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PER CHI AMA VIAGGIARE<br />
ANNO XIII | NUMERO 4 | APRILE <strong>2021</strong> | www.fsitaliane.it<br />
L’ABBIAMO A CUORE<br />
VIAGGIO INTORNO ALLA TERRA
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EDITORIALE<br />
IL FUTURO DELLA TERRA<br />
NELLE NOSTRE MANI<br />
Lo è da anni, ma mai come in<br />
questi ultimi mesi, non disgiunta<br />
dalle considerazioni<br />
e dalle più o meno sincere prese di<br />
coscienza mosse dalla pandemia, l’attenzione<br />
alla sostenibilità economica,<br />
sociale e ambientale di ogni comportamento<br />
individuale e collettivo<br />
sembra essere tornata a occupare un<br />
posto di rilievo nell’agenda di governi<br />
e partiti politici.<br />
L’arrivo di un nuovo inquilino alla Casa<br />
Bianca, il piano per la ripresa Next Generation<br />
EU e persino il nome di alcuni<br />
dicasteri del nuovo esecutivo italiano<br />
sono segnali di un possibile cambio di<br />
passo nelle scelte di politica energetica,<br />
industriale, sociale. Nonché negli<br />
stili di vita individuali e nella sensibilità<br />
pubblica, alle quali dovrà prestare<br />
sempre più attenzione anche quella<br />
2
politica, troppo spesso occupata a<br />
guadagnarsi un facile quanto effimero<br />
consenso cavalcando umori e bisogni<br />
contingenti.<br />
Serve innanzitutto vincere quei latenti<br />
egoismi generazionali che si concentrano<br />
sull’oggi e sul domani perdendo<br />
di vista il dopodomani. E rischiano di<br />
farci dimenticare il sano ammonimento<br />
che dovrebbe guidare ogni nostra<br />
azione, traducendola nell’impegno<br />
di lasciare a chi verrà dopo di noi un<br />
mondo migliore di quello che abbiamo<br />
trovato. O, almeno, non peggiore.<br />
Serve coraggio, per compiere scelte<br />
che possono non ripagare in termini<br />
di successi o consensi immediati, ma<br />
sanno guardare lontano. Il Gruppo FS<br />
Italiane con tutte le sue società ha<br />
incardinato sul principio della sostenibilità<br />
nella sua triplice accezione<br />
la propria strategia di sviluppo, che<br />
o è sostenibile, o sviluppo non è. Infrastrutture<br />
resilienti ai cambiamenti<br />
climatici, ricerca continua di una maggiore<br />
efficienza energetica e idrica<br />
nelle stazioni come negli impianti di<br />
manutenzione, utilizzo sempre maggiore<br />
di fonti energetiche rinnovabili,<br />
elettrificazione di nuove linee, sperimentazioni<br />
sulla trazione a idrogeno.<br />
Saldi principi etici tradotti in norme<br />
e policy rigorose contro corruzione<br />
e pratiche di mala gestione, poi una<br />
rinnovata sensibilità all’inclusione e<br />
alle pari opportunità, al tessuto sociale<br />
in cui l’azienda opera con politiche<br />
di attenzione alle emergenze e<br />
di sostegno al terzo settore, ponendo<br />
sempre la persona al centro. Ossia gli<br />
stakeholder di oggi, ma anche quelli<br />
di domani, e di dopodomani. Perché il<br />
futuro della Terra, non dobbiamo mai<br />
scordarlo, è nelle nostre mani. In quelle<br />
di tutti noi.<br />
© rangizzz/AdobeStock<br />
3
MEDIALOGANDO<br />
LA NUOVA ECOLOGIA<br />
TRA INFORMAZIONE,<br />
SCIENZA E DIVULGAZIONE<br />
A CONFRONTO CON IL DIRETTORE<br />
FRANCESCO LOIACONO<br />
In un numero in gran parte dedicato alla Giornata mondiale<br />
della Terra, e alle riflessioni che l’appuntamento<br />
sollecita, Medialogando ospita una testata storica<br />
dell’ambientalismo italiano, La Nuova Ecologia.<br />
A presentarla è il suo direttore Francesco Loiacono, un predestinato,<br />
per chi crede alle coincidenze del fato. Loiacono<br />
nasce infatti lo stesso giorno in cui dall’azienda Icmesa di<br />
Meda fuoriesce una nube tossica di diossina che colpisce<br />
in particolare Seveso, nella bassa Brianza, provocando uno<br />
dei più gravi disastri ambientali della storia, con centinaia<br />
di intossicati e sfollati, 80mila animali morti o abbattuti. Era<br />
il 10 luglio 1976 e tre anni più tardi esce il primo numero de<br />
La Nuova Ecologia, “dal 1979 dalla parte del pianeta”.<br />
Così Loiacono racconta i primi passi del mensile: «Il primo<br />
numero esce a Milano nel gennaio 1979, a fondarlo un<br />
gruppo di giovani ricercatori e universitari con la passione<br />
per la divulgazione e il giornalismo. Il primo direttore è stato<br />
il professore Virginio Bettini, scomparso lo scorso anno.<br />
Con lui c’era, tra i suoi studenti, quello che poi gli sarebbe<br />
succeduto, Andrea Poggio, figura storica del movimento<br />
ambientalista italiano e ancora oggi dirigente di Legambiente.<br />
L’intero comitato di redazione era allargato a personalità<br />
del mondo scientifico e dell’ambientalismo, da Massimo<br />
Scalia a Gianni Mattioli, da Antonio Cederna a Enzo<br />
Tiezzi, da Marcello Cini fino a Laura Conti. Il numero 100<br />
della rivista ha voluto omaggiarli con una foto di copertina<br />
che li ritrae tutti insieme, in una villa romana».<br />
Uomini e donne di scienza uniti dal desiderio di trasmettere<br />
la loro passione fuori dalle aule universitarie. È così?<br />
Sì, alla ricerca di uno strumento che glielo consentisse. Infatti,<br />
nel primo editoriale, Bettini scrisse: «Adesso abbiamo<br />
la barca, facciamola navigare». Erano scienziati prestati al<br />
giornalismo con l’obiettivo di rendere fruibili le loro conoscenze<br />
a un pubblico più ampio. La loro storia si intreccia<br />
con quelle della rivista, di Legambiente e del suo comitato<br />
scientifico. Ti ho citato non a caso Laura Conti, una delle<br />
fondatrici dell’associazione. Il 31 marzo è stato il centenario<br />
della nascita e sul numero di aprile le dedichiamo un<br />
servizio speciale, perché da 20 anni la nostra cooperativa<br />
editoriale organizza un corso di giornalismo ambientale intitolato<br />
proprio a lei: donna di scienza, medico, scrittrice,<br />
divulgatrice, partigiana, confinata per alcuni mesi, a 23 anni,<br />
in un campo di concentramento a Bolzano. Fu in prima lidi<br />
Marco Mancini<br />
marmanug<br />
Francesco Loiacono, direttore de La Nuova Ecologia<br />
nea dopo l’incidente di Seveso, quando da consigliera regionale<br />
riuscì a stare vicina alla gente, a parlare e spiegare<br />
cosa era accaduto.<br />
Un evento che, oltre a coincidere con la tua data di nascita,<br />
segnò un discrimine netto per l’ambientalismo.<br />
Laura Conti scrisse anche due libri su Seveso, dimostrando<br />
quanto sia importante informare e sensibilizzare. Infatti, il<br />
corso di giornalismo a lei intitolato è stato frequentato negli<br />
anni da centinaia di ragazzi, tra i quali io stesso, nel 2002.<br />
4
Primo passo di un percorso che un paio di anni fa mi ha<br />
portato alla direzione.<br />
Quindi da scienziati ambientalisti con la passione per il<br />
giornalismo a giornalisti con la passione per l’ambiente<br />
e la scienza.<br />
Credo che questo sia un po’ quello che è accaduto a tutto<br />
il giornalismo ambientale in questi 40 anni. Negli ultimi<br />
15, il turnover ha portato nelle testate ideate da quei precursori<br />
una generazione di giornalisti con la passione per<br />
l’ambiente. Tra questi, rimasto alla direzione de La Nuova<br />
Ecologia per una decina d’anni, anche Paolo Gentiloni, oggi<br />
commissario europeo per l'economia. Lavoriamo tutti a<br />
stretto contatto con i ricercatori scientifici, le università, gli<br />
istituti di ricerca pubblici, penso all’Istituto superiore per la<br />
protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Perché trattare<br />
l’ambiente significa trattare la complessità e, come giornalisti,<br />
rendere semplice la lettura di elementi e fenomeni<br />
complessi.<br />
Ma significa anche altro…<br />
Significa costruire le informazioni su fonti solide e verificate:<br />
è necessario e deontologicamente dovuto. Per questo, e<br />
anche per conferire al proprio lavoro maggiore sicurezza e<br />
padronanza, qualche competenza scientifica aiuta.<br />
La pubblicistica di questi 40 anni ha contribuito a far crescere<br />
l’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità?<br />
Secondo me sì. L’opera di informazione e di educazione<br />
ambientale, nata su alcune riviste o su giornali come il nostro,<br />
è senz’altro arrivata ai cittadini. Quello che ancora a<br />
volte difetta è la capacità di incidere sull’agenda politica.<br />
La vostra però è una testata di nicchia, un “verticale”<br />
come si dice in gergo: vi cerca chi coltiva già una personale<br />
passione per i temi trattati.<br />
È vero, in tanti sono mossi da una propria sensibilità, che<br />
aiutiamo a consolidare in coscienza e responsabilità civica.<br />
Però, soprattutto negli ultimi anni, abbiamo saputo uscire<br />
dalla nicchia, e i nostri media si sono aperti al digitale.<br />
Lanuovaecologia.it, nell’ottobre del 2002, è stato il primo<br />
quotidiano dedicato all’ambiente a sbarcare sul web. Alla<br />
fine, anche i media mainstream hanno finito con l’occuparsi<br />
sempre di più di questo argomento. Fino ad arrivare ai giorni<br />
nostri, quando la nascita addirittura di un ministero per la<br />
Transizione ecologica li ha costretti a farlo. E noi, nell’occasione,<br />
siamo stati tempestati di domande.<br />
Insomma, i temi legati all’ecologia sono diventati, o tornati,<br />
d’attualità, nonostante la pandemia monopolizzi ancora,<br />
e inevitabilmente, l’attenzione mediatica.<br />
Sì, ma ancora non abbastanza per l’importanza che hanno<br />
per il futuro nostro e delle nuove generazioni. Il bicchiere<br />
resta mezzo vuoto finché, ribadisco, non riusciamo a incidere<br />
più profondamente nell’agenda politica.<br />
Però il nuovo ministero che hai citato, e il cambio del<br />
nome per quello che oggi è il ministero delle Infrastrutture<br />
e della mobilità sostenibili, indicano un cambio di<br />
passo.<br />
Un’accelerazione lodevole. Sebbene sarebbe stato giusto<br />
e salvifico, anche per il pianeta, accelerare qualche anno<br />
fa, perché il tempo veramente stringe.<br />
Se il tempo stringe, vanno sfruttate le enormi potenzialità<br />
del digitale. Per smuovere la politica, che cerca il consenso<br />
rispondendo alle sollecitazioni dell’opinione pubblica<br />
e ai suoi bisogni reali o fittizi, occorre agire su quest’ultima.<br />
Voi come vi state muovendo?<br />
Intanto è bastato essere sul web per moltiplicare i contatti<br />
e, con una semplice ricerca su google, intercettare tanti<br />
lettori che altrimenti non avremmo mai raggiunto. Poi abbiamo<br />
frazionato la comunicazione su più canali, aperto<br />
una pagina facebook, twitter e instagram. E nel 2020 un<br />
canale podcast dove riversiamo soprattutto i contenuti<br />
della nostra sezione Gaia, quelli un po’ più scientifici, sul<br />
mondo animale e sugli ecosistemi, tradotti in un linguaggio<br />
semplice. E poi negli anni abbiamo dedicato tanto impegno<br />
alle dirette in streaming, oggi diventate una normalità.<br />
«In streaming prima di Beppe Grillo», scherzava un nostro<br />
ex direttore, dimostrando che a volte in piccole realtà si<br />
hanno intuizioni che anticipano veri e propri trend. Ecco, noi<br />
le facciamo da dieci anni, per illustrare i rapporti dell’associazione,<br />
lanciare ogni mese la rivista, presentare eventi<br />
sull’economia circolare, l’energia da fonti rinnovabili o l’efficientamento<br />
energetico. Dirette streaming che poi restano<br />
disponibili on demand.<br />
Tutto questo riesce a scuotere l’opinione pubblica? Oltre<br />
al medium valgono i contenuti.<br />
Ce ne sono tanti che incidono sulla vita quotidiana delle<br />
persone e mostrando i vantaggi di alcuni comportamenti<br />
virtuosi sull’ambiente inducono i singoli consumatori a<br />
cambiare stili di vita. Ma il risultato più grande lo ottieni<br />
quando con le tue inchieste riesci a far cambiare le politiche<br />
e gli investimenti. Quando bonifichi, per esempio, i territori.<br />
E in Italia ce ne sono tantissimi da bonificare.<br />
Ecco, parliamo d’inchieste e approfondimenti, sale del<br />
giornalismo e pungolo forte anche per amministratori,<br />
locali e nazionali.<br />
5
MEDIALOGANDO<br />
Noi dedichiamo sempre tanto impegno alle inchieste,<br />
concentrandoci in particolare su quelle legate ai macroproblemi<br />
ambientali: le bonifiche, l’inquinamento, l’abusivismo<br />
edilizio, il dissesto idrogeologico. Da redattore<br />
ne ho fatte molte, con un’attenzione particolare, da tarantino,<br />
all’ex Ilva. Ecco, in Italia abbiamo tanti territori da<br />
bonificare, siti di interesse nazionale dove esistevano industrie<br />
pesanti, e il piano nazionale per sistemare questi<br />
siti va avanti, ma a rilento. Poi penso all’amianto.<br />
Altra questione delicatissima, che ha provocato ferite e<br />
lutti in molte famiglie.<br />
E continuerà a mietere vittime, soprattutto per mesotelioma<br />
pleurico. Oggi se ne calcolano seimila all’anno,<br />
ma il picco arriverà tra il 2025 e il 2030. Il 28 aprile è la<br />
giornata dedicata alle vittime dell’amianto. A più riprese<br />
La Nuova Ecologia ha denunciato i rischi e chiesto una<br />
bonifica di tutti quei manufatti che contengono ancora<br />
amianto in Italia.<br />
Poi citavi l’abusivismo.<br />
Sì, è un altro dei nostri temi forti. Perché è una piaga senza<br />
fine e non circoscritta solamente al Sud. Si fatica a fare<br />
prevenzione e persino a far rispettare la sentenza di un<br />
giudice che ordina un abbattimento. Non si capisce che la<br />
questione è strettamente connessa al dissesto idrogeologico,<br />
altro problema tipicamente italiano.<br />
Perché?<br />
Perché abbiamo reso ancora più fragile, costruendo<br />
abusivamente e in aree dove non si doveva costruire, un<br />
territorio dall’equilibrio già delicato per le sue particolari<br />
caratteristiche geomorfologiche. Il problema del dissesto<br />
idrogeologico merita, come per le bonifiche, un impegno<br />
costante in risorse finanziarie e umane. Sebbene<br />
negli ultimi anni qualcosa si sia mosso e alcune risorse<br />
siano state stanziate, sono ancora troppi i cittadini italiani<br />
che vivono in aree a rischio. E qui l’informazione può e<br />
deve fare di più.<br />
Come?<br />
Ti faccio un esempio. Nel novembre 2018 la cronaca ha<br />
raccontato il caso di un’intera famiglia, a Palermo, travolta<br />
dalla piena di un torrente mentre era a casa a festeggiare<br />
un compleanno. Siamo rimasti tutti, per più giorni,<br />
sconvolti per l’immane tragedia. Ma non si è trattato di<br />
una fatalità: il cancello di quella casetta si trovava sul letto<br />
di un torrente, che può essere in secca anche per 350<br />
giorni all’anno ma prima o poi si riempie d’acqua. Ecco, il<br />
giornalismo deve essere più costante nel denunciare gli<br />
scempi che portano i cittadini a vivere queste situazioni<br />
di pericolo.<br />
In sostanza, dici che troppo spesso è l’attualità a dare<br />
l’input a un approfondimento, del tutto estemporaneo,<br />
che dovrebbe invece essere più costante e incalzante,<br />
se davvero il giornalismo vuole essere il cane da guardia<br />
del potere, in tutte le sue declinazioni. Oggi il giornalismo,<br />
e non solo, si riempie la bocca di un termine di<br />
gran voga: la resilienza. Solo una moda? Aiutaci a capire.<br />
La resilienza è la capacità di sapersi adattare in maniera<br />
positiva a un evento, anche drammatico. Vale anche per<br />
le infrastrutture che, ad esempio, per rispondere bene ai<br />
terremoti devono essere capaci di assorbire il colpo, facendo<br />
degradare la sollecitazione meccanica nell’arco di<br />
spazio e tempo. Però sì, il concetto di resilienza è un po’<br />
abusato. A dover essere veramente resiliente è il territorio.<br />
Perché?<br />
Perché viene sempre di più sollecitato da eventi meteorologici<br />
estremi, che cambiano anche repentinamente. Si<br />
può passare nel giro di poco tempo dalla siccità all’eccesso<br />
di piogge. E più un territorio è cementificato, meno è<br />
“naturale” e meno resiste e si adatta a questi eventi.<br />
Quindi?<br />
Dobbiamo riappropriarci della sapienza che per secoli ha<br />
permesso all’uomo di gestire l’equilibrio tra la pietra, la<br />
terra, l’acqua, facendo nascere e preservando splendidi<br />
borghi in contesti naturali complessi, tra Alpi, Appennini<br />
e colline. Complice forse un’eccessiva fiducia negli strumenti<br />
del progresso tecnologico, questo equilibrio è diventato<br />
precario e l’uomo ha pensato addirittura di poterlo<br />
spezzare. Ma in realtà non ce lo possiamo permettere.<br />
Oggi ancor meno che 40 anni fa.<br />
E poi c’è il capitolo a noi caro della mobilità e la ventennale<br />
liaison tra FS Italiane e Legambiente con il Treno<br />
Verde.<br />
Il treno deve essere al centro della riorganizzazione degli<br />
spostamenti, soprattutto delle persone che per lavoro e<br />
studio si muovono ogni giorno verso le grandi aree urbane:<br />
i pendolari. La mobilità è strettamente legata alla<br />
qualità della vita e alla salute dei cittadini, ecco perché<br />
dobbiamo ridisegnare le città dando spazio a quella sostenibile.<br />
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SOMMARIO<br />
APRILE <strong>2021</strong><br />
IN COPERTINA<br />
VIAGGIO INTORNO<br />
ALLA TERRA<br />
12<br />
RAILWAY HEART<br />
16<br />
MONDO FS<br />
20<br />
L’ITALIA CHE FA IMPRESA<br />
28<br />
GUSTA & DEGUSTA<br />
30<br />
WHAT’S UP<br />
32<br />
74<br />
35<br />
UN TRENO DI LIBRI<br />
Invito alla lettura di Alberto Brandani,<br />
che questo mese propone ai lettori<br />
della Freccia il nuovo romanzo di Marco<br />
Balzano, Quando tornerò<br />
46<br />
UN PIANETA DA SALVARE<br />
Il 22 aprile si celebra la 51esima Giornata<br />
mondiale della Terra. Una maratona<br />
online che coinvolge<br />
oltre un miliardo di persone<br />
70<br />
FIUMI DI PEDALATE<br />
Dalla Dora Baltea all’Isonzo, itinerari<br />
green da raggiungere in treno e<br />
percorrere in bicicletta seguendo il<br />
rumore dell’acqua<br />
102<br />
70 110<br />
42<br />
UN VULCANO DI SCIENZA<br />
49<br />
STOP GLOBAL WARMING<br />
52<br />
IL SUONO DELL’OCEANO<br />
54<br />
NEL SEGNO DELL’ACQUA<br />
56<br />
ECOLOGIA DIVINA<br />
62<br />
SFIDE ESTREME<br />
66<br />
SOSTENIBILE CON STILE<br />
68<br />
IL BELLO DELLA NATURA<br />
74<br />
CITTÀ DA CAMMINARE<br />
78<br />
INEDITA USSITA<br />
82<br />
LA VIA DEL CIOCCOLATO<br />
86<br />
CILENTO INCANTATO<br />
90<br />
IL GREEN SI FA LOCALE<br />
93<br />
UN CAPOLAVORO DI BOTTE<br />
96<br />
IN MEMORIA DEL 25 APRILE<br />
102<br />
TRAIETTORIE LIQUIDE<br />
108<br />
ABBRACCIARE LA NATURA<br />
114<br />
OCCHI SU ROMA<br />
116<br />
LE RADICI DEL PASSATO<br />
128<br />
PRIMA DI SCENDERE<br />
LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO<br />
119<br />
SCOPRI TRA LE PAGINE LE PROMOZIONI E LA FLOTTA DELLE FRECCE<br />
i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE<br />
8
Tra le firme del mese<br />
CESARE BIASINI SELVAGGI<br />
Critico d’arte, curatore e saggista.<br />
Da marzo 2017, direttore editoriale<br />
di Exibart.com ed Exibart on paper.<br />
È anche co-direttore del festival<br />
Art+b=love (?) di Ancona<br />
GIANNA BOZZALI<br />
Giornalista enogastronomica, redattrice di<br />
VdGmagazine.it ed esperta di food & restaurant<br />
marketing. Insegna comunicazione alla Nosco<br />
Academy di Ragusa ed è docente nei corsi<br />
Onav. Collabora come food shopper con alcune<br />
agenzie di viaggio<br />
I numeri<br />
di questo numero<br />
21<br />
le postazioni per i pazienti<br />
sul treno sanitario<br />
di FS Italiane<br />
[pag. 17]<br />
27<br />
le bottiglie di plastica<br />
necessarie per realizzare<br />
una felpa in pile<br />
[pag. 20]<br />
80<br />
i giorni che il velista<br />
Giancarlo Pedote ha<br />
trascorso da solo in mezzo<br />
all’oceano<br />
[pag. 64]<br />
Read also<br />
FSNews.it, la testata online del Gruppo<br />
FS Italiane, pubblica ogni giorno<br />
notizie, approfondimenti e interviste,<br />
accompagnati da podcast, video<br />
e immagini, per seguire l’attualità e<br />
raccontare al meglio il quotidiano. Con uno<br />
sguardo particolare ai temi della mobilità,<br />
della sostenibilità e dell’innovazione nel<br />
settore dei trasporti e del turismo quali<br />
linee guida nelle scelte strategiche di un<br />
grande Gruppo industriale<br />
MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI<br />
DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE<br />
ANNO XIII - NUMERO 4 - APRILE <strong>2021</strong><br />
REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA<br />
N° 284/97 DEL 16/5/1997<br />
CHIUSO IN REDAZIONE IL 24/3/<strong>2021</strong><br />
Foto e illustrazioni<br />
Archivio Fotografico FS Italiane<br />
FS Italiane | PHOTO<br />
Adobestock<br />
Copertina: © rosewind\Adobestock<br />
Tutti i diritti riservati<br />
Se non diversamente indicato, nessuna parte della<br />
rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa<br />
senza il consenso espresso dell’editore<br />
Direttore Responsabile<br />
Responsabile Editoria<br />
Caporedattrice<br />
Coordinamento Editoriale<br />
Caposervizio<br />
In redazione<br />
Segreteria di redazione<br />
Coordinamento creativo<br />
Ricerca immagini e photo editing<br />
Hanno collaborato<br />
a questo numero<br />
PER CHI AMA VIAGGIARE<br />
ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA<br />
SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE<br />
LICENZA CREATIVE COMMONS<br />
BY-NC-ND 3.0 IT<br />
Info su<br />
creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.it<br />
EDITORE<br />
Direzione Centrale Comunicazione Esterna<br />
Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma<br />
fsitaliane.it<br />
Contatti di redazione<br />
Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it<br />
Marco Mancini<br />
Davide Falcetelli<br />
Michela Gentili<br />
Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico,<br />
Francesca Ventre<br />
Silvia Del Vecchio<br />
Gaspare Baglio<br />
Francesca Ventre<br />
Giovanna Di Napoli<br />
Michele Pittalis, Claudio Romussi<br />
Serena Berardi, Cesare Biasini Selvaggi,<br />
Valerio Birindelli, Alberto Brandani,<br />
Gianna Bozzali, Francesco Bovio, Peppone<br />
Calabrese, Viola Chandra, Claudia Cichetti,<br />
Fondazione FS Italiane, Alessio Giobbi,<br />
Valentina Lo Surdo, Flaminia Marinaro, Luca<br />
Mattei, Enrico Procentese, Andrea Radic,<br />
Elisabetta Reale, Gabriele Romani, Flavio<br />
Scheggi, Filippo Teramo, Mario Tozzi<br />
REALIZZAZIONE E STAMPA<br />
VALENTINA LO SURDO<br />
Conduttrice radiotelevisiva Rai,<br />
pianista classica con anima rock, presentatrice,<br />
speaker, attrice. Trainer di comunicazione, da 20<br />
anni è reporter di viaggi all’ascolto del mondo.<br />
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Ovunque ci sia da mettersi in cammino<br />
Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE)<br />
Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com<br />
Coordinamento Tecnico Antonio Nappa<br />
PROGETTO CREATIVO<br />
Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello,<br />
Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli<br />
PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA<br />
advertisinglafreccia@fsitaliane.it | 06 4410 4428<br />
FLAMINIA MARINARO<br />
Giornalista e conduttrice radiofonica. Scrive<br />
su diverse testate, tra cui Il Foglio e L’Osservatore<br />
Romano, di costume, attualità, cinema e<br />
letteratura. È l’ideatrice di @scrittorinsalotto,<br />
piattaforma editoriale in cui si alternano le<br />
penne più brillanti d’Italia<br />
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La carta di questa rivista proviene<br />
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On Web<br />
La Freccia si può<br />
sfogliare su fsnews.it<br />
e su ISSUU<br />
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FRECCIA COVER<br />
Mario De Biasi, Messico (1968)<br />
LO STUPORE ALL’IMPROVVISO<br />
di Sandra Gesualdi<br />
sandragesu<br />
Si è spinto in ogni dove per raccontare il mondo. Con<br />
la curiosità del fotografo, il realismo del reporter e la<br />
poesia di chi crede che «dovunque s’incontra la vita, s’incontra<br />
la bellezza». A Mario De Biasi, tra i grandi della<br />
fotografia italiana, la Casa dei Tre Oci di Venezia dedica<br />
un’approfondita monografica aperta fino al 31 agosto e<br />
curata da Enrica Viganò in collaborazione con l’archivio<br />
intitolato all’artista.<br />
Mario De Biasi. Fotografie 1947-2003 è una carrellata di<br />
oltre 200 scatti, molti dei quali inediti, che ripercorre<br />
l’intera produzione del fotoreporter, dagli inizi della sua<br />
collaborazione con la rivista Epoca fino agli ultimi lavori.<br />
Dieci sezioni suddivise per temi raccolgono tutte le declinazioni<br />
presenti nello sguardo del maestro milanese.<br />
Da corrispondente estero della storica rivista documenta<br />
i grandi eventi del secolo breve come la rivolta popolare<br />
ungherese e la repressione sovietica degli anni<br />
‘50. E poi ci sono gli scatti nei paesi esotici, i ritratti ai<br />
personaggi famosi o ai volti della gente comune incontrata<br />
per strada, le scene di vita quotidiana e le immagini<br />
che attestano il suo amore per la natura e i suoi fenomeni.<br />
Dalle celebrità immortalate alle eruzioni dell’Etna,<br />
fino agli orizzonti di ogni continente, quella di De Biasi è<br />
stata una ricerca continua della bellezza, perché – ne era<br />
convinto – «basta guardarsi attorno per vederla: anche<br />
in una foglia, in un sasso, in un balcone fiorito. Anche nei<br />
riflessi in una pozzanghera».<br />
treoci.org<br />
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RAILWAY heART<br />
PHOTOSTORIES<br />
PEOPLE<br />
In viaggio con Carletto<br />
© Bruna Marsili<br />
bruna_whi_is<br />
IN VIAGGIO<br />
Treno merci verso Firenze<br />
© Frank Andiver<br />
frankandiverfoto<br />
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LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE<br />
DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN<br />
CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME<br />
a cura di Enrico Procentese<br />
enricoprocentese<br />
Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it.<br />
L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate<br />
(Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà<br />
del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti<br />
tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri<br />
della rubrica. Railway heArt un progetto di Digital Communication, Direzione<br />
Centrale Comunicazione Esterna, FS Italiane.<br />
LUOGHI<br />
Stazione Napoli Afragola<br />
© Giovanni De Angelis<br />
giovannideangelis<br />
AT WORK<br />
Asia, addetta customer service<br />
a Milano Centrale<br />
© Asia D.<br />
asia.dvt<br />
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RAILWAY heART<br />
A TU PER TU<br />
a cura di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it<br />
Patrizia, 41 anni, lavora nella Divisione Passeggeri<br />
Regionale di Trenitalia in Sicilia, ma ha anche esperienza<br />
come tutor per la formazione tecnico-professionale<br />
dei capitreno.<br />
Quando è cominciata la tua carriera nel Gruppo FS?<br />
Sono entrata in azienda nel 2002 e il mio percorso si è subito<br />
proiettato verso incarichi che coinvolgevano il personale in<br />
viaggio, dalle attività di capotreno all’assistenza a bordo. Nel<br />
corso della mia carriera, sempre in Trenitalia, ho ricoperto<br />
anche incarichi di assistenza commerciale a terra. Poi, circa<br />
quattro anni fa, mi sono specializzata nella formazione dei<br />
colleghi capitreno, assumendo il ruolo di tutor e coronando<br />
il mio sogno lavorativo.<br />
Come hai ottenuto questo ruolo?<br />
Attraverso un percorso di studi che prevede una selezione<br />
e un esame finale per diventare istruttore. Oltre a occuparmi<br />
di formazione, insieme al team con cui lavoro gestisco la<br />
valutazione periodica delle competenze per il personale in<br />
servizio sui treni Regionali e Intercity della Sicilia. Seguo i<br />
nuovi assunti nella preparazione iniziale e i colleghi con più<br />
esperienza per i corsi di aggiornamento, spesso di natura<br />
normativa e commerciale. Ho fatto tesoro delle precedenti<br />
esperienze a bordo per trasmettere in maniera ottimale tutti<br />
gli insegnamenti utili a chi vuole diventare capotreno.<br />
Come si svolge il tuo lavoro?<br />
L’aumento dei nuovi assunti ha intensificato le attività. Ultimamente<br />
ho seguito un gruppo di colleghi coinvolti in un<br />
corso di formazione a Messina, dove si trova la mia base<br />
operativa, ma mi muovo spesso tra più sedi. Far crescere e<br />
seguire le risorse, che è il principale compito del tutor, richiede<br />
capacità di interazione continua: bisogna far conoscere i<br />
meccanismi e i regolamenti che governano la circolazione<br />
ferroviaria, ma anche aiutare a comprendere le esigenze dei<br />
viaggiatori per poterle soddisfare al meglio.<br />
Il primo suggerimento che daresti a un nuovo capotreno?<br />
Prendere consapevolezza di appartenere a una solida realtà<br />
aziendale in cui si può contare sulla squadra in qualunque<br />
situazione, ordinaria e straordinaria, in aula come sul campo.<br />
Il sostegno del team è sicuramente un punto di forza per<br />
chi inizia a percorrere questo itinerario formativo e professionale,<br />
dove il tutor diventa giorno dopo giorno una figura<br />
di riferimento.<br />
Cosa ti piace del tuo lavoro?<br />
Le relazioni che si creano con ogni componente del gruppo,<br />
dal neoassunto al dirigente, e con le strutture interne con<br />
cui ci rapportiamo per muovere questa complessa macchina<br />
organizzativa. Un processo che stimola la necessità di<br />
confrontarsi su ogni passaggio decisionale e ha contribuito<br />
a rafforzare il mio senso di appartenenza a questa grande<br />
famiglia.<br />
14
LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE,<br />
VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE<br />
Francesco Conte, 39 anni, videomaker e giornalista<br />
freelance, è tra i fondatori di Termini TV, canale online<br />
dedicato al mondo degli scali ferroviari. E ha una<br />
passione antica per tutto ciò che ruota attorno alle stazioni.<br />
Da cosa nasce questo interesse?<br />
Da sempre sono state la vera meta dei miei viaggi, in Italia e<br />
all’estero. Sono una bussola con cui orientarsi, il termometro<br />
di un centro urbano, l’opposto di semplici aree di passaggio,<br />
perché attraggono, affascinano, ti trattengono e, quando<br />
vuoi, ti lasciano andare. Nei miei ricordi di bambino occupa<br />
un posto particolare quella di Ancona, la prima finestra sul<br />
mondo nella città dove sono cresciuto.<br />
Che cosa rappresentano per la comunità?<br />
Sono punti di osservazione privilegiati per cogliere le tendenze<br />
della società e i cambiamenti delle abitudini, messe<br />
a dura prova da un anno di pandemia. Ciononostante, le stazioni<br />
rimangono poli attrattivi d’incontro in continuo fermento.<br />
Non sono, quindi, “non luoghi” destinati a svanire, come<br />
spesso vengono definite, ma “iper-luoghi” che, a differenza<br />
degli aeroporti, rappresentano il cuore pulsante della vita<br />
urbana ed extraurbana.<br />
Raccontaci qualcosa in più sulla tua professione.<br />
Lavoro come producer nello studio romano di una tv pubblica<br />
tedesca. Dal 2015 seguo il progetto Termini TV, canale<br />
online e laboratorio multimediale focalizzato su storie di<br />
viaggio e migrazione che gravitano attorno alle stazioni e al<br />
loro interno, con un occhio di riguardo al principale scalo ferroviario<br />
italiano. Cerchiamo di raccontare l’unicità e le esperienze<br />
delle persone con lo strumento della web tv senza<br />
ricorrere a stereotipi, classificazioni o categorie di alcun tipo,<br />
ma cavalcando l’autenticità dei protagonisti.<br />
Un ingrediente di Termini TV?<br />
Per noi è indispensabile raccontare gli scali ferroviari e le<br />
loro evoluzioni attraverso le voci e i volti delle persone anziane.<br />
Come quando, agli inizi della nostra esperienza, un ex<br />
facchino degli anni ‘70 ci descrisse il suo incontro con Totò<br />
a Roma Termini. Vogliamo documentare i cambiamenti delle<br />
città anche attraverso questo tipo di testimonianze.<br />
Come immagini le stazioni del futuro?<br />
Stanno diventando sempre di più anelli di congiunzione tra<br />
la mobilità e le esigenze della collettività, veri e propri hub<br />
dove si incontrano diverse modalità di trasporto in una logica<br />
di integrazione e sostenibilità. Quando sarà di nuovo possibile,<br />
vorrei che si tornasse a investire sulle stazioni italiane<br />
per trasformarle in veri e propri centri di aggregazione culturale.<br />
Dovrebbero diventare contenitori di iniziative capaci<br />
di contribuire in modo positivo al tessuto sociale e urbano<br />
delle aree circostanti, valorizzandole e tutelandone il patrimonio<br />
storico, architettonico e artistico.<br />
termini.tv<br />
15
MONDO FS<br />
INSIEME PER LA RIPARTENZA<br />
Il treno sanitario di FS Italiane<br />
UN TRENO<br />
SANITARIO PER<br />
LA CURA E IL<br />
TRASPORTO DEI<br />
PAZIENTI E UN HUB<br />
DEDICATO ALLE<br />
VACCINAZIONI<br />
NELLA STAZIONE<br />
DI ROMA TERMINI.<br />
L’IMPEGNO DI<br />
FS ITALIANE PER<br />
CONTRASTARE IL<br />
COVID-19<br />
di Francesco Bovio<br />
Foto FS Italiane<br />
Un treno sanitario, primo<br />
convoglio in Europa per<br />
il trasporto e la cura dei<br />
malati in Italia e all’estero, e un hub<br />
nella stazione di Roma Termini dove<br />
poter somministrare ogni giorno<br />
fino a 1.500 dosi di vaccino contro<br />
il Covid-19. Questa la doppia iniziativa,<br />
presentata l’8 marzo dall’amministratore<br />
delegato Gianfranco<br />
Battisti, con cui FS Italiane vuole far<br />
fronte alla pandemia. Un piano per<br />
la ripartenza del Paese che prevede<br />
anche di mettere a disposizione<br />
della Croce rossa italiana diversi<br />
spazi nei principali scali ferroviari<br />
dove allestire tensostrutture per le<br />
attività di screening alla popolazione.<br />
Tra questi ci sono Roma Termini,<br />
Bari Centrale, Bologna Centrale, Ca-<br />
gliari, Firenze Santa Maria Novella,<br />
Milano Centrale, Napoli Centrale,<br />
Palermo Centrale, Reggio Calabria<br />
Centrale, Torino Porta Nuova e Venezia<br />
Mestre. A pieno regime, l’iniziativa<br />
consentirà di effettuare fino<br />
a 540mila test antigenici gratuiti in<br />
sei mesi su tutto il territorio nazionale.<br />
UN OSPEDALE MOBILE<br />
Realizzato a Voghera (PV), nelle<br />
Officine manutenzione ciclica di<br />
Trenitalia, in collaborazione con il<br />
dipartimento della Protezione civile<br />
e l’Agenzia regionale emergenza<br />
urgenza (Areu), il treno sanitario<br />
può trasportare i pazienti verso altre<br />
zone d’Italia o all’estero per alleggerire<br />
la pressione sulle strutture<br />
ospedaliere. Ma rappresenta anche<br />
16
un’integrazione al servizio sanitario<br />
territoriale per la gestione delle<br />
emergenze, in caso di utilizzo come<br />
Posto medico avanzato.<br />
Progettato per offrire un livello di<br />
assistenza che arriva fino alla terapia<br />
intensiva, il convoglio medico<br />
comprende due locomotive per velocizzare<br />
le fasi di avvio e otto carrozze.<br />
Tre di queste sono attrezzate<br />
per accogliere i pazienti e prevedono<br />
in tutto 21 postazioni equipaggiate<br />
con altrettanti ventilatori polmonari<br />
e sofisticate strumentazioni<br />
mediche tra cui un ecografo, due<br />
emogasanalizzatori e 21 fra monitor,<br />
aspiratori e altre attrezzature. I<br />
convogli sono gestisti da personale<br />
sanitario specializzato, addetti tecnico-logistici<br />
e di direzione per un<br />
massimo di 45 operatori. Altre due<br />
