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Jolly Roger Magazine - Anno II Numero II

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acconti<br />

racconti<br />

White Snow<br />

di Wladimiro Borchi<br />

le gambe rattrappite tra le coperte.<br />

Si gira in quella direzione, mentre gli occhi si<br />

abituano alla luce: un tizio tarchiato, con due<br />

enormi baffi bianchi.<br />

«Allora, compagno! Ce ne andiamo?»<br />

Chi cazzo è? E non è l’unica domanda che gli<br />

rimbalza nella testa.<br />

«Forza, compagno Wladimir! Bisogna scappare<br />

prima che torni la ronda. Vuoi che ti torturino<br />

un’altra volta? Guarda come l’hanno conciato<br />

poverino!»<br />

L’ultima parte della frase senza senso è rivolta al<br />

Non doveva mancare molto. Erano passati più di<br />

centottanta tramonti dall’ultima volta e White li<br />

aveva contati.<br />

Questa volta non lo avrebbe permesso.<br />

Il piccolo Snow dormiva tra le tette di sua madre,<br />

che restava con lo sguardo vitreo sul nulla.<br />

La poveretta aveva affrontato troppa sofferenza<br />

per una sola vita, per poter restare sana di mente.<br />

Troppo sangue lasciato sgorgare assieme alle lacrime.<br />

Troppe grida… Roba da far uscire di senno<br />

chiunque.<br />

Per quanto ne sapeva White gli invasori c’erano<br />

sempre stati, ma suo padre, quando ancora viveva,<br />

gli aveva detto il contrario.<br />

C’erano giorni in cui non esisteva il confine.<br />

Gli usurpatori erano arrivati con le prime luci<br />

dell’alba e avevano creato il limite invalicabile.<br />

Da quel giorno, nessuno poteva più andare oltre,<br />

pena la morte e la pubblica umiliazione.<br />

All’inizio si erano spacciati per salvatori. Aveano<br />

costruito la città e portato il caldo e il cibo.<br />

Avevano mostrato il proprio volto, solo quando<br />

erano venuti a pretendere il primo tributo.<br />

Adesso, però, tutti sapevano… Anche i più giovani.<br />

L’acerbo padre aveva impedito agli anziani di<br />

parlare con il piccolo Snow.<br />

Voleva salvarlo e, anche se le cose fossero andate<br />

male, non voleva vedere la paura nei suoi occhi.<br />

Aveva dovuto sopportare il grigio di quell’orrore<br />

per troppe volte e nello sguardo di troppi figli.<br />

Un rumore metallico fece vibrare l’aria, mentre<br />

in tutta la città si alzava al cielo, in un solo suono<br />

acuto, il lamento di ogni genitore.<br />

White si mise tra la porta e il piccino che ancora<br />

dormiva.<br />

Entrarono in due. Il padre gli fu addosso prima<br />

che se ne potessero accorgere. Erano grandi, troppo<br />

più grandi di lui. Con un calcio gli tolsero il<br />

respiro e, una volta a terra, quello che era riuscito<br />

a ferire, lo colpì altre tre volte con il bastone che<br />

teneva in mano.<br />

Quando non ebbe più la forza di alzarsi, non poté<br />

fare altro che guardare.<br />

Presero il piccolo per le gambe e gli tagliarono<br />

la gola, lasciando che il sangue sporcasse il pavimento<br />

tra i piedi della madre, che restava con lo<br />

sguardo vuoto a fissare il niente.<br />

White si sentì impotente e pregò in cuor suo di<br />

morire per i violenti colpi ricevuti.<br />

Chiuse gli occhi, mentre sentiva i loro passi che<br />

si allontanavano e la giovane madre singhiozzare.<br />

Mancava poco alla Pasqua e, oltre a Snow, quel<br />

giorno furono macellati altri dodici capretti.<br />

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Porci fascisti figli di troia<br />

di Wladimiro Borchi<br />

La coltre opalescente si dirada sul candore di<br />

quello che ha tutta l’aria di essere un lenzuolo.<br />

«Eccolo! Vedi, si sveglia. Te lo dicevo che dormiva<br />

poco. Ora ci pensa lui, ci salva tutti!»<br />

La voce proviene da molto vicino, c’è qualcuno<br />

seduto sul suo letto, ne percepisce il contatto con<br />

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ANNO II • NUMERO II • febbraio 2019 www.jollyrogerflag.it • facebook.com/gojollyroger<br />

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