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A come Amici no. 37

Semestrale d’informazione, arte e cultura dell’Associazione Dare promosso dalla Fondazione Leo Amici

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«IL NULLA NON ESISTE»<br />

a cura di Antonella Di Muoio<br />

54<br />

È interessante il libro edito da Bollati<br />

Boringhieri del fisico, filosofo e matematico<br />

James Owen Weatherall,<br />

docente di Logica e Filosofia della<br />

scienza, che con mente lucida e<br />

lungimirante medita sul concetto<br />

di «nulla» passando in rassegna i<br />

più importanti risultati della ricerca<br />

scientifica su questo aspetto della<br />

realtà:<br />

LA FISICA DEL NULLA.<br />

Da Aristotele fi<strong>no</strong> alla moderna<br />

teoria quantistica dei campi e della<br />

gravità quantistica, il discorso verte<br />

tra il «nulla» e il «qualcosa», dove<br />

proprio quest’ultimo, in una fisica<br />

delle cose dove ci si chiede che cosa<br />

c’è e <strong>come</strong> si comporta piuttosto<br />

che perché, ha ricevuto una maggiore<br />

attenzione da parte di filosofi<br />

della scienza <strong>no</strong>nché di scienziati. In<br />

questo modo però, fa <strong>no</strong>tare il docente<br />

della University California, si<br />

sa che il mondo materiale è formato<br />

da cose <strong>come</strong> i quark e gli elettroni,<br />

i fotoni e i gluoni, mentre si ig<strong>no</strong>ra<br />

tutto il resto. Insomma <strong>no</strong>n si considera<br />

«<strong>come</strong> sarebbe il mondo se<br />

<strong>no</strong>n esistesse nulla».<br />

«Perché esiste qualcosa anziché il<br />

nulla?» è la domanda che piacevolmente<br />

si legge nella trama del libro,<br />

prima di addentrarci nel racconto di<br />

<strong>come</strong> il «nulla» sia stato di volta in<br />

volta concepito nella storia della fisica,<br />

classica o ordinaria prima, quantistica<br />

poi, regalandoci una nuova e<br />

diversa chiave di lettura della realtà.<br />

E proprio questa era la prospettiva<br />

adottata da Leo <strong>Amici</strong> cinquant’anni<br />

fa quando aveva cercato di far<br />

comprendere con semplicità e senza<br />

nulla aver studiato l’inutilità del<br />

concetto di «nulla»:<br />

«Tutto è materia, il nulla <strong>no</strong>n esiste,<br />

se esistesse il nulla, te lo dice la parola,<br />

<strong>no</strong>n ci sarebbe nulla. Prova a<br />

pensare al nulla, qualunque cosa<br />

pensi, penserai sempre a qualcosa.»<br />

E nel prologo, dal sintomatico titolo<br />

Molto rumore per nulla, viene<br />

addirittura proposto l’esempio di<br />

una casa per far riflettere a rigor di<br />

logica quanto sia scientificamente<br />

infondato il concetto di «nulla.» Se<br />

immaginiamo, infatti, di togliere<br />

tutto ciò che abbiamo in una casa<br />

(mobili, fili elettrici, pareti, pavimenti,<br />

ecc.), questa <strong>no</strong>n risulta vuota<br />

perché esiste l’aria. Potrebbe i<strong>no</strong>ltre<br />

anche essere invasa da onde radio<br />

o raggi lumi<strong>no</strong>si se nei paraggi vi è<br />

un ripetitore radio, una rete wireless<br />

o semplicemente della luce. I<strong>no</strong>ltre<br />

rimane necessariamente soggetta<br />

all’azione del campo gravitazionale<br />

del pianeta che, <strong>come</strong> tutto il resto,<br />

è pur sempre... «qualcosa».<br />

L’illuminante esposizione di James<br />

Owen Weatherall parte poi dal XVII<br />

secolo e precisamente dal fisico e<br />

matematico Isaac Newton, e dalla<br />

sua legge della gravitazione universale,<br />

per dirci che egli concepiva lo<br />

“spazio” <strong>come</strong> teoricamente “vuoto”<br />

e <strong>come</strong> un contenitore che accoglie<br />

materia, ovvero corpi soggetti a leggi<br />

precise.<br />

Per Cartesio invece lo spazio vuoto<br />

<strong>no</strong>n poteva esistere e doveva essere<br />

occupato da una sostanza de<strong>no</strong>minata<br />

plenum, così pure per Leibniz<br />

secondo il quale nel mondo reale<br />

<strong>no</strong>n posso<strong>no</strong> esistere regioni di spazio<br />

vuote.<br />

Arriviamo quindi alla metà del XIX<br />

secolo quando, per il fisico scozzese<br />

James Clerk Maxwell, che unì<br />

elettricità e magnetismo nel rivoluzionario<br />

campo elettromagnetico,<br />

lo spazio risulta essere costituito da<br />

vibrazioni, ed ecco che nuovamente<br />

il nulla si riempie di «qualcosa» che<br />

<strong>no</strong>n è più l'etere. Idea, quella di una<br />

sostanza che occupa lo spazio, che<br />

richiama <strong>no</strong>n solo le teorie di Cartesio<br />

e Leibniz bensì dello stesso Ari-

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