esagerato un po’, un’esperienza di due mesi all’estero era diventata un anno studio, il comunicare con coraggio e gesti era conoscere una lingua straniera più che fluentemente. ma poco importa perché poi le lingue si imparano bene, velocemente, quando si è sempre in giro per il mondo. Di veramente fluido, insomma, solo la voglia di farcela. Ed è la marcia in più perché poi è l’esperienza che fa una brava assistente di volo e lo so che è lungo da dire, ma per favore non chiamateci hostess, insisto, con questo termine in America si intendono le accompagnatrici serali, flight attendants è il termine appropriato. Da diciannove anni sono una di loro, la gente dell’aria è un po’ anche la mia famiglia. È così che sono partita...e non sono più riuscita a smettere. Gloria Bolognini