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LF_Aprile_2021_WEB5

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PER CHI AMA VIAGGIARE<br />

ANNO XIII | NUMERO 4 | APRILE <strong>2021</strong> | www.fsitaliane.it<br />

L’ABBIAMO A CUORE<br />

VIAGGIO INTORNO ALLA TERRA


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EDITORIALE<br />

IL FUTURO DELLA TERRA<br />

NELLE NOSTRE MANI<br />

Lo è da anni, ma mai come in<br />

questi ultimi mesi, non disgiunta<br />

dalle considerazioni<br />

e dalle più o meno sincere prese di<br />

coscienza mosse dalla pandemia, l’attenzione<br />

alla sostenibilità economica,<br />

sociale e ambientale di ogni comportamento<br />

individuale e collettivo<br />

sembra essere tornata a occupare un<br />

posto di rilievo nell’agenda di governi<br />

e partiti politici.<br />

L’arrivo di un nuovo inquilino alla Casa<br />

Bianca, il piano per la ripresa Next Generation<br />

EU e persino il nome di alcuni<br />

dicasteri del nuovo esecutivo italiano<br />

sono segnali di un possibile cambio di<br />

passo nelle scelte di politica energetica,<br />

industriale, sociale. Nonché negli<br />

stili di vita individuali e nella sensibilità<br />

pubblica, alle quali dovrà prestare<br />

sempre più attenzione anche quella<br />

2


politica, troppo spesso occupata a<br />

guadagnarsi un facile quanto effimero<br />

consenso cavalcando umori e bisogni<br />

contingenti.<br />

Serve innanzitutto vincere quei latenti<br />

egoismi generazionali che si concentrano<br />

sull’oggi e sul domani perdendo<br />

di vista il dopodomani. E rischiano di<br />

farci dimenticare il sano ammonimento<br />

che dovrebbe guidare ogni nostra<br />

azione, traducendola nell’impegno<br />

di lasciare a chi verrà dopo di noi un<br />

mondo migliore di quello che abbiamo<br />

trovato. O, almeno, non peggiore.<br />

Serve coraggio, per compiere scelte<br />

che possono non ripagare in termini<br />

di successi o consensi immediati, ma<br />

sanno guardare lontano. Il Gruppo FS<br />

Italiane con tutte le sue società ha<br />

incardinato sul principio della sostenibilità<br />

nella sua triplice accezione<br />

la propria strategia di sviluppo, che<br />

o è sostenibile, o sviluppo non è. Infrastrutture<br />

resilienti ai cambiamenti<br />

climatici, ricerca continua di una maggiore<br />

efficienza energetica e idrica<br />

nelle stazioni come negli impianti di<br />

manutenzione, utilizzo sempre maggiore<br />

di fonti energetiche rinnovabili,<br />

elettrificazione di nuove linee, sperimentazioni<br />

sulla trazione a idrogeno.<br />

Saldi principi etici tradotti in norme<br />

e policy rigorose contro corruzione<br />

e pratiche di mala gestione, poi una<br />

rinnovata sensibilità all’inclusione e<br />

alle pari opportunità, al tessuto sociale<br />

in cui l’azienda opera con politiche<br />

di attenzione alle emergenze e<br />

di sostegno al terzo settore, ponendo<br />

sempre la persona al centro. Ossia gli<br />

stakeholder di oggi, ma anche quelli<br />

di domani, e di dopodomani. Perché il<br />

futuro della Terra, non dobbiamo mai<br />

scordarlo, è nelle nostre mani. In quelle<br />

di tutti noi.<br />

© rangizzz/AdobeStock<br />

3


MEDIALOGANDO<br />

LA NUOVA ECOLOGIA<br />

TRA INFORMAZIONE,<br />

SCIENZA E DIVULGAZIONE<br />

A CONFRONTO CON IL DIRETTORE<br />

FRANCESCO LOIACONO<br />

In un numero in gran parte dedicato alla Giornata mondiale<br />

della Terra, e alle riflessioni che l’appuntamento<br />

sollecita, Medialogando ospita una testata storica<br />

