La Conquista_1:2021_SC
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La Conquista
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BRUNO POMARE’
IL “VECCHIO FONDISTA” DI CAMPOLONGO
Il numero di gennaio 2021 de
Il Cadore ha dedicato una pagina al nostro
compaesano Bruno Pomarè con un
bell’articolo, che riportiamo, a firma di
Giovanni de Donà.
Bruno Pomarè, da Campolongo
di Cadore, è molto conosciuto in
tutto il Comelico per il suo prodigarsi
nel sociale, infatti è stato Presidente
del Comitato Turistico ed è l’ideatore
della tradizionale “Gara della Lioda”,
la manifestazione che ormai da più di
30 anni aggrega tante persone attorno
a questo antico mezzo di lavoro. Inoltre
Bruno, durante le feste natalizie era solito
far visita alle case di riposo, gli asili
e le scuole, vestito da Babbo Natale, per
portare una nota di allegria e speranza a
tante persone. Pochi però sanno che nel
corso della sua vita è stato un importante
campione nello sci di fondo. Ecco la
sua storia.
«Sono nato a Campolongo
il 4 febbraio 1937, terzo dei 7 figli di
Giuseppe e Marcellina Casanova da Costalta.
Per mantenere una famiglia così
numerosa il babbo si arrangiava come
poteva. Faceva il manovale, il boscaiolo
e perfino il contrabbandiere. Durante la
guerra militò anche nella Milizia Confinaria.
Ricordo che era un atleta e per
1962, Ziano di Fiemme: Bruno in gara
questo cercava di spronare
anche me nello
sport che allora andava
per la maggiore: il ciclismo.
Tutti infatti erano
affascinati da campioni
come Bartali e Coppi,
ma quando sono cresciuto
tutto è sfumato,
perché era più importante
trovare un lavoro
per sopravvivere. Nonostante
ciò a 13 anni
ho iniziato a praticare
lo sci di fondo e il mio
primo allenatore è stato
Genesio De Zolt, un
atleta molto forte e padre del nostro
campione Maurilio, “il Grillo”. Come
maestro di sciolinatura avevo Francesco
Pomarè “Fati” e in quegli anni correvo
per lo Sci Club S. Pietro, partecipando
a diverse gare, in particolare ricordo il
“Trofeo Zacchi” a Sappada.
Nell’inverno del 1955 ho avuto
la fortuna di incontrare proprio qui
in Comelico l’allenatore Cristiano Rodeghiero
da Asiago, un vero campione,
che mi ha “sgrezzato”, formandomi tecnicamente.
Alla fine del corso ha voluto
testarmi sfidandomi in una gara nella
quale l’ho battuto. Così mi ha apostrofato:
“Quando l’allievo supera il maestro
vuol dire che ha delle ottime possibilità e
certamente farà strada”.
In quel periodo
avevo vinto alcune
gare importanti, facendomi
notare, così
nel 1956 fui convocato
ad Asiago per
partecipare alla prova
di selezione per i
campionati italiani
di Tarvisio. Sfortuna
volle che alla vigilia di
questo test mi ammalassi
di bronchite con
38° di febbre, ma ero
deciso a farcela ad
ogni costo, l’occasione
era unica, da non
perdere. Alla gara arrivai
secondo, mentre
1960:, Passo Rolle: Eliseo Sartor e Bruno
verso i laghetti di Colbricon
primo giunse Marcello De Dorigo, mio
coetaneo: un grande campione, ma soprattutto
un grande amico.
Quindici giorni dopo Marcello
ed io fummo convocati a Tarvisio, ma io
non stavo ancora bene. Il giorno prima
della gara andai a provare la pista ma sulle
salite facevo ancora molta fatica, i polmoni
non funzionavano come di dovere.
Caparbiamente ho insistito e all’ultima
salita è successo davvero un miracolo:
mi sono sbloccato ed ho iniziato a respirare
a pieni polmoni ed a sentirmi
veramente in forma. Il giorno dopo,
alla partenza ero rimasto indietro con
il numero 24, non essendo entrato nella
categoria di merito come i campioni
che partivano con un pettorale più alto
quindi con la pista meglio battuta. Così
sono dovuto partire tra i primi, di norma
i più penalizzati. Nonostante ciò al traguardo
avevo superato 20 atleti partiti
prima di me, ad un minuto di distanza
l’uno dall’altro. Vincitore fu De Crinis,
secondo De Dorigo, terzo De Florian e
io quarto. Il giorno dopo partecipai alla
staffetta e la mia squadra, con De Dorigo
e Stella arrivò seconda grazie al fatto
che avevo tenuto il miglior tempo assoluto.
Da quella gara ho iniziato a crescere
partecipando a gare sul Nevegal,
al Trofeo Gismi dove ho battuto Eugenio
Mayer, poi il trofeo “Psaro” a Padola
dove ho trionfato. Ricordo allora le sfide
con Flavio De Martin, un grande atleta,
classe 1935. Sono poi rientrato a Tar-