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ANNO XII | NUMERO 1 | GENNAIO 2020 | www.fsitaliane.it
PER CHI AMA VIAGGIARE
BUON 2020
ANNIVERSARI
PERSONE
MUSICA
VIAGGI
ARTE
LE RADICI DEL NOSTRO FUTURO
BENVENUTO 2020
Gianfranco Battisti, ammistratore delegato di FS Italiane,e il Frecciarossa celebrativo per i 10 anni AV
Sarà un 2020 ricco di anniversari
e mete da scoprire.
Mentre inizia a raccontarveli,
con qualche cartolina dal passato, La
Freccia saluta l’avvio dei nostri anni ‘20
ricordando quelli del ‘900. Negli Usa
li chiamarono “ruggenti”, in Europa
“d’oro”: Golden Twenties. Anni di ottimismo
ed entusiasmo, come ci auguriamo
siano i nostri. Auspicando siano
accompagnati, però, dagli ammonimenti
della storia. Un secolo fa ad accendere
vitalismo e spensieratezza,
insieme all’eccitazione per i progressi
di scienza e tecnologia, fu, in particolare
nel Vecchio continente, la voglia
di esorcizzare l’immane tragedia della
Prima guerra mondiale. Arrivò poi
la crisi finanziaria del 1929, la Grande
depressione e qualche anno dopo il
Secondo conflitto mondiale, le atrocità
di regimi che si erano conquistati
consensi plebiscitari, le deportazioni,
i campi di sterminio. Ecco, il futuro va
tessuto con i fili della memoria, e con
2
la coscienza che nessuna delle nostre
azioni è priva di conseguenze. Questo
vale per le persone, per le nazioni, per
le aziende. Ferrovie dello Stato Italiane
impronta ogni sua attività intorno al
principio della sostenibilità: economica,
sociale, ambientale. È un impegno
verso le nuove generazioni. Perché
non può esserci sviluppo né crescita
avvelenando i pozzi del futuro. Solo
così possiamo essere orgogliosi dei
nostri successi. E il 2019 a FS Italiane
ne ha regalati molti. Abbiamo da poco
festeggiato i 10 anni dell’Alta Velocità,
contando 350 milioni di viaggiatori e
20 milioni di tonnellate di CO 2
risparmiate
nell’aria. Il nostro amministratore
delegato, Gianfranco Battisti, lo
scorso dicembre ha sottoscritto gli
impegni di tutto il Gruppo per contribuire
al raggiungimento della Carbon
neutrality al 2050, a novembre era
stato nominato Ambasciatore europeo
per la diversità dalla commissaria
ai Trasporti, Violeta Bulc. In Gran
Bretagna, vinta con FirstGroup una gara
internazionale, dallo scorso dicembre
gestiamo le rotte ferroviarie della West
Coast da Londra a Manchester, Birmingham,
Liverpool fino a Edimburgo e
Glasgow. In Francia, nel corso dell’anno,
e in Spagna dal 2022, porteremo i nostri
Frecciarossa con i loro servizi di eccellenza.
Intanto lavoriamo e siamo presenti
con le nostre società di ingegneria
e di trasporto in decine di Paesi in tutto
il mondo. Maciniamo utili, che nel 2019
si sono attestati intorno ai 600 milioni di
euro, a vantaggio del nostro azionista,
lo Stato, ossia voi. Finanziandoci con
l’emissione di green bond, investiamo
in nuovi treni regionali per i pendolari,
oltre 600, nell’innovazione e in tecnologie
digitali. Contribuiamo allo sviluppo
di un turismo dolce e rispettoso del
nostro patrimonio. E, soprattutto, abbiamo
a cuore le persone che lavorano e
si muovono con noi. Tutte. Consapevoli
del valore e della ricchezza, non solo
immateriale, della diversità, dell’inclusione
e dell’accessibilità. Sono i fari di
ogni quotidiana azione nostra, delle nostre
donne e dei nostri uomini.
Che vi augurano un felice 2020!
© Javier Sánchez Mingorance/AdobeStock
© Daniele Nieddu danielenieddu_
3
MEDIALOGANDO
L’OTTIMISMO DELLA QUALITÀ
MAURIZIO MOLINARI, DIRETTORE DE LA STAMPA, E IL GIORNALISMO
DI FRONTE ALLE SFIDE DEL DIGITALE
di Marco Mancini
marmanug
© Alberto Giachino
Medialogando inaugura il 2020 con Maurizio Molinari,
che proprio il 1° gennaio ha festeggiato il
suo quarto anno alla guida de La Stampa di Torino.
Sul quotidiano piemontese, fondato più di un secolo e
mezzo fa, Molinari scrive dal 1997. Per circa 15 anni ne è stato
corrispondente dall’estero, 13 da New York. Saggista, acuto
commentatore politico, il suo attento sguardo sul panorama
internazionale ne ha fatto l’apprezzato ospite di molti talk
show televisivi. Molinari ci paleserà, nel corso della nostra
conversazione, un inaspettato ottimismo sulle sorti del giornalismo
e dei quotidiani. Un ottimismo ragionato e ragionevole
che assumiamo come benaugurale, all’alba del nuovo
decennio e di fronte alle innovazioni che si porterà con sé,
non solo nel mondo dei media.
Che significa essere giornalisti oggi?
Significa coniugare la valorizzazione del vecchio mestiere
con la sua declinazione su più piattaforme tecnologiche.
E come si coniuga tradizione e innovazione?
Facendo crescere all’interno della redazione la consapevolezza
del valore delle notizie, la necessità di una loro netta
separazione dalle opinioni, la loro ricerca con quella ingenuità,
capacità di sorprendere, studio, approfondimento e, soprattutto,
umiltà di ascoltare, che sono da sempre gli ingredienti
di questo mestiere. Il giornalismo non cambia e i suoi
elementi di forza rimangono gli stessi, cambia la declinazione
sulle varie piattaforme. Se fino a pochi anni fa la principale e
quasi esclusiva era la carta, oggi abbiamo la scrittura digitale,
i video digitali, le radio digitali, i social network, la realtà aumentata
e uno scenario destinato ad arricchirsi ancora nell’arco
di pochi anni.
Tutto questo richiede, quindi, specifiche competenze.
Nascono infatti nuove professionalità, capaci di trovare il linguaggio
e il modo adeguato per raggiungere mercati e tipologie
di pubblico molto diversi. Con un’ulteriore novità: nelle
redazioni l’interazione non sarà più soltanto quella tradizionale
tra giornalisti e tipografi, che comunque resterà, perché
i giornali di carta continueranno a uscire, ma con altri compagni
di banco come i graphic designer, i video maker, i data
scientist.
Sei convinto che i giornali di carta resisteranno? Lo scorso
agosto il NYT ha dedicato un’interessante inchiesta a questo
tema. Tutti i dati parlano di un continuo e diffuso declino
di vendite. Da cosa deriva questo tuo ottimismo?
L’esperienza del New York Times come del Guardian ci dicono
che il modello cartaceo sta in piedi quando le copie vendute
equivalgono agli abbonamenti digitali, meglio ancora se il
loro numero supera quello delle copie vendute in carta. Semmai
il vero interrogativo sulla scomparsa della carta riguarda
quei giornali che non riusciranno, in tempo utile, a creare questo
sano equilibrio. Ecco, quella scadenza può essere feroce,
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LUIS TATO/GETTY IMAGES
NAMI
e ravvicinata. Tre, cinque anni. O si riesce, in tempo celere, a
trovare gli abbonati digitali, o si chiude.
Un processo delicato, che pretende misure adeguate e pochi
tentennamenti.
Sì, ma lo dobbiamo gestire con ottimismo, con adeguati investimenti,
con la consapevolezza che la trasformazione creerà
molteplici professionalità, cambierà dall’interno le redazioni,
ma conserverà, alla carta, il ruolo di prodotto privilegiato per il
rafforzamento e consolidamento del valore del brand.
Consentimi di dire che il panorama non promette bene.
Perché siamo soltanto all’inizio di questo processo, e non si
possono fare considerazioni finali su un processo appena iniziato.
Comunque, se guardiamo alle aree dove sono più diffusi
cultura e abitudini verso il digitale e gli acquisti online, come
la Scandinavia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, i dati sugli
abbonamenti digitali non sono affatto così negativi. E il fenomeno
comunque cresce, seppur lentamente, anche altrove,
compresa l’Italia.
Non credi che il declino dei media tradizionali, e in particolare
dei giornali, sia anche conseguenza di una insofferenza
verso l’informazione mainstream, percepita come asservita
a interessi di parte? Il che giustifica l’esplosione dell’informazione
fai-da-te, sui social…
Tutto questo è l’attuale Far West. Che si spiega perché siamo
ancora in una fase nella quale nel web non ci sono le regole,
e abbiamo l’informazione gratuita che cannibalizza i contenuti.
Stiamo uscendo dall’homo homini lupus e lentamente si iniziano
a costruire delle regole.
Quindi anche quel mondo di libertà sconfinata ha necessità
di regole, come tanti sostengono. Sebbene su come introdurle
il dibattito sia apertissimo e complesso.
Gli abbonamenti digitali servono anche a questo. Quando
l’informazione è gratuita e tu non sai chi paga per produrla,
si apre la finestra all’interno della quale si sviluppano le fake
news. Che non nascono sui giornali con un nome, un cognome,
un indirizzo e un editore responsabile, perché se tradisci
il lettore il tuo business finisce. Quindi, per garantire la libertà
di informazione, i giornali devono puntare sulla qualità, ma i
lettori devono accettare di pagare per i contenuti.
Insomma, il digitale è una prateria di opportunità ma anche
di insidie, mi sembra che anche di questo parli il tuo ultimo
libro, Assedio all’Occidente. Quali le difese?
Sono due le misure strategiche da adottare: una verso l’esterno
e una interna. Ogni nazione deve difendere il proprio
spazio cibernetico così come difende i suoi confini fisici, è una
questione di sovranità nazionale. Se non lo fai qualcun altro
si insedia e inizia a fare i propri interessi all’interno della tua
comunità nazionale. Stati Uniti, Gran Bretagna, Israele, Corea
del Sud, Olanda presidiano già efficacemente il proprio spazio
cibernetico, in altri Paesi come Francia, Germania, Italia e Spagna
questo processo è ancora in corso. Servono poi norme
per distinguere i dati che si possono condividere da quelli che
vanno protetti. La normativa emanata dal governo italiano,
con il Conte Due, è positiva ed è considerata, da molti, all’avanguardia
in Europa, perché istituisce nei settori strategici il
sistema del Golden Power. Ossia uno strumento che impedisce
di rendere pubblici i dati di importanza strategica per la
sicurezza.
E la misura interna?
La lotta alle fake news. Che oltre a regole e informazione di
.
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qualità richiede un grande senso di responsabilità e di autodisciplina
da parte dei giornalisti. Chi scrive per un grande
giornale, con una propria eco nel Paese, non può produrre e
diffondere propri individuali contenuti che finirebbero, di fatto,
per essere identificati con quelli del suo giornale. La libertà
di opinione è un valore ma se la eserciti solo a favore di una
precisa azienda o di uno specifico partito politico diventa faziosità.
Cos’altro si chiede a un giornalista nell’epoca digitale?
Senz’altro deve essere più flessibile, più rapido, e consapevole
che il mercato gli darà un voto, il che lo obbliga a produrre
contenuti di qualità.
Ed è apprezzata questa qualità?
Eccome, e i dati sono sorprendenti. Gli articoli digitali che fanno
più traffico non sono quelli con le donne nude o con le parolacce,
ma quelli di qualità. Perché il pubblico è intelligente.
Ho imparato una regola negli Stati Uniti, che i lettori sono più
intelligenti di noi, ed è vero. Il pubblico premia la qualità e questo,
consentimi, mi permette di essere ancora più ottimista.
La qualità dell’informazione cammina di pari passo anche
con le risorse per pagare chi la produce. Quelle provenienti
dalla pubblicità sono in costante calo.
Le risorse si recuperano con una nuova idea di pubblicità, con
lo sviluppo di una nuova organizzazione del lavoro e sapendo
cogliere le potenzialità offerte dalla moltiplicazione delle piattaforme.
La raccolta della pubblicità nella realtà digitale non
può essere più quella del ‘900, con le vendite porta a porta e
i centri media, ma passerà da meccanismi sempre più automatici
legati al traffico sviluppato. Insomma, parliamo di una
riforma di sistema.
La Stampa, 7 dicembre 2019
w
Teatro Tosca in tv dalla A alla Z
Sarà la Prima più social di sempre
ALBERTO MATTIOLI — P. 24
la maggioranza trova l’accordo: azzerata l’imposta sulle auto aziendali
Conte salva la manovra
Renzi frena le nuove Tax
Si fa cassa con le lotterie
Centeno: spropositati i timori del governo sul Mes, ma l’intesa li placherà
Trovato l’accordo sulla manovra:
slittano plastic e sugar tax,
spunta una stretta sul gioco d’azzardo.
Mario Centeno, ministro
portoghese e presidente dell’Eurogruppo,
in un’intervista a «La
Stampa»: «Spropositati i timori
dell’Italia sul Mes». BERTINI,
BRESOLIN, DI MATTEO E SORGI – PP. 4-5
BUONGIORNO
Calcio La Roma ferma l’Inter
Stasera la risposta della Juve
CONDIO, D’ORSI, GARANZINI E ODDENINO — PP. 34-35
ROSELINA SALEMI — PP. 30-31
LA STAMPA
SABATO 7 DICEMBRE 2019
INTERVISTA A BONAFEDE
“Sulla prescrizione
nessuno slittamento”
FRANCESCO GRIGNETTI — P. 6
GIUSTIZIA
L’ANALISI
I PROCESSI LUNGHI
GUASTANO I CONTI
Gli uomini deboli
MATTIA
FELTRI
Il quarantotto per cento degli italiani, dice l’ultimo rapporto
del Censis, vorrebbe al potere un uomo forte che colato dagli impicci delle elezioni e del Parlamento,
perché non sappiamo che comporti l’uomo forte divin-
non debba curarsi di impicci come le elezioni e il Parlamento.
Traduzione: metà di noi s’è stufata della demo-
padri e spesso nemmeno nonni che la dittatura l’abbia-
cioè la dittatura. Tutto dimenticato, non abbiamo più
crazia. Non della casta, non ce l’abbiamo coi papaveri in no incisa sulla pelle e ce lo raccontino, è sbiadito tutto
auto blu, quella è roba superata: ci siamo stufati del sistema
di governo del mondo liberale occidentale, come la noncuranza senza passato né futuro. La storia non ci in-
quanto è stato scritto, tutto è perduto in un tempo di
terza generazione che, dopo la prima
segna nulla, è stato detto con senno. La
che ha fondato l’azienda e la seconda LA DOPPIA ITALIA DEL CENSIS democrazia non ci ha reso felici, stop.
che l’ha ingrandita, per noia sperpera le
La democrazia è un cumulo di difetti,
fortune ignorando la fatica di accumularle.
E’ sempre più facile buttare giù
piedistalli, stop. La democrazia non ha
INNOVATORI stop. La democrazia non ci ha issati sui
qualcosa che tirarla su, e noi oggi ci apprestiamo
a buttare giù la democrazia SERVIZI — PP. 10-11
CONTINUA A PAGINA
CONTRO ANSIOSI detto abracadabra.
23
w
QUOTIDIANO FONDATO NEL 1867
ALESSANDRO DE NICOLA — P. 23
cristiani in africa
Nella Nigeria
dilaniata
dai jihadisti
BERNARD-HENRI LÉVY
L’appello mi è arrivato da un cristiano
pentecostale nigeriano. È direttore
di un’associazione che auspica il
riavvicinamento tra le due comunità,
cristiana e musulmana. – PP. 2-3
Gli eredi di Riina
Un solo indirizzo
londinese
per tutte le mafie
LORENZO BAGNOLI
MATTEO CIVILLINI
GIANLUCA PAOLUCCI
na palazzina elegante nel cuore
Udi Londra è la sede delle attività
degli eredi del «capo dei capi» della
Mafia, di un faccendiere legato ai
clan della Camorra e dei «colletti
bianchi» coinvolti in una maxinchiesta
sulla 'Ndrangheta. L’indirizzo,
29 Harley Street, è anche lo stesso
utilizzato da politici corrotti di mezzo
mondo, criminali comuni, aziende
statali di paesi sotto embargo.
CONTINUA A PAGINA 15
w
Feste Se la tavola natalizia
è come una partita a scacchi
2,00 € (CON TUTTOLIBRI) II ANNO 153 II N. 334 II IN ITALIA II SPEDIZIONE ABB. POSTALE II D.L. 353 /03 (CONV.IN L.27/02/04) II ART. 1 COMMA 1, DCB - TO II www.lastampa.it
STAMPA
PLUS
LIBIA
LE STORIE
GIUSEPPE ORRÙ
Cercasi volontari
per ascoltare
gli anziani in ospizio
P. 32
ST+
IL LAGER NAZISTA
MAURO MONDELLO
Merkel ad Auschwitz
ricorda Primo Levi
“Può succedere ancora”
P. 13
FRANCESCA SFORZA
Il premier a Lavrov
“Bisogna evitare
guerre per procura”
P. 12
FRANCA NEBBIA
La pizza del Monferrato
con la mozzarella
arrivata dalla Campania
P. 32
5
MEDIALOGANDO
La Stampa come sta vivendo questa riforma?
E cos’è di cui vai più orgoglioso
in questi quattro anni di tua direzione?
Senz’altro dell’integrazione. Abbiamo
fatto due lavori fondamentali, abbiamo
integrato le redazioni tra loro, creando
dei macro desk. Uno di hard news per
cronache, politica, esteri ed economia.
Uno di soft news con cultura, spettacoli
e società. E infine un macro desk locale
con tutte le province e la cronaca di Torino.
Questa integrazione ha fatto collaborare
colleghi che per molti anni lavoravano
fianco a fianco ma faticavano a
parlarsi, ciascuno coltivando il proprio
giardinetto. E ha aiutato la produzione
di contenuti di qualità. Adesso stiamo
lentamente replicando questo concetto
tra carta e web, chiedendo a ogni
giornalista della carta di lavorare anche
per il web e viceversa. Questo è il fronte
dell’integrazione industriale all’interno
de La Stampa.
Necessario per ottimizzare l’utilizzo
delle risorse.
Sì, poi c’è un’altra integrazione, più emozionante,
della quale ho avuto l’onore
di avere la responsabilità a dicembre
2017, che riguarda la GNN (Gedi News
Network), ovvero l’integrazione fra
La Stampa e i quotidiani locali dell’ex
Gruppo Espresso. Tredici giornali locali
con i quali abbiamo un’interazione quotidiana.
Loro pubblicano i nostri contenuti
nazionali, mentre le loro storie confluiscono
sul giornale nazionale, che
abbiamo aperto più volte con notizie
dal Veneto, dall’Emilia, dalla Toscana.
Questo dialogo fra La Stampa e i giornali
locali è, sinceramente, la cosa più
divertente e importante perché ci consente
di avere una forte presenza sul
territorio e di essere un Gruppo davvero
glocal. Dove l’elemento globale che
viene dal dna della Stampa si coniuga
al forte radicamento locale di quelle
testate.
Che cosa resta da fare?
Dobbiamo iniziare a correre verso una
più efficace integrazione tra carta e digitale.
Ma la parte più avanzata e difficile
di questa frontiera sono i social network.
Perché qui parliamo di un lavoro completamente
diverso da quello giornalistico.
Qui devi monitorare cosa avviene,
capire di cosa si sta parlando, quali
sono i contenuti del tuo sito che possono
interagire con la conversazione in
corso, postarli, moderare le reazioni. È
un altro lavoro che richiede altre qualità
e specializzazioni. Tutto questo ti mette
a durissima prova, però è emozionante
e schiude nuovi orizzonti. Stiamo anche
pensando ad accordi con più università
per avere in redazione, a partire dalla
primavera del 2020, data scientist.
Con quali obiettivi?
Questi scienziati dei dati leggono e interpretano
il traffico digitale sui singoli
contenuti e ci forniranno informazioni
per rispondere meglio alle richieste
dei nostri lettori. Oggi ne sappiamo ancora
troppo poco. Sappiamo però che
la maggioranza sono uomini, le donne
sono soltanto il 38%. E che l’età media
dei nostri user è di 55 anni. Già questi
dati ci consentono di capire che abbiamo
una carenza di contenuti capaci
di attrarre la loro attenzione. Quindi le
prime due sfide sono: più giovani e più
donne.
Ma le notizie sono notizie. Forse conta
come darle e come dosarle dentro il
palinsesto complessivo?
Certo, per esempio il fatto che la maggioranza
siano di cronaca nera non attrae
il pubblico delle lettrici. Potendo
analizzare i dati puntualmente ti scontri
con qualcosa senza appello, e a quel
punto sei obbligato a ragionare. Scopri,
ad esempio, la forza del territorio, con
storie che hanno una forza di penetrazione
sul digitale enorme. E capisci
quanto investire risorse sulle storie locali
significhi creare nuovi mercati.
Sei spesso in tv. Ormai un buon giornalista
è anche un reclamato opinion
leader…
È vero, però attenzione, questo non
sostituisce il vecchio mestiere. Non c’è
niente da fare, quando hai un reportage
di una tua giornalista che da Algeri ti fa
ascoltare le donne algerine coinvolte
nella sfida tra i liberali e gli estremisti
islamici, o hai l’intervista all’astronauta
della stazione spaziale internazionale o
al cittadino che ha dovuto abbandonare
la sua casa per l’esondazione del fiume
Tanaro e ti racconta come è cambiata la
sua vita… quelli sono pezzi unici, e non
ce n’è per nessuno. La notizia continua
ad essere imbattibile, insostituibile ed
è la ragione grazie alla quale l’informazione
di qualità potrà avere ancora
successo.
La nave di Teseo, pp. 238 € 18
6
SOMMARIO
GENNAIO 2020
IN COPERTINA
MARA VENIER
52 88
42
12
RAILWAY HEART
17
SAVE THE DATE
24
WHAT’S UP
pag. 28
34
METE 2020
Da Parma, capitale italiana della cultura
2020, alle Marche, dai sapori gourmet ad
alta quota alle EnoArmonie in Friuli, tra
musica e calici di vino
54
NEL SEGNO DEL GENIO
Modigliani torna nella città natale,
Livorno, con una grande mostra per
celebrare il centenario della sua
scomparsa
91
UN TRENO DI LIBRI
Invito alla lettura di Alberto Brandani,
che questo mese propone ai lettori
della Freccia il nuovo romanzo di
Annette Hesse, L’interprete
76
106
68
ACCARDO E BEETHOVEN
72
KISSIN IL GENIO
76
PITTI UOMO 97
82
ANNI VERDI
88
THE NEW POPE
96
DIVERSITY&INCLUSION
104
PHOTO
110
THREE TIMES UNIVERSAL
128
FUORI LUOGO
LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO
114
TRENITALIA: UN ANNO INSIEME
Aumenta l’offerta delle Frecce: più Frecciarossa in tarda serata, maggiore capillarità nelle aree
metropolitane e mete invernali con il servizio FRECCIALink
Scopri tra le pagine l’offerta Trenitalia. Oltre 300 Frecce e FRECCIALink al giorno, più di 100 città servite
8
Tra le firme del mese
FEDERICO CATANIA
Appassionato di montagna e trasporti, si occupa
da dieci anni di comunicazione istituzionale,
comunicazione dell’emergenza e di marketing
per le imprese. Dal 2009 a oggi ha percorso oltre
250mila chilometri a bordo delle Frecce
VALENTINA DOLCIOTTI
Classe 1981, laurea in Scienze dell’educazione,
master in Diversity Management & Gender
Equality a Roma, autrice di Diversità e Inclusione - Dieci
dialoghi con diversity manager (Guerini Next, 2017).
Nel 2018 fonda, con Tiziano Colombi, il magazine
cartaceo DiverCity, trimestrale di inclusione e
innovazione, di cui è direttrice responsabile
ANDREA GUOLO
Giornalista specializzato in economia del
fashion, design, food&beverage. Lavora per
Milano Finanza, Pambianco e altre testate italiane
e straniere. Ha scritto sei libri su casi aziendali
di successo, oltre agli spettacoli teatrali Mafie
in pentola, Tutto quello che sto per dirvi è falso e
#IoSiamo
AGOSTINO RIITANO
Project manager supervisor di Matera 2019,
è stato consulente dell’Ocse e del Bid,
organizzazioni internazionali per lo sviluppo
economico, sociale e culturale. Docente
del master in Politiche culturali e sviluppo
economico presso l’Università Suor Orsola
Benincasa di Napoli
I numeri
di questo numero
1994
l’anno in cui Mara Venier ha
condotto il Dopofestival
[pag. 32]
500
gli anni dalla morte di
Raffaello
[pag. 53]
1.203
i marchi presenti a
Pitti Uomo 97
[pag. 78]
169
le persone caricate sul primo
convoglio da Milano ad
Auschwitz-Birkenau nel 1943
[pag. 126]
Read also
Note, il settimanale per i viaggiatori
regionali da leggere su
trenitalia.com
La Freccia Junior, il mensile di giochi,
fumetti e curiosità per i più piccoli,
in distribuzione al FRECCIABistrò di
Frecciarossa e Frecciargento, nei
FRECCIACLub e nelle FRECCIALounge
e SalaFRECCIA
FS MOBILITY ACADEMY
C’è tempo fino al 7 febbraio per
iscriversi al percorso formativo FS
Mobility Academy 2019-20. Nato
dalla cooperazione tra FS Italiane
e l’Università degli Studi di Napoli
Federico II, è rivolto ai neolaureati in
Ingegneria ed Economia e mirato a
formare competenze specialistiche
sulla mobilità, il trasporto integrato e
l’analisi del sistema intermodale dei
trasporti dal punto di vista economico,
sociale e ambientale. Per partecipare
basta scaricare il bando e compilare il
form sul sito fsacademy.unina.it
ERRATA CORRIGE
DICEMBRE 2019
Pag. 9: Gennaro Sangiuliano è direttore
del Tg2 Rai
MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI
DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE
ANNO XII - NUMERO 1 - GENNAIO 2020
REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA
N° 284/97 DEL 16/5/1997
CHIUSO IN REDAZIONE IL 20/12/2019
Foto e illustrazioni
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FS Italiane | PHOTO
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Claudia Frattini
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Gaspare Baglio, Serena Berardi,
Michela Gentili, Sandra Gesualdi,
Luca Mattei, Cristiana Meo Bizzari
Francesca Ventre
Michele Pittalis,
Claudio Romussi
Verto Group
Hanno collaborato a questo numero
Cesare Biasini Selvaggi, Alberto Brandani,
Germana Cabrelle, Federico Catania, Gilda
Ciaruffoli, Carlo Cracco, Valentina Dolciotti,
Alessio Giobbi, Andrea Guolo, Itinere,
Valentina Lo Surdo, Ernesto Petrucci, Bruno
Ployer, Enrico Procentese, Andrea Radic,
Agostino Riitano, Mario Tozzi
REALIZZAZIONE E STAMPA
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di Luca Mattei
FRECCIA COVER
ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it
mostreinbasilicapalladiana
Ubaldo Oppi
Le Amazzoni (1924)
Collezione privata
mostreinbasilica
Pippo Rizzo, Il nomade (1929)
© Giacomo D’Aguanno/Civita Sicilia
palazzoducalegenovafondazioneperlacultura
ducale_genova palazzoducalegenova
TRA INCERTEZZA
E SPENSIERATEZZA
Nonostante la storiografia presenti come ruggente il secondo
decennio del XX secolo, gli anni ’20 nel Belpaese
sono caratterizzati da un generale senso di instabilità. Tra
le cause il passaggio a una politica autoritaria, la transizione
a un’economia di pace, i cambiamenti culturali provenienti
dalla Belle Époque. Una sensazione persino di
inquietudine che trova riscontro nell’arte pittorica, come
dimostra l’esposizione Anni Venti in Italia. L’età dell’incertezza,
a Palazzo Ducale di Genova fino al 1° marzo. Oltre
100 opere di maestri come Giorgio de Chirico, Fortunato
Depero e Pippo Rizzo testimoniano contesti di attesa
enigmatica, ma anche l’esplorazione di universi onirici e
l’evasione verso dimensioni edonistiche. È su quest’aspetto
più spensierato del periodo, in cui risaltano eleganza e
lusso frenetici, che si sofferma invece la mostra Ritratto di
donna, alla Basilica Palladiana di Vicenza fino al 13 aprile.
Qui il focus è la sfavillante rappresentazione del femminile.
Le giovani dopo la Grande guerra diventano più seduttive
e soprattutto più influenti nella società e nella cultura.
Oltre alle tele di autori come Mario Sironi e Felice Casorati,
ampio approfondimento è dedicato a Ubaldo Oppi, le
cui opere sono inserite in collezioni favolose, dalla Biennale
di Venezia al Salon d’Automne di Parigi.
palazzoducale.genova.it | mostreinbasilica.it
11
RAILWAY heART
PHOTOSTORIES
PEOPLE
Abbracci
© Pavel Belli Micati
pavelmeyerowitz
IN VIAGGIO
Verso Milano
© Nicola Andrea
andrearamats
12
LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE
DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN
CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME
A cura di Enrico Procentese
enryhills
Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it.
L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie
rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà
del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti
tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri
della rubrica. Railway heArt è un progetto di Digital Communication, Direzione
Centrale Comunicazione Esterna, FS Italiane.
LUOGHI
Stazione di Pescara
© Federico Giardino
federico.giardino
AT WORK
Il macchinista
© Edoardo Cortesi
eddiecortesi
13
RAILWAY heART
A TU PER TU
a cura di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it
Andrea, 46 anni, macchinista dei treni Alta Velocità
nella Divisione Passeggeri Long Haul di Trenitalia.
Qual è stato il percorso che ti ha portato a guidare
i treni superveloci?
A dire la verità la passione nasce sin da piccolo, poi ho continuato
a coltivarla negli anni. Terminata la formazione da perito
industriale, ho partecipato al concorso del Genio Ferrovieri
e alla fine del 1998 è arrivata l’assunzione in FS, il coronamento
di un sogno.
Hai iniziato da subito a lavorare come macchinista?
Sì, ho guidato diverse categorie di treni: dai merci ai regionali,
fino ai carri di soccorso. Nel 2011 è iniziata la mia avventura in
Frecciarossa, che ha rappresentato uno dei traguardi più importanti
della mia vita professionale, e mi sono specializzato
sempre più nella guida dei treni ad Alta Velocità: oggi sono
un macchinista dei Frecciarossa ETR 1000 ed ETR 500, e del
Frecciargento 700, l’ultimo arrivato nella famiglia AV.
Anche la formazione gioca un ruolo importante.
Sì, procede con una media di quattro o cinque incontri all’anno
che per noi macchinisti esperti riguardano principalmente
gli aggiornamenti. Per esempio, dobbiamo essere sempre
pronti a recepire e ad applicare le nuove procedure che interessano
i sistemi di circolazione, le normative dedicate sia
al trasporto sia all’infrastruttura, e saperci interfacciare con
le varie sale operative, nazionali, AV, territoriali. Da parte mia,
inoltre, è normale prassi seguire in affiancamento i colleghi
più giovani durante le loro prime esperienze di guida. Devo
molto ai miei istruttori, verso i quali provo un’enorme gratitudine.
E questa è un’ottima occasione per ringraziarli pubblicamente.
Cosa si prova a guidare un treno a quella velocità?
Ho ancora impressa l’emozione nel guardare per la prima
volta il tachimetro di un Frecciarossa toccare i 300 km/h. Lo
stupore iniziale si è trasformato, poi, con l’esperienza, nella
capacità di godersi il viaggio e ammirare gli straordinari paesaggi
che l’Italia offre da Nord a Sud, mantenendo sempre
alta la proattività e la capacità di controllo per intervenire al
meglio in qualsiasi situazione. Altra cosa che amo del mio lavoro
sono quei periodi dell’anno in cui si affrontano le novità
del cambio orario, invernale ed estivo: si interrompe una certa
routine e ci si appresta a vivere una nuova stagione a bordo.
Cosa miglioreresti nella tua vita lavorativa?
È importante far conoscere ancora meglio la grande
professionalità e preparazione che c’è dietro al nostro
lavoro, concentrando l’attenzione sul singolo individuo, sulla
sua dedizione e responsabilità. Noto con molto piacere
che questo percorso è stato intrapreso dalla mia azienda,
soprattutto per una realtà come l’Alta Velocità, che rappresenta
un modello di sistema Paese vincente da esportare
oltreconfine.
14
LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE,
VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE
Letizia Lanzarotti, in arte Lady Be. Ventinove
anni, mosaicista e artista della sostenibilità.
Che tipo di viaggiatrice sei?
Mi sposto spesso sia per lavoro che per ragioni affettive,
nell’anno che si è appena concluso il Frecciarossa è
stata la mia seconda casa. Sono originaria della provincia
di Pavia, mentre mio marito è calabrese, così Roma
diventa spesso il nostro punto di incontro preferito. La
mia professione mi porta a muovermi tra città d’arte
come Venezia, Firenze, Napoli e molte altre realtà dove
fioriscono iniziative ed eventi culturali.
Di cosa ti occupi?
La mia esperienza artistica si rivolge principalmente
all’attività di mosaicista contemporanea. Nelle mie
opere, dove spesso vengono rappresentati personaggi
famosi, sono presenti oggetti e materiali di diverso tipo,
tra cui la plastica, che utilizzo cercando di sensibilizzare
le persone al riciclo. Il tema della sostenibilità ha sempre
accompagnato le mie opere e le scelte personali,
altro motivo che mi spinge a utilizzare il treno ad Alta
Velocità per i miei viaggi, almeno due volte a settimana.
Tra le ultime novità a bordo delle Frecce c’è proprio
l’obiettivo plastic free.
Un’iniziativa lodevole. Ricordo quando andai più volte
a Napoli in treno per raggiungere le spiagge e raccogliere
diversi quantitativi di plastica che poi ho riutilizzato
come materia prima dei miei lavori, come mosaici
e giocattoli per bambini. Tra gli oggetti che riciclo per
le mie creazioni ci sono anche bottoni, tappi di bottiglia,
posate e tutto ciò che può essere gettato via, ma che
invece dà forma a qualcosa di nuovo.
Come trascorri il tempo in treno?
Spesso lavoro al computer portandomi avanti con i
progetti grafici, il treno ha ispirato molti dei miei lavori.
Nella mia formazione c’è anche lo studio del futurismo,
a cui si lega parecchio il concetto di Alta Velocità, e poi
in viaggio ho la tranquillità giusta per immergermi nelle
idee e immaginare nuove opere. Spesso nella frenesia
della quotidianità non si ha tempo di staccare, ecco
perché il Frecciarossa si è mostrato il miglior alleato,
sia per motivi sentimentali che professionali.
Un consiglio riguardo i nostri servizi?
Sarebbe affascinante se sul Frecciarossa ci fosse la
possibilità di ammirare creazioni artistiche, che potrebbero
ben conciliarsi con i paesaggi al di là del finestrino.
Si potrebbero introdurre dei quadri all’interno delle carrozze.
Molte persone utilizzano le Frecce per recarsi a
visitare mostre o per partecipare a eventi culturali, non
sarebbe male se, viceversa, l’arte raggiungesse il viaggiatore.