carrozze sono necessarie per il funzionamento<br />
delle apparecchiature<br />
medicali e, in particolare, per ospitare<br />
i gruppi elettrogeni capaci di<br />
alimentare in modo indipendente<br />
gli strumenti in dotazione. Quelle<br />
che rimangono sono a disposizione<br />
per il riposo del personale, il coordinamento<br />
tecnico-sanitario e il<br />
magazzino per il trasporto dei farmaci.<br />
Insomma, un vero e proprio<br />
ospedale su rotaia sempre pronto a<br />
intervenire.<br />
HUB FERROVIARIO PER I VACCINI<br />
Ventuno postazioni, due dedicate<br />
Una delle 21 postazioni equipaggiate per i pazienti all’interno del treno sanitario<br />
alle persone con disabilità, sono disponibili<br />
anche nel primo hub ferro-<br />
acqua, elettricità e pulizie, per un’in-<br />
compresi servizi igienici, fornitura di<br />
viario per i vaccini contro il Covid-19 stallazione in tempi record. A pieno<br />
allestito a Roma Termini. Quasi duemila<br />
metri quadrati nel parcheggio circa 1.500 vaccinazioni al giorno.<br />
regime qui si prevede di effettuare<br />
in piazza dei Cinquecento ospitano Infine, sempre nell’ottica del rilancio,<br />
il Gruppo sta attivando una<br />
tre giganti tende mobili della Croce<br />
rossa italiana destinate alle operazioni<br />
di accettazione, anamnesi, dono un test per personale e pas-<br />
serie di treni Covid-free che preve-<br />
vaccinazione e attesa post vaccino. seggeri prima di salire a bordo. Il<br />
Si aggiungono un presidio sanitario primo è partito ad aprile sulla tratta<br />
attivo e un’ambulanza sempre presentegamenti<br />
con le città d’arte, Firenze,<br />
Roma-Milano. Seguiranno i colle-<br />
FS Italiane ha messo a disposizione<br />
l’area, di proprietà di FS Sistemi ranno, in estate, le principali desti-<br />
Venezia e Napoli, a cui si aggiunge-<br />
Urbani, e con Grandi Stazioni Rail nazioni turistiche del Paese.<br />
ha fornito tutto il supporto logistico, fsitaliane.it<br />
L’hub vaccinale allestito alla stazione di Roma Termini<br />
17
MONDO FS<br />
RIPENSARE<br />
FUTURO<br />
IL<br />
DALLA PRODUZIONE DI MASCHERINE IN HOUSE AL SE<strong>LF</strong> CHECK-IN.<br />
COSÌ IL GRUPPO FS AFFRONTA LE COMPLESSITÀ DELLA PANDEMIA.<br />
NELL’OTTICA DI UNA MOBILITÀ SEMPRE PIÙ SOSTENIBILE<br />
di Valerio Birindelli<br />
Nel difficile contesto del<br />
2020, il Gruppo FS Italiane<br />
ha affrontato l’emergenza<br />
sanitaria cercando di dare tempestive<br />
garanzie di sicurezza al personale<br />
e ai viaggiatori, ma trovando anche il<br />
modo per avviare una riflessione strategica<br />
su una ripartenza solida e sostenibile.<br />
Oltre al potenziamento degli interventi<br />
di igienizzazione e sanificazione dei<br />
mezzi, delle stazioni e degli ambienti,<br />
sui quali Trenitalia ha ottenuto la Biosafety<br />
Trust Certification, sono state<br />
diverse le misure intraprese per continuare<br />
a garantire la mobilità in sicurezza<br />
di persone e merci.<br />
Con l’avvio della seconda fase dell’emergenza<br />
sanitaria, i passeggeri dei<br />
Frecciarossa e Frecciargento sono<br />
stati accolti con un safety kit gratuito<br />
composto da mascherina, gel igienizzante<br />
per mani, guanti in lattice,<br />
poggiatesta monouso e una lattina<br />
d’acqua. Mentre sulla nuova app di<br />
Trenitalia è stato lanciato il self checkin,<br />
capace di facilitare il sistema di<br />
controlleria e il counter digitale, sperimentato<br />
sui treni regionali, che usa<br />
un sistema a tre colori per consentire<br />
ai viaggiatori di conoscere in tempo<br />
reale il numero dei posti disponibili<br />
ed evitare così situazioni di sovraffollamento.<br />
Sin da marzo 2020, medici, infermieri<br />
e operatori sociosanitari reclutati dalla<br />
Protezione civile per l'emergenza,<br />
hanno viaggiato gratuitamente sui<br />
treni per raggiungere le aree colpite<br />
dall’epidemia. Mentre oltre cinque<br />
milioni di tonnellate di merci trasportate<br />
sui binari durante i mesi del lockdown<br />
– soprattutto alimentari, farmaci<br />
© FS Italiane | PHOTO<br />
La produzione di mascherine nello stabilimento Onae di RFI a Bologna<br />
e materiale medico sanitario – hanno Lise sono diventati sede di ospedale<br />
permesso il costante rifornimento di da campo. Mentre a Roma, presso<br />
beni su una catena logistica a limitato l’Help Center della Stazione Termini,<br />
rischio di contagio.<br />
i volontari dell’associazione Binario<br />
Inoltre, FS Italiane ha messo a disposizione<br />
e riadattato le proprie strut-<br />
Gallicano, hanno eseguito tamponi<br />
95, in collaborazione con l'Istituto San<br />
ture per far fronte all’emergenza e gratuiti per le persone senza dimora.<br />
contribuire alle necessità del Paese. Insomma, la discontinuità generata<br />
La riconversione dello stabilimento dall’emergenza sanitaria ha mostrato<br />
Onae di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) a la necessità di essere preparati alle<br />
Bologna, dove solitamente si costruivano<br />
apparecchiature elettriche, ha e di guardare al futuro è ben definita<br />
complessità. La volontà di ripartire<br />
consentito di produrre da luglio 2020 nella strategia del Gruppo FS Italiane,<br />
oltre 13 milioni di mascherine protettive<br />
destinate ai dipendenti del Gruppo lità multimodale, sostenibile e sicura,<br />
che continua a puntare su una mobi-<br />
ma anche ad altre realtà. A Cosenza che metta al centro i bisogni delle<br />
i diecimila metri quadrati del piazzale<br />
merci nello scalo ferroviario Vaglio<br />
persone e crei valore per il Paese.<br />
fsitaliane.it<br />
18
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA<br />
19
L’ITALIA che fa IMPRESA<br />
RIFIUTIZERO<br />
DARE NUOVA VITA AGLI IMBALLAGGI IN PLASTICA È LA MISSIONE<br />
DEL CONSORZIO COREPLA, CHE SI OCCUPA DI RACCOGLIERE,<br />
RICICLARE E RECUPERARE QUESTI MATERIALI. PER TRASFORMARE<br />
IN RISORSA GLI SCARTI INQUINANTI<br />
di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it<br />
«<br />
Con 67 bottiglie in PET si<br />
può realizzare l’imbottitura<br />
di un piumino matrimoniale,<br />
con 32 una giacca tecnica,<br />
con 27 una felpa in pile». Così Giorgio<br />
Quagliuolo, presidente del Consorzio<br />
nazionale per la raccolta, il riciclo e il<br />
recupero degli imballaggi in plastica<br />
(Corepla), prova a quantificare gli infiniti<br />
modi in cui è possibile riutilizzare<br />
questi materiali.<br />
Con più di 2.500 imprese associate<br />
nella filiera del packaging, dai produttori<br />
ai riciclatori, Corepla garantisce<br />
che gli imballaggi raccolti in modo<br />
differenziato siano recuperati e riciclati<br />
con efficienza, efficacia ed economicità.<br />
Riceve i rifiuti dai Comuni,<br />
20
Prodotti realizzati grazie al riciclo<br />
degli imballaggi in plastica<br />
«Corepla promuove<br />
nuove soluzioni aiutando<br />
chi progetta imballi a<br />
fare scelte sostenibili:<br />
più che di plastic free, ci<br />
piace parlare di plastic<br />
free nell’ambiente»<br />
riconoscendo loro un corrispettivo<br />
e assicura il corretto avvio del processo,<br />
facendosi carico dell’invio del<br />
materiale raccolto alle imprese che<br />
se ne occuperanno. Supporta inoltre<br />
le istituzioni, fornendo strumenti di informazione<br />
ed educazione ai cittadini<br />
per poter migliorare e massimizzare<br />
le possibilità di riciclo.<br />
«Nel 2019, dei 2.083.880 di tonnellate<br />
di imballaggi in plastica immessi sul<br />
mercato in Italia ne abbiamo recuperati<br />
ben 1.917.614, ovvero il 92%. Di<br />
questi, il 43% è stato avviato a riciclo<br />
e il 49% a recupero energetico, contro<br />
solo un 8% impossibile da riconvertire»,<br />
specifica Quagliuolo. Sono 7.345 i<br />
Comuni che hanno avviato il servizio<br />
di raccolta con Corepla, posizionando<br />
l’Italia tra i primi Paesi d’Europa nel riciclo<br />
degli imballaggi in plastica.<br />
Presidente, quali sono i vostri obiettivi?<br />
Mantenere i risultati raggiunti e massimizzare<br />
la valorizzazione dei rifiuti<br />
raccolti, evitando la dispersione degli<br />
imballaggi nell’ambiente. Proseguiremo<br />
poi a sensibilizzare tutti gli attori<br />
coinvolti nel processo e a sviluppare<br />
nuove tecnologie per vincere la sfida<br />
dell’economia circolare. In questo<br />
modo, nonostante le difficoltà legate<br />
alla carenza degli impianti italiani, potremo<br />
contribuire al raggiungimento<br />
degli obiettivi che l’Unione europea<br />
pone per il 2025.<br />
Il vero problema è la dispersione degli<br />
imballaggi nell’ambiente o il materiale<br />
di cui sono composti?<br />
È la loro non corretta gestione. Nessun<br />
tipo di imballaggio si degrada da<br />
solo: è indispensabile che tutti vengano<br />
avviati in impianti in grado di<br />
valorizzarli. Corepla promuove nuove<br />
soluzioni aiutando chi progetta imballaggi<br />
a compiere scelte sostenibili: più<br />
che di plastic free, ci piace parlare di<br />
plastic free nell’ambiente. La soluzio-<br />
21
L’ITALIA che fa IMPRESA<br />
Carte da gioco dal kit Riciclala<br />
Giorgio Quagliuolo<br />
ne è utilizzarli sempre correttamente,<br />
riducendoli e riutilizzandoli dove possibile<br />
e riciclandoli e recuperandoli<br />
quando arrivano a fine vita. È una questione<br />
di responsabilità individuale e<br />
collettiva, a tutti i livelli.<br />
Come lavora Corepla?<br />
Le imprese che producono e utilizzano<br />
imballaggi in plastica versano la<br />
propria quota di contributo ambientale<br />
attraverso il Consorzio nazionale<br />
imballaggi (Conai). La cifra è modulata<br />
in base alla quantità di materiale lavorato<br />
ma anche alla sua riciclabilità,<br />
nel rispetto del principio “chi inquina<br />
paga”. Grazie alla somma che riceviamo,<br />
garantiamo che gli imballaggi<br />
accumulati attraverso la raccolta<br />
differenziata siano appunto avviati al<br />
riciclo. Con il contributo fornito dalle<br />
aziende sosteniamo i Comuni o i delegati<br />
ai servizi di raccolta differenziata<br />
(come l’Ama a Roma) in base alla<br />
quantità e qualità della plastica che<br />
ci arriva, attivando un circolo virtuoso.<br />
Nel 2019 abbiamo riconosciuto ai Comuni<br />
circa 400 milioni di euro.<br />
La consapevolezza sul tema sta crescendo<br />
e, con essa, anche la raccolta<br />
differenziata. Ci fa qualche esempio<br />
di nuova vita per bottiglie, flaconi e<br />
bicchieri di plastica?<br />
Con 67 bottiglie in PET si realizza l’imbottitura<br />
di un piumino matrimoniale,<br />
con 32 una giacca tecnica, con 27 una<br />
felpa in pile, con 20 una coperta dello<br />
stesso materiale. Con mille bottiglie si<br />
può produrre addirittura un’intera cucina.<br />
Da 11 flaconi in polietilene ad alta<br />
densità (HDPE) nasce un annaffiatoio,<br />
da 24 bicchierini da caffè in polistirolo<br />
una ciotola per i nostri amici a quattro<br />
zampe e con sette portauova si può<br />
tenere accesa una lampadina da 60<br />
Watt per un’ora e mezza. Sono veramente<br />
tantissimi i modi in cui è possibile<br />
utilizzare la plastica riciclata.<br />
Corepla è presente anche sui social<br />
network e svolge un’intensa attività<br />
di comunicazione per educare i cittadini,<br />
soprattutto gli studenti, al corretto<br />
smaltimento dei rifiuti.<br />
Crediamo che informare sia fondamentale.<br />
Per le scuole primarie stiamo<br />
realizzando nuovi video online<br />
con pillole di magia sulla trasformazione<br />
della plastica e la versione digitale<br />
del kit Riciclala. Per le medie,<br />
invece, c’è Idea plastica: un fascicolo<br />
dedicato agli studenti, a cui è associata<br />
una guida per i docenti, con un<br />
racconto che ha come protagonista<br />
un detective alle prese con un’indagine<br />
sul ruolo delle materie plastiche<br />
nell’inquinamento del pianeta.<br />
Il mese scorso, inoltre, abbiamo lanciato<br />
Coreplay, una challenge su<br />
instagram per i ragazzi delle scuole<br />
superiori, che permetterà di verificare<br />
le conoscenze da loro acquisite<br />
dopo le lezioni svolte sulla<br />
base del materiale digitale messo a<br />
disposizione da Corepla. Il meccanismo<br />
premiante stimolerà la partecipazione<br />
e la viralità dei contributi.<br />
In più, dal 16 marzo partecipiamo a<br />
#NonCiFermaNessuno, un ciclo di<br />
dieci incontri in streaming con Luca<br />
Abete (inviato di Striscia la notizia, ndr)<br />
rivolto agli universitari.<br />
Davvero tantissime iniziative…<br />
Sì, siamo molto soddisfatti perché i<br />
ragazzi partecipano sempre con entusiasmo,<br />
fanno molte domande e<br />
22
diventano parte attiva nella raccolta<br />
domestica, controllando addirittura<br />
i genitori. Spieghiamo loro cose che<br />
non sanno, per esempio che non occorre<br />
separare il tappo dalla bottiglia<br />
di plastica perché i macchinari dividono<br />
i materiali in base alla tipologia di<br />
polimero. Anzi, consigliamo di non toglierlo<br />
per poter schiacciare meglio e<br />
ridurre il volume della bottiglia. Bisogna<br />
invece eliminare quelle etichette<br />
che ricoprono tutta la superficie dei<br />
flaconi, così da facilitare le operazioni<br />
di suddivisione degli imballaggi, e<br />
svuotare piatti e bicchieri di plastica<br />
dai residui di cibo, ma senza lavarli.<br />
Tutto il materiale raccolto, infatti, viene<br />
pulito da apposite macchine prima<br />
di essere avviato al riciclo. Un’altra<br />
iniziativa che mi piace ricordare è la<br />
Casetta rifugio realizzata da Corepla<br />
con i rifiuti raccolti nel fiume Po e trasformata<br />
in opera d’arte contemporanea<br />
dagli street artist Atomo e Teatro<br />
durante la Milano Design Week 2019.<br />
La Casetta è stata poi donata all’Oratorio<br />
dei Padri Sacramentini (Orpas) di<br />
Milano, centro di aggregazione e circolo<br />
polisportivo per circa 400 ragazzi<br />
e famiglie. Un altro bell’esempio di<br />
economia circolare.<br />
Corepla dà anche un contributo importante<br />
nella pulizia di mari e fiumi.<br />
Sì, a dicembre 2020 è partito Mare<br />
pulito, un progetto biennale promosso<br />
dal ministero dell’Ambiente – oggi<br />
ministero per la Transizione ecologica<br />
– per la raccolta dei rifiuti presenti<br />
lungo le coste italiane, in particolar<br />
modo nelle acque davanti alle foci dei<br />
fiumi e nelle aree marine protette, attraverso<br />
l’impiego di 19 unità costiere<br />
della flotta speciale antinquinamento<br />
guidata dal consorzio Castalia. I rifiuti<br />
galleggianti recuperati vengono poi<br />
stipati in cassoni nei porti coinvolti<br />
dall’operazione (Imperia, La Spezia,<br />
Castellammare di Stabia, Fiumicino,<br />
Piombino, Vasto, Porto Torres, Crotone,<br />
Gallipoli, Otranto, Vibo Valentia,<br />
San Benedetto del Tronto, Chioggia,<br />
Cagliari, Oristano, Termini Imerese,<br />
Marsala, Augusta, Pozzallo e Licata) e,<br />
una volta portati nei centri autorizzati<br />
per verificarne tipologia, composizione<br />
e stato di conservazione, si procede<br />
alla selezione degli imballaggi in<br />
plastica riciclabili.<br />
E i fiumi italiani come se la passano?<br />
Nel 2018 abbiamo installato barriere<br />
acchiappa-rifiuti in tre diverse zone<br />
lungo il Po. È andata bene, nel senso<br />
che a Pontelagoscuro (FE) sono stati<br />
raccolti soltanto 93 kg di plastica.<br />
Successivamente, invece, durante<br />
una sperimentazione di otto mesi promossa<br />
dalla Regione Lazio, sono stati<br />
trovati 2.300 kg di rifiuti, di cui il 35%<br />
composto da plastica, nel Tevere, un<br />
fiume meno in salute del Po.<br />
Con la Regione Lazio e la Regione<br />
Puglia, poi, abbiamo inaugurato l’iniziativa<br />
Fishing for litter, che prevede<br />
un accordo con i pescatori di Molfetta<br />
(BA), Fiumicino e Civitavecchia (RM)<br />
per la raccolta dei rifiuti sui fondali durante<br />
le battute di pesca a strascico.<br />
Le valutazioni sono in corso, la via intrapresa<br />
per pulire le acque marine e<br />
fluviali è quella giusta, ma siamo solo<br />
all’inizio.<br />
corepla.it<br />
Corepla<br />
Corepla_Riciclo<br />
corepla_consorzio<br />
Corepla Video<br />
La raccolta dei rifiuti sul fiume Po, in zona Sacca di Colorno (PR)<br />
23
L’ITALIA che fa IMPRESA<br />
GOCCIA A<br />
GOCCIA<br />
CON GLI IMPIANTI DI IRRIGAZIONE ANTI-SPRECO TARGATI<br />
IRRITEC, L’IMPRENDITRICE SICILIANA GIULIA GIUFFRÈ VINCE<br />
IL NOBEL ITALIANO PER LA SOSTENIBILITÀ<br />
di Elisabetta Reale<br />
«<br />
Essere donna in Sicilia è ancora<br />
una dura sfida quotidiana,<br />
soprattutto se si<br />
sceglie di fare la madre ma anche l’imprenditrice<br />
in un settore tipicamente<br />
maschile come quello agricolo». Una<br />
sfida che Giulia Giuffrè, sustainability<br />
ambassador e direttore marketing<br />
del Gruppo Irritec – azienda leader a<br />
livello internazionale negli impianti<br />
di irrigazione a goccia – affronta ogni<br />
giorno con passione, promuovendo<br />
progetti green e inclusivi. Un impegno<br />
che le è valso il riconoscimento di Sustainable<br />
Development Goals (SDG)<br />
Pioneer 2020 dal Global Compact<br />
Network Italy. Il premio è una sorta<br />
di Nobel italiano per la sostenibilità<br />
e rientra nella più ampia campagna<br />
di sensibilizzazione sull'importanza di<br />
raggiungere gli obiettivi Onu dell’Agenda<br />
2030.<br />
Come vincitrice del round nazionale,<br />
rappresenterà l’Italia nella competizione<br />
globale per il titolo di Global<br />
Compact Sdg Pioneer 2020, che si<br />
concluderà a luglio <strong>2021</strong>. Una bella<br />
occasione: è soddisfatta?<br />
Come imprenditrice, questo riconoscimento<br />
ha per me un significato<br />
prezioso e mi richiama a una grande<br />
responsabilità, nella speranza che<br />
la mia esperienza rappresenti uno<br />
stimolo per tutte le donne del sud e<br />
d’Italia. Averlo ottenuto in piena pandemia<br />
mi spinge a essere ancora più<br />
motivata nel mio impegno ambientale<br />
e sociale. Soprattutto perché è stata<br />
affermata l’importanza del nostro<br />
24
Giulia Giufffrè<br />
settore – l’irrigazione di precisione<br />
– per la salvaguardia del pianeta. Il<br />
raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda<br />
2030 fa parte della mission di<br />
Irritec e sono molto orgogliosa che<br />
sia stata premiata un’azienda siciliana,<br />
modello d’eccellenza a livello internazionale.<br />
Per noi la sostenibilità è<br />
un impegno costante. E non significa<br />
rinunciare al profitto ma applicare un<br />
modello di business responsabile legato<br />
al perseguimento dei parametri<br />
di sostenibilità, che si dimostrano un<br />
efficace strumento di competitività<br />
nel rispetto e nella tutela di ambiente<br />
e risorse.<br />
Come è nata l’azienda?<br />
La storia di Irritec comincia nel 1974<br />
a Capo d’Orlando (ME), quando mio<br />
nonno Rosario Giuffrè, insieme al fratello<br />
Cono e al figlio Carmelo, costituisce<br />
la società, inizialmente specializzata<br />
nella produzione di avvolgibili in<br />
PVC. Poi, grazie alla visione pionieristica<br />
di mio padre Carmelo, l’azienda<br />
sceglie di convertire la produzione<br />
per realizzare sistemi di irrigazione<br />
a goccia (microirrigazione) per favorire<br />
il risparmio idrico e promuovere<br />
un modello di agricoltura sostenibile.<br />
Una scelta vincente che, in breve<br />
tempo, ci ha portato a diventare leader<br />
a livello internazionale con 14 sedi<br />
produttive e commerciali, una rete<br />
globale di circa 15mila esperti e oltre<br />
800 collaboratori. L’impresa ha oggi<br />
sedi produttive e commerciali in Italia,<br />
Algeria, Brasile, Cile, Germania,<br />
Messico, Senegal, Spagna<br />
e Stati Uniti e si appresta<br />
a inaugurare una<br />
nuova sede in Perù<br />
e un hub logistico<br />
di 12mila m 2<br />
a Bologna. A<br />
marzo abbiamo<br />
inaugurato<br />
anche una<br />
filiale commerciale<br />
in<br />
Senegal. Così<br />
si interviene<br />
dove ce n’è più<br />
bisogno e si mette<br />
a disposizione<br />
dell’economia locale<br />
l’esperienza maturata negli<br />
anni.<br />
Essere donna ha rappresentato un<br />
ostacolo o un valore aggiunto?<br />
Nella filiera dell’agroalimentare<br />
un’impresa su tre è guidata da una<br />
donna e il 70% degli occupati del settore<br />
di sesso femminile. Sono numeri<br />
importanti che devono essere considerati<br />
uno stimolo, ma non un traguardo.<br />
Sento forte la responsabilità<br />
di contribuire a diffondere una cultura<br />
che promuova i diritti delle donne e<br />
contrasti stereotipi e discriminazioni<br />
di genere. Per questo, ho scelto di<br />
entrare a far parte dell’associazione<br />
nazionale Le donne dell’ortofrutta e<br />
diventare membro del direttivo siciliano<br />
della Confederazione italiana<br />
della piccola e media industria privata<br />
(Confapi) con delega alle Pari opportunità.<br />
Ho potuto così contribuire<br />
all’avvio del progetto 6come6, osservatorio<br />
digitale contro le violenze e le<br />
molestie sul luogo di lavoro che vuole<br />
incoraggiare le donne a denunciare<br />
ogni maltrattamento, promuovendo<br />
la diffusione di una cultura etica e inclusiva<br />
nelle aziende. Sono convinta<br />
che occorra un’attenzione maggiore<br />
su questi temi, per abbattere certi<br />
retaggi culturali che tendono ancora<br />
oggi a sminuire il ruolo e la professionalità<br />
delle donne.<br />
Sfide da vincere?<br />
Dal 1974 Irritec si impegna a semplificare<br />
la vita di chi cura le piante e lavora<br />
nei campi, anche in Paesi in via di<br />
sviluppo come l’Africa, dove l’agricoltura<br />
è uno dei settori con le maggiori<br />
potenzialità. La sfida è continuare così<br />
e garantire a tutti, non solo alle donne,<br />
di potersi esprimere al meglio.<br />
Tra le vostre attività, che ruolo ha la<br />
formazione?<br />
È un tassello importante: per diffondere<br />
la cultura dell’agricoltura<br />
sostenibile abbiamo creato Irritec<br />
Academy, che mira a promuovere il<br />
risparmio idrico attraverso convegni,<br />
seminari, corsi e incontri in collaborazione<br />
con enti, istituzioni, università,<br />
centri di ricerca e rivenditori in tutto il<br />
mondo. Inoltre, sosteniamo progetti di<br />
alternanza scuola-lavoro con le università<br />
e gli istituti tecnici per favorire<br />
l’ingresso dei giovani nel mercato del<br />
lavoro.<br />
irritec.it<br />
25
L’ITALIA che fa IMPRESA<br />
LA SOSTENIBILITÀ<br />
È UN GIOCO<br />
L’APP AWORLD PREMIA CHI SI IMPEGNA A RIDURRE IL PROPRIO<br />
IMPATTO AMBIENTALE. E VIENE SCELTA DALL’ONU PER SUPPORTARE<br />
LA CAMPAGNA ACTNOW CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO<br />
di Flavio Scheggi<br />
mescoupsdecoeur<br />
Nella vita ci sono momenti<br />
o eventi che possono<br />
cambiarne il corso e farti<br />
ripensare a quello che stai facendo. Ad<br />
Alessandro Armillotta, piemontese di<br />
34 anni, è successo quattro anni fa. «Lavoravo<br />
negli Stati Uniti per un’azienda<br />
di moda», racconta, «e un giorno sono<br />
andato a Guangzhou, in Cina, per visitare<br />
alcune fabbriche che producevano<br />
jeans e magliette. Ho visto persone<br />
in condizioni precarie, che faticavano<br />
dentro immobili fatiscenti per pochi<br />
dollari al giorno. Quando ho chiesto<br />
quale fosse il colore della nuova collezione,<br />
mi hanno risposto di guardare<br />
le sfumature del fiume dove finivano i<br />
prodotti di lavorazione delle industrie.<br />
In quel momento ho capito che quello<br />
che stavo facendo non rispecchiava il<br />
mio modo di essere».<br />
Così insieme a due amici, Marco Armellino<br />
e Alessandro Lancieri, dopo una<br />
serie di studi e tentativi non andati subito<br />
a buon fine, ha creato l’app AWorld,<br />
disponibile per iOS e Android. Uno strumento<br />
che punta a promuovere uno stile<br />
di vita sostenibile attraverso il gioco.<br />
In breve tempo, la start up fondata dai<br />
tre giovani è diventata una struttura con<br />
14 collaboratori e sedi a Torino e New<br />
York. E non è tutto: la loro applicazione<br />
è stata selezionata dall’Onu come dispositivo<br />
per supportare la campagna<br />
globale ActNow contro il cambiamento<br />
climatico. Oggi chi apre il sito delle<br />
Nazioni Unite la trova direttamente in<br />
homepage. Un grande successo per un<br />
giovane imprenditore con la passione<br />
dell’e-commerce partito dalla provincia<br />
di Vercelli.<br />
Alessandro, come sta la Terra?<br />
In molti pensano che il lockdown abbia<br />
dato una grande mano all’ambiente, ma<br />
in realtà il pianeta non sta bene. Abbiamo<br />
perso il 40% della biodiversità negli<br />
ultimi 20 anni e si stima che nel 2050 il<br />
mondo sarà abitato da nove miliardi di<br />
persone. Malgrado nascano nuove idee<br />
per affrontare queste sfide, c’è ancora<br />
tanto da fare.<br />
La tecnologia può aiutarci?<br />
Sicuramente, ma la cosa più importante<br />
è la consapevolezza. Dobbiamo ricordarci<br />
sempre che ci troviamo in mezzo<br />
a una crisi climatica indotta dall’uomo:<br />
sono state le nostre azioni, nel tempo,<br />
ad aver creato danni enormi.<br />
Com’è nata l’idea dell’app?<br />
Volevamo sensibilizzare le persone<br />
sul tema della sostenibilità mostrando<br />
l’impatto di ogni singola azione. Chi<br />
compra una maglietta a Milano non sa<br />
che è stata prodotta dall’altra parte del<br />
mondo, da un individuo pagato pochi<br />
dollari al giorno che vive in un contesto<br />
precario.<br />
Perché il nome AWorld?<br />
Noi viviamo nel mondo A, l’unico che<br />
Da sinistra, Alessandro Armillotta, Marco Armellino e Alessandro Lancieri, fondatori di AWorld<br />
26
abbiamo a disposizione perché non<br />
esiste un pianeta B. Vogliamo bene a<br />
questa Terra e dobbiamo preservarla.<br />
Come funziona?<br />
È come un “Frankenstein” che unisce<br />
tecniche di vendita cinesi e conoscenza<br />
delle Nazioni Unite con un’anima italiana.<br />
Ci siamo mossi con l’obiettivo di creare<br />
una maggiore consapevolezza utilizzando<br />
il sistema del gioco a punti, come abbiamo<br />
imparato in Cina. Più azioni compi<br />
e più ottieni punti che si tradurranno in<br />
buone pratiche per la Terra.<br />
Spiegaci meglio…<br />
AWorld sfida la community a entrare in<br />
azione per raggiungere alcuni obiettivi,<br />
per esempio risparmiare in due mesi<br />
200 tonnellate di CO 2<br />
. Per ogni target<br />
raggiunto un partner mette in palio un<br />
premio destinato alla Terra, come la<br />
piantumazione di alberi, l’acquisto di un<br />
pozzo o di boe che raccolgono la plastica<br />
in mare.<br />
Peccato che una vita sostenibile sia<br />
spesso vista come una vita di rinunce.<br />
È vero. Vogliamo far capire che basta<br />
veramente poco per generare un impatto<br />
positivo. Una doccia che dura cinque<br />
minuti anziché dieci fa risparmiare<br />
47 litri d’acqua. Non bisogna per forza<br />
smettere di mangiare carne, ma provare<br />
a fare un pasto vegetariano una volta<br />
a settimana. Il punto vincente sono le<br />
piccole azioni compiute dalla collettività.<br />
Anche nei trasporti dobbiamo fare<br />
scelte green.<br />
Tra le buone azioni c’è quella di prendere<br />
il treno e non l’aereo. Per noi il viaggio<br />
Milano-Roma si fa solo così, è diventato<br />
uno stile di vita. Il treno è il trasporto del<br />
futuro, magari da affiancare a un veicolo<br />
elettrico o un monopattino per raggiungere<br />
la stazione da casa e viceversa.<br />
Aziende e governi stanno facendo abbastanza?<br />
Sono convinto che questa sensibilizzazione<br />
parta dal basso per andare verso<br />
l’alto. Molte persone, soprattutto i giovani,<br />
nelle loro azioni quotidiane sono<br />
molto attente al risvolto ambientale.<br />
Un libro che ti ha ispirato?<br />
La nazione delle piante di Stefano Mancuso,<br />
pubblicato da Laterza. Mi ha fatto<br />
capire l’importanza di alberi, erba e foglie<br />
e la loro trasformazione avvenuta in<br />
milioni di anni. Ho scoperto che il nostro<br />
pianeta è in vita grazie a pochi elementi<br />
fondamentali: il sole e le piante che<br />
ogni giorno fanno il miracolo di trasformare<br />
l’anidride carbonica in ossigeno.<br />
Come vedi il futuro?<br />
Viviamo in un mondo dove un albero,<br />
dal punto di vista finanziario, vale più<br />
da morto che da vivo. Lo stesso accade<br />
per un elefante: sono più preziose<br />
le sue zanne che la sua salute. Fino a<br />
quando l’economia ragionerà così e<br />
non ci saranno regole precise per la<br />
salvaguardia del pianeta, lasceremo un<br />
mondo peggiore alle prossime generazioni.<br />
aworld.org<br />
aworld.actnow<br />
27
GUSTA & DEGUSTA<br />
di Andrea Radic Andrea_Radic andrearadic2019<br />
ANTONIO CHIODI LATINI<br />
UN CUOCO CHE PARTE DALLA TERRA<br />
Antonio Chiodi Latini<br />
sione siano in grado di generare gusto e soddisfazione. Come<br />
in Dedicato A. Parmantier: piatto di patate e intingoli vari dove<br />
Antonio gioca con le mani “sanificate” dal rosmarino affinché il<br />
profumo della pianta aromatica resti sulle dita e accompagni<br />
il boccone, o in Ère Noir, sublimazione della cipolla, massima<br />
esasperazione della terra.<br />
antoniochiodilatini.com<br />
ALESSANDRO ROSSI<br />
ELEGANZA DI UNA CUCINA CHE SCEGLIE L’AMBIENTE<br />
«<br />
Sono cresciuto sul confine tra Umbria e Toscana,<br />
in una famiglia dove l’orto era la principale fonte<br />
di cibo. Arrivato a Marina di Grosseto, quella<br />
realtà mi è mancata». C’è un profondo rispetto per la natura<br />
e per la terra alla base del talento del giovane chef Alessandro<br />
Rossi, confermato dalla stella Michelin assegnata<br />
Alessandro Rossi<br />
Dopo 50 anni di onorato mestiere di cuoco secondo<br />
i dettami degli chef francesi Georges Auguste<br />
Escoffier e Marie Antoine Carême, Antonio Chiodi<br />
Latini ha ribaltato il paradigma. Lasciata la cucina onnivora,<br />
ha tratto nuova ispirazione dal nutrizionista statunitense Colin<br />
Campbell e il suo libro The China Study e dalla Trilogia del<br />
teosofo Rudolf Steiner, fino alle teorie sul biologico e la permacultura<br />
del divulgatore scientifico Dario Bressanini. Tecnica,<br />
scienza e passione per trasformare i prodotti della terra in<br />
piatti di alta cucina, rendendo una patata o una cipolla protagoniste<br />
del fine dining.<br />
«Non ritengo la mia cucina vegana ma olistica, tradizionale:<br />
parte dalla terra, forma più sincera del gusto primordiale, per<br />
raccontare storie e cambiamenti climatici. Un piatto è uno<br />
scopo, un coinvolgimento, una teatralità. Molti segnali mi<br />
spingevano verso questo cambiamento, mi ritengo fortunato<br />
ad averli colti», spiega Chiodi Latini guardando avanti. «Gli alimenti<br />
non avranno più una componente animale e si partirà<br />
dal seme per giungere al piatto, spettacolarizzazione del prodotto<br />
vegetale, frutto di profonde conoscenze agronomiche».<br />
Per vivere la piacevolezza della sua cucina, occorrono un treno<br />
per Torino e la voglia di scoprire quanto la tecnica e la paspochi<br />
mesi fa. Sull’acqua del porticciolo turistico si affacciano<br />
i tavoli del Gabbiano 3.0, ma è a pochi chilometri nell’immediato<br />
entroterra maremmano che Rossi ha proseguito il<br />
sogno interrotto. «Un appezzamento di terra dal quale trarre<br />
prodotti e idee per declinare al meglio il gusto della stagionalità<br />
vegetale. Il pomodoro pesca con la pelle pelosa e il<br />
tomatillo sudamericano sono solo due delle 300 varietà di<br />
pomodori del mio orto. E poi ci sono verdure come le foglie<br />
di senape bicolore, tutta la varietà che ci piace a partire dal<br />
seme».<br />
Un orto coltivato a mano, senza utilizzo di prodotti chimici,<br />
concimi sintetici o diserbanti. Frutta, verdura e piante aromatiche<br />
saranno protagoniste dei nuovi menù del ristorante nel<br />
pieno rispetto della materia prima e della natura. «Andrò io<br />
stesso a raccogliere le verdure la mattina prima di andare in<br />
cucina dove, per la prima volta, proporremo tre menù degustazione:<br />
di carne, di pesce e vegetariano». Rossi, insieme ai<br />
cugini e soci del Gabbiano 3.0, Marco e Riccardo Tomi, non<br />
segue le mode del momento, ma solo il desiderio di dimostrare<br />
quanto la terra possa essere artefice della nostra soddisfazione<br />
gastronomica.<br />
ilgabbianotrepuntozero.it<br />
28
ANDREA DI FABIO<br />
QUANDO LE PERSONE FANNO LA DIFFERENZA<br />
«<br />
scorso abbiamo fatturato 37 milioni di<br />
euro, prodotto 12,5 milioni di bottiglie e coltivato<br />
2.700 ettari di vigneti tra Abruzzo, Puglia L’anno<br />
e Molise». Questi i numeri di Cantina Tollo sciorinati dal direttore<br />
generale Andrea Di Fabio, a cui si aggiungono le 12mila<br />
bottiglie vendute della maison Champagne Jean Noel Haton,<br />
un’azienda familiare indipendente fondata nel 1928 con<br />
sede a Damery, in Francia, e proprietaria di vigneti con i migliori<br />
cru di champagne. «Abbiamo deciso di dare alla nostra<br />
rete di venditori un’ulteriore opportunità per aumentare<br />
il portafoglio prodotti formato da Cantina Tollo, Auramadre<br />
(marchio di vini biologici multiregionali dal Primitivo al Lambrusco,<br />
ndr) e Feudo Antico. Uno champagne scelto con i<br />
medesimi principi della nostra impresa, altissima qualità e<br />
ottimo rapporto qualità prezzo, e con la professionalità di<br />
Pascal Tinari, sommelier del ristorante Villa Maiella di Guardiagrele<br />
(CH) che lo conosceva e sapeva essere in linea con<br />
le nostre aspettative, scelte qualitative e coerenza stilistica».<br />
Le bottiglie molto buone vanno anche vendute e su questo<br />
Di Fabio ha idee molto chiare: «Nonostante il successo<br />
dell’online, mi viene difficile pensare a un futuro del vino<br />
senza il ruolo dell’agente, vero ambasciatore sul territorio».<br />
Sono donne e uomini a fare la differenza, sia quando si produce<br />
sia quando si vende.<br />
Brut Reserve, di bel corpo e pienezza, Brut Rosé, intenso e<br />
verticale, Cuvée Noble Vintage, potente e vellutato, e il superbo<br />
Blanc de Blanc Millésimé sono le quattro etichette di<br />
Haton. Declinano champagne di grande equilibrio olfattivo<br />
tra pienezze floreali e delicatezze dei frutti. Pieni e generosi<br />
al palato, complessi e di elegantissima struttura, con lunghi<br />
finali da apprezzare totalmente.<br />
cantinatollo.it | champagne-haton.com<br />
Andrea Di Fabio<br />
LAURA GATTI<br />
PER FERGHETTINA LA QUALITÀ È BIO<br />
Una storia di passione e determinazione quella<br />
della famiglia Gatti e della loro azienda agricola<br />
Ferghettina, ad Adro (BS), nel cuore della Franciacorta.<br />
In 200 ettari lavorati con capacità e visione, le loro<br />
bollicine si distinguono per eleganza e raffinato equilibrio.<br />
Nel 2014, i Gatti scelgono di passare al biologico non per<br />
Laura e Matteo Gatti<br />
moda ma per profonda convinzione. «Una scelta morale,<br />
che neppure scriviamo in etichetta. Anche i vini hanno trovato<br />
più rotondità, equilibrio e complessità con la coltivazione<br />
bio in vigna, perché le viti devono imparare a vivere in<br />
modo indipendente», spiega Laura.<br />
L’avventura vinicola inizia nella vendemmia del 1991 con<br />
Roberto Gatti e sua moglie Andreina. Oggi, con loro, i figli<br />
Laura e Matteo, entrambi laureati in enologia. Matteo ha<br />
inventato e brevettato la bottiglia a base quadrata, i cui lati<br />
più ampi e piatti consentono una maggiore permanenza<br />
del vino sui lieviti.<br />
Una linea stilistica, quella di Ferghettina, che declina equilibrio,<br />
carattere e originalità: «Dipende dalla tipologia del<br />
prodotto e dall’identità che vuoi dare», aggiunge Laura.<br />
«Nel Saten è molto forte, legata al territorio, Chardonnay<br />
al 100%. Altre tipologie uniscono questa eleganza alla forza<br />
