La Conquista_1:2021_SC
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La Conquista
Le esequie a Danta
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va, che ha proposto alcune note biografiche
di don Maurizio sottolineando che
la conclusione del suo servizio pastorale
a Campolongo nell’inverno tra il 2018
e il 2019 fu motivo di grande sofferenza
per lui e per la sua comunità che l’ha
sempre amato per il suo stile semplice e
discreto, per la generosa dedizione con
cui accompagnava la sua gente nei vari
momenti della vita interessandosi dei
problemi familiari e anche sociali, come
un buon pastore che condivide tutto
con il suo gregge. (L’Amico del Popolo –
16/01/2021)
«Grazie don Maurizio», così si
è conclusa l’omelia che il Vescovo Renato
ha tenuto nella mattinata di sabato
16 gennaio, a Danta, durante il funerale
di don Maurizio. All’inizio del suo dire
il Vescovo ha ricordato l’unzione degli
infermi ricevuta da don Maurizio poco
prima di morire, un’unzione – ha sottolineato
il Vescovo – che gli ha fatto
percepire in profondità la vicinanza di
Gesù, il suo prendere per mano che dà
concretezza alla sua alleanza con noi,
schiudendoci alla sua Pasqua e in particolare
alla sua resurrezione.
Nel corso del suo ministero – ha continuato
mons. Marangoni – con discrezione
di parole e di gesti, don Maurizio ha
saputo donare questa vicinanza, una vicinanza
di amore e di vita, che cura, che
consola, che rialza.
In questi ultimi tempi, da
quando è tornato nella sua Danta – ha
proseguito il Vescovo – don Maurizio è
sembrato esprimere la leggerezza che ha
connotato tutto il suo ministero. Egli si è
sempre rivestito di silenzio che si combinava
con il suo sorriso contenuto, carico
di uno sguardo di conoscenza interiore
e profondo. Era il suo modo di essere e
anche di rapportarsi con il mondo. La
fedeltà e l’attaccamento quotidiano con
cui ha svolto il suo ministero sono scritti
ora nel cuore delle comunità cui è stato
inviato.
Don Maurizio – ha fatto ancora
presente mons. Marangoni – ha portato
sulla sua pelle, nello stile semplice e fedele
che ha caratterizzato il suo ministero,
ciò che si dice di Gesù nella lettera
agli Ebrei: rendersi in tutto simile ai fratelli
per diventare un sacerdote misericordioso
e degno di fede nelle cose che
riguardano Dio.
Quando si è trattato di sollevarlo
dal suo servizio di parroco a motivo
del suo precario stato di salute – ha aggiunto
il Vescovo – mi ha colpito il suo
attaccamento affettivo e spirituale alla
comunità di Campolongo che portava
nel cuore. Possiamo dire: in tutto simile
ai fratelli, come è di Cristo. Quella
piazza, tra la chiesa di Campolongo e la
canonica, era spazio di attaccamento alla
gente, di cura pastorale, di visione, di
preghiera, di sguardo d’amore.
Le parole mai eccessive che
don Maurizio pronunciava – ha sottolineato
mons. Marangoni – avevano il sapore
evangelico. Dette con precisione e
misurate e veicolavano incoraggiamento
e fiducia. E lui si sentiva corrisposto,
sostenuto dalla popolazione. Quando ci
si preoccupava per il suo stato di salute,
trapelava in lui questo sentirsi accudito e
aiutato («Un grazie allora alla comunità
di Campolongo!», ha detto il Vescovo).
Don Maurizio aveva parole di
fiducia nei confronti della sua gente e si
sentiva in pace con essa. Si faceva carico
di tante situazioni di vita che lui ha portato
nel cuore, nei suoi pensieri, nella
concretezza della sua carità.
È bello per noi rivisitare la sua
ultima stagione di vita nella comunità di
Danta accompagnato dai familiari e da
persone che gli sono state a fianco – ha
concluso mons. Marangoni -. In questa
ultima fase don Maurizio ha continuato
nella preghiera il suo ministero, proseguendo
a vivere nella preghiera nel cuore
delle comunità a cui è rimasto legato.
Al termine della celebrazione
ha preso la parola il Vicario generale
della Diocesi, don Graziano Dalla Cane-
Nei giorni che hanno preceduto le
esequie, da Campolongo c’è stato un gran
andirivieni di auto per Danta, dove tanti
parrocchiani si sono recati per un ultimo
saluto a don Maurizio e una preghiera sul
feretro. A causa della pandemia, il giorno
del funerale non si è registrata la presenza
in massa di tante persone, come sicuramente
sarebbe avvenuto in tempi normali, tuttavia,
grazie alla trasmissione in diretta organizzata
da Paolo Costan Dorigon su Facebook,
sono state oltre 900 le persone, dal Comelico
e anche dall’estero, che hanno partecipato!
CENNI ANAGRAFICI
Era nato a Danta il 13 marzo
1941, da Luigi e Giulia Menia Cadore.
Dopo aver frequentato la scuola del
paese, incoraggiato da don Alberto
Chiarelli, l’indimenticato sacerdote che
fu Parroco di Danta dal 1929 al 1975,
il giovane Maurizio entrò nel Seminario
minore di Feltre, dove proseguì gli studi
e maturò la sua vocazione. Da qui,
passò al Seminario maggiore di Belluno,
dove completò la sua formazione.
Fu ordinato sacerdote dal Vescovo
Muccin il 29 giugno 1968, in un prefabbricato
adibito a chiesa nella Longarone
che portava ancora ben visibili le ferite
del disastro del Vajont, assieme a
don Giuseppe Capraro e a don Gemo
Bianchi. Il giorno successivo, nel suo
paese natio, celebrò la prima Messa,
assieme al suo Parroco e al fratello Padre
Angelo, Carmelitano Scalzo, che fu
poi missionario per molti anni in Madagascar.
I primi incarichi pastorali lo videro
cappellano a Sospirolo (1968 -1970)
e a Polpet – Ponte nelle Alpi (1970 –
1972), accanto a don Fortunato Zalivani,
di cui ricordava spesso la figura
esemplare di sacerdote e maestro. Nel
1972 giunse la nomina a Parroco di
Dosoledo, dove rimase per dieci anni,
fino al 1982, quando il Vescovo Ducoli
lo nominò Parroco di Campolongo. Per
dodici anni, risiedendo a Campolongo,
fu anche Parroco di Costalta (2003 –
2015), su mandato del Vescovo Savio.