15
AGENDA
A cura di Luca Mattei ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it
save GENNAIO
the date 2020
L’ARTISTA DEL ’900
Sconti Trenitalia
MILANO//FINO AL 1° MARZO
La pittura italiana tra le due guerre attraverso la sensibilità
pittorica di Filippo de Pisis è celebrata nella più ampia
retrospettiva milanese degli ultimi 50 anni al Museo del
Novecento. Curata dallo storico d’arte Pier Giovanni Castagnoli
e dalla conservatrice del Museo Danka Giacon,
offre oltre 90 dipinti per un’incredibile varietà di soggetti.
Viaggiatore instancabile, De Pisis ha vissuto e lavorato
a Milano, Roma, Venezia, tra le vette del Cadore e poi a
Parigi e a Londra, senza mai uniformarsi a nessuna corrente
artistica, mantenendo intatto il proprio stile. Vivaci
vedute cittadine, paesaggi delle montagne a lui più care,
come Cortina d’Ampezzo, intensi ritratti e inusuali nature
morte. Il percorso espositivo in dieci sale dispiega l’intero
universo del pittore ferrarese, dagli esordi nel 1916, in cui
incontra l’impronta metafisica di Giorgio de Chirico, alle
ambientazioni ispirate dal soggiorno nella Ville Lumière,
dove riporta su tela soprattutto diseredati e migranti che
popolavano la capitale francese, dai ritratti e le nature
morte degli anni ’30 fino al periodo drammatico dei ricoveri
nella clinica psichiatrica di Villa Fiorita, a Brugherio,
nei primi anni ’50.
museodelnovecento.org
Filippo de Pisis
Cortina (1927)
Collezione privata
Courtesy Galleria Tega e Farsetti Arte
museodelnovecento museodel900
© Galleria Tega
© Filippo de Pisis by SIAE 2019
figlidellashoah auditoriumparcodellamusica auditoriumpdm
SapienzaRoma
© Ciro Fusco/Ansa
GIORNO DELLA MEMORIA
ITALIA//FINO AL 30 GENNAIO
«È un gran miracolo che io non abbia rinunciato alle
mie speranze perché sembrano assurde e inattuabili.
Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo
a credere all’intima bontà dell’uomo». È anche per
rinnovare le speranze di Anna Frank che è giusto celebrare
il Giorno della Memoria il 27 gennaio, con eventi
anche nei giorni che precedono e seguono questa
data. A Milano l’Associazione Figli della Shoah promuove
le testimonianze delle deportate Liliana Segre
ed Edith Bruck, la prima al Teatro degli Arcimboldi il 20
gennaio, la seconda la mattina del 27 al Conservatorio
Verdi, dove alle 20 si svolge la serata commemorativa.
Il 23 l’Auditorium Parco della Musica di Roma ospita il
concerto Là dove giace il cuore. Note e parole d’esilio, in
cui risuona l’esperienza di chi ha dovuto abbandonare
la propria identità, dagli ebrei ai profughi contemporanei.
Direttore artistico è Angelo Busco. Nella Capitale
anche il convegno La Sapienza chiede scusa. Leggi razziali,
la scuola e l’accademia: riflessioni e testimonianze,
alla Facoltà di Giurisprudenza giovedì 30.
figlidellashoah.org | auditorium.com | uniroma1.it
17
AGENDA
Aldo e Lella Fabrizi
teatrodueroma.stabiledessai
TRIBUTO ALLA ROMANITÀ
ROMA//29 GENNAIO>2 FEBBRAIO
Aldo e Lella Fabrizi sono indubbiamente due icone che, grazie al cinema, hanno
reso riconoscibile e apprezzato in tutto il mondo lo stile di vita romanesco. In comune
di certo hanno la settima arte, ma a unirli è anche un’altra grande passione,
il cibo. I due discutevano spesso sugli ingredienti della cucina capitolina nella
famosa trattoria dell’attrice, Sora Lella, sull’Isola Tiberina, frequentatissima ancora
oggi. Ed è proprio l’aspetto mangereccio del loro legame a essere protagonista
al Teatro Due, vicino piazza di Spagna, dello show L’acqua e la farina, testo inedito
scritto, diretto e interpretato da Antonio Nobili, Mary Ferrara e Alessio Chiodini, che
rappresenta per la prima volta insieme su un palco i due celebri fratelli. In scena
anche Sara Morassut e Mauro Trabalza, nipote di Lella, al suo esordio. Un’occasione
per scoprire la versione più intima del rapporto tra i due fratelli romani, familiare
più che professionale. Da non perdere, inoltre, nel foyer del teatro, gli scatti privati
delle famiglie Fabrizi/Trabalza e foto d’epoca della città.
teatrodueroma.it
SHALL WE DANCE?
ITALIA//FINO AL 2 FEBBRAIO
Tanti gli spettacoli in calendario per i fan dell’arte coreutica. Si parte con la compagnia
di danza classica cinese Shen Yun, che fa tornare nell’antico Oriente con una
scenografia mozzafiato. Da ammirare al San Carlo di Napoli dal 10 al 12 gennaio, al
Nuovo Giovanni da Udine il 15, al Comunale di Modena dal 17 al 19 e al Carlo Felice di
Genova il 22 e 23. Per i più piccoli (e non solo) la magia viaggia sui pattini con Disney on
ice. Frozen - Il regno di ghiaccio, produzione basata sul pluripremiato film d’animazione:
al Palazzo dello Sport di Roma dal 16 al 19 e al Forum di Assago dal 23 al 26. Evento
cult della Capitale, il gala Les Étoiles è all’Auditorium Parco della Musica dal 24 al 26,
con le stelle mondiali del balletto e Oleg Ivenko, divenuto star del cinema dopo aver
interpretato Rudolf Nureyev in The White Crow. Novità 2020, infine, la prima edizione di
Puglia International Ballet Competition, concorso in due sezioni, classica/neoclassica
e moderna/contemporanea, al Teatro Apollo di Lecce il 1° e 2 febbraio.
it.shenyun.com/italia | disneyonice.com | auditorium.com
pugliainternationalballetcompetition.it
Una scena di Disney on ice. Frozen - Il regno di ghiaccio
© Tim Pannell
ShenYunIT ShenYun shenyunperformingarts DisneyOnIceItaly
AuditoriumParcodellaMusica pugliainternationalballetcompetition
FELLINI 100
RIMINI//FINO AL 15 MARZO
ROMA//21 GENNAIO
«Quando mi trovo a viaggiare in treno, o ospite in qualche casa privata, le mie possibilità di
conversazione sono ridotte a zero». Federico Fellini mostrava le sue idee e le sue emozioni
non tanto con le parole quanto con una cinepresa. E con questa era, ed è ancora oggi,
un maestro indiscusso. Il 20 gennaio ricorre un secolo dalla sua nascita e Rimini, sua città
natale, non poteva che celebrarlo per tutto il 2020. Si inizia con Fellini 100. Genio immortale,
mostra a Castel Sismondo che raccoglie anche materiali inediti come le prime sceneggiature
di Amarcord e 8½. L’esposizione ripercorre la storia d’Italia dagli anni ’20 agli ’80,
ospita il racconto dei compagni di viaggio del regista e presenta il Museo Internazionale
Federico Fellini, progetto che prenderà vita a dicembre 2020. Ad aprile l’allestimento si
sposta a Roma, a Palazzo Venezia. Nella Capitale, inoltre, il 21 gennaio va in scena al teatro
Lo Spazio In viaggio con Fellini - Note, ricordi, sue fantasie, spettacolo in cui l’attore e regista
Francesco Sala interpreta il grande cineasta raccontando la sua arte immortale.
mostrafellini100.it | teatrolospazio.it
Davide Minghini, Set del film Amarcord. Roma, Cinecittà (1973)
© Biblioteca civica Gambalunga
mostrafellini100 mostrafellini
teatrolospaziooffperscelta teatrolospazio
18
AGENDA
A cura di Luca Mattei
ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it
Freccia Weekend
gennaio 2020
Alessandro Grassani, Il 29enne Erdene Tuya
trasporta una pecora persa per il zud, nella
provincia dell’Arkhangai in Mongolia (2011)
CondominioFotografico
Condominio_Foto
condominio_fotografico
3>5
L’ex Convento del Carmine di
Modica (RG) accoglie fino al 6
gli scatti di Alessandro Grassani
sul tema dei Migranti ambientali,
coloro che fuggono dalle zone
più colpite dai cambiamenti
climatici, come Haiti, Kenya e
Mongolia. [1]
condominiofotografico.it
Al via Una montagna di libri a
Cortina d’Ampezzo (BL): incontri
con il fumettista Lorenzo
Mattotti il 3, la scrittrice Jessica
Fellowes e la professoressa
Alessandra Necci il 4,
l’insegnante Marco Mondini il 5.
unamontagnadilibri.it
Al TuscanyHall di Firenze
il nuovo anno inizia con la
magia di cinque acrobati nello
spettacolo The Black Blues
Brothers il 3 e 4 gennaio e le
stelle internazionali del circo
nel Gran Gala du Cirque il 5 e 6.
tuscanyhall.it
Last day il 6 al Teatro
Brancaccio di Roma per
Aggiungi un posto a tavola,
tra le più amate commedie
musicali, di Pietro Garinei e
Sandro Giovannini, scritta con
Jaja Fiastri e con le musiche di
Armando Trovajoli.
teatrobrancaccio.it
1 2
Una scena del film I cento passi (2000)
sudestival
10>12
Fino al 13 marzo è di scena
a Monopoli (BA) Sudestival,
kermesse sulla settima arte la
cui inaugurazione è dedicata ai
20 anni del film I cento passi e
al cinema civile di Marco Tullio
Giordana. [2]
sudestival.org
A Palazzo Lanfranchi di
Matera fino all’8 marzo la
mostra Trama doppia, con le
opere a due e quattro mani
di Antonio Marras e Maria Lai,
testimonianze di un dialogo
intimo tra grandi artisti
contemporanei.
musei.basilicata.beniculturali.it
Un triangolo amoroso, il rock e
un omicidio: sono gli ingredienti
esplosivi del musical Murder
Ballad, dal 10 al 12 alla Galleria
Toledo di Napoli. Poi in tour da
Roma a Milano, con chiusura ad
Amalfi (SA) il 14 febbraio.
galleriatoledo.info
Colore come evento di spazi,
alla Dep Art Gallery di Milano
fino al 21 gennaio, è la prima
personale al mondo dopo la
scomparsa nel luglio 2019 di
Carlos Cruz-Diez, tra i maggiori
esponenti dell’arte cinetica e
ottica.
depart.it
20
3 4 5
© 2018 The CW Network, LLC. All Rights Reserved/
Jacob Kepler
Soldati dell’esercito di terracotta
lesercitoditerracottamilano
esercitoditerracottamilano
Giovanni Segantini, Savognino d’inverno (1890)
© Diego Brambilla studio fotografico
metspercorsiarte mets_percorsi_arte
Il mago Raffaele Scircoli nello show
Supermagic Illusioni
supermagicfestival
17>19 24>26
31>2
Alla Fabbrica del Vapore
di Milano fino al 9 febbraio
L’esercito di terracotta e il
primo Imperatore della Cina,
l’esposizione più completa sulle
note statue destinate a servire
Qin Shi Huangdi nell’aldilà. [3]
esercito-terracotta.it
A Palazzo Corbelli di Fano
fino al 31 In Between/wipe out
design, mostra di lavori che
reinterpretano il paesaggio
domestico coniugando la
valenza simbolica dell’opera
d’arte e la funzionalità
dell’oggetto di design.
creval.it
Palazzo Madama di Torino ospita
fino al 4 maggio Rivivere l’antico
costruire il moderno, retrospettiva
su Andrea Mantegna, artista
capace di coniugare la
passione per la classicità alle
sperimentazioni prospettiche.
palazzomadamatorino.it
Last weekend al Museo Civico
di Bari per la mostra 1968/1969
quegli anni, con le foto del
docente universitario Arturo
Cucciolla, all’epoca studente di
Architettura, che testimoniano
un’epoca di irreversibile
cambiamento sociale.
museocivicobari.it
Al Castello Visconteo Sforzesco
di Novara fino al 5 aprile la
mostra La rivoluzione della
luce, con 70 opere dei più noti
esponenti del Divisionismo, da
Giovanni Segantini a Giuseppe
Pellizza da Volpedo. [4]
metsarte.com
Fa tappa al Sistina di Roma
dal 21 al 26 il tour di Belle
ripiene, divertente commedia
in cui Rossella Brescia, Tosca
D’Aquino, Roberta Lanfranchi
e Samuela Sardo raccontano
il rapporto con se stesse, gli
uomini e il cibo.
ilsistina.it
A Palazzo Reale di Milano fino
al 9 febbraio Emilio Vedova,
tra le più importanti personali
mai dedicate a uno dei più
autorevoli artisti del ‘900,
allestita dal dicembre 2019 per
celebrarne il centenario dalla
nascita.
palazzorealemilano.it
Il teatro Massimo di Palermo
inaugura la stagione con
Parsifal, interpretato da Omer
Meir Wellber, al suo primo titolo
da direttore musicale. Spettacoli
in programma il 26, 28, 30 e 31
gennaio e il 2 febbraio.
teatromassimo.it
Dal 30 gennaio al 9 febbraio
al Teatro Olimpico di Roma, i
migliori illusionisti e prestigiatori
al mondo nello show
Supermagic Illusioni, il Festival
internazionale della magia
giunto alla XVII edizione. [5]
supermagic.it
Matrici tendenti a bianchi, grigi
e neri, in cui è la luminosità a
creare un effetto policromo,
non il colore. Sono le opere di
Luce, la personale di Paolo Bini
alla Galleria Nicola Pedana di
Caserta fino al 22 febbraio.
nicolapedana.com
Come si dice “c’era una volta”
in giapponese? Lo si può
scoprire al festival culturale
Ambarabà, dal 1° febbraio al
1° marzo a Monselice (PD), con
laboratori, show teatrali, letture,
degustazioni e proiezioni di
anime.
villapisanimonselice.it
Allo Spazio Bentivoglio di
Bologna dal 21 gennaio al 19
aprile Vestimenti, le opere
tessili dell’artista Sissi, la cui
produzione si concentra da
oltre 20 anni sulla creazione di
abiti, solo a volte indossabili,
intesi come sculture.
palazzobentivoglio.org
21
AGENDA
di Gilda Ciaruffoli - a cura di
vdgmagazine.it
gennaio 2020
FrecciaGourmet
Proseguono gli appuntamenti con il radicchio in provincia di Treviso nell’ambito della
kermesse Fiori d’Inverno. Questo mese le manifestazioni si svolgono a Zero Branco
(10-19), Mirano (12), Preganziol (17-19) e Dosson di Casier (24 gennaio-2 febbraio). Tutte
occasioni imperdibili per scoprire la migliore tradizione veneta.
fioridinverno.tv
È dedicato alla valorizzazione di uno dei
vitigni simbolo dell’enologia italiana l’evento
Sangiovese Purosangue, grazie al
quale scoprire i territori, le storie e le proposte
dei produttori italiani che hanno deciso,
per vocazione e tradizione, di puntare
proprio su queste uve. L’appuntamento è
l’11 e il 12 gennaio nelle sale del Radisson
Blu Hotel di Roma.
facebook.com/sangiovesepurosangue
© New Africa/AdobeStock
Nel weekend 18 e 19 gennaio Ferrara
ospita Bacco a Palazzo, evento che si
svolge all’interno dell’elegante Palazzo
Roverella e vede l’esposizione di vini
provenienti da varie regioni italiane. La
serata del sabato è riservata alla Cena
con il produttore, il gala che celebra i diversi
abbinamenti tra i vini e i piatti del
territorio.
baccoapalazzo.com
© fiore26/AdobeStock
Tutti i fine settimana dal 18 gennaio al 23
febbraio, il Palabam di Mantova ospita il
Festival della cucina mantovana. In tavola
un tripudio di tortelli, risotti e agnoli,
grana e mostarda, polenta e formaggi,
tutti rigorosamente preparati secondo
la tradizione locale e bagnati dagli ottimi
vini del territorio.
festivalcucinamantovana.it
© Bertolo/AdobeStock
Qual è la migliore birra italiana? Per scoprirlo,
dal 17 al 19 gennaio il teatro TuscanyHall
di Firenze ospita l’evento Birraio
dell’Anno, dove assaggiare le proposte
dei 20 produttori candidati al Premio e
quelle di cinque produttori emergenti,
per un totale di 150 birre artigianali. Novità
2020 il Premio Best Pub! dedicato ai
migliori publican individuati dai giudici.
birraiodellanno.it
Not – Do Not Modify, Do Not Interfere è
la manifestazione dedicata ai vini artigianali
e naturali organizzata a Palermo
dal 18 al 20 gennaio. Attraverso banchi
di assaggio, degustazioni guidate e conferenze,
la rassegna si propone come
un momento di scoperta e approfondimento
di una produzione legata dal filo
rosso del rispetto per l’ambiente e della
biodiversità.
rassegnanot.com
I migliori artigiani del gusto italiani si ritrovano
negli spazi di ForlìFiera, dal 24
al 26 gennaio, in occasione di Sapeur-Fiera
del prodotto tipico di qualità. Tanti gli
stand dove scoprire e assaggiare le specialità
gastronomiche più caratteristiche
e meno note delle varie regioni. All’interno
della Fiera spazio anche al Forlì Wine
Festival.
sapeur.it
Dal 31 gennaio al 2 febbraio in Fiera a
Padova c’è Itinerando, esperienze in
viaggio, un’occasione per conoscere
sagre, percorsi bike, treni del gusto, destinazioni
ed eccellenze enogastronomiche
italiane valorizzate dalla presenza
di personaggi come Licia Colò, Vittorio
Brumotti e Patrizio Roversi.
itinerandoshow.it
22
WHAT’S UP
© Alex Alberton
24
LOCHEF
VIAGGIATORE
DAL 6 GENNAIO BRUNO BARBIERI SBARCA SU TV8
IN VESTE DI CONDUTTORE. AL TIMONE DI CUOCHI D’ITALIA,
CON SFUMATURE INTERNAZIONALI
di Gaspare Baglio
gasparebaglio
Èdavvero inarrestabile lo
chef Bruno Barbieri, forte
delle sue sette stelle in
carriera Michelin. Oltre a portare
avanti il bistrot bolognese Fourghetti,
continua a giudicare i cuochi
amatoriali a MasterChef su SkyUno,
macina fatiche editoriali come il ricettario
d’autore Domani sarà più
buono (Mondadori Electa, pp. 226
€ 19,90) e, dal 6 gennaio, conduce
su TV8 Cuochi d’Italia. Dal lunedì al
venerdì alle 19:30, la gara gastronomica
quest’anno diventa internazionale,
ma conferma i giudici Cristiano
Tomei e Gennaro Esposito.
Bruno, questa volta non sarai dietro
al bancone dei giudicanti.
Sono molto contento di questa nuova
esperienza da presentatore: è la
mia palestra per condurre Sanremo
(ride, ndr).
In questa edizione il format diventa
un campionato del mondo.
Raccontiamo la storia, non solo
gastronomica, di persone arrivate
nel nostro Paese da ogni parte del
globo. Gente che qui si è integrata
aprendo attività di ristorazione. Si
scoprono altre materie prime e culture,
ma c’è sempre una competizione.
Per cercare nuovi sapori sei stato
ovunque. La cosa più particolare
che ti è capitata?
Vivere per mesi nell’Amazzonia brasiliana.
Scoprire gli angoli più nascosti
del Pianeta è stato il punto di
svolta della mia vita professionale. La
mente si apre e ci si pone in maniera
diversa di fronte alla vita.
Le tre cucine migliori?
Quella italiana per le materie prime,
la cucina francese per rigore e tecnica
gastronomica e quella libanese
perché racchiude la storia delle colonizzazioni
del mondo arabo, del basso
Mediterraneo. Hemingway andava
spesso in Libano per scrivere, certo,
ma anche per mangiare bene. Gastronomicamente
parlando nasconde
incroci di profumi e sapori dolci,
frutta passita, fiori, elisir. Quando lo
scopriremo a fondo ne vedremo delle
belle.
Pensavo menzionassi anche la tradizione
nipponica.
La cucina giapponese non è quella
che conosciamo in Europa: è difficile,
fatta di umori e sapori, con colori predominanti
profondi, come il verde e
il marrone, ed essenze amare, salate,
foglie macerate, alghe e muschi. Per
questo è importante viaggiare.
Un piatto che ti ha sorpreso?
Gli Acarajé, palle fritte di Bahia con
curry e riso quasi tostato. Da rimanere
a bocca aperta. Ogni luogo ha gusti
eccezionali. Vorrei andare in India
per addentrarmi in aree geografiche
che conosco poco. Sono come i
viandanti e, come un vero viaggiatore,
parto sempre senza valigie.
Quindi ti piace anche il treno.
Un sacco. Mi piacerebbe prendere
la Transiberiana. In Brasile, tanto
per dirne una, ho viaggiato su un
convoglio a vapore. E in Australia
ho impiegato 12 ore per raggiungere
Melbourne da Sydney su rotaia,
attraversando un continente dagli
spazi immensi. Ovviamente amo il
Frecciarossa e le sue comodità, ma
prendo spesso anche i Regionali da
Reggio Emilia.
Non mi hai parlato, però, della cucina
dei Paesi nordici, tanto in voga.
Vanno bene anche i licheni che
mangiano in Nord Europa, ma vuoi
mettere con i tortellini che fa mia
mamma?
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WHAT’S UP
I GIGANTI DEILIVE
I GIANT ROOKS SCALDANO I MOTORI
PER IL TOUR CHE LI PORTERÀ A SUONARE ANCHE IN ITALIA
di Gaspare Baglio
Frederik Rabe, Finn Schwieters,
Luca Göttner, Jonathan
Wischniowski e Finn Thomas.
I loro nomi possono non dire molto,
ma insieme formano i Giant Rooks,
band made in Deutschland che ha
letteralmente spopolato con il brano
Wild Stare, «nato in una cameretta
di un paesino della Germania ovest.
Volevamo realizzare i nostri sogni»,
spiega Frederik. Sogni che, grazie alla
costanza e (soprattutto) al talento, si
sono realizzati, fino a rendere questi
giovani artisti delle rockstar europee.
Poi è arrivato l’ep di debutto con il loro
nome e un’altra hit, 100 mg, che tratta
il delicato tema della depressione.
Ci si potrebbe aspettare una svolta
sociale e politica, ma i ragazzi hanno
idee ben chiare in proposito: «Non tutti
sono in grado di scrivere una canzone
politica, di imbastire un buon testo
in questo senso. Non ci definiamo una
band politicizzata». Le influenze della
formazione teutonica passano da Bob
Dylan a Bon Iver, da Kendrick Lamar
a John Coltrane. Sonorità che rientrano
tutte nel nuovo album in uscita a
fine gennaio (il cui titolo, mentre scriviamo,
è ancora top secret) e nel tour
che mira a consacrarli: le tappe italiane
sono il 24 aprile a Milano e il giorno
successivo a Bologna.
Una formazione che, di live, ne sa
qualcosa, visto che ha girato tutti i festival
musicali più importanti. «È stato
davvero emozionante. Non sapevamo
cosa sarebbe successo. Siamo molto
eccitati, sappiamo quello che ci
aspetta, ma speriamo che i concerti
siano sempre più grandi». Il gruppo
ha anche una formula per convogliare
la creatività di ciascuno: «Discutiamo
ogni visione e idea personale con il
nostro staff. Siamo noi, direttamente,
a gestire tutto. La cosa funziona,
però non è semplice: fare parte di tutti
i processi è faticoso, ma ne vale la
pena». Anche per chi ascolta.
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INCONTRO
© Giovanni Gastel, Mara Venier per Luisa Viola
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COMPLETAMENTE
MARAIL 2020 DELLA
SIGNORA DELLA
DOMENICA TRA
AUGURI DI FELICITÀ E
TANTI PROGETTI DA
PROTAGONISTA
di Gaspare Baglio
gasparebaglio
«
Dimmi tutto, amore della
zia». Non poteva che cominciare
così, anche per il
nuovo anno, l’intervista a Mara Venier,
una delle dive televisive più amate.
Iniziare il 2020 con la signora della
domenica è, senza dubbio, di buon
auspicio. Questa intervista prende,
quindi, il sapore dell’augurio. La
Mara nazionale, infatti, oltre a essere
un uragano di simpatia, arriva da una
stagione di successo: il contenitore
di Rai1, Domenica in, è inarrestabile.
E lo show di emotainment, La porta
dei sogni, l’ha riportata nel prime time
dell’ammiraglia di viale Mazzini. Ma
l’esplosiva Venier non si ferma mai e
ha già in serbo altre sorprese che svela
in questa intervista a La Freccia, in
cui si lascia andare alle emozioni.
Il 2019, appena passato, ti ha dato
belle soddisfazioni.
È stato un grande anno. Dal punto di
vista professionale, poi, totalmente
inaspettato. Mi sono arrivati tra le mani
tanti progetti ai quali non ho saputo
resistere. Come questo programma
di prima serata sui sogni degli italiani,
della gente che mi ha riempito la vita
di amore e affetto.
Effettivamente, il pubblico ti ama
Non mi ha mai abbandonata, un’ondata
d’amore si è palesata con Domenica
in che, in questa stagione, è andata
meglio dell’anno scorso.
Cosa si prova a realizzare i sogni delle
persone?
Mi sembra di restituire qualcosa a
ognuno di loro, al pubblico che mi ha
dato così tanto. Mi fa bene, è come se
mi sdebitassi con chi mi segue.
E Mara che sogni ha?
Ho avuto tanto. La mia vita è stata incredibile:
sono partita da Mestre, dalle
case dei ferrovieri, la mia era una
famiglia molto umile, modesta, con
papà ferroviere. A 16 anni mi innamoro
di un bellissimo ragazzo di Venezia
che voleva fare l’attore, mi sposo a
16 anni e mezzo. Lui va a Roma per
inseguire il suo sogno e pure io, per
inseguire lui, dopo un anno, arrivo
nella Città Eterna. Da lì non mi sono
più mossa. Non avevo nessuna ambizione,
non volevo fare l’attrice, non
volevo fare la televisione, non avevo
sogni. Sono sempre stata molto
concreta, con la testa sulle spalle.
Appena arrivata a Roma ho aperto
un negozio di vestiti usati per poter
sbarcare il lunario.
Che vita!
Ho avuto sette, otto, nove vite diverse.
Amori diversi e, per ogni amore,
un cambiamento radicale. Dal punto
di vista professionale, più di quello
che ho vissuto non posso chiedere.
Tutto mi è arrivato casualmente, senza
mai cercarlo.
E nel privato?
Vorrei che tutto rimanesse così. La
mia paura è quella di staccarmi dalle
persone che amo. So che è irrealizzabile,
ma il mio sogno è tenere le persone
che amo sempre vicine a me.
Ti emozioni sempre tanto nelle tue
interviste. C’è qualcuno che, più degli
altri, ti è rimasto nel cuore?
Non so mai quello che succede a
Domenica in. Gianna Nannini mi ha
intenerita, perché l’ho vista commossa.
L’abbiamo sempre pensata molto
rock. Anche Mika mi ha emozionata. È
come se, davanti a me, non ci fossero
paletti. Non è questione di nome, di
star o di artista. È vero, mi emoziono
sempre.
C’è stata una puntata che non dimenticherai
mai?
Quella dello scorso 8 dicembre. Quel
giorno la trasmissione era in forma ridotta,
perché abbiamo dato la linea
al Papa per la processione dell’Immacolata.
Be’, quella trasmissione
l’ho voluta dedicare ai 90 anni di don
Mazzi. E l’ho costruita col cuore. Tutti
mi dicevano che ero matta.
E tu?
Non me ne fregava niente degli
ascolti, perché so quanto bene ha
profuso don Antonio: ho fatto arrivare
i ragazzi della comunità Exodus a
sorpresa e il cast delle prime edizioni
di Domenica in in cui c’era don Mazzi:
Stefano Masciarelli e Giampiero
“Bisteccone” Galeazzi. E poi c’erano
Roby Facchinetti, Ron e i messaggi
di Fiorello, Renato Zero ed Enzo Iacchetti.
Quella puntata la porto davvero
nel cuore. E non ti dico la sorpresa
quando abbiamo scoperto che
ha fatto il 20% di share, con punte di
quattro milioni di persone. Un record
assoluto.
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Teatro
di Roma
Argentina
Ibsen / Popolizio
un nemico
del popolo
di
Henrik Ibsen
traduzione
Luigi Squarzina
regia
Massimo Popolizio
con
Massimo Popolizio
e Maria Paiato
Tommaso Cardarelli
Francesca Ciocchetti
Martin Chishimba
Maria Laila Fernandez
Paolo Musio
Michele Nani
Francesco Bolo Rossini
e con Flavio Francucci
Cosimo Frascella Duilio Paciello
Francesco Santagada
Gabriele Zecchiaroli
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci Luigi Biondi
suono Maurizio Capitini
video Lorenzo Bruno e Igor Renzetti
assistente alla regia Giacomo Bisordi
produzione
Teatro di Roma - Teatro Nazionale
Foto Giuseppe Distefano
17-26
gennaio
2020
INCONTRO
Ti sei data una spiegazione per tanti
consensi?
Quando le cose si fanno con amore,
l’intenzione traspare e il pubblico ti
segue. È stata un’emozione immensa
vedere questo piccolo grande
uomo di 90 anni che cantava, ballava,
rimproverava Facchinetti perché
non era andato a una manifestazione.
Ci tieni proprio tanto a don Mazzi...
Ho perso mio papà che avevo 22
anni. Don Antonio, per me, è un secondo
padre. Mi consola dai miei
dolori.
Secondo te perché il pubblico ama
tanto la tua Domenica in?
Io sono completamente Mara. Metto
sul piatto la mia vita: dolori, gioie,
commozione. Sono tornata al timone
di questo programma dopo quattro
anni: fui cacciata dalla Rai perché
ero vecchia. Così, quando l’allora
direttore generale, Mario Orfeo, mi
fece la proposta di ritornare, gli dissi
che la trasmissione l’avrei fatta a
modo mio, prendendomene tutta la
responsabilità. Non avevo niente da
perdere. E questo è arrivato al cuore
della gente. Non c’è nulla di scritto,
è tutto improvvisato, come stare nel
salotto di un’amica.
Piaci molto anche ai giovani e agli
artisti amati dai ragazzi!
Sì, come Achille Lauro, Ultimo e
Stash. C’ho tutto un giro di giovani,
sono la zia! Questo grazie a Maria De
Filippi, che mi ha voluta a Tú sí que
vales. E ad Alessia Marcuzzi che mi
ha iscritto a Instagram, quando non
sapevo nemmeno cosa fosse. Ora
ho un milione e 700mila follower.
Nel nuovo anno che farai?
A settembre ho incontrato il direttore
di Radio Rai, Roberto Sergio, e la
direttrice di Radio2, Paola Marchesini.
Mi hanno detto che mi volevano
davanti al microfono e che potevo
fare quello che volevo. Mi hanno anche
spiegato che loro mi avrebbero
vista bene in un programma quotidiano,
che esaltasse la mia empatia
col pubblico. E così, il 6 gennaio, arriva
la Befana (ride, ndr).
© Assunta Servello per Rai
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INCONTRO
© Giovanni Gastel, Mara Venier per Luisa Viola
Condurrai un programma in radio,
quindi.
Si intitola Chiamate Mara 3131 e andrà
in onda tutti i pomeriggi, dalle
15 alle 16, in diretta su Rai Radio2.
Andremo avanti fino a febbraio, poi
si vedrà. Finirà quando le forze mi
mancheranno! (ride, ndr) Non ho
mai avuto tante proposte di lavoro
come in questi ultimi due anni. Dovevo
andare in pensione e invece,
come dice Vasco Rossi, “sono ancora
qua”.
In cosa consiste il nuovo format radiofonico?
Sarà un rapporto diretto con i radio
ascoltatori. Con me ci sarà Stefano
Magnanensi, il direttore d’orchestra
di Domenica in. Ci trasferiremo a
Sanremo nella settimana del festival
e sarò in diretta anche da lì.
A questo proposito, nel 1994 hai
condotto il Dopofestival. Non ti
piacerebbe salire sul palco dell’Ariston?
Sarebbe troppo stressante, avrei
tutti gli occhi addosso. Il Festival
è un palcoscenico importante, per
alcuni colleghi è un punto d’arrivo,
ma non per me. Mi vedo bene nel
mio studio pomeridiano a fare conversazione
sul divano. Sanremo è
bellissimo, ma non sono adatta.
Mara, sai che l’Alta Velocità ha
compiuto dieci anni?
Certo! Sono sempre in treno. Dovrei
essere ferroviera ad honorem.
Come ti aspetti e cosa auguri al tuo
pubblico per questo 2020?
Che la situazione politica si plachi.
Bisogna pensare alle cose serie, il
nostro Paese ne ha bisogno. Vanno
affrontati temi importanti come
la disoccupazione e la sanità. Mi
auguro che il 2020 possa rimettere
in sesto l’Italia. In una nazione
dove tutto funziona meglio, la qualità
della vita del cittadino migliora.
Spero che si trovi quel giusto equilibrio,
come per le Frecce, che in
poco più di tre ore arrivano da Roma
a Milano. Mi auguro che tutto possa
funzionare così.
mara_venier
raiplay.it/programmi/domenicain
domenicainrai
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MARTINA
IS FASHION
Paesaggio e dimore barocche
sembrano usciti dalle mani
di pittori che, con mille colori,
hanno dato vita a degli splendidi dipinti.
Martina Franca è anche fashion:
una volta con dei piccoli laboratori sartoriali
a conduzione familiare, oggi con
aziende che esportano in tutto il mondo.
MARTINA FRANCA
LA CITTÀ CHE CREA LA MODA
Landscape and baroque mansions seem to come
out of the hands of painters who, using thousands
of colours, gave birth to amazing paintings.
Martina Franca is also fashion: in the past with
small family-run tailoring workshops, today with
businesses that export all over the world.
MARTINA FRANCA :
WHERE FASHION
IS CREATED
COMUNE DI MARTINA FRANCA
ASSESSORATO SVILUPPO ECONOMICO
comune.martinafranca.ta.it
Comune di Martina Franca
PITTI IMMAGINE UOMO_FIRENZE · 07_10 GENNAIO 2020
TRAVEL
Teatro Regio, Parma
TIME FOR CULTURE
NEL 2020 PARMA È LA CAPITALE
ITALIANA DELLA CULTURA.
DECINE E DECINE DI EVENTI,
MOSTRE E PROGETTI TENGONO
INSIEME TRADIZIONE E
CONTEMPORANEO
di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
La cultura batte il tempo. E a Parma mette insieme
esperienze, tradizioni, memoria e contemporaneo,
comunicazione interconnessa e predigitale.
I tempi che costituiscono la trama sono quelli
della città romana, ma anche rinascimentale e illuminista,
medievale e asburgica. La scommessa è farne riapparire
tutte le anime: nobile e verdiana, nello stesso
tempo contadina, imprenditrice e tecnologica. Il 2020 è
il suo anno, perché è la Capitale italiana della cultura. A
cominciare dai numeri: 65 iniziative urbane, 150 nel territorio
circostante e 250 incontri sulla conoscenza. Sabato
11, domenica 12 e lunedì 13 gennaio la festa d’avvio tra
immancabili mostre, concerti, eventi teatrali e di piazza.