del Pinot Nero, un vitigno che ha bisogno di tanta cura e<br />
che adoro al punto di aver creato Eronero, prodotto solo<br />
in alcune annate». Un Blanc de Noir nel quale gli aromi di<br />
frutta rossa e scura si sposano con brillante freschezza e<br />
solenne eleganza in una bollicina di perfetta struttura e godibilissima<br />
lunghezza. «La soddisfazione più bella? Vedere<br />
con quale rapidità un calice di Ferghettina diventa vuoto»,<br />
conclude brindando con una vecchia annata, un 2005 stappato<br />
à la volée.<br />
ferghettina.it<br />
29
WHAT’S UP<br />
NATURALMENTE<br />
LUCA BARBARESCHI PRESENTA<br />
IL NUOVO TALK SHOW, IN BARBA<br />
A TUTTO, DAL 19 APRILE SU RAI3.<br />
E SPIEGA COME RILANCIARE IL<br />
TEATRO DOPO LA PANDEMIA<br />
di Gaspare Baglio<br />
gasparebaglio<br />
© Assunta Servello<br />
Se c’è un personaggio che riesce sempre a risvegliare<br />
l’attenzione quello è Luca Barbareschi. Un<br />
uomo dalla carriera esplosiva: attore, regista, presentatore,<br />
produttore e direttore artistico del Teatro Eliseo<br />
di Roma. Dopo aver sperimentato se stesso in ogni<br />
ruolo, torna in tv su Rai3 con In barba a tutto, talk<br />
show pop destinato alla seconda serata del lunedì,<br />
in onda dal 19 aprile. Al centro del format, interviste<br />
trasgressive, zeppe di autoironia e sense of humor,<br />
nello stile del conduttore che abbiamo imparato a<br />
conoscere con Il grande bluff su Canale 5 e Barbareschi<br />
Sciock su La7.<br />
Cosa caratterizza il suo nuovo programma?<br />
Una satira leggera con temi alti, importanti. Cercherò<br />
di provocare un po’ e rompere questa<br />
omertà del politically correct che addormenta il<br />
cervello del mondo.<br />
Effettivamente la satira sembra mancare da un<br />
po’…<br />
Manca da quando molti comici, invece di fare il<br />
loro lavoro, hanno cominciato a parlare di politica.<br />
La satira deve essere laica, anarchica.<br />
Se invece per dieci anni te la prendi con Giulio<br />
Andreotti e poi con Bettino Craxi, Silvio Berlusconi<br />
o Matteo Renzi non è satira.<br />
E che cos’è?<br />
Un gioco che, come dice la grande poetessa<br />
Cristina Campo, fa rima con nulla. Adesso<br />
tutto è sfociato nel pensiero politicamente<br />
corretto: si crea un tribunale morale su<br />
qualsiasi artista e questo rappresenta la<br />
fine, è l’imposizione di una lingua artificiale,<br />
la neolingua orwelliana.<br />
Anche il giornalismo ha perso la sua<br />
funzione dirompente. Io amo quando<br />
mi mettono in difficoltà, però è una<br />
chiave che non vedo mai nei talk italiani.<br />
Come si traduce questo suo pensiero<br />
nel nuovo show?<br />
30
SCORRETTO<br />
Ci saranno diversi faccia a faccia<br />
molto veloci e divertenti. Vorrei giocare<br />
come fanno i colleghi americani,<br />
tipo il conduttore tv Jay Leno,<br />
con un filo d’ironia costante anche su<br />
temi delicati. O anche come ho visto<br />
fare in un programma tedesco molto<br />
divertente sul tema della disabilità:<br />
ho cercato di portarlo qui, ma nessuno<br />
ha voluto farlo.<br />
Come mai?<br />
Perché è uno show in cui le persone<br />
con disabilità si prendono in giro. Si<br />
tratta l’argomento con sensibilità ma<br />
senza il pietismo del finto dolore. Chi<br />
vive la disabilità ha elaborato la cosa<br />
e ci scherza sopra.<br />
Che tipo di ospiti avrà?<br />
Astronauti, scienziati, persone che<br />
hanno qualcosa da dire, ma anche<br />
spiritose. Il programma è posizionato<br />
dopo Report per intercettare un<br />
pubblico che ha ancora bisogno di<br />
elaborare. L’obiettivo è intervistare<br />
ministri o attori nel rispetto dei ruoli,<br />
nel tentativo di tirar fuori qualcosa e<br />
permettere all’ospite di esprimersi<br />
superando i cliché.<br />
Lei è anche un uomo di teatro. Che<br />
ne pensa di questa chiusura per la<br />
pandemia?<br />
Credo si debba sfruttare il Covid-19<br />
come un’opportunità per resettare il<br />
sistema teatrale italiano che è fallito,<br />
morto, da 30 anni. Non crea più<br />
eccellenze e quando ci sono – come<br />
per esempio la Carrozzeria Orfeo –<br />
non hanno una residenza, le nomine<br />
delle direzioni artistiche sono politiche<br />
e non di merito, qualità o sapienza.<br />
Manca un sistema industriale<br />
alla base.<br />
Quindi?<br />
Invece di fare l’elemosina e cadere<br />
nella retorica del “non interrompere<br />
l’emozione”, prendiamo esempi<br />
virtuosi come quello tedesco, in cui<br />
il 2% del Pil va al teatro dal vivo. E<br />
chiediamoci come possiamo competere<br />
con la qualità interpretativa<br />
degli attori dello Schauspiel Stuttgart,<br />
che sanno alternare spettacoli<br />
di repertorio e novità. Quale continuità<br />
industriale può esserci se<br />
non si può programmare? All’estero<br />
stanno pensando già alla stagione<br />
2023/2024. Bisogna investire in formazione,<br />
eccellenza degli spettacoli<br />
e continuità creativa.<br />
Soluzioni per uscire dall’impasse?<br />
Smettere di piangersi addosso e<br />
lavorare sull’industria dello spettacolo.<br />
La politica e le commissioni<br />
vanno istruite portando soluzioni ai<br />
problemi e non chiedendo solo soldi.<br />
Puntiamo sui più bravi, su chi sa<br />
fare questo mestiere.<br />
Lei fa questo lavoro da anni e ha<br />
una carriera solida. Come se l’è costruita?<br />
Con umiltà, passione e scegliendo<br />
collaboratori bravi.<br />
lucabarbareschi.com<br />
barbareschiluca<br />
Luca Barbareschi con Massimo De Lorenzo nello spettacolo teatrale Cyrano de Bergerac<br />
31
WHAT’S UP<br />
© Filiberto Signorello<br />
DESTINAZIONE<br />
ESTATE<br />
DOPO SANREMO, IL CANTAUTORE INDIE FULMINACCI<br />
PUNTA AL SUMMER TOUR. PER POTER PRESENTARE<br />
FINALMENTE LIVE IL NUOVO ALBUM TANTE CARE COSE<br />
di Gaspare Baglio<br />
gasparebaglio<br />
Èuna delle più belle rivelazioni<br />
indie degli ultimi anni. Non<br />
è un caso, quindi, se la sua<br />
Santa Marinella è arrivata fino al palco<br />
più importante, quello dell’Ariston, durante<br />
la 71esima edizione del Festival di<br />
Sanremo. Subito dopo è uscito il nuovo<br />
album Tante care cose che, oltre al brano<br />
presentato nella Città dei Fiori, contiene<br />
le hit Canguro e Un fatto tuo personale.<br />
La chiacchierata con Filippo Uttinacci<br />
(questo il suo vero nome, ndr) avviene<br />
rigorosamente tramite videochiamata.<br />
Allora, com’è andata a Sanremo?<br />
Mi sono divertito come un pazzo e ho<br />
imparato il linguaggio televisivo, una lezione<br />
importante per il mio lavoro. Oltre<br />
che una grande occasione per farmi conoscere.<br />
Eppure non è stato il classico festival...<br />
Ho avuto la fortuna di non averlo vissuto<br />
prima. Me ne parlavano come di un<br />
gigantesco luna park di eventi e divertimento.<br />
Quest’anno è stato diverso ma io<br />
sono comunque un sedentario che non<br />
ama le feste , ma preferisce una birretta<br />
con gli amici.<br />
Come se la passa la musica oggi?<br />
Finché non torniamo ai live con la gente<br />
appiccicata che canta non possiamo viverla.<br />
Ci arriva alle orecchie solo con dispositivi<br />
e piattaforme, e meno male che<br />
esistono. Anche se, in Australia, i Tame<br />
Impala hanno fatto finalmente un concerto<br />
sold out senza problemi, notizia<br />
vissuta come una piccola luce in fondo<br />
al tunnel.<br />
Nell’album c’è un brano curioso: Miss<br />
Mondo Africa. Ce lo spieghi?<br />
È lo spin-off di Le ruote, i motori!: quattro<br />
ragazzi bighellonano su un muretto del<br />
lungotevere, il sabato pomeriggio dopo<br />
la scuola. Un giovane senegalese si avvicina<br />
e racconta la sua vita ripetendo<br />
la filastrocca: «Africano bianco, bello<br />
abbronzato, Miss Mondo Africa, playboy<br />
Africa». Ho pensato la canzoncina<br />
su uno standard soul, cambiando linea<br />
melodica: è la fotografia di un momento<br />
di coesione e sorrisi.<br />
Nei tuoi testi è sempre molto presente<br />
la sera. Perché?<br />
È il momento della riflessione, quando<br />
gli impegni sono conclusi e arrivano le<br />
preoccupazioni per i giorni successivi, i<br />
pensieri su ciò che si poteva fare meglio,<br />
ma anche le idee per le canzoni. La sera,<br />
in particolare quella estiva, ha una grande<br />
potenza.<br />
Effettivamente nel disco si sente il sapore<br />
dell’estate…<br />
L’ultima in particolare è stata una finestra<br />
che ci ha permesso di respirare: si<br />
è potuto fare qualcosa in più, con meno<br />
preoccupazioni. Ho capito l’importanza<br />
di stare con gli amici, la cosa che mi<br />
commuove di più al momento.<br />
Prossimo viaggio?<br />
In tour, all’arrivo della bella stagione,<br />
quando si potranno realizzare live all’aperto,<br />
anche se distanziati e con la mascherina.<br />
E per fortuna, altrimenti questo<br />
disco quando lo suono?<br />
fulminacci<br />
32
VITA DA INFLUENCER<br />
GIULIA DE LELLIS INTERPRETA UNA STAR DEI SOCIAL NEL NUOVO FILM<br />
DI MICHELA ANDREOZZI, DAL 4 APRILE SU SKY CINEMA E NOW TV<br />
di Gaspare Baglio<br />
gasparebaglio<br />
Iprimi passi nello showbiz li ha mossi col programma Uomini e donne di Maria De Filippi, su Canale 5. Poi è arrivata<br />
la partecipazione come concorrente al Grande Fratello Vip e la consacrazione a star dei social network, con più di<br />
cinque milioni di follower su Instagram. Giulia De Lellis è uno dei personaggi del momento. Il 4 aprile, su Sky Cinema<br />
e NOW TV, debutta nel film Genitori vs influencer di Michela Andreozzi, con Fabio Volo, Nino Frassica e Paola Minaccioni.<br />
Che personaggio interpreti?<br />
Ele-O-Nora, una giovane influencer con un bel caratterino, un po’ simile a me. È un’eterna romantica,<br />
entra delicatamente nella vita di Paolo – un professore di filosofia vedovo di cui<br />
si innamora – e della figlia Simone (alla francese, ndr), fino a stravolgerla.<br />
Com’è stata la prima volta da attrice?<br />
La ricorderò per sempre. La notte prima delle riprese ho dormito pochissimo<br />
e ho continuato a ripassare la parte. Ero emozionatissima, nonostante fossi<br />
molto preparata. Poi, sul set, quando la regista Michela Andreozzi ha gridato<br />
«Azione!», è come se fossero sparite tutte le persone intorno a me e ho fatto<br />
del mio meglio. Nonostante sia molto severa con me stessa, sono soddisfatta:<br />
ho ricevuto complimenti anche da esperti del settore.<br />
Difficoltà sul set al tempo del Covid-19?<br />
Intorno a un film lavorano tante persone. Facevamo i tamponi molecolari<br />
ogni 48 ore e quelli rapidi più di una volta al giorno quando cambiavamo<br />
location. Il team è stato straordinario, super organizzato e non ci ha fatto<br />
pesare la situazione. Si sono presi cura di noi senza sottovalutare niente.<br />
Da influencer, che tipo di comunicazione hai scelto per questo periodo?<br />
Cerco di dare messaggi di positività, leggerezza e gioia visto che siamo<br />
bombardati da notizie che generano ansia. Il mio obiettivo è non perdere<br />
la serenità e regalarla anche a chi mi segue.<br />
Senti una certa responsabilità, quindi…<br />
Sì e cerco di dare l’esempio, tirando fuori la parte migliore di me. A volte<br />
sbaglio, ma sono umana, può capitare. Però resto me stessa, con i<br />
miei valori: chi mi conosce sa che sono sincera.<br />
Presto condurrai su Real Time il reality Love Island, che vede uomini<br />
e donne single vivere insieme in una villa, nella speranza di<br />
trovare l’amore.<br />
Dopo essere andato in onda in 18 nazioni, finalmente questo format<br />
arriva anche da noi: sono contenta ed emozionata di essere<br />
il volto della versione italiana.<br />
Dove andrai appena si potrà viaggiare senza problemi?<br />
Vorrei andare al mare con le mie nipotine, non aspettano<br />
altro.<br />
giuliadelellis103<br />
STAZIONI D’ITALIA<br />
Il tour degli scali nazionali prosegue su Rai Radio Live<br />
ogni venerdì, alle 9 e in replica alle 16, con il racconto<br />
delle grandi e piccole Stazioni d’Italia. Il programma<br />
condotto da Valentina Lo Surdo ha superato le 30 puntate<br />
e ospitato sindaci, musicisti, storici, esperti di turismo e<br />
cittadini appassionati del mondo ferroviario. All’inizio della<br />
trasmissione viene lanciata una canzone scelta tra le tante<br />
ispirate a treni e binari. Gli ascoltatori possono suggerire il<br />
brano preferito scrivendo a radiolive@rai.it.<br />
raiplayradio.it/programmi/stazioniditalia<br />
33
WHAT’S UP<br />
CHI RIDE È FUORI<br />
IL COMICO ANGELO PINTUS, STAR DI AMAZON PRIME VIDEO, SI<br />
DIVIDE TRA IL COMEDY SHOW CONDOTTO DA FEDEZ CON MARA<br />
MAIONCHI E UNA SITCOM SULLA SUA VITA PRIMA DEL SUCCESSO<br />
di Gaspare Baglio<br />
gasparebaglio<br />
Dieci comici molto famosi chiusi in uno studio per una sfida<br />
senza precedenti: non ridere alle battute altrui per sei ore<br />
consecutive. Ecco il comedy show LOL - Chi ride è fuori, dal<br />
1° aprile su Amazon Prime Video. Condotto da Fedez e Mara Maionchi,<br />
il format ha per protagonisti Elio, Caterina Guzzanti, Lillo, Frank<br />
Matano, Katia Follesa, Ciro e Fru dei The Jackal, Michela Giraud,<br />
Luca Ravenna e Angelo Pintus.<br />
Il comico e imitatore triestino, lanciato dal programma di Italia1<br />
Colorado e consacrato dallo spettacolo teatrale record di sold out<br />
50 sfumature di Pintus, ha deciso di partecipare allo show dopo aver<br />
visto la versione messicana. «Mi sono detto: “Perché no?”. In fondo si<br />
trattava di stare chiuso in uno studio, con persone che già conoscevo,<br />
senza preparare esibizioni».<br />
Cosa ti fa ridere oggi?<br />
Ultimamente mi sono fatto grasse risate quando hanno detto che<br />
avrebbero riaperto i teatri dal 27 marzo...<br />
Come vive la pandemia chi, per lavoro, deve fare divertire gli altri?<br />
Dal primo lockdown ho cominciato a utilizzare un po’ di più<br />
facebook e instagram e, per assurdo, ho vinto un premio<br />
come comico sui social per il 2020. Questo fa capire il<br />
livello dello stress mentale di tutti. A parte gli scherzi,<br />
senza i live non è facile. Si fatica a trovare energia<br />
positiva in giro. Anche girare la sitcom per Prime Video<br />
Before Pintus è stato difficile.<br />
Dicci qualcosa di più su questo progetto.<br />
Racconta la mia vita prima di fare il comico: mi sono<br />
improvvisato cameriere e ho vissuto a scrocco da un<br />
amico. Nel cast ci sono Maurizio Casagrande e un sacco<br />
di ospiti. Un progetto carino che, in questo momento,<br />
mi fa bene. Vorrei tornare presto a esibirmi dal vivo:<br />
le persone hanno bisogno di uscire e farsi due risate.<br />
La cosa più divertente in tempo di pandemia?<br />
Il modo tutto italiano di prendere le cose. Ogni giorno ti<br />
svegli e ti chiedi: «Ma oggi che colore è? Rosso? Arancione?».<br />
O la prendi così o la prendi male. Poi vorrei<br />
sapere cosa passa nella testa di quelli che sono da<br />
soli, in macchina, con la mascherina. A livello di fastidio<br />
per me hanno superato quelli con il monopattino<br />
(ride, ndr). È un igienismo che non ha senso,<br />
anche perché conosco gli uomini: sono gli stessi<br />
che mangiano le noccioline in un bar dopo aver fatto<br />
la pipì e non essersi lavati le mani (ride, ndr).<br />
Prossimo viaggio?<br />
Da mio papà, a Trieste, con un bel Frecciarossa da Milano.<br />
Ci manca la libertà di muoversi liberamente per<br />
l’Italia.<br />
PintusOfficial<br />
pintus21may<br />
34
UN TRENO DI LIBRI<br />
Invito alla lettura di Alberto Brandani<br />
[Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]<br />
In viaggio con il Prof<br />
QUANDO TORNERÒ<br />
LA “SOSTENIBILITÀ” DEGLI AFFETTI<br />
E L’EPOPEA DELLE BADANTI DALLA ROMANIA ALL’ITALIA<br />
Una nuova prova d’autore<br />
per Marco Balzano, anche<br />
se il titolo di questo libro si<br />
lega simbolicamente all’ultimo grande<br />
successo, Resto qui. D’altronde,<br />
l’attenzione alle tradizioni si coglie<br />
anche nei due bellissimi versi del sottotitolo:<br />
«Passa sotto la nostra casa,<br />
qualche volta / volgi un pensiero al<br />
tempo ch’eravamo ancora tutti» (cfr.<br />
Mario Luzi, Il duro filamento).<br />
Balzano inizia questa sua opera con<br />
lo spirito di un archivista: ha visitato in<br />
Romania comunità e istituti di orfani<br />
bianchi, quei figli non più tali, affidati<br />
ai nonni e spesso alla strada e alla solitudine<br />
dell’alcolismo. E dà forma allo<br />
svolgersi della storia.<br />
Daniela parte dalla Romania per Milano,<br />
lasciando soli il figlio Manuel, la<br />
sorella Angelica e il marito. A nessuno<br />
di loro dice nulla, di lei resta solo un<br />
biglietto lapidario: «Ho trovato lavoro<br />
in Italia, devo andare, altrimenti non<br />
potrete più studiare e nemmeno mangiare<br />
come si deve».<br />
Emerge potente il mondo di sofferenze<br />
e privazioni di una madre, non lenite<br />
dai moderni strumenti tecnologici;<br />
l’ossessione del risparmio, per procurare<br />
alla propria famiglia una lavatrice<br />
nuova, un tetto solido sopra la testa,<br />
un liceo internazionale per Manuel; le<br />
telefonate e le videochiamate sono<br />
sempre più compulsive, in un crescendo<br />
di fredda ostilità che i due figli<br />
provano per Daniela. Mentre il padre<br />
si ubriaca sistematicamente e, dopo<br />
aver annunciato trionfalmente che<br />
avrebbe accomodato la mansarda,<br />
prima crolla nell’ozio e poi improvvisamente<br />
decide di fare il camionista<br />
in Siberia. Per sempre.<br />
Nonostante l’anaffettività, i figli pensano:<br />
«Almeno lui ci ha avvertito». Sullo<br />
sfondo, sempre solide e serene le figure<br />
dei nonni.<br />
La vita e gli anni scorrono così: Manuel<br />
è solo e depresso, beve e beve<br />
(e forse anche di più) e purtroppo scopre<br />
l’ebrezza della velocità in sella al<br />
motorino di un compagno. In una notte<br />
senza luce ha un terribile incidente<br />
che lo getta in un coma profondo.<br />
Daniela, a quel punto, lascia Milano<br />
e comincia a passare notte e giorno<br />
ininterrottamente nella stanza d’ospedale<br />
del figlio, infrangendo regole<br />
e divieti. Riuscirà a risvegliarlo e a risvegliare<br />
il suo grande amore per lei?<br />
Il tema centrale di tutto il libro è la<br />
“sostenibilità” dei propri affetti. Tutti i<br />
protagonisti vorrebbero sostenerne<br />
il più grande numero, ma la vita agra<br />
del villaggio non lo permette.<br />
Per Manuel, affetto significa essere<br />
accudito da nonna Rosa, che sferruzza<br />
eterni maglioni, e da nonno Michai,<br />
che lo porta a pescare le trote. «Magari<br />
si può fare», è la sua frase magica,<br />
diventata il perno del mondo di<br />
Manuel, fatto della sua terra e della<br />
natura, un microcosmo dentro il quale<br />
vorrebbe soffocare di affetto sua madre.<br />
Diversa la visione di Angelica, la figlia<br />
più grande. Nel piccolo villaggio<br />
ormai le manca l’aria, ha bisogno<br />
di Radu, il fidanzato, del suo lavoro a<br />
Berlino, del matrimonio subito, senza<br />
più curarsi delle miserie giornaliere. Le<br />
scene del matrimonio sembrano tratte<br />
dal cinema muto sovietico in bianco e<br />
nero.<br />
Daniela resta inchiodata dall’amore<br />
per i figli e dal mal d’Italia dovuto a un<br />
lavoro che la obbliga alla “sostenibilità”<br />
di tanti, forse troppi affetti, materiali<br />
e immateriali.<br />
E così Balzano, che ha iniziato questa<br />
sua opera con lo spirito scrupoloso e<br />
quasi notarile di un archivista, la conclude<br />
invece come amanuense di<br />
esistenze, sentimenti e dilemmi universali.<br />
Einaudi, pp. 208 € 18,50<br />
35
UN TRENO DI LIBRI<br />
BRANI TRATTI DA<br />
QUANDO TORNERÒ<br />
«Tu non dovevi nascere».<br />
Questa frase Moma me la ripete da<br />
sedici anni. Moma è mia madre, la<br />
chiamo così fin da bambino. Qualche<br />
tempo dopo la prima gravidanza l’avevano<br />
operata all’utero e le avevano<br />
detto che poteva scordarsi di avere altri<br />
figli: per evitare che s’illudesse glielo<br />
scrissero anche sul foglio di dimissioni.<br />
Forse proprio per questo Moma<br />
mi ha sempre amato come una pazza,<br />
perché da desiderio senza speranza<br />
sono diventato carne e ossa.<br />
Intesi, non che Moma non voglia bene<br />
a mia sorella. Angelica, poi, è impossibile<br />
non volerle bene: se con me non<br />
va d’accordo è solo perché pretende<br />
ogni minuto di dirmi cos’è giusto<br />
e cosa no. Pensa di poter disporre di<br />
me, ma io ormai so cucinare e lavarmi<br />
i vestiti. Non ho bisogno di nessuno.<br />
Angelica è organizzata e generosa.<br />
Se c’è da lavorare non si tira mai indietro.<br />
Anzi, è una che si sacrifica. Un<br />
giorno stavo disegnando in cucina<br />
con Moma, che da sempre sogna una<br />
stanza tutta sua da riempire con cavalletti<br />
e tavolozze, e le ho chiesto di dipingere<br />
la nostra famiglia come fossimo<br />
animali: Moma cavallo, papà lupo,<br />
io gatto. Per mia sorella, invece, avevo<br />
scelto un corpo d’asino, perché Angelica<br />
è così, tira la carretta finché non<br />
stramazza. «Stai in guardia da quelli<br />
che sgobbano senza mai lagnarsi,<br />
perché un giorno si stufano e tagliano<br />
la corda», diceva nonno Mihai. Prima<br />
Angelica mi stava più simpatica, andavamo<br />
quasi sempre d’accordo. Giocava,<br />
scherzava, correva con me tra i<br />
girasoli… E soprattutto rimaneva al suo<br />
posto. Dopo che Moma se n’è andata,<br />
invece, ha iniziato a trattarmi come<br />
un’educatrice e questa cosa mi faceva<br />
saltare i nervi. «È vero, hai otto anni<br />
in più, e allora?» le ribattevo a muso<br />
duro. Angelica non rispondeva. Quando<br />
si arrabbia mai che risponda, prende<br />
la bicicletta e se ne va per campi.<br />
In questo è identica a Moma: quelle<br />
due si sfogano sempre altrove e non<br />
ti dicono la verità neanche se piangi<br />
in cinese.<br />
Insomma, mia sorella è un somaro ma<br />
ha cervello da vendere e, come tutti<br />
quelli che ne hanno, ascolta tanto<br />
e parla poco. Quando per esempio<br />
non capisco i comportamenti di mia<br />
madre o i silenzi di mio padre chiedo<br />
a lei, e dopo averla ascoltata ogni<br />
cosa diventa chiara perché Angelica<br />
ha un’idea della vita, ragiona sui fatti.<br />
Io invece no, sono istintivo. Altrimenti<br />
non sarei in questo stato.<br />
Partiamo dall’inizio. Quel mattino ci<br />
siamo svegliati come al solito alle sei<br />
e ci siamo messi a cercare Moma per<br />
tutta la casa. A un certo punto abbiamo<br />
persino spostato i mobili, come<br />
se Moma fosse un anello o un mazzo<br />
di chiavi. Quando papà ha capito che<br />
sua moglie se n’era andata davvero,<br />
ha cominciato a prendere a calci le<br />
porte e a tirare pugni contro il muro. Io<br />
invece sono uscito sul pergolato, gridavo<br />
così forte il suo nome che dopo<br />
un po’ anche mio padre mi ha ordinato<br />
di piantarla.<br />
[...]<br />
– No, sarà sufficiente tenere steccata<br />
la spalla. Il neurologo crede che sia<br />
questione di tempo, come se il corpo<br />
avesse subito un trauma troppo grande<br />
da cui potrebbe riaversi soltanto<br />
dormendo. Potrebbe, – sottolinea alzando<br />
la testa.<br />
– Adesso cosa succederà?<br />
– Riposerà per tutto il tempo che gli<br />
occorre, – dice chiudendo il fascicolo<br />
e incrociando le braccia sotto il petto.<br />
© catalinbalau\AdobeStock<br />
In questa pagina e nella successiva, ragazze rumene in abiti tradizionali<br />
36
Un assaggio di lettura<br />
– Lei pensa che non sia stato un incidente?<br />
– domando con occhi vuoti.<br />
– Non lo so, signora. Era solo un dubbio<br />
che ci pareva sensato sottoporle,<br />
– dice con una voce più calda.<br />
– In ogni caso, credo che le farà bene<br />
parlare con uno psicologo. Qui in<br />
ospedale la può assistere il dottor Albescu.<br />
– Non penso di averne voglia.<br />
Lui rimane sorpreso e prima di parlare<br />
allarga le mani: – L’importante è non<br />
aspettarsi comprensione dai chirurghi.<br />
Noi siamo solo dei macellai in camice<br />
bianco.<br />
[...]<br />
Ero stufa di fare gli straordinari e di<br />
andare a pulire la casa di quella del<br />
piano sopra, così affettai la carne,<br />
aggiunsi i crauti e in un piatto preparai<br />
dei piccoli panini che poi avvolsi<br />
nella carta stagnola. Misi tutto dentro<br />
una busta di stoffa e andai al parco.<br />
Mi suonava in testa quella parola che<br />
aveva detto Clarissa: emancipata.<br />
A pensarci bene non l’avevo mai usata.<br />
In passato mi era capitato di dire<br />
libera, indipendente, ma emancipata<br />
mai. Cercai il significato preciso su internet<br />
e arrivai alla conclusione che io<br />
non dovevo emanciparmi né dai miei<br />
genitori, né da mio marito e nemmeno<br />
dal posto dove ero nata. Io dovevo<br />
emanciparmi soltanto da me stessa,<br />
e siccome durante il giorno sgobbavo,<br />
avevo il diritto di uscire di casa e<br />
di svagarmi senza sentirmi in colpa<br />
per voi, perché era soltanto per voi<br />
che facevo quella vita. Clarissa aveva<br />
ragione: potevo curarmi e vestirmi un<br />
po’ meglio senza paura di divertirmi<br />
per qualche ora. Il corpo di Giovanni,<br />
che dovevo maneggiare di continuo,<br />
mi faceva pensare a quando ero io a<br />
scegliere chi toccare e da chi essere<br />
toccata. Invece lui voleva che gli pulissi<br />
il naso come fosse una cosa dovuta,<br />
e se gli rispondevo di farselo da<br />
solo brontolava in dialetto: «Eh, ma io<br />
sono il tuo cliente!».<br />
Vagabondai per il parco, guardavo<br />
la luce del sole tra gli alberi e sopra<br />
il cielo di cristallo. Sembrava che la<br />
primavera fosse arrivata a liberarmi e<br />
di nuovo mi veniva in mente Rădeni,<br />
coi bucaneve e i fiori selvatici che ad<br />
aprile sbocciano ai margini del bosco,<br />
sotto gli alberi pieni di gemme.<br />
Certe volte, durante quelle passeggiate,<br />
ti mandavo delle foto e tu rispondevi<br />
che volevi essere con me.<br />
Allora mi sedevo sulla panchina e<br />
ti scrivevo lunghi messaggi pieni di<br />
promesse che però poi cancellavo<br />
all’istante: non aveva senso portarti<br />
in Italia, almeno finché non potevo<br />
permettermi un appartamento in affitto.<br />
Dopo aver messo a letto Giovanni<br />
perdevo ore a guardare gli annunci,<br />
ma solo facendo due conti c’era da<br />
toglierselo dalla testa. Avremmo dovuto<br />
andarcene in provincia, tirar fuori<br />
i soldi per i mezzi, tenere d’occhio le<br />
spese condominiali, fare attenzione a<br />
cosa comprare al supermercato. Non<br />
sarei riuscita a mettere via più niente e<br />
non ti avrei potuto portare nemmeno<br />
a mangiare una pizza.<br />
[...]<br />
Al mattino sembrava che dovesse<br />
piovere e io, all’idea che il pranzo<br />
all’aperto si sarebbe trasformato in<br />
un imbarazzante buffet in piedi pigiati<br />
nella nostra sala, stavo per avere una<br />
crisi di nervi. Avevo dormito dalla nonna<br />
con Natalia e Tania, che si era da<br />
poco laureata in Medicina col massimo<br />
dei voti. Siamo rimaste tutta la<br />
notte sedute sul letto a parlare, ogni<br />
tanto uscivamo fuori dalla porta per<br />
fumare una sigaretta. In quell’oretta<br />
che mi sono appisolata ho fatto un<br />
sogno: sono bambina e gioco a inseguire<br />
mio padre. Lo rincorro talmente<br />
veloce che a un certo punto il fiocco<br />
nei capelli che mi ha fatto mamma si<br />
scioglie e vola via. Io continuo a correre<br />
a perdifiato, e quando finalmente<br />
mi accorgo di averlo perso mi dispero<br />
rifiutando i suoi abbracci. «Bumba,<br />
non è colpa mia», mi ripete ossessivamente<br />
lui.<br />
Alle cinque siamo andate in cucina a<br />
prepararci il caffè e abbiamo trovato<br />
nonna Rosa che stava glassando<br />
i dolci col miele. Aveva già il ferro da<br />
stiro caldo per dare un’ultima passata<br />
al vestito.<br />
La cerimonia in chiesa è stata lunga<br />
e quel prete, a dir la verità, non mi è<br />
parso poi così originale. I nostri testimoni<br />
erano due amici, hanno letto<br />
una poesia e il testo di una canzone.<br />
Erano venuti anche i bambini dei vicini<br />
a cantare e Mario, di fianco all’altare,<br />
dirigeva col dito quel piccolo coro.<br />
Il pergolato era irriconoscibile, mamma<br />
aveva pulito anche i mattoni e tirato<br />
a lucido le piastrelle. Aveva foderato<br />
i tavoli con delle tovaglie fiorate che<br />
coprivano le sbucciature del legno,<br />
ghirlande e foglie di vite scendevano<br />
dal soffitto e dondolavano sotto il cielo<br />
coperto che c’era quel giorno. Sono<br />
arrivata a casa piena di riso nei capelli.<br />
Ad accoglierci sulla soglia c’erano le<br />
nostre nonne coi fazzoletti colorati in<br />
testa. Io baciavo chiunque e bevevo i<br />
© alexandrulogel\AdobeStock<br />
37
UN TRENO DI LIBRI<br />
Un assaggio di lettura<br />
bicchierini di grappa che il fratello di domandarmi se Manuel stava bene e<br />
Radu continuava a riempire prima di ripeteva che era contenta che ci fosse<br />
proporre brindisi e canti.<br />
un suo amico. Io le davo corda e le aggiustavo<br />
il vestito che le scendeva lar-<br />
Dopo l’aperitivo ci siamo seduti a tavola.<br />
Tutti tranne Manuel. Se ne stava go sui fianchi. Non c’era ragione che<br />
sul marciapiede che costeggia il fianco<br />
della casa con un piatto di pastic-<br />
Lo aveva detto anche lei, la memoria<br />
le raccontassi quello che non sapeva.<br />
cio di carne e una lattina di Coca-Cola è meglio che bruci.<br />
appoggiata per terra. Non era venuto<br />
nessuno dei suoi amici di scuola, no fatto cerchio attorno a due ragazzi<br />
Sono tornata tra gli invitati che aveva-<br />
nemmeno quei due che avevano coi violini. Erano zingari, con la carnagione<br />
olivastra, alti e baffuti, i capelli di<br />
detto che si sarebbero fatti accompagnare<br />
dai genitori. C’era solo Petru un nero lucido e il fisico scolpito sotto<br />
Popa, che a stento mi ha salutata con le camicie bianche e i panciotti aperti.<br />
Li aveva chiamati il fratello di Radu.<br />
un’alzata di ciglia. Aveva un cappellino<br />
nero che si tirava continuamente Ci siamo messi a ballare, e a furia di<br />
sulla fronte e anche lui mangiava il walzer e polche siamo lentamente<br />
pasticcio di carne bevendo Coca-Cola.<br />
Guardavano l’orto e l’aia del vicino, sulla strada di ghiaia. I vicini si sono<br />
usciti dal pergolato fino ad arrivare<br />
con le galline e i conigli che razzolavano,<br />
e a turno cambiavano canzone roteavano gonne e volavano sguar-<br />
uniti alle danze sempre più vorticose,<br />
sul cellulare che tenevano a tutto volume<br />
appoggiato alle lattine.<br />
degli amici aveva il fiatone gli zingari<br />
di accesi. Soltanto quando l’ultimo<br />
[...]<br />
hanno posato i violini e finalmente è<br />
Mamma veniva ogni dieci minuti a arrivata la torta. Prima di tagliarla io e<br />
Una scena del film Mar Nero (2008) di Federico Bondi<br />
© ANSA/DRN<br />
Radu siamo entrati in casa a darci una<br />
sistemata.<br />
– Non ci posso credere, tra poco saremo<br />
a Berlino, – ho detto prendendogli<br />
le mani mentre lui mi baciava sul<br />
collo.<br />
La torta, il papanași e i biscotti al miele<br />
erano buonissimi ma non riuscivo<br />
a mandare giù nemmeno l’aria, avevo<br />
solamente voglia di sciogliermi i<br />
capelli, levarmi i fermagli e stare con<br />
Radu. Invece mi è toccato ballare fino<br />
al tramonto e fare sorrisi mentre guardavo<br />
nella macchina fotografica e<br />
nelle telecamere dei telefoni. Anche<br />
mamma sorrideva, in posa con una<br />
mano sul fianco e l’altra appoggiata<br />
alla spalla di Manuel. Vorrei avere<br />
meno paura dell’amore che mi lega a<br />
lei, del destino che potrebbe assomigliare<br />
al suo. Vorrei avere meno paura<br />
del mio viso che col tempo diventerà<br />
sempre più uguale al suo viso scavato.<br />
Verso le sette la nonna è venuta col<br />
fazzoletto in testa a dirmi che rientrava.<br />
Non l’ho mai abbracciata così forte.<br />
A parte quelle brevi passeggiate con<br />
Manuel usciva solo per fare un po’<br />
di spesa al mercato. Non era venuta<br />
neanche una volta in ospedale, né<br />
durante la riabilitazione aveva voluto<br />
restare con noi a Iași. Nonna Rosa<br />
era rinsecchita, con le gote pallide e<br />
gli occhi acquosi, ma quel giorno il<br />
sorriso non aveva mai lasciato le sue<br />
labbra sottili e negli occhi riconoscevo<br />
lo stesso sguardo tenace che aveva<br />
quando ero bambina. Ho baciato<br />
a ripetizione le sue guance, finché lei<br />
mi ha scostato dicendo di conservare<br />
i baci per mio marito. Subito dopo<br />
se ne sono andati i genitori di Radu,<br />
con l’altra nonna che da qualche ora<br />
se ne stava in disparte vicino all’uscio.<br />
Petru ha salutato Manuel con una di<br />
quelle mosse da rapper, e in fretta ha<br />
raggiunto lo zio che lo era venuto a riprendere<br />
in macchina.<br />
Gli amici allora hanno annunciato<br />
che ci aspettavano al bar in piazza,<br />
si erano portati un cambio e prima di<br />
andarsene sono andati a turno in bagno<br />
a togliersi la giacca e l’abito per<br />
rimettersi jeans e magliette. Io e Radu<br />
li avremmo raggiunti per un ultimo<br />
bicchiere.<br />
[...]<br />
38
Lo scaffale della Freccia<br />
a cura di Alberto Brandani<br />
STAI ZITTA<br />
Michela Murgia<br />
Einaudi, pp. 128 € 13<br />
A volte si utilizzano parole che fanno<br />
sparire le donne dai luoghi pubblici,<br />
dalle professioni, dai dibattiti e dalle<br />
notizie. E di parole ingiuste si muore<br />
anche nella vita quotidiana, dove il<br />
pregiudizio che passa per il linguaggio<br />
uccide la possibilità di essere<br />
pienamente se stesse. Questo libro è<br />
uno strumento che evidenzia il legame<br />
mortificante tra i soprusi vissuti e le<br />
parole pronunciate e ascoltate.<br />
LA DISCIPLINA DI PENELOPE<br />
Gianrico Carofiglio<br />
Mondadori, pp. 192 € 16,50<br />
Penelope si sveglia nella casa di<br />
uno sconosciuto, dopo l’ennesima<br />
notte sprecata. Va via silenziosa e<br />
solitaria, attraverso le strade livide<br />
dell’autunno milanese. Comincia così<br />
un’appassionante investigazione che si<br />
snoda fra le vie inesplorate della città.<br />
Una scrittura che non lascia scampo<br />
e illumina una figura femminile dai<br />
tratti epici, durissima e fragile, carica di<br />
rabbia e di dolente umanità.<br />
LA CAREZZA DELLA MEMORIA<br />
Carlo Verdone<br />
Bompiani, pp. 224 € 17<br />
La memoria è una scatola. Aprirla,<br />
guardare, ricordare, raccontare: è il<br />
disordine delle immagini che arrivano<br />
dal passato ad accendere la narrazione<br />
di Carlo Verdone. Uno sguardo acuto,<br />
partecipe, a tratti impietoso a tratti<br />
melanconico, su Roma e sulla sua<br />
gente. Si ride, ci si commuove, si riflette;<br />
si incontrano celebrità e persone<br />
comuni, ugualmente illuminate dallo<br />
sguardo dell’artista e dell’uomo.<br />
LETTERE TRA DUE MARI<br />
Siri Ranva Hjelm Jacobsen<br />
Iperborea, pp. 334 € 14<br />
In principio il nostro pianeta era<br />
un’unica e felice distesa d’acqua.<br />
La terraferma squarciò la coltre<br />
primigenia in mari e oceani, che da<br />
allora cospirano un ingegnoso piano<br />
per sommergere tutto e tornare<br />
all’unità perduta. Una narrazione<br />
epistolare che, attraverso la voce<br />
delle acque, protagoniste dei<br />
cambiamenti climatici, racconta<br />
nascita e declino dell’umanità. G.B.<br />
FRECCIA VERDE: ANNO UNO<br />
Andy Diggle, Jock<br />
Panini Comics, pp. 152 € 19<br />
Giovane, bello e miliardario. Oliver<br />
Queen ha tutto quello che si può<br />
desiderare. Il tradimento di un amico<br />
e un tentato omicidio lo mettono in<br />
crisi. Su una sperduta isola deserta,<br />
a contatto con la natura, fa un<br />
viaggio dentro sé stesso. E capisce<br />
di cos’ha realmente bisogno per<br />