Il primo giorno una parata porta in corteo e svela le parole
scelte attraverso un contest. Cittadini e visitatori sono
invitati a riempire le strade ricche di storia, arte e bellezza.
Il 12 il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella,
partecipa alla cerimonia d’apertura al Teatro Regio. Il 13,
invece, si festeggia Sant’Ilario, patrono della città, ed è
il turno delle narrazioni tra storia e poesia, presentazioni
di libri e concerti. La domenica inaugura Time Machine.
Vedere e sperimentare il tempo, fino al 3 maggio a Palazzo
del Governatore. La mostra esamina come il cinema e
altri media basati sulle immagini in movimento abbiano
trasformato in 125 anni la percezione del tempo, attraverso
varie tecniche: dall’accelerazione al ralenti, dal fermo
immagine al time-lapse, dalla proiezione a ritroso al
loop. Questa rassegna fa parte dei pilastri di Parma 2020,
del progetto pilota che prevede anche un evento speciale
con protagonista Anish Kapoor, impegnato in un dialogo
con il territorio. Infine, quattro open call, risultato di
bandi finalizzati a promuovere accessibilità e contaminazione
nelle periferie e comunità locali. Al fianco di questo
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PARMA IS THE ITALIAN CAPITAL OF
CULTURE FOR 2020. DOZENS AND
DOZENS OF EVENTS, EXHIBITIONS
AND PROJECTS BIND TOGETHER
TRADITION AND THE PRESENT DAY
progetto, le Officine contemporanee: mostre, produzioni
teatrali e musicali, festival e laboratori per legare il tempo
di oggi a quello passato. Il primo appuntamento, in
calendario dall’11 gennaio alla Galleria San Ludovico, ha
un titolo esplicito: Noi, il cibo, il nostro pianeta: alimentiamo
un futuro sostenibile. Da venerdì 10, invece, il Teatro
Regio ospita, fino al 12 maggio, il festival Tempo nelle
arti del Novecento. Uno dei protagonisti di Parma 2020 è
anche Oliviero Toscani con Points of view, un’occasione
per far incontrare amatori e altri professionisti del settore
con fotografi del calibro di Steve McCurry e Giovanni
Gastel. Un importante luogo urbano è il Complesso della
Pilotta, che custodisce il Teatro Ducale e che da gennaio
è sede del progetto espositivo Maurizio Nannucci time
past, present and future, mentre da marzo ospita la mostra
L’Europa di Goya: Madrid, Roma, Parma. Anche Parma
360, festival della creatività contemporanea, si prepara
a un’edizione speciale tra aprile e maggio e poi, a
ottobre, chiude l’anno un’esposizione sui nobili Farnese,
che diedero fama e sviluppo a una capitale simbolo del
Rinascimento e del Barocco.
parma2020.it
parma2020official
parma2020off
PARMA
20 FRECCE AL GIORNO/A DAY
© Edoardo Fornaciari
Culture sets the beat. And in Parma it brings together
experiences, traditions, memories, and the present
day, interconnected communications and the
pre-digital age. The historical periods the event is based on
are those of the Roman city, and also the Renaissance and
Enlightenment, the Middle Ages and the Habsburg period.
The ambition is to bring out the spirit of all of these: noble and
worthy of Verdi, yet also agricultural, enterprising in business
and technological. 2020 is Parma’s year, because it is the Italian
Capital of Culture. Let us start with some figures: there are 65
initiatives in the city, 150 in the area and 250 knowledge-based
events. Saturday 11, Sunday 12 and Monday 13 January see the
opening celebration, with unmissable exhibitions, concerts,
theatrical and open-air events. On the first day a parade shows
off the words chosen in a competition. Locals and visitors
are invited to fill the streets, which have plenty of history,
art and beauty. On 12 January the Italian President, Sergio
Mattarella, will take part in the opening ceremony at Teatro
Regio. While on 13 January, Saint Hilary, the patron of the city,
is celebrated, and there will be historical and poetry readings,
book presentations and concerts. Sunday 12 January sees the
opening of Time Machine. Vedere e sperimentare il tempo, which
runs until 3 May at the Palazzo del Governatore. The exhibition
looks at the way in which, over 125 years, cinema and other
media based on moving images have changed the perception
of time with the use of various techniques: from speeding-up
to slowing-down, from freeze frames to time-lapse, from film
played backwards to tape loops. The exhibition is one of the
most important elements of Parma 2020, with a pilot project
that includes a special event featuring Anish Kapoor exploring
a dialogue with the region. Finally, there are four open calls, the
outcome of tender processes aimed at promoting accessibility
and sharing between the outskirts and local communities.
Contemporary Workshops run alongside this project:
exhibitions, plays and concerts, festivals and workshops to link
today with the past. The first event, starting 11 January at the
Galleria San Ludovico, has a very clear title: Noi, il cibo, il nostro
pianeta: alimentiamo un futuro sostenibile. While from Friday 10
January until 12 May, Teatro Regio hosts the Tempo nelle arti
del Novecento festival. Another of the main figures in Parma
2020 is Oliviero Toscani, with his Points of view, an opportunity
for amateurs and sector professionals to meet photographers
of the calibre of Steve McCurry and Giovanni Gastel. The Pilotta
complex is an important city location: it includes Teatro Ducale
which from January is the site of the exhibition project Maurizio
Nannucci time past, present and future, while from March it
houses the show L’Europa di Goya: Madrid, Roma, Parma. There
is also Parma 360, a contemporary creativity festival which is
preparing for a special edition and then, in October, to end the
year there will be an exhibition on the Farnese noble family,
which developed and made famous a capital that is a symbol
of the Renaissance and Baroque.
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TRAVEL
MATERA BOTTEGA DI FUTURO
© Carlos Solito
SI È CHIUSO A
DICEMBRE L’ANNO
CULTURALE EUROPEO
DELLA CITTÀ LUCANA.
ALLA GRANDE
PARTECIPAZIONE
SI UNISCE
UN’ESPERIENZA
D’ECCEZIONE DI TUTTA
LA COMUNITÀ LOCALE
E DEI SUOI ARTIGIANI
DELL’IMMAGINARIO
di Agostino Riitano
Quando sono arrivato a Matera
per la prima volta, dalla
vivacità di una città cosmopolita
come Napoli, proiettata sulla costa,
proposizione urbana all’incontro e
al mescolamento, passavo lentamente
verso un’altra dimensione del Sud,
dove l’urbano convive nel selvaggio,
dove la presenza dei Sassi è dialogo
con lo spaccato della gravina. Sì, un’altra
dimensione del Sud. Una discesa nel
dentro, in un Sud interiore. Anche Matera,
insieme ad altre realtà mediterranee,
porta la storia come un tesoro, che è, sì,
un bene, ma che tuttavia pesa come un
carico, un ingombro; un tesoro che, in alcune
fasi del proprio vissuto, Matera non
si è sentita all’altezza di trasportare, pur
patendo il dolo di vederlo deperire.
Matera è stata nominata Capitale europea
della cultura perché la giuria ha
riconosciuto che l’iniziativa si è evoluta
in elemento di pianificazione cittadina
e regionale, ambito nel quale la candidatura
ha avuto un ruolo d’indirizzo e di
rappresentanza. Matera è stata il punto
di arrivo di un percorso di maturazione
e il punto di partenza di un programma
di sviluppo. Un antefatto importante è
avvenuto nel 2011 quando il Carro della
Bruna, simbolo della festa più importante
della città, entrava a Torino esposto
nella mostra Fare gli italiani. In occasione
del 150esimo anniversario dell’Unità
d’Italia, Matera ha voluto incontrare il
resto del Paese, uscire dai suoi confini
e soprattutto proporre le proprie radici
come un tema nazionale. Emergeva con
esaltazione ed entusiasmo il desiderio di
essere autori della propria storia.
Quella di Matera 2019 è una riconquista
spiegabile non tanto in termini meramente
produttivi, quanto mentali e creativi.
Il programma culturale ha espresso
una grande forza che si è materializzata
in 940 eventi in 300 giorni, con la
partecipazione di 450 artisti e 16mila
cittadini a un processo di co-creazione
in 325 luoghi della Basilicata. In totale
sono stati distribuiti 80mila passaporti
culturali. Tanti sono stati gli uomini e le
donne che hanno contribuito al processo
di cambiamento e alla creazione
del clima di festa, una collettività che ci
piace chiamare “artigiani dell’immaginario”.
Uno dei progetti simbolo di questo
fare artigianale è Abitare l’Opera, nato in
collaborazione con il Teatro di San Carlo
a Napoli, che ha allestito l’opera lirica
come spettacolo itinerante nei vicoli e
nelle piazze dei Sassi. La Cavalleria Rusticana
di Pietro Mascagni, con la regia
di Giorgio Barberio Corsetti, ha coinvolto
attivamente mille cittadini e performer,
che hanno realizzato cori, danze e azioni
teatrali dal fascino unico e irripetibile.
Matera, in questo anno d’eccezione, ha
dimostrato che lo scarto tra la volontà
e la fantasia dei cittadini e l’impermeabilità
delle cose, così come sono, è una
distanza violabile.
MATERA
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Agostino Riitano
Mimesis Edizioni, pp. 130 € 14
Realizzare progetti culturali è un
vero e proprio lavoro artigianale.
Agostino Riitano, Project Manager
Supervisor Area Cultura di Matera
2019, racconta come il fatto di ideare
cultura sia qualcosa di concreto,
al pari dell’attività del falegname
che modifica il legno grezzo. Il
materiale plasmato in questo caso è
l’immaginario: mutevole e universale,
trova forma grazie alla partecipazione
di intere comunità.
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Dal Montefeltro intriso di storia alle Lame infuocate
dei Monti Sibillini, passando per le rocce del Conero
che si tuffano nel mare.
Lingua di terra compatta, incastonata tra gli Appennini e l’Adriatico,
le Marche sintetizzano nella pluralità del nome i molteplici
volti di un territorio. Una realtà poliedrica tutta da scoprire,
soprattutto ora che la regione ha conquistato il secondo
posto nella classifica Best in Travel 2020 di Lonely Planet.
A partire da Urbino, città Patrimonio Unesco che ha dato i natali
a Raffaello Sanzio e guida le celebrazioni per i 500 anni
dalla morte del pittore rinascimentale. Nelle sale di Palazzo
Ducale, già noto per i Torricini e lo Studiolo trompe-l'œil di
Federico III, una mostra racconta fino al 19 gennaio le relazioni
del Maestro con gli artisti alla Corte di Montefeltro. Ma questo
gioiello arroccato, che con Pesaro si è candidato a Capitale
europea della cultura per il 2033, è anche un affollato centro
universitario e la sera si anima di studenti tra le vie arrampicate
intorno alle mura.
Non lontano spicca Gradara, con la Rocca che fu teatro dell’amore
tra Paolo e Francesca, reso immortale da Dante nel V
canto dell’Inferno. E se a Recanati è possibile ripercorrere
i luoghi di Leopardi, compresa la biblioteca del padre con i
suoi manoscritti, a Pesaro, città di Gioachino Rossini, si può
visitare il nuovo museo dedicato al compositore nelle sale
neoclassiche di Palazzo Montani Antaldi.
Spostandosi sul litorale si arriva al porto di Ancona, che per
la sua forma a gomito è uno dei pochi luoghi che regala sul
mare sia l’alba sia il tramonto. Poco distanti due paradisi della
natura: le Grotte di Frasassi, labirinto roccioso tra i più estesi
d’Europa, e il Parco regionale del Conero, oasi ambientale di
seimila ettari e meta prediletta dagli amanti del trekking. In
provincia di Macerata brilla un altro tesoro di biodiversità, il
Parco nazionale dei Monti Sibillini, con il canyon tutto italiano
delle Lame Rosse di Fiastra.
Esposti come capolavori in un museo diffuso, nel 2020 i tesori
regionali possono essere esplorati all’insegna della sostenibilità
attraverso il progetto Marche Outdoor: 24 itinerari da percorrere
su due ruote con il sostegno del campione Vincenzo
Nibali. Un’iniziativa promossa anche dall’artista Michelangelo
Pistoletto, che con i sei tracciati di Marche Rebirth vuole rilanciare
le zone colpite dal sisma del 2016 come se fossero un’opera
collettiva. Una fusione di paesaggi e persone, tradizioni
e saperi per interpretare in modo nuovo il territorio.
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Amanti del carving o dello snowboard, patiti dello
slittino o delle racchette da neve, fatevi avanti: è
cominciato il divertimento nel carosello bianco!
Dalla Valle d’Aosta all’Alto Adige, passando per la Lombardia,
il Trentino e il Veneto, le alternative in quota per
gli appassionati di sport invernali sono tante, come pure
le attività indoor spesso incluse in interessanti pacchetti.
Che in qualche (ghiotta) occasione comprendono anche
lo skipass gratuito.
Step forward you lovers of skiing and
snowboarding, fans of sledges and snow
shoes: the fun on the white merry-go-round
has begun! From the Aosta Valley to Alto Adige, and
including Lombardy, Trentino and Veneto, there are
endless possibilities for winter-sports fans at altitude,
as well as indoor activities which are often included
in interesting packages. Which in a few (delicious)
instances also include a free ski pass.
Alta Badia
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ESPERIENZE A 2.000 METRI. ANCHE PER IL PALATO
Su Alpi e Dolomiti l’effetto sole-neve crea scenari scintillanti:
occasioni meravigliose per un’esperienza all’aria
aperta – fosse anche solo passeggiare con le ciaspole tra
i boschi – unita al privilegio di tornare a sera in un comodo
hotel, con saune a diverse temperature, piscine idromassaggio
e profumate tisane. A Cortina, località sciistica fra
le più esclusive al mondo, la Cristallo Ultimate è una spa
di ultima generazione concepita come simbolo di scienza,
qualità e affidabilità: una zona relax autenticamente rigenerante,
con bagno turco per il rituale dell’hammam, oltre
a deliziosi spuntini e a piatti raffinati nel ristorante Gazebo
circondato a 360 gradi dalle Dolomiti innevate.
Per i temerari che non soffrono il freddo, in Valmalenco c’è
la suite dentro il gatto delle nevi: un’esperienza di glamping
romantico, con tanto di cena a base di sciatt, pizzoccheri,
polenta taragna e tagliata di carne, per deliziare il palato
con la cucina della tradizione valtellinese. Sì, perché
montagna e cibo sono un binomio perfetto: sciare stuzzica
l’appetito e fra una discesa e l’altra ci si ferma volentieri nei
rifugi a mangiare. Lo sanno bene in Alta Badia, che da 11
inverni ripropone il format culinario dove chef stellati preparano
piatti da degustare di baita in baita fino a primavera,
con vini abbinati da un sommelier. Fidelizzando così
sciatori e buongustai a un appetitoso ski safari gourmet.
In Val d’Ega, ai menu tipici delle malghe tra Latemar e Catinaccio,
si somma il pacchetto Slittino & grigliate a Carezza,
valido tutti i lunedì e mercoledì fino al 26 marzo: include un
giornaliero per la pista Hubertus appositamente dedicata
allo slittino, noleggio degli slittini stessi ma anche di una
piccola capanna per il barbecue presso il ristorante Antermont,
dove grigliare a piacimento.
SCI ALL’ALBA: PRIMA DISCESA CON PRIMA COLAZIONE
Cosa c’è di più bello che sciare per primi su una pista immacolata
quando il sole fa capolino dietro le vette? Diversi
comprensori aprono gli impianti alle prime ore del mattino,
con possibilità di assaporare una deliziosa colazione all’alba.
È il caso, in Alta Badia, dei rifugi Club Moritzino, Ütia I
Tablá, Bioch, Piz Arlara e Las Vegas, dove i menù proposti
– a base di latte, cereali, uova, marmellata – passano
al vaglio del nutrizionista Iader Fabbri, con certificazione
dell’apporto calorico ideale. All’Hotel La Perla di Corvara,
famoso per la prima colazione considerata fra le più accurate
per servizio e la più genuina per prodotti, le piste passano
proprio lì davanti: comodissime per allacciare gli scarponi
e salire in seggiovia di buonora. L’hotel detiene anche
un’autentica miniera liquida: una fornitissima quanto eccellente
cantina di 27mila bottiglie, ma soprattutto il Tempio del
Sassicaia, ricavato in un’ala della cantina stessa, che è un itinerario
suggestivo e sensitivo dalla prima bottiglia del 1968
all’ultima in ordine di tempo della Tenuta di San Guido a Bolgheri,
tant’è che si può persino toccare con le dita la terra del
suolo toscano dove sono piantati i vigneti. Torte fatte in casa,
uova e crêpes preparate al momento, frutta fresca, salumi
e formaggi della Valle d’Aosta vengono serviti al Resort Au
Coeur des Neiges di Courmayeur, raffinato chalet in legno e
pietra che coccola gli sciatori sia all’alba che al tramonto, in
partenza e al rientro dalle piste, con una corroborante merenda
o un buon bicchiere di vino come aperitivo.
EXPERIENCES AT 2,000 METERS. INCLUDING FOR YOUR
TASTE BUDS
The sun-snow combination creates some brilliant possibilities
in the Alps and Dolomites: marvellous opportunities for an
experience in the open air – even if it is just for a stroll using
snowshoes in the woods – together with the privilege of going
back to a comfortable hotel in the evening, with saunas at
different temperatures, Jacuzzi pools and herbal teas. At Cortina,
one of the world’s most exclusive ski resorts, the Cristallo
Ultimate is a latest-generation spa that has been designed as
a showcase of science, quality and dependability: a relaxation
area that is genuinely restorative, with a Turkish bath to enjoy the
ritual hamman, as well as delicious snacks and refined dishes in
the Gazebo restaurant with its 360-degree views of the snowy
Dolomites.
For the bold who do not fear the cold, in Valmalenco there is a
suite inside a snow cat: an experience of romantic glamping, with
a super dinner of sciatt, pizzoccheri pasta, taragna polenta and
steak, to delight the taste buds with traditional Valtellina cuisine.
Because the mountains and food go hand in hand: people work
up an appetite skiing and are glad to stop off between runs to
eat in mountain lodges. That is a well-known fact in Alta Badia,
where for the past eleven winters a culinary offering has been
available in which award-winning chefs prepare dishes that can
be sampled from mountain chalet to chalet until spring, with
accompanying wines chosen by a sommelier. And so skiers and
gourmets have grown used to enjoying a gourmet ski safari. In the
Eggental, in addition to the typical menus of the mountain huts
between Latemar and Rosengarten, comes the Slittino & grigliate
a Carezza package, available every Monday and Wednesday
until 26 March: it includes a daily lift pass for the Hubertus piste,
a special run for sledges, rental of a sledge and also of a small
barbecue hut at the Antermont restaurant, where you can cook
your food just as you like it.
SKIING AT DAWN: BREAKFAST WITH THE FIRST RUN
Could anything be nicer than being the first to ski on an
immaculate piste as the sun rises behind the peaks? Various
resorts open the lifts first thing in the morning, giving the chance
to savour a delicious dawn breakfast. It is available in Alta Badia
at the Club Moritzino, Ütia I Tablá, Bioch, Piz Arlara and Las
Vegas chalets, where the menus – with milk, cereals, eggs and
jam – are checked by nutritionist Iader Fabbri and are certified to
provide the ideal calorie intake. The pistes pass right in front of the
Hotel La Perla in Corvara, which is famous for a breakfast that is
considered to have some of the best service and to be amongst
the most genuine in terms of products: it is ideal if you want to
fasten your boots and get up the chair lift nice and early. The hotel
also has a true liquid mine: a cellar that is both excellent and very
well stocked, with 27,000 bottles, but especially the Tempio del
Sassicaia, which has been hewn out of a wing of the cellar itself. It
is an evocative and sensitive route from the first bottle, from 1968,
to the most recent from the Tenuta di San Guido in Bolgheri. One
can even touch the soil of the Tuscan land where the vines are
planted. Homemade cakes, eggs and freshly-made crêpes, fresh
fruit, dried meats and cheeses from the Aosta Valley are served
at the Resort Au Coeur des Neiges in Courmayeur, an elegant
wood and stone chalet that looks after skiers both at dawn and
at dusk, as they set out for and come back from the pistes, with a
restorative snack, or a nice glass of wine as an aperitif.
41
TRAVEL
CONCERTI NEL GHIACCIO E ADRENALINA: COCKTAIL DA
BRIVIDO
Anche le Dolomiti di Brenta hanno un fascino speciale e
certi hotel, come il Piccolo di Andalo, amano coccolare
i loro ospiti nell’area benessere Golden Spa, un autentico
gioiello di comfort, un buen retiro prezioso affacciato su
panorami spettacolari. Per gli appassionati di musica, fra
le montagne di Trentino e Lombardia si svolge quest’anno
la seconda edizione di una originalissima rassegna che
ha riscosso un successo straordinario. Si chiama Ice Music
Festival e consiste in 50 concerti rock, pop e di classica
eseguiti suonando 16 strumenti di ghiaccio dentro un
teatro-igloo da 300 posti realizzato dall’americano Tim
Linhart. Le esibizioni sono in calendario ogni giovedì e sabato
pomeriggio fino al 28 marzo sul Ghiacciaio Presena di
Passo Tonale. Tre mesi di show con artisti italiani e internazionali,
fra cui Elio, il gruppo Bandabardò, il chitarrista
Lorenzo Frizzera, il violinista Alessandro Quarta, il batterista
e compositore Stefano Pisetta, Luca Lagash e Silvio
Morais in un auditorium ghiacciato a 2.600 metri di altezza.
Per riscaldarsi, nei punti di ristoro viene servito l’inedito
cocktail Presena del bartender e mixologist Adrian Cristian.
A Pontedilegno-Tonale gli amanti dell’avventura apprezzeranno
la railzip che dalla seggiovia Casola scende alla
Valbione: oltre un chilometro sospesi e fluttuanti, come angeli
in cielo, nell’aria frizzantina dell’Adamello. Del resto, qui,
siamo a Passo Paradiso. L’Alta Badia sarà protagonista, tra
La Crusc-Badia-Corvara-San Cassiano, dell’edizione 2020
del Master Travel Photograpy. Dal 31 gennaio al 2 febbraio
si torna, tramite questo concorso fotografico, a raccontare
il territorio delle Dolomiti Altoatesine. E, attraverso valori
come l’ospitalità e l’amicizia, a scoprire il territorio e riscoprire
se stessi. In programma, per i partecipanti, anche un
corso di cucina per fare proprie le tradizioni culinarie contadine:
dalla zuppa d’orzo alle turtres (tasche con ripieno di
spinaci o crauti), dai ravioli con ripieno di spinaci alle furtaies
(dolci a spirale fritti).
CONCERTS IN THE ICE AND ADRENALINE: EXCITING
COCKTAILS
The Brenta Dolomites also have a special fascination and
certain hotels, like the Piccolo at Andalo, love to pamper their
guests in the Golden Spa health area, an authentic jewel of
comfort, a beautiful retreat with spectacular views. While for
people who love music, the second edition of a very original
festival that has had extraordinary success takes place this
year between the mountains of Trentino and Lombardy. It is
called the Ice Music Festival and consists of fifty rock, pop and
classical music concerts played on sixteen instruments made
of ice inside a 300-seat igloo-theatre created by the American
Tim Linhart. The shows are scheduled for every Thursday and
Saturday afternoon and run until 28 March on the Presena
Glacier in the Tonale Pass. Three months of shows with Italian
and international artists, including Elio, the group Bandabardò,
the guitarist Lorenzo Frizzera, the violinist Alessandro Quarta,
the drummer and composer Stefano Pisetta, Luca Lagash
and Silvio Morais in an ice auditorium 2600 metres up the
mountains.
To warm up, bars and restaurants are serving the new
Presena cocktail, created by the bartender and mixologist
Adrian Cristian. At Pontedilegno-Tonale fans of adventure will
appreciate the zip wire which runs from the Casola chair lift
down to the Valbione lake: there is over a kilometre hanging
and dangling, like angels in the sky, in the freezing air of Mount
Adamello. After all, we are at Passo Paradiso. The Alta Badia
will take centre stage in La Crusc-Badia-Corvara-San Cassiano
in the 2020 edition of the Master Travel Photography. From 31
January to 2 February this photography competition will once
again tell the story of the South Tyrol Dolomites. Discovering
the region – and rediscovering oneself – through values such
as hospitality and friendship. Also in the programme are a
cookery course to learn the Ladin culinary traditions, from
barley soup to turtres (pies filled with spinach or sauerkraut),
and from ravioli filled with spinach to “furtaies” (fried spiral
cakes).
Santa Croce, Alta Badia
© Freddy Planinschek
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43
TRAVEL
© Juri Baruffaldi
IN MONTAGNA CON
CONSAPEVOLEZZA
CON LE FRECCE TRENITALIA E IL FRECCIALINK SI RAGGIUNGONO IN
SICUREZZA NUMEROSE METE SCIISTICHE. MA È POI IMPORTANTE,
DURANTE ESCURSIONI E DISCESE, CONOSCERE I CONSIGLI DEL
SOCCORSO ALPINO, PER ESSERE PREPARATI A OGNI EVENIENZA
di Federico Catania
FedericoCatania
Numeri record per le vette italiane:
5.828 chilometri di piste
da sci e 1.764 impianti di
risalita per milioni di sciatori. Ogni anno
attraggono appassionati degli sport invernali
da tutta la Penisola, ma anche
dal resto dell’Europa e del mondo. Basta
osservare una cartina fisica dell’Italia
per rendersene conto, impossibile non
notare le sue catene montuose: dalla
sommità dell’Etna, in Sicilia, dove la
neve convive con il fuoco, alla lunga spina
dorsale appenninica con i 2.912 metri
di altitudine del Gran Sasso abruzzese.
E ancora, andando su con lo sguardo, la
catena delle Alpi, confine naturale che
separa il Belpaese da Francia, Svizzera,
Austria e Slovenia, già per tre volte sede
delle Olimpiadi invernali, che qui si terranno
nuovamente nel 2026, tra Cortina
e Milano.
Ma se un tempo l’alta e media montagna
era difficilmente raggiungibile durante la
stagione fredda, oggi le vie sono sempre
più accessibili. Anche lasciando l’auto
a casa e scegliendo di viaggiare con le
Frecce Trenitalia, grazie al servizio FREC-
44
CIALink, comoda opzione treno+bus con
un unico biglietto per raggiungere oltre
15 località alpine. Senza il pensiero delle
catene da neve o degli pneumatici
invernali, una soluzione sicura e veloce
per arrivare sulle piste.
Per gli amanti dell’altitudine, Courmayeur,
in provincia di Aosta, è il luogo
ideale servito dal FRECCIALink. Oltre a
sciare a quote record, da qui parte la funivia
hi-tech Skyway Monte Bianco che
in meno di 20 minuti conduce ai 3.466
metri di Punta Helbronner, per godere
di un panorama mozzafiato sulle Alpi.
Chi invece è alla ricerca dei brividi dello
sci alpino, il comprensorio Dolomiti Superski
– il più grande al mondo – offre,
con un unico skipass, 12 zone sciistiche
e 1.200 chilometri di piste. Altre vette da
scoprire tra Veneto e Alto Adige sono
Cortina d’Ampezzo, San Vito di Cadore e
Tai di Cadore in provincia di Belluno, Selva
di Val Gardena, Santa Cristina e Ortisei
in provincia di Bolzano. In Trentino,
poi, sono ben 13 i centri nel cuore delle
Dolomiti comodamente raggiungibili
con il biglietto treno+bus: Canazei, Vigo
di Fassa, Moena, Predazzo, Cavalese,
Madonna di Campiglio e Pinzolo. Chi agli
sci ai piedi preferisce invece visitare una
città ma con l’aria fredda di montagna,
può arrivare a Bolzano in Frecciargento,
divertirsi tra le vie e le attrazioni del
centro storico e, volendo, raggiungere
gli altipiani che circondano la città con
tre funivie.
I CONSIGLI DEL SOCCORSO ALPINO
«Non esiste buono o cattivo tempo, ma
buono o cattivo equipaggiamento»,
ripeteva sempre Robert Baden-Powell,
fondatore del movimento scout. A questa
frase è bene aggiungere anche buona
o cattiva consapevolezza, dei propri
limiti e delle proprie competenze. Troppo
spesso, purtroppo, chi si avventura
in montagna per una passeggiata o una
discesa sulla neve sottovaluta l’ambiente
in cui si trova o sopravvaluta le proprie
capacità. E quando accade l’imprevisto,
per fortuna, intervengono gli uomini e
le donne del Corpo nazionale Soccorso
alpino e speleologico, 7.053 operatori
pronti ad agire giorno e notte da nord
a sud d’Italia per soccorrere persone
in difficoltà in ambienti impervi o nelle
grotte. Per un totale di novemila interventi
l’anno, spesso in condizioni estreme
con temperature di molti gradi sotto
lo zero o durante intense nevicate. Per
questo, prima di avventurarsi in quota, è
opportuno conoscere i consigli del Soccorso
alpino e leggere la guida Sicuri in
montagna scaricabile online, realizzata
in collaborazione con il Club alpino italiano.
sicurinmontagna.it
REALTÀ VIRTUALE
CONTRO L'ACROFOBIA
Non per tutti è facile salire in montagna
o ai piani alti di un palazzo. Nei casi
più gravi, in cui si provano sintomi
come tachicardia e capogiri, si parla
di acrofobia, la paura dell’altezza, tra
le più comuni al mondo. Ma oggi è
possibile vivere situazioni d’alta quota
in totale sicurezza grazie alla realtà
virtuale. Il Laboratorio psicologia
4D, con un’équipe composta dallo
psicoterapeuta Gerry Grassi, dalla
psicologa Rosa Iatomasi e dall’esperto
di tecnologie immersive Antonio
Laudazi, ha compiuto per oltre due anni
test e applicazioni pratiche, integrando
approcci diversi e consolidando una
frontiera della terapia accreditata ormai
da un decennio a livello internazionale.
Indossando un visore ci si immerge in
una dimensione altra, ma le emozioni
sono simili a quelle reali: un contesto
che agevola il percorso terapeutico,
con risultati sorprendenti. Per
approfondire sono in programma due
giornate formative, la prima a Roma
sabato 1° febbraio e la seconda a
Milano sabato 8. L.M.
improveyourskillscenter.it
1 3 5
Preparazione personale.
Nel pianificare un’uscita in
montagna, tieni sempre conto delle
tue condizioni fisiche, della tua
esperienza e sii consapevole dei
rischi dell’ambiente montano.
Attrezzatura adeguata all’escursione
e alla stagione. È importante avere ai
piedi delle calzature che proteggano
le caviglie dalle distorsioni e che
abbiano una suola adatta ai terreni
impervi. L’abbigliamento “a cipolla”
permette di coprirsi velocemente in
caso di maltempo improvviso.
2 4 6
Il maltempo. In montagna non è
raro che cambino rapidamente le
condizioni meteo, specialmente
di pomeriggio. È consigliabile
incamminarsi presto al mattino e
fermarsi nel primo pomeriggio. In
caso di forte maltempo è possibile
richiedere un posto di emergenza
per trascorrere la notte nei rifugi
del Club alpino italiano.
I soccorsi. In media e alta montagna
anche un piccolo incidente può avere
conseguenze complesse. In caso
di necessità contatta il 118 o, dove
attivo, il 112 (Nue-Numero unico di
emergenza). È importante essere
in grado di fornire le coordinate del
luogo in cui ci si trova, attraverso uno
smartphone con connessione dati.
Nel caso di intervento dell’elisoccorso
preoccupati di segnalare
telefonicamente alla centrale
operativa eventuali ostacoli aerei che
l’elicottero potrebbe incontrare nella
zona (fili delle teleferiche, tralicci, ecc.).
Valutazione delle difficoltà. Pianifica
con attenzione il tuo itinerario
tenendo conto del dislivello,
dell’altitudine che raggiungerai, dei
punti acqua che troverai sul percorso
e delle condizioni meteo previste.
Procurati la carta dei sentieri e
assicurati di saperla leggere, informa
sempre qualcuno (un amico o un
familiare) della tua escursione e
delle tempistiche di percorrenza.
Sulla neve. In caso di attività fuori dalle
piste da sci, dotati di apparecchio
di ricerca in valanga (Arva), pala e
sonda individuali e porta con te il tuo
smartphone con batteria carica. Prima
di partire accendi l’Arva e fai il test
di funzionamento (anche con gli altri
partecipanti).
45
TRAVEL
ENOARMONIE
IN FRIULI DA GENNAIO AD APRILE UNA RASSEGNA DI CONCERTI
DESCRIVE PAESAGGI DI CONFINE E GRANDI CANTINE ITALIANE
Il territorio dei vigneti Perusini/The Perusini vineyards area, Corno di Rosazzo (Udine)
di Valentina Lo Surdo
valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha
ilmondodiabha.it
Raccontare il Friuli in un
bicchiere, seguendo il
paesaggio sonoro di uno
spartito. Da questi spunti nasce 15
anni fa EnoArmonie, stagione di
concerti in cui si degusta con naso,
palato e orecchie, oltre che con gli
occhi. Sì, perché per ogni appuntamento
questa rassegna fa tappa in
un luogo speciale, testimone della
storia familiare e culturale di una re-
gione così ricca, ancora, di bellezza
nascosta. Con un comodo portabicchiere
si partecipa a tre manche di
degustazione ascoltando un programma
musicale introdotto da un
enorelatore, una trentina in tutto
scelti tra le voci delle trasmissioni
radiofoniche più seguite, naturalmente
anche per l’esperienza e la
passione verso il buon vino friulano.
L’idea è nata nel 2006 dall’incontro
tra il musicologo Umberto Berti
e il musicista Andrea Rucli, che da
allora è direttore artistico della rassegna.
«È profondo il senso di appartenenza
alla mia terra, a questi
luoghi di confine che ci hanno resi
anche molto liberi, aperti all’incontro
con il nuovo e il diverso. EnoArmonie
rappresenta proprio questo:
il luogo di confronto tra linguaggi
differenti, la musica e il vino, i pa-
46
WINE HARMONIES
FROM JANUARY TO APRIL IN FRIULI A SERIES OF CONCERTS
DESCRIBES A REGION AND ITS GREAT ITALIAN WINES
Famiglia Perusini/The Perusini family
How to tell the story of Friuli in a
glass, following the resonant
landscape of a musical
score. Fifteen years ago, that was the
idea behind the creation of EnoArmonie,
a season of concerts appealing to the
nose, palate and ears – as well as the
eyes. This is because every single event
in this series stops off in a special place,
which reflects family and cultural history
in a region that is still so rich in hidden
beauty. Equipped with a practical
glass-holder, visitors take part in three
sets of tastings, and listen to a musical
programme introduced by a wine critic,
with thirty in all chosen from the voices
from the most-widely followed radio
47
TRAVEL
esaggi friuliani e i suoi idiomi». Dal
2007 l’associazione Sergio Gaggia
si prende cura della delicata macchina
organizzativa di questi concerti
enologici, circa 80 in 40 luoghi
diversi, che ogni anno si rinnovano
da gennaio ad aprile. I calici sono
riempiti dall’immancabile gentilezza
di Silvia Dreossi, che cura personalmente
la preparazione delle
sale e dei bicchieri e l’accoglienza
del pubblico. Ma, oltre alla musica,
sono protagoniste anche le famiglie
che hanno fatto la storia del miglior
vino friulano.