tornare nella sua Star City da (super)<br />
eroe. La versione moderna delle<br />
origini dell’arciere di smeraldo. G.B.<br />
FLOWER POWER<br />
Alessandra Viola<br />
Einaudi, pp. 176 € 16,50<br />
Una riflessione per promuovere i diritti<br />
e ridurre le ingiustizie nel mondo delle<br />
piante. Il popolo verde, silente e mite,<br />
è sempre più vilipeso e falcidiato dagli<br />
esseri umani, con migliaia di specie in<br />
via d’estinzione, nonostante offra loro<br />
ossigeno e sopravvivenza. Occorre una<br />
Dichiarazione universale dei diritti delle<br />
piante, sorelle verdi che assistono e<br />
provvedono senza chiedere niente in<br />
cambio. S.G.<br />
39
Lo scaffale ragazzi<br />
a cura di Claudia Cichetti<br />
cichettic<br />
’45<br />
Maurizio A. Quarello<br />
Orecchio Acerbo, pp. 32 € 19 (da 11 anni)<br />
Un libro senza testo fatto di immagini<br />
che raccontano la Liberazione. Tra<br />
le pagine si intrecciano le vicende<br />
dell’inverno del ’45 – i rastrellamenti,<br />
le rappresaglie dell’esercito, le azioni<br />
partigiane contro i repubblichini e i<br />
tedeschi – con la storia privata di una<br />
donna qualunque, Maria, e le sue<br />
apprensioni per il marito combattente<br />
e il figlio alpino in Russia. Fino al<br />
momento cruciale dell’insurrezione e<br />
del ritorno a casa.<br />
UNA PARTIGIANA DI NOME TINA<br />
Anselmo Roveda, Sandro Natalini<br />
Coccole books, pp. 72 € 9,90<br />
(9-11 anni)<br />
La storia un po’ romanzata di Tina<br />
Anselmi e delle ragazze che durante<br />
la Resistenza hanno avuto un ruolo<br />
nell’azione partigiana, opponendosi<br />
all’oppressione e alla violenza. Una<br />
giovane Tina, nome di battaglia<br />
Gabriella, poi più volte ministra della<br />
Repubblica, in un racconto che parte<br />
dalla scelta di lotta, prima individuale<br />
e poi collettiva, compiuta da molti<br />
giovani della sua generazione.<br />
QUEI SEI CONTRO L’INQUINAMENTO<br />
Squadra CCM<br />
Giunti, pp. 96 € 7,90 (da 8 anni)<br />
Chiusi nelle loro stanze durante il primo<br />
lockdown, 12 ragazzini cominciano a<br />
scrivere la cronaca delle loro emozioni.<br />
Nasce così una storia sull’inquinamento:<br />
sei piccoli eroi finiscono in un<br />
mondo lontano dal nostro, distopico,<br />
dove vivono mostri infestanti. I sei<br />
protagonisti, però, riescono a salvare<br />
quel pianeta contaminato e a tornare nel<br />
nostro, felici e in sintonia con la natura.<br />
Un eco-racconto per aiutare i bambini a<br />
tenere a distanza le loro paure.<br />
IL VIAGGIO SEGRETO DEI VIRUS<br />
Ilaria Capua<br />
De Agostini, pp. 176 € 13,90<br />
(da 11 anni)<br />
Abbiamo imparato a conoscerla per<br />
i suoi approfondimenti sul Covid-19.<br />
Ilaria Capua, scienziata da oltre 30<br />
anni, con questo libro dedicato ai<br />
più giovani intraprende un viaggio<br />
alla scoperta di 11 virus che hanno<br />
inciso sulla storia degli esseri umani.<br />
Un approfondimento sul mondo<br />
naturale perché la conoscenza<br />
è fondamentale per prevenire<br />
un problema, ma soprattutto per<br />
vincere la paura. S.G.<br />
GALILEO GALILEI. IL MESSAGGERO<br />
DELLE STELLE<br />
Francesco Niccolini, Massimiliano<br />
Favazza<br />
Becco Giallo, pp. 128 € 17 (da 13 anni)<br />
La vita di Galileo Galilei, padre della<br />
scienza moderna e della rivoluzione<br />
scientifica, narrata da strisce e disegni a<br />
matita. Con il lancio di due satelliti parte la<br />
costruzione della Costellazione Galileo,<br />
che permetterà l’aggiornamento del GPS<br />
europeo. Da questo evento prende spunto<br />
il racconto dell’astronomo, matematico<br />
e ricercatore di stelle che, tra il ‘500 e<br />
‘600, ha ribaltato la visione geocentrica e<br />
rimesso il sole al centro dell’universo. S.G.<br />
100 COSE DA SAPERE PER<br />
SALVARE IL PIANETA<br />
AAA. VV.<br />
Usborne, pp. 128 € 13,50 (da 9 anni)<br />
Dai batteri mangia-plastica<br />
che riducono l’inquinamento (e<br />
contribuiscono a salvare gli oceani)<br />
ai maglioni di lana in aiuto dei<br />
pinguini in pericolo. Un libro pensato<br />
per sensibilizzare ed educare i<br />
più piccoli alla sostenibilità e alla<br />
salvaguardia del nostro Pianeta. Dati<br />
e curiosità sono presentati e spiegati<br />
in maniera semplice, accompagnati<br />
da efficaci infografiche adatte alla<br />
lettura dei più piccoli. G.B.<br />
40
IN VIAGGIO CON<br />
UN<br />
VULCANO<br />
FISICO E SISMOLOGO<br />
ALL’UNIVERSITÀ DI<br />
NAPOLI, ALDO ZOLLO<br />
STUDIA LA TERRA E<br />
I SUOI MOVIMENTI.<br />
PER INTERCETTARE<br />
SEGNALI E<br />
ANTICIPARE<br />
SOLUZIONI<br />
di Andrea Radic<br />
Andrea_Radic<br />
andrearadic2019<br />
Uno scienziato capace di<br />
applicare con chiarezza<br />
alla vita reale i principi<br />
studiati in laboratorio, diminuendo<br />
drasticamente la distanza tra teoria e<br />
pratica. Da giovane era una promessa<br />
del basket, ma al canestro ha preferito<br />
la fisica. E oggi dirige il laboratorio di<br />
Sismologia del dipartimento di Fisica<br />
all’Università Federico II di Napoli.<br />
Ma lo sport resta attaccato all’anima,<br />
così le partite di basket amatoriali insieme<br />
ai compagni di allora non mancano<br />
mai nell’agenda del professor<br />
Aldo Zollo, che vive nella zona vulcanica<br />
dei Campi Flegrei, quasi casa e<br />
bottega.<br />
Perché hai scelto la scienza e attraverso<br />
quale percorso formativo?<br />
Fin dal liceo mi interessava il pianeta,<br />
con i suoi processi interni ed esterni. Un<br />
carissimo amico, professore di geologia,<br />
mi suggerì la laurea in Fisica,<br />
per acquisire, diceva, le necessarie<br />
capacità di analisi. Ma anche quel rigore<br />
scientifico che oggi mi consente<br />
di guardare alla Terra con capacità di<br />
predizione e di mettere a punto stru-<br />
mentazioni sperimentali nel settore.<br />
Quando ti è caduta in testa la mela<br />
della scienza?<br />
Nel corso della tesi di laurea: era il<br />
1980, anno del terremoto in Irpinia,<br />
che mi coinvolse emotivamente. Da<br />
ragazzo di queste terre, cominciai a<br />
lavorare sulle ragioni dell’evento sismico,<br />
analizzando i dati per capire i<br />
motivi di tanta devastazione, dolore<br />
e morte. Fu in quel momento che mi<br />
accorsi di poter diventare un ricercatore,<br />
parte di un ingranaggio utile per<br />
la società. Scattò la passione per il<br />
laboratorio, poi il dottorato a Parigi e,<br />
al rientro in Italia, l’inizio della carriera.<br />
Riesci a mantenere un distacco<br />
scientifico nel tuo lavoro o il coinvolgimento<br />
emotivo è comunque presente?<br />
Difficile sdoppiare i due aspetti, i ricercatori<br />
sono persone che vivono<br />
42
DI SCIENZA<br />
anche emotivamente le emergenze.<br />
Durante campagne di studio e analisi<br />
sul Vesuvio e ai Campi Flegrei per capire<br />
dove si trovasse il magma, sono<br />
stato per diversi giorni a contatto con<br />
la popolazione. In quei momenti mi<br />
sono accorto dell’importanza del mio<br />
lavoro e della necessità di comunicare<br />
informazioni corrette, mi sono<br />
sentito coinvolto nell’impegno verso il<br />
progresso scientifico. Dobbiamo porre<br />
grande attenzione a ogni piccolo<br />
segno di pericolo, perché il Vesuvio<br />
causerebbe un’eruzione di tipo esplosivo,<br />
a differenza di quella recente e<br />
spettacolare dell’Etna, di tipo effusivo.<br />
Tu abiteresti mai alle pendici del Vesuvio?<br />
Sì, laddove consentito dalle regolamentazioni<br />
e con la consapevolezza<br />
di essere in una situazione a rischio,<br />
quindi pronto a dovermi trasferire o<br />
evacuare. D’altronde vivo ai Campi<br />
Flegrei, il vulcano della parte occidentale<br />
di Napoli.<br />
Esistono lacune nel monitoraggio<br />
dei vulcani?<br />
No. Dal punto di vista del controllo, in<br />
Italia viviamo una situazione felice rispetto<br />
ad altri Paesi. Possediamo tecnologie<br />
e capacità osservative molto<br />
avanzate, paragonabili a quelle di<br />
Stati Uniti e Giappone, siamo in grado<br />
di intercettare i seppur minimi segnali<br />
tellurici, geochimici o di deformazione<br />
del suolo.<br />
La scienza oggi ha il controllo della<br />
Terra o molto è ancora ignoto?<br />
Molto è ancora da scoprire. Nell’esplorazione<br />
dell’atmosfera possediamo<br />
mezzi per essere al centro dei fenomeni<br />
naturali. Nel caso della Terra,<br />
invece, la capacità di penetrazione<br />
con sonde dirette nelle regioni dove<br />
hanno origine i terremoti è limitata.<br />
Sono fenomeni che si formano a 20-<br />
30 chilometri di profondità e il pozzo<br />
più profondo mai realizzato dall’uomo<br />
non è andato oltre i 12. Quindi usiamo<br />
l’osservazione indiretta, come un’ecografia<br />
al corpo del pianeta.<br />
Il Viaggio al centro della terra raccontato<br />
da Jules Verne nel 1864 resta<br />
un romanzo di fantasia?<br />
Direi di sì, anche se il progresso scientifico<br />
delle ultime due decadi ha compiuto<br />
passi inimmaginabili. Quindi non<br />
poniamo limiti alla strada della conoscenza.<br />
I fenomeni che studiamo sono<br />
molto vicini alla teoria del caos e accadono<br />
per variazioni minime rispetto<br />
a un trend. Il magma, per esempio,<br />
non risale dalle profondità in silenzio<br />
geofisico e l’obiettivo dei ricercatori è<br />
percepire in anticipo ogni segnale. È<br />
necessario, inoltre, accorciare la di-<br />
© jul14ka/AdobeStock<br />
Aldo Zollo<br />
Il Vesuvio dall'alto (NA)<br />
43
IN VIAGGIO CON<br />
stanza tra le scoperte scientifiche e<br />
la vivibilità e sostenibilità dei territori:<br />
questo è un compito della politica,<br />
che dovrebbe aiutare la popolazione<br />
a conoscere e comprendere ciò che<br />
viene fatto per il bene comune. Servono<br />
cultura del territorio e addestramento<br />
all’applicazione dei protocolli<br />
di sicurezza.<br />
Conoscere per proteggere, quindi.<br />
Il mio gruppo di ricerca in Sismologia<br />
all’Università di Napoli sta lavorando<br />
con il settore ponti e infrastrutture<br />
di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) sulla<br />
possibilità di utilizzare sistemi capaci<br />
di individuare in anticipo onde sismiche<br />
che potrebbero avere impatto<br />
sulla rete ferroviaria, così da adottare<br />
tutte le misure di sicurezza necessarie.<br />
Un progetto di altissima innovazione,<br />
unico a livello europeo. Dopo due<br />
anni di lavoro siamo giunti alla fase<br />
sperimentale, abbiamo lasciato la<br />
piramide di cristallo del laboratorio e<br />
siamo usciti sul campo con un obiettivo<br />
importante e delicato: proteggere<br />
la vita di migliaia di viaggiatori.<br />
Ti piace viaggiare in treno?<br />
Moltissimo, perché mi infonde un<br />
senso di serenità e tranquillità che<br />
con altri mezzi di trasporto non provo.<br />
Sulla mia tratta più frequente, Napoli-Roma,<br />
mi dedico a ciò che ho lasciato<br />
indietro, sfruttando quel tempo<br />
guadagnato che il treno mi regala.<br />
Abbiamo sufficiente rispetto della<br />
Terra?<br />
Le attività umane impattano sulla<br />
natura, è nostra responsabilità comprenderne<br />
rischi e benefici. Lo sfruttamento<br />
indiscriminato delle risorse<br />
che condividono qualcosa e poi colleghi.<br />
Innanzitutto, possediamo il misterioso<br />
sodalizio del calcio: il Napoli<br />
ci accomuna a tutti i livelli, senza distinzione<br />
alcuna. Poi mi piace il cibo,<br />
il mare e soprattutto il modo in cui si<br />
pone la gente di questa città. Oltre<br />
alla nostra grande apertura nei confronti<br />
di tutti.<br />
Ripensando a quando eri bambino,<br />
qual è il profumo della tua infanzia?<br />
Quello della campagna nel beneventano,<br />
con i miei nonni e i miei zii agricoltori,<br />
apicultori e vignaioli, durante i<br />
momenti gioiosi della vendemmia e<br />
della pigiatura. I profumi della terra<br />
Il professor Aldo Zollo in laboratorio sono quelli che ho portato con me.<br />
Anche tuo fratello Massimo Zollo è<br />
porterà problemi in futuro. Trovo che uno scienziato, professore all’Università<br />
Federico II, uno dei massimi<br />
la cultura ambientale sia troppo poco<br />
diffusa: la classe politica dovrebbe esperti nella ricerca sulle malattie<br />
avere maggior visione e volontà di genetiche. Dna di famiglia?<br />
investire in azioni di mitigazione ambientale<br />
a lungo termine. Forse sono ria a supportare il talento, affrontare le<br />
Ci accomuna la caparbietà, necessa-<br />
investimenti poco “elettorali”, ma vedo sfide più difficili e accettare le sconfitte<br />
per arrivare ai massimi obiettivi.<br />
segnali positivi da parte della popolazione<br />
riguardo al risparmio energetico Anche perché sono carriere che pretendono<br />
grandi sacrifici, non si smette<br />
e alla raccolta differenziata dei rifiuti.<br />
Percepisci nei tuoi studenti un interesse<br />
che va oltre la moda di essere narsi.<br />
mai di studiare, approfondire, aggior-<br />
green?<br />
E i tuoi figli?<br />
Sì, nei giovani vedo una profondità Margaux si è da poco laureata in Ingegneria<br />
chimica, Simon gioca a basket<br />
che invece manca alle persone più<br />
adulte. Come l’estrema attenzione a livello professionistico.<br />
alla vita sana, che dimostrano anche Come si dice, hanno seguito le orme<br />
i miei due figli ventenni.<br />
del padre.<br />
Com’è fare lo scienziato a Napoli? Passioni di famiglia.<br />
Il lavoro è più piacevole perché prima<br />
di tutto siamo un gruppo di persone aldozollo<br />
Il giornalista Andrea Radic con Aldo Zollo alla stazione di Napoli Centrale<br />
44
EARTH DAY<br />
UN PIANETA<br />
DA SALVARE<br />
IL 22 APRILE SI<br />
CELEBRA LA<br />
51ESIMA GIORNATA<br />
DELLA TERRA. UNA<br />
MARATONA ONLINE<br />
CHE COINVOLGE<br />
OLTRE UN MILIARDO<br />
DI PERSONE. CE NE<br />
PARLA PIERLUIGI<br />
SASSI, PRESIDENTE<br />
DI EARTH DAY ITALIA<br />
di Flaminia Marinaro<br />
«<br />
Dobbiamo crescere nella<br />
coscienza della cura<br />
della casa comune. Abbiamo<br />
peccato contro la Terra. Dio perdona<br />
sempre, noi perdoniamo alcune<br />
volte ma la Terra non perdona mai».<br />
Sono le parole di papa Francesco in<br />
occasione della celebrazione della<br />
Giornata mondiale della Terra 2020,<br />
la 50esima, che si è tenuta il 22 aprile<br />
dello scorso anno in piena pandemia,<br />
durante la quale ha espresso profondo<br />
apprezzamento verso i movimenti internazionali<br />
che lottano e lavorano per<br />
risvegliare le coscienze.<br />
Cinquanta più uno sono gli anni di vita<br />
di Earth Day, l’organizzazione che prima<br />
di tutte sembra avere incarnato in<br />
modo profetico i principi dell’enciclica<br />
Laudato si’. «È nata in Usa nel 1970,<br />
dopo l’esplosione di una piattaforma<br />
petrolifera a Santa Barbara che distrusse<br />
un intero ecosistema costiero. Il senatore<br />
democratico Gaylord Nelson<br />
riuscì a mobilitare l’opinione pubblica<br />
facendo leva sugli studenti, già molto<br />
attivi contro la guerra in Vietnam. Oltre<br />
20 milioni di americani scesero in piaz-<br />
za per la tutela del pianeta. Un evento<br />
epocale che indusse le Nazioni Unite<br />
a riconoscere l’Earth Day come movimento<br />
globale a tutela della Terra»,<br />
spiega Pierluigi Sassi, presidente del<br />
network italiano.<br />
Poi, anche grazie al web, la protesta<br />
ha coinvolto il mondo intero. Quali<br />
obiettivi sono stati raggiunti da allora?<br />
La più grande missione del movimento<br />
è stata quella di creare una coscienza<br />
ambientale collettiva. In 50 anni l’organizzazione<br />
si è moltiplicata in modo<br />
esponenziale con 75mila partner nei<br />
193 Paesi membri dell’Onu, diventando<br />
la realtà più impattante al mondo. Oggi<br />
la sfida è molto più complessa e l’Earth<br />
Day si sta organizzando per andare<br />
ben oltre la sensibilizzazione. In Italia i<br />
tre grandi temi riguardano l’alfabetizzazione<br />
climatica, perché tutti devono<br />
sapere cosa sta succedendo, l’educazione<br />
ambientale e l’innovazione per<br />
sviluppo sostenibile. La cosa più importante<br />
e urgente è cambiare il nostro<br />
modello economico dall’interno. Dobbiamo<br />
formare le nuove generazioni a<br />
un approccio climatico corretto e dare<br />
a tutti la piena consapevolezza delle<br />
sfide che ci troveremo davanti: secondo<br />
gli ultimi dati delle Nazioni Unite,<br />
purtroppo, gli impegni presi dagli Stati<br />
alla Conferenza di Parigi vengono puntualmente<br />
disattesi.<br />
Il mondo intero è stato colpito dalla<br />
pandemia: si è detto che la Terra abbia<br />
reagito agli attacchi dell’uomo. Il cambiamento<br />
climatico e lo sfruttamento<br />
delle risorse hanno probabilmente<br />
fornito terreno fertile al virus. In che<br />
modo possiamo cambiare il futuro?<br />
Dobbiamo pensare ai giovani e puntare<br />
su di loro. Hanno tutto il diritto di rivendicare<br />
un pianeta sano e di contrastare<br />
modelli economici predatori. Purtroppo,<br />
i governi hanno dimostrato finora<br />
di non saper gestire un tema così forte.<br />
Dallo storico accordo sul clima di Parigi<br />
nulla è cambiato, se non i giovani che<br />
sono tornati alla ribalta con movimenti<br />
di protesta e che vanno da tutti noi sostenuti.<br />
Earth Day lo fa con passione e<br />
guarda alle nuove generazioni in questa<br />
prospettiva perché solo loro, senza<br />
sovrastrutture, possono cambiare il<br />
mondo. Per la prima volta quest’anno<br />
e su iniziativa dell’Italia, la Conferenza<br />
sul clima sarà preceduta da una sessione<br />
interamente dedicata ai giovani.<br />
Un passaggio epocale se consideriamo<br />
l’importanza del dialogo tra le generazioni<br />
su un tema che è più di chi<br />
verrà dopo che nostro. Anche grazie ai<br />
media, sono state combattute le sperequazioni<br />
sociali e frantumate quelle<br />
camere stagne che tenevano lontani<br />
chi ha molto e chi non ha niente: oggi<br />
siamo tutti vasi comunicanti. Ancor più<br />
con il Covid-19 ci siamo resi conto di<br />
essere una sola famiglia umana in un<br />
pianeta che ha bisogno di ognuno di<br />
noi. È stata una presa di coscienza collettiva<br />
e lo stesso virus, a suo modo, ha<br />
“parlato” in senso ambientale, perché<br />
le ricerche scientifiche hanno dimostrato<br />
che il contagio è stato accelerato<br />
in modo molto significativo dall’inquinamento.<br />
Lo scorso anno, nell’impossibilità di<br />
celebrare la Giornata della Terra nello<br />
spazio fisico e simbolico di Villa Borghese,<br />
il web si è rivelato fondamentale.<br />
Qual è stato il bilancio?<br />
Avevamo scelto il cuore verde della<br />
Capitale come ombelico del mondo.<br />
Ma il web ci ha aperto una grande opportunità:<br />
la maratona mediatica del<br />
2020 ha prodotto migliaia di contatti e<br />
dato voce a organizzazioni e persone<br />
che normalmente non ce l’hanno. La<br />
scorsa edizione è stata spettacolare:<br />
ad aprirla, uno strepitoso Zucchero<br />
46
47<br />
© jyugem/AdobeStock
EARTH DAY<br />
davanti a un Colosseo illuminato di<br />
blu. Solo, al centro della piazza, come<br />
lo era stato papa Francesco in una San<br />
Pietro deserta, in preghiera per il perdono<br />
universale. Le note di Let your<br />
love be known, composta da Bono Vox<br />
e interpretata in italiano dall’artista,<br />
sono state il ringraziamento a quel gesto<br />
meraviglioso.<br />
Due immagini fortemente evocative<br />
che hanno provocato 150 milioni di<br />
contatti in pochi giorni. E altrettanti ne<br />
ha portati a casa la nostra campagna<br />
di comunicazione. Risultati importanti<br />
che danno la misura della partecipazione<br />
e della condivisione collettiva.<br />
Il servizio pubblico televisivo ha ricoperto<br />
un ruolo importantissimo, senza<br />
la Rai non avremmo potuto raggiungere<br />
tanta gente. Abbiamo avuto tanti<br />
testimonial e molti ne avremo anche<br />
quest’anno.<br />
La maratona online del 22 aprile vedrà<br />
coinvolte oltre un miliardo di persone.<br />
Come sarà strutturata?<br />
Il canale digitale RaiPlay ci offre la possibilità<br />
di essere visti da tutto il mondo.<br />
Tredici ore di diretta su temi ambientali<br />
su un canale gratuito sono il migliore<br />
esempio possibile di servizio pubblico.<br />
Sarà una staffetta di voci e di cuori –<br />
cosi amiamo definirla – una maratona<br />
con artisti, giornalisti esperti e scienziati,<br />
uno spazio virtuale ricco di contenuti<br />
ma anche di momenti di leggerezza.<br />
Quattro i blocchi fondamentali: Obiettivo<br />
giovani, in cui faremo<br />
collegamenti con le scuole<br />
e interviste in vista<br />
dell’evento alle Nazioni<br />
Unite; Obiettivo Agenda<br />
Onu 2030, in cui<br />
parleremo dei 17 goal<br />
da raggiungere con<br />
interventi di esperti e<br />
di chi si impegna ogni<br />
giorno per migliorare<br />
il mondo; Innovazione e<br />
sviluppo sostenibile, per<br />
capire che bisogna innovare<br />
per migliorare la qualità di vita<br />
e non per aumentare i profitti; Very<br />
important planet – la parte più divertente<br />
– con musicisti, sportivi, artisti e<br />
celebrità per contagiare i cuori di tutti<br />
gli ascoltatori.<br />
C’è anche un’altra piaga, ancora poco<br />
conosciuta, che affligge la nostra società:<br />
quella dei migranti ambientali.<br />
Di cosa si tratta e come possiamo<br />
combatterla?<br />
Le persone non si spostano più solo<br />
perché sono povere ma per l’incapacità<br />
della loro terra di sfamarle a causa<br />
di guerre, alluvioni, fenomeni climatici<br />
devastanti o sfruttamento da parte di<br />
colossi multinazionali che devastano<br />
le microeconomie locali. La mappa<br />
delle crisi ambientali e quella delle<br />
guerre sono drammaticamente simili.<br />
La questione ecologica è diventata<br />
anche una questione di sicurezza che<br />
Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia<br />
è poi alla base di larga parte dei fenomeni<br />
migratori. Dobbiamo cominciare<br />
a parlare di ecologia integrale. La desertificazione<br />
da una parte e l’innalzamento<br />
del livello del mare dall’altra<br />
costringeranno gli abitanti di molti<br />
territori e città a modificare le proprie<br />
abitudini, se non addirittura a evacuare.<br />
Non si può pensare di fermare l’immigrazione<br />
senza affrontare il cambiamento<br />
climatico.<br />
earthday.org<br />
EarthDayNetwork<br />
earthdayitalia.org<br />
EarthDayIta earthdayitalia<br />
onepeopleoneplanet.it<br />
villaggioperlaterra<br />
Zucchero canta davanti al Colosseo per l’Earth Day 2020<br />
© Carlo Landucci<br />
48
STOP GLOBAL<br />
WARMING<br />
© Francesco Ditria<br />
Immagine creata per la open call di Zooppa a sostegno dell'iniziativa StopGlobalWarming.eu<br />
UNA RACCOLTA DI FIRME PER SPINGERE LA COMMISSIONE<br />
EUROPEA A TASSARE LE EMISSIONI DI CO 2 .<br />
A PARLARNE MARCO CAPPATO, UNO DEI PROMOTORI,<br />
E STEFANIA SPAMPINATO, TRA I VIP SUPPORTER<br />
di Serena Berardi - s.berardi@fsitaliane.it<br />
Tassare le emissioni di anidride<br />
carbonica per fermare il<br />
riscaldamento globale. E poi,<br />
con le risorse ricavate, ridurre le imposte<br />
sul lavoro. Un’idea da Nobel. Per<br />
la precisione un'idea di 27 premi Nobel.<br />
Ed è la proposta alla base di Stop<br />
Global Warming, l’Iniziativa dei cittadini<br />
europei (Ice) che chiede alla Commis-<br />
sione Ue di varare una normativa per<br />
disincentivare il consumo dei combustibili<br />
fossili e favorire l’uso di energie<br />
rinnovabili, con l’obiettivo di contrastare<br />
i cambiamenti climatici e limitare<br />
l’aumento della temperatura terrestre.<br />
«Abbiamo semplicemente pensato di<br />
tradurre la dichiarazione di alcuni economisti<br />
premi Nobel in una proposta<br />
politica. A maggior ragione in un momento<br />
come questo, con la pandemia<br />
che distrugge posti di lavoro e le emissioni<br />
che devastano il pianeta», spiega<br />
Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione<br />
Luca Coscioni, fondatore del<br />
movimento di cittadini europei sullo<br />
sviluppo sostenibile Eumans e promotore<br />
dell’iniziativa.<br />
49
EARTH DAY<br />
L’Ice, infatti, è uno strumento di democrazia<br />
partecipativa che consente di<br />
proporre modifiche ai trattati europei.<br />
Se la petizione Stop Global Warming<br />
raggiungerà l’obiettivo di un milione di<br />
firme entro luglio, verrà presentata alla<br />
Commissione Ue e discussa in Parlamento.<br />
«Abbandonare i combustibili fossili<br />
deve essere conveniente dal punto di<br />
vista economico. Fare i moralisti dell’ecologia<br />
non serve. Non possiamo illuderci<br />
di poterci salvare solo attraverso<br />
comportamenti individuali virtuosi,<br />
come fare la raccolta differenziata,<br />
mangiare meno carne e spostarsi in bicicletta.<br />
Se non si trasforma profondamente<br />
l’intero sistema economico, gli<br />
sforzi personali non basteranno. I cambiamenti<br />
culturali, da soli, sono troppo<br />
lenti», sostiene Cappato.<br />
Anche Stefania Spampinato, volto della<br />
serie tv Grey’s Anatomy e tra le decine<br />
di vip che hanno scelto di supportare<br />
Stop Global Warming, è convinta<br />
che una misura di questo genere sia<br />
necessaria, altrimenti si continuerà a<br />
inquinare senza remore. «Tutto ciò che<br />
è nocivo o pericoloso per il prossimo<br />
viene punito o scoraggiato. Se vai troppo<br />
veloce con la macchina, ti fanno la<br />
multa. Se parcheggi in seconda fila e<br />
intralci il traffico, ti rimuovono l’auto.<br />
Serve, quindi, un meccanismo che funzioni<br />
da deterrente anche per le emissioni<br />
di anidride carbonica», afferma<br />
l’attrice ambientalista.<br />
L’adozione della carbon tax potrebbe<br />
causare un aumento dei prezzi, per<br />
esempio di elettricità e benzina. Tuttavia,<br />
genererebbe un dividendo fiscale<br />
che potrebbe essere sfruttato a sostegno<br />
non solo dell’ambiente ma anche<br />
del lavoro. «Bisognerebbe restituire ai<br />
«Non possiamo<br />
illuderci di poterci<br />
salvare solo attraverso<br />
comportamenti<br />
individuali virtuosi.<br />
Se non si trasforma<br />
profondamente l’intero<br />
sistema economico,<br />
gli sforzi personali non<br />
basteranno»<br />
L'attrice Stefania Spampinato, tra i supporter dell'iniziativa Stop Global Warming<br />
consumatori i soldi che perdono in termini<br />
di minor potere d’acquisto. E lo si altri colleghi. Senza il metodo scientifiche<br />
e di sottoporle alle valutazioni di<br />
deve fare abbassando le altre tasse, in co l’uomo non sarebbe mai arrivato alla<br />
particolare sui redditi più bassi», spiega democrazia. Più che perdere tempo a<br />
Cappato.<br />
convincere chi si rifiuta di capire, oggi<br />
Se l’urgenza di agire diventa sempre è importante smuovere chi a parole è<br />
più palese, c’è ancora chi nega i cambiamenti<br />
climatici: «Ognuno può pen-<br />
nulla di concreto. Per questo abbiamo<br />
d’accordo ma poi non è disposto a fare<br />
sarla come vuole, ma per conoscere attivato la raccolta di firme», prosegue<br />
come stanno le cose bisogna ascoltare Cappato.<br />
la comunità scientifica. Gli studiosi non Anche secondo Spampinato è impossibile<br />
continuare a girare le spalle, si<br />
sono mai del tutto unanimi, ma hanno<br />
l’obbligo di pubblicare le proprie ricer-<br />
tratta di dimostrare coscienza e senso<br />
L'attivista Marco Cappato, tra i promotori di Stop Global Warming<br />
© Davide Bozzalla<br />
50
L'Acquario di Genova, struttura che ha aderito alla campagna<br />
di responsabilità: «La stragrande maggioranza<br />
della comunità scientifica<br />
concorda sul fatto che il riscaldamento<br />
globale abbia cause antropiche. Ma, oltre<br />
a questo, gli effetti negativi tangibili<br />
sono sotto gli occhi di tutti. Così come<br />
manteniamo un ambiente salubre tra le<br />
mura domestiche, la stessa cosa deve<br />
valere per il pianeta che ci accoglie».<br />
Se da una parte la pandemia ha canalizzato<br />
tutta l’attenzione e spostato<br />
in secondo piano le altre problematiche,<br />
dall’altra ha fatto emergere una<br />
consapevolezza: «Bisogna rivedere il<br />
rapporto tra l’essere umano e l’ecosistema.<br />
Se si continua a non intervenire<br />
sulle emissioni di CO 2<br />
e l’inquinamento,<br />
le conseguenze in termini di salute<br />
e vite umane saranno molto più gravi<br />
e durature di quanto è accaduto con il<br />
Covid-19», dice preoccupato Cappato.<br />
Dall’altro capo dell’oceano Stefania,<br />
che vive e lavora a Los Angeles, ha<br />
constatato in prima persona come il<br />
virus abbia travolto tutte le altre questioni:<br />
«Avevo esternato ai produttori<br />
di Grey’s Anatomy che ero disposta a<br />
destinare una parte del mio compenso<br />
per rendere più ecosostenibile il set.<br />
Li avevo trovati d’accordo a prescindere<br />
dal mio impegno e ci eravamo<br />
riusciti. Adesso, però, la situazione si è<br />
complicata: prima delle riprese, attori<br />
e staff devono sottoporsi al tampone<br />
e per effettuarlo viene gettata via ogni<br />
giorno un’enorme quantità di plastica,<br />
tra mascherine, guanti e altri dispositivi<br />
monouso. Ovviamente, quello che<br />
conta ora è non far ammalare le persone.<br />
Ma, appena superata l’emergenza,<br />
occorrerà intervenire in maniera decisa<br />
per invertire la rotta».<br />
Nel caso la petizione online centri<br />
l’obiettivo del milione di firme entro<br />
luglio, la Commissione Ue sarà obbligata<br />
a dare seguito alla proposta. «Ho<br />
fiducia che a quel punto potranno accoglierla<br />
e studiare una legge europea.<br />
Il problema è che non resta più molto<br />
tempo, non solo per le firme, ma per<br />
mantenere una condizione di vita decente<br />
sulla Terra», conclude Cappato.<br />
Il pianeta, già malato e con la temperatura<br />
alta prima del Covid-19, non può<br />
aspettare ancora per essere preso in<br />
cura.<br />
stopglobalwarming.eu<br />
stopglobalwarming.eu<br />
sgw_eu<br />
Una volontaria impegnata a promuovere la campagna<br />
© Michael Braha<br />
© Davide Bozzalla<br />
51
EARTH DAY<br />
IL SUONO<br />
DELL’OCEANO<br />
L'installazione Answer to the Call alla mostra The Soul Expanding Ocean #1: Taloi Havini<br />
DISTESE D’ACQUA DA ASCOLTARE. A VENEZIA, UNA PERSONALE DI<br />
TALOI HAVINI TRASPORTA IL VISITATORE IN UNA PICCOLA ISOLA<br />
DEL PACIFICO ATTRAVERSO UN'INSTALLAZIONE IMMERSIVA<br />
di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it<br />
Foto gerdastudio<br />
Una visione dell’oceano<br />
diversa e stimolante che<br />
usa il suono come strumento<br />
per misurare lo spazio. È questo<br />
il senso dell’opera di Taloi Havini,<br />
nata nell’isola di Bougainville, in<br />
Papua Nuova Guinea, e attualmente<br />
residente a Sidney, in Australia.<br />
L’artista utilizza fotografie, sculture,<br />
videoinstallazioni immersive e<br />
tecniche miste per affrontare temi<br />
come la rappresentazione, l’eredità<br />
e gli habitat dell’Oceania. Il suo lavoro<br />
viene esposto per la prima volta<br />
in Italia nella personale The Soul<br />
Expanding Ocean #1: Taloi Havini,<br />
all’Ocean Space di Venezia fino al 17<br />
ottobre, salvo cambiamenti dovuti<br />
alle restrizioni per contrastare il Covid-19.<br />
La mostra, commissionata e prodotta<br />
da TBA21–Academy e a cura di<br />
Chus Martinez, è progettata proprio<br />
per questo centro planetario, situato<br />
52
all’interno della Chiesa di San Lorenzo,<br />
che si propone di contribuire alla<br />
ricerca sugli oceani e all’alfabetizzazione<br />
sul tema. L’artista utilizza diversi<br />
strumenti sensoriali per invitare<br />
il pubblico a riflettere sull’evoluzione<br />
del mondo, con sequenze di suoni<br />
che nella testa dei visitatori si trasformano<br />
in un ricordo interiorizzato.<br />
L’installazione Answer to the Call<br />
evoca il mare intorno a Bougainville,<br />
la terra natale di Havini, attraverso<br />
22 diffusori acustici a tre livelli d’interazione<br />
e un set teatrale dalle tinte<br />
indaco e blu oltremare.<br />
Lo spettatore è invitato a raccogliersi<br />
per ascoltare l’oceano, come se fosse<br />
seduto proprio sulla piccola isola<br />
del Pacifico. Nel creare queste singolari<br />
armonie, Havini utilizza la sua<br />
lingua Hakö, alcuni canti di viaggio<br />
locali e un pezzo strumentale composto<br />
da Ben Hakalitz, musicista<br />
noto a Boungainville. Infine, aggiunge<br />
delle registrazioni subacquee<br />
frutto di una mappatura sonar catturate<br />
a bordo della nave R/V Falkor,<br />
durante un viaggio nelle acque<br />
dell'Australia nord-orientale. Un progetto<br />
che ha unito artisti e scienziati,<br />
nell'ambito del programma Artist-<br />
At-Sea dello Schmidt Ocean Institute,<br />
coproduttore della mostra, per<br />
un’esplorazione interdisciplinare dei<br />
mari. In particolare, Havini ha cercato<br />
di misurare la velocità del suono per<br />
produrre inedite mappature ad alta<br />
risoluzione dei fondali oceanici.<br />
Oltre a questa esposizione, nell’Ocean<br />
Space veneziano è ospitato anche<br />
il secondo capitolo di Territorial<br />
Agency: Oceans in Transformation, a<br />
cura di Daniela Zyman, commissionato<br />
e prodotto da TBA21–Academy.<br />
La mostra, aperta fino al 29 agosto –<br />
salvo cambiamenti legati alle misure<br />
anti Covid-19 – intende affrontare i<br />
pericoli causati dall’innalzamento<br />
delle acque, dalla devastazione<br />
ecologica degli oceani e dalla fragilità<br />
e volatilità dell'economia derivanti<br />
dalle imponenti trasformazioni<br />
dell'ambiente marino.<br />
ocean-space.org<br />
tba21.org/academy<br />
oceanspace.org<br />
Una veduta della mostra Territorial Agency: Oceans in Transformation<br />
53
EARTH DAY<br />
NEL SEGNO<br />
DELL’<br />
ACQUA<br />
© Pierluigi Orler<br />
CON IL MOTTO REFILL YOUR BOTTLE, BRESSANONE CELEBRA<br />
QUESTA PREZIOSA RISORSA. E A MAGGIO PROMUOVE UN FESTIVAL<br />
PER RIFLETTERE SUL SUO CONSUMO CONSAPEVOLE<br />
di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it<br />
Alla confluenza tra il fiume<br />
Isarco e il Rienza, Bressanone<br />
(BZ) ha un rapporto<br />
viscerale con l’acqua. Quella che<br />
sgorga dalla vicina sorgente della<br />
Plose è ritenuta la più leggera e pura,<br />
in Europa, tra quelle di alta montagna.<br />
E la cittadina della Valle Isarco vanta<br />
anche la più alta densità di fontane<br />
con acqua potabile in un centro storico<br />
dell’arco alpino.<br />
Tutto, qui, sembra sottolineare l’importanza<br />
di questo bene prezioso.<br />
«Quest'anno abbiamo voluto partecipare<br />
agli eventi organizzati intorno<br />
alle fontane del centro storico e lungo<br />
i fiumi, proprio per ricordare un lusso<br />
che 1,8 miliardi di persone sul pianeta<br />
possono solo sognare», dice Karl<br />
Michaeler, amministratore delegato<br />
dell’Asm (Azienda servizi municipalizzati)<br />
di Bressanone. Dall’estate 2019<br />
viene promossa la campagna Refill<br />
your bottle per incentivare il consumo<br />
della potabile di qualità contro l’acquisto<br />
di acqua in bottiglie di plastica. E<br />
dal 7 al 30 maggio, Covid permettendo,<br />
la città altoatesina rilancia con il<br />
Water Light Festival, che trasforma i<br />
principali luoghi urbani in un mare di<br />
luci. «Un’occasione per insegnare a<br />
bere con attenzione, vivere l’acqua<br />
consapevolmente e renderne meno<br />
scontato il consumo», spiega Lidia<br />
Prader, responsabile sostenibilità della<br />
cooperativa Bressanone Turismo.<br />
Come si svolge il Water Light Festival?<br />
Artisti locali e internazionali trasformeranno<br />
i punti d’acqua di Bressanone<br />
e dintorni in luoghi luminosi e<br />
magici, grazie a installazioni e idee<br />
creative. Più di 20 fontane, il punto di<br />
confluenza tra i fiumi Isarco e Rienza<br />