Ogni concerto sinestesico racconta
una vigna e un albero genealogico,
come nel caso dei Perusini, tra
i 50 happy few iscritti da Veronelli
nel gotha dei vignaioli storici italiani.
A Corno di Rosazzo, in provincia
di Udine, Teresa, di nobili origini,
dirige l’azienda di famiglia con eleganza
antica. Docente universitaria
di Storia dell’arte, presidente delle
Dimore Storiche del Friuli e viaggiatrice,
è anche un’appassionata
viticultrice, raccogliendo l’eredità di
nonno Giacomo e del padre Giampaolo,
ora tramandata ai figli Carlo,
Tommaso e Michele. «Siamo nemici
del gusto internazionale, dei vini
uguali in qualunque Paese e crediamo
che le aziende familiari debbano
preservare i vitigni autoctoni».
Come il Picolit, che Giacomo Perusini
reimpiantò nei colli orientali,
e che ogni anno vince premi sulle
guide più importanti.
Poi c’è Elda Felluga. Nel nome del
padre Livio, insieme ai fratelli Maurizio,
Andrea e Filippo, prosegue
l’antica tradizione enoica di famiglia.
Moderna, entusiasta e appassionata,
si dedica a progetti culturali
e di valorizzazione del territorio.
«Impossibile parlare di noi senza
ricordare nostro padre, il Patriarca»,
racconta Elda. «Oltre 60 anni
fa decise di fondare l’azienda partendo
dalle colline di Rosazzo, dove
sorge l’omonima Abbazia dell’XI
secolo. Lungimirante e visionario,
ha saputo guardare lontano: a lui si
deve la rinascita della collina friulana
quando, alla fine degli anni ’50,
era in totale abbandono». Il forte
legame della cantina Livio Felluga
con la terra è visibile anche nella
famosa etichetta che contraddistingue
il suo marchio, «una carta geografica
ispirata a un’antica mappa
del territorio, a indicare le zone di
provenienza dei nostri vigneti». Un
simbolo di qualità che oggi viaggia
in oltre 70 Paesi con vini come il
Terre Alte, che dal 1981 ha segnato
la storia dei grandi bianchi italiani
riscuotendo premi e riconoscimenti
internazionali.
Tra i protagonisti più innovativi di
EnoArmonie c’è la nuova generazione
dei Pitars, così sono chiamati
in friulano i fratelli Nicola, brand
ambassador, e Stefano Pittaro, winemaker
(rispettivamente 37 e 36
anni). Un’altra storia di famiglia intrapresa
da un memorabile vignaiolo, il
I vigneti/The vineyards Felluga, Abbazia di Rosazzo (Udine)
© Luigi Vitale
48
isnonno Romano. Una famiglia le
cui tracce sono documentate a San
Martino al Tagliamento (PN) sin dal
1644, villaggio che guarda dall’altra
sponda la capitale del prosciutto,
San Daniele. «La naturale ventilazione
veicolata dalle Alpi attraverso
il fiume ha fatto la fortuna del famoso
prosciutto e dei nostri vigneti»,
spiega Nicola. Così i Pitars sono tra i
bianchi più premiati del Friuli, come
il Tureis, insignito della gran medaglia
d’oro al Concours Mondial
de Bruxelles, e il Sauvignon Braida
Santa Cecilia, premiato quest’anno
come migliore italiano e tra i primi
sei al mondo al Concours Mondial
du Sauvignon. «Siamo un’azienda
che ha un percorso avanguardistico
di sostenibilità: la nostra sede è conosciuta
come il più grande edificio
di bioedilizia del Friuli».
Settanta in totale le aziende vinicole
partner fino a oggi di EnoArmonie,
80 i concerti in programma in
oltre 40 luoghi del Friuli, soprattutto
nella provincia di Udine, ma anche
in quelle di Gorizia e Pordenone. La
stagione 2020 debutta il 26 gennaio
nella Cantina Jermann a Ruttars
(GO), con musiche di Mahler e Mendelssohn.
sergiogaggia.com
perusini.com
liviofelluga.it
pitars.it
© Luigi Vitale
Livio Felluga con i figli/Livio Felluga and his children
programmes, naturally also for their
experience and passion for good Friuli
wine. The idea came into being in 2006,
when the musicologist Umberto Berti
met the musician Andrea Rucli, who
has been the event’s artistic director
since then. “I have a very deep sense
of belonging to my region, to these
borderlands that have also made us
very free, and open to meeting what
is new and different. EnoArmonie
represents precisely that: the place
delicate organisational set-up that
handles these enological concerts:
there are around eighty of them in
forty different venues, from January
to April every year. The glasses are refilled
with the unwavering charm by
Silvia Dreossi, who personally handles
the preparation of the rooms and the
glasses, and welcomes the audience.
But, going beyond music, the families
who have written the history of the
best Friuli wine also take centre stage.
where different languages, music Every synesthetic concert tells the
and wine, the Friulian landscapes
and its languages come together and
meet”. Since 2007 the Sergio Gaggia
Association has taken charge of the
story of a vineyard and a family tree,
as is the case of the Perusini, who
are amongst the fifty happy few who
were written into the annals of historic
La famiglia Pittaro, in lingua friulana i Pitars/The Pittarro family, known as the Pitars in the Friulian language (1967)
49
TRAVEL
Italian winemakers by Veronelli. In
Corno di Rosazzo, in the province
of Udine, Teresa - who has noble
origins - runs the family company
with old-school elegance. A university
lecturer in history of art, the president
of the Friuli Dimore Storiche (Historic
Houses) association, and a traveller,
she is also a very keen wine grower.
Having inherited the tradition from her
grandfather Giacomo and her father
Giampaolo, she has now passed it on to
her sons Carlo, Tommaso and Michele.
“We are no friend of international
tastes, or of wines that are the same
in every country, and we believe that
family businesses should preserve
local grape varieties”. Such as Picolit,
which Giacomo Perusini again planted
on the eastern hills, and which every
year wins prizes in the most important
guides.
Then there is Elda Felluga. The family’s
ancient wine-making tradition lives
on through the father Livio, together
with the brothers Maurizio, Andrea and
Filippo. Modern, enthusiastic and full of
passion, she works on cultural projects
to promote the area. “It is impossible
to talk about us without remembering
our father, the Patriarch,” says Elda. “We
decided to set up the company over
sixty years ago, starting from the hills of
Rosazzo (Udine), where the eleventhcentury
monastery of the same name
stands. Far-sighted and visionary, he
knew how to look into the future: it is
to him that the rebirth of the Friuli hills
should be attributed, having been in
a state of complete abandonment at
the end of the 1950s.” The Livio Felluga
winery's strong link with the region can
also be seen in the brand’s famous
badge, "a map that is inspired by an
ancient map of the region, to show the
areas that our vineyards come from.” A
symbol of quality that is now available
in over seventy countries, with wines
like Terre Alte, which since 1981 has
written the history of great Italian
whites and collected international
prizes and awards.
Amongst the most innovative figures
at EnoArmonie there is the new
generation of the Pitars, as they
are known in the Friulian language:
brothers Nicola - brand ambassador
- and Stefano Pittaro - the winemaker
- (37 and 36 years old respectively).
Another family story launchd by a
memorable winemaker, their greatgrandfather
Romano. Traces of the
family have been documented since
1644 at San Martino al Tagliamento
(Pordenone), a village that looks on to
the ham capital, San Daniele, from the
other side of the banks. "The natural
ventilation that is brought down from
the Alps through the river has made
the fortunes of the famous ham and
our vineyards,” Nicola explains. So, the
Pitars are amongst the white wines
that have won most prizes in the Friuli
region. These include Tureis, that took
the Grand Gold Medal at the Concours
Mondial de Bruxelles, and the
Sauvignon Braida Santa Cecilia, which
this year won the prize as the best
Italian wine, and ranked in the top six
in the Concours Mondial du Sauvignon.
“We are a company with a leading
approach to sustainability: our facility is
known as the largest environmentallyfriendly
building in Friuli.” There are thus
far a total of seventy wine companies
that are partners with EnoArmonie,
eighty concerts scheduled in over
forty venues in Friuli, especially in the
province of Udine, but also in those
of Gorizia and Pordenone. The 2020
season starts on 26 January at Cantina
Jermann in Ruttars (Gorizia), with music
by Mahler and Mendelssohn.
Il vigneto Braida Santa Cecilia dei Pitars/The Braida Santa Cecilia vineyards of the Pitars, Villa Manin, Passariano (Udine)
© Olimpio Fantuz
50
ARTE
Amedeo Modigliani
Fillette en bleu (1918)
Olio su tela
Collezione Jonas Netter
52
LIVORNO
E URBINO
CELEBRANO I LORO GRANDI
Un secolo fa se ne andava uno dei geni
dell ’arte moderna. Il talentuoso e carismatico
Amedeo Modigliani, tanto bello quanto fragile.
Muore a soli 35 anni, il 24 gennaio 1920.
Non prima di aver riempito tele su tele di quel
tratto inconfondibile che lo ha reso famoso in
tutto il mondo. Tanti, nel corso del 2020, gli eventi
in programma tra mostre e approfondimenti, a
partire dall ’esposizione che Livorno,
sua città natale, ha voluto dedicargli riunendo
due grandi collezioni parigine. Ma quest ’anno
si celebra anche Raffaello Sanzio, genio del
Rinascimento, nel 500esimo anniversario
della morte. Urbino è stata la prima a ricordarlo,
esponendo a Palazzo Ducale fino al 19 gennaio
alcuni capolavori dell ’illustre cittadino messi a
confronto con opere di altri pittori coevi e conterranei
del Sanzio, come il Perugino e Luca Signorelli..
Raffaello Sanzio
San Sebastiano (1501-1502 circa)
Olio su tavola
Accademia Carrara, Bergamo
53
ARTE
MODÌ TORNA A LIVORNO
Amedeo Modigliani
Elvire au col blanc (Elvire à la collerette) (1917 o 1918)
Olio su tela
Collezione Jonas Netter
IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DELLA MORTE, LA CITTÀ
TOSCANA CELEBRA MODIGLIANI CON UNA GRANDE
RETROSPETTIVA
di Sandra Gesualdi
sandragesu
54
Amedeo Modigliani, 1914
Affascinante, tremendamente talentuoso e fragile,
come solo la bellezza sa essere. Amedeo Modigliani,
genio indiscusso, artista maledetto, mito
e icona, torna a Livorno grazie alla grande retrospettiva a
lui dedicata in occasione del centesimo anniversario della
scomparsa. Modigliani e l’avventura di Montparnasse. Capolavori
dalle collezioni Netter e Alexandre è al Museo della
Città fino al 16 febbraio.
Torna vicino al mare, dove è nato un giorno di luglio del
1884, in una casa borghese, il giardino sul retro, i salotti coi
quadri alle pareti, gli studioli pieni di volumi. A fine ’800 il
centro toscano è in pieno fermento con un porto fiorente,
centro di scambi commerciali e culturali. Il piccolo Dedo,
quarto e ultimo figlio di una famiglia ebrea piuttosto benestante,
cresce in un ambiente colto, multilingue e stimolante.
Tra tour per musei con la madre Eugénie e passeggiate
insieme al nonno Isaac a parlar di storia e filosofia. A 11 anni
Dedo rimane a letto per diverse settimane a causa di una
brutta pleurite e, per passare il tempo, inizia a riempire fogli
su fogli di disegni. Da allora il suo getto creativo non si ferma
più e cresce di pari passo con i problemi di salute, sempre
debole e precaria. A 14 anni decide che avrebbe fatto
l’artista. Porta già il proverbiale e folto ciuffo sulla fronte,
mette da parte il ginnasio ed entra alla Scuola di Belle Arti,
dove segue gli insegnamenti del pittore postmacchiaiolo
Guglielmo Micheli. Frequenta artisti più grandi di lui come
Oscar Ghiglia, bazzica il caffè Bardi in via Cairoli, ritrovo di
intellettuali, dove ricopre le tovagliette di carta di schizzi
a matita. Poi via, prima a Firenze per frequentare i corsi di
Giovanni Fattori alla Scuola libera di Nudo, poi a Pietrasanta,
vicino a Carrara, a battere i primi colpi da scultore. Ma la
meta è Parigi, capitale mondiale dell’avanguardia, residenza
di Paul Cézanne, Pablo Picasso, Henri Matisse, André
Derain, Maurice Utrillo, Guillaume Apollinaire e molti altri
artisti, scrittori e poeti bohémien, inquilini di caffè, sale da
ballo, teatri e gallerie a Montmartre e Montparnasse.
Ha 22 anni Modigliani quando si trasferisce in Francia nel
1906, pochi soldi in tasca, un abito nuovo di velluto in valigia,
un corpo fragile ed estro a volontà. Nella Ville Lumière
con fatica e stenti, eccessi, amori passionali e una
produzione intensa di disegni e oli diventa Modì, grande
tra i grandi pittori del ’900. «La Livorno cosmopolita d’inizio
secolo in cui si è formato è il bagaglio che si porta a Parigi»,
sottolinea Simone Lenzi, scrittore, musicista e assessore
alla cultura di Livorno. «Vi arriva già molto attrezzato,
il mondo da cui proviene è aperto, internazionale e aveva
assorbito le influenze dell’Europa e di tutto il bacino mediterraneo».
L'amministrazione comunale ha lavorato molto
per riportare nel capoluogo labronico l’illustre cittadino.
«Un appuntamento a cui dobbiamo avere il coraggio di
presentarci», lo definisce Lenzi. «Fino a qui si è pensato a
Modigliani come a un livornese per sbaglio, nato in questa
provincia di mare ma appartenuto al mondo. Credo sia il
momento di ribaltare la prospettiva: lo era in maniera quintessenziale,
“un giovane ebreo sefardita livornese”, come
soleva dichiararsi lui stesso». Anche alla luce dei fatti accaduti
nell’84, con la beffa delle teste false, per tanti anni in
città il suo nome è stato un tabù che aveva lasciato l’amaro
in bocca. «Questa mostra serve anche a sanare certe ferite
e a rimettere le cose nella giusta chiave di lettura», spiega
l’assessore.
Amedeo Modigliani
Jeune fille rousse (Jeanne Hébuterne) (1918)
Olio su tela
Collezione Jonas Netter
55
ARTE
Il progetto espositivo, curato da Marc
Restellini, riunisce i dipinti e i disegni
appartenuti ai due collezionisti più
importanti che hanno accompagnato
e sostenuto Modigliani nel periodo
parigino: Paul Alexandre e Jonas
Netter, che ha raccolto i più bei pezzi
del giovane artista toscano e di molti
altri maestri del primo ’900. Oltre 100
i capolavori in mostra, rappresentanti
della grande École de Paris tra
cui l’Autoritratto di Chaïm Soutine, gli
scorci parigini di Maurice Utrillo, le
donne nude in campagna di Suzanne
Valadon e Les Grandes Baigneuses di
André Derain. I quadri di Modì presenti
non sono molti, una decina più svariati
disegni. Ma c’è tutto il suo inconfondibile
stile, i ritratti degli amici come
Chaïm Soutine, le linee nette per contenere
le masse delle tante donne
amate e ritratte, i famosi colli flessuosi,
le bocche carnose, gli sguardi dal
languore senza tempo, i nasi primitivi,
i colori materici. «La luce dei quadri di
Modigliani viene da Livorno», ribadisce
Lenzi, «quel riverbero particolare
del quartiere Venezia o di via Roma
dove è nato. Nella Filette en bleu gli
occhi della bambina sono celeste
chiarissimo, come il cielo di questa
città dopo che è stato spazzato dal libeccio,
le guance rosso intenso come
i tramonti sul Tirreno o i coralli tipici di
questa zona, lavorati a inizio secolo.
Modigliani la dipinge appena diventato
padre, e qui si percepisce una
luminosità nuova. È un’immagine piena
di nostalgia e vi scorgo anche una
malinconia coloristica legata alla sua
infanzia», conclude.
«Il futuro dell’arte si trova nel viso di
una donna», scriveva Modì. Quello
della Jeune fille rousse è affusolato e
intenso, incorniciato da capelli corposi
e reso vivo da uno sguardo malinconico,
quasi strabico. È uno dei ritratti
di Jeanne Hébuterne, la giovanissima
La mostra è accessibile alle persone
con disabilità e a mobilità ridotta grazie
alla presenza di una rampa all’ingresso
e un ascensore. Disponibili sedie a
rotelle presso la biglietteria.
pittrice compagna di Modigliani.
Il 24 gennaio 1920 Amedeo si spenge
stroncato da una meningite tubercolare,
a 35 anni. Per giorni Jeanne veglia
su di lui, poi non regge al dolore e
si getta dal quinto piano. La loro figlia
di due anni è accolta dalla zia e dalla
nonna paterna e cresce passeggiando
lungo i canali, i ponticelli e le piazzette
délabré del quartiere vecchio,
vicino al mare. Forse già allora Livorno
aveva fatto pace con Modì.
mostramodigliani.livorno.it
casanataleamedeomodigliani.com
museodellacittadilivorno
museodellacittalivorno
LIVORNO
10 FRECCE AL GIORNO
Amedeo Modigliani
Cariatide (bleue) (1913 circa)
Matita blu su carta
Collezione Jonas Netter
Carlo Fiore (2018)
Jean Cocteau
OMAGGIO A
MODIGLIANI
Nell’anno di Modigliani,
anche a Roma si ricorda
il genio toscano con un
piccolo omaggio del pittore
Carlo Fiore. Nella personale
Il tuo unico dovere è salvare
i tuoi sogni, sono esposte
circa 30 riproduzioni di
opere realizzate da Modì
che rappresentano le tipiche
figure dai colli allungati e gli
occhi senza pupille. Presso
la Cartoleria Vertecchi di
via Pietro da Cortona, dal 24
gennaio al 1° febbraio.
56
www.sicilybycar.it - sbc@sbc.it - +39 091.6390111
www.sicilybycar.it - sbc@sbc.it - +39 091.6390111
57
ARTE
BOLOGNA IN FIERA
DAL 24 AL 26 GENNAIO ARTE FIERA 2020
PUNTA I RIFLETTORI SULLA PITTURA
di Giuliano Papalini - paepa2010@libero.it
Dopo aver toccato le più
grandi città del pianeta,
passando per Parigi, Londra,
Miami, New York, Torino e Hong
Kong, la carovana dell’arte composta
da appassionati, collezionisti e addetti
del settore fa tappa a Bologna,
dal 24 al 26 gennaio, per Arte Fiera
2020. La manifestazione fieristica
più longeva d’Italia prosegue nel suo
percorso di forte rinnovamento degli
schemi espositivi e della qualità delle
proposte, che ha comportato una
rigorosa selezione degli espositori,
avviata lo scorso anno dal direttore
artistico Simone Menegoi, che firma
anche questa 44esima edizione. Una
scelta coraggiosa che ha sicuramente
contribuito a far tornare a Bologna
alcune importanti gallerie come Giorgio
Persano (Torino), Galleria Fonti
(Napoli), Galleria d’Arte Maggiore
G.A.M. (Bologna), Francesco Pantaleone
Arte Contemporanea (Palermo/
Milano) e A arte Invernizzi (Milano).
«Arte Fiera si presenta all’appuntamento
del 2020 con novità su ogni
fronte. A partire dal luogo: dai consueti
padiglioni 25 e 26 abbiamo traslocato
ai più recenti 15 e 18, dall’interessante
struttura architettonica. Varcato l’ingresso
dei nuovi spazi, gli spettatori
trovano una manifestazione decisamente
rinnovata», spiega Menegoi
Emilio Scanavino
Tramatura (1973-91)
Olio su tela 150x150 cm
Courtesy Dep Art Gallery Milano
alla Freccia. «Alla Main Section –
divisa, come di consueto, in una
parte più concentrata sul moderno
Davide Monaldi
Guardoni (2018)
Ceramica smaltata, 20 elementi 19x300x12 cm
Courtesy Studio Sales Roma
e una dedicata al contemporaneo – si
affiancano ora tre sezioni specializzate,
di cui due al loro debutto, fo-
58
tografia e video e pittura del nuovo
millennio. La terza sezione esplora un
aspetto specifico della storia dell’arte
del XX secolo, dedicata stavolta al
rinnovamento della pittura in Italia fra
la fine degli anni ‘50 e la fine dei ‘70»,
prosegue il direttore di Arte Fiera. «In
più, un avvincente programma collaterale
di performance, conferenze sui
temi artistici del momento, una grande
mostra delle collezioni istituzionali
di Bologna e dell’Emilia-Romagna
e un nuovo progetto dell’artista Eva
Marisaldi, che collega idealmente la
Fiera alla città. Insomma una grande
kermesse dove ognuno potrà trovare
qualcosa di interessante, inatteso, da
ricordare».
La principale novità di quest’anno,
che vede la partecipazione di 155
gallerie in prevalenza italiane, è costi-
tuita appunto da Pittura XXI, sezione
inedita nelle kermesse del settore,
non solo in Italia. Per la prima volta,
infatti, una fiera punta la sua attenzione
sul linguaggio più dibattuto
dell’arte contemporanea, la pittura,
con l’obiettivo di offrire un panorama
delle sue figure emergenti e mid-career
a livello internazionale. La curatela
è affidata a Davide Ferri, critico
indipendente, apprezzato per la competenza
in materia. A sottolineare il
forte interesse registrato dalla nuova
sezione la significativa partecipazione
di importanti gallerie straniere, quali
Bernhard Knaus di Francoforte e Richard
Saltoun e Arcade di Londra.
Altra novità di Arte Fiera 2020 è Focus,
che prende in esame l’arte della
prima metà del XX secolo e i Post-
War Masters. Sezione che ogni anno
sarà affidata a un curatore diverso,
partendo per questa prima edizione
con Laura Cherubini, critica e storica
dell’arte di grande esperienza e consolidata
competenza, che ha scelto di
concentrarsi sul rinnovamento e sulle
rivoluzioni nella pittura italiana tra la
fine degli anni ’50 e i ’70. Accanto a
grandi maestri affermati a livello mondiale,
del calibro di Dorazio, Mauri, Nigro,
Santomaso e Scialoja, non manca
qualche bella riscoperta. C’è poi il
progetto Oplà. Performing Activities, a
cura di Silvia Fanti, con interventi performativi
di Alessandro Bosetti, Luca
Vitone, Zapruder filmmakersgroup e
Jimmie Durham, artista insignito del
Leone d’Oro alla carriera alla 58esima
Biennale di Venezia.
La Main Section riconferma il modello
innovativo avviato nel 2019, all’insegna
Giuseppe Stampone
Picasso (2019)
Drawing Bic pen on paper 30x40 cm
Courtesy Prometeo Gallery di Ida Pisani Milano
59
ARTE
della cura per la qualità e la coerenza
degli stand, dopo l’ampio consenso
riscosso da galleristi e collezionisti.
Anche quest’anno, dunque, gli espositori
sono stati invitati a presentare
un numero limitato di artisti: fino a un
massimo di tre per gli stand di medie
dimensioni, di sei per quelli più grandi.
Unica eccezione alla regola – e altra
novità – la possibilità di eccedere
il limite di sei artisti con un progetto
curatoriale dedicato a un gruppo, un
movimento o una corrente artistica.
C’è da dire, come già avvenne per la
passata edizione, che una percentuale
significativa di gallerie ha scelto di
presentare un unico autore, rispondendo
alla sollecitazione in tal senso
degli organizzatori della Fiera. Questa
forte presenza di stand monografici,
che costituiscono altrettanti approfondimenti
su artisti italiani e stranieri,
tra nuove proposte e maestri affermati,
sta diventando di fatto uno dei
tratti caratteristici della direzione di
Menegoi.
Sissi
Ogni cosa al suo posto (2010)
Bamboo, vestiti, ferro, ceramiche 300x100x200 cm
Photo Ramiro Castro Xiques
Courtesy dell’artista
NON SOLO FIERA
Per l’occasione tutta la città si
mobilita dal 17 al 26 gennaio con
Art Week, promossa dal Comune
di Bologna in collaborazione con
Arte Fiera, un ricco cartellone di
mostre, installazioni e performance
che, in alcuni casi, si protrae per
tutto il mese. Tra i numerosi eventi
in programma merita Vestimenti,
la personale dell’artista bolognese
Sissi, a Palazzo Bentivoglio fino
al 19 aprile. Da vedere anche Le
realtà ordinarie, che raccoglie le
opere di 12 artisti contemporanei
internazionali al Salone Banca di
Bologna di Palazzo De’ Toschi, fino
al 23 febbraio.
artefiera.it
artefiera
artefiera_bologna
BOLOGNA
170 FRECCE AL GIORNO
MORESTALGIA
A Bologna, dal 23 al 27 gennaio, la tecno-tenda di Morestalgia
entra nella stazione ferroviaria, occupando lo spazio
sotterraneo della Hall Alta Velocità, uno dei punti nevralgici
della grande infrastruttura che ha cambiato il modo di
viaggiare in Italia. L’opera di Riccardo Benassi è un ambiente
composto da testo, suono e oggetti che ha come cuore
pulsante uno schermo led penetrabile dal corpo umano.
Il progetto nasce da un lavoro di ricerca teorica sul sentimento
della nostalgia e sulle sue implicazioni sociali alla luce
dell’ingresso di Internet nelle nostre vite. Dopo l’opening di
giovedì 23 (dalle 20:30 alle 24), per i quattro giorni successivi
l’installazione, realizzata grazie al sostegno di Italian Council
(2019), è aperta a passeggeri e visitatori durante tutto l’arco
della giornata (dalle 6 alle 23:30), offrendo un’anticipazione di
Live Arts Week IX, appuntamento tra arte e liveness a cura di
Xing che si terrà dal 26 marzo al 4 aprile. L’installazione è uno
dei main project di Art City Bologna 2020, in occasione di Arte
Fiera.
xing.it | artcity.bologna.it | liveartsweek.it
Riccardo Benassi
Morestalgia, installazione al Centro d’Arte Contemporanea di Ginevra
Photo A.Rossetti
60
Streaming, Interactive Film, App Smart Cinema.
Nuovi autori per nuovi modi di fruizione.
IULM, IMPARARE IL FUTURO.
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IULM è l’Università
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dell’evoluzione
delle conoscenze.
Vieni a scoprire il mondo
dove sarai domani.
ARTE
CHE LAVORO M’INVENTO
ARTE?
CON L’
© Luigi Corda
Andrea Concas
INTERVISTA ESCLUSIVA
ALL’INNOVATIVO IMPRENDITORE
ANDREA CONCAS, IN LIBRERIA
DAL 28 GENNAIO CON
PROFESSIONEARTE, LA PRIMA
GUIDA CHE ESPLORA L’INTERO
SISTEMA DELL’ARTE E LE NUOVE
PROFESSIONI E OPPORTUNITÀ
DEL MERCATO DEL LAVORO 3.0
di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com
Assistiamo spesso a piagnistei diffusi sul fatto
che con la cultura (quindi anche con l’arte) non
si mangi e che certi indirizzi di studi universitari,
come quelli in ambito umanistico-artistico, siano l’anticamera
del precariato sicuro, se non di una disoccupazione
cronica. C’è poi chi cavalca, anche con intenti dolosi, lo
spauracchio delle nuove tecnologie, dall’intelligenza artificiale
alla robotica, presentate come killer implacabili di
posti di lavoro. In una contemporaneità come la nostra,
certamente complessa e problematica, se da un lato alcuni
mestieri sono stati già condannati all’obsolescenza,
dall’altro tuttavia si stanno aprendo nuove praterie da colonizzare,
che attendono pionieri dall’anima umanistica e
dalla manualità digitale, non senza una discreta dose di
62
fantasia e creatività. In buona sostanza,
ci attendono nuove professioni e
nuove opportunità sul mercato del
lavoro, a partire da quello del sistema
dell’arte.
È questo il focus del libro ProfessioneARTE,
edito da Mondadori, in libreria
dal 28 gennaio. Un’anteprima in
esclusiva ce la offre il suo pirotecnico
autore, Andrea Concas. Classe 1982,
carattere volitivo, sguardo profondo
e determinato da sardo doc e presenza
scenica da showman, di chi non ha
bisogno di provare davanti alla macchina
da presa. Con un trascorso professionale
nelle divisioni marketing di
diverse multinazionali, da alcuni anni
possiamo proprio dire che Concas il
lavoro se lo sia inventato.
Prima ha fondato la startup Art
Backers, che supporta gli artisti, gli
enti pubblici e privati nella produzione
di opere d’arte e multipli d’artista;
poi è stata la volta di Art Rights,
una piattaforma per la gestione e
certificazione delle opere d’arte con
tecnologia blockchain e intelligenza
artificiale. Quindi ha aperto la rete
di gallerie d’arte The AB Gallery e
varato ProfessioneARTE.it, la prima
community dedicata a formazione,
aggiornamento e orientamento verso
le professioni artistiche. «Se dovessi
racchiudere il tutto in un’unica
parola, mi definirei un art entrepreneur,
cioè un imprenditore dell’arte.
È un termine che interpreta questa
mia trasversalità e operatività nel
mondo dell’arte, la chiara fotografia
di un sistema che sta cambiando.
Non a caso, anche se per poco, potrei
essere considerato un millennial, anzi
a questo punto oserei dire un art millennial».
Si presenta così Andrea Concas
all’inizio della nostra intervista.
Le nuove tecnologie, i social
network, stanno offrendo diverse
opportunità lavorative nel campo
dell’arte. Potremmo definirle le professioni
dell’arte 3.0, di cui parli nel
tuo nuovo libro. Quali sono?
Possiamo partire dall’art collection
manager, specializzato nella cura e
gestione delle raccolte d’arte private
di una certa importanza, nel mantenimento
e nell’incremento del valore
delle opere nel tempo. E, ancora, c’è
il profilo del registrar, già presente da
anni in ambito anglosassone e statunitense
ma ben poco in Italia: si tratta
di un professionista multidisciplinare
che si occupa di tutte le delicate fasi
di movimentazione delle opere d’arte,
a cominciare dal prestito in entrata
e uscita da musei, gallerie o altre
istituzioni. C’è, poi, l’art wealth manager
che segue la gestione e la salute
patrimoniale dei propri clienti e delle
loro collezioni d’arte, suggerendo
azioni, tempi e modalità delle possibili
forme di investimento e mantenimento
dei propri passion asset.
Rimanendo nell’ambito finanziario,
penso anche all’art lender, colui che
permette al collezionista o al professionista
di impegnare opere dal valore
elevato, ma stabile sul mercato,
in cambio di liquidità, utilizzandole
come un collaterale, un bene posto a
garanzia per l’ottenimento di un pre-
© Marco De Scalzi Courtesy Collezione Giuseppe Iannaccone
Clarice Pecori Giraldi, art collection manager
ART BONUS
DIVENTA MECENATE
REGALA EMOZIONI
Andrea Danese, art lender. Courtesy Andrea Danese
© Dave Cross Photography Inc.
Tutti possono diventare mecenati
e tutelare l’eccezionale ricchezza
del patrimonio culturale italiano.
A chi effettua erogazioni liberali
a sostegno della cultura e dello
spettacolo, l’ArtBonus riconosce un
beneficio fiscale del 65%. Grazie a
questa misura, introdotta nel 2014
dal MiBACT, sono stati finora raccolti
oltre 400 milioni di euro da 13mila
benefattori. La partecipazione
al restauro di opere d’arte e al
sostegno dello spettacolo dal
vivo ha regalato e continua così a
regalare emozioni.
F.V.
artbonus.gov.it
63
ARTE
Mondadori Electa, pp. 224 € 19,90
stito finanziario. Molto ambito oggi
è pure il ruolo dell’exhibition manager,
a cui compete la gestione, definizione
e messa in opera della regia
complessiva di un evento o di una
mostra d’arte. Addentrandoci, invece,
nel settore assicurativo, c’è il risk
manager fine art, figura che individua
e analizza i potenziali rischi in
cui può incorrere una raccolta d’arte
pubblica o privata, con il compito
di limitarne l’esposizione ai sinistri,
valutando e individuando quali
opere possono essere assicurate e
Italo Carli, assicuratore e risk manager fine art
Courtesy Italo Carli
© PRESSPHOTO
quali no. Tra le professioni dell’arte
3.0 non posso omettere l’art trustee,
colui che assume l’obbligo di
amministrare i beni avuti in consegna
a favore di un trust, un istituto
giuridico che consente a una o più
persone, detti settlor o disponenti,
di trasferire beni e diritti della propria
collezione d’arte e non solo a
favore di uno o più beneficiari.
Dalle tue parole appare chiaro
come nel sistema dell’arte, ogni
giorno, emergano nuovi problemi
da risolvere, servizi da offrire o da
migliorare. Quindi possiamo dire,
senza timore di smentite, che ci
sono inaspettate opportunità per
nuovi professionisti?
Assolutamente sì. Credo fortemente
che sia in atto un sensibile cambiamento
del mercato dell’arte e
delle professioni collegate, ma l’attenzione
e le visioni più condivise
rimangono ancora focalizzate su
aspetti obsoleti e oggi meno premianti
e importanti. Si parla sempre
di questo mercato in riferimento al
volume di scambi delle opere, che
sfiora oggi i 70 miliardi di dollari.
Eppure la mia attenzione si sposta
costantemente su altri dati, sui 20
miliardi di dollari in servizi e consulenze
corollarie, dove operano i
player e i professionisti del settore,
e ancora sugli ulteriori 20 miliardi
legati all’art lending, prestiti finanziari
garantiti da opere d’arte. Oggi
è assolutamente possibile fare
dell’arte la propria professione, io
ne sono un concreto esempio e, con
me, gli oltre 50 professionisti degli
#ArteConcasTALKS, i 12 milioni di
collezionisti, le 300mila gallerie,
i tre milioni di operatori, le 14mila
case d’asta, le 300 fiere, i 55mila
musei e gli oltre sei milioni di artisti
nel mondo.
Quali consigli daresti a chi volesse
fare dell’arte la propria nuova professione?
I futuri professionisti dell’arte saranno
pionieri e portatori di innovazione.