e altri tesori storico-culturali saranno<br />
reinterpretati per diffondere un uso<br />
sostenibile delle risorse idriche attraverso<br />
il motto Acqua è vita - luce<br />
è arte.<br />
Qualche nome tra gli artisti che partecipano<br />
quest’anno?<br />
Luminéoles by Porté par le vent, Water Light Festival 2019<br />
54
L’altoatesina Petra Polli, residente in<br />
Germania, che con il progetto The right<br />
to choose riflette sull’impatto ambientale<br />
del processo di tintura dei tessuti,<br />
spesso inquinante perché le acque di<br />
scarico delle industrie non vengono<br />
adeguatamente filtrate.<br />
Così, un video proietta su strisce di<br />
cotone naturale le immagini di un fiume<br />
diventato del colore di moda della<br />
prossima stagione. Lo studio creativo<br />
Ocubo metterà invece in primo piano<br />
la bellezza e la fragilità dei ghiacciai<br />
con l’opera luminosa immersiva<br />
Glacier, mentre The Global Warning del<br />
trentino Stefano Cagol invita a riflettere<br />
sul mosaico di cause ed effetti del<br />
cambiamento climatico. Ancora, l’olandese<br />
Ivo Schoofs propone l’installazione<br />
interattiva Inverse frequency<br />
controllata da una leva che può essere<br />
mossa dai visitatori mostrando possibili<br />
ripercussioni sul clima, e il finlandese<br />
Kari Kola tingerà con le sue luci blu il<br />
Forte di Fortezza e il punto confluenza<br />
tra i fiumi Isarco e Rienza.<br />
Nonostante le 48 fontane di Bressanone,<br />
nel centro di riciclaggio cittadino<br />
vengono smaltite ogni giorno circa<br />
4.300 bottiglie di plastica. Soluzioni?<br />
Speriamo di raggiungere sempre più<br />
persone attraverso campagne di sensibilizzazione,<br />
progetti e festival come<br />
questi. Possiamo rompere le cattive<br />
abitudini solo grazie a una gestione<br />
consapevole e a un’attiva prevenzione<br />
dei rifiuti. Tocca a ognuno di noi fare la<br />
differenza: siamo sani quando lo sono<br />
anche la natura e l’ambiente.<br />
Quali progetti sostenibili avete intenzione<br />
di promuovere nel corso<br />
dell’anno?<br />
Il valore della sostenibilità è saldamente<br />
ancorato nella strategia di<br />
Bressanone Turismo e del nostro Comune.<br />
Nel campo della mobilità, consegniamo<br />
gratuitamente agli ospiti<br />
delle strutture ricettive convenzionate<br />
la Brixen Card, che consente di utilizzare<br />
in modo illimitato treni regionali,<br />
autobus urbani ed extraurbani. Inoltre,<br />
favoriamo i prodotti locali e i fornitori<br />
regionali, e dall’estate 2019, abbiamo<br />
lanciato la campagna Refill your bottle<br />
insieme ai gestori delle baite e dei<br />
rifugi del monte Plose, per dire no alla<br />
plastica monouso. Le fontanelle sono<br />
state censite e contrassegnate con la<br />
targa Refill e abbiamo realizzato una<br />
borraccia in acciaio inossidabile, eliminando<br />
anche le bottiglie di plastica<br />
dietro i banconi. Il progetto è stato<br />
esteso poi a tutta la città di Bressanone.<br />
Inoltre, abbiamo misurato la nostra<br />
impronta di CO 2<br />
e lavoreremo per<br />
ridurla, utilizziamo carta ecologica e<br />
prestiamo attenzione alla prevenzione<br />
e alla separazione dei rifiuti, organizzando<br />
per esempio il mercatino di<br />
Natale plastic free. La sostenibilità è<br />
un processo e spesso l’effetto si vede<br />
dopo molti anni, ma è tempo di ripensare<br />
ogni cosa in tal senso.<br />
brixen.org<br />
55
EARTH DAY<br />
ECOLOGIA<br />
DIVINA<br />
© Giorgio Galano/Adobestock<br />
TUTELARE LA NATURA E DIFENDERE GLI ANIMALI È ANCHE UN<br />
ATTO DI FEDE. DA SAN FRANCESCO A SAN BENEDETTO, STORIE E<br />
LUOGHI DI RELIGIOSI AMBIENTALISTI<br />
di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it<br />
La Basilica di san Francesco ad Assisi (PG)<br />
56
«<br />
Guardate gli uccelli del<br />
cielo: non seminano,<br />
non mietono, non raccolgono<br />
in granai e il Padre vostro<br />
celeste li nutre. Osservate come<br />
crescono i gigli della campagna:<br />
essi non faticano e non filano; eppure<br />
io vi dico che neanche Salomone<br />
fu vestito come uno di loro»<br />
(Matteo 6, 25-34).<br />
L’ammirazione verso il creato e<br />
l’interesse per la sua tutela sono<br />
presenti dovunque nella Bibbia e<br />
sottolineati nel Vangelo. L’eredità<br />
spirituale della conservazione della<br />
Terra è stata raccolta nei secoli successivi<br />
da diversi santi, che hanno<br />
dimostrato una particolare attenzione<br />
per la natura e gli animali.<br />
SAN FRANCESCO L’ECOLOGISTA<br />
In primis san Francesco d’Assisi,<br />
che nel suo Cantico delle creature<br />
chiama fratelli il sole, il fuoco e<br />
il vento e considera sorelle la luna,<br />
le stelle e «nostra matre terra». Non<br />
a caso papa Francesco ha scelto di<br />
chiamarsi proprio come il religioso,<br />
da cui ha appreso l’attenzione<br />
per l’ambiente e si è ispirato per<br />
l’enciclica del 2015 Laudato si’. Da<br />
quell’anno, ogni 1° settembre si celebra<br />
la Giornata mondiale di preghiera<br />
per la cura del creato, una<br />
ricorrenza che va avanti fino al 4<br />
ottobre per sensibilizzare i credenti<br />
sulle buone pratiche da adottare<br />
per proteggere il pianeta.<br />
E se san Francesco fu nominato<br />
da Giovanni Paolo II il patrono dei<br />
cultori dell'ecologia, la sua città<br />
– immersa nella verde Umbria – è<br />
simbolo della bellezza del creato<br />
e di attenzione alla sua tutela. Tutti<br />
conoscono la Basilica nella piazza<br />
principale, affrescata da capolavori<br />
di Giotto, ma per ripercorrere le<br />
orme del Poverello bisogna arrivare<br />
anche al Santuario della Porziuncola,<br />
dove era solito raccogliersi in<br />
preghiera. O fare tappa al Santuario<br />
di San Damiano, la chiesa che il<br />
santo trovò in stato di abbandono e<br />
decise di ricostruire pietra su pietra<br />
dopo che, durante una preghiera,<br />
La statua con san Francesco e il lupo, Gubbio (PG)<br />
© lcphoto80/Adobestock<br />
57
EARTH DAY<br />
© JooRoberto/Adobestock<br />
Il Santuario di san Damiano ad Assisi (PG)<br />
Cristo sembrò invitarlo dal crocifisso<br />
a «riparare la sua casa in rovina».<br />
Lungo il suo cammino in missione<br />
di povertà, Francesco si fermò anche<br />
a Gubbio. È commovente l’incontro<br />
con il lupo che il Santo riuscì<br />
ad ammansire tanto da portarlo a<br />
poggiare il muso sul suo ginocchio.<br />
Il prodigio, dovuto a doti straordinarie<br />
di sintonia con le creature del<br />
pianeta, avvenne nella zona dove<br />
è sorta poi la piccola Chiesa di san<br />
Francesco della pace.<br />
NATURA E ANIMALI AL CENTRO<br />
Molto sensibile nei confronti della<br />
natura e dei suoi abitanti era anche<br />
sant’Antonio Abate che, nel III secolo<br />
d.C., visse per 80 anni in solitudine<br />
in Egitto. Considerato il protettore<br />
degli animali, si festeggia il 17<br />
gennaio, nel pieno dell’inverno, per<br />
propiziare l’arrivo della primavera.<br />
Sono tante quel giorno le tradizioni<br />
religiose che si celebrano in tutta<br />
Italia, con protagonisti i piccoli amici<br />
dell’uomo, per l’occasione benedetti<br />
davanti ai luoghi di culto.<br />
Anche il romano san Filippo Neri,<br />
vissuto nel ‘500, non sopportava<br />
che le bestie fossero maltrattate:<br />
58
i suoi atti di canonizzazione testimoniano<br />
che non poteva passare<br />
vicino ai macelli, perché soffriva nel<br />
vedere gli animali che sarebbero<br />
stati soppressi con crudeltà. Era un<br />
vegetariano ante litteram san Rocco,<br />
raffigurato spesso con un cane<br />
al suo fianco, pronto a leccargli le<br />
piaghe della peste.<br />
Mentre San Francesco di Paola, venerato<br />
nella cittadina in provincia di<br />
Cosenza, dove si trova un santuario<br />
a lui dedicato, è stato protagonista<br />
di alcuni miracoli legati agli animali<br />
e all’armonia con la natura. Fece risorgere<br />
un agnellino a cui era molto<br />
affezionato e auspicava per tutti un<br />
ritorno alle origini, quando ci si nutriva<br />
solo dei prodotti della terra. Un<br />
altro prodigio, nel 1464, consolidò il<br />
suo legame con gli elementi naturali.<br />
Il Santo avrebbe dovuto attraversare<br />
con altri due frati lo Stretto<br />
di Messina, ma non avendo denaro<br />
non trovò nessuno che li trasportasse.<br />
Così, sostenuto da una solida<br />
fede, stese sulle onde il suo mantello,<br />
legandolo al bastone e creando<br />
così una sorta di barca, tanto sicura<br />
da portare lui e i suoi compagni di<br />
viaggio sulla terraferma.<br />
In sintonia con la natura aspra ed essenziale,<br />
viveva anche san Girolamo,<br />
spesso ritratto con poche vesti in<br />
mezzo al deserto. Nel dipinto conservato<br />
nelle Gallerie degli Uffizi a<br />
Firenze, Giovanni Bellini lo mette<br />
al centro di un paesaggio scarno e<br />
selvaggio in fondo al quale si apre<br />
la veduta di una città, emblema<br />
della contrapposizione fra natura e<br />
civiltà.<br />
TRA ORTI E PREGHIERE<br />
A inseguire l’obiettivo di una relazione<br />
armonica tra uomo e natura<br />
© Francesco Bonino/AdobeStock<br />
45x31 cm 300DPI<br />
Veduta del Santuario di san Francesco di Paola, Paola (CS)<br />
59
EARTH DAY<br />
© misterbike/Adobestock<br />
L’Abbazia delle Tre Fontane, Roma<br />
sono anche molti consacrati al Signore,<br />
tra frati e monache, che si<br />
dedicano ancora oggi a coltivare<br />
orti e curare giardini per ottenere<br />
prodotti a chilometro zero. A poca<br />
distanza dal centro di Roma vivono<br />
i frati trappisti dell’abbazia delle Tre<br />
Fontane, seguaci di san Benedetto<br />
e della sua regola ora et labora, che<br />
prevede un’alternanza quotidiana<br />
tra ore di preghiera e tempo dedicato<br />
al lavoro della terra. Dai loro<br />
orti, in un’oasi di pace, provengono<br />
frutta e verdura di stagione, olio extravergine,<br />
miele, birra e la rinomata<br />
cioccolata. Mosse dallo stesso spirito<br />
di comunità, sono le monache<br />
cistercensi di Nostra Signora di Valserena<br />
a Guardistallo, in provincia di<br />
Pisa. Il loro lavoro manuale è dedicato<br />
soprattutto alla raccolta delle<br />
olive per produrre l’olio e, in tempi<br />
di pandemia, venderlo online.<br />
Il modo migliore e più umile di seguire<br />
il messaggio di papa Benedetto<br />
XVI: «Una parte della vita<br />
monastica, insieme alla preghiera,<br />
è anche il lavoro, la coltivazione<br />
della terra in conformità alla volontà<br />
del Creatore. Così in tutti i secoli<br />
i monaci, partendo dal loro sguardo<br />
rivolto a Dio, hanno reso la Terra vivibile<br />
e bella».<br />
Giovanni Bellini, San Girolamo nel deserto (1480 circa), Gallerie degli Uffizi, Firenze<br />
© Claudio Giusti<br />
60
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SPORT<br />
SFIDE ESTREME<br />
SCALARE LE MONTAGNE PIÙ ALTE DELLA TERRA IN PIENO<br />
INVERNO. O ATTRAVERSARE TRE OCEANI IN BARCA A VELA.<br />
COSÌ L’ALPINISTA SIMONE MORO E IL VELISTA GIANCARLO PEDOTE<br />
SI CONFRONTANO CON LA POTENZA DELLA NATURA<br />
di Flavio Scheggi<br />
mescoupsdecoeur<br />
Simone Moro durante una spedizione sul Manaslu, in Nepal<br />
© Archivio Simone Moro<br />
62
Simone Moro<br />
Le montagne più alte della<br />
Terra, da scalare in inverno,<br />
sono la passione di Simone<br />
Moro. L’alpinista bergamasco, 53 anni,<br />
è l’unico uomo ad aver raggiunto nella<br />
stagione più fredda e senza ossigeno<br />
quattro cime di oltre ottomila<br />
metri, Shisha Pangma, Makalu, Gasherbrum<br />
II e Nanga Parbat, tutte appartenenti<br />
alla catena dell'Himalaya,<br />
conquistando record assoluti.<br />
Sempre pronto ad accettare l’insuccesso<br />
e a ripartire ogni volta più<br />
forte di prima: «Le mie capacità<br />
sono nettamente inferiori<br />
rispetto alle difficoltà<br />
che ho incontrato in<br />
montagna. Accettarlo<br />
mi ha consentito<br />
di ragionare con la<br />
testa e non con il<br />
cuore e di sopravvivere<br />
ai miei sogni»,<br />
ha dichiarato<br />
a fine febbraio dopo<br />
aver tentato per la<br />
terza volta di scalare in<br />
inverno il Manaslu, l’ottava<br />
vetta della Terra.<br />
Ci riproverai?<br />
Ho già in programma di farlo. Voglio<br />
arrivare i primi di dicembre nella valle<br />
dell’Everest, e acclimatarmi scalando<br />
qualche cima di seimila metri. Poi alla<br />
fine del mese o a inizio gennaio 2022<br />
proverò per la quarta volta l’impresa<br />
su questa montagna.<br />
Come è l’inverno a ottomila metri?<br />
Pone tre problemi. Innanzitutto il<br />
freddo, perché non c’è mai un luogo<br />
dove riscaldarsi. Poi ti costringe alla<br />
pazienza, perché devi stare anche 15-<br />
20 giorni dentro la tenda ad aspettare<br />
una finestra di bel tempo per iniziare<br />
la scalata. Infine, ti obbliga all’autonomia,<br />
poiché in pochissimi possono<br />
venire ad aiutarti o a portarti i viveri.<br />
Anche le normali attività quotidiane<br />
diventano difficili…<br />
È vietato lamentarsi. Bisogna rimuovere<br />
dal vocabolario espressioni<br />
come “ho fame”, “ho freddo”, “quanto<br />
manca”. Nell’ultima spedizione non<br />
mi sono lavato per 51 giorni. Le salviettine<br />
umidificate con 40° C sottozero<br />
diventano dure come il cemento.<br />
Devi sciogliere la neve e usare un<br />
thermos di cinque litri se vuoi farti<br />
una doccia.<br />
E poi c’è sempre l’insuccesso da<br />
mettere in conto.<br />
Certo, devi essere allenato a fallire.<br />
Le statistiche dicono che nell’85%<br />
delle spedizioni invernali non si riesce<br />
a raggiungere la vetta. Malgrado tutto,<br />
è affascinante: vedi le montagne<br />
com’erano mille anni fa, ti senti un<br />
esploratore.<br />
Come stanno i ghiacciai?<br />
Purtroppo, non bene. Non ci siamo<br />
accorti in tempo di quanto fosse rapido<br />
il loro scioglimento. Vado in Himalaya<br />
da 30 anni, ma negli ultimi 15 si<br />
è verificato un importante assottigliamento<br />
e, da un anno all’altro, metto i<br />
ramponi sempre più in alto anziché a<br />
cinquemila metri. I ghiacciai adesso<br />
sono solo sulle vette oltre i seimila.<br />
Nelle tue spedizioni quali accorgimenti<br />
prendi per tutelare la natura?<br />
Durante l’ultima ascensione eravamo<br />
in 15 al campo base, abbiamo prodotto<br />
energia elettrica usando i pannelli<br />
solari. E tutti i rifiuti, sia biologici sia<br />
compostabili, sono stati riportati a<br />
valle.<br />
Cosa possiamo fare nel quotidiano<br />
per contrastare il cambiamento climatico?<br />
Il pianeta può essere salvato solo modificando<br />
il nostro stile di vita. Ci stiamo<br />
lamentando invece di agire, facendo<br />
docce più brevi, abbassando il<br />
riscaldamento in casa, usando meno<br />
l’ascensore e muovendoci con mezzi<br />
non inquinanti. Se tutti iniziassimo ad<br />
avere queste piccole attenzioni, ci sarebbe<br />
uno stravolgimento planetario<br />
in favore dell’ambiente.<br />
Il Covid-19 ci ha spinto a riscoprire la<br />
montagna?<br />
La scorsa estate in tanti hanno scelto<br />
le nostre vette e quest’inverno c’è<br />
stato un boom nell’acquisto di racchette<br />
da neve e attrezzature per<br />
lo sci alpinismo, che permettono di<br />
esplorare la grande oasi di libertà che<br />
è la montagna.<br />
Esce proprio in questi giorni il libro<br />
che hai scritto con la tua manager<br />
Marianna Zanatta, Il team invisibile,<br />
edito da Rizzoli.<br />
Con Marianna siamo compagni di<br />
cordata da 20 anni. Abbiamo deciso<br />
di raccontare quello che c'è dietro a<br />
una spedizione in montagna, riflettendo<br />
su come affrontare le sfide del<br />
mondo che sta cambiando.<br />
SimoneMoroOfficial<br />
iamsimonemoro<br />
63
SPORT<br />
Fare il giro del mondo in barca<br />
a vela, in solitaria e senza<br />
scali, non è da tutti. Per questo<br />
la regata Vendée Globe è la sfida<br />
di ogni velista d'altura. Considerata<br />
l’Everest del mare, viene disputata<br />
ogni quattro anni con partenza e arrivo<br />
a Les Sables-d'Olonne, in Francia.<br />
In mezzo c’è la circumnavigazione del<br />
globo attraverso gli oceani Atlantico,<br />
Indiano e Pacifico. Un viaggio di circa<br />
tre mesi per esplorare i confini liquidi<br />
del mondo e le profondità del proprio<br />
essere.<br />
Giancarlo Pedote, fiorentino di 45 anni<br />
laureato in Filosofia, è l’unico italiano<br />
che ha partecipato a questa edizione.<br />
Alle 13.02 del 28 gennaio <strong>2021</strong>, dopo<br />
aver percorso oltre 24mila miglia<br />
(45mila chilometri) e vissuto 80 giorni<br />
in mezzo agli oceani a bordo della sua<br />
Prysmian Group, è entrato nella storia<br />
della vela italiana. Con un ottavo posto<br />
ha stabilito il miglior risultato di sempre<br />
nel settore per un tricolore.<br />
Dopo quasi tre mesi in mare, come ti<br />
sei ricaricato?<br />
Giancarlo Pedote a bordo della Prysmian Group<br />
© Martina Orsini<br />
64
È stato sufficiente incontrare la mia<br />
famiglia, passare del tempo con i miei<br />
bambini e rivedere gli amici. Mettere<br />
i piedi a terra dopo quasi tre mesi di<br />
mare è già riposo. E poi ritrovare le<br />
cose normali della vita: una doccia<br />
Giancarlo Pedote<br />
calda, un letto comodo che non si<br />
muove, una coperta asciutta e la possibilità<br />
di dormire a sazietà.<br />
Quali condizioni atmosferiche hai dovuto<br />
affrontare?<br />
Trentacinque gradi all’equatore con<br />
un’aria irrespirabile per il gran caldo.<br />
Sotto il 50esimo parallelo, invece,<br />
ho navigato con temperature<br />
vicine allo zero e acqua<br />
gelata a sei gradi che<br />
mi arrivava addosso<br />
a secchiate. A Capo<br />
Horn, il punto più<br />
meridionale del<br />
Sudamerica, tirava<br />
un vento fino a 50<br />
nodi.<br />
Come hai trovato<br />
la salute del mare?<br />
Il nostro percorso<br />
non prevedeva la zona<br />
delle isole di plastica.<br />
Ma mi sono sorpreso per le<br />
isole di alghe, dovute al riscaldamento<br />
globale, nella zona dell’equatore.<br />
In che modo hai tutelato l’ambiente<br />
durante la regata?<br />
Ho riportato a terra tutti i rifiuti non<br />
biodegradabili, imballaggi e contenitori<br />
vari. Quando sono arrivato a Les<br />
Sables-d'Olonne avevo accumulato<br />
otto sacchi grandi di spazzatura.<br />
Rimanere da solo per 80 giorni è stata<br />
anche un’esperienza introspettiva…<br />
Tutte le avventure in solitaria sono un<br />
viaggio interiore, soprattutto quelle<br />
in mare. Quando navighi per settimane<br />
in mezzo all’oceano hai sempre lo<br />
stesso paesaggio: cielo, acqua e nuvole.<br />
È lì che l’uomo inizia a incontrare<br />
se stesso.<br />
Com’erano scandite le tue giornate?<br />
Attraverso due momenti cruciali legati<br />
allo studio del meteo, a inizio e a fine<br />
giornata. In base alle previsioni facevo<br />
il cambio delle vele e regolavo la<br />
barca. Mi preparavo tre pasti al giorno<br />
con cibo liofilizzato o cucinato con la<br />
pentola a pressione. Il sonno, invece,<br />
si riduceva a micro sonnellini di 40 minuti<br />
al massimo.<br />
E la vita a bordo?<br />
Un monoscafo di 18 metri è una scatola<br />
di carbonio praticamente vuota. Il<br />
massimo del comfort è affidato a una<br />
branda, un secchio e un fornelletto<br />
che, con un po’ di immaginazione, si<br />
trasformano in letto, bagno e cucina. Il<br />
resto dello spazio è occupato da vele,<br />
attrezzi e strumentazione di bordo.<br />
Hai accarezzato la tua imbarcazione<br />
all’arrivo. Perché?<br />
La abbraccio sempre quando finisco<br />
una regata: è il mezzo che mi permette<br />
di compiere l’impresa. Ho un senso<br />
di gratitudine verso la mia barca, soffro<br />
con lei, vivo in costante ascolto di<br />
tutti i rumori che fa. Prysmian è stata la<br />
mia fedele compagna per 80 giorni, ha<br />
sopportato le onde e il brutto tempo.<br />
Il Covid-19 ci sta aiutando a riscoprire<br />
la natura?<br />
Difficile parlare per tutta l’umanità. Ma<br />
probabilmente questa pandemia ha<br />
obbligato ognuno di noi a guardarsi<br />
dentro. Durante la prima passeggiata<br />
dopo il lockdown della scorsa primavera,<br />
ho osservato il mondo e capito<br />
davvero quanto era prezioso. L’avevo<br />
davanti agli occhi tutti i giorni senza<br />
rendermene conto.<br />
Quanto è importante tutelare l’ambiente?<br />
L’attenzione verso la salvaguardia della<br />
Terra è fondamentale. La questione<br />
ecologica è un problema che dobbiamo<br />
affrontare subito, altrimenti lo<br />
lasceremo ancora più grande ai nostri<br />
figli. Come in mare, le criticità vanno<br />
risolte sul momento e non quando diventano<br />
ingestibili.<br />
Cominciando, per esempio, a scegliere<br />
mezzi di trasporto green.<br />
Sono sempre stato un grande utilizzatore<br />
del treno, per quello che<br />
rappresenta dal punto di vista della<br />
sostenibilità. Tra Firenze e Roma impiego<br />
meno tempo che in auto e ho<br />
l’opportunità di relazionarmi, leggere<br />
e lavorare.<br />
Cosa farai adesso?<br />
Inizio a costruire le basi per il prossimo<br />
giro del mondo. Sto cercando un altro<br />
grande sponsor da affiancare a Prysmian<br />
Group per avere un budget importante<br />
che mi permetta di realizzare<br />
un progetto ambizioso per il Vendée<br />
Globe 2024.<br />
giancarlopedote.it<br />
giancarlopedote75<br />
GiancarloPedote<br />
giancarlopedote<br />
65
MODA<br />
SOSTENIBILE CON STILE<br />
CAPI ECO-FRIENDLY E<br />
A CHILOMETRO ZERO.<br />
LA MODA GREEN<br />
DELLA DESIGNER<br />
LAURA STRAMBI<br />
CHE UTILIZZA<br />
SOLO TESSUTI<br />
ORGANICI E AD ALTA<br />
TRACCIABILITÀ<br />
di Cecilia Morrico<br />
MorriCecili<br />
morricocecili<br />
Il rispetto dell’ambiente è un valore<br />
imprescindibile per la designer<br />
Laura Strambi. Con voce<br />
pacata, ma determinata, ci racconta<br />
che per le sue collezioni utilizza<br />
solo materiali tracciabili, organici ed<br />
eco-friendly. Il brand nato nel 2012,<br />
che porta il suo nome, è una realtà<br />
in espansione che comprende anche<br />
una linea accessori e una di essenze<br />
per la casa – i cui proventi supportano<br />
le donne in difficoltà – oltre che diversi<br />
store all’estero e un sito per la vendita<br />
online.<br />
Come nasce la sua filosofia green?<br />
Vengo dal Monferrato, sulle colline<br />
piemontesi, un luogo che ha saputo<br />
trasmettermi l’amore per la natura.<br />
Certo vivo a Milano, dove lavoro e<br />
costruisco le mie relazioni, ma lì ho le<br />
mie radici. Che mi hanno consentito di<br />
ragionare sul mio lavoro di fashion designer<br />
e capire che la moda avrebbe<br />
dovuto andare oltre l’estetica. È normale<br />
che alla base del lavoro di uno<br />
stilista ci sia la bellezza, ma questa va<br />
supportata con un messaggio che per<br />
me è il rispetto per l’ambiente. Il mio<br />
sforzo più grande a livello professionale<br />
riguarda la ricerca dei materiali.<br />
Laura Strambi Primavera-Estate <strong>2021</strong><br />
66
Utilizzi solo tessuti biologici, naturali<br />
e ad alta tracciabilità. Quali sono i<br />
tuoi preferiti?<br />
Il mio primo amore è il cotone organico<br />
che, a differenza di quello non<br />
organico, cresce in un terreno non<br />
trattato con prodotti chimici: una metodologia<br />
che giova sia all’ambiente<br />
sia a chi è impiegato in queste piantagioni<br />
perché non viene esposto ai<br />
pesticidi. Essere sostenibili significa<br />
anche rispettare la filiera produttiva e<br />
chi ci lavora. Uso questo tessuto per<br />
la maggior parte dei prodotti: abiti,<br />
camicie e pantaloni. Poi il lino o il ramiè<br />
per i capi estivi, mentre per quelli<br />
invernali scelgo la lana da economia<br />
circolare e quindi riciclata.<br />
Sulle fibre tessili stiamo facendo un<br />
grande lavoro di ricerca: siamo stati<br />
tra i primi a usare il pinatex, ricavato<br />
dalle foglie di ananas. Con questo<br />
tessuto, al Met Gala del 2017, abbiamo<br />
vestito Livia Firth, fondatrice di Eco<br />
Age, il primo negozio sostenibile ed<br />
etico a Londra.<br />
Quanto è difficile reperire questi materiali?<br />
Anni fa avrei risposto molto, oggi invece<br />
è più facile. La sostenibilità è diventata<br />
importante per tutti, non solo<br />
per chi ne parlava dieci anni fa. L’Italia,<br />
come sempre, è leader in questo ambito<br />
di ricerca e le aziende produttrici<br />
sono le prime a proporre questi tessuti.<br />
I tuoi capi sono anche a chilometro<br />
zero, visto che vengono prodotti in<br />
due fabbriche a Milano e a Biella.<br />
Ho scelto due aziende con una filiera<br />
interna certificata, dove c’è il giusto<br />
rispetto per i lavoratori. Ma anche vicine,<br />
per evitare l'impatto energetico<br />
del trasporto e della distribuzione.<br />
Mi stupisco ancora di come in Italia si<br />
continuino a preferire gli spostamenti<br />
su strada, quando con la rete ferroviaria<br />
si potrebbero ridurre notevolmente<br />
le emissioni di CO 2<br />
.<br />
La tua collezione primavera-estate si<br />
intitola Mother Earth. Qual è il suo fil<br />
rouge?<br />
Nasce da un lavoro meraviglioso:<br />
l’abito-opera realizzato con l’artista<br />
Franco Gervasio ed esposto fino a<br />
gennaio al Museo Salvatore Ferragamo<br />
di Firenze nell’ambito della<br />
mostra Sustainable Thinking. In esso<br />
sono racchiusi tutti gli elementi della<br />
Terra: il mare, il cielo, le montagne, i<br />
campi. L’abbiamo pensata durante il<br />
L’abito-opera<br />
realizzato con<br />
l’artista Franco<br />
Gervasio ed<br />
esposto al<br />
Museo Salvatore<br />
Ferragamo di<br />
Firenze<br />
Fragranza Home<br />
& Body Laura<br />
Strambi<br />
lockdown e volevamo dare un messaggio<br />
incoraggiante. Anche i colori<br />
scelti sono molto naturali: il sabbia,<br />
l’azzurro, il celeste e il verde, che non<br />
manca mai e uso sia d’inverno sia d’estate.<br />
Qual è il futuro di Laura Strambi?<br />
Nell’immediato, lo showroom direzionale<br />
a Milano e a Düsseldorf per approcciarsi<br />
al mercato tedesco: penso<br />
che sia pronto ad accogliere il mio<br />
progetto sostenibile. E poi vorrei aprirne<br />
uno in Giappone. All’interno del<br />
brand, invece, abbiamo lavorato sugli<br />
accessori: per la primavera <strong>2021</strong> è<br />
stato realizzato uno stivale completamente<br />
in cotone organico, con tacco<br />
di gomma riciclata e rivestito in legno.<br />
Inoltre, abbiamo aperto l’e-commerce<br />
e lanciato la nostra prima fragranza<br />
per la casa. È un’essenza dalle note<br />
agrumate che può essere usata negli<br />
ambienti ma anche sul corpo. Viene<br />
venduta online e parte del ricavato<br />
è destinato alla FIVE onlus - Fondazione<br />
internazionale verso l’etica per<br />
realizzare comunità di accoglienza<br />
dedicate alle donne in difficoltà.<br />
Moda e ambiente. Che cosa c’è da<br />
fare ancora?<br />
Bisogna iniziare ad adottare un metodo<br />
progettuale sostenibile. Dall’eliminazione<br />
degli sprechi alla ricerca sui<br />
tessuti. Il lockdown ci ha insegnato a<br />
capire meglio che cosa ci serve davvero.<br />
La Terra è un dono e non va pensata<br />
solo come un bene di cui usufruiamo.<br />
Se la consumiamo e basta<br />
finiremo per portarla alla distruzione,<br />
dobbiamo invece preservarla per le<br />
generazioni future e insegnare loro<br />
come prendersene cura.<br />
laurastrambi.com<br />
laurastrambi<br />
Laura Strambi<br />
67
MODA<br />
IL BELLO DELLA NATURA<br />
L’ART DIRECTOR<br />
SIMONE GUIDARELLI<br />
FIRMA DUE PROGETTI<br />
ARTIGIANALI<br />
CHE PUNTANO A<br />
RICOPRIRE GLI ABITI E<br />
LA CASA DI ANIMALI,<br />
PIANTE E FIORI<br />
di Cecilia Morrico<br />
MorriCecili<br />
morricocecili<br />
Incontriamo, telefonicamente, Simone<br />
Guidarelli durante un set<br />
fotografico, mentre sta scattando<br />
un servizio per il magazine Vanity Fair,<br />
di cui è fashion editor.<br />
L’art director visionario e amante della<br />
natura non si riposa mai e firma una<br />
collezione dall’animo green con Cuoio<br />
di Toscana, casa che vanta l’eccellenza<br />
di una pelle conciata al vegetale<br />
unica in Italia. Con lo stesso spirito innovativo,<br />
ha cominciato una collaborazione<br />
con Officinarkitettura, giovane<br />
brand emiliano specializzato in carte<br />
da parati e rivestimenti sostenibili.<br />
Com’è nato il progetto con Cuoio di<br />
Toscana?<br />
Tutto è partito dal mio canale instagram,<br />
dove ho pubblicato i servizi per<br />
Vanity Fair e i miei wallpaper onirici. Il<br />
mio lavoro è piaciuto e così mi hanno<br />
contattato per creare un’opera prima<br />
con me. Quando ho visto i bancali di<br />
cuoio bianco e durissimo come il legno,<br />
con cui creare gli abiti, ho pensato<br />
che fosse una bellissima sfida. Ci abbiamo<br />
lavorato un anno intero, andando<br />
nelle concerie storiche d’Italia per<br />
capire come portare questo materiale<br />
complicatissimo da sotto la suola delle<br />
scarpe a sopra, per realizzare magari<br />
una giacca o un cappello. E qui si vede<br />
la bravura e la sapienza del made in<br />
Italy, la capacità di sedersi a tavolino<br />
e trovare soluzioni originali. Abbiamo<br />
iniziato con gli occhiali, dove la rigidità<br />
del cuoio poteva essere ben sfruttata<br />
e pian piano siamo riusciti a renderlo<br />
più morbido creando stivali cuissard<br />
© Cosimo Buccolieri<br />
Simone Guidarelli e una delle sue grafiche<br />
stampati all over e poi l’intera collezione,<br />
chiamata Twenty21.<br />
Come è avvenuta la trasformazione<br />
del materiale?<br />
Il cuoio viene tagliato in fette sempre<br />
più sottili, poi viene immerso nelle botti<br />
e infine ammorbidito a mano. È un<br />
processo lungo ed ecosostenibile, se<br />
si procede con i ritmi giusti e rispettando<br />
i prodotti. Quando mi sono approcciato<br />
a questo lavoro pensavo di poter<br />
realizzare un articolo a settimana, ma<br />
poi l’artigiano mi ha spiegato che per<br />
fare un pezzo bisognava aspettare un<br />
mese. Questi sono i tempi per i grandi<br />
brand del lusso. Ora stiamo portando<br />
avanti tantissime prove sui colori e<br />
sulla loro tenuta. I disegni sono fatti a<br />
mano, incredibilmente dettagliati, poi<br />
vengono passati allo scanner e digitalizzati.<br />
Avete scelto un motivo iconico?<br />
Sì, il gallo. Volevo che fosse il loro biglietto<br />
da visita. Cuoio di Toscana mi<br />
aveva chiesto un animale, magari della<br />
giungla. Ma per me il gallo sottolinea<br />
l’italianità, mi ricorda Firenze, il Rinascimento<br />
e la campagna di questa regione<br />
splendida.<br />
Quanto è importante oggi il rapporto<br />
tra artigianalità e sostenibilità?<br />
Abbiamo cercato di mettere insieme<br />
questi due mondi lavorando con un<br />
materiale ecosostenibile e stando attenti<br />
alla sua provenienza. La filiera e la<br />
tracciabilità sono importantissimi per<br />
chi vuole definirsi green. E, in questo<br />
caso, lo è ogni passaggio.<br />
La natura è sempre presente nel tuo<br />
lavoro, soprattutto nelle stampe.<br />
È l’elemento fondamentale. Ho sempre<br />
voluto inserire animali, piante e<br />
fiori sulle stampe e le carte da parati.<br />
Io vengo dalla campagna marchigiana<br />
68
e mi è stato trasmesso fin da piccolo<br />
il rispetto per la natura. Ormai corriamo<br />
sempre, mentre per avere il tempo<br />
giusto dovremmo seguire il ritmo calmo<br />
ed equilibrato delle stagioni.<br />
Anche il progetto con Officinarkitettura<br />
riprende le tue grafiche per i rivestimenti<br />
interni. Un’altra collezione<br />
che guarda all’ambiente.<br />
Partiamo dal fatto che ciò che rende<br />
rare le carte parati è il disegno. Nel mio<br />
caso è sempre realizzato a mano, da<br />
solo o con il mio team. Officinarkitettura<br />
offre tantissime soluzioni nel panorama<br />
del wallcovering, dalla carta da<br />
parati ecologica o in Tnt (tessuto non<br />
tessuto) alle lastre in kerlite decorata<br />
a mano che mantiene invariati i colori<br />
brillanti. Il processo costa un po’ di<br />
più, ma consente diverse soluzioni e<br />
garantisce la tracciabilità dei tessuti e<br />
dei colori, oltre alla certezza di sapere<br />
dove vengono smaltiti.<br />
A cosa pensi quando realizzi i tuoi<br />
wallpaper?<br />
Me li immagino sulle pareti di una casa:<br />
il proprietario è seduto sul divano, un<br />
po’ annoiato o assorto nei suoi pensieri,<br />
e si ritrova le mie stampe davanti<br />
agli occhi. Ecco, vorrei che in quel momento<br />
riuscisse a stupirsi dei piccoli<br />
dettagli.<br />
Per i disegni scelgo sempre fiori dai<br />
colori vivaci da cui fuoriescono diversi<br />
animaletti. Anche la disposizione della<br />
carta non avviene mai in modo standard<br />
per evitare il classico effetto a colonne.<br />
Così non stanca mai: è bellezza<br />
del classico con un tocco moderno.<br />
La capsule collection Twenty21 di Simone Guidarelli per Cuoio di Toscana<br />
Le nuance sono molto forti, dal nero<br />
luminosissimo al giallo, dall’arancio al<br />
rosa. Vorrei che le mie creazioni prescindessero<br />
dal tipo di persona che le<br />
acquista. Spero che siano capaci di innescare<br />
un ricordo, come la casa della<br />
nonna o un bel giardino rimasto nella<br />
memoria.<br />
Cosa dovrebbe fare la moda per rispettare<br />
sempre di più l’ambiente?<br />
Innanzitutto, bisogna capire che non<br />
basta prendere un vecchio vestito<br />
dall’armadio, tagliarlo e dipingerlo a<br />
mano per farlo diventare un capo green.<br />
Bisogna partire dai tessuti e dalla<br />
tracciabilità dei processi. Fino a qualche<br />
anno fa si pensava che il cuoio non fosse<br />
sostenibile, ora invece sappiamo che<br />
una sneaker realizzata con questo materiale<br />
è assolutamente green. Il mondo<br />
della moda dovrebbe studiare un po’ di<br />
più e darsi regole chiare e condivise.<br />
simoneguidarellihome.com<br />
cuoioditoscana.it<br />
officinarkitettura.it<br />
simoneguidarelli<br />
FEDEZ PER SEVEN<br />
Zaini, easy backpack, astucci, quaderni<br />
e anche un diario realizzati con tessuti<br />
di poliestere ricavato da bottiglie in<br />
PET e carta riciclata. È la capsule per<br />
la scuola di Seven ideata da Fedez, in<br />
vendita da giugno <strong>2021</strong>. Un progetto che<br />
punta alla salvaguardia dell’ambiente e<br />
all’educazione dei cittadini, come spiega<br />
il rapper: «Ho voluto realizzare una linea<br />
pulita, minimal e dall’anima urban, in<br />
tendenza con lo stile contemporaneo.<br />
Ma, allo stesso tempo, ho cercato di<br />
sensibilizzare le giovani generazioni a<br />
riflettere sul rapporto con il pianeta, uno<br />
dei temi più urgenti del nostro tempo.<br />
Con Seven sono riuscito a dare una forma<br />
a tutto questo».<br />
seven.eu<br />
© Officinarkitettura<br />
Simone Guidarelli per Officinarkitettura<br />
69
TRAVEL<br />
FIUMI<br />
DI<br />
DALLA DORA BALTEA ALL’ISONZO, ITINERARI<br />
GREEN DA RAGGIUNGERE IN TRENO E<br />
PERCORRERE IN BICICLETTA SEGUENDO IL<br />
RUMORE DELL’ACQUA<br />
di Silvia Del Vecchio<br />
s.delvecchio@fsitaliane.it<br />
«<br />
Almeno una volta l’anno,<br />
vai in un posto dove non<br />
sei mai stato prima». È il<br />
buon consiglio del Dalai Lama – che<br />
tutti speriamo di poter seguire presto,<br />
liberi dal Covid – ad aprire il travel<br />
book Ciclovie di Trenitalia: un invito a<br />
scoprire itinerari green, con la bici e il<br />
treno regionale, anche costeggiando<br />
i principali corsi d’acqua del nostro<br />
Paese.<br />
Camminare lungo le rive di un fiume<br />
accompagnati dai suoni e i profumi del<br />
bosco, scoprendo capolavori naturali<br />
e luoghi incontaminati, è una delle<br />
opportunità più rilassanti e rigeneranti<br />
che la primavera possa offrire.<br />
© Albert Ceolan/GettyImages<br />
In bicicletta lungo l’Adige (BZ)<br />
70
PEDALATE<br />
LA DORA BALTEA E I SUOI GIOIELLI<br />