Per questo motivo i miei
consigli sono: imparare a conoscere
in modo approfondito le dinamiche
del mondo dell’arte, che si configura
tanto articolato quanto estremamente
piccolo; studiare, osservare
© James O’Mara/O’Mara McBride
Linda Pacifici, senior registrar Fondazione
Palazzo Strozzi
e dare vita a un confronto e a un
dialogo con tutti i protagonisti del
sistema, a partire dagli artisti, i collezionisti,
i galleristi e dai molteplici
professionisti già coinvolti; fare in
modo che la propria preziosa esperienza
personale produca valore
aggiunto e possa essere di sostegno
all’arte e agli artisti. Sarò felice
e onorato di leggere i messaggi dei
lettori de La Freccia sui miei social,
per sapere quale strada hanno deciso
di intraprendere, per continuare
insieme questo viaggio in treno
nel mondo dell’arte.
andreaconcas.com
arteconcas
FUMETTI NEI MUSEI
Cinquantuno storie che raccontano
i tesori italiani in esposizione
all’Istituto centrale per la grafica di
Roma, a pochi metri dalla Fontana
di Trevi. Tavole, vignette, disegni
creati da importanti fumettisti
italiani sono esposti nella mostra
Fumetti nei musei, con ingresso
gratuito fino al 16 febbraio. F.V.
grafica.beniculturali.it
64
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
65
MUSICA
SONATE PER VIOLINO
E PIANOFORTE
© solotry/AdobeStock
© Silvio Durante/LaPresse
Arturo Benedetti Michelangeli
Le prime note della Quinta sinfonia, l’Inno alla gioia
della Nona, la melodia di Per Elisa. La musica
di Beethoven fa parte della vita di moltissimi di
noi. La riconosciamo, la ricordiamo, ci è familiare. C’è un
modo più efficace per dimostrare quanto un autore sia
importante? Nel 2020 si celebrano i 250 anni dalla nascita
di Ludwig van Beethoven, un rappresentante dell’intera
umanità secondo la Nasa, che mise anche sue musiche nel
disco all’interno della sonda Voyager lanciata nello Spazio
nel 1977 e destinata a sconosciuti extraterrestri. La grande
musica ha bisogno di grandi interpreti e così quest’anno ricordiamo
anche il secolo dalla nascita di Arturo Benedetti
Michelangeli, pianista leggendario, dal tocco trascendente
e dal carattere irremovibile. Anniversari tondi anche per
Johann Sebastian Bach (270 dalla morte), Fryderyk Chopin
(210 dalla nascita), Pëtr Il’ič Čajkovski (180 dalla nascita) e
Gustav Mahler (160 dalla nascita). Questi nuovi anni ’20 ci
mettono subito voglia di riscoprire tesori.
B.P.
66
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Ludwig van Beethoven
© AdobeStock
Johann Sebastian Bach
© AdobeStock
Nelle pagine che seguono suonano
per noi, al violino, il maestro Salvatore
Accardo, «su un Francesco Stradivari
del 1741 […] , uno Stradivari ex
Francescatti del 1725 e […]
su un Guarnieri del Gesù del 1730»,
e, al pianoforte, l ’acclamato concertista
Evgenij Kissin. Chiedetegli pure
un bis, ne è avvezzo. Nell ’intervista
di P loyer racconta: «A Napoli non
mi hanno lasciato andare prima
di 16 bis»!
© AdobeStock
Fryderyk Chopin
Gustav Mahler
Pëtr Il 'ič Čajkovski
© AdobeStock
67
MUSICA
BEETHOVEN
(E ALTRE STORIE)
© Marcella Cistola
Il Maestro Salvatore Accardo
INTERVISTA ESCLUSIVA A SALVATORE
ACCARDO E ALLA MOGLIE LAURA GORNA.
AFFETTI, PASSIONI E PROGETTI MUSICALI
di Valentina Lo Surdo
valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha
ilmondodiabha.it
Cosa hanno in comune Beethoven
e la Juventus, Tex
Willer e un preziosissimo
violino Guarneri del Gesù del 1730?
La risposta svela inaspettatamente il
nome di Salvatore Accardo, il celebre
violinista protagonista di una carriera
da record, con i suoi 65 anni di attività.
Così, se abbiamo imparato ad apprezzarlo
come uno dei massimi interpreti
del nostro tempo, fatichiamo a immaginare
che sia anche un impareggiabile
collezionista di Tex e un super
tifoso della Juve tanto che, nel 2011,
per i suoi 70 anni, sua moglie invitò
Alessandro Del Piero come ospite a
sorpresa della festa.
Ora per Accardo è tempo di nuovi
traguardi: il 2020 è l’anno dei festeggiamenti
per il 250esimo dalla nascita
di Beethoven e il musicista di Torre
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del Greco ha dato alle stampe la sua
interpretazione di tutte le sonate del
grande Ludwig per violino e pianoforte.
Questa importante uscita discografica
ci ha offerto l’occasione per
incontrare il Maestro e chiedergli la
sua personale ricetta per una vita musicale
florida e longeva che, dal 2008,
anno di nascita delle gemelline Ines
e Irene, gli ha assicurato una radiosa
seconda giovinezza. Lo abbiamo intervistato
insieme alla moglie, Laura
Gorna, violinista anche lei, durante i
preparativi del Partynopeo: la festa in
cui casa Accardo si apre agli amici di
famiglia, per scambiarsi gli auguri prima
di Natale.
Quali sono gli ingredienti per una vita
sempre sulla cresta dell’onda?
[LG] Salvatore conduce uno stile di
vita sano, segue una dieta ferrea e
sgarra solo alle feste, cammina molto
e gli piace nuotare. Ma soprattutto
conciliamo il tanto studio con momenti
giocosi e di riposo, come le estati a
Otranto: al mare è a contatto con il
suo elemento naturale e in spiaggia
è l’idolo dei bambini, mentre la sera si
diverte con gli amici a scopone, è un
giocatore formidabile. Leggendarie le
sue sfide con Maurizio Pollini e Luciano
Berio. Poi ci sono la Juve e Tex, i
suoi ansiolitici naturali. Lui, che di natura
è un uomo molto tranquillo, una
sorta di violinista-Buddha, in queste
due passioni così distanti da lui ha le
sue valvole di sfogo. Così, quando lo
sento urlare, so che sta guardando la
Juve. Per colpa di Tex, invece, affittiamo
solai!
[SA] Di Tex ho collezionato tutto il possibile,
dalle strisce degli anni ’40 ai formati
più recenti. Per quanto riguarda
la Juve, sono molto legato al periodo
di Trapattoni, con cui abbiamo avuto
un rapporto molto speciale, tra l’altro
è un grandissimo appassionato di
musica. Ma ero anche molto amico di
Tardelli e Scirea. E ancor di più sono
vicino a Boniperti e Zoff: quando abitavo
a Roma vedevo sempre le partite
con lui.
Ci racconti del suo progetto su
Beethoven.
[SA] Dalla fine degli anni ’60 ho cominciato
a incidere alcune sue sonate
per violino e pianoforte. La prima
fu con Lodovico Lessona, pianista
straordinario e allievo amatissimo da
Arturo Benedetti Michelangeli, morto
nel 1972 in un incidente aereo. Altre le
avevo registrate con Giorgia Tomassi,
Michele Campanella e Laura Manzini.
Di recente le ho completate con Maria
Grazia Bellocchio e Stefania Redaelli.
Cinquant’anni di interpretazione beethoveniana
racchiusi in un cofanetto
per l’etichetta Fonè, che uscirà il mese
prossimo.
Su quali strumenti le ha registrate?
[SA] Su un Francesco Stradivari del
1741, il mio primo strumento importante,
sullo Stradivari ex Francescatti
del 1725 e le ultime su un Guarneri del
Gesù del 1730.
Le sue gemelle sono già figlie d’arte?
[SA] Irene, la bionda, è davvero dotata
come pianista, adora suonare Bach, è
innamorata dell’opera e sogna anche
la direzione d’orchestra. Ines, la bruna,
è più portata per il canto da musical e
studia danza.
E lei, Maestro, come ha iniziato a suonare?
[SA] A tre anni, l’età giusta per iniziare.
È fondamentale non tardare questo
appuntamento, i bambini sono spugne.
A quell’età già desideravo suonare
il violino, avevo una voglia tale che
tendevo degli elastici su un pezzo di
legno e li pizzicavo. E quando mi regalavano
strumenti giocattolo non li volevo,
desideravo un violino vero! Così,
un giorno, papà andò a sceglierne uno
di buona qualità da un bravo liutaio –
lo pagò mille lire, che erano tanti soldi
nel 1944 – e mi fece una grande sorpresa.
Appena vidi l’astuccio sul letto,
lo aprii e cominciai subito a usarlo.
Imitavo quello che suonava mio padre,
da buon autodidatta. Per me era
naturale riprodurre a orecchio qualsiasi
melodia, e non capivo perché mia
madre si stupisse tanto la prima volta
che mi ascoltò suonare Lili Marlene.
La famiglia Accardo: da sinistra, Irene con il gatto Igor, Salvatore Accardo, Ines con il cagnolino Tex e Laura Gorna
© Fabrizio Re Garbagnati - www.phab.it
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MUSICA
Le sue doti le permisero di debuttare
a 13 anni suonando tutti e 24 i temibili
Capricci di Paganini e a 17 ha
vinto il Premio Paganini a Genova, il
più prestigioso concorso violinistico
del mondo. Conta di più il talento o
lo studio?
[SA] Sono due aspetti che hanno la
stessa importanza. Io, pur avendo un
talento notevole, non ho mai studiato
meno di sei ore al giorno.
Quali sono stati i suoi principali alleati?
[SA] Sicuramente il buon Dio, che mi
ha donato il talento. Poi il mio straordinario
insegnante, Luigi D’Ambrosio.
Ma anche la mia famiglia di origine,
con papà Vincenzo che era un eccezionale
incisore di cammei al punto
che a Torre del Greco mi conoscono
non come il violinista, ma come il figlio
di Vincenzo, e questo mi riempie
di orgoglio. Ma devo molto anche a
mia mamma Ines, detta Mimma, e
naturalmente alla meravigliosa famiglia
che ho costruito con Laura.
A proposito, Laura, nel 2020 si festeggiano
anche i 15 anni dell’EsTrio,
l’ensemble che ha formato con la
violoncellista Cecilia Radic e la pianista
Laura Manzini. Insomma, avete
dato vita a molti figli musicali...
[LG] Per Salvatore la sua terza figlia
è l’Orchestra da Camera Italiana, la
sua emanazione naturale, formata
da allievi ed ex allievi di straordinario
talento, dai 17 anni in su, interpreti
dell’inconfondibile suono italiano.
Salvatore vi è talmente affezionato
che dopo i concerti, se riceve l’invito
a una cena ufficiale, risponde sempre
che se non può portare con sé tutta
l’orchestra, andrà altrove a cenare
con i suoi musicisti.
Lei è l’artefice del Partynopeo,
quest’anno cosa avete offerto ai vostri
ospiti?
[LG] Abbiamo fatto preparare alla
chef napoletana Mariagrazia Senatore
cannoli ripieni di baccalà, Sbaglio o in casa c’è un nuovo artonio
Fantini, di Fresco e Cimmino.
mozzarella in carrozza, zeppole con rivato?
i bianchetti, frittatine di maccheroni, [LG] È Tex, il barboncino nano venuto
a fare compagnia a Igor, il nostro
crocchè di patate e panini napoletani
con provolone e salame. I dolci, gatto nero.
invece, ce li ha portati il mitico An-
© Marcella Cistola
La violinista Laura Gorna, moglie di Salvatore Accardo
100 ANNI DI MUSICA DA CAMERA A FIRENZE
A gennaio si festeggia il centenario degli Amici della Musica di Firenze, con un mese ricco di concerti al Teatro della
Pergola. Sabato 11, per il ciclo Solopiano, Pietro De Maria esegue un programma dedicato alle Sonate per pianoforte di
Beethoven. Domenica 12 si prosegue con L’arte del canto insieme al soprano Maria Costanza Nocentini e al Quartetto
Foné, mentre il 18 il pianista Alexander Lonquich interpreta musiche di Schönberg, Reicha, Brahms e Beethoven.
Omaggio a Bach domenica 19 con Giuliano Carmignola al violino, Mario Brunello al violoncello piccolo, l’Accademia
dell’Annunciata e Riccardo Doni al cembalo e direzione. Invito alla danza il 25, con il recital pianistico di Giuseppe
Albanese, mentre il Trio di Parma si esibisce il 26 con Schumann.
amicimusicafirenze.it
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LA NOSTRA MISSIONE
È FINANZIARE LA FORMAZIONE
DELLE IMPRESE ITALIANE
MUSICA
KISSIN IL GENIO
NELL’ANNIVERSARIO BEETHOVENIANO, IL CONCERTISTA RUSSO
RACCONTA QUESTO GIGANTE DELLA MUSICA E RICORDA L’INCONTRO
CON VON KARAJAN CHE LO LANCIÒ GIOVANISSIMO NEL 1988
di Bruno Ployer
© Marco Ayala/Fondazione la Società dei Concerti
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Il tempo di un concertista è
scandito dalle ore di esercizio
e studio. L’incontro con Evgenij
Kissin è rilassato, ma quando si avvicina
il momento della prova deve
terminare. Il pianista russo acclamato
nel mondo per tecnica, musicalità
e serietà delle interpretazioni, prima
di sedersi alla tastiera si concede
solo un panino e un tè al bar dei camerini
dell’Accademia nazionale di
Santa Cecilia, che lo ospita nella sua
stagione di concerti. Un programma
tutto dedicato a Beethoven e il 2020
è beethoveniano per i 250 anni dalla
nascita del grande Ludwig. Quando
gli chiedo di parlarmi di Beethoven,
Kissin sta magistralmente nella sua
parte: «Ho paura di non poter dire
niente di speciale. È uno dei più
grandi compositori e, senza di lui,
come altri giganti, non ci sarebbe la
musica dei nostri giorni, ma questo
è un argomento da musicologi e io
sono un concertista. Posso dire che
la sua musica è stata sempre molto
vicina al mio cuore, non so perché.
Non è amore, è qualcosa di diverso.
Studiando i manoscritti di Beethoven
possiamo un po’ capire quanto
travaglio ci sia nella sua musica,
soprattutto quando vediamo che il
compositore in certi punti fa delle
cancellazioni. Questo però è soltanto
un aspetto: non sappiamo cosa
fosse nella testa dell’autore prima di
scrivere le parti che successivamente
ha cancellato. Questo l’ho imparato
dalla mia piccola esperienza di
compositore».
Messaggio ricevuto: l’ascolto della
musica spesso spiega molto più
delle parole. Lei ascolta il suo cuore
quando suona?
Naturalmente. Ascolto il cuore e la
mente, ma prima di tutto ascolto la
musica che suono.
Le sue esecuzioni sono influenzate
dal pubblico e dal posto in cui suona?
Sono sicuro che le mie esecuzioni
siano influenzate da tutte le mie
esperienze. L’Italia è il Paese dove il
pubblico mi ha fatto suonare il maggior
numero di bis della mia vita. Il
record è stato a Napoli: non mi hanno
lasciato andare prima di 16 bis!
Nel 2020 si ricordano anche i 100
anni dalla nascita del grande pianista
Arturo Benedetti Michelangeli.
Non credo che esista il più grande
pianista, ma lui è stato certamente
uno dei più grandi. Negli anni della
mia formazione è stato una leggenda
per me. Ascoltavo i suoi dischi,
ma purtroppo non l’ho mai incontrato.
Ho conosciuto invece Antonio
Mormone, che organizzò il concerto
di Michelangeli a Bregenz, portando
il pubblico dall’Italia. Mormone è
stato mio amico per 25 anni e onoro
la sua memoria come presidente
onorario del Premio internazionale
per giovani pianisti che porta il suo
nome.
Lei è nato nel 1971. Come ricorda i
suoi anni di giovane uomo e pianista
in Unione Sovietica? Che percezione
aveva della libertà?
La libertà politica acquista valore
quando cresci e ti raccontano cosa
sia la sua mancanza. Da bambino
non capisci. Quando ero adolescente
le cose stavano cambiando politicamente
in Russia, era in corso il
processo di liberalizzazione. Avevo
20 anni quando l’Unione Sovietica è
crollata.
Da ragazzo lei è stato lanciato sulla
scena mondiale dal mitico direttore
d’orchestra Herbert Von Karajan.
Vuole raccontarci quell’incontro?
Era l’agosto del 1988 e il mio agente
riuscì a ottenere un’audizione a
Salisburgo. Suonai la Fantasia in do
minore di Chopin. Nel silenzio, alla
fine del pezzo, guardai Karajan e vidi
che mi mandava un bacio con un
gesto e si asciugava gli occhi con
un fazzoletto. Poi feci Liszt, Bach e
Rachmaninov e Karajan mi invitò a
suonare sotto la sua direzione. Sua
moglie alla fine dell’incontro disse:
«Vivo con Herbert von Karajan da
30 anni e non l’avevo mai visto così
commosso». C’era anche mia madre
quel giorno e, salutandola alla fine
dell’incontro, Karajan, indicandomi,
le disse: «Genio!». Può immaginare
come mi sentissi, sono emozionato
ancora dopo tutti questi anni. Dopo
un mese e mezzo mi chiese di suonare
a Berlino il Primo concerto di
Čajkovskij e lo registrammo per la
Deutsche Grammophon. Replicammo
al Festival di Pasqua di Salisburgo
nel marzo successivo. A luglio il
maestro morì e un mese dopo suonai
in sua memoria in un quartetto.
Quindi, la mia prima volta a Salisburgo
ho conosciuto Karajan, la
seconda ho suonato con lui, la terza
ho partecipato a un concerto in sua
memoria e ne ho visitato la tomba.
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MODA
YEARS OF
FASHION
A cura di Cecilia Morrico
morricocecili
La campagna pubblicitaria
Woolrich del 1927 riflette
l’interesse diffuso nel vestire
sportivo, dal golf allo sci, dalla
nautica alla pesca. Marchio di
abbigliamento outdoor, nato nel
1830 e reso celebre dall’Arctic
parka con imbottitura in piuma
d’oca, ha una storia che corre
parallelamente a quella degli
Stati Uniti d’America nei lunghi
anni della costruzione della rete
ferroviaria in Pennsylvania.
Per Pitti Uomo 97, dal 7 al 10
gennaio alla Dogana di Firenze,
è in mostra un’installazione
immersiva sull’universo
multisfaccettato del brand.
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Abiti Chanel (1922-28) esposti alla
mostra Ritratto di donna a Vicenza
(approfondimento a pagina 11)
Fondazione Tirelli Trappetti, Roma
Gli anni ‘20 del secolo scorso registrano una
vera rivoluzione nell ’universo moda.
Le donne indossano con disinvoltura i
pantaloni, che avevano inziato a portare pochi
anni prima con gli uomini al fronte.
In Italia arriva il tailleur, anche Coco
Chanel punta sulla praticità degli abiti.
Per l ’uomo si fa largo il cosiddetto “spezzato ”,
il completo in cui giacca e pantalone sono di
colore diverso, e arrivano il tessuto principe di
Galles e le nuance chiare per il giorno.
A Pitti Uomo 97 ci si interroga oggi sulle
tendenze del prossimo decennio e si celebrano
gli anniversari dei grandi fashion brand : i 190
anni dello statunitense Woolrich
e i 75 anni dell ’italiano Brioni.
Qui uno scatto della prima sfilata
maschile Brioni, nel 1952 presso
la Sala Bianca di Palazzo Pitti.
Il 7 gennaio 2020 la maison
celebra il 75esimo anniversario
con un evento speciale a Firenze
curato da Olivier Saillard, storico
della moda e designer, dove
viene presentata la nuova
collezione Fall Winter 2020-21.
75
NATALE MODA
GUIDA ALLO STILE
Paltò, Fall-Winter 2020-21
A FIRENZE PER
PITTI UOMO 97.
ALLA SCOPERTA
DEGLI APPUNTAMENTI
E DEI LOOK DELLA
PROSSIMA STAGIONE
Cartella in pelle di vacchetta
a concia vegetale, Il Bisonte
Una nuova alba della
moda scalda le fredde
mattine di Firenze. Il sole
sorge il 7 gennaio con l’apertura di
Pitti Uomo 97 e illumina le tendenze
dell’inverno 2020-21. Per le strade
della Città del Giglio si riversano,
fino a venerdì 10, trendsetter, addetti
del settore e curiosi. Dentro e
fuori Fortezza da Basso è un brulicare
di esperienze e, come sempre,
i brand più interessanti del panorama
mondiale scelgono di celebrare
al Salone i momenti importanti del
loro percorso. Martedì 7 sale sul
palcoscenico Blauer, con la mostra
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immersiva Human Landscapes che
festeggia il ventennale di Fgf Industry
in collaborazione con Pitti Immagine.
Protagonista anche Brioni,
che celebra i suoi primi 75 anni con
l’evento speciale curato dal designer
e storico della moda Olivier
Saillard e presenta la sua collezione
Fall Winter 2020-21. L’indomani,
invece, nasce TRAILBLAZER Chiara
Boni, un nuovo modo di concepire
il guardaroba maschile. Nella
boutique monomarca alla Loggia
Ruccellai si scoprono i cinque must
have indispensabili per un lui continuamente
in viaggio: un blazer sfoderato
e super leggero, tre camicie,
ognuna con una propria peculiarità,
e un pantalone classico con orlo a
taglio vivo. Elegante ma etica, anche
questa linea come quella per
la donna è 100% made in Italy e la
tracciabilità della sua filiera garantisce
qualità e sostenibilità. Sempre
l’8, i riflettori sono puntati sulla
maison Jil Sander, che presenta al
Refettorio di Santa Maria Novella la
collezione menswear disegnata da
Lucie e Luke Meier, due stilisti che
proprio a Firenze, per la precisione
al Polimoda, si sono conosciuti.
Nella sede della Camera di Commercio,
Pitti Immagine dedica a
K-Way ® e all’antipioggia per eccellenza
un excursus nella storia
del marchio attraverso i suoi pezzi
iconici. Giovedì è il turno di Telfar
Clemens, il designer liberiano-americano
apprezzato per lo stile
unisex, che presenta il suo concetto
di moda fluida e “simplex”, e di
Stefano Pilati, in pista alla Leopolda
con la sua label indipendente
Random Identities. Da non perdere
durante la kermesse l’installazione
alla Dogana che vede protagonista
la Woolrich Arctic Capsule, in
occasione dei 190 anni del brand,
mentre alla Fondazione Zeffirelli
apre Celeblueation, antologica di
300 pezzi, tra sketch, disegni e abiti
di Renato Balestra, scelti personalmente
dal couturier.
Tra i topic trend è sicuramente da
tenere d’occhio Paltò, che prosegue
il suo percorso di innovazione
del cappotto attraverso il costante
connubio tra heritage e ricerca.
Blazer tartan in flanella di lana
lambswool sovratinta con
trattamento frosted, Santaniello
TRAILBLAZER Chiara Boni
Camicia unisex stampa
Inferno - Divina Commedia
Alessandro Enriquez
Cinque tasche in
sustainable denim
Re-Hash
77
MODA
Aeronautica Militare
La collezione racconta tre differenti
caratteri di questo capo così simbolico
del guardaroba maschile: Archivio,
Hybrid e Plus. Tre anime che convivono
insieme e che hanno come
denominatore comune l’ambizione
di raccontare il fascino senza tempo
dei prodotti italiani. Cocktail di novità
per Alessandro Enriquez con due
capsule: una in collaborazione con
l’italianissima e storica azienda Tessitura
Monti e l’altra con il colosso
giapponese Sanrio. Il tema del prossimo
inverno s’ispira alla Divina Commedia,
il capolavoro di Dante che nel
2021 compie 700 anni, in chiave ironica,
pop e irriverente. Inferno, Paradiso
e Purgatorio in stile contemporaneo,
illustrati e colorati. Per Sanrio, Alessandro
seleziona e racconta in chiave
fashion gli iconici personaggi nipponici
(Keroppi, Bad Batz Maru, Little
Twin Star, fratelli di Hello Kitty) su
felpe, t-shirt, denim e camicie in jacquard
dalle tinte bright, realizzate da
Tessitura Monti.
Tocchi di originalità e raffinatezza
anche per Manuel Ritz: black jungle
pattern è la fantasia dai tratti coloniali
reinterpretata grazie a un inedito
touch wrong dal concetto hand
made, mentre un Pollock camo ricrea
in maniera astratta il classicissimo
camouflage con macchie di colore
raffinatamente incoerenti. Sempre
dal Centro Italia anche Re-Hash con
il suo sustainable denim made in
Italy, mentre dal Sud arriva la grande
sartoria che esporta anche all’estero,
come Berwich, Tagliatore e Santaniello.
Immancabile lo sportswear,
con Aeronautica Militare che propone
una pre-collezione di grandissima
versatilità. Capi coordinati e mixabili
tra loro, che ruotano intorno a sei colori:
blu, rosso, giallo, grigio mélange
e due nuance jolly, bianco e nero, abbinabili
con tutto. La linea celebra il
Reparto sperimentale Volo e rende
omaggio al suo stemma, l’Icaro alato,
proiettandosi al contempo nel futuro.
Difficilissimo elencarli tutti, sono
1.203 i marchi presenti a Pitti Uomo
97. Meglio perdersi dentro Fortezza
da Basso e tra le vie di Firenze. C.M.
FIRENZE
109 FRECCE AL GIORNO
78
PITTI BIMBO FA 90
Petit Bateau e Treedom
Identità poliedrica per la 90esima
edizione di Pitti Bimbo. Dal 16
al 18 gennaio Fortezza da Basso
si anima di 543 collezioni for kids. Tra
le novità il debutto al Teatrino Lorenese
di 65 Benetton street, prima
passerella a Firenze di United Colors
of Benetton. Lo stilista Jean-Charles
de Castelbajac s’ispira alle città di
oggi, perché la strada è il più grande
museo d’arte contemporanea e i
giovani abitanti di Benetown vestono
seguendo l’iconografia storica del
brand, del colore e dello sportswear,
con in più una identità forte, fatta di
ironia e dolcezza, ma anche di cultura
cittadina.
Attenzione al Pianeta e alle nuove generazioni
con Petit Bateau e Treedom.
La storica maison francese per l’infanzia
e la piattaforma web per la
piantumazione a distanza di alberi
presentano un’iniziativa di sostenibilità
ambientale e sociale: un kit nascita
esclusivo in cotone organico con il
cui acquisto è compresa la messa a
dimora di una specie arborea.
Il progetto Fashion comics è invece
dedicato quest’anno ai Line Friends,
personaggi creati originariamente
come sticker per una famosa app di
messaggistica mobile. L’iniziativa è
stata ideata dal creativo e influencer
Alessandro Enriquez e sviluppata in
collaborazione con Wildbrain CPLG,
che gestisce il marchio Line Friend
in tutta Europa. Al Top Floor del padiglione
centrale, ogni stilista coinvolto
partecipa con una collection
dedicata al personaggio Brown &
Friends, tra i brand Monnalisa, Philosophy
by Lorenzo Serafini, Mc2 Saint
Barth, Akep, 2Star, Pinko Up, Diadora.
Un altro evento da non perdere è lo
Monnalisa Athleisur
Fashion comics Line Friends
show di Monnalisa, da 50 anni leader
nell’abbigliamento premium per
bambini, alla Stazione Leopolda giovedì
16 alle 19. Per l’inverno 2020-21 il
brand toscano lancia la linea Athleisur
per girl and boy, fondata su capi coordinati
che strizzano l’occhio agli
anni ’70 e ’90. Per lei pantaloni tecnici
a zampa, top bra in jersey e lezioso
antivento. Per lui, calzoncini tecnici
con pantatight incorporati da abbinare
a t-shirt modello football, con
tanto di gilet da jogger.
Non mancano, infine, le speciali sfilate
firmate Pitti Immagine, una selezione
di collezioni sofisticate ed esclusive
in mostra nella sezione Apartment e
gli innovativi e sperimentali marchi in
scena a KidzFIZZ.
C.M.
79
L’ITALIA che fa IMPRESA
NATURALMENTE PELLE
DNA ARTIGIANALE, INNOVAZIONE ED ECOCOMPATIBILITÀ
SONO IL MIX INIMITABILE CHE FA DEL DISTRETTO CONCIARIO
SULL’ARNO IL PERNO DI UN’ECONOMIA CIRCOLARE UNICA AL MONDO
di Andrea Guolo - andreaguolo@gmail.com
Photo Simone Bartoletti [ilgrandangolo.biz]
In un piccolo territorio nel cuore
della Toscana nascono le pelli più
preziose del mondo, destinate alla
moda e al lusso. Il distretto conciario di
Santa Croce sull’Arno, tra Firenze e Pisa,
è un po’ la Silicon Valley di questa economia
così radicata nella storia dell’uomo
e al tempo stesso innovativa, in una
costante evoluzione di trend e di processo.
Questa capacità di innovare, unita
a una forte sensibilità per le tematiche
ambientali e per la sostenibilità, hanno
fatto del prodotto pelle, così come viene
concepito nel comprensorio toscano,
il materiale di riferimento per borse,
scarpe, capi d’abbigliamento. Circa 600
aziende, tra concerie e indotto, danno
lavoro a seimila “maestri della pelle”, per
un giro d’affari di circa 2,4 miliardi l’anno.
Dagli stabilimenti avveniristici e di design
che sorgono lungo il corso del “fiume
d’argento” dipende il 35% dell’intera produzione
nazionale di pelle conciata e
la quasi totalità del cuoio che si utilizza
per realizzare le suole delle scarpe. Ed
è un distretto industriale unico al mondo
anche per la capacità dimostrata dalle
imprese toscane nell’unire produzione e
rispetto per l’ambiente. Al punto che, ricorda
il direttore dell’Associazione Conciatori,
Aldo Gliozzi, «da noi vengono
delegazioni da tutto il mondo, e in particolare
da Paesi dove la conceria rappresenta
un problema ambientale, per
capire come sia stato possibile realizzare
tutto questo. Dalla Cina, per esempio,
si mossero, alcuni anni fa, perfino il
presidente della Repubblica Popolare
Hu Jintao e l’allora primo ministro Wen
Jiabao.
Cosa fa della pelle di Toscana un unicum
a livello globale?
Se parliamo di prodotto, direi il livello
qualitativo e i contenuti moda, dove
siamo leader. In termini organizzativi, invece,
la peculiarità della Toscana è l’assetto
consortile che il distretto si è dato
per affrontare, fin dagli anni Settanta, la
gestione delle tematiche ambientali,
anticipando gli stessi obblighi di legge.
Gli imprenditori compresero allora che,
80
Aldo Gliozzi, direttore dell’Associazione Conciatori
se volevano continuare a operare in Toscana,
dovevano rendere sostenibile la
loro attività. E così hanno fatto, in sinergia
con le amministrazioni locali.
Perché quella della pelle viene considerata
un’economia circolare per antonomasia?
Perché le nostre concerie utilizzano
uno scarto dell’industria alimentare, recuperandolo
e valorizzandolo per trasformarlo
in un materiale ad alto valore
aggiunto per la moda e per il lusso. Se
i conciatori non lo facessero, avremmo
un serio problema ambientale da risolvere:
ogni giorno, nel mondo, l’equivalente
di mille camion di pelli sarebbe
destinato alla discarica o all’inceneritore.
Invece, da quel rifiuto, ricaviamo un
bene prezioso.
Industria ed ecocompatibilità possono
coesistere?
Secondo noi sì. Il distretto toscano è la
cartina di tornasole di come, in una regione
nota per il paesaggio e le città
d’arte, si possa fare produzione conciaria
in totale sintonia con l’ambiente.
Perché la pelle viene considerata un
materiale prezioso?
Perché, grazie al livello raggiunto oggi
dalla conceria, e in particolare dalle
nostre aziende, possiede delle qualità
intrinseche di bellezza e naturalezza
che altri prodotti difficilmente riescono
a raggiungere.
Cosa si fa con le vostre pelli?
La produzione conciaria toscana è destinata
perlopiù alle calzature, alla pelletteria
e all’abbigliamento. I più importanti
marchi del fashion mondiale vengono
da noi per sviluppare le loro collezioni e
realtà come Gucci e Chanel si sono insediate
direttamente, acquisendo concerie.
Inoltre, player conciari esterni al
distretto si stanno stabilendo in Toscana
perché la considerano un luogo idoneo
alla produzione sostenibile.
Cosa sarebbe la moda senza i conciatori
toscani?
Certamente la moda è ben contenta
che ci siano i nostri conciatori. Noi siamo
convinti che l’unione e la vicinanza di
tante aziende, in una realtà territoriale ristretta
come la nostra, inneschi una sorta
di competizione fondata sulla volontà
di fare meglio, a beneficio dei clienti del
distretto.
Qual è la differenza tra una pelle di
qualità e una mediocre?
Al di là dell’origine del materiale, la differenza
la fa chi trasforma quella pelle.
Il know-how degli operatori è fondamentale,
in un processo produttivo che
è sì altamente tecnologico, ma non ha
perso il proprio dna artigianale. Basti
pensare che, durante il ciclo conciario,
una pelle viene fisicamente toccata da
80 a 100 volte.
Perché, secondo lei, chi ama gli animali
non dovrebbe comunque rinunciare a
utilizzare la pelle?
Al di là del fatto che la quasi totalità degli
animali non viene sacrificata per le
pelli, ma per ragioni alimentari, i nostri
stessi clienti sono sempre più attenti ed
esigenti in fatto di benessere animale
in vita e di tecniche di allevamento che
evitino le sofferenze. Quelle esigenze
oggi entrano a far parte degli stessi
capitolati siglati tra cliente e fornitore. A
chi, in generale, ama la natura vorrei ricordare
che la pelle si lavora da migliaia
di anni e la plastica da alcune decine di
anni ma, come sottolineano importanti
operatori del settore, negli oceani ci risulta
però che esistano isole di plastica,
non isole di pelle.
Anche a bordo dei treni c’è la pelle. La
fate voi?
Quella dei sedili in pelle non è una specializzazione
tipica toscana. Ma di sicuro
un treno che profuma di pelle è particolarmente
affascinante.
distrettosantacroce.it
DistrettoSantaCrocePelleToscana
distrettosantacroce
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ANNI VERDI
Camilla Pintonato in La freccia azzurra di Gianni Rodari (Einaudi Ragazzi, 2019)
GIANNI
RODARI
82
Cento anni fa nasceva a
Omegna (VB) Gianni Rodari,
geniale autore di
opere per l’infanzia che hanno riscosso
unanime successo di pubblico
e critica. I suoi libri hanno meritato
diversi riconoscimenti, fra cui,
nel 1970, il premio Hans Christian
Andersen. Tra le sue opere più famose:
Favole al telefono, Filastrocche
in cielo e in terra e La freccia
azzurra, storia di un trenino elettrico,
il più bel giocattolo della Befana.
Racconti che evocano gioia e
spensieratezza, connaturati agli anni
verdi. Ma, purtroppo, non sempre è
così. Questa cartolina apre il sipario
su difficoltà, problemi di salute e fenomeni
che possono colpire i piccoli
e le loro famiglie, senza però far morire
la speranza e la solidarietà.
Mi hanno detto, cara Befana,
che tu riempi la calza di lana,
che tutti i bimbi, se stanno buoni,
da te ricevono ricchi doni.
Io buono sono sempre stato
ma un dono mai me l ’hai portato.
Anche quest ’anno nel calendario
tu passi proprio in perfetto orario,
ma ho paura, poveretto,
che tu viaggi in treno diretto:
un treno che salta tante stazioni
dove ci sono bimbi buoni.
Io questa lettera ti ho mandato
per farti prendere l ’accelerato!
O cara Befana, prendi un trenino
che fermi a casa d ’ogni bambino,
che fermi alle case dei poveretti
con tanti doni e tanti confetti.
[da Prime fiabe e filastrocche, Einaudi Ragazzi (2011)].
© Publifoto/LaPresse
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ANNI VERDI
PAZIENTI DA
COCCOLARE
Anna con il suo Rex
PET THERAPY, ATTIVITÀ SCOLASTICHE, PITTURA E SPORT
NELLA CASA PEDIATRICA DI MILANO DIRETTA
DAL PROFESSOR LUCA BERNARDO
di Andrea Radic
Andrea_Radic
Una casa accogliente, luminosa,
colorata, con
opere d’arte alle pareti,
dove il personale specializzato e
competente ti accoglie con un sorriso.
Ci troviamo nella struttura pediatrica
di eccellenza dell’Ospeda-
le Fatebenefratelli di Milano, dove
l’imperativo è coccolare i pazienti.
Si chiama Casa Pediatrica ed è
stata realizzata dal professor Luca
Bernardo in un anno e mezzo. Qui
lavorano 18 medici specialisti e una
quarantina tra infermieri, personale
del comparto «e i volontari dell’associazione
Francesco Vozza Onlus,
che compongono quella parte fatta
di cuore, disponibilità e attenzione
alla persona», ci racconta Bernardo.
«Sono qui dal 2005, dopo un
periodo trascorso negli Stati Uniti.
84
Rientrato dall’estero, ho cominciato
a considerare gli esempi di altri
Paesi ma anche a guardare dentro
casa nostra, per realizzare un dipartimento
pediatrico diverso dagli altri.
Un luogo dove le persone non sentano
l’odore della malattia, il rumore
dell’ospedale e il sapore delle difficoltà,
che a volte nelle strutture pubbliche
si avvertono, ma dove trovare,
oltre alla preparazione scientifica e
alla cultura medica, accoglienza, sicurezza
e certezza».
Il pubblico che funziona.
Ricordiamo che la sanità lombarda
è una delle migliori del mondo,
non secondo me ma a livello riconosciuto.
Sappiamo anche che in
Italia, come dappertutto, ci sono situazioni
insufficienti che, purtroppo,
a volte portano alla malasanità. Noi
invece abbiamo deciso di puntare
al meglio convincendo i privati ad
aiutarci a realizzare quella che oggi
è la Casa Pediatrica, dove i bambini
ricoverati si trovano bene e, con loro,
pure le famiglie. L’obiettivo è evitare
l’angoscia del ricovero, per questo
tanti colori, tanta luce. Numerosi
artisti contemporanei hanno donato
le loro opere per abbellire gli spazi,
da Marco Lodola a Elio Fiorucci,
da Veneziano a Innamorato. Tante
persone e aziende (che non devono
avere nulla a che fare con il settore
sanitario) ci sostengono con eventi
per raccogliere fondi e molto spesso
singoli cittadini decidono di aiutarci,
anche con poco, pochissimo, ma con
grande volontà.
Ogni stanza e ogni arredo del reparto
riportano una targhetta che
ringrazia chi ha contribuito. La Casa
Pediatrica è davvero di tutti, qui familiari
e parenti possono entrare a
qualsiasi ora per fare visita ai piccoli
degenti, anche portando il proprio
animale domestico, perché la pet
therapy aiuta moltissimo chi è ricoverato.
Per addolcire il distacco da casa?
Esattamente, in particolare i pazienti
neurologici trovano grande aiuto e
conforto nell’interagire con un animale,
comunque sotto il controllo
di specialisti di un’altra associazione.
Siamo i primi in Italia, e probabilmente
ancora gli unici, ad avere
stanze dedicate ai pazienti che hanno
animali domestici. È una terapia
importante che porta risultati straordinari.
L’animale può accompagnare
il suo piccolo proprietario fino alla
porta della sala operatoria o stare
con lui durante un esame o un controllo.
E per coloro che sono allergici
al pelo, abbiamo avuto da un’azienda
la disponibilità di alcuni zoomer,
cagnolini robot che si comportano
come veri amici a quattro zampe.
La Casa Pediatrica offre anche molte
attività.
I nostri ragazzi possono studiare per
non perdere la scuola, grazie all’Istituto
Cavalieri, svolgere attività
ludico-pittoriche in collaborazione
con l’Accademia di Brera e anche
alcune attività sportive. Questo affinché
non “sentano” il ricovero e non
si annoino. Già devono sopportare la
malattia e il dolore, meritano tutte le
coccole possibili.
Il pediatra è un mestiere per persone
un po’ speciali?
Cuore, testa, voglia e volontà sono le
caratteristiche che tutti dovremmo
mettere nel lavoro. Nel nostro caso,
poi, tutto assume un carattere particolare,
perché aiutare famiglie che
hanno figli con problemi di salute è
difficile anche per noi dal punto di
vista umano e scientifico, però arriva
il momento bello quando possiamo
dimetterli e mandarli a casa. Tutto
questo lo facciamo con il sentimento,
che viene sempre prima della
scienza.
ArtecomeTerapiaFatebenefratelli
Al centro il professor Luca Bernardo con alcuni membri della sua équipe di medici specialisti, infermieri e volontari della Casa Pediatrica di Milano
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ANNI VERDI
© Luri Botticelli
Una delle tappe del progetto Giovani ambasciatori contro il bullismo e il cyberbullismo per un web sicuro
DALLA PARTE DEI MINORI
MOIGE, UN MOVIMENTO DI GENITORI E VOLONTARI PER TUTELARE
BAMBINI E ADOLESCENTI DA FENOMENI COME LA VOLGARITÀ IN TV,
IL BULLISMO E LE DIPENDENZE DA FUMO E ALCOL
A cura di Cecilia Morrico
morricocecili
Duro è il lavoro per un genitore.
Anche se l’attenzione
è massima su scuola, educazione
e alimentazione, purtroppo
la società moderna, fatta di social
network e facilità di accesso a contenuti
televisivi, porta nuovi campanelli
d’allarme per mamma e papà. Come
tutelare i propri figli? Come avere
supporto nell’arduo compito di creare
le generazioni future? La Freccia
chiede consiglio ad Antonio Affinita,
direttore generale del Moige Movimento
italiano Genitori onlus, che da
oltre 20 anni si impegna per migliorare
la vita di bambini e adolescenti e
delle loro famiglie in Italia.
Quando nasce e cos’è il Moige?
Nel 1997 quando io e mia moglie,
Maria Rita Munizzi, essendo diventati
genitori di due gemelli, nel vedere in
prima persona la scarsa attenzione
pratica prestata dal sistema sociale
verso i diritti dei minori, decidemmo
di attivarci in modo appassionato e
innovativo in difesa dei diritti della
famiglia e dei giovani in Italia. Una
delle nostre prime battaglie fu quella
di denunciare la tv violenta e volgare,
chiedendo al sistema televisivo di
essere responsabile nella programmazione
e alle istituzioni di legiferare
per tutelare con norme specifiche
bambini e adolescenti. Ci riuscimmo
con successo in quanto il Codice televisivo
minori divenne, poco dopo,
legge. Un’altra iniziativa dei primi
anni, che mi piace ricordare, è quella
portata avanti per garantire alle donne
con figli o in gravidanza dei parcheggi
riservati nei luoghi pubblici: i
parcheggi Rosa, che partiti da Roma
ora sono diffusi praticamente su tutto
il territorio italiano. Oggi operiamo a
livello nazionale con attività di formazione,
prevenzione e sensibilizzazione
in risposta a emergenze sociali
come droga, alcol, bullismo, cyber-
86
ullismo, pedofilia, gioco d’azzardo
e tv violenta e volgare, coinvolgendo
giovani, adulti e genitori con l’obiettivo
di educare i ragazzi ad affrontare
con sicurezza le sfide quotidiane.
Quali le ultime iniziative attivate?
Il Moige ha istituito un osservatorio
per raccogliere le segnalazioni e offrire
gratuitamente supporto psicologico
e legale alle famiglie, alle mamme
e ai papà a cui sono stati sottratti,
o sono in procinto di essere tolti, ingiustamente
i figli. Questo è possibile
grazie alle nostre psicologhe e soprattutto
grazie alla rete di legali che
hanno scelto di collaborare con noi in
difesa delle mamme e dei papà. Da
questo progetto, che si è sviluppato
nel periodo delle Feste appena trascorse,
è nata la campagna #Nataleinfamiglia.
L’obiettivo è stato quello
di aiutare concretamente il maggior
numero di famiglie che in Italia vivono
in condizione di povertà. Grazie
ai fondi raccolti con questa campagna
è stato possibile fornire alle
neo mamme beni di prima necessità
come latte in polvere e omogeneizzati,
biscotti e pannolini.
Si parla spesso di cyberbullismo: il
Moige come contrasta il fenomeno?
Da oltre dieci anni collaboriamo con
il Miur, la Polizia postale, il ministero
del Lavoro e delle Politiche sociali e
con Anci (Associazione dei Comuni
italiani), con lo scopo di coinvolgere
i Comuni e le scuole nella prevenzione
e nel contrasto di bullismo e
cyberbullismo, attraverso il nostro
Centro mobile per il sostegno e il
supporto delle vittime, nel quale incontriamo
docenti e ragazzi fornendo
gratuitamente sostegno psicologico
ed educativo. Solo negli ultimi
tre anni, con la campagna nazionale
Giovani ambasciatori contro il bullismo
e il cyberbullismo per un web
sicuro abbiamo coinvolto in attività di
prevenzione e formazione su questi
temi oltre 400mila genitori, 200mila
studenti e diecimila docenti. Il progetto
nasce dall’esigenza di porre
un freno al dilagante fenomeno che
colpisce i giovani specie nei contesti
scolastici e che continua a seminare
vittime. Per capire abbiamo avviato
un’indagine con l’Università Sapienza
di Roma da cui emerge che per otto
ragazzi su dieci non è grave insultare, capire come sia necessario intervenire
con urgenza presso gli esercenti e
ridicolizzare o rivolgere frasi aggressive
sui social, sette ragazzi su dieci tutta la rete distributiva.
non considerano grave pubblicare Sono 35 le città in cui siete presenti
immagini non autorizzate della vittima.
siete arrivati a questi numeri e quali
e 80mila i genitori coinvolti. Come
Altro argomento preoccupante è le aspettative future?
il consumo di alcol tra i più giovani Sul territorio siamo presenti con i
che, insieme al fumo, da motivo di nostri genitori volontari che ci sostengono
nella realizzazione delle
integrazione sociale di gruppo può
diventare dipendenza. Come cercate
di sensibilizzare i ragazzi su quepagne.
Inoltre, siamo costantemente
attività e ci supportano nelle camsti
temi?
presenti attraverso il Centro mobile,
Parliamo con loro nelle scuole attraverso
le campagne di prevenzione me città su tutto il territorio, e la rete
con cui abbiamo raggiunto moltissi-
e formazione, coinvolgiamo minori, delle scuole amiche: solo nel 2019
docenti e genitori, in attività di sensibilizzazione
contro l’uso di tutte le le. Tramite l’impegno quotidiano e
abbiamo coinvolto più di mille scuo-
sostanze alcoliche e stupefacenti. lavorando con passione sul territorio
Inoltre, nel 2019 abbiamo promosso perseguiamo l’unico obiettivo di tutelare
i giovani dai pericoli a cui sono
l’indagine Venduto ai Minori con l’obiettivo
di inquadrare il fenomeno dei esposti. Confidiamo nell’aiuto di tanti
prodotti vietati agli adolescenti, che che hanno a cuore i minori, in quanto
sono venduti ugualmente da parte i nostri progetti hanno bisogno del
di adulti complici che disprezzano la sostegno di tutti. Cittadini, istituzioni
salute e il benessere dei nostri figli. e aziende attraverso una donazione
Con questo studio abbiamo evidenziato
che, pur con alcune differenze, nostre attività per proteggere bam-
possono scegliere di supportare le
tabacco, cannabis light, gioco d’azzardo,
alcol e pornografia sono som-
nostri figli.
bini e adolescenti che sentiamo tutti
ministrati ai minori in modo continuo, moige.it
con percentuali altissime, in palese Moige_genitori
violazione delle norme. Questo ci fa MoigeOnlus
Antonio Affinita
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IN VIAGGIO CON
QUEL BACIO IN GALLERIA
IL TEMPO DI UN TRENO
IN VIAGGIO CON L’ATTORE MAURIZIO LOMBARDI,
DA GENNAIO SU SKY NEI PANNI DEL CARDINALE MARIO ASSENTE
IN THE NEW POPE DI PAOLO SORRENTINO
di Andrea Radic
Andrea_Radic
Maurizio Lombardi e Cécile de France sul set del film The New Pope di Paolo Sorrentino
© Gianni Fiorito
88
Una passione sfrenata per il
suo mestiere, in cui crede
profondamente e mette
tutto l’impegno di cui è capace. «Non
si è mai arrivati, si impara continuamente,
si può e si deve crescere sempre
e puntare allo spettacolo o al film
che ti permette di lasciare qualcosa
agli altri. Con quell’egoismo tutto particolare
dell’attore che calca il palcoscenico
come protagonista, ma per
darsi e regalare emozioni al pubblico.
Io voglio vincere».
Ha carattere e volontà da vendere
Maurizio Lombardi, che dal 10 gennaio
è il cardinale Mario Assente in
The New Pope, serie tv creata e diretta
dal premio Oscar Paolo Sorrentino, in
esclusiva su Sky Atlantic e in streaming
su Now Tv. Poi è al cinema nel
Pinocchio di Matteo Garrone, in Tiger
di Ronnie Sandahl, nell’ultimo film di
Pif per un divertente cameo e nella
seconda stagione di Riviera, nei panni
di un mercante d’arte veneziano.
Senza escludere un possibile ritorno a
teatro in primavera.
Siamo a bordo del Frecciarossa che
da Roma, dove è impegnato sul set, ci
porta a Firenze.
Come sarà The New Pope?
Vedremo due papi a confronto e, soprattutto,
due splendidi attori magistralmente
diretti, Jude Law e John
Malkovich. Paolo Sorrentino ci tiene a
sottolineare che non si tratta del seguito
di The Young Pope, è una storia
diversa, anche se, in qualche modo,
ne è figlia. Ho girato delle scene meravigliose
che mi hanno sorpreso sia
nell’interpretarle che nel leggere la
sceneggiatura. Una scrittura sontuosa,
commovente, ho trovato il settimo
episodio, presentato a Venezia,
splendido anche nella visione. Una
vera produzione internazionale con
HBO, Canal Plus e Wildside di Lorenzo
Mieli.
E tu torni nei panni di...
Del cardinale Mario Assente, che in
questa serie entra a far parte dell’entourage
del cardinale Angelo Voiello.
Un ruolo pieno, che mi vede presente
in tutti gli episodi.
Ti senti arrivato?
Non si arriva mai, un attore che arriva
è un attore finito. O, come dice Ugo
Chiti, «un attore comodo è un attore
morto». Non puoi stare comodo
nell’arte, la responsabilità è troppo
grande. Devi esplorare i tuoi limiti e
volerli superare. Prima o poi dalla tua
bottega deve uscire quel pezzo come
è successo a Benvenuto Cellini con il
Perseo.
Riconosci la magia del cinema?
Totalmente. Ora sono sul set di una
nuova serie, ci sono decine di persone,
alcuni omoni enormi, duri, sembrano
gladiatori, ma quando li senti
parlare di cinema hanno tutti la medesima
luce negli occhi. È proprio una
magia e come tale non te la spieghi:
guardi in macchina e scatta.
La sensazione più bella sul set?
I momenti di grande commozione che
si generano durante una scena, di una
tale forza che ti scendono le lacrime…
allora ti stoppano, rifanno il trucco,
reciti ancora e ancora ti commuovi,
e di nuovo sistemano il trucco. Ecco,
quell’emozione provata per diverse
ore è una sensazione che ti stanca,
ma quando torni a casa, salti di gioia.
89
IN VIAGGIO CON
Il tuo rapporto con il viaggio?
Cinematografico (Maurizio guarda fuori
dal finestrino scorrere fotogrammi
ad alta velocità, ndr). Il finestrino è un
fotogramma grandissimo che mostra
paesaggi e sfondi. Il treno è cinema in
movimento. Si creano momenti quasi
intimi, ricordo un viaggio sul Frecciarossa
durante il quale giocava l’Italia. Ci
siamo ritrovati in 20, senza conoscerci,
intorno a un iPad per seguire la partita.
Poi tutti al bar a bere insieme. E poi, ti
dico la verità, il treno è davvero la rappresentazione
del nostro Paese, dalle
littorine che portavano gente dal Sud
al Nord fino a oggi. Sul treno ci si osserva,
ci si ascolta, c’è tanta umanità,
favorita anche dai vagoni open space.
Quando hai cominciato a viaggiare in
treno?
Andavo a scuola a Firenze partendo
da Pontassieve. Anche le prime tournée
con l’Arca Azzurra di Ugo Chiti le
facevo in treno. Da Firenze a Udine o
Venezia, quanti viaggi, quanti incontri,
alcuni bellissimi.
Colpi di fulmine?
Una volta sulla linea per Genova, complici
le numerose gallerie, ci scappò un
bacio. Finì subito, durò il tempo di un
treno.
vo. Una ragazza bionda dai capelli lunghi
mi disse: «Andiamo a San Casciano,
al laboratorio teatrale di Ugo Chiti»,
e cominciò tutto, con Quattro bombe in
tasca. Ora sto tampinando Chiti perché
voglio tornare a lavorare con lui, diretto
da lui.
Sei partito dal teatro, ci tornerai?
Devo, assolutamente, per un attore è
come i live per un musicista. Sul palco
hai libertà, c’è il pubblico che vuole
lo show, devi dare tutto te stesso,
Come sei diventato attore?
niente elucubrazioni mentali da
A Pontassieve, dove sono nato e cresciuto,
grazie a Giuliano, un signore
che riuniva noi ragazzi al Circolino.
Alla porta accanto abitava Alessandro
Benvenuti. Io ero pischello e tutte
le volte che lo vedevo uscire, caricare
la macchina e partire per Roma, mi dicevo:
«Voglio diventare come lui», ma
non pensavo che l’avrei fatto davvero.
Poi, durante i primi spettacoli per la
parrocchia, mi venne a vedere il vesco-
pseudointellettuali, soltanto energia
e forza. Un teatro da frontman come
Gigi Proietti e Dario Fo, addirittura teatro-canzone
come quello di Giorgio
Gaber: canto, ballo e recitazione, uno
spettacolo completo.
Quanto talento e quanta tecnica servono
per essere attore?
Follia, quindi anarchia, e disciplina
sono le due parole che regolano questo
mestiere. L’attore è un folle, si met-
Maurizio Lombardi sul Frecciarossa con il giornalista Andrea Radic
te costantemente in gioco, ma deve
avere disciplina. Viaggia moltissimo,
dorme in luoghi assurdi, raggiunge
paesini di cui ignorava l’esistenza. Ma
quando entra nel piccolo teatro di un
piccolo paese e trova le persone che
hanno scelto di venire a vederlo, lascia
loro un messaggio e un pezzetto di sé.
Si finisce di fare l’attore solo quando si
muore veramente. L’epitaffio di uno dei
più celebri histriones fu “sono morto
tante volte, ma così bene mai”.
Tu sei mai morto?
Tante volte. Una grande morte, quasi
hollywoodiana, in 1994: galleggiavo nel
mare smeraldo della Sardegna. Ero io,
niente controfigura, nuotavo con i droni
che mi seguivano a 50 centimetri. Recitare
è un fatto fisico, si fatica. Il corpo
è importantissimo, tenerlo allenato è
un dovere e allunga la carriera. Anche
la curiosità è una fondamentale fonte
d’ispirazione, chi la stimola di più sono
i giovani. Come quelli che frequentano
la mia Action class, la mia palestra
dell’attore a Firenze, mi tengono aggiornato,
mi danno la temperatura del
gusto dei tempi contemporanei.
Vesti volentieri panni storici nei film in
costume?
Vorrei girare un film di cappa e spada,
con grandi mantelli e cappelli a tirare
di spada come un dannato. Oppure un
film di pirati, di abbordaggi... ma in Italia
non li girano. O i western, pensa che
meraviglia.
Sorride, con ai piedi un paio di stivali
anni ’70.
90
UN TRENO DI LIBRI
Invito alla lettura di Alberto Brandani
[Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]
In viaggio con il Prof
L’INTERPRETE
SIAMO REALMENTE COSCIENTI E PRESENTI NELLE NOSTRE VITE?
QUANTE DELLE NOSTRE SCELTE SONO DETTATE DALLA VOLONTÀ
E QUANTE DALLE CIRCOSTANZE E DALLE PAURE?
Èuna riflessione sul presente,
o meglio su ciò che realmente
facciamo perché il nostro
vissuto sia il più vicino possibile ai
nostri ideali. Spesso siamo vittime di
meccanicismi, agiamo senza pensare,
talvolta quando ci soffermiamo a
riflettere quasi temiamo i nostri pensieri.
Anche Eva, la protagonista del
romanzo di Annette Hess, sempre di
più, comincia a sentirsi estranea alle
sue abitudini. Non riesce a trovare un
confronto e neanche un conforto nella
sua famiglia. Si fanno strada in lei le
contraddizioni tra ciò che sente giusto
e il modo in cui decide di agire.
Francoforte 1963. Eva è una giovane
interprete dal polacco, in procinto di
sposarsi. Nel suo lavoro traduce di solito
documenti legali e commerciali.
Una sera, però, viene chiamata d’urgenza
per un lavoro insolito. Siamo
nell’anno del processo di Francoforte-Auschwitz,
il primo procedimento
giudiziario della Germania post bellica
a sensibilizzare l’opinione pubblica
sui crimini nazisti. E proprio Eva, nonostante
l’opposizione della famiglia
e del fidanzato, accetterà di essere
l’interprete di questo maxi processo
contro i capi dei lager nazisti.
Da questo momento cominciano in
lei i dubbi, la spasmodica curiosità
per una realtà così vicina nello spazio
e nel tempo, ma anche così lontana
dal suo quotidiano. Il processo an-
drà avanti per mesi, coinvolgendola
sempre di più. I racconti dei testimoni
toccheranno le corde più profonde
della sua anima e del sentire comune,
seppure in molti sembreranno ancora
diffidare di quelle parole. Quando si
comincerà a parlare di camere a gas e
di torture nel campo di Auschwitz, Eva
dovrà fare i conti con una nuova realtà
da cui resterà all’inizio schiacciata.
Annette Hess, attraverso la sua giovane
interprete, riesce a sviscerare
dal profondo la reazione del popolo
tedesco di fronte a quanto accaduto
nei campi di concentramento. L’estraneità
lascia il passo allo sgomento e
all’incredulità e la protagonista dovrà
scontrarsi con un’amara verità, che
riguarda non solo il suo Paese, ma anche
la sua famiglia. Sarà per lei un rito
di passaggio, da giovane timida e sottomessa
qual è, questa nuova consapevolezza
la farà diventare, non senza
sofferenza, indipendente e determinata.
La graduale presa di coscienza
sarà il trampolino di lancio verso la
sua emancipazione. Con coraggio Eva
sceglierà di voltare le spalle alla famiglia
che scopre essere stata complice
consapevole e silente di questo abominio
e prenderà la strada che veramente
vuole percorrere.
Il processo di Francoforte, in verità,
fu un processo nel processo. Da una
parte il procedimento giudiziario contro
gli imputati nazisti, dall’altra il processo
sociale contro l’indifferenza e la
negazione dell’intera nazione di fronte
ai crimini efferati compiuti da quegli
imputati che, all’opinione pubblica,
sembravano innocui padri di famiglia
e non assassini seriali autorizzati dal
governo.
In questo romanzo si parla di impegno
e di rinascita, ma anche di omertà,
vergogna e indifferenza. E si fa luce
alla generazione postbellica e a quello
che il nazismo ha loro lasciato.
Annette Hess, Neri Pozza, pp. 320 € 18
91
UN TRENO DI LIBRI
Un assaggio di lettura
BRANI TRATTI DA L’INTERPRETE
Jürgen deglutí, si tolse il cappello
e prese dal sedile del
passeggero un mazzo di fiori
avvolto nella carta velina. Scese
dall’auto e si avvicinò a Eva. Voleva
sorridere, ma all’improvviso qualcosa
lo pizzicò da dietro, un morso rapido
e doloroso, sul polpaccio. Un bassotto.
«Purzel! Via! Via!» urlò Eva. «Stefan,
portalo via! In camera da letto!».
Il bambino brontolò, ma prese il cane
e lo condusse in casa, sgambettando.
Eva e Jürgen si guardarono imbarazzati.
Non sapevano esattamente
come si sarebbero dovuti salutare
sotto lo sguardo della famiglia di lei. Si
diedero la mano e dissero contemporaneamente:
«Mi dispiace, sono così
curiosi» e: «Che comitato di benvenuto!
A cosa devo l’onore?». Appena
Jürgen le lasciò la mano, il padre, la
madre e la sorella si ritirarono dalle
loro postazioni di vedetta come conigli
nelle loro tane. Eva e Jürgen rimasero
soli. Una folata di vento gelido
turbinò sulla strada.
«Ti piace l’oca?» chiese Eva.
«Da giorni non penso ad altro».
«Devi solo andare d’accordo con il
mio fratellino. Poi avrai tutti dalla tua
parte».
Entrambi risero, senza sapere perché.
Jürgen si diresse verso la porta della
trattoria, ma Eva lo guidò a sinistra,
all’ingresso dell’abitazione. Non voleva
farlo passare per la sala da pranzo
semibuia, con quell’odore di birra
versata e cenere umida. Perciò salirono
fino all’appartamento al piano
superiore, lungo le scale lucidate con
il corrimano nero. L’edificio a due piani
era stato ricostruito dopo che, durante
la guerra, un attacco aereo sulla
città l’aveva quasi completamente distrutto.
La mattina dopo quell’inferno
era rimasto soltanto il lungo bancone
all’aperto, esposto alle intemperie
senza alcuna protezione.
La madre di Eva era in attesa sulla
porta e sfoderò il sorriso che di solito
riservava ai clienti abituali della trattoria.
La sua faccia zuccherosa, come la
chiamava Stefan. Edith Bruhns indossava
il doppio filo di granati, i piccoli
pendenti dorati con le perle coltivate
e la spilla d’oro a forma di trifoglio.
Sfoggiava tutti i suoi gioielli, cosa che
Eva non le aveva mai visto fare prima
di allora. Le tornò in mente una fiaba
che aveva letto a Stefan, su un abete
che dopo Natale viene riposto in
solaio per essere bruciato in cortile
a primavera: ai suoi rami rinsecchiti
sono ancora appesi i resti della vigilia,
dimenticati.
Quantomeno è in tema con la terza
domenica di Avvento, pensò.
«Signor Schorrmann, cos’ha portato
con questo tempo? Rose a dicembre?!
Dove le ha scovate, signor Schorrmann?».
«Si chiama Schoormann, mamma,
con due o!».
«Mi dia pure il cappello, signor Schoooormann».
[...]
Poco dopo sedevano tutti a tavola e
guardavano il volatile fumante, accanto
al quale in un vaso di cristallo
facevano bella mostra le rose gialle
portate da Jürgen. O, per meglio
Il primo processo di Francoforte-Auschwitz è dichiarato aperto nell’aula plenaria del consiglio comunale di Francoforte il 20 dicembre
1963, alla presenza di giornalisti, fotografi e cineoperatori
© Roland Witschel/picture alliance Getty Images
92
Un assaggio di lettura
Robert Mulka scortato al processo di Francoforte
© www.auschwitz-prozess-frankfurt.de
dire, parevano un corredo funerario.
La radio a basso volume trasmetteva
un’irriconoscibile musica tipicamente
domenicale e sulla credenza girava
una piramide natalizia, azionata
da tre candele tremolanti. La quarta
era ancora intatta. Al centro della piramide
c’erano Maria, Giuseppe e la
mangiatoia con il bambinello davanti
a una stalla. Intorno alla famiglia pecore
in movimento, pastori e i tre Re
Magi con i cammelli che si muovevano
in un eterno girotondo. Non avrebbero
mai raggiunto la santa famiglia,
non avrebbero mai potuto porgere i
loro regali a Gesù bambino. A Eva da
piccola questo pensiero metteva tristezza
e un giorno aveva sottratto al
re moro il suo dono e lo aveva posto
davanti alla mangiatoia.
[...]
Era uno di quei giorni senza tempo,
senza alba né tramonto, che rimangono
grigi dall’inizio alla fine, che non
si scaldano né rinfrescano. Anche la
neve persisteva solo come un ricordo.
Eva aveva percorso tutta la strada
fino alla Bürgerhaus a piedi. E a ogni
passo aveva perso sempre più coraggio,
lo aveva sentito disperdersi come
la condensa nei tombini e, quando
era giunta a destinazione, era quasi
scomparso del tutto. Ma non appena
entrò nell’atrio affollato, non appena
individuò i numerosi reporter e due
uomini con pesanti telecamere e riconobbe
alcuni degli imputati che si
stringevano la mano a vicenda; non
appena notò i poliziotti che facevano
il saluto militare davanti all’imputato
principale con i capelli bianchi; non
appena vide la naturalezza con cui
quegli uomini si muovevano e ascoltò
i loro discorsi pronunciati ad alta
voce, e poi vide le persone isolate o
i gruppetti di donne e uomini che se
ne stavano lì in piedi, tesi, silenziosi,
sperduti, allora capì di trovarsi nel posto
giusto.
[...]
«Il 28 ottobre del ’42 io, mia moglie e
mio figlio fummo deportati dal ghetto
di Cracovia. Viaggiammo per tre giorni
su un treno merci. In un vagone chiuso.
Non c’era alcun allestimento sanitario,
solo un secchio nell’angolo per
ottanta persone. Non avevamo cibo,
né acqua. Durante il viaggio alcuni di
noi morirono, almeno dieci. Soprattutto
anziani. Quando arrivammo sulla
rampa dei treni, il 1° novembre, fummo
prelevati dal vagone merci. Poi
i sopravvissuti furono divisi. Donne,
bambini e anziani a sinistra, uomini a
destra. Due ufficiali delle SS discussero
se mio figlio, che aveva undici anni
ma era già robusto, dovesse andare a
destra o a sinistra. Credevo che quelli
a sinistra sarebbero andati in un campo
meno duro, e io non volevo che lui
dovesse lavorare. Perciò mi intromisi,
dicendo a uno dei due che mio figlio
era ancora troppo giovane, che non
poteva lavorare. Quello annuì e mio
figlio fu fatto salire su un autocarro
assieme a mia moglie. Era della Croce
Rossa, e la cosa mi tranquillizzò.
Se ne andarono». Eva ammutolì. Il
presidente si sporse in avanti per fare
una domanda, ma Jan Kral ricominciò
subito a parlare. Disse ancora solo poche
frasi veloci e, verso la fine, le parole
si susseguirono rapidamente. Poi
si interruppe, come se avesse finito.
Eva lo guardava di lato, vedeva il suo
pomo d’Adamo sopra il colletto inamidato
della camicia bianca, notò che
deglutiva e deglutiva e deglutiva. Gli
disse piano in polacco: «Per cortesia,
ripeta ancora una volta l’ultima frase».
Tutti aspettavano, qualcuno picchiò
impaziente le nocche sul banco. Ma
Jan Kral scosse leggermente il capo,
guardando Eva. I suoi occhi, dietro gli
occhiali, erano diventati rossi. Il mento
tremava. Eva comprese che non
sarebbe riuscito a dire altro. Sfogliò il
suo dizionario e controllò due parole,
slup e dym. “Colonna” e “fumo”. Poi si
chinò sul microfono e disse quello
che credeva di aver capito alla fine:
«Nel lager, più tardi, la sera, un altro
prigioniero mi indicò una colonna di
fumo all’orizzonte e mi disse: “Guarda.
Tua moglie e tuo figlio stanno salendo
in cielo”».
Jan Kral si tolse gli occhiali e prese un
fazzoletto a quadri stirato e piegato
dalla tasca dei pantaloni. Eva pensò:
Se lo è comprato per il processo. Kral
si asciugò il sudore dalla fronte. E poi
vi ci nascose il viso.
[...]
93
UN TRENO DI LIBRI
Un assaggio di lettura
La Deutsches Haus, quel venerdì
sera, era quasi al completo. Rimanevano
solo due tavoli per i clienti
abituali, uno dei quali per l’associazione
di quartiere per il carnevale.
Ludwig cucinava, stufava e arrostiva
con l’aiuto della signora Lenze, la cui
ferita al dito finalmente, dopo parecchie
settimane, si era cicatrizzata, e
una giovane aiutante che non faceva
altro che lavare le stoviglie e masticare
gomma americana. Edith serviva
assieme a una cameriera sempre
imbronciata ma in gamba, la signora
Wittkopp, che a quarantotto anni era
ancora nubile e tale sarebbe rimasta.
Dietro il bancone spillava il signor
Paten, che lavorava alla trattoria da
molti anni. Non c’era un attimo per
respirare, non un solo momento da
soli per i coniugi Bruhns, che pure
ne sentivano più che mai l’esigenza.
Solo una volta, mentre portava una
quantità di piatti sporchi in cucina,
Edith trovò Ludwig da solo. [...] Ludwig
la guardò e si accorse, sbigottito, che
stava piangendo. Si girò verso di lei e
le passò, un po’ impacciato, la mano
infarinata sulla guancia. Poi prese
uno strofinaccio per rimuovere le lacrime
e la farina.
«Cosa c’è, mamma?».
«Presto non andremo più abbastanza
bene per lei».
«Ma no! Nostra figlia non si lascia abbagliare».
La signora Lenze rientrò in cucina. Le
faceva male il dito, dopo l’incidente
non era più tornato lo stesso. Edith
mandò giù le lacrime, prese cinque
piatti pieni di insalata di cetrioli e
andò in sala tenendoli in equilibrio.
Ludwig girò le cotolette e imprecò,
trovandole bruciacchiate. «Be’, vanno
ancora bene. Ma non sono roba
per signorine!» disse poi ad alta
voce.
In sala Edith servì l’insalata di cetrioli
e prese una nuova ordinazione. Un
signore ben vestito e una signora
altrettanto elegante entrarono attraverso
la tenda di feltro appesa sulla
porta. Edith guardò verso di loro e li
riconobbe subito. Diede le spalle ai
due e prese per un braccio la signora
Wittkopp, che stava per andare da
loro con un vassoio. «Dica ai signori
che non c’è neanche un posto libero».
«Ma il tavolo 2 adesso si…». «È
riservato per le nove!». La signora
Wittkopp, perplessa, guardò Edith
per un momento, perché ciò che diceva
non era vero, poi andò dai nuovi
arrivati e cercò di far trasparire il dispiacere
sul suo volto imbronciato.
«Sono desolata, siamo al completo».
L’uomo con la faccia da uccello rapace
rispose gentilmente: «Abbiamo
sentito parlare delle vostre ottime
cotolette. Che peccato». Poi condusse
fuori la compagna dicendole:
«Ci torniamo un’altra volta, mamma»
ed entrambi scomparvero dietro la
tenda. Nessuno degli ospiti lo aveva
riconosciuto, nonostante la sua fotografia
fosse comparsa non poche
volte sui giornali negli ultimi mesi. In
fin dei conti, era l’imputato principale.
Gli agenti di polizia conducono gli accusati verso i veicoli dopo il processo mattutino del 30 dicembre 1963. L’accusato Oswald
Kaduk a sinistra
© dpa/picture alliance Getty Images
94
Lo scaffale della Freccia
DEMOCRAZIA CRISTIANA. IL
RACCONTO DI UN PARTITO
Marco Follini
Sellerio Editore Palermo, pp. 248 € 16
Il più grande partito italiano del
dopoguerra declinato in 12 parole
chiave che ne definiscono l’anima. Il
ritratto della Democrazia Cristiana,
il partito in cui l’autore ha militato
da dirigente fino alla fine. Il libro di
Follini si concentra anche su aspetti
più puntuali e biografie esemplari di
personalità simboliche. Andreotti e
Moro, gli “appagati” e i “tormentati”.