Si può partire da Aosta, pedalando (o<br />
passeggiando) fino alla stazione ferroviaria<br />
di Verrès lungo le anse della<br />
Dora Baltea. Attraverso 50 chilometri<br />
di piste ciclabili ben mantenute e strade<br />
a bassa intensità di traffico s’incontrano<br />
splendidi castelli, come quelli di<br />
Fénis e Issogne, ma anche ponticelli,<br />
vigneti e boschi, con un’unica salita<br />
impegnativa che porta a Saint-Vincent.<br />
Un altro itinerario, di media difficoltà<br />
ma per lo più pianeggiante, corre parallelo<br />
alla Dora Baltea nel cuore del<br />
Canavese, in Piemonte. Da Chivasso<br />
(TO) si raggiungono le frazioni di Betlemme<br />
e Mandria percorrendo vie<br />
secondarie e poi un saliscendi fino al<br />
lago di Candia, il cui parco è una delle<br />
zone umide più importanti della<br />
regione. Qui si possono ammirare la<br />
flora e la fauna lacustri, come ninfee,<br />
iris, castagne d’acqua, pellicani e aironi<br />
bianchi e rossi. E non manca il bike<br />
park per chi vuole affittare una due<br />
ruote. Un ultimo tratto pianeggiante<br />
porta poi a Ivrea. Attraversata sempre<br />
dalla Dora Baltea, che dal Monte Bianco<br />
confluisce dolcemente nel Po, questa<br />
cittadina gode di bellezze naturali<br />
come l’Anfiteatro Morenico, un rilievo<br />
di origine glaciale creato dal trasporto<br />
di sedimenti nel bacino del fiume. A<br />
dominare il paesaggio, su una collinetta,<br />
il Castello Sabaudo dalle caratteristiche<br />
torri rosse.<br />
DAL TICINO AL PO<br />
Un altro itinerario da non perdere parte<br />
da Pavia, la città delle 100 torri, una<br />
delle località lombarde più ricche di<br />
storia. Catturano lo sguardo i pittoreschi<br />
vicoli del centro storico, la maestosità<br />
del Castello Visconteo, i chiostri<br />
universitari ricchi di storia e cultura,<br />
la Basilica di San Michele, capolavoro<br />
romanico-longobardo e luogo delle<br />
incoronazioni imperiali, e la Basilica di<br />
San Teodoro, dedicata al protettore di<br />
pescatori, barcaioli e commercianti.<br />
Percorrendo il Ponte Coperto, antica<br />
porta della città, si raggiunge Borgo<br />
Ticino, dove le piccole case dei fiumaroli<br />
sono a pochi passi dalla riva. Appena<br />
oltrepassata la porta sull’argine,<br />
ci si ritrova immersi nel lussureggiante<br />
Parco del Ticino. Da sempre legato in<br />
modo inscindibile al fiume, nel borgo<br />
il tempo scorre placido come l’acqua.<br />
Meritano una visita le riserve naturali<br />
Bosco Negri e Bosco Grande, ricche di<br />
specie vegetali e animali tipiche degli<br />
ambienti fluviali e paludosi.<br />
Per osservare il gioco delle correnti<br />
nel punto in cui il Ticino confluisce<br />
nel Po, e si mescola a lui per due chilometri,<br />
si va sul Ponte della Becca,<br />
71
TRAVEL<br />
© cosca/AdobeStock<br />
che congiunge i comuni di Vaccarizza<br />
e Tornello. Seguendo il grande<br />
fiume, lungo la ciclopista del Po e la<br />
Via Francigena, si arriva a Piacenza,<br />
tra paesaggi dimenticati e luoghi<br />
ricchi di curiosità e aneddoti legati<br />
ai popoli che da millenni ne abitano<br />
le rive. Il Po scorre sotto i ponti<br />
piacentini, si insinua nelle lanche<br />
dell’Isola de Pinedo e si allunga verso<br />
Isola Serafini dove, dalle grandi<br />
spiagge bianche che il fiume crea e<br />
disfa continuamente, si assiste allo<br />
spettacolo dell’Adda alla fine del<br />
suo viaggio. Il sito visitporiver.net<br />
raccoglie tutte le informazioni sulle<br />
ciclovie e i consigli di viaggio per<br />
esplorare al meglio il più importante<br />
corso d’acqua italiano. Che nasce<br />
torrente dal Monviso, poi cresce e<br />
si gonfia con i primi affluenti fino al<br />
suo ingresso trionfale a Torino: qui è<br />
d’obbligo una visita al Castello e al<br />
Parco del Valentino che si specchiano<br />
nelle sue acque calme.<br />
IN SELLA LUNGO L’ADIGE<br />
Un’altra ciclabile ben descritta nel<br />
travel book di Trenitalia è quella<br />
dell’Oltradige, 20 chilometri da Bolzano<br />
a Caldaro, realizzata recuperando<br />
il tracciato di un’ex ferrovia di<br />
fine ‘800. Il primo tratto fino a Castel<br />
Firmiano segue e incrocia il corso<br />
dei fiumi Isarco e Adige, passando<br />
attraverso vigneti e gallerie, dopodi-<br />
Dora Baltea (AO)<br />
ché le possibilità sono due: seguire<br />
il percorso verso il Lago di Caldaro,<br />
il bacino d’acqua naturale più grande,<br />
basso e caldo delle Alpi, dove<br />
ci si immerge già da maggio, o passeggiare<br />
fino in paese. I più allenati<br />
possono pedalare da Trento a Bolzano<br />
per 60 chilometri lungo l’Adige,<br />
mentre per chi vuole semplicemente<br />
godersi l’aria di primavera, in sella<br />
o a piedi, c’è il Tru do l’Ega, sentiero<br />
lungo l’acqua. Si parte dal paese<br />
di Badia (BZ) seguendo il torrente<br />
Gadera, su strada sterrata fino a La<br />
Villa e ritorno. Solo dieci chilometri<br />
con poco dislivello, adatti anche alle<br />
famiglie con bambini, con una divertente<br />
sosta al Parco dei cervi di<br />
Sompunt. Chi vuole può proseguire,<br />
sempre lungo il Gadera, fino a Corvara<br />
o, verso est, per San Cassiano.<br />
SULLE RIVE DEL SILE<br />
In Veneto, il tracciato della ferrovia<br />
dismessa che collegava Treviso a<br />
Mantova porta a scoprire verdi campagne<br />
ricche di gioielli architettonici<br />
tra cui Villa Badoer, Villa Cornaro e<br />
Villa Pisani. Gli ultimi chilometri del<br />
tratto padovano della Treviso-Ostiglia<br />
passano per Piazzola sul Brenta,<br />
dove non può mancare una tappa<br />
alla barocca Villa Contarini. La ci-<br />
Parco del Valentino, Torino<br />
© lorenzobovi/AdobeStock<br />
72
© dianacrestan/AdobeStock<br />
La Riviera Garibaldi del fiume Sile, Treviso<br />
clabile è attualmente percorribile<br />
da Treviso a Grisignano di Zocco<br />
(VI), per una sessantina di chilometri,<br />
mentre a Badoere (TV) si incrocia<br />
la pista del Sile. Da non perdere<br />
l’Oasi di Cervara, dove madre natura<br />
è regina, bagnata dai fiumi Sile e Siletto,<br />
con ingresso dal trecentesco<br />
mulino circondato anche dalle acque<br />
del torrente Piòvega. Qui, dove<br />
un tempo era attiva la peschiera,<br />
oggi si ammira il sistema di cattura<br />
dei pesci ben ricostruito nell’Oasi,<br />
mentre la ruota di legno gira ancora<br />
azionata dall’acqua limpida. Un ambiente<br />
naturale intatto, classificato<br />
come sito di interesse comunitario<br />
per il rifugio della fauna selvatica e<br />
la conservazione della flora spontanea<br />
del Sile.<br />
DAL TAGLIAMENTO ALL’ISONZO<br />
In Friuli-Venezia Giulia a spiccare è<br />
il Tagliamento, con i suoi 170 chilometri<br />
di acque verdi e turchesi che<br />
attraversano le montagne. Ha una<br />
bellezza algida, come le Alpi Carniche<br />
da cui nasce. È possibile seguire<br />
il suo corso compiendo un viaggio<br />
all’insegna della natura selvaggia,<br />
grazie ad antiche vie di pellegrinaggio<br />
lungo le quali ammirare deliziosi<br />
paesini.<br />
C’è poi la tratta italiana della ciclovia<br />
Alpe Adria, 176 chilometri da Grado<br />
(GO) a Tarvisio (UD). Si parte dalla città<br />
lagunare collegata alla terraferma<br />
con un ponte ciclabile di sei chilometri,<br />
direzione Aquileia-Palmanova-<br />
Udine. Pedalando verso nord, in provincia<br />
di Udine s’incontrano Buja,<br />
Osoppo, Gemona e Venzone, uno<br />
dei borghi più belli d’Italia, con le<br />
sue imponenti mura medievali e celebri<br />
monumenti come il Duomo di<br />
Sant’Andrea e la Cappella di San Michele.<br />
Lungo la Val Canale s’incrocia<br />
diverse volte il fiume Fella, che<br />
confluisce nel Tagliamento vicino<br />
Venzone, in un paesaggio bucolico<br />
quasi fiabesco. Superando Pontebba<br />
e Tarvisio si giunge al confine di<br />
Coccau, dove la ciclovia Alpe Adria<br />
prosegue per altri 234 chilometri<br />
fino a Salisburgo, in Austria. Vicino a<br />
Udine, invece, Cividale del Friuli –<br />
Una bici lungo il Delta del Po<br />
© alessandrogiam/AdobeStock<br />
cittadina dai molti luoghi d’interesse<br />
culturale – offre la visione del<br />
Natisone che corre verso l’Isonzo. In<br />
sella si percorre facilmente la strada<br />
principale che collega Cividale con<br />
la Valle dell’Isonzo, costeggiando<br />
Monte Matajur lungo il Natisone, godendo<br />
di scorci meravigliosi come la<br />
veduta del santuario della Beata Vergine<br />
di Castelmonte, della chiesa di<br />
Sant’Antonio con la cima del Krn sullo<br />
sfondo o del ponte di Napoleone<br />
nella stretta dell’Isonzo, sconfinando<br />
in Slovenia fino a Tolmin.<br />
trenitalia.com/it/treni_regionali/i_nostri_travel_book<br />
73
TRAVEL<br />
© robertonencini/AdobeStock<br />
CITTÀ DA CAMMINARE<br />
LA PRIMA È UN GIOIELLO ETRUSCO NELLA VALDICHIANA. LA SECONDA<br />
È CONSIDERATA L’ATENE DEL TRENTINO. ALLA SCOPERTA DI CORTONA<br />
E ROVERETO, DOVE IL VIAGGIO (A PIEDI) È A MISURA D’UOMO<br />
risentono delle criticità tipiche dei<br />
grandi centri abitati e offrono diverse<br />
opportunità di turismo outdoor.<br />
CORTONA: SINFONIA ETRUSCA<br />
Situata al confine con l’Umbria, afdi<br />
Valentina Lo Surdo valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha ilmondodiabha.it<br />
Chi vuole scoprire l’Italia al<br />
ritmo lento dei propri passi,<br />
ad aprile può visitare due<br />
magnifiche città, crocevia di cammini<br />
in più tappe o anche solo di passeggiate<br />
da compiere in giornata: Cortona<br />
e Rovereto. Due suggerimenti di<br />
viaggio perfetti in tempo di Covid-19<br />
visto che, per le loro caratteristiche<br />
urbane e territoriali, entrambe non<br />
74
Cortona (AR)<br />
facciata sulla Valdichiana e sul Lago<br />
Trasimeno, la nota cittadina in provincia<br />
di Arezzo appare incastonata<br />
in un territorio collinare, protetta<br />
dalla cinta degli Appennini. Da secoli<br />
Cortona attrae i visitatori offrendo<br />
un’immersione totale nel suo patrimonio<br />
storico-artistico a contatto<br />
con la natura, senza dimenticare<br />
l’eccellente tradizione enogastronomica.<br />
Già la scorsa estate questa<br />
cittadina si è dimostrata capace di<br />
ospitare il flusso turistico in completa<br />
sicurezza e tuttora Cortona offre<br />
l’opportunità di vivere in modo ideale<br />
la dimensione del buen retiro, con il<br />
suo centro storico pedonale a misura<br />
d’uomo e i magnifici sentieri che<br />
la circondano. Un luogo dove viene<br />
naturale trascorrere la maggior parte<br />
del tempo all’aria aperta e che da<br />
febbraio è ancor più facilmente raggiungibile<br />
grazie al Frecciarossa che<br />
lo collega ai maggiori centri del nord<br />
Italia.<br />
All’interno delle sue mura scopriamo<br />
innanzitutto perché sia considerata<br />
zona etrusca per eccellenza: suggestioni<br />
indelebili di una civiltà antica si<br />
scoprono visitando il Museo dell’accademia<br />
etrusca e della città di Cortona<br />
(Maec) e le sorprendenti aree<br />
archeologiche più a valle, dove spicca<br />
la presenza di due impressionanti<br />
tumuli. Al Maec, dal 23 aprile al 12<br />
settembre, è in programma la mostra<br />
Luci dalle tenebre, dai lumi degli Etruschi<br />
ai bagliori di Pompei. Mai finora<br />
era stata realizzata un’esposizione<br />
consacrata alle antiche tecniche di<br />
illuminazione e ai rituali connessi e il<br />
museo su questo tema gioca un ruolo<br />
fondamentale custodendo il celebre<br />
Lampadario etrusco, un unicum<br />
a livello mondiale. La mostra è inoltre<br />
arricchita dai prestigiosi prestiti concessi<br />
dal Mann di Napoli e dal Museo<br />
archeologico di Firenze.<br />
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TRAVEL<br />
© fabriziomunicchi/AdobeStock<br />
Eremo Le Celle, Cortona (AR)<br />
IN CAMMINO PER LA RIPRESA<br />
Oltre alla possibilità di ammirare i resti<br />
etruschi, secoli di storia e cultura hanno<br />
forgiato la fama di Cortona: sono<br />
molti infatti i palazzi, le chiese e i musei<br />
che esaltano gli splendori dell’arte<br />
medievale e rinascimentale – tra i<br />
nomi più celebri legati alla cittadina ci<br />
sono Pietro da Cortona e Luca Signorelli<br />
– e persino futurista. Ma va segnalato<br />
anche il successo di Cortonantiquaria,<br />
in programma dal 20 agosto al<br />
5 settembre, la più longeva mostra di<br />
settore a livello nazionale. Dal 21 al 23<br />
maggio, poi, si accendono le luci sulle<br />
eccellenze enogastronomiche con la<br />
tre giorni intitolata La rinascita riparte<br />
dalla speranza, che valorizza la carne<br />
chianina Igp e il Syrah dei vignaioli cortonesi<br />
protagonisti insieme a rinomati<br />
chef ed enologi. A salutare l’arrivo della<br />
bella stagione, il 18 giugno passeranno<br />
poi le auto della Mille Miglia e,<br />
sempre in tema di motori, il 20 è fissato<br />
l'arrivo della Colonna della Libertà, la<br />
carovana di veicoli storici militari risalenti<br />
alla Seconda guerra mondiale,<br />
mentre il 18 settembre sarà il turno del<br />
Gran Premio Nuvolari.<br />
L’estate è all’insegna della musica e<br />
della fotografia con un cartellone di<br />
appuntamenti in cui la fanno da padrone<br />
i teatri naturali all’aperto, come<br />
il Parco archeologico del Maec. Fra gli<br />
appuntamenti in programma, tra il 15<br />
luglio e il 26 settembre è previsto Cortona<br />
on the move, intitolato quest’anno<br />
We Are Humans, festival internazionale<br />
della narrativa visuale realizzato nei<br />
palazzi del centro storico e alla Fortezza<br />
del Girifalco.<br />
C’è poi il rapporto straordinario che<br />
questo territorio intesse con i cammini,<br />
rappresentando una tappa obbligata<br />
per chi percorre la lunghissima Via<br />
Romeo-Germanica, che in 2.200 chilometri<br />
dalla Germania raggiunge Roma,<br />
o la Via Lauretana Toscana, antico asse<br />
etrusco-romano che in 108 chilometri<br />
collega Cortona a Siena, il sentiero<br />
della Bonifica, 62 chilometri tra Arezzo<br />
e Chiusi, e il percorso B (130 chilometri)<br />
dei Cammini di Francesco, da La Verna<br />
(AR) ad Assisi. D’altronde Cortona è<br />
meta storica del turismo francescano,<br />
grazie alla presenza dell’Eremo delle<br />
Celle fondato proprio da San Francesco,<br />
raggiungibile in tre chilometri dal<br />
centro con una piacevole passeggiata.<br />
Per gli appassionati dell’outdoor, si<br />
segnalano ancora una ventina di ulteriori<br />
percorsi, tra sentieri e itinerari ciclo-pedonali,<br />
alcuni specifici per il trail<br />
running e la mountain bike, distribuiti<br />
in montagna e a fondo valle.<br />
ROVERETO E I CAMMINI URBANI<br />
La seconda città protagonista del nostro<br />
reportage è situata al centro della<br />
Valle dell’Adige, adagiata tra colline e<br />
vigneti: è Rovereto, la porta del profondo<br />
nord. Con il suo centro storico-palcoscenico,<br />
che l’ha portata a essere<br />
definita l’Atene del Trentino, è nota a<br />
livello mondiale come Città della pace,<br />
grazie alla presenza dell’imponente<br />
Campana dei caduti. Fusa con il bronzo<br />
ricavato dai cannoni delle nazioni<br />
che parteciparono alla Prima guerra<br />
mondiale, diffonde ogni sera un messaggio<br />
universale di pace con i suoi<br />
100 rintocchi.<br />
Ma, soprattutto, Rovereto è una città<br />
da scoprire a piedi percorrendo le<br />
vie del centro come un viaggio ideale<br />
attraverso diverse epoche. Dal Medioevo<br />
che corre lungo le mura dei<br />
Castelbarco alla dominazione della<br />
Serenissima riflessa nella Casa del Podestà,<br />
fino al Primo conflitto mondiale<br />
raccontato nelle sale del Castello, Rovereto<br />
riflette la sua storia in percorsi di<br />
tale ricchezza che sono stati suddivisi,<br />
in collaborazione con l’Associazione<br />
guide e accompagnatori turistici del<br />
Trentino, in quattro itinerari tematici<br />
che vanno in staffetta di sabato in sabato<br />
fino alla fine dell’anno.<br />
Il primo è consacrato al cosiddetto<br />
Chilometro delle meraviglie: con par-<br />
76
tenza dal ponte Forbato, attraversa il<br />
quartiere di Santa Maria per proseguire<br />
verso Palazzo Pretorio. La narrazione,<br />
che trova dettagli nelle sontuose<br />
decorazioni esterne, tocca anche lo<br />
splendido castello, sede del Museo<br />
storico italiano della guerra, via della<br />
Terra, la chiesa e la porta di San Marco,<br />
il bastione Basadonna, fino a raccontare<br />
i passaggi di Mozart, del conte<br />
di Cagliostro e del giovane Fortunato<br />
Depero. L’itinerario continua tra piazza<br />
delle Oche, via Valbusa e piazza Rosmini,<br />
Palazzo Del Ben, corso Rosmini,<br />
il Boulevard di Rovereto, e corso Bettini,<br />
dove la passeggiata si conclude<br />
nell’agorà del Mart, il celebre Museo<br />
di arte moderna e contemporanea di<br />
Trento e Rovereto, presieduto da Vittorio<br />
Sgarbi.<br />
Il secondo percorso ritrae questa città<br />
come punto di riferimento dell’avanguardia,<br />
dai lavori nella seconda metà<br />
dell’800 all’apertura del Boulevard di<br />
corso Rosmini, approfondendo l'importanza<br />
storica dell’Accademia roveretana<br />
degli Agiati e di Palazzo Rosmini,<br />
casa natale del filosofo Antonio<br />
Rosmini e dello zio e architetto Ambrogio.<br />
Si va avanti lungo il viale che vede<br />
realizzate molte opere di Ambrogio,<br />
quindi ci si inoltra nella Rovereto del<br />
secolo dei Lumi, passando in rassegna<br />
Palazzo Fedrigotti, il Teatro Zandonai e<br />
i palazzi Alberti Poja, dell’Istruzione e<br />
dell’Annona.<br />
La terza opportunità di esplorazione a<br />
piedi trova il suo titolo nella Città della<br />
seta. Si parte stavolta da piazza Podestà<br />
e si viene poi introdotti all’economia<br />
della Rovereto tardo-medievale<br />
e rinascimentale, scoprendo le rogge,<br />
il primo filatoio cittadino, piazza Erbe,<br />
Palazzo Todeschi, il filatoio Tacchi e<br />
Palazzo Masotti, dove termina l’itinerario.<br />
Mentre la quarta passeggiata ci porta<br />
a scoprire i luoghi di Depero, partendo<br />
proprio dalla celebre casa d’arte futurista<br />
dell’istrionico talento, roveretano<br />
d’adozione. La visita prosegue verso<br />
via Rialto con un focus sulle prime<br />
esperienze dell’artista, concludendosi<br />
in piazza Rosmini dove furono esposte<br />
le sue prime opere.<br />
LA CULTURA NON SI FERMA<br />
Nel rispetto delle norme anti Covid-19,<br />
anche Rovereto propone un<br />
ricco cartellone di eventi per la primavera-estate,<br />
come le mostre del<br />
Mart Giovanni Boldini. Il piacere, già<br />
pronta e in attesa di poter essere visitata,<br />
Picasso, de Chirico, Dalí: dialogo<br />
con Raffaello, con oltre 70 opere che<br />
raccontano come i maestri del ‘900<br />
guardarono all’arte del grande urbinate,<br />
e Botticelli. Il suo tempo e il nostro<br />
tempo, che parte da 20 capolavori del<br />
sommo pittore fiorentino proseguendo<br />
attraverso le opere di artisti e stilisti<br />
contemporanei che rileggono la<br />
sua iconografia.<br />
Ma arrivare a Rovereto, da aprile a ottobre,<br />
significa anche mettersi sulle<br />
tracce dei dinosauri: gli esperti della<br />
Fondazione Museo civico di Rovereto<br />
sono pronti ad accompagnare il pubblico<br />
nella visita di un sito tra i più importanti<br />
d’Europa, in località Lavini di<br />
Marco, a sud della città, dove è stato<br />
scoperto un giacimento paleontologico<br />
con centinaia di orme lasciate da<br />
questi rettili preistorici. Infine, per gli<br />
amanti della musica c’è il festival Settenovecento,<br />
che dal 17 al 21 giugno<br />
offrirà la condivisione di percorsi musicali<br />
differenti, in nome dell’incontro<br />
tra i diversi generi. Con Rovereto sempre<br />
più al centro dell’arte.<br />
cortonamia.com | visitrovereto.it<br />
Rovereto (TN)<br />
© Chiara Zeni/AdobeStock<br />
77
TRAVEL<br />
INEDITA<br />
USSITA<br />
UNA GUIDA “NONTURISTICA” PER SCOPRIRE<br />
LA CITTÀ SUI MONTI SIBILLINI, COLPITA DAL SISMA DEL 2016-2017,<br />
ATTRAVERSO LE STORIE DEI SUOI ABITANTI<br />
di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com<br />
Un ussitano mentre legge la guida nonturistica<br />
© Cristiana Rubbio<br />
78
«<br />
La gente di un posto non<br />
si orienta con le mappe,<br />
si orienta con le storie»,<br />
scrive Wu Ming 2 per la guida “nonturistica”<br />
Ussita (Monti Sibillini), edita<br />
da Ediciclo Editore. Un testo dove<br />
scrittori, artisti, sociologi e fotografi<br />
dialogano con gli abitanti del paese<br />
per raccontare itinerari inediti capaci<br />
di rappresentare lo spirito più<br />
autentico del luogo.<br />
In un momento in cui si parla sempre<br />
più spesso di ridisegnare finalmente<br />
la vocazione e il modello di<br />
sviluppo turistico del Paese all’insegna<br />
della responsabilità, della<br />
sostenibilità e della lentezza, Federico<br />
Bomba, presidente di Sineglossa,<br />
ha inaugurato una collana editoriale<br />
di guide definite, appunto,<br />
nonturistiche. Partendo da quella di<br />
Ussita, piccola cittadina in provincia<br />
di Macerata che, colpita dagli eventi<br />
sismici del 2016-2017, si è rialzata<br />
con fatica e orgoglio.<br />
Come mai avete scelto Ussita?<br />
Mi sono avvicinato a questo paese<br />
quando mi sono chiesto quale<br />
contributo potessi dare alle comunità<br />
del centro Italia straziate dalle<br />
ferite del terremoto, come potevo<br />
aiutarle a ricostruirsi. Con questa<br />
domanda, grazie all’intuizione di<br />
Paolo Piacentini, scrittore e grande<br />
esperto di cammini, ho incontrato<br />
C.A.S.A. (Cosa Accade Se Abitiamo,<br />
ndr), un’associazione locale di<br />
ragazze e ragazzi che hanno scelto<br />
di tornare a vivere in montagna, o<br />
restarci dopo il sisma, per supportare<br />
i territori in modo costante. Attraverso<br />
questa realtà sono riuscito<br />
a conoscere Ussita da nonturista, in<br />
un’esperienza immersiva.<br />
Che cosa significa?<br />
È il passaggio a una dimensione più<br />
totalizzante dell’esperienza di viaggio,<br />
meno connessa all’acquisto di<br />
un servizio. È un cambio di paradigma<br />
nel modo di intendere il nostro<br />
tempo libero: più che da una raccolta<br />
di foto e dalla compilazione di<br />
una check list, il nonturista è mosso<br />
Ediciclo Editore, pp. 160 € 16<br />
dal desiderio di conoscere meglio<br />
se stesso attraverso le scoperte<br />
che fa durante il percorso, seguendo<br />
le deviazioni disegnate dagli abitanti<br />
dei luoghi che visita.<br />
A Ussita quali sono gli itinerari<br />
meno noti e le digressioni indicate<br />
dalla gente del posto che avete<br />
scoperto?<br />
Quelli nonturistici sono due e, al<br />
loro interno, includono diversi percorsi.<br />
Il primo, chiamato Vivere Qui,<br />
Frontignano, frazione di Ussita (MC)<br />
© Luca Tombesi (C.A.S.A.)<br />
79
TRAVEL<br />
Federico Bomba<br />
© Cristiana Rubbio<br />
raccoglie i racconti degli abitanti<br />
sotto forma di punti di interesse incastonati<br />
in otto cammini ad anello,<br />
adatti a tutti. Un modo per coinvolgere<br />
il viaggiatore nella vita della<br />
comunità, guidandolo in un’esplorazione<br />
urbano-naturalistica dei<br />
luoghi che caratterizzano la nuova<br />
quotidianità̀ post sisma e la storia<br />
del territorio. Sono cammini che ripercorrono<br />
ricordi e memorie degli<br />
abitanti per scoprire le tante frazioni<br />
della cittadina. Ricalcano vecchie<br />
vie di comunicazione e intersecano<br />
il torrente Ussita tra mulini e vecchie<br />
centrali idroelettriche, fino a<br />
indagare lo sviluppo urbanistico<br />
delle frazioni più alte, tra modernità<br />
e abbandono, attraversando tracce<br />
e simboli a cui la comunità attribuisce<br />
i significati più inaspettati.<br />
Il secondo itinerario, Dalla valle<br />
alle vette, è lungo 30 chilometri ed<br />
è diviso in quattro parti, tra andata<br />
e ritorno: un’ascesa dal fondovalle<br />
al Monte Bove, appartenente alla<br />
zona settentrionale della catena<br />
dei Sibillini e simbolo del territorio.<br />
Si tratta di un’esperienza spirituale<br />
guidata dalle parole dello scrittore<br />
aquilano Alessandro Chiappanuvoli<br />
e accompagnata dai lavori del<br />
fotografo Antonio Di Cecco, in cui<br />
l’immaginazione del viaggiatore è<br />
l’elemento imprescindibile per dare<br />
corpo alle suggestioni e agli accadimenti<br />
storici narrati dalle parole e<br />
dalle immagini.<br />
Cosa fare a Ussita? Come passare il<br />
tempo in maniera nonturistica?<br />
Sono infinite le cose da scoprire,<br />
oltre a quelle che ho appena raccontato.<br />
Si può andare a trovare Mariano<br />
che ogni giorno lavora al trotificio<br />
di famiglia, lungo il torrente<br />
Ussita, laddove in passato venivano<br />
allevate le trote per il Papa.<br />
Mariano e suo padre vi racconteranno<br />
questa e altre storie, anche<br />
più recenti, come quella del progetto<br />
Life Trota, che ha consentito<br />
di conservare le ultime popolazioni<br />
esistenti di trota mediterranea,<br />
unico esemplare originario dell’Italia<br />
centro-meridionale. Al Bar due<br />
monti, poi, si fanno sempre incontri<br />
speciali: è il punto di ritrovo per chi<br />
ha voglia di scambiare due chiacchiere,<br />
anche con altri viaggiatori.<br />
Basta sedersi per un caffè o un aperitivo,<br />
per entrare, in breve, nel vivo<br />
della politica locale dell’Alto Nera.<br />
Salire al Valico delle Arette, uno<br />
dei punti più panoramici dei Sibillini,<br />
offre invece la possibilità di abbracciare<br />
l’intera valle con un unico<br />
sguardo. Da lassù si possono immaginare<br />
pastori e pecore transumanti<br />
che, a inizio estate, dal fondovalle si<br />
spostano in carovana verso le verdi<br />
praterie d’alta quota. Le mucche al<br />
pascolo di razza marchigiana sono<br />
di una famiglia di allevatori della<br />
valle e ogni giorno salgono e scendono<br />
dalla località di Vallestretta.<br />
Alzando lo sguardo al cielo, nelle<br />
ore più calde della giornata, si può<br />
incrociare la coppia di aquile reali<br />
che abita la parete nord del Monte<br />
Monte Bove Sud, vista verso Monte Vettore<br />
© Antonio Di Cecco<br />
80
Bove, intente nella caccia quotidiana.<br />
Ma, soprattutto, è suggestivo<br />
osservare come cambiano i luoghi<br />
e le persone in un territorio in forte<br />
mutamento, dove la ricostruzione<br />
sta finalmente ripartendo, insieme<br />
alle speranze degli abitanti.<br />
Che ruolo ha la cucina in questo<br />
tipo di ricettività? Quali le pietanze<br />
da assaggiare?<br />
Molti territori si raccontano proprio<br />
tramite la loro tradizione culinaria,<br />
dietro alla quale spesso sono racchiusi<br />
tutti gli usi e i costumi che<br />
fanno di un luogo “quel” luogo. E<br />
Ussita non è sicuramente da meno,<br />
con una cucina legata ai sapori della<br />
terra e al lavoro in alta montagna.<br />
All’interno della guida non sono<br />
contenute delle vere e proprie ricette<br />
– quelle vanno scoperte direttamente<br />
sul campo – ma narrazioni<br />
che intrecciano gastronomia e personaggi.<br />
Le descrizioni dei sentieri<br />
sono intervallate da curiosità sulla<br />
vita di un tempo, come l’uso del “tascapane”,<br />
borsa nella quale i pastori<br />
si portavano dietro pane, formaggio<br />
e salumi. Un piatto tradizionale è sicuramente<br />
la pezzata: per utilizzare<br />
il pane secco si iniziava a cuocere<br />
una pecora nel brodo, lessata e a<br />
pezzi, poi venivano aggiunte le patate.<br />
Una preparazione lunga e un<br />
procedimento di accudimento dal<br />
sapore antico, a cui il pane faceva<br />
da base. Piatti semplici legati alla<br />
vita umile di un tempo, fatta di dolci<br />
come la fregnaccia o il torciglione,<br />
alcuni persino cotti al camino, o<br />
scandita dalla spremitura del mosto<br />
durante la vendemmia, come una<br />
bevanda piuttosto “spiritosa”, detta<br />
acquarello.<br />
Tre parole con cui promuoveresti<br />
l’Italia attraverso il tuo nuovo approccio<br />
nonturistico?<br />
Una storia vera.<br />
nonturismo.sineglossa.it<br />
#cosaaccadeseabitiamo<br />
© Cristiana Rubbio<br />
© Mauro Pennacchietti<br />
Punto panoramico in località Le Arette<br />
Presentazione della guida nonturistica in piazza dei Cavallari, a Ussita<br />
81
TRAVEL<br />
© rh2010/AdobeStock<br />
LA VIA DEL<br />
CIOCCOLATO<br />
DA TORINO A MODICA, PASSANDO PER PERUGIA, UN VIAGGIO<br />
NELLE CITTÀ DELL’ORO NERO. TRA SPECIALITÀ ARTIGIANALI E<br />
CREATIVITÀ DEI MAÎTRE CHOCOLATIER<br />
di Gianna Bozzali - a cura di vdgmagazine.it<br />
Torino<br />
82
Vi sono città dove il cioccolato<br />
non è solo un buon cibo<br />
ma un bene prezioso, al pari<br />
di un monumento o un’opera d’arte,<br />
capace di attirare sia gli amanti del<br />
cibo degli dèi sia chi desidera avvicinarsi<br />
a una tradizione millenaria.<br />
Esistono percorsi di viaggio tra le capitali<br />
europee dove il cacao è un bene<br />
da tutelare e tramandare: qui i turisti<br />
vengono presi per la gola e restano<br />
incantati dalla bravura dei maître chocolatier.<br />
Bruxelles, Vienna, Parigi sono<br />
le tappe principali di un meraviglioso<br />
itinerario tra praline, tazze di cioccolata<br />
fumanti e bonbon, alla scoperta di<br />
laboratori e bar storici che rimandano<br />
all’uso antico del cacao degli Aztechi<br />
e dei Maya ma, attraverso il costante<br />
amore degli artigiani, ci proiettano<br />
verso un uso più moderno e creativo<br />
di questo prodotto.<br />
In Italia, il viaggio parte senza dubbio<br />
da Torino, la terra del gianduiotto. Nel<br />
1560, per festeggiare il trasferimento<br />
della capitale ducale da Chambéry<br />
alla città sabauda, Emanuele Filiberto<br />
di Savoia offrì agli abitanti, in modo<br />
simbolico, una tazza di cioccolata<br />
calda. E fu amore al primo sorso. La<br />
cicolaté (così è chiamata in dialetto<br />
torinese), magari sormontata da tanta<br />
panna montata, è perfetta in inverno<br />
ma non va disdegnata neppure in primavera,<br />
insieme al caffè in tazzina di<br />
vetro con sopra uno strato di cioccolato<br />
caldo.<br />
In alternativa, c’è il gianduiotto. Nato<br />
nel 1865 da Michele Prochet, un artigiano<br />
che unì il cacao alla nocciola<br />
delle Langhe, fu il primo cioccolatino<br />
a essere incartato. Ma l’arte torinese<br />
del settore è saputa andare oltre,<br />
differenziando i prodotti: basti citare<br />
l’alpino, ripieno di una crema liquorosa,<br />
il boero, con guscio di cioccolato e<br />
morbido cuore alcolico, e il cremino,<br />
composto da tre strati, quelli esterni<br />
di gianduia e quello interno di pasta<br />
alla nocciola. Tappa imprescindibile<br />
per i chocolate lovers è la bottega<br />
di Davide Appendino, nel centro di<br />
Torino: un autentico piccolo tempio<br />
del cioccolato, che si completa con<br />
una serra botanica dove ammirare<br />
le piante di cacao. Il maestro del gusto<br />
cerca le migliori fave, le macina a<br />
pietra e le trasforma in un prodotto di<br />
Gli 'mpanatigghi, tipici dolci al cioccolato di Modica<br />
grande qualità. Il risultato principale e Il cioccolatiere Guido Castagna sorprende<br />
invece per i suoi Giuinott,<br />
più apprezzato del suo lavoro sono le<br />
tavolette monorigine bean to bar, che gianduiotti rivoluzionari nati dall’unione<br />
perfetta tra la Nocciola Piemonte<br />
partono direttamente dai semi senza<br />
subire processi industriali: un viaggio Igp e il cacao Chuao del Venezuela,<br />
sensoriale nei principali Paesi produttori<br />
di cacao, dalla Repubblica Do-<br />
nato dalla collaborazione con il bar-<br />
ma anche per il vermouth ’L Türinèis,<br />
minicana all’Ecuador, passando per tender Michele Marzella, dove il dolce<br />
corteggiamento tra il cioccolato e<br />
Bolivia, India e Madagascar. Straordinario<br />
è anche il suo Uovo di Colombo il liquore regala una delicata infusione<br />
di assonanze e riverberi.<br />
realizzato con cacao monorigine superior<br />
Venezuela Sur del Lago e zucchero<br />
grezzo di canna, decorato con cui nome è strettamente legato alla<br />
Da Torino ci spostiamo a Perugia, il<br />
granella di nocciola Piemonte Igp. storica fabbrica Perugina che nel 1915<br />
Un altro nome che ha contribuito a iniziò a lavorare il cacao in polvere. Tra<br />
scrivere la favola dell’oro nero torinese<br />
è Guido Gobino. Dietro il suo sucza<br />
tempo è il famoso Bacio, nato nel<br />
i suoi prodotti, il più rinomato e sencesso<br />
c’è una famiglia che dal 1964 1922 da un’idea di Luisa Spagnoli.<br />
inventa costantemente nuovi prodotti,<br />
migliorando il gusto dei cioccolatini nella tradizione, qui ci sono il Museo<br />
Per chi desidera una full immersion<br />
tradizionali. Da assaggiare i suoi Tourinot,<br />
dove la potenza del fondente della Scuola del Cioccolato, entrambi<br />
del Cioccolato e i corsi con i maestri<br />
incontra la morbidezza del gianduia: allestiti nell’edificio della Perugina.<br />
una storia racchiusa nel libro 5 grammi<br />
di felicità, di Giuseppe Culicchia Alberto Farinelli, la torta Dantedì,<br />
È merito di uno di loro, il pastry chef<br />
(Slow Food, pp. 192 € 18).<br />
un omaggio a Dante Alighieri nel<br />
© Rosario Scalia/AdobeStock<br />
83
TRAVEL<br />
700esimo anniversario della sua morte.<br />
Composta da tre strati di pan di<br />
Spagna e altrettante mousse, richiama<br />
gli ambienti delle cantiche in cui<br />
è suddivisa la Divina Commedia. La<br />
crema scura è realizzata con Perugina<br />
GranBlocco fondente extra 70%<br />
aromatizzato alla liquirizia e raffigura<br />
l’oscurità dell’Inferno. Il Purgatorio<br />
presenta una mousse più chiara con il<br />
fondente extra 50% e pistacchi salati.<br />
Il viaggio dei sensi termina con l’ultimo<br />
strato, il Paradiso, dove una crema<br />
al burro bianca ricopre la parte superiore<br />
della torta. Qui si raggiunge il<br />
massimo della dolcezza con un composto<br />
di cioccolato al latte Perugina<br />
GranBlocco 30% e caramello.<br />
Proprio nel capoluogo umbro si svolge<br />
tutti gli anni Eurochocolate, il più<br />
grande festival europeo a tema che<br />
trasforma il centro storico in una grande<br />
cioccolateria all’aperto. L’edizione<br />
<strong>2021</strong>, se non ci sono cambiamenti dovuti<br />
alle restrizioni per il Covid-19, è<br />
prevista dal 15 al 24 ottobre. Prima di<br />
continuare il viaggio verso sud, si può<br />
fare una sosta nei dintorni a Brufa di<br />
Torgiano, dove il Borgobrufa Resort<br />
offre trattamenti di benessere a base<br />
di cioccolato e nocciola.<br />
Il tour può proseguire scendendo fino<br />
in Sicilia, a Modica, nel Ragusano: è<br />
qui che la secolare tradizione cioccolatiera<br />
oggi vanta il marchio Igp, l’unica<br />
denominazione europea per un<br />
cioccolato che ancora conserva i gesti<br />
e le tecniche di lavorazione trasmesse<br />
dagli spagnoli. Ingredienti semplici<br />
dall’inconfondibile aroma prendono<br />
forma, durante il trattamento a freddo<br />
della pasta di cacao, in una barretta<br />
dove brillano all’interno i cristalli<br />
di zucchero. A chi lo gusta, diceva lo<br />
scrittore Leonardo Sciascia, «sembra<br />
di essere arrivato all’archetipo, all’assoluto<br />
e che il cioccolato altrove prodotto<br />
– sia pure il più celebrato – ne<br />
sia l’adulterazione, la corruzione».<br />
Diverse le botteghe che accolgono i<br />
visitatori in un abbraccio di cannella<br />
e vaniglia e, oltre alla classica barretta,<br />
propongono dolci come le ‘mpanatigghie,<br />
mezzelune di pasta frolla<br />
ripiene di carne trita e cioccolato. Da<br />
provare quelle che Michele Spadaro<br />
dello storico Bar Fucsia produce ogni<br />
giorno all’interno del suo laboratorio,<br />
nel rigoroso rispetto della ricetta originaria.<br />
Tappa d’obbligo per gli amanti del<br />