DA OGGI VOGLIO ESSERE FELICE
Valeria Benatti
Giunti Editore, pp. 256 € 13,60
Quando Nino arriva in comunità ha
lo sguardo smarrito di un bambino di
cinque anni che non capisce perché
quella mattina, all’asilo, sia stato
prelevato da un gruppo di sconosciuti
invece che dalla sua mamma. Il
dramma dell’affido coniugato a una
esemplare rappresentazione della
vita nelle comunità per bambini
con storie dolorose alle spalle. Nino
tornerà a essere comunque felice?
LA SEDUZIONE
José Ovejero
Voland, pp. 219 € 18
A 55 anni Ariel Hernández è uno
scrittore di successo alle prese con
una causa di divorzio e un’allarmante
crisi creativa. Ormai cinico e solo, una
delle poche persone che sopporta
è David, giovane aspirante scrittore
figlio di vecchi amici, che per qualche
oscura ragione ha eletto Ariel come
mentore e modello. Con Ariel ci
addentriamo nei recessi più oscuri
dell’animo umano.
L’ASSASSINIO DELL’INGEGNER ADONE
Pierfrancesco Poggi
Solferino, pp. 336 € 17
Milano, 1975. L’ingegner Adone
Giacomo Forlanini è riverso sulla
tomba di famiglia, ucciso con una
stilettata. Il commissario siciliano
Eriberto Passalacqua deve risolvere
il caso, partendo dalle amicizie
dei Forlanini, divise tra rapinatori
comunisti e spacciatori fascisti. Fa
da sfondo una città martoriata dalla
violenza politica e dalla criminalità
degli Anni di piombo. G.B.
IL NUOVO MAO
Gennaro Sangiuliano
Mondadori, pp. 288 € 22
Biografia dell’inarrestabile leader
cinese: dall’iscrizione al Partito
Comunista fino alla guida della
municipalità di Shanghai e all’ingresso
nel Comitato centrale, che lo
trasforma in esponente di spicco
della quinta generazione dei dirigenti
più importanti della Repubblica. Dagli
anni ’90 la sua ascesa all’Olimpo
della nomenklatura cinese si rivela
irrefrenabile. G.B.
L’ODORE DEL VUOTO
Antonella Maddalena
Salento Books, pp. 229 € 17
Rosa e le figlie Ada, Federica e
Guglielmina vivono un’esistenza fatta
di piccole certezze e riti quotidiani.
Dopo la prematura scomparsa del
marito, Rosa è costretta ad assumere
il doppio ruolo di madre e padre.
La partenza improvvisa di Ada, la
più prevedibile delle figlie, dà il via
a intrecci amorosi, sogni, incontri
casuali e discese negli abissi del
proprio essere. G.B.
95
SOCIETÀ
DIVERSITY&INCLUSION
IL MANAGEMENT DELLA DIVERSITÀ
LE POLITICHE DI INCLUSIONE E VALORIZZAZIONE DELLE PERSONE
SONO SEMPRE PIÙ STRATEGICHE PER LE AZIENDE. FS ITALIANE
ENTRA IN QUESTO SISTEMA VIRTUOSO ANCHE GRAZIE ALLA
NOMINA DELL’AD GIANFRANCO BATTISTI AD AMBASCIATORE
EUROPEO PER LA DIVERSITÀ
di Valentina Dolciotti
[Editorial director DiverCity magazine e D&I consultant]
delle diversità
è una tematica esplosa
L’inclusione
anche Italia e si sta diffondendo
a macchia d’olio, con le bellezze
e le fatiche che ogni diffusione
porta in sé.
In particolare nel mondo delle aziende,
che spesso nel nostro Paese
hanno anticipato innovazione e cambiamenti,
le politiche di Diversity
management assumono un’importanza
strategica rilevante. Si pensi
per esempio ai congedi matrimoniali
concessi a coppie dello stesso sesso
ben prima dell’entrata in vigore della
Legge n. 76 del 20 maggio 2016, meglio
conosciuta come legge Cirinnà; o
alle integrazioni erogate ai congedi di
paternità che, pur variando per ogni
azienda, sono certamente più lunghi
dei cinque giorni di assenza retribuita
sancita a oggi dall’Inps. È infatti
superata (quasi per tutti) la fase in
cui si pensava che porre attenzione a
tematiche quali il gap generazionale,
l’orientamento affettivo, le differenze
culturali e religiose, le disabilità visibili
e invisibili fosse solo questione di apparenza
o di beneficienza.
È chiaro finalmente che (in primis)
conoscere dettagliatamente le diversità
che caratterizzano i propri e
le proprie dipendenti e (poi) adottare
policy interne che sappiano valorizzarle
è indispensabile sia per creare
un ambiente di lavoro più innovativo e
produttivo, sia per mettere le persone
nella condizione di lavorare al meglio,
sfruttando al massimo i talenti individuali
(anch’essi diversi). Una gestione
del business con occhio al Diversity
management sta diventando pratica
consolidata nelle grandi aziende italiane
e nelle multinazionali che qui
hanno sede. Si moltiplicano progetti,
96
proposte e collaborazioni con Associazioni
qualificate.
Per quanto riguarda il genere, molte
aziende hanno attivato corsi e workshop
interni per diffondere un modello
di leadership più inclusivo (e non necessariamente
maschile o femminile),
creato tool specifici per monitorare la
differenza salariale tra uomini e donne
a parità di ruolo e performance e
approntato kit di maternità/paternità
da distribuire a coloro che diventano
genitori. Alcune hanno approvato un
sistema di recruiting che prevede un
pari numero di maschi e di femmine
nel bacino dal quale attingere e attivato
collaborazioni con scuole di ogni
grado per supportare bambini, bambine,
ragazzi e ragazze nella scelta
di un indirizzo di studi (e di una professione)
libera dal condizionamento
dello stereotipo di genere.
Cosa significa? Che non esistono materie
da uomo o da donna, professioni
da uomo o da donna. Esistono competenza,
talento e passione, che non
hanno genere.
Per quanto riguarda le (molteplici)
generazioni che abitano un’azienda
oggi, alcuni esempi di pratiche inclusive
sono i percorsi di reverse mentoring
(neoassunti/e con spiccata
competenza digitale che affiancano
ruoli senior con una lunga esperienza
lavorativa) proposti in un’ottica di
scambio reciproco; le giornate dedicate
ai figli e alle figlie dei dipendenti
per informarli e formarli sull’approccio
da avere con il mercato del lavoro; gli
sportelli di consulenza psicologica
gratuita per cercare supporto laddove
necessario in una o più fasi delicate
nell’arco della vita.
Moltissime anche le azioni messe in
campo per supportare i diritti delle
persone LGBT+: creazione di community
interne che organizzano eventi e
promuovono la partecipazione; allineamento
di tutti quelli che sono i diritti
già riconosciuti alle coppie eterosessuali
(anche in termini di genitorialità)
per le coppie dello stesso sesso; corsi
di formazione per la riscoperta di un
linguaggio che non sia ostile ma inclusivo;
partecipazione alla parata del
Gay Pride da parte di brand che vogliono
dare un segnale forte di sostegno,
solidarietà e dichiarazione d’intenti
rispetto a un modello di famiglia
che sia il più inclusivo possibile.
Altra tematica molto importante tra le
molteplici diversità cui è necessario
PARI OPPORTUNITÀ
FORMATO BAMBINO
Al Museo Explora di Roma si
insegnano le Pari Opportunità
con il progetto Pari. L’idea è
portare le future generazioni
verso una società inclusiva che
non precluda nessuna possibilità
di scelta. Come? Sensibilizzando
bambine e bambini alle carriere
scientifiche e ingegneristiche, non
ostacolando inclinazioni sportive,
promuovendo autostima e
consapevolezza, avviando progetti
di alfabetizzazione informatica.
Spazio anche per incontri con
scienziate, ballerini, astronaute
e tanti altri donne e uomini che
hanno sfidato gli stereotipi.
Non manca la promozione e la
sensibilizzazione all’indipendenza
economica per vivere con dignità.
mdbr.it
porre attenzione è quella delle differenti
abilità/disabilità. Argomento affrontato
ancor prima dell’inserimento
in azienda, nelle modalità di accesso
che le persone con (qualsiasi tipo di)
disabilità si trovano dinnanzi quando
vogliono entrare nel mercato del lavoro:
giornate di recruiting e matching
dedicate a far incontrare HR e candidati/e;
supporti tecnologici e digitali
© topvectors/AdobeStock
97
SOCIETÀ
per mettere i/le dipendenti nella
condizione ottimale per esprimere
il proprio talento e svolgere il lavoro
al meglio; formazione per colleghi e
colleghe che lavorano a stretto contatto
con persone con disabilità, perché
imparino a conoscerne la patologia
liberando dai pregiudizi il proprio
approccio e per acquisire competenze
adatte a relazionarsi al meglio (apprendere
la lingua dei segni, adottare
strategie comunicative con collaboratori
non udenti, autistici, ecc.).
Ricordiamo che le diversità non sono
solo tre o quattro, le più in voga o le
più raccontate, ma sono tante e abitano
ogni persona in forme molteplici,
singolari, soggettive. Scopo del
Diversity management è sviluppare
una gestione (anche del business)
attenta a tutte le sfaccettature della
persona, che va valorizzata e messa
nelle condizioni di lavorare in modo
creativo, innovativo, efficace.
Anche FS Italiane fa la sua parte
nel virtuoso sistema dell’inclusione.
Gianfranco Battisti, amministratore
delegato e direttore generale di
FS Italiane, è stato nominato Ambasciatore
europeo per la diversità da
Violeta Bulc, Commissaria europea
ai Trasporti, per promuovere la strategia
dell’inclusione nel settore. «Il
riconoscimento della Commissaria
Violetta Bulc testimonia l’impegno
del Gruppo FS Italiane nel promuovere
inclusività e diversità, valorizzando
i talenti professionali e attuando best
practice nei processi industriali», ha
sottolineato Battisti. «Valori che ci
consentiranno di essere leader nei
mercati europei e, allo stesso tempo,
di essere competitivi su quelli globali,
cogliendo le opportunità di crescita
e sviluppo grazie al contributo delle
persone che fanno parte del Gruppo
FS Italiane. È motivo d’orgoglio constatare
che la Commissione europea
riconosce come il Gruppo abbia efficacemente
coniugato, nel settore
dei trasporti, lo sviluppo sostenibile
con la creazione e il mantenimento di
ambienti di lavoro inclusivi e rispettosi
delle diversità».
© [Mujo]D800/AdobeStock
98
BASTANO SOLO
3 SEDUTE!
INFORMAZIONE
PUBBLICITARIA
25° ANNO DI ATTIVITÀ
Da 25 anni ci prendiamo
cura di te
Grazie ad una rivoluzionaria metodologia messa a punto dal fisiatra Dr. Giuseppe Canonaco,
da 25 anni curiamo le coxartrosi, le gonartrosi e tutte le altre patologie degenerative croniche
come l’ernia del disco, le degenerazioni meniscali, le spalle dolorose, le stenosi lombari,
evitando l’intervento chirurgico e l’uso poco efficace e ad alto rischio dei famosi antinfiammatori.
Il Dr. Giuseppe Canonaco, fisiatra e medico dello sport, ha ideato un progetto di cura
su due assi portanti, Medicina Manuale e riabilitazione muscolare personalizzata che, alla
luce dei fatti, rappresentano un connubio medico rivoluzionario.
Dott. Canonaco ci spieghi meglio che cos’è la Medicina
Manuale?
La Medicina Manuale è considerata una terapia medica
riabilitativa di grande rilievo nella cura delle patologie
osteoarticolari, muscolo tendinee e neuromotorie.
La Medicina Manuale non deve essere confusa con la
chiropratica e l’osteopatia, i principi delle procedure
diagnostiche e terapeutiche sono rigorosamente medico-scientifiche.
La Medicina Manuale è una pratica medica
efficace e assolutamente sicura.
Dottore, voi in questi 25 anni di attività avete curato migliaia
di pazienti affetti da artrosi,
quindi è vero che l’artrosi
si può curare?
Si è proprio così. L’artrosi non
è una malattia incurabile come
purtroppo tante persone, anche
medici, ancora credono. L’artrosi
è una degenerazione della
cartilagine (il panno che riveste
le ossa e permette alle ossa di
articolare fra di loro) dovuta al
malfunzionamento di un’articolazione.
Non è vero che è
dovuta all’età, io ho curato persone
e atleti che già a 30 anni
purtroppo avevano l’artrosi del
ginocchio o dell’anca a causa
di un’articolazione che lavorava
troppo o lavorava male. L’artrosi
è una patologia lenta e oggi grazie alla Medicina Manuale
e ai suoi effetti biomeccanici e neurofisiologici è
possibile curare non facendo peggiorare la malattia ed
evitando, nella maggior parte dei casi, il ricorso all’intervento
chirurgico di protesi. In questi 25 anni di attività
siamo riusciti a curare a curare moltissimi pazienti affetti
da gonartrosi e coxartrosi, anche grave, permettendo
un miglioramento della loro qualità di vita e un ritorno
alla loro attività lavorativa e sportiva senza ricorrere alla
protesi.
Quali patologie cura la Medicina Manuale?
La Medicina/Terapia Manuale (MTM) (termine da me coniato)
è un trattamento di elezione per quanto riguarda
numerose patologie come confermano centinaia di studi
BOLOGNA
CENTRO DI ECCELLENZA DI MEDICINA
MANUALE E RIABILITATIVA
La Medicina Manuale cura l’artrosi
Dr. Canonaco Giuseppe fisiatra e medico dello sport,
Maurizio Solieri chitarrista che ha collaborato per molti anni
con Vasco Rossi e Felice Arieta fisioterapista CMR.
scientifici: queste tecniche manuali hanno un’altissima
efficacia e sono senza alcun rischio. La maggior parte
delle tecniche di Medicina Manuale sono altamente specialistiche
e richiedono formazione e alti livelli di preparazione.
La bellezza e, nello stesso tempo, la difficoltà
è quella di usare le giuste tecniche manuali in relazione
al paziente che abbiamo di fronte. Infatti la positiva rivoluzione
della Medicina Manuale è che abbiamo molte
tecniche (oltre 50) che si accordano al paziente e ai
sintomi che manifesta. La Medicina Manuale permette
la cura di tantissime malattie ma risulta essere il trattamento
di elezione per le seguenti
patologie: ernia del disco
e discopatie, stenosi del canale
vertebrale, artrosi del rachide,
cefalee e vertigini, spalle dolenti/congelate
anche con calcificazioni,
pubalgia e tendiniti,
tunnel carpali. Inoltre in questi
anni abbiamo ottenuto straordinari
risultati nel trattamento
delle coxartrosi e delle gonartrosi
anche molto gravi riducendo
in maniera drastica il ricorso
all’intervento chirurgico.
Quali sono gli effetti della Medicina/Terapia
Manuale (MTM)
nella cura delle patologie
dell’apparato locomotore (artrosi,
ernia del disco etc…)?
I benefici della Medicina Manuale sono dovuti ai seguenti
effetti: 1) effetti biomeccanici (aumento ampiezza del
rom, miglioramento posturale, miglioramento della posizione
rispetto a quella disfunzionale, 2) effetti neuro
fisiologici (ipoalgesia, vascolarizzazione, cambiamenti
della conduttanza e della temperatura cutanea, diminuzione
della ipertonia muscolare, miglioramento del flusso
sinoviale intra articolare, effetti biochimici con alterazione
dei livelli ematici dei mediatori dell’infiammazione,
variazioni dell’esperienza “dolorifica” a livello dell’amigdala,
liberazione di endorfine e sostanza P). Tramite tutti
questi effetti la Medicina Manuale risulta essere una medicina
efficace, “biologica”, sicura e innovativa.
Prenota un appuntamento chiamando i seguenti numeri:
0516312343 - 3476053283
www.cmrcanonaco.it - info@cmrcanonaco.it
Sede principale CMR Bologna, Via di Corticella 89\2
Altra sede CMR Settimo di Montalto (CS) tel: 0984937570
1° CENTRO
MEDICINA MANUALE
IN ITALIA
99
SOCIETÀ
ACCAREZZARE L’ARTE
© Luna Simoncini
Museo Omero
È POSSIBILE APPREZZARE LA BELLEZZA ANCHE TRAMITE IL TATTO?
RISPONDONO LE OPERE DI MARIA MONTESSORI E BRUNO MUNARI
IN MOSTRA AL MUSEO TATTILE STATALE OMERO DI ANCONA,
ISTITUZIONE UNICA AL MONDO
di Luca Mattei
ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it
Perché limitarsi agli occhi
per godersi un’esperienza
estetica? La mostra Toccare
la bellezza, alla Mole Vanvitelliana
di Ancona fino all’8 marzo, esplora la
ricchezza di quest’interrogativo affiancando
per la prima volta Bruno Munari
e Maria Montessori, due personaggi
illustri della cultura moderna che, pur
muovendosi in ambiti diversi, si sono
posti lo stesso quesito. Dell’artista e
designer sono esposte opere e lavori
editoriali che testimoniano la forte
attenzione al tema della multisensorialità.
Della pedagogista, di cui nel
2020 ricorrono i 150 anni dalla nascita,
sono presentati sia il modello educativo,
sia i materiali inerenti l’educazione
sensoriale, in particolare tattile. A
organizzare l’iniziativa il Museo tattile
statale Omero, un’istituzione unica al
mondo dove l’arte si tocca con mano.
Nato da un’esigenza di giustizia sociale
e da una frustrazione, come spiega
il presidente Aldo Grassini: «Io e mia
moglie, Daniela Bottegoni, siamo ciechi
ma abbiamo una grande passione
per i viaggi. Quando siamo tornati dalla
Germania nel 1985 eravamo delusi
perché nei musei ci obbligavano a
non toccare le opere esposte. Imporlo
a persone come noi è come obbligare
i vedenti a non vedere. È una questione
sociale: se la fruizione dell’arte è
un diritto per tutti, come sancisce l’articolo
27 della Dichiarazione universale
dei Diritti umani delle Nazioni unite
del 1948, non si può a priori escludere
una categoria come quella dei ciechi.
Così Daniela si è chiesta perché non
aprire un luogo dove esporre riproduzioni
di grandi capolavori “visibili” per
i non vedenti con i loro mezzi: le mani.
E in pochi anni siete passati da un’idea
alla realtà.
Abbiamo inaugurato il museo nel 1993
con 19 opere in tre aule scolastiche,
nel ’99 è diventato statale e 13 anni
dopo si è spostato alla Mole Vanvitelliana.
Oggi proponiamo un percorso
nella storia della scultura, da quella
classica, con dei calchi, a quella contemporanea,
con originali, e per l’architettura
plastici di monumenti noti.
Il nostro è insieme un museo tattile e
un museo d’arte, un unicum al mondo.
A Madrid c’è un museo tiflologico
100
© Luna Simoncini
Daniela Bottegoni e Aldo Grassini
che punta sui modelli architettonici e
sulla storia degli strumenti usati dai
ciechi nella lettura e nella scrittura.
L’esperienza più vicina alla nostra è
ad Atene, ma il museo è così piccolo
che neanche i tassisti locali riescono
a trovarlo. Da noi è diverso: nel 2018
ci sono stati 35mila visitatori, un incremento
del 42% in tre anni. E la maggior
parte di loro sono normodotati.
Come si spiega questo successo?
La nostra peculiarità è che non facciamo
attività specifiche per non vedenti,
ma ci impegniamo a eliminare
per tutti ogni tipo di barriera. Il tatto
consente a chiunque una percezione
della forma che è qualitativamente
diversa rispetto a quella visiva. Conoscere
una scultura con gli occhi o con
le mani non è lo stesso. Così la gente
ha ritrovato il piacere di toccare: in
quel gesto è insito un rapporto affettivo
che, a differenza della vista, elimina
ogni distanza tra oggetto e soggetto.
Al tocco, però, preferisco la carezza,
perché abbiamo bisogno di accarezzare
le cose e le persone che amiamo.
Come si svolge la visita?
Alcuni si bendano e poi toccano le
opere, per concentrarsi sulle sensazioni
non visive. Per molti diventa una
situazione ludica, ma consente anche
di immedesimarsi nella vita di chi è
cieco. Altri preferiscono un’esperienza
multisensoriale che coinvolge tatto
e vista.
Il tema della fruizione dell’arte attraverso
la multisensorialità è quasi
secolare.
Il nostro riferimento è il Manifesto del
Tattilismo pubblicato l’11 gennaio 1921
da Filippo Tommaso Marinetti, il primo
tra gli artisti che in modo consapevole
sottolinea il valore specifico e autonomo
del tatto dal punto di vista tecnico
e artistico. La multisensorialità oggi
interessa gli autori contemporanei
perché contrasta quel concetto secondo
cui l’arte è essenzialmente visione.
Una concezione dominante per
2.500 anni che risale a Platone, per il
quale l’arte è uno strumento indiretto
per la contemplazione, attraverso gli
occhi della mente e dell’anima, delle
idee, parola che etimologicamente
significa visione. Tuttavia se si può
provare un’autentica emozione attraverso
le mani, come si fa a dire che
la scultura è arte visiva? È necessario
allora recuperare un approccio più totale
nell’esperienza estetica, con molteplici
strumenti.
Perché avete scelto Montessori e
Munari?
Per noi il tatto è il senso principale,
ma cerchiamo sempre di valorizzare
la multisensorialità, così abbiamo individuato
due riferimenti storici che
l’hanno anticipata. Montessori non era
un’artista, ma un medico, una pedagogista,
e ha sottolineato con forza la
necessità di educare tutti i sensi, dal
punto di vista cognitivo ed estetico.
Per Munari il discorso è ancora più
ovvio perché si è concentrato su tutti
i sensi nel suo lavoro di pedagogista
e soprattutto di artista, influenzato
anche lui dal Manifesto di Marinetti.
Queste due personalità, molto popolari
nelle scuole e tra gli educatori, pur
Maria Montessori, Scatola del senso termico
essendo diverse tra loro hanno un comune
denominatore: l’interesse estetico
dimostrato nel loro lavoro.
museoomero.it
museoomero
CULTURA
E ACCESSIBILITÀ
Sempre più istituzioni italiane si
stanno muovendo per garantire
una cultura accessibile a tutti. La
Statale di Milano ha presentato
MusA, un’app che riconosce
le opere d’arte nei musei
inquadrandole con lo smartphone
e mostrandone una descrizione
dettagliata, con ingranditori
e lettura vocale per chi ha
disabilità visive. Il British Council e
l’associazione Attitude Is Everything
hanno lanciato una guida italiana
gratuita all’accessibilità, rivolta
a band, artisti e promotori per
rendere più accessibili concerti
e tour in termini di informazioni,
barriere architettoniche e aree
dedicate. Il progetto Teatro No
Limits del Centro Diego Fabbri
di Forlì promuove invece show
per non vedenti, ipovedenti e
non udenti, con descrizioni audio
e soprattitoli. Tra gli eventi di
gennaio Don Chisciotte al Fabbri
l’11, Antigone all’Arena del Sole di
Bologna il 18, poi al Comunale di
Ferrara Van Gogh il 19 e Winston vs
Churchill il 25.
unimi.it
attitudeiseverything.org.uk
centrodiegofabbri.it
© GAM GonzagArredi Montessori
101
SOCIETÀ
Valentina Tomirotti a Siviglia
IN VIAGGIO VERSO L’INCLUSIONE
LA BLOGGER MANTOVANA VALENTINA TOMIROTTI HA LANCIATO
UN PROGETTO PER REALIZZARE GUIDE TURISTICHE DEDICATE ALLE
PERSONE CON DISABILITÀ
di Serena Berardi - s.berardi@fsitaliane.it
Per un viaggio che si rispetti
serve una buona guida
che informi sulla storia dei
monumenti, suggerisca i ristoranti
e indichi gli hotel. Ma nessun autore
specifica quanti gradini bisogna salire
per entrare nel Duomo, se nella trattoria
ci sia un bagno per persone con
disabilità o se la piscina dell’albergo
sia dotata di sollevatore. Valentina
Tomirotti, blogger e comunicatrice
che convive con la displasia distrofica,
ha deciso di colmare questo gap
con un progetto di turismo accessibile.
Lo scorso ottobre Valentina, a
36 anni, ha preso la patente perché
quando ne aveva 18 non esisteva
una tecnologia che le permettesse di
guidare. Poco prima aveva lanciato un
crowdfunding sulla piattaforma Eppela
per raccogliere 60mila euro destinati a
un’auto speciale dove poter salire con la
sedia a rotelle e viaggiare da sola. È una
macchina unica, non solo per gli allestimenti
interni, ma perché su quelle
quattro ruote corre anche l’autonomia
individuale e il contachilometri
102
iesce a musurare pure la libertà conquistata.
«Voglio girare cinque città
– Mantova, Parma, Perugia, Matera e
Palermo – che sono state o diventeranno
Capitali della cultura, perché
sono convinta che il concetto di cultura
comprenda anche l’inclusione.
L’obiettivo è quello di realizzare entro
la primavera delle guide scaricabili
online, raccogliendo fondi sempre su
Eppela, con itinerari che comprendano
storia e arte, hotel e strutture d’accoglienza,
ristoranti, negozi, trasporti
ed eventi», spiega Pepitosa (così si fa
chiamare sul web). Nel veicolo sarà
montata una fotocamera GoPro per
condividere il viaggio sui social in
tempo reale. Si partirà da Nord: «Sono
nata a Mantova, che infatti è oggetto
della prima guida. È piccola e ideale
da vivere a piedi, ma difficile per la
carrozzina con i suoi vicoli dai marciapiedi
stretti e il ciottolato di alcune
strade», prosegue la blogger pronta
a testare il Percorso del Principe, che
collega piazza Sordello a Palazzo Te
e taglia a metà il centro storico. «Farò
un report dettagliato dal punto di vista
dell’accessibilità con informazioni sulle
barriere architettoniche, come l’altezza
e la profondità degli scalini. Tra
pochi mesi verrà inaugurato l’ascensore
della Torre della gabbia, chiusa
da sempre al pubblico, un importante
punto di osservazione per chi è in
carrozzina. Inoltre, valuterò l’accesso
ai mezzi di trasporto di terra, ma anche
a quelli per navigare sui laghi». La
seconda tappa sarà Parma, nel 2020
capitale italiana della cultura: «Intendo
fornire indicazioni puntuali che
comprendano pure i percorsi collinari.
In più, vorrei proporre al sindaco di
salire a bordo della Pepy mobile per
raccontare la sua visione di accessibilità
in qualità di cittadino che ha
il potere di cambiare le cose». Poi il
navigatore punterà verso il Meridione,
con un atteso ritorno a Matera: «L’ho
visitata qualche anno fa con la mia
carrozzina manuale a cui ho aggiunto
la ruota di propulsione per renderla
elettrica», racconta la Tomirotti. «Per
chi è in sedia a rotelle, è come andare
al lunapark solo per mangiare le caramelle.
La città dei Sassi è l’emblema
delle barriere architettoniche. Ma
ho scoperto uno straordinario tessuto
associativo che permette di viverne
l’essenza. Ho fatto un tour cittadino
con l’apecar, un servizio turistico che
può essere fruito anche dalle persone
con disabilità. Poi sono entrata in contatto
con l’associazione Sassiemurgia,
che organizza visite guidate nel
linguaggio dei segni. Quando i limiti
sembrano inaffrontabili, sono le persone
a creare il modo per superarli».
Perugia e Palermo saranno, invece, vere
e proprie esplorazioni, perché Pepitosa
non le ha mai visitate. E il suo progetto
itinerante ha l’obiettivo di informare e
sensibilizzare: «La percezione comune
di una persona con disabilità è di un individuo
privo di ambizioni, non desideroso
di fare alcune cose o comunque
rassegnato a non potersi spingere oltre
la routine. Invece, se anche uno su un
milione volesse provare un’esperienza
che sembra essergli preclusa, tutti dovrebbero
impegnarsi perché vi riesca».
Valentina in viaggio verso Cortina
Per questo è importante formare gli
operatori turistici: «Farò da travel agent
testando personalmente le strutture ricettive,
che spesso non sono preparate
sulle questioni legate all’accessibilità.
Può capitare, ad esempio, di prenotare
un soggiorno chiedendo che risponda
alle esigenze individuali: magari la camera
è al piano terra ma poi per la colazione
è necessario fare le scale e non
c’è l’ascensore». Alla fine delle sue peregrinazioni
Valentina vorrebbe bussare
alle porte del Ministero per i Beni culturali
e per il Turismo «per far presente
che fuori c’è un mondo troppo spesso
escluso, ma che potrebbe generare
profitto». E se il successo dei pacchetti
“tutto incluso” è comprovato, i vantaggi
della formula “inclusi tutti” attendono
solo di essere scoperti.
valentinatomirotti.it
pepitosablog valetomirotti
103
PHOTO
WILDERNESS
PAROLA ALLA NATURA.
DAI REPORTAGE DI
STEFANO UNTERTHINER
ALL’EXPERIENCE
EXHIBITION SU
AMBIENTE E CLIMA
GIVE WAY TO NATURE. FROM
STEFANO UNTERTHINER’S
REPORTAGE TO THE
EXPERIENCE EXHIBITION ON
THE ENVIRONMENT AND
CLIMATE
di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it
104
© Brian J. Skerry
Gli ecosistemi marini di tutto il mondo sono vittime di grave inquinamento da rifiuti di ogni genere: plastica, rottami,
mercurio e metalli pesanti, fino ai veleni rilasciati da migliaia di bombe inesplose nelle zone di guerra, che giungono a
noi propagandosi attraverso le catene alimentari. Qui un gobbio giallo (Gobiodon okinawae) scruta il mondo sottomarino
attraverso la finestra della sua casa-lattina. Penisola di Izu, Honshu, Giappone/The world’s marine eco-systems are the
victims of severe pollution from waste of all type: plastic, scrap metal, mercury and heavy metals, and also poisons left by
thousands of unexploded bombs in war zones, which reach us by being spread along food chains. Here an Okinawa Goby
fish (Gobiodon okinawae) looks out from the window of his home in a tin can (Izu Peninsula, Honshu, Japan)
105
PHOTO
© Stefano Unterthiner
L’immagine del cinopiteco Troublemaker realizzata nel 2007 lungo la costa di Tangkoko, in Indonesia. Il nome, che significa “combinaguai”, gli fu dato
da alcuni ricercatori per il suo carattere curioso e particolarmente dispettoso/A picture of the black macaque Troublemaker taken in 2007 along the
coast of Tangkoko (Indonesia). It was given its name by researchers because of its curious and especially cheeky personality.
Un affresco del mondo animale
quello che il Forte di
Bard (AO) ospita fino al 2 giugno.
On Assignment, una vita selvaggia
di Stefano Unterthiner, zoologo, fotografo
naturalista e autore di numerosi libri
fotografici, raccoglie un’ampia selezione
delle immagini da lui realizzate per il
celebre magazine National Geographic,
di cui è collaboratore dal 2009. Ben 77
ritratti suddivisi in dieci storie che spaziano
dal remoto arcipelago di Crozet
alla fauna della Patagonia andina, fino
al Parco nazionale del Gran Paradiso. A
questi scatti si aggiunge l’anteprima del
progetto Una famiglia nell’Artico dedicato
alle Isole Svalbard, dove Unterthiner
e la sua famiglia vivono da un anno per
documentare il fenomeno del cambiamento
climatico. «Il mestiere del fotografo
naturalista non è facile, qualcuno
lo ha definito il più bello del mondo, ma
ho imparato sulla mia pelle che questo
è vero solo in parte», spiega il photoreporter.
«Da giovane attendevo con ansia
la rubrica di chiusura del National Geographic,
On assignment, che raccoglieva
la testimonianza di uno dei fotografi
che avevano contribuito a quel numero.
Poi la rubrica è scomparsa, ma ho fatto
in tempo a esserci anch’io in occasione
della prima storia che ho pubblicato.
Appaio ritratto con indosso una cerata
gialla, alle mie spalle un mare di pinguini
reali. La mia vita selvaggia iniziò lì».
A sud, invece, è il Museo archeologico
nazionale di Napoli la sede dove riflettere
attraverso l’experience exhibition realizzata
in collaborazione con National
Geographic Society e con la curatela
scientifica di Luca Mercalli, presidente
della Società meteorologica italiana.
Fino al 31 maggio, Capire il cambiamento
climatico diventa lo spazio narrativo
ed esperienziale in cui analizzare cause
ed effetti del riscaldamento globale.
«Ambiente e clima oggi coinvolgono in
un crescendo entusiasmante i giovani
di tutto il mondo. Ed è a loro (ma non
solo) che dedichiamo questa mostra
viva, per un Mann che diventi sempre
più un museo ecologico in quanto a
comportamenti e stili di vita, soggetto
attivo nella vita della città», sottolinea
il direttore Paolo Giulierini. Centinaia di
immagini, tra scatti di maestri della fotografia
e filmati del National Geographic,
creano ambienti immersivi dove vivere
esperienze olfattive e sensoriali. Completano
la mostra un corner di breaking
news ambientali, laboratori per bambini
e ragazzi, focus sull’inquinamento da
plastica e sugli incendi incontrollati. I
dati non sono certo confortanti: il 2018 è
stato il quarto anno più caldo della storia
a livello globale e luglio 2019 il mese più
caldo di sempre (+0,95°C sopra la media
del XX secolo) secondo il National Oceanic
and Atmospheric Administration.
Ultimo step, prima di uscire dal museo,
un invito ad agire adottando comportamenti
ecosostenibili nel proprio piccolo,
dall’alimentazione ai trasporti, dalla
riduzione dei consumi alla gestione dei
rifiuti.
fortedibard.it
natgeoexperience.com
museoarcheologiconapoli.it
106
Avision of the animal world
is what Fort Bard (Aosta)
is housing until 2 June.
On Assignment, A Wild Life is by
Stefano Unterthiner, a zoologist,
nature photographer and the author
of numerous photographic books. It
brings together a wide selection of
pictures he has taken for the celebrated
National Geographic magazine, with
which he has worked since 2009.
There are as many as 77 portraits
broken down into ten stories that
range from the remote Crozet islands
to the fauna of the Patagonia Andes
and the Gran Paradiso National Park
in Italy. In addition to these pictures
there is the premiere of A Family in
the Arctic which is dedicated to the
Svalbard Islands, where Unterthiner
and his family have been living for a
year to document the phenomenon
of climate change. “It is not easy to do
the job of a nature photographer: some
people have called it the best job in the
world, but I have learnt first-hand that
that is only partially true,” explains the
photoreporter. “When I was young, I
waited anxiously for the closing feature
of National Geographic, On Assignment,
which reported on the views of one of
the photographers who had worked
on that edition. This column has been
axed, but I was in time to get in there
myself when I published my first story.
I was shown wearing a yellow oilskin,
with a sea of king penguins behind me.
My life in the wild began there.”