cioccolato modicano è anche Ciomod,<br />
azienda storica dove il titolare<br />
Innocenzo Pluchino produce le classiche<br />
tavolette Igp partendo dalle<br />
fave di cacao colombiano, che vengono<br />
utilizzate come ingrediente anche<br />
in diversi liquori. Davvero originale<br />
il cioccolato modicano ideato con<br />
il produttore toscano Claudio Corallo<br />
e realizzato con cacao crudo all’80%.<br />
Partecipare, poi, alle lezioni di Pluchino<br />
apre le porte a un mondo incantato<br />
di colori, aromi e suoni. La specialità<br />
siciliana è stata adocchiata anche da<br />
grandi firme industriali come Bauli,<br />
che quest’anno per Pasqua ha realizzato<br />
una colomba con crema al<br />
Cioccolato di Modica Igp dove il soffice<br />
impasto incontra una copertura<br />
di croccante fondente con granella di<br />
frolla.<br />
A promuovere gli itinerari tra i migliori<br />
produttori di cioccolato d’Europa<br />
ci pensa The Chocolate Way, un<br />
network per il turismo culturale del<br />
settore che unisce i distretti storici<br />
del continente, tra i quali spiccano,<br />
appunto, quelli italiani di Modica, Perugia<br />
e Torino.<br />
Al momento i percorsi proposti sono<br />
30, tra Belgio, Francia, Germania,<br />
Italia, Spagna e Regno Unito: veri e<br />
propri pacchetti turistici che, appena<br />
sarà possibile, offriranno l’occasione<br />
di incontrare i maestri artigiani, ma<br />
anche di degustare e acquistare i prodotti<br />
delle aziende. Inoltre, il Comitato<br />
scientifico dell’associazione sta lavorando<br />
all’elaborazione delle linee<br />
guida per la presentazione di un dossier<br />
che consentirà il riconoscimento<br />
dell’Itinerario culturale europeo La<br />
via del cioccolato. Un modo per proteggere<br />
l’eredità culturale, artistica e<br />
storica di questa delizia valorizzando<br />
la creatività dei maître chocolatier.<br />
davideappendino.it<br />
guidogobino.it<br />
guidocastagna.it<br />
perugina.com<br />
fucsiamodica.it<br />
ciomod.com<br />
thechocolateway.eu<br />
Le uova di Pasqua di Guido Gobino e i cioccolatini di Davide Appendino<br />
84
Per trapiantati<br />
e dializzati<br />
la vita è<br />
in salita...<br />
Ma con loro<br />
c’è ANED!<br />
Dona il tuo 5x1000 ad Aned.<br />
Dai un futuro a 80mila trapiantati e dializzati.<br />
CODICE FISCALE 80101170159 www.aned-onlus.it
GENIUS LOCI<br />
CILENTO<br />
ALLA SCOPERTA DI CERASO E PALINURO CON DANIELA FEROLLA,<br />
EX MISS ITALIA E CONDUTTRICE RAI. TRA MERAVIGLIE DELLA<br />
NATURA, PIATTI TIPICI E RISPETTO DELLE TRADIZIONI<br />
di Peppone Calabrese PepponeCalabrese peppone_calabrese<br />
[Conduttore Rai1, oste e gastronomo]<br />
Qualche anno fa sono stato<br />
catapultato nel mondo<br />
della televisione e uno dei<br />
primi incontri è stato quello con una<br />
lucana, versante Cilento: Daniela Ferolla,<br />
ex Miss Italia e conduttrice Rai.<br />
Daniela è una ragazza timida, riservata,<br />
e sono sicuro che la mia irruenza e<br />
festosità in principio l’abbiano un po’<br />
stordita. Girando insieme a lei per un<br />
anno intero tutta l’Italia, abbiamo avuto<br />
l’occasione di stare spesso da soli,<br />
lontano dalle telecamere, durante<br />
interminabili viaggi in macchina o in<br />
treno. Ho riconosciuto in lei una dolcezza<br />
sincera, la discreta difesa di un<br />
mondo privato e tutto famigliare che<br />
capivo essere la sua vera forza, ciò<br />
che alimentava il motore delle sue<br />
passioni più vere.<br />
Un giorno, dopo aver capito il mio<br />
amore per il cibo (non che dovessi<br />
dire molto per farlo capire, è una chiara<br />
evidenza corporea), durante una<br />
colazione in una terrazza d’albergo<br />
fronte mare, cominciò a raccontarmi<br />
del suo paese di origine e di quanto<br />
fosse brava la sorella a cucinare.<br />
Potete immaginare quanto sia montata<br />
la mia curiosità nel tempo. Finché<br />
non è giunto finalmente il momento di<br />
compiere questa missione.<br />
Parto con il Frecciarossa delle 7.17<br />
dal secondo binario di Potenza Centrale,<br />
direzione Ceraso, ma con prima<br />
tappa Palinuro, nel Salernitano. Ho<br />
prenotato il solito posto a sedere, per<br />
intenderci uno di quelli con il tavolino,<br />
perché mi piace sistemare l’acqua<br />
nell’apposito stallo e appoggiare il libro<br />
e il telefonino. La verità è che adoro<br />
il treno perché amo chiacchierare<br />
con gli sconosciuti. Per me il viaggio<br />
non è mai un trasferimento veloce.<br />
Sono l’incubo di quelli a cui non piace<br />
parlare.<br />
Nel mio vagone ci sono poche persone,<br />
attraverso il corridoio alla ricerca<br />
del mio posto e vedo due ragazzi che<br />
dormono, un militare che gioca con il<br />
telefonino e una signora anziana con<br />
due valigie enormi, che probabilmente<br />
starà andando dai figli al nord. Il<br />
viaggio prosegue così fino a Salerno,<br />
86
INCANTATO<br />
Palinuro (SA)<br />
© Iurii/AdobeStock<br />
dove devo cambiare treno. Sul regionale<br />
mi colpisce una signora con un<br />
cappotto verde, la gonna verde, le<br />
calze e le scarpe verdi.<br />
Mi avvicino e le dico che sarebbe la<br />
testimonial perfetta del mio programma<br />
Linea Verde e lei risponde immediatamente<br />
che in quella zona vive<br />
già la regina di quella trasmissione.<br />
Sorrido e le dico che sto andando appunto<br />
a trovarla. I complimenti per lei<br />
si sprecano e io non vedo l’ora di conoscere<br />
la sorella cuoca.<br />
Daniela mi ha dato appuntamento a<br />
Palinuro e precisamente alla pista di<br />
pattinaggio dove da ragazza incontrava<br />
gli amici per trascorrere le serate.<br />
Palinuro è una piccola frazione<br />
di Centola, in provincia di Salerno, ed<br />
è una delle località balneari più rappresentative<br />
della Campania e del<br />
Cilento. La biodiversità che la circonda<br />
è emozionante, ha una ricchezza<br />
di vegetazione tra le più importanti<br />
del Mediterraneo. L’alto promontorio<br />
si tuffa d’improvviso nelle limpide<br />
acque con rocce che cadono a picco<br />
anche per cinquanta metri, offrendo<br />
l’habitat ideale a numerose specie di<br />
uccelli nonché alla rarissima primula<br />
di Palinuro.<br />
Ecco Daniela: arriva prima il suo sorriso<br />
e poi la sua bellezza. Senza neanche<br />
farmi fare colazione mi invita<br />
a seguirla. Mentre camminiamo mi<br />
parla di un tesoro nascosto nella<br />
zona. Arriviamo vicino al mare e c’è<br />
una barchetta che ci aspetta. In brevissimo<br />
tempo entriamo in una grotta<br />
e, da quel momento in poi, le parole<br />
non bastano a esprimere quello che<br />
gli occhi stavano vedendo. Un ombelico<br />
del mondo, un manto blu cobalto<br />
dove sembra possibile immergersi e<br />
vivere anche solo per un attimo una<br />
seconda vita. Ce ne sono ben trentadue<br />
di grotte, una più bella dell’altra.<br />
Scendiamo dalla barca e Daniela mi<br />
chiede se me la sento di fare trenta<br />
chilometri in bicicletta. Non si è allenata<br />
oggi per aspettarmi e quindi c’è<br />
solo da assecondarla: chiaramente,<br />
scelgo una bici a pedalata assistita.<br />
La macchia mediterranea del Parco<br />
87
GENIUS LOCI<br />
nazionale del Cilento ci accompagna<br />
nel nostro tragitto e immediatamente<br />
comprendo perché qui la qualità della<br />
vita è tra le più alte al mondo.<br />
Immagino Ancel Benjamin Keys, nutrizionista<br />
statunitense considerato il<br />
padre della dieta mediterranea, camminare<br />
per queste strade e razionalizzare<br />
la sua idea. Così da concludere<br />
definitivamente che l'alimentazione<br />
della popolazione locale era l’emblema<br />
della dieta perfetta per apportare<br />
benefici fondamentali alla salute.<br />
Attraversiamo odori e colori, siamo in<br />
completa armonia con la natura e la<br />
sua magnificenza. Dopo circa due ore,<br />
finalmente si intravede Ceraso, grazioso<br />
paese immerso nel verde. Con<br />
una scusa mi fermo e faccio una piccola<br />
sosta per cogliere gelsi bianchi e<br />
tornare un bambino intento a raccogliere<br />
dolcezze.<br />
A Ceraso attraversiamo la frazione di<br />
Santa Barbara, la più attiva culturalmente,<br />
dove vivono i cugini di Daniela<br />
e si organizzavano sempre serate da<br />
ballo o canore. La immagino cantare<br />
e ballare con il suo sorriso contagioso,<br />
lo stesso che ho visto una sera durante<br />
una trasferta in Calabria, dove abbiamo<br />
coinvolto tutti in un karaoke a<br />
perfidiato.<br />
Daniella Ferolla, ex Miss Italia e conduttrice Rai<br />
Il racconto delle serate si intreccia posto sicuro dove ritrovare se stessi e<br />
sempre con un ricordo della casa in vivere in serenità e armonia con l’ambiente.<br />
campagna della nonna dove si riuniva<br />
sempre tutta la famiglia e si consumavano<br />
i riti della domenica. Profu-<br />
evidente dalla luce che ha negli occhi<br />
L’amore per la natura e gli animali è<br />
mo di pane caldo, pizza al pomodoro mentre ne parla. E lo capisco quando<br />
arriviamo nella casa della nonna,<br />
e ragù in pentola dalle prime ore del<br />
mattino. La nonna era la regina della oggi ristrutturata da lei e il suo compagno.<br />
Ad aspettarci ci sono tutte le<br />
casa, preparava la pasta a mano e la<br />
sorella Gabriella sempre attenta a rubare<br />
i segreti della cucina. Colazione di quelle che conosco bene, essendo<br />
sorelle. Mi presento e l’accoglienza è<br />
insieme davanti al camino e poi tutti anche io lucano. La prima ad arrivare<br />
a messa. Insomma, Ceraso come il è Giusi, che immediatamente marca<br />
Ceraso (SA)<br />
© Antonio Ferolla<br />
88
il territorio ricordando di essere la più<br />
grande: quando Daniela era piccola<br />
la controllava sempre, anche se poi<br />
crescendo sono diventate complici,<br />
tanto che uscivano e Daniela poteva<br />
rientrare più tardi rispetto alle amiche<br />
proprio grazie alla sorella maggiore.<br />
Dopo poco arriva Miriam, la più piccola,<br />
che già conosco. Ci salutiamo<br />
affettuosamente e mi racconta di una<br />
scenata di gelosia che le fece Daniela<br />
su un aereo di ritorno da Milano<br />
perché si era già organizzata le giornate<br />
a Ceraso senza contemplarla.<br />
Poi mi porta a vedere cosa bolle in<br />
pentola.<br />
La cucina è grande proprio come nei<br />
racconti ricevuti e ai fornelli c’è Gabriella,<br />
la sorella appassionata di cucina,<br />
grembiule di ordinanza e mani<br />
all’opera per il piatto della tradizione<br />
della famiglia Ferolla: fusilli fatti con il<br />
ferretto. La tradizione si ripete, il rito è<br />
sempre quello.<br />
Come da bambine, quando tutte e<br />
quattro le sorelle provavano a imparare<br />
dalla nonna l’arte della pasta di<br />
casa, oggi sono tutte vicine intente a<br />
ripetere questo rituale.<br />
Da sinistra, Daniela Ferolla con le sorelle<br />
Gabriella, Giusi e Miriam<br />
Una delle grotte di Palinuro (SA)<br />
La più brava è ovviamente Gabriella.<br />
Mi fermo a parlare con lei e le comunico<br />
che la sua fama la precede. Ma<br />
anche la mia fame mi precede. Mi<br />
racconta di aver trascritto e conservato<br />
tutte le ricette della nonna, mostrandomi<br />
con orgoglio il suo libro.<br />
Ho sempre sognato di averne uno<br />
tutto mio, scritto da me: lo trovo un<br />
modo romantico per conservare le<br />
tradizioni di famiglia, rivivere i momenti<br />
insieme e far partecipare anche<br />
chi non c’è più.<br />
Giusy è attenta a ogni dettaglio, una<br />
perfetta cuoca. Conosce i tempi per<br />
fare una buona cucina, ha esperienza<br />
e si vede. Mi dice che è semplice<br />
mangiare bene se hai a disposizione<br />
prodotti buoni, frutto di una cultura<br />
di tutela del territorio come il Cilento.<br />
Ha ragione, ma sono sicuro che<br />
sappia bene anche quanta dedizione<br />
e amore ci vuole per assemblarli<br />
e prepararli a regola d’arte. Ammiro<br />
molto chi decide di presidiare il territorio<br />
conservandone l’identità più<br />
profonda.<br />
È quasi ora di pranzo, c’è fermento. La<br />
tavola è imbandita, tutto è pronto per<br />
offrire ancora una volta questo dono<br />
a tutta la famiglia. È il segno che si<br />
ripete negli anni di quanto sia importante<br />
stare insieme a tavola, seduti<br />
a chiacchierare e a ricordare eventi<br />
familiari. Oltre ai fusilli al ferretto c’è<br />
un altro assaggio di primo, il piatto di<br />
cui Daniela mi aveva sempre cantato<br />
le lodi: le rondelle in bianco al forno<br />
con besciamella, prosciutto cotto e<br />
formaggio. Mi sento a casa, sorrido<br />
con loro celebrando questa giornata<br />
di festa e rifletto su quanto sia importante<br />
la famiglia e il rispetto delle<br />
tradizioni.<br />
© Claudio Caridi/AdobeStock<br />
© JonShore/AdobeStock<br />
Fusilli al ferretto<br />
89
INCLUSION<br />
IL GREEN<br />
SI FA LOCALE<br />
NELL’EX DEPOSITO MERCI DI RFI, A POTENZA, NASCE SCAMBIOLOGICO.<br />
UNA STRUTTURA AD ALTA EFFICIENZA ENERGETICA CHE OFFRE<br />
PRODOTTI A CHILOMETRO ZERO E UNO SPAZIO EVENTI<br />
di Serena Berardi - s.berardi@fsitaliane.it<br />
Al piano terra, tra gli scaffali in<br />
legno chiaro dalle venature<br />
calde, si possono comprare<br />
frutta, verdura, latte, cereali, ma anche<br />
olive infornate di Ferrandina, peperoni<br />
cruschi, bottiglie di Aglianico. Salendo<br />
al primo piano, invece, si può assistere<br />
alla presentazione di un libro o imparare<br />
a riparare una bicicletta.<br />
Nell’ex magazzino merci della stazione<br />
di Potenza Superiore, concesso in<br />
comodato d’uso da Rete Ferroviaria<br />
Italiana (RFI), Legambiente Basilicata<br />
ha inaugurato Scambiologico, la prima<br />
green station d'Italia con un supermercato<br />
a chilometro zero e uno spazio<br />
per eventi e formazione. La sua anima<br />
sostenibile, infatti, parte dalle fonda-<br />
90
menta e arriva fino al tetto: «Grazie ai<br />
finanziamenti stanziati da Fondazione<br />
con il Sud abbiamo ristrutturato l’immobile,<br />
risalente ai primi anni del ‘900,<br />
che è stato convertito in un edificio di<br />
classe energetica A4. Abbiamo isolato<br />
termicamente la struttura e le fondazioni.<br />
Non abbiamo l’allaccio al gas e<br />
produciamo più energia di quella che<br />
consumiamo attraverso un impianto<br />
fotovoltaico a pannelli solari. Insomma,<br />
siamo a impatto zero», afferma soddisfatto<br />
Marco De Biasi, ex presidente di<br />
Legambiente Basilicata e attualmente<br />
amministratore unico di Energaia srl,<br />
l’impresa sociale che gestisce Scambiologico.<br />
«Prima del supermercato avevamo già<br />
creato un gruppo di acquisto. Siamo<br />
partiti da quell’esperienza ampliando<br />
la rete dei fornitori, che oggi sono circa<br />
un centinaio», prosegue. Nel negozio<br />
si trovano prodotti sfusi, freschi, da<br />
forno e da banco provenienti da realtà<br />
locali selezionate. Due volte alla settimana<br />
il furgoncino di Scambiologico<br />
fa il giro di agricoltori e allevatori della<br />
zona e rifornisce il punto vendita. «In<br />
questo modo sosteniamo l’economia<br />
locale e contribuiamo a ridurre l’inquinamento<br />
e le emissioni di CO 2<br />
. E poi<br />
adottiamo la politica del giusto prezzo:<br />
le piccole aziende lo stabiliscono<br />
e noi applichiamo lo stesso ricarico su<br />
tutta la merce». Accanto ai prodotti del<br />
territorio, ci sono quelli del commercio<br />
equo-solidale: a Pasqua, per esempio,<br />
saltano all’occhio sugli scaffali le uova<br />
di cioccolato bio che nascondono oggetti<br />
lavorati e decorati a mano da artigiani<br />
nepalesi, cingalesi, peruviani,<br />
bengalesi.<br />
Al piano superiore, le capriate in acciaio<br />
esaltano il fascino di un’architettura<br />
industriale rimasta pressoché intatta:<br />
«Prima del Covid-19 qui si tenevano<br />
eventi, feste, presentazioni, spettacoli<br />
e concerti. Di recente siamo riusciti a<br />
organizzare due corsi di formazione<br />
nell’ambito del progetto Ecco-Economie<br />
Circolari di Comunità, con prenotazione<br />
e ingressi contingentati».<br />
Il primo laboratorio è stato realizzato in<br />
collaborazione con Ri.Plastic, società<br />
con sede a Baragiano (PZ) leader nel<br />
Sud Italia per il recupero delle apparecchiature<br />
elettriche ed elettroniche,<br />
e Bitwo, azienda di Muro Lucano (PZ)<br />
che opera nel settore del ricondizionamento<br />
di pc e tablet. I partecipanti hanno<br />
imparato a rigenerare computer.<br />
«Siamo partiti dalla raccolta di pc usati<br />
e li abbiamo rimessi in funzione. Ora<br />
verranno distribuiti a chi ne ha bisogno,<br />
in particolare alle famiglie con più figli<br />
impegnati nella didattica a distanza».<br />
Il secondo corso, interrotto dal passaggio<br />
in zona rossa, prevedeva la riparazione<br />
di biciclette: «Ora sono tutte<br />
parcheggiate nel mio ufficio, mi ritrovo<br />
sommerso da ruote e manubri. Ma appena<br />
sarà possibile regaleremo anche<br />
© Attilio Bixio<br />
91
INCLUSION<br />
Il supermercato a chilometro zero<br />
queste o le utilizzeremo per le nostre<br />
attività». Se da una parte la paralisi del<br />
nuovo lockdown ha azzerato gli eventi<br />
in presenza, dall’altra ha aperto nuove<br />
opportunità: «Con la pandemia abbiamo<br />
iniziato a spedire generi alimentari,<br />
quelli che vanno a riempire i famosi<br />
pacchi che i genitori del Sud spediscono<br />
ai figli emigrati. I lucani sono dovunque.<br />
Così, per Pasqua o subito dopo,<br />
vorremmo inaugurare un e-commerce<br />
per consentire ai clienti di acquistare<br />
online».<br />
Davanti alla stazione green è parcheggiata<br />
anche una lavapiatti mobile per<br />
eventi a rifiuti zero: una sorta di roulotte<br />
dotata di due lavastoviglie e una lavabicchieri.<br />
«Ora è ferma, ma l’abbiamo<br />
usata più volte per sagre e concerti,<br />
come quelli di Mannarino e Caparezza.<br />
Per i pasti, oltre alle tovagliette compostabili,<br />
sono stati utilizzati piatti in<br />
melamina, bicchieri in policarbonato,<br />
posate in acciaio e brocche al posto<br />
delle bottigliette di plastica. Alla fine,<br />
abbiamo potuto ritirare e lavare tutto,<br />
eliminando quasi totalmente la produzione<br />
di rifiuti», spiega De Biasi. Questa<br />
buona prassi è stata promossa nelle<br />
scuole e ora è adottata anche dalla<br />
mensa dell’Università della Basilicata.<br />
Scambiologico è stato addirittura<br />
un caso di studio per i ragazzi della<br />
Luiss di Roma, nell’ambito di un corso<br />
di Economia e gestione delle imprese.<br />
«Qualche anno fa, alla fine delle lezioni,<br />
gli studenti sono venuti a trovarci.<br />
Abituati ad analizzare i soliti modelli<br />
di business, non capivano perché non<br />
avessimo puntato a lavorare anche in<br />
altri posti. Ma la nostra attività non può<br />
diventare un franchising: abbiamo un<br />
legame troppo forte con il territorio e<br />
relazioni strette con chi lo abita», continua<br />
De Biasi. Non si punta al mero<br />
guadagno, quindi.<br />
«Dopo la fine del progetto pilota siamo<br />
diventati una società a responsabilità<br />
limitata, ma il socio unico è sempre<br />
Legambiente. Siamo rimasti fedeli ai<br />
valori con cui siamo nati. Perché volevamo<br />
dimostrare che è possibile fare<br />
impresa in maniera sostenibile».<br />
E l’anima green di Scambiologico, nonostante<br />
le zone rosse e le difficoltà<br />
del periodo nero, non è mai sbiadita.<br />
scambiologico.it<br />
greenstationpz<br />
ScamBioLoGiCo<br />
Nel tondo il laboratorio di rigenerazione di pc, a destra la lavapiatti mobile<br />
© Rocco Casaletto<br />
92
UN CAPOLAVORO<br />
DIBOTTE<br />
LE BARRIQUE DI CANTINE TINAZZI DIVENTANO OGGETTI<br />
D’ARTIGIANATO GRAZIE A UN PROGETTO SOLIDALE CHE<br />
COINVOLGE I RAGAZZI DI CASA DON BOSCO DAB<br />
di Luca Mattei lucamattei1 ellemme1<br />
Foto Silvio Gioia<br />
Ce lo ha insegnato Carlo<br />
Collodi alla fine dell’800,<br />
creando il personaggio di<br />
Pinocchio: dal legno può nascere la<br />
vita. Ma un progetto avviato tre anni fa<br />
sul lago di Garda è andato oltre, con<br />
la convinzione che dal legno possa<br />
prendere forma persino una seconda<br />
esistenza, grazie all’impegno di adolescenti<br />
con difficoltà comportamentali<br />
e familiari.<br />
Sono loro i protagonisti di Salva una<br />
botte, crea un capolavoro, iniziativa<br />
sostenibile capace di coniugare economia<br />
circolare, inserimento lavorativo<br />
e rispetto per la natura. L’idea è<br />
frutto dell’incontro tra Tinazzi, gruppo<br />
di cantine con sede a Lazise (VR), e<br />
Bottega Tettoia Pinardi, laboratorio di<br />
arte e artigianato della Casa don Bosco<br />
Dab, attiva ad Albarè, frazione di<br />
Costermano sul Garda.<br />
Per la famiglia di viticoltori il legame<br />
con il vino e le botti è evidente fin<br />
dall’origine del nome: i tinazzi, nell’antica<br />
tradizione locale, erano recipienti<br />
in cui si inseriva l’uva pigiata a fermentare.<br />
Oggi l’azienda produce Amarone<br />
e Ripasso della Valpolicella, Lugana,<br />
Soave e altri vini dell’area veronese,<br />
ma ha terreni anche in Puglia dove<br />
mette in commercio Primitivo di Manduria,<br />
Negramaro e Malvasia nera.<br />
Quando le barrique usate per la fermentazione<br />
non servono più, vengono<br />
spedite ad Albarè, dove i ragazzi<br />
93
INCLUSION<br />
che lavorano nella falegnameria salesiana<br />
utilizzano il legno di cui sono Tinazzi, il titolare delle cantine, «co-<br />
«Le botti nuove», spiega Gian Andrea<br />
costituite per realizzare piccole opere<br />
d’arte che poi vengono vendute o Sono in quercia, rovere di Slavonia o<br />
stano tra i 700 e gli 800 euro l’una.<br />
date in omaggio. Si producono giochi rovere francese: legni buonissimi che,<br />
che stimolano l’intelligenza, come il se trattati bene, durano nel tempo e<br />
picchio o il rompicapo giapponese non marciscono pur avendo ospitato<br />
tangram, articoli di oggettistica e idee a lungo il vino». Un valore che non<br />
regalo, mobili per vari usi come sedie, diminuisce neanche dopo il primo utilizzo:<br />
«Quelle usate si possono ven-<br />
tavolini, appendiabiti, orologi a muro,<br />
portariviste, portaspezie, lampadari e dere a chi ne ha bisogno per affinare<br />
lampade da scrivania.<br />
il cognac o la grappa, a una cifra tra<br />
Il responsabile di Casa don Bosco Dab, don Paolo Bolognani, con i ragazzi di Bottega Tettoia Pinardi<br />
Gian Andrea Tinazzi<br />
i 150 e i 200 euro l’una». Ma l’aspetto<br />
economico viene messo in secondo<br />
piano: «Siamo contenti di donarle ai<br />
ragazzi della Bottega affinché trovino<br />
uno scopo nella vita. Sono in condizioni<br />
difficili e la solidarietà ci sembra<br />
opportuna», precisa l’imprenditore.<br />
Oltre a essere aiutati da un falegname<br />
professionista con esperienza ultratrentennale,<br />
gli adolescenti sono seguiti<br />
da Emil Nobis, un educatore che<br />
si occupa anche della parte operativa<br />
del progetto. «I ragazzi hanno tra i 14<br />
e i 19 anni, arrivano da noi volontariamente<br />
o perché segnalati dalle Asl o<br />
dai servizi sociali del territorio. Non<br />
presentano patologie particolari, ma<br />
difficoltà comportamentali o educative<br />
che li portano spesso ad abbandonare<br />
la scuola», chiarisce Nobis.<br />
L’iniziativa coinvolge anche gli studenti<br />
delle classi quarte e quinte del liceo<br />
artistico Nani-Boccioni di Verona che<br />
mettono a disposizione know-how e<br />
creatività, proponendo alla Bottega<br />
progetti da realizzare. «Noi ne abbiamo<br />
scelti alcuni», spiega l’educatore,<br />
«e li portiamo avanti. Utilizziamo diversi<br />
utensili, sia manuali, come seghe,<br />
raspe, scalpelli, sia elettrici, pialle,<br />
trapani, torni a legna per realizzare<br />
94
L’esterno della falegnameria Bottega Tettoia Pinardi<br />
oggetti tondi e una sega a banco per i<br />
tagli dritti e obliqui»<br />
Lavorazioni complesse al termine<br />
delle quali la soddisfazione è alta:<br />
«Completare una commessa di oltre<br />
200 ombrelli per le cantine Tinazzi è<br />
stato impegnativo. Ma in ogni progetto<br />
teniamo alta l’attenzione dei ragazzi<br />
per far sì che lavorino nel migliore<br />
dei modi. Partecipare alla creazione<br />
di oggetti di ottima qualità aumenta la<br />
loro autostima».<br />
L’attività lavorativa è infatti un pretesto<br />
per raggiungere un obiettivo più<br />
ampio: «La falegnameria è uno spazio<br />
dove, oltre a lavorare il legno, è possibile<br />
condividere le proprie difficoltà<br />
e parlare di sé. Un luogo di crescita a<br />
360°, non solo individuale».<br />
In questo modo i ragazzi portano<br />
avanti una sorta di arte-terapia, come<br />
spiega Ester Albanese, l’educatrice<br />
che ha ideato il progetto iniziale La<br />
reciclofficina, a cui si è poi agganciata<br />
l’iniziativa di Tinazzi: «È come una terapia<br />
psicologica, solo che si comunica<br />
attraverso creazioni artistiche».<br />
Un approccio a cui viene collegato<br />
un metodo pedagogico utilizzato dai<br />
Salesiani: il sistema preventivo nell’educazione<br />
dei giovani di don Giovanni<br />
Bosco. «Religione, ragione e amorevolezza»,<br />
spiega Albanese, «ne sono<br />
i termini fondanti. don Bosco riteneva<br />
che l’allegria, il teatro, la clownerie e<br />
le arti in generale fossero un modo<br />
per attirare i ragazzi, alimentare la<br />
loro autostima, farli divertire in modo<br />
sano e renderli onesti cittadini. Un<br />
insegnamento formulato nell'800<br />
adattato ai nostri giorni». Ad Albarè, la<br />
settecentesca Villa Torri Giuliari ospita<br />
i Salesiani dalla metà del secolo<br />
scorso. Attivi nel campo dell’ospitalità<br />
e dell’educazione, sono ormai un riferimento<br />
per le famiglie del territorio<br />
che cercano supporto nella crescita<br />
dei figli. «Siamo un villaggio educativo.<br />
Abbiamo una comunità residenziale<br />
nella zona della falegnameria,<br />
sopra la quale c’è una torre in cui sono<br />
ospitati quattro adolescenti che compiono<br />
un percorso in comunità. In un<br />
altro spazio abbiamo un ostello per<br />
giovani stranieri che hanno difficoltà a<br />
trovare lavoro e alloggio. Infine, c’è la<br />
comunità diurna, che seguo io, in cui<br />
abbiamo messo in piedi una serie di<br />
attività, tra cui un percorso di studio<br />
per arrivare al diploma», conclude Albanese.<br />
Salva una botte, crea un capolavoro<br />
non è l’unica iniziativa messa<br />
in piedi da Tinazzi e Casa<br />
don Bosco Dab. Dall’amicizia<br />
tra il titolare delle cantine<br />
e il responsabile salesiano,<br />
don Paolo Bolognani, è nato<br />
anche il progetto Piana degli<br />
Orti, che vede coinvolte due<br />
associazioni, Città in Fiore e<br />
Oltre il Confine, che forniscono<br />
alloggi ad adulti con disagi e rifugiati<br />
richiedenti asilo. Le due realtà<br />
hanno preso in gestione terreni incolti<br />
nei pressi di Cavaion Veronese (VR)<br />
per trasformarli in un orto a chilometro<br />
zero. In cambio di una donazione<br />
spontanea, le famiglie locali possono<br />
ricevere i frutti del lavoro agricolo: peperoni,<br />
zucche, angurie, meloni, pomodori,<br />
lattuga, patate, melanzane,<br />
zucchine. «Offriamo a queste persone<br />
un modo per sentirsi impegnate nel<br />
corso della giornata così che non si<br />
perdano per strada», conclude Tinazzi,<br />
«perché per noi è fondamentale il<br />
legame con il territorio e la possibilità<br />
di costruire relazioni con chi si occupa<br />
di inclusione sociale».<br />
tinazzi.it | donboscodab.it<br />
CantineTinazzi cantine.tinazzi<br />
casadonboscodab<br />
Emil Nobis<br />
95
25 APRILE<br />
RICORDI PARTIGIANI<br />
TERESA VERGALLI RACCONTA LA SUA RESISTENZA<br />
DA STAFFETTA, ATTRAVERSO LE FOTO DI UN TEMPO,<br />
SCELTE DAL SUO ARCHIVIO PERSONALE<br />
di Claudia Cichetti<br />
cichettic<br />
Foto courtesy Archivio Teresa Vergalli<br />
«<br />
Sapete cosa vuol dire vivere<br />
senza la libertà? La<br />
libertà di leggere un libro<br />
che ti piace, di esprimere la tua opi-<br />
nione, di spostarti da una città all’altra,<br />
di avanzare diritti nei confronti dei padroni<br />
su trattamento e paga al lavoro.<br />
O senza la libertà di andare a scuola,<br />
un traguardo privilegiato che ai miei<br />
tempi era riservato a pochi? Ecco, il 25<br />
aprile è il simbolo di queste piccole e<br />
grandi conquiste ed emancipazioni».<br />
96
Teresa Vergalli, classe 1927, staffetta<br />
partigiana durante la Resistenza, li lito si leggono sui manuali di scuola,<br />
mano episodi del passato che di so-<br />
chiama ancora così: i padroni. Tradendo<br />
la consapevolezza antica di chi, già contribuito a costruire la storia. Dopo<br />
arricchiti da dettagli privati che hanno<br />
da giovanissima, si sentiva nata dalla l’8 settembre 1943, data che sugella<br />
parte sbagliata della storia, quella vissuta<br />
dai contadini della Val d’Enza, in gue un periodo durissimo per il nostro<br />
l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati, se-<br />
Emilia-Romagna, una comunità fatta Paese che ebbe l’illusione di una pace<br />
di miseria in cui l’unico sostentamento immediata ma poi fu costretto a organizzarsi<br />
nella lotta partigiana per usci-<br />
era il proprio raccolto. «Allora c’erano<br />
i padroni e i poveri. Le donne invece, re dall’oppressione fascista. E Teresa<br />
come diceva mia madre, contavano se li ricorda bene quegli stenti. Osservandola,<br />
dall’alto dei suoi 94 anni, si<br />
meno dei gatti», racconta.<br />
Parlare con una testimone diretta capisce subito che lei ha e ha avuto la<br />
di quegli anni significa toccare con stoffa per essere una delle protagoni-<br />
I partigiani e le partigiane a Reggio Emilia liberata (22 aprile 1945)<br />
ste di quel pezzo di biografia italiana,<br />
della Liberazione ma anche dell’emancipazione<br />
femminile. Ancora oggi<br />
il suo viso asciutto, evidenziato da un<br />
filo di rossetto rosso, esprime determinazione.<br />
Rosso è anche lo smalto<br />
sulle unghie, il maglioncino di lana<br />
che indossa e il suo colore preferito. I<br />
racconti procedono come istantanee,<br />
affondano indietro negli anni e appaiono<br />
come lampi, sorretti da foto in<br />
bianco e nero custodite in una scatola<br />
e in una pennetta USB. Ne prende in<br />
mano una in cui è ritratta insieme alle<br />
sue amiche di studi e si scioglie in un<br />
fiume di parole: «Un giorno, all’improvviso,<br />
mi hanno detto che non<br />
potevo più andare a scuola. C’erano i<br />
bombardamenti, io frequentavo il secondo<br />
anno dell’istituto magistrale e,<br />
da un momento all’altro, non ho potuto<br />
più rivedere nessuno. Mio padre mi<br />
diceva di restare a casa e di continuare<br />
a studiare perché uscire era pericoloso.<br />
Ma io, a 16 anni, volevo contribuire<br />
a cambiare il mondo in cui vivevo,<br />
non pensavo ad altro, con le scuole<br />
chiuse e il rumore delle bombe in<br />
sottofondo. Avevamo impressa sulla<br />
pelle l’avversione per quella violenza<br />
e le angherie che stavamo subendo, i<br />
rastrellamenti, i saccheggi, gli incendi,<br />
le uccisioni pubbliche. La nostra<br />
coscienza era alimentata da queste<br />
sensazioni, ed era normale essere<br />
sfacciatamente antifascisti».<br />
Teresa Vergalli oggi<br />
97
25 APRILE<br />
Teresa prende tra le mani un’altra immagine<br />
e il nastro del tempo sembra<br />
riavvolgersi in un attimo: «Ognuno si<br />
rendeva utile come poteva, io diventai<br />
staffetta senza pensarci un attimo.<br />
Con la mia bicicletta azzurra facevo<br />
da tramite con le formazioni partigiane<br />
nascoste in montagna, costituite<br />
anche da ragazzi che non volevano<br />
arruolarsi nella Repubblica di Salò e<br />
vivevano con documenti falsi, inseguiti<br />
dal regime e in estremo pericolo.<br />
Li accompagnavo in montagna, anticipandoli<br />
nel percorso per evitare<br />
loro posti di blocco o persone sospette<br />
che avrebbero potuto fare la spia.<br />
Andavo da Bibbiano a Canossa, nella<br />
provincia di Reggio Emilia: oltre 20<br />
chilometri al giorno, andata e ritorno».<br />
Furono mesi sui pedali lungo la Pianura<br />
Padana per Teresa la staffetta,<br />
nome di battaglia Annuska. «Portavamo<br />
anche informazioni a voce, ordini<br />
operativi e notizie sugli spostamenti<br />
dei distaccamenti partigiani. Su pezzettini<br />
di carta, invece, scrivevamo<br />
l’elenco delle spese, le richieste di rifornimenti<br />
o i rapporti sull’esito di un<br />
agguato. Li ripiegavo e li nascondevo<br />
nelle trecce. A volte trasportavo anche<br />
un giornaletto che le formazioni<br />
garibaldine riuscivano a stampare,<br />
nascosto in una sporta insieme alle<br />
patate».<br />
Teresa Vergalli con le trecce (fine ‘44)<br />
La partigiana Piera Bertolini amica di Teresa Vergalli (1945)<br />
Le donne ebbero un ruolo importante<br />
nella Resistenza: collaboravano con i<br />
combattenti e raccoglievano medicinali,<br />
vestiti e cibo per i partigiani. Altre<br />
si occupavano di nascondere i ricercati.<br />
«Tra il ‘43 e il ‘44 avevamo organizzato<br />
una fittissima rete di donne»,<br />
spiega Teresa, «che arruolavamo tra<br />
le nostre amicizie, pur con la paura<br />
che qualcuna parlasse e ci facesse<br />
scoprire. Poi c’erano anche le gappiste<br />
armate, che partecipavano agli attentati<br />
e catturavano prigionieri, proprio<br />
come gli uomini.<br />
Se ci siamo salvati è proprio grazie<br />
alla solidarietà di coloro che non hanno<br />
fatto la spia. Abitavamo fuori città<br />
perché mio padre era stato segnalato:<br />
finì in carcere e, per un periodo, fu<br />
condannato a morte.<br />
La nostra casa era un rifugio per i partigiani<br />
che avevano bisogno di protezione<br />
o di un pasto caldo. Mia mamma<br />
preparava lo gnocco fritto a chiunque<br />
arrivasse, c’era sempre il fuoco acceso.<br />
Mio fratello Orio aveva 12 anni<br />
e anche lui si dava da fare, si chiama<br />
così perché mio padre leggeva spesso<br />
La Stampa e apprezzava il giornalista<br />
Orio Vergani. Eravamo poveri, ma<br />
non analfabeti».<br />
98
un’ultima foto che ritrae i primi gruppi<br />
partigiani arrivati in una Reggio Emilia<br />
liberata. «In questa foto del 22 aprile<br />
1945 manchiamo solo io e mio padre:<br />
che eravamo ancora nascosti sulle<br />
montagne. Scendemmo due giorni<br />
dopo per raggiungere Reggio e Bibbiano<br />
(paese natale di Teresa, ndr), diventate<br />
città libere. Che gioia! A guerra<br />
finita cominciammo la militanza<br />
politica vera e propria: il lavoro con le<br />
donne, le assemblee con le operaie,<br />
le battaglie per i diritti, l’accoglienza<br />
dei prigionieri. Fu un periodo di grande<br />
impegno. Il 1° maggio di quell’anno<br />
parlai in pubblico.<br />
Subito dopo ripresi in mano le dispense<br />
politiche di Giuseppe Dossetti che<br />
leggevo a scuola. Insomma, fu un’emozione<br />
così forte che decisi di tornare<br />
a studiare».<br />
teresavergalli.wordpress<br />
Mario Grisendi, detto Folgore (1942)<br />
Prende fiato Teresa, rimette le mani<br />
affusolate nella scatola e tira fuori la<br />
foto di un ragazzo su una moto. La fissa<br />
a lungo come se i ricordi si facessero<br />
più appuntiti e acuti. «Lui è stato<br />
il primo soldato che ho visto morto: si<br />
chiamava Mario Grisendi, ma il nome<br />
di battaglia era Folgore, aveva combattuto<br />
in Africa dove, a El Alamein,<br />
perse una gamba. Quando fu dimesso<br />
dall’ospedale decise di lasciarsi alle<br />
spalle ciò che aveva visto in guerra e<br />
di stare dall’altra parte. Fu ucciso durante<br />
un’azione notturna organizzata<br />
per catturare un gerarca. Al suo funerale<br />
un compagno si alzò e disse:<br />
“Folgore, sarai vendicato! A morte il<br />
fascismo”. Il giorno dopo i fascisti fecero<br />
comunque circondare la casa di<br />