While in the southern part of the
country, the venue sparking reflection
is the National Archaeological
Museum of Naples with the experience
exhibition created in collaboration
with the National Geographic Society
and with the scientific curatorship of
Luca Mercalli, president of the Italian
Meteorological Society. Running until
May 31 Capire il cambiamento climatico
becomes a narrative and experiential
space in which to analyse the causes
and effects of global warming. “The
environment and the climate are
now engaging young people from
throughout the world in an enthusiastic
crescendo. And it is to them (but not
just them) that we dedicate this living
exhibition, for an Archaeological
Museum that increasingly becomes an
ecological museum as far as behaviour
and lifestyles are concerned, an active
player in the life of the city,” the director,
Paolo Giulierini, explains. Hundreds of
images, including some by master
photographers and films by National
Geographic, create an immersive
ambiance featuring smell and
sense experiences. The exhibition is
completed by a breaking environmental
news corner, workshops for kids and
teenagers, a focus on plastic pollution
and on uncontrollable fires. The
figures certainly are not reassuring:
2018 was the fourth warmest year
in history globally, and July 2019 the
warmest month ever (0.95°C above the
average from the twentieth century)
according to the National Oceanic and
Atmospheric Administration. The final
part before leaving the museum is an
invitation to take action by adopting
environmentally sustainable behaviour
in one’s own small way, from food
to transport, from the reduction of
consumption to managing waste.
© Paul Nicklen
Una megattera morta nelle acque dell’Antartide/A dead humpback whale in Antarctic waters
107
PHOTO
OPEN MUSEUM
STATUE IN FUGA AL MANN DI NAPOLI, FINO AL 24 FEBBRAIO
di Sandra Gesualdi sandragesu
Dario Assisi e Riccardo Maria Cipolla
«
La logica vi porterà da A a B.
L’immaginazione vi porterà
dappertutto», sosteneva Albert
Einstein. E se la fantasia può fertilizzare
il pensiero scientifico, nel campo
delle arti serpeggia da sempre indiscussa.
Dario Assisi e Riccardo Maria
Cipolla ne hanno profusa parecchia
nel loro ultimo progetto, tanto
che hanno deciso di far scendere
dal piedistallo le statue antiche che
da decenni albergano nel Museo
archeologico nazionale di Napoli.
Fuga dal museo è la mostra che i
due fotografi hanno ideato al Mann
per raccontare con ironia il museo
quale spazio della città che alla città
si apre fino a invaderla, percorrerla,
abitarla. Quaranta fotomontaggi capaci
di rappresentare come potrebbe
essere la vita quotidiana di dee
e guerrieri, matrone e personaggi
storici in una Napoli coeva. Nel percorso
creativo è possibile scorgere
l’Afrodite di Capua intenta a stendere
i panni sul balcone in una giornata
di sole, incrociare Atlante col mondo
sulle spalle che circola in motorino
tra le viuzze dei rioni, incontrare un
Ercole gigante nella hall della metro
Atlante/Atlas
STATUES TAKING FLIGHT AT THE NATIONAL MUSEUM IN NAPLES
(MANN), UNTIL 24 FEBRUARY
“
La Logic will take you from
A to B. Imagination will
take you everywhere,” said
Albert Einstein. And if imagination
can fertilise scientific thought, it has
always woven itself through the arts
without being challenged. The latest
project by Dario Assisi and Riccardo
Maria Cipolla is steeped in plenty of
it, to such an extent that they have
decided to bring the statues that
have been housed in the National
Archaeological Museum in Naples for
decades down from their pedestals.
Fuga dal museo is the exhibition that
the two photographers have created
at the museum to describe the
institution, with irony, as a space that
is part of the city and which opens up
to the city, to the extent of invading
it, going through it and inhabiting it.
108
o ancora veder sfrecciare in auto
un’allegra famiglia marmorea. «Il
nostro progetto nasce dalla volontà
di dare vita alle statue del Mann,
rendendole vere creature che interagiscono
con la realtà. Le sculture
divengono persone che si aggirano
per la città, desiderose di scoprirne i
misteri, le bellezze e le paure», raccontano
gli autori. Un vero e proprio
corto circuito tra ieri e oggi, saltando
di secolo in secolo per scoprire la
città del Vesuvio nei suoi luoghi più
famosi: Castel dell’Ovo, il lungomare,
piazza del Plebiscito, la scalinata
del Petraio, i vicoli del centro, ma
anche le pensiline dei bus e i vagoni
della metropolitana. Accompagnati
da statuari figuri o bronzei profili,
a dimostrare che l’arte non è cosa
morta ma sempre stimolo all’oggi.
museoarcheologiconapoli.it
MANNapoli
museoarcheologiconapoli
There are forty photomontages that
show how the daily life of goddesses
and warriors, matriarchs and historical
figures would look in contemporary
Naples. In this creative work you
can spot the Capuan Venus hanging
up the washing on her balcony on a
sunny day, come across Atlas with
the world on his shoulders as he rides
his moped down the neighbourhood
alleyways, and find a giant Hercules
in the entrance hall of the metro
Atleta/Athlete
station, or even see a happy marble
family darting around in a car. “Our
project arises from our desire to bring
the museum’s statues to life, making
them real creatures that interact with
reality. Sculptures become people
that go around the city, exploring its
secrets, its beauty and its fears,” say
the artists. It is a short circuit between
yesterday and today, which jumps
from century to century to discover
the city of Vesuvius and its most
famous locations: the Castel dell’Ovo,
the seaside boulevard, the Piazza
del Plebiscito, the Petraio stairs, the
alleyways in the centre, but also
bus shelters and metro carriages.
Accompanied by statuesque figures
or bronze images, to show that art is
not dead after all, but instead is still a
stimulus today.
NAPOLI
146 FRECCE AL GIORNO/A DAY
Afrodite di Capua/The Capuan Venus
109
UNESCO
THREE TIMES UNIVERSAL
© Marco Gabbin/AdobeStock
Alpinisti sul Monte Bianco/Alpinists on Mont Blanc
ECCELLENZE ITALIANE. PERDONANZA CELESTINIANA, TRANSUMANZA
E ALPINISMO SONO PATRIMONIO IMMATERIALE DELL’UMANITÀ
di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
Il consenso, moltiplicato per
tre, è unanime. L’Italia è stata
premiata con l’inserimento nel
Patrimonio culturale immateriale
dell’Umanità della Perdonanza
celestiniana, della Transumanza e
dell’Alpinismo. Beni non tangibili
che suggeriscono anche mete ed
eventi da conoscere in questo 2020.
A L’Aquila, a poco più di dieci anni
dal sisma, è diventato universale il
valore di una ricorrenza, molto sentita
dai cittadini di ogni età, che dal
1294 ogni anno coinvolge la provincia
in un itinerario dall’Eremo di
110
Sant’Onofrio al Morrone a Sulmona
fino al centro città. Momento culminante,
ogni 28 agosto, è il Corteo
della Bolla, con la Dama e il Giovin
Signore in testa. L’altra soddisfazione
tricolore è la Transumanza, che in
questo caso ha vinto grazie al gioco
di squadra con Austria e Grecia. Il
percorso tricolore va da Nord a Sud.
Luogo di partenza per la candidatura
è stata Amatrice (RI), colpita dal
terremoto del 2016. Tra le tappe di
questo cammino delle greggi, delle
mandrie e dei pastori, la Val Senales
in Trentino-Alto Adige, Castelluccio
di Norcia in Umbria, Frosolone in
Molise e San Marco in Lamis (FG). Ha
ammaliato la giuria Unesco anche
l’Alpinismo, un bene che l’Italia condivide
con Francia e Svizzera. L’arte
di scalare la montagna nasce lungo
un confine arcuato d’eccezione che
d’inverno e d’estate emoziona con
panorami cangianti. Un patrimonio
che, come ogni luogo d’Italia, è storia
e natura. Da conoscere visitando
un museo su tutti, il MMM Corones
a Plan de Corones (BZ), dedicato
alla disciplina di Reinhold Messner.
Dall’edificio progettato da Zaha Hadid
la vista a 360 gradi da 2.200 metri
di altezza spazia su un’Italia mozzafiato.
L’Aquila, Perdonanza celestiniana: la Dama della Bolla e il Giovin Signore in corteo
L’Aquila, Celestinian Forgiveness: the Lady of the Bull and the Young Lord in the parade
© Marcello Coletti
111
UNESCO
REMARKABLE ITALY. THE CELESTINIAN FORGIVENESS
CELEBRATION, TRANSHUMANCE AND ALPINISM DECLARED
INTANGIBLE CULTURAL HERITAGE OF HUMANITY
Consensus, times three,
was unanimous. Italy has
been recognised with the
Celestinian Forgiveness Celebration,
Transhumance and Alpinism added
to the list of Intangible Cultural
Heritage of Humanity. In L’Aquila,
just over ten years after it was
devastated by an earthquake, the
universal value of a celebration that
is very important to citizens of all
ages has been recognised. Since
1294, it has taken the province along
an itinerary from the hermitage of
Sant’Onofrio al Morrone to Sulmona,
going through the villages in the
valley all the way to the town centre.
The event culminates on 28 August,
with the historical Bull Parade led by
the Lady of the Bull and the Young
Lord. The other source of Italian
pride is Transhumance, which in
this case won thanks to teamwork
with Austria and Greece. The Italian
itinerary goes from North to South.
The starting point for the candidacy
was Amatrice (Rieti), which was hit
by the 2016 earthquake. The routes
of this migration of flocks, herds
and herders include Val Senales in
Trentino-Alto Adige, Castelluccio
di Norcia in Umbria, Frosolone in
Molise and San Marco in Lamis
(Foggia). The UNESCO jury were also
impressed by alpinism, which Italy
shares with France and Switzerland.
The art of climbing mountains is
practiced along an exceptionally
beautiful arched border that in
winter and summer thrills with its
changing panoramas. A heritage
that, like everywhere in Italy, is
both history and nature. It can be
explored by visiting one particular
museum, the MMM Corones on
Kronplatz (Bolzano), dedicated
to Reinhold Messner’s sport. The
building designed by Zaha Hadid
enjoys a breathtaking full panoramic
view over Italy from 2,200 metres
above sea level.
Transumanza di cavalli/Equine transhumance, Castelluccio di Norcia (Perugia)
© Rizzi/Ansa
112
OFFERTE E SERVIZI
PORTALE FRECCE
PROMOZIONI
FOOD ON BOARD
CARTAFRECCIA
NETWORK // ROUTES // FLOTTA
114
117
118
120
122
124
OFFERTE E SERVIZI
CON LE FRECCE
UN NUOVO
ANNO INSIEME
NUOVI FRECCIAROSSA IN TARDA SERATA
Le giornate si allungano grazie ai nuovi Frecciarossa in tarda serata. È possibile scegliere l’orario più comodo e
godersi i propri impegni fino all’ultimo minuto.
• Nuove partenze di venerdì, sabato e domenica da Torino a Milano alle 23 e da Milano a Torino alle 23:05.
• Nuove partenze di mercoledì e giovedì da Milano a Bologna alle 22:40.
NUOVI COLLEGAMENTI DIRETTI
Più Frecce e fermate lungo lo Stivale:
• 2 Frecciarossa al giorno collegano Udine direttamente a Napoli, con fermate anche a Pordenone, Conegliano
e Treviso.
• 2 Frecciargento veloci tra Roma e Lecce nel weekend, con un’unica fermata a Bari.
• Bolzano, Trento e Milano direttamente collegate dal Frecciarossa in appena 3 ore di viaggio (2 ore e 26’ il
tempo di percorrenza da Trento a Milano). Fermate anche a Rovereto, Verona, Peschiera del Garda e Brescia.
• Si può raggiungere comodamente il centro di Firenze da Verona, Bolzano, Trento, Brescia, Bergamo e
Vicenza grazie alla nuova fermata a Firenze Santa Maria Novella per le Frecce in servizio sulla rotta Verona-Roma.
Un totale di 16 Frecce giornaliere collegano Verona e Firenze Santa Maria Novella da centro città
a centro città in 1h 32’, 10 da e per Bolzano, 4 da e per Brescia e Bergamo, 2 da e per Vicenza.
114
PIÙ VELOCITÀ DA E PER VENEZIA E SULLA ROTTA ADRIATICA
Viaggi più rapidi nel massimo comfort:
• da Venezia Mestre a Roma Tiburtina in sole 3h e 15’ grazie a 10 nuovi collegamenti veloci tra Venezia, Padova,
Bologna e Roma. In più, 2 nuovi Frecciarossa anche tra Milano e Venezia, con fermate a Brescia, Verona,
Vicenza, Padova e Mestre, per un totale di 48 Frecciarossa al giorno.
• Più velocità e comfort sulla linea Adriatica grazie ai 14 Frecciargento 700 ogni giorno, che diventeranno
22 entro giugno, con velocizzazione fino a 30’ da e per Milano. I nuovi Frecciargento stanno gradualmente
sostituendo i Frecciabianca sulla direttrice Adriatica, incrementando i servizi offerti, qualità e riducendo i
tempi di viaggio.
PIÙ FERMATE NELLE CITTÀ
Quest’inverno Trenitalia arriva ancora più vicino a casa:
• oltre 300 fermate giornaliere nell’area di Milano, con 43 nuove fermate a Rogoredo, 30 nuove fermate
a Rho-Fiera e 12 nuove fermate a Porta Garibaldi.
• Oltre 300 le fermate giornaliere nell’area di Roma, con 21 nuove fermate a Tiburtina e 5 nuove fermate a
Termini.
• Oltre 150 le fermate giornaliere nell’area di Napoli, con 19 nuove fermate ad Afragola e 14 a Napoli Centrale.
• Orari sempre più comodi per spostarsi tra Reggio Emilia, Ferrara, Rovigo e Roma:
• 18 nuove fermate a Reggio Emilia AV, che portano a 76 le Frecce in servizio ogni giorno da e per la Città
del tricolore.
• 16 nuove fermate a Ferrara, per un totale di 26 fermate Frecce al giorno.
• 4 nuove fermate a Rovigo, per un totale di 12 fermate Frecce al giorno.
IN MONTAGNA CON FRECCE E FRECCIALINK
Nuove partenze Frecciarossa da Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Reggio Emilia e Milano per Oulx e Bardonecchia
nei weekend fino al 29 marzo. Inoltre, tanti i collegamenti FRECCIALink nel weekend dalle principali fermate
delle Frecce:
• Cortina D’Ampezzo-S. Vito di Cadore-Tai di Cadore-Venezia Mestre in connessione con le Frecce da/
per Roma, Firenze, Bologna, Ferrara, Verona e Milano.
• Madonna di Campiglio-Pinzolo-Trento in connessione con le Frecce da/per Roma, Firenze, Bologna e Verona.
• Selva di Val Gardena-S. Cristina di Val Gardena-Ortisei-Bolzano in connessione con le Frecce da/per Roma,
Firenze, Bologna e Verona.
• Canazei-Vigo di Fassa-Moena-Predazzo-Cavalese-Ora in connessione con le Frecce da/per Roma, Firenze,
Bologna e Verona.
• Courmayeur-Aosta-Torino Porta Susa in connessione con le Frecce da/per Napoli, Milano e Roma.
115
OFFERTE E SERVIZI
TRENITALIA
VETTORE UFFICIALE
DEL TOUR DEI MODÀ
E DI LIAM GALLAGHER
Trenitalia è vettore ufficiale dei concerti del Testa e Croce tour dei Modà. Chi raggiunge gli show in treno può
usufriure dell’offerta Speciale Concerti per viaggiare in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca, Intercity e
Intercity Notte con sconti fino al 50% sul prezzo Base inserendo il codice TESTAOCROCE. In più, i soci CartaFRECCIA
in possesso di ticket Frecce o Intercity per la città in cui si svolge lo spettacolo, grazie all’offerta SPECIAL-TRENITALIA,
possono acquistare i biglietti del concerto a prezzi scontati nel settore parterre su ticketone.it/trenitalia.
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su Frecce, Intercity e Intercity Notte inserirendo il codice LIAM al momento dell’acquisto sul sito.
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116
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Il portale FRECCE rende più piacevole il viaggio grazie ai numerosi servizi gratuiti disponibili a bordo dei treni Frecciarossa e
Frecciargento e nelle sale FRECCIAClub e FRECCIALounge. Per accedere basta collegarsi alla rete WiFi, digitare www.portalefrecce.it
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per imparare
l’inglese
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libri ed estratti di
guide turistiche
Per assistenza è possibile contattare il numero verde Telecom Italia 800.287515 Opzione 1, attivo tutti i giorni dalle 8 alle 22
117
PROMOZIONI
YOUNG
Riservata ai soci CartaFRECCIA under 30, l’offerta Young permette di risparmiare
fino al 50% sul prezzo Base dei biglietti per tutti i treni nazionali e in tutti i livelli di
servizio, a eccezione dell’Executive, del Salottino e delle vetture Excelsior 1 .
SPECIALE 2X1
Offerta dedicata a chi prende il treno
di sabato. Si viaggia in due pagando
un solo biglietto al prezzo
Base nei livelli Business, Premium e
Standard e in 1^ e 2^ classe. Ideale
per raggiungere, in coppia, i luoghi
dove si tengono concerti, partite,
mostre e altri eventi 3 .
BIMBI GRATIS
Con Trenitalia i bambini viaggiano
gratis in Frecciarossa, Frecciargento,
Frecciabianca e Intercity nei livelli
Business, Premium e Standard e in
1^ e 2^ classe. Gratuità prevista per
i minori di 15 anni accompagnati da
almeno un maggiorenne, in gruppi
composti da 2 a 5 persone 4 .
A/R WEEKEND
Promozione per chi parte il sabato
e torna la domenica con le Frecce a
prezzi fissi, differenziati in base alle
relazioni e alla classe o al livello di
servizio. La giusta soluzione per visitare
le città d’arte nel fine settimana
senza stress e lasciando l’auto a
casa 5 .
118
INSIEME
Offerta dedicata ai gruppi da 2 a 5 persone per viaggiare con uno sconto del 30%
sul prezzo Base di Frecce, Intercity e Intercity Notte. La promozione è valida in 1^
e 2^ classe e nei livelli di servizio Business, Premium e Standard. Sono esclusi il
livello Executive, il Salottino e le vetture Excelsior 2 .
TUTTE LE ALTRE OFFERTE E LA GAMMA DEI PREZZI SU
TRENITALIA.COM
1. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. Il numero dei posti disponibili è limitato e varia in base al giorno,
al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto, rimborso e accesso ad altro treno non ammessi. Al momento
dell’acquisto il sistema propone sempre il prezzo più vantaggioso. A bordo è necessario esibire la CartaFRECCIA insieme a un documento
d’identità.
2. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno, della classe/livello di servizio e del numero dei componenti del gruppo.
Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso non consentiti.
Offerta non cumulabile con altre riduzioni a eccezione di quella prevista a favore dei ragazzi.
3. L’offerta è valida tutti i sabati ed è acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. Posti limitati e variabili in base al
treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso non consentiti. Offerta non cumulabile con altre riduzioni.
4. I componenti del gruppo che non siano bambini/ragazzi pagano il biglietto al prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al
giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. Acquistabile entro le ore 24 del
secondo giorno precedente la partenza.
5. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile entro le ore 24 del terzo
giorno precedente la partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Il rimborso non è consentito. Offerta non
cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi.
.
119
FOOD ON BOARD
Il viaggio nel viaggio
GUSTALI A BORDO
Questo mese abbiamo preparato per voi casarecce con sugo di pomodorini freschi e tonno, pollo alla cacciatora e carote
al vapore. Ricette genuine, sane e complete di vitamine, proteine nobili e omega3, per un pieno di energia.
Lo sapevate che il sugo tonno e pomodoro è nato a Bologna? Lo ha scoperto l’Accademia Italiana di Cucina dopo approfondite
ricerche. Pare, infatti, che questa ricetta sia nata con la diffusione del tonno in scatola alla fine dell’800. Facile da
preparare, diventò presto un’alternativa gustosa al classico piatto di pesce del venerdì.
Scopri tutti i menù a bordo treno su itinere.it
120
© M.T. Furnari
FRECCIAROSSA
GOURMET
by
Carlo Cracco
FILETTI DI ORATA CON VERDURE AL VAPORE
Lista della spesa (per 4 persone)
4 filetti di orata, 200 g di zucchine, 100 g di carote, 100 g di
sedano verde, 100 g di cavolfiore, 6 cucchiai di olio extravergine
di oliva, sale marino iodato q.b.
Preparazione
Eliminare le eventuali spine dal pesce. Lavare e mondare
le verdure. Spuntare le zucchine, pelare le carote e tagliare
entrambi gli ortaggi a rondelle. Togliere i filamenti dal sedano
verde e tagliarlo a pezzi medi. Dividere il cavolfiore a
ciuffetti incidendolo nel senso della lunghezza. Preparare
la vaporiera oppure mettere a bollire l’acqua in una pentola
su cui possa essere adagiato un colino grande a rete e un
coperchio. Il livello di liquido deve essere tale da non toccare
il contenitore su cui mettere le verdure. Quando l’acqua
bolle, porre le carote, il sedano e il cavolfiore nel colino
o nel cestello e coprire. Dopo 7 minuti unire le zucchine
e proseguire la cottura finché le verdure non diventino tenere.
Toglierle dal recipiente e metterle in una insalatiera.
Condire con poco sale e l’olio extravergine di oliva.
In un’altra padella, scaldare 2 cucchiai di olio, adagiare i
filetti di orata e salare da entrambi i lati. Una volta cotto,
servire il pesce insieme alle verdure.
Vino consigliato
Terre Siciliane Bianco IGT, Sicilia
Di colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, al naso
presenta aromi di pompelmo, pesca bianca, mela verde e
ananas. Al palato è fresco, piacevolmente morbido, ricco,
intenso e fragrante.
Menù Frecciarossa by Carlo Cracco
121
CARTAFRECCIA
IL VIAGGIO CONTINUA,
RIPARTI CON I TUOI PUNTI
I TUOI
PUNTI
PREMIO
2019
NON
SCADONO
Quest’anno i punti premio che non hai utilizzato
iniziano il nuovo anno con te.
Richiedi i premi fino al 28 febbraio 2021
Il Regolamento completo del Programma CartaFRECCIA, che ha validità fino al 31 dicembre 2020, è disponibile sul sito o presso le self
service o biglietterie Trenitalia. I premi potranno essere richiesti fino al 28 febbraio 2021. Info su trenitalia.com
122
MOSTRE IN TRENO
E PAGO MENO
PER I SOCI CARTAFRECCIA SCONTI
E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI
SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA
Palazzo dei Diamanti dedica una
mostra a Giuseppe De Nittis (1846-
1884), figura di spicco, insieme a
Giovanni Boldini, della scena parigina
di fine ’800. Fino al 13 aprile,
l’esposizione rilegge la parabola
creativa del pittore da una prospettiva
che evidenzia la carica innovativa
della sua arte e il suo modo,
per certi versi inedito, di guardare la
realtà e tradurla con immediatezza
sulla tela per mezzo di inquadrature
audaci, tagli improvvisi, prospettive
sorprendenti. Che si tratti dei paesaggi
assolati del Sud Italia, delle
affollate piazze di Londra e Parigi o
di ritratti, De Nittis ha lasciato una
serie di istantanee che rappresentano
il mondo nel suo apparire fugace
e transitorio, partecipando
attivamente a quel nuovo sguardo
che apre la strada alla modernità.
Organizzata dalla Fondazione
Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte
Moderna e Contemporanea, in
collaborazione con il Comune di
Barletta, la rassegna nasce dal rapporto
di interscambio culturale instauratosi
tra due istituzioni civiche
simili per storia e natura: il Museo
Giovanni Boldini di Ferrara e la Pinacoteca
Giuseppe De Nittis di Barletta.
Promozione 2x1 per i soci Carta-
FRECCIA in possesso di biglietto
delle Frecce con destinazione Ferrara.
palazzodiamanti.it
IN CONVENZIONE ANCHE
TORINO
• Hokusai Hiroshige Hasui. Viaggio
nel Giappone che cambia, fino al 16
febbraio alla Pinacoteca Agnelli
• Andrea Mantegna fino al 4 maggio a
Palazzo Madama
MILANO
• Museo della Scienza
• De Chirico, fino al 19 gennaio
e Guggenheim. La Collezione
Thannhauser. Da Van Gogh a Picasso,
fino al 1° marzo a Palazzo Reale
• De Pisis, fino al 1° marzo al Museo
del Novecento
• Elliot Erwitt. Family, fino al 15 marzo
al Mudec
• Canova, fino al 18 febbraio alla GAM
VENEZIA
• Peggy Guggenheim L’ultima
dogaressa, fino al 27 gennaio alla
collezione Peggy Guggenheim
BOLOGNA
• Etruschi. Viaggio nella terra dei
Rasna fino al 24 maggio al Museo
Civico Archeologico Bologna
FIRENZE
• Natalia Goncharova, fino al 12
gennaio a Palazzo Strozzi
• Inside Magritte, fino al 1° marzo alla
chiesa di Santo Stefano al Ponte
ROMA
• Gabriele Basilico dal 25 gennaio al
13 aprile a Palazzo delle Esposizioni
NAPOLI
• National Geographic Climate
Change, fino al 31 maggio al Museo
Archeologico Nazionale
• Napoli Napoli, fino al 21 giugno al
Museo di Capodimonte
• Joan Miró. Il linguaggio dei segni fino
al 23 febbraio al Pan
Info su trenitalia.com
Giuseppe De Nittis
Il salotto della principessa Mathilde (1883)
Olio su tela 74x92,5 cm
Barletta, Pinacoteca Giuseppe De Nittis
Joan Miró
Ballerina (1924)
Portuguese State Collection in deposit
in Fundação Serralves
Courtesy Succesió Miró by SIAE 2019
© Filipe Braga/Fundação Serralves, Porto
123
Oulx-Bardonecchia
NETWORK // ROUTES // FLOTTA
Courmayeur
Aosta
Torino
Madonna di Campiglio Ora
Bergamo
Milano
Genova
Brescia
Reggio Emilia AV
NO STOP
Modena
Bologna
La Spezia
Pisa
Trento
Verona
Bolzano
Mantova
Firenze
Siena
Vicenza
Val Gardena
Perugia
Val di Fassa-Val di Fiemme
Cortina d’Ampezzo
Udine
OLTRE 300
Treviso
Trieste
Venezia
Padova
Ravenna
Assisi
Rimini
Ancona
FRECCE
E FRECCIALINK
AL G I O R N O
Pescara
Roma
Fiumicino
Aeroporto
Caserta
Foggia
Napoli
Matera
Bari
Lecce
Salerno
Sapri
Potenza
Sibari
Taranto
Metaponto
Paola
Lamezia Terme
LEGENDA:
Reggio di Calabria
I collegamenti da/per Bardonecchia sono attivi nei fine settimana fino al 29 marzo 2020
I collegamenti FRECCIALink per la montagna sono attivi nei fine settimana fino al 29 marzo 2020
Maggiori dettagli su destinazioni e giorni di circolazione su trenitalia.com
Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce
Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com
FRECCIAROSSA ETR 1000
Velocità max 400 km/h
Velocità comm.le 300 km/h
Composizione 8 carrozze
Livelli di servizio Executive, Business,
Premium, Standard
Posti 457
WiFi
Presa elettrica al posto
Servizi per persone con disabilità
Fasciatoio
124
UN
NETWORK
DI
OLTRE
100 CITTÀ
COLLEGAMENTI
GIORNALIERI E DURATA
MINIMA DEL VIAGGIO
104 Frecciarossa
Milano-Roma 3h 10’
FRECCIAROSSA
FRECCIAROSSA ETR 500
Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze
4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574
WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIARGENTO ETR 700
Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze
3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 500
WiFi | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
1 a
40 Frecciarossa e
Frecciargento
Roma-Venezia 1 3h 15’
FRECCIARGENTO ETR 600
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze
Classi 1^ e 2^ | Posti 432
WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
16 Frecciarossa e
Frecciargento
Roma-Verona 3h 18’
FRECCIARGENTO ETR 485
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze
Classi 1^ e 2^ | Posti 489
WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
48 Frecciarossa
Milano-Venezia 2 2h 15’
I tempi minimi indicati si riferiscono alla soluzione
di viaggio più veloce con una delle tre Frecce, dalle
stazioni centrali dove non specificato.
I collegamenti comprendono sia i servizi di andata
che di ritorno. Sono previste variazioni nel fine
settimana e in alcuni periodi dell’anno.
Maggiori dettagli per tutte le soluzioni su
trenitalia.com
1 Durata riferita al collegamento tra Roma Tiburtina e
Venezia Mestre
2 Durata riferita al collegamento tra Milano Centrale e
Venezia Mestre
FRECCIABIANCA
Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze
Classi 1^ e 2^ | Posti 603
Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA ETR 460
Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze
Classi 1^ e 2^ | Posti 479
Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
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PRIMA DI SCENDERE
FOTO DEL MESE
RICORDARSI DI RICORDARE
«Onoriamo quei giusti che hanno avuto il coraggio di non obbedire gli ordini,
ma hanno seguito l’ordine morale, l’ordine etico, l’ordine del cuore»
[Liliana Segre, senatrice a vita sopravvissuta ad Auschwitz]
«Un luogo di memoria e raccoglimento. Mai così importante e attuale come in questo momento.
Una visita al Memoriale avrà anche il significato di un impegno civile.
L’impegno della memoria che caratterizza una comunità che vuole costruire un futuro migliore per i propri figli e nipoti.
Per non arrenderci alla deriva che confonde torti e ragioni e sovrappone i carnefici alle vittime»
[Ferruccio de Bortoli, presidente onorario del Memoriale della Shoah di Milano]
© Nicolò Piuzzi
Memoriale della Shoah, Milano Centrale
Il 27 gennaio 2020 è il 20esimo Giorno della Memoria, istituito dal Parlamento italiano con la legge n. 211 del 2000. Recita
così l’articolo 2: «In occasione del Giorno della Memoria di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri
e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su
quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, in modo da conservare nel
futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili
eventi non possano mai più accadere».
Dieci anni fa alla stazione di Milano Centrale è nato il Memoriale della Shoah, presso il binario sotterraneo
originariamente adibito alla movimentazione dei vagoni postali e poi, tra il 1943 e il ’45, luogo di partenza per migliaia di
ebrei e oppositori politici caricati su vagoni merci, agganciati ai convogli diretti ad Auschwitz-Birkenau, Mauthausen e
altri campi di sterminio e concentramento, o ai campi italiani di raccolta come quelli di Fossoli (MO) e Bolzano. Delle 169
persone caricate sul primo convoglio, il 6 dicembre 1943, ne tornarono solo cinque.
Al Memoriale (ingresso da piazza Edmond J. Safra, 1) fino al 9 febbraio si può visitare anche la mostra 100 giusti del
mondo, storie contro l’indifferenza raccontate con i disegni e le parole di Jean Blanchaert, insieme a testi di Gabriele
Nissim e Philippe Daverio.
memorialeshoah.it
126
PRIMA DI SCENDERE
FONDAZIONE FS
CENTOPORTE CHE PASSIONE
RIVIVE IL FASCINO DEGLI ANNI ’20 A BORDO DEI TRENI DELLA
FONDAZIONE FS ITALIANE
di Ernesto Petrucci
Carrozza degli anni ’20 (tipo 1928R, serie CIz 36225)
© Archivio Fondazione FS Italiane
«Il sole entrava dall’altro finestrino arrossando un rettangolo di tappezzeria. Fuori l’ombra dei
vagoni era lunga, correva tutta quanta nel campo dove il grano cominciava a spuntare»
[Carlo Cassola, Ferrovia locale, 1968]
«
Il 2020 sarà l’anno del treno turistico», ha dichiarato il ministro
per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo Dario
Franceschini. L’intento è quello di promuovere un nuovo
modo di viaggiare vivendo le bellezze del paesaggio, ma anche
la storia e la cultura del nostro Paese. E i treni della Fondazione
FS Italiane sono il cuore di questa nuova stagione del
viaggio in treno. Oltre a suggestive, vecchie linee ferroviarie
tornate a vivere grazie al progetto Binari senza tempo, sui treni
storici si viaggia a bordo di veicoli d’epoca perfettamente
restaurati e carichi dell’antico fascino dei treni del ’900. Loco-
SAVE THE DATE TRENI STORICI
FONDAZIONE FS ITALIANE
5
6, 12
19
26
2
9
GENNAIO
Archeotreno Napoli-Sapri
Pietrarsa Express Napoli-Portici-Ercolano
Reggia Express Napoli-Caserta
Pietrarsa Express Napoli-Portici-Ercolano
FEBBRAIO
Archeotreno Napoli-Sapri
Pietrarsa Express Napoli-Portici-Ercolano
motive e carrozze che costituiscono pezzi unici della nostra
storia ferroviaria come le Centoporte, che proprio 100 anni
fa divennero i veicoli simbolo del parco rotabili delle Ferrovie.
Furono chiamate carrozze stile anni ’20, ma viaggiarono
fino agli anni ’60. Inizialmente con la loro bella livrea verde
vagone e poi, dal 1935, nella più conosciuta tinta castanoisabella,
due toni di marrone (uno chiaro l’altro più scuro) che
caratterizzarono tanti rotabili FS fino al secondo dopoguerra.
Treni famosi anche per aver popolato sequenze e scene
del nostro grande cinema e rimaste per sempre impresse
nell’immaginario collettivo degli italiani. In quegli interni caratterizzati
dalle lucide panche in legno, dai lampadarietti con
le coppe bianche e dalle tendine ricamate fittamente, con
il logo FS ovunque ripetuto, si è svolto il lungo viaggio degli
italiani: quelle 100 porte di pesante metallo si sono aperte e
chiuse tante volte nelle mille stazioni d’Italia, ritmando con il
loro rumore incontri e addii, riunioni e separazioni. Corrono le
vicende individuali e collettive, e le infinite trame di una storia
che è ancora in viaggio verso un futuro da scoprire, ma con
le radici saldamente piantate in un passato vivo, patrimonio
della cultura nazionale.
127
PRIMA DI SCENDERE
FUORI LUOGO
di Mario Tozzi OfficialTozzi
[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]
NAVIGLI PERDUTI
Non rimangono che poche
tracce immiserite dell’antica
gloria dei navigli milanesi,
importanti canali artificiali
che collegavano la città al mare
Adriatico. A Milano c’erano anche
un porto e una darsena, ma i navigli
residui è meglio scoprirli con la
nebbia, quando si può cogliere l’atmosfera
sfumata di un città che non
c’è più. Non è stata distrutta: è semplicemente
finita sotto terra. Con
le barche dei navigli arrivavano in
città carbone, legname, marmi (per
il Duomo), fieno e perfino bestiame,
mentre ripartivano vini, grano, sale
e manufatti artigianali. C’erano poi
le barche passeggeri che trasportavano
gente da Pavia e da dovunque
ci fosse un canale collegato. È strano
pensare che, prima della perdita
delle acque, tutti i milanesi fossero
ottimi pescatori. Nati per snellire il
traffico impacciato e lentissimo delle
strade medievali (e per necessità
di difesa), i navigli hanno paradossalmente
condizionato lo sviluppo
di una città che non possiede neppure
un fiume, ma che conserva
comunque una sua magia di città
acquatica. Se percorrete ripa di Porta
Ticinese e via Sforza, non avrete
difficoltà a immaginarle costellate
di botteghe e osterie, con accanto i
Navigli in fermento, ultimo retaggio
di un tempo passato.
© Kavalenkava/AdobeStock
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