Folgore ma non poterono far altro che<br />
arrestare sua madre, una donna anziana<br />
e straziata dal dolore».<br />
Anche Prospero, il padre di Teresa, da<br />
civile ebbe un ruolo attivo e in prima<br />
linea durante la lotta antifascista. Fu<br />
più volte manganellato, fu arrestato e<br />
si salvò da una condanna a morte. Per<br />
sua figlia divenne un grande esempio.<br />
Dall’archivio privato di Vergalli esce<br />
Nilde Iotti e Teresa Vergalli (1946)<br />
99
25 APRILE<br />
LA MEMORIA DELLA RESISTENZA<br />
© Federico Neri/AdobeStock<br />
Chiesa di Sant'Anna di Stazzema (LU)<br />
DALLE FOSSE<br />
ARDEATINE A<br />
MARZABOTTO.<br />
L’IMPORTANZA<br />
DI VISITARE E<br />
RICORDARE<br />
I LUOGHI<br />
DEGLI ECCIDI<br />
NAZIFASCISTI<br />
di Sandra Gesualdi<br />
sandragesu<br />
La Resistenza all’oppressione<br />
nazifascista fu un fenomeno<br />
complesso che, dopo l’armistizio<br />
dell’8 settembre ’43, oltre ai<br />
gruppi partigiani coinvolse larghe fasce<br />
di società civile. Donne e uomini,<br />
spesso giovanissimi, si impegnarono<br />
per la liberazione del nostro Paese. E<br />
la popolazione pagò un prezzo altissimo<br />
in termini di brutalità, violenze ed<br />
esecuzioni subite durante la ritirata<br />
dell’esercito tedesco. Secondo l'analisi<br />
riportata nell'Atlante delle stragi naziste<br />
e fasciste in Italia, a cura dell’Anpi<br />
e dell’Istituto nazionale per la storia<br />
del movimento di liberazione in Italia,<br />
le vittime furono oltre 23mila e circa<br />
5.550 gli episodi di violenza, tra il ‘43<br />
e ‘45, mappati su una gran parte del<br />
territorio nazionale, soprattutto tra il<br />
Lazio, la Toscana, l’Emilia-Romagna e<br />
il nord Italia.<br />
Alle Fosse Ardeatine, le cave estrattive<br />
lungo l’omonima via di Roma, furono<br />
trucidate 335 persone tra civili,<br />
militari, ebrei, detenuti. Una strage<br />
esemplare per dissuadere il popolo<br />
da intenti ribelli a sostegno della Resistenza.<br />
Era un giorno di inizio primavera,<br />
il 24 marzo ‘44.<br />
Salendo lungo la Toscana, Sant’Anna<br />
di Stazzema (LU) si ricorda per una<br />
delle carneficine più raccapriccianti,<br />
il 12 agosto dello stesso anno: quella<br />
dei bambini. I civili fucilati e carbonizzati<br />
furono 560, soprattutto minori.<br />
Scavallando l’Appennino tosco-emiliano<br />
c’è Marzabotto (BO), adagiato<br />
ai piedi di Monte Sole, dove si è consumato<br />
uno dei più gravi crimini di<br />
guerra contro la popolazione durante<br />
la Seconda guerra mondiale. Tra il 29<br />
settembre e il 5 ottobre ‘44 oltre 800<br />
abitanti di quella provincia bolognese<br />
furono giustiziati. Questo “solo” per citare<br />
le stragi più importanti. Ma in ogni<br />
paese, città o sentiero nel bosco c’è<br />
una lapide, un cippo, un monumento<br />
che ricorda quei giorni di atrocità<br />
e impegno. I ragazzi e le ragazze del<br />
‘43-‘45 sono sempre meno, ecco perché<br />
è importante raccogliere e diffondere<br />
testimonianze vive come quella<br />
di Teresa Vergalli. La memoria funge<br />
da monito e rende visibile ciò che non<br />
lo è più e, come sostiene la senatrice<br />
Liliana Segre, «coltivarla è ancora<br />
oggi un vaccino prezioso contro l'indifferenza<br />
e ci aiuta in un mondo così<br />
pieno di ingiustizie».<br />
100
© LATTE CREATIVE<br />
101
PHOTO<br />
TRAIETTORIE<br />
LIQUIDE<br />
Federica Brignone con la Coppa del mondo generale conquistata nella scorsa stagione<br />
102
COSÌ SI CHIAMA<br />
IL PROGETTO DELLA<br />
SCIATRICE FEDERICA<br />
BRIGNONE, CHE<br />
PUNTA I RIFLETTORI<br />
SULL’INQUINAMENTO<br />
DEI MARI E LO<br />
SCIOGLIMENTO DEI<br />
GHIACCIAI<br />
di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it<br />
Foto Giuseppe La Spada<br />
Parco naturale dello Stelvio,<br />
ghiacciaio vallivo dei Forni:<br />
20 km 2 di superficie nel<br />
1800, la metà nel <strong>2021</strong>. È il secondo<br />
più grande d’Italia e si scioglie alla<br />
velocità di 100 metri l’anno, perché<br />
le temperature si alzano, gli inverni<br />
sono brevi e le estati si allungano.<br />
La campionessa di sci alpino Federica<br />
Brignone, che a giugno 2020 è<br />
salita lassù per godere di uno scenario<br />
straordinario, ha notato con rammarico<br />
la riduzione del manto bianco.<br />
L’atleta, pluripremiata tanto da<br />
raggiungere Deborah Compagnoni<br />
come l’italiana più vincente di sempre,<br />
è l’unica donna nel nostro Paese<br />
ad aver conquistato la Coppa del<br />
mondo generale di sci. E ora investe<br />
le sue energie per affrontare la sfida<br />
contro i danni provocati dai cambiamenti<br />
climatici.<br />
Dal 2017, infatti, Brignone porta avanti<br />
il progetto Traiettorie liquide per<br />
combattere tutto ciò che contribuisce<br />
all’inquinamento dell’acqua. «In<br />
ognuno di noi esiste una piccola parte<br />
dell’oceano primordiale e proprio<br />
per questo siamo chiamati a preservarlo»:<br />
è questo il messaggio che riassume<br />
il suo impegno nella campagna<br />
di sensibilizzazione sui problemi<br />
dovuti allo scioglimento dei ghiacci e<br />
all’invasione della plastica nel mare.<br />
Ecco, quindi, che la campionessa si<br />
tuffa in acqua con tuta e sci, come se<br />
fosse in gara, in uno scatto realizzato<br />
dal fotografo Giuseppe La Spada,<br />
suo compagno di viaggio in questa<br />
battaglia per salvare il pianeta. O si<br />
presenta davanti all’obiettivo su un<br />
La sciatrice al ghiacciaio dei Forni, nel Parco nazionale dello Stelvio<br />
103
PHOTO<br />
Brignone con la Coppa del mondo generale<br />
104
La campionessa immersa nelle acque di Lipari (ME) con la tenuta di gara<br />
ghiacciaio «bellissimo e struggente»,<br />
come descrive lei stessa, con un<br />
abito bianco prodotto in materiale di<br />
scarto, un mantello tricolore e la Coppa<br />
del mondo in mano. «Il ghiacciaio<br />
è molto cambiato negli anni a causa<br />
del darkening, lo scurimento dovuto<br />
all’inquinamento industriale, ai detriti<br />
e alla plastica. È più nero rispetto al<br />
passato e quindi riflette poco le radiazioni<br />
solari. Inoltre, a causa dell’innalzamento<br />
delle temperature, qui<br />
gli accumuli si sono notevolmente ridotti:<br />
ormai piove invece di nevicare».<br />
In precedenza, nelle prime due Traiettorie<br />
del 2017 e 2018, Brignone si<br />
era immersa con gli sci nelle acque<br />
siciliane di Lipari (ME) e in altri mari<br />
italiani, dove plastica e scarti si accumulano<br />
da anni. Immagini intense<br />
con cui ha voluto trasmettere un senso<br />
di claustrofobia e soffocamento,<br />
quasi a immedesimarsi con pesci,<br />
tartarughe e altri esseri viventi che<br />
popolano il mare. Nel 2019, per la<br />
terza esperienza ecologica, aveva realizzato<br />
una staffetta subacquea nel<br />
Lago di Garda con l’obiettivo di recuperare<br />
bottiglie, lattine e sacchetti da<br />
consegnare ai bambini che hanno in<br />
mano il futuro. «Per fortuna, differenziare<br />
i rifiuti è diventata ormai la normalità»,<br />
precisa la campionessa, «ed<br />
è aumentata la sensibilità sugli sprechi.<br />
Si utilizzano meno contenitori di<br />
plastica e si sostituiscono sempre di<br />
più le bottigliette monouso con le<br />
borracce».<br />
Finita la stagione agonistica, in primavera,<br />
la sciatrice parte con una<br />
nuova iniziativa. La missione <strong>2021</strong> è<br />
indirizzare i consumatori verso l’uso<br />
di prodotti dermocosmetici biodegradabili,<br />
con packaging ecologici e<br />
riciclabili a tutela della biodiversità.<br />
Con gli occhi puntati sull’inquinamento<br />
dei fiumi che riversano enormi<br />
quantità di rifiuti nel mare. Traguardo<br />
finale: curare il mondo per vivere in<br />
un ecosistema più sano.<br />
federicabrignone.com<br />
federica.brignone.3<br />
fedebrignone<br />
federicabrignone<br />
105
PHOTO<br />
La campionessa immersa nell’acqua invasa dalla plastica<br />
106
Brignone durante la staffetta di pulizia al Lago di Garda<br />
107
PHOTO<br />
ABBRACCIARE LA<br />
108
NATURA<br />
AL FORTE DI BARD LE FOTOGRAFIE DEL WILDLIFE<br />
PHOTOGRAPHER OF THE YEAR 2020 PER<br />
RIFLETTERE SULLA SALVAGUARDIA DEL PIANETA<br />
di Sandra Gesualdi<br />
sandragesu<br />
Foto courtesy Wildlife Photographer of the Year 2020<br />
The Embrace, di Sergey Gorshkov, è la foto vincitrice del Wildlife Photographer of the Year 2020<br />
pelliccia ramata<br />
indossata con stile su una<br />
L’elegante<br />
fisicità monumentale, la testa<br />
possente e le zampe larghe con cui<br />
camminare anche sulla neve. È la tigre<br />
siberiana, tra i felini più spettacolari e<br />
rari del pianeta, immortalata da Sergey<br />
Gorshkov mentre abbraccia, con<br />
aria sognante, il tronco di un abete della<br />
Manciuria, regione nord-orientale<br />
dell’Asia. The Embrace, lo scatto lungo<br />
dieci mesi ottenuto dal fotografo russo<br />
grazie a macchine con sensore di movimento<br />
e lunghi appostamenti, ha vinto<br />
il Wildlife Photographer of the Year<br />
2020, il più importante riconoscimento<br />
dedicato alla fotografia naturalistica.<br />
Fino al 31 agosto, al Forte di Bard (AO),<br />
è allestita l’anteprima italiana della<br />
56esima edizione del concorso che<br />
documenta con le migliori immagini la<br />
bellezza e la varietà, ma anche la sempre<br />
maggiore fragilità, della natura. E<br />
sottolinea la priorità, non più rimandabile,<br />
di difendere e salvaguardare la<br />
Terra.<br />
Il report annuale 2020 del Wwf parla<br />
chiaro: l’uomo sta distruggendo il<br />
mondo. Flora e fauna globali sono in<br />
depressione a causa delle continue<br />
deforestazioni, le abitudini di vita inquinanti,<br />
le diete non proprio eco-friendly<br />
e i continui sprechi. In 50 anni è stato<br />
perso il 68% della popolazione totale<br />
degli animali selvatici, un numero che<br />
continua a crescere provocando la distruzione<br />
di molti ecosistemi. Eppure,<br />
la vita dell’uomo dipende da quella<br />
della natura: se perisce lei sparisce la<br />
nostra specie. Le foto al Forte di Bard<br />
vogliono stimolare proprio questa riflessione.<br />
Occorre ripartire dalla cura<br />
di ogni battito d’ali, salvaguardare ogni<br />
colpo di pinna nei fondali, riconoscere<br />
il più flebile dei ronzii o ascoltare<br />
cinguettii e voci dei boschi, inspirare i<br />
profumi del più comune fiore di campo<br />
e assecondare le leggi ancestrali del<br />
regno animale, rispettando tutti i biosistemi.<br />
Esattamente come sembra fare<br />
la grande tigre, specie in estinzione di<br />
cui è rimasto solo qualche centinaio<br />
di individui. Abbandonata in un’estasi<br />
ecologica in mezzo alla foresta russa<br />
pare sussurrare alla natura: «Se esisti<br />
tu, esisto anche io».<br />
fortedibard.it<br />
fortedibard<br />
forte_di_bard<br />
109
PHOTO<br />
Perfect balance, un piccolo uccello posato su uno stelo di fiore fotografato da Andrés Luis Dominguez Blanco<br />
110
The Fox That Got the Goose, di Liina Heikkinen, ha ricevuto il premio Young Wildlife Photographer of the Year 2020<br />
The pose, una giovane scimmia proboscide immortalata da Mogens Trolle sull’isola del Borneo, Malesia. Vincitore della categoria Ritratti<br />
111
PHOTO<br />
A mean mouthful, un pesce pagliaccio con un parassita in bocca ritratto da Sam Sloss, durante una vacanza subacquea in Indonesia<br />
Luciano Gaudenzio, con lo scatto Etna’s River of Fire, è il vincitore nella categoria Earth’s Environments<br />
112
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA<br />
QUANDO SANIFICARE DIVENTA UNA NECESSITÀ<br />
ANCHE IN AMBITO PROFESSIONALE<br />
Disponibile in Italia il nuovo sanificatore SHU con tecnologia IoT, dispositivo che consente di sanificare l’aria indoor in<br />
modo pratico e sicuro contribuendo all’eliminazione di virus, batteri e muffe negli ambienti.<br />
Pureairion ha introdotto in Italia il suo nuovo dispositivo di<br />
sanificazione dell’aria e delle superfici con tecnologia<br />
EHG (electrons and holes generator) dotato di modulo<br />
IoT.<br />
La tecnologia wireless utilizzata è quella di Astrel, leader nel<br />
settore della domotica, che consente la ricezione di parametri<br />
sulla purezza dell’aria e sulla sicurezza dell’ambiente.<br />
In questo periodo di pandemia, molte aziende si sono rivolte<br />
al mercato, con dubbi risultati, cercando di produrre<br />
dispositivi più o meno efficienti per combattere i microrganismi<br />
che minano la nostra salute negli ambienti domestici,<br />
sul posto di lavoro e nei locali pubblici.<br />
L’offerta per il consumatore è talmente vasta che è difficile<br />
fare una corretta valutazione basata sulle caratteristiche e<br />
non unicamente sul prezzo.<br />
Pureairion ha un background alle spalle fatto di anni di<br />
ricerca sulla sanificazione in ambito professionale<br />
grazie alla quale può dare soluzioni realmente efficaci anche<br />
al consumatore privato.<br />
“Le prove che siamo riusciti a superare in ambito industriale<br />
e commerciale ci hanno dato il know-how per risolvere<br />
facilmente ed efficacemente problemi di sanificazione domestica.”<br />
Afferma Bruno Spoladore, CEO di Pureairion.<br />
“Abbiamo contribuito ad eliminare muffe e batteri nei caseifici<br />
più importanti d’Italia e abbiamo avuto ottimi risultati<br />
anche in ambito ortofrutticolo aumentando la shelf-life dei<br />
prodotti freschi. In un settore,<br />
come quello food, nel<br />
quale la sicurezza microbiologica<br />
è fondamentale, un<br />
prodotto che non presenta<br />
le caratteristiche richieste<br />
dal mercato, viene immediatamente<br />
scartato con<br />
un conseguente enorme<br />
danno economico per produttori<br />
e distributori. Per citare<br />
un esempio, mediante<br />
la nostra tecnologia siamo<br />
riusciti a raggiungere risultati eccezionali aumentando<br />
la conservabilità di alcuni frutti da 20 a 90 giorni.<br />
Spesso si pensa che i virus siano tra i microrganismi più<br />
difficili da debellare ma non è così. Seppur vero che questi<br />
possono essere molto pericolosi per la salute, la loro resistenza<br />
è inferiore ai batteri ma soprattutto alle muffe che<br />
affrontiamo in ambito alimentare. Per questo le nostre tecnologie<br />
sono straordinariamente efficienti.<br />
Con la tecnologia wireless all’interno di SHU possiamo<br />
monitorare costantemente l’attività del dispositivo e attuare<br />
modifiche correttive quando l’ambiente lo renda necessario.”<br />
La serie Pro di SHU è nata proprio per adattare la potenza<br />
di sanificazione ai parametri rilevati e alle caratteristiche<br />
dell’ambiente permettendo di trovare soluzioni reali ai problemi<br />
dei clienti.<br />
L’innovazione di questi prodotti, sta nella customizzazione<br />
mediante l’associazione di moduli in parallelo grazie ai quali<br />
si raggiungono potenze di sanificazione mai viste prima,<br />
fino a 120.000 metri cubi, posizionando Pureairion al primo<br />
posto al mondo in termini di volumi di sanificazione.<br />
Pureairion, tramite la proprietà, nella persona di Bruno Spoladore,<br />
la direzione scientifica del prof. Giovanni Mastrovito<br />
e la direzione commerciale, nella persone di Romeo<br />
Moretto ed Andrea Fiesoli, sta dando vita ad un piccolo<br />
miracolo italiano che si sta realizzando e concretizzando,<br />
nel migliorare la qualità dell’aria che respiriamo in ogni ambiente,<br />
sia pubblico che privato.<br />
Pureairion non si ferma e continua la sua ricerca e a breve<br />
introdurrà sul mercato nuove tecnologie e soluzioni rivoluzionarie<br />
nell’ambito della sanificazione.<br />
www.pureairion.com info@pureairion.com<br />
via Chiesa 61/2 30039 Stra (VE)<br />
113
PHOTO<br />
OCCHI<br />
SU<br />
ROMA<br />
AL MATTATOIO<br />
CINQUE FOTOGRAFI<br />
INTERNAZIONALI<br />
RACCONTANO LA<br />
CITTÀ ETERNA IN<br />
OGNI SUA LUCE E<br />
SFACCETTATURA<br />
di Sandra Gesualdi<br />
sandragesu<br />
Tommaso Protti, Untitled (2019)<br />
Dal progetto Bordi<br />
114
Cinque fotografi immortalano<br />
e presentano la Capitale<br />
attraverso il loro sguardo<br />
artistico, inoltrandosi oltre il visibile e<br />
l’evidente. Roma – che festeggia i suoi<br />
2.774 anni di storia il 21 aprile – è tante<br />
metropoli in una. La si ama e la si odia<br />
senza compromessi, come se fosse<br />
le due facce di unico sentimento. Un<br />
connubio di luce materica, quella con<br />
cui si veste tutto l’anno, ma anche di<br />
quel buio profondo di certe sue periferie.<br />
Eloquenti le circa 130 immagini<br />
dei cinque autori internazionali selezionati<br />
dal curatore Francesco Zizola<br />
per la mostra Fotografia. Nuove produzioni<br />
2020 per la collezione Roma,<br />
al Mattatoio (ex Macro Testaccio) fino<br />
al 16 maggio (salvo slittamenti suscettibili<br />
dovuti alle misure per contrastare<br />
il Covid-19), nell’ambito delle<br />
residenze d’artista 2019 e le cui opere<br />
andranno a implementare l’Archivio<br />
fotografico del museo capitolino.<br />
Nadav Kander, Martin Kollar, Alex<br />
Majoli, Sarah Moon e Tommaso Protti<br />
propongono la Capitale attraverso<br />
una cronaca iconografica varia e<br />
multiforme in cui l’eredità sassosa<br />
e archeologica dell’Impero romano<br />
si mischia al caos dei graffiti sui muri<br />
dell’hinterland. Memorie, desideri<br />
e linguaggi diversi – per citare Italo<br />
Calvino – di una stessa caleidoscopica<br />
città coesistono, si intrecciano,<br />
si guardano in cagnesco pur sapendo<br />
che sono tasselli dello stesso immenso<br />
centro urbano, che cambia volto,<br />
luce e odori da un quartiere all’altro.<br />
Kander, Majoli, Moon e Protti elaborano<br />
con realismo documentale l’oggi,<br />
o presentano volti antichi riemersi da<br />
secolari anamnesi. Kollar, invece, ha<br />
raggiunto Roma a piedi partendo da<br />
Bratislava e percorrendo le antiche<br />
vie imperiali. Ne è nato un diario visivo<br />
con 42 scatti, uno per ogni giorno di<br />
cammino.<br />
mattatoioroma.it<br />
mattatoioroma<br />
mattatoio<br />
Martin Kollar, Untitled (2019)<br />
Dal progetto Long stroll: all roads lead to Rome<br />
115
PHOTO<br />
LE RADICI<br />
DEL PASSATO<br />
TRA COLONNE ROMANE E ROVINE EGIZIE, MEMORIA DELLA<br />
CULTURA MEDITERRANEA. IN MOSTRA A ROMA 100 SCATTI<br />
DELL’ARTISTA CECO JOSEF KOUDELKA<br />
di Cecilia Morrico MorriCecili morricocecili<br />
Foto Josef Koudelka/Magnum Photos<br />
Restituire un valore attuale<br />
alle rovine del passato.<br />
Questo l’ambizioso progetto<br />
del fotografo Josef Koudelka,<br />
in mostra, nell’unica tappa italiana,<br />
al museo dell’Ara Pacis di Roma fino<br />
al 16 maggio.<br />
Dalle colonne romane ai templi greci,<br />
dalle sfingi egiziane ai resti di<br />
Pompei, oltre 100 spettacolari scatti<br />
in bianco e nero raccontano il viaggio<br />
dell’artista ceco. Intitolata Radici.<br />
116
Evidenza della storia, enigma della<br />
bellezza, l’esposizione è la testimonianza<br />
dei risultati ottenuti dopo 30<br />
anni di lavoro nei più rappresentativi<br />
e importanti siti archeologici del<br />
Mediterraneo.<br />
Immagini panoramiche, alcune di<br />
grande formato, realizzate tra Europa,<br />
Africa e Medio Oriente, accompagnano<br />
il visitatore in un’inedita e<br />
personalissima riflessione sull’antico,<br />
il paesaggio e la bellezza. Scenari<br />
senza tempo, ricchi di anima e<br />
fascino, caratterizzati da prospettive<br />
instabili, inaspettate, ambivalenti,<br />
ben rappresentano il lessico visuale<br />
e la cifra stilistica dell’artista ceco.<br />
Rifuggendo la semplice illustrazione<br />
e documentazione delle rovine,<br />
Koudelka sceglie di dare respiro a<br />
ciò che resta delle antiche civiltà,<br />
rappresentandole in un’eterna tensione<br />
tra ciò che è visibile e ciò che<br />
resta nascosto, tra enigma ed evidenza.<br />
Non ama parlare della sua opera,<br />
ma preferisce lasciare lo spettatore<br />
libero davanti ai rettangoli che gli<br />
propone, perfettamente integrati<br />
nella cornice dell’Ara Pacis. Esposti<br />
accanto a uno dei monumenti più significativi<br />
della prima età imperiale,<br />
gli scatti acquistano ancora di più il<br />
valore di immagini memorabili, in un<br />
rapporto intenso di rimandi ed echi<br />
di una memoria che a Roma più che<br />
altrove diventa presente.<br />
La retrospettiva è accompagnata<br />
dal volume Radici, pubblicato da<br />
Contrasto, dove il curatore francese<br />
Bernard Latarjet evidenzia la poetica<br />
dell’artista: «Le rovine fotografate da<br />
Koudelka sembravano l’allegoria di<br />
un’attualità di cui lui, con la sua arte,<br />
restituiva il senso nel nostro presente:<br />
sulle sponde del “mare comune”<br />
«Le rovine non sono<br />
il passato, sono il<br />
futuro che ci invita<br />
all’attenzione e a<br />
godere del presente»<br />
Josef Koudelka<br />
c’era tutta l’attualità della nascita<br />
dell’Europa, dei suoi valori fondanti,<br />
l’attualità dei rischi della loro morte.<br />
L’Europa delle rovine è quella in cui<br />
la mente fa dialogare la ragione e la<br />
fede, la libertà e la legge, quella di<br />
cui, per dirla come Jacques Berque,<br />
“portiamo dentro di noi le macerie<br />
ammucchiate e l’instancabile speranza”».<br />
arapacis.it<br />
MuseoAraPacis<br />
museiincomune<br />
museiincomuneroma<br />
Roma, Italia (2000)<br />
117
PHOTO<br />
Il Cairo, Egitto (2012)<br />
Amman, Giordania (2012)<br />
Pompei, Italia (2012)<br />
118
119
BASE<br />
LIBERTÀ DI VIAGGIO<br />
E CAMBI ILLIMITATI<br />
Biglietto acquistabile fino alla partenza<br />
del treno. Entro tale limite<br />
sono ammessi il rimborso, il cambio<br />
del biglietto e il cambio della<br />
prenotazione, gratuitamente, un<br />
numero illimitato di volte. Dopo la<br />
partenza, il cambio della prenotazione<br />
e del biglietto sono consentiti<br />
una sola volta fino a un’ora<br />
successiva.<br />
ECONOMY<br />
CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ<br />
Offerta a posti limitati e soggetta<br />
a restrizioni. Il biglietto può essere<br />
acquistato entro la mezzanotte<br />
del secondo giorno precedente il<br />
viaggio. Il cambio prenotazione,<br />
l’accesso ad altro treno e il rimborso<br />
non sono consentiti. È possibile,<br />
fino alla partenza del treno,<br />
esclusivamente il cambio della<br />
data e dell’ora per lo stesso tipo di<br />
treno, livello o classe, effettuando<br />
il cambio rispetto al corrispondente<br />
biglietto Base e pagando<br />
la relativa differenza di prezzo. Il<br />
nuovo ticket segue le regole del<br />
biglietto Base.<br />
SUPER<br />
ECONOMY<br />
MASSIMO RISPARMIO<br />
Offerta a posti limitati e soggetta<br />
a restrizioni. Il biglietto può essere<br />
acquistato entro la mezzanotte<br />
del decimo giorno precedente il<br />
viaggio. Il rimborso e l’accesso ad<br />
altro treno non sono consentiti.<br />
A/R IN GIORNATA<br />
Promozione per chi parte e torna nello stesso giorno con<br />
le Frecce a prezzi fissi, differenziati in base alle relazioni e<br />
alla classe o al livello di servizio. Un modo comodo e conveniente<br />
per gli spostamenti di lavoro oppure per visitare<br />
le città d’arte senza stress e lasciando l’auto a casa 1 .<br />
BIMBI GRATIS<br />
Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa,<br />
Frecciargento, Frecciabianca e Intercity nei livelli Business,<br />
Premium e Standard e in 1^ e 2^ classe. Gratuità prevista per<br />
i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne,<br />
in gruppi composti da 2 a 5 persone 2 .<br />
120
PROMOZIONI<br />
CARNET 15, 10 E 5 VIAGGI<br />
I Carnet Trenitalia sono sempre più adatti a tutte le esigenze.<br />
Si può scegliere quello da 15 viaggi con la riduzione del 30%<br />
sul prezzo Base, da 10 viaggi (-20% sul prezzo Base) oppure<br />
il Carnet 5 viaggi (-10% sul prezzo Base). Riservato ai titolari<br />
CartaFRECCIA, il Carnet è nominativo e personale. L’offerta è<br />
disponibile per i treni Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca<br />
e Intercity 3 .<br />
NOTTE & AV<br />
L’offerta consente di usufruire di prezzi ridotti per chi utilizza,<br />
in un unico viaggio, un treno Notte e un treno Frecciarossa<br />
o Frecciargento. La promozione è valida per i<br />
viaggiatori provenienti con un treno notte dalla Sicilia, dalla<br />
Calabria o dalla Puglia che proseguono sulle Frecce in partenza<br />
da Napoli, Roma o Bologna per Torino, Milano, Venezia<br />
e tante altre destinazioni, e viceversa 4 .<br />
NOTE LEGALI<br />
1. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile entro le ore 24 del<br />
terzo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Il rimborso non è<br />
consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi.<br />
2. I componenti del gruppo che non siano bambini/ragazzi pagano il biglietto al prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili<br />
rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni.<br />
Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza.<br />
3. Il Carnet consente di effettuare 15, 10 o 5 viaggi in entrambi i sensi di marcia di una specifica tratta, scelta al momento<br />
dell’acquisto e non modificabile per i viaggi successivi. Le prenotazioni dei biglietti devono essere effettuate entro 180 giorni dalla<br />
data di emissione del Carnet entro i limiti di prenotabilità dei treni. L’offerta non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio della<br />
singola prenotazione ha tempi e condizioni uguali a quelli del biglietto Base.<br />
Cambio biglietto non consentito e rimborso soggetto a restrizioni.<br />
4. L’offerta Notte&AV è disponibile per i posti a sedere e le sistemazioni in cuccetta e vagoni letto (ad eccezione delle vetture<br />
Excelsior) sui treni Notte e per la seconda classe, o livello di servizio Standard, sui treni Frecciarossa o Frecciargento.<br />
L’offerta non è soggetta a limitazione dei posti. Il biglietto è nominativo e personale.<br />
121
PORTALE FRECCE<br />
WWW.PORTALEFRECCE.IT<br />
INTRATTENIMENTO GRATUITO, FACILE E VELOCE<br />
Il portale FRECCE rende più piacevole il viaggio grazie ai numerosi servizi gratuiti disponibili a bordo dei treni Frecciarossa<br />
e Frecciargento e nelle sale FRECCIAClub e FRECCIALounge. Per accedere basta collegarsi alla rete WiFi,<br />
digitare www.portalefrecce.it o scaricare l’app Portale FRECCE da App Store e Google Play.<br />
Ulteriori dettagli, info e condizioni su trenitalia.com<br />
SCELTI PER VOI<br />
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EDICOLA<br />
DIGITALE<br />
QUOTIDIANI E RIVISTE NAZIONALI E INTERNAZIONALI<br />
GLI ALTRI SERVIZI DISPONIBILI<br />
GIOCHI<br />
Azione, sport,<br />
logica e tanto altro<br />
a disposizione di<br />
grandi e piccoli<br />
viaggiatori<br />
NEWS<br />
Notizie Ansa<br />
sui principali<br />
fatti quotidiani<br />
aggiornate ogni ora<br />
SERIE E<br />
PROGRAMMI TV<br />
Una selezione<br />
di serie e<br />
programmi tv<br />
BAMBINI<br />
Cartoni e<br />
programmi<br />
per i piccoli<br />
viaggiatori<br />
AUDIOLIBRI<br />
Audiolibri di<br />
vario genere<br />
anche per<br />
bambini<br />
INFO DI VIAGGIO<br />
Informazioni in<br />
tempo reale su<br />
puntualità, fermate,<br />
coincidenze<br />
INTERNET WIFI<br />
Connessione a<br />
Internet tramite<br />
WiFi<br />
di bordo<br />
MUSICA<br />
Il meglio<br />
della musica<br />
contemporanea<br />
italiana e straniera<br />
CORSO DI INGLESE<br />
Oltre 100 lezioni<br />
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l’inglese<br />
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libri ed estratti di<br />
guide turistiche<br />
122
CARTAFRECCIA<br />
PREMI DA CAMPIONE<br />
NEL CATALOGO CARTAFRECCIA COLLECTION<br />
È DISPONIBILE LA NUOVA COLLEZIONE<br />
ESCLUSIVA DUCATI-FRECCIAROSSA<br />
Trenitalia è orgogliosa di presentare l’esclusiva Ducati Capsule Limited Edition<br />
di CartaFRECCIA Collection, nata dalla collaborazione tra Frecciarossa e Ducati Corse.<br />
È possibile scegliere uno dei prodotti della collezione, disponibile fino al 30 aprile,<br />
su cartafrecciacollection.it. Con Frecciarossa e Ducati le emozioni viaggiano ad alta velocità.<br />
123
FLOTTA<br />
FRECCIAROSSA<br />
FRECCIAROSSA<br />
FRECCIARGENTO ETR 700<br />
Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze | 3 livelli di Servizio Business, Premium,<br />
Standard | Posti 500 | WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />
FRECCIARGENTO ETR 600<br />
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 432 | WiFi<br />
Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />
FRECCIAROSSA ETR 1000<br />
Velocità max 400 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 8 carrozze<br />
124
FRECCIARGENTO ETR 485<br />
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 489 | WiFi<br />
Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />
FRECCIABIANCA<br />
Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 603<br />
Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />
FRECCIABIANCA ETR 460<br />
Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 479<br />
Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />
Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 457 | WiFi Fast | Presa elettrica al posto<br />
Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />
125
PRIMA DI SCENDERE<br />
FONDAZIONE FS<br />
RICONVERTIRE<br />
LA STORIA<br />
DUE AUTOMOTRICI DIESEL VIAGGERANNO PRESTO A METANO<br />
LIQUIDO GRAZIE AL PROGETTO DI TRASFORMAZIONE GREEN<br />
DEI TRENI DI FONDAZIONE FS ITALIANE<br />
© Archivio Fondazione FS Italiane<br />
Automotrice Leggera diesel ALn 668 in servizio sulla linea Fortezza-San Candido (1988)<br />
La Fondazione FS Italiane<br />
promuove un modello di<br />
turismo sostenibile, alla ricerca<br />
di destinazioni lontane dai tradizionali<br />
circuiti turistici per riscoprire<br />
il patrimonio culturale ed enogastronomico<br />
della provincia.<br />
Al fascino esercitato dai treni d’epoca,<br />
si sta cercando di affiancare l’utilizzo<br />
di combustibili e risorse rinnovabili.<br />
Dallo scorso novembre, infatti,<br />
nelle Officine manutenzione ciclica di<br />
Trenitalia, a Rimini, sono in corso i lavori<br />
di conversione a metano liquido<br />
di due storiche automotrici alimentate<br />
a diesel. L’attività rientra nell’ambito<br />
del Memorandum d’intesa siglato<br />
a marzo 2019 da FS Italiane, Snam e<br />
Hitachi Rail con l’obiettivo di trasformare<br />
una parte dell’attuale parco rotabile<br />
di Fondazione FS Italiane.<br />
Il progetto pilota di Rimini rappresenta<br />
un primo step per eliminare<br />
le emissioni di particolato e ridurre<br />
di circa il 20% quelle di anidride carbonica.<br />
Le automotrici scelte appartengono<br />
alla terza generazione delle<br />
ALn 668: la loro particolarità è nella<br />
posizione del motore, progettato sotto<br />
il pavimento per garantire il massimo<br />
spazio disponibile ai viaggiatori e<br />
ai servizi.<br />
Una soluzione che non aveva eguali<br />
nell’ingegneria dei trasporti negli<br />
anni ’50 e ben descritta tra le pagine<br />
dei Quaderni delle Ferrovie dello Stato,<br />
una serie di monografie iconiche<br />
consultabili sull’archivio online di<br />
Fondazione FS Italiane.<br />
Le ALn 668 furono migliorate nel<br />
tempo, tanto che la terza generazione<br />
fu prodotta nel biennio 1982-83, e<br />
costituirono per anni la spina dorsale<br />
del trasporto regionale sulle linee<br />
non elettrificate. Questa evoluzione<br />
le colloca tra i migliori esempi di perfezionamento<br />
ferroviario italiano, che<br />
oggi vive un nuovo momento eccezionale<br />
grazie al lavoro delle Officine<br />
Trenitalia di Rimini.<br />
fondazionefs.it<br />
archiviofondazionefs.it<br />
FondazioneFsItaliane<br />
fondazionefsitaliane<br />
126
PRIMA DI SCENDERE<br />
FUORI LUOGO<br />
di Mario Tozzi<br />
mariotozziofficial mariotozziofficial OfficialTozzi<br />
[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]<br />
ANTICA<br />
Non<br />
MONTERANO<br />
Monterano (RM)<br />
© ValerioMei/AdobeStock<br />
lontano da Roma, il paese<br />
abbandonato di Monterano<br />
si staglia nei pressi<br />
del Lago di Bracciano, residuo del<br />
grande vulcano Sabatino, attivo qui<br />
centinaia di migliaia di anni fa per lungo<br />
tempo. È un paese fantasma quanto<br />
resta del più importante centro abitato<br />
sabatino, patria di famosi capitani<br />
di ventura del XV secolo, prima che<br />
la città di Bracciano ne spodestasse<br />
l’autorità. Monterano fu definitivamente<br />
abbandonato dopo la distruzione<br />
perpetrata dall’esercito francese nel<br />
1799, ma ha acquistato un fascino particolare<br />
grazie al tempo che si è fermato,<br />
lasciando monumenti, palazzi,<br />
fontane e facciate in piedi in mezzo<br />
alla vegetazione intenta a riappropriarsi<br />
dei luoghi.<br />
Andando alla ricerca di set cinematografici<br />
famosi come Brancaleone alle<br />
crociate e Il marchese del Grillo non<br />
dovrebbe sfuggirci che, in realtà, fu la<br />
malaria negli ultimi decenni del XVIII<br />
secolo a fiaccare questa comunità<br />
e a ricordare agli uomini quanto non<br />
sia saggio colonizzare ogni luogo sfidando<br />
le regole che presiedono alle<br />
epidemie e agli equilibri ambientali. Il<br />
pianeta ci ricorda da tempo che il vaccino<br />
migliore lo abbiamo già in casa,<br />
ed è la tutela del mondo naturale.<br />
IL RITORNO DI SAPIENS<br />
La divulgazione scientifica e ambientale<br />
riprende a partire dal 24 aprile, il sabato<br />
in prima serata su Rai3, con Sapiens - Un<br />
solo pianeta. Un programma che pone<br />
domande sull’uomo, la natura, lo spazio, la<br />
Terra e il futuro dei Sapiens, cercando le<br />
risposte con accurate indagini sul campo.<br />
La scienza diventa un racconto avvincente<br />
e spettacolare grazie alla narrazione di<br />
Mario Tozzi, divulgatore e appassionato<br />
esploratore. Anche Monterano sarà<br />
palcoscenico di una puntata che tirerà<br />
le somme degli aspetti naturalistici della<br />
pandemia.<br />
raiplay.it/programmi/sapiensunsolopianeta<br />
127
PRIMA DI SCENDERE<br />
FOTO DEL MESE<br />
a cura di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it<br />
Il Gigante di Curinga – così lo chiamano amabilmente i suoi compaesani – è un platano orientale originario<br />
dell’Armenia. La leggenda vuole che sia stato piantato più di mille anni fa da un monaco basiliano sulle ripide<br />
sponde di un ruscello proprio quando, a Curinga (CZ), fu costruito l’eremo di Sant’Elia, un altro monumento<br />
capace di rendere misterioso e affascinante questo luogo.<br />
E fu, probabilmente, il profumo di sacralità a difendere questo albero, dandogli la possibilità di crescere<br />
meravigliosamente maestoso. Il suo fusto, quasi totalmente cavo alla base e largo più di tre metri, può ospitare<br />
tranquillamente una decina di persone. Con una circonferenza di 14,75 metri e un’altezza di 31,5, risulta il platano più<br />
imponente del nostro Paese, oltre a essere il più longevo. È stato infatti misurato scientificamente in arrampicata<br />
dall’agronomo Andrea Maroè, il più famoso cacciatore italiano di grandi alberi e direttore scientifico della Giant<br />
Trees Foundation, onlus che cerca, studia e difende questi esemplari a livello nazionale e internazionale e organizza<br />
il concorso Italian Tree of the Year, stravinto nel 2020 proprio dal Gigante di Curinga. Ma il platano calabrese ha<br />
difeso brillantemente il tricolore guadagnandosi anche il secondo posto al contest European Tree of the Year, che il<br />
17 marzo scorso ha assegnato il titolo alla millenaria Carrasca di Lecina, in Spagna.<br />
gianttrees.org | treeoftheyear.org<br />
GiantTreesFoundation giant_trees_foundation Giant Trees Foundation<br />
Il platano di Curinga (CZ)<br />
© Antonio Bretti<br />
128