dell’ambientalismo italiano, La Nuova Ecologia.<br />

A presentarla è il suo direttore Francesco Loiacono, un predestinato,<br />

per chi crede alle coincidenze del fato. Loiacono<br />

nasce infatti lo stesso giorno in cui dall’azienda Icmesa di<br />

Meda fuoriesce una nube tossica di diossina che colpisce<br />

in particolare Seveso, nella bassa Brianza, provocando uno<br />

dei più gravi disastri ambientali della storia, con centinaia<br />

di intossicati e sfollati, 80mila animali morti o abbattuti. Era<br />

il 10 luglio 1976 e tre anni più tardi esce il primo numero de<br />

La Nuova Ecologia, “dal 1979 dalla parte del pianeta”.<br />

Così Loiacono racconta i primi passi del mensile: «Il primo<br />

numero esce a Milano nel gennaio 1979, a fondarlo un<br />

gruppo di giovani ricercatori e universitari con la passione<br />

per la divulgazione e il giornalismo. Il primo direttore è stato<br />

il professore Virginio Bettini, scomparso lo scorso anno.<br />

Con lui c’era, tra i suoi studenti, quello che poi gli sarebbe<br />

succeduto, Andrea Poggio, figura storica del movimento<br />

ambientalista italiano e ancora oggi dirigente di Legambiente.<br />

L’intero comitato di redazione era allargato a personalità<br />

del mondo scientifico e dell’ambientalismo, da Massimo<br />

Scalia a Gianni Mattioli, da Antonio Cederna a Enzo<br />

Tiezzi, da Marcello Cini fino a Laura Conti. Il numero 100<br />

della rivista ha voluto omaggiarli con una foto di copertina<br />

che li ritrae tutti insieme, in una villa romana».<br />

Uomini e donne di scienza uniti dal desiderio di trasmettere<br />

la loro passione fuori dalle aule universitarie. È così?<br />

Sì, alla ricerca di uno strumento che glielo consentisse. Infatti,<br />

nel primo editoriale, Bettini scrisse: «Adesso abbiamo<br />

la barca, facciamola navigare». Erano scienziati prestati al<br />

giornalismo con l’obiettivo di rendere fruibili le loro conoscenze<br />

a un pubblico più ampio. La loro storia si intreccia<br />

con quelle della rivista, di Legambiente e del suo comitato<br />

scientifico. Ti ho citato non a caso Laura Conti, una delle<br />

fondatrici dell’associazione. Il 31 marzo è stato il centenario<br />

della nascita e sul numero di aprile le dedichiamo un<br />

servizio speciale, perché da 20 anni la nostra cooperativa<br />

editoriale organizza un corso di giornalismo ambientale intitolato<br />

proprio a lei: donna di scienza, medico, scrittrice,<br />

divulgatrice, partigiana, confinata per alcuni mesi, a 23 anni,<br />

in un campo di concentramento a Bolzano. Fu in prima lidi<br />

Marco Mancini<br />

marmanug<br />

Francesco Loiacono, direttore de La Nuova Ecologia<br />

nea dopo l’incidente di Seveso, quando da consigliera regionale<br />

riuscì a stare vicina alla gente, a parlare e spiegare<br />

cosa era accaduto.<br />

Un evento che, oltre a coincidere con la tua data di nascita,<br />

segnò un discrimine netto per l’ambientalismo.<br />

Laura Conti scrisse anche due libri su Seveso, dimostrando<br />

quanto sia importante informare e sensibilizzare. Infatti, il<br />

corso di giornalismo a lei intitolato è stato frequentato negli<br />

anni da centinaia di ragazzi, tra i quali io stesso, nel 2002.<br />

4


Primo passo di un percorso che un paio di anni fa mi ha<br />

portato alla direzione.<br />

Quindi da scienziati ambientalisti con la passione per il<br />

giornalismo a giornalisti con la passione per l’ambiente<br />

e la scienza.<br />

Credo che questo sia un po’ quello che è accaduto a tutto<br />

il giornalismo ambientale in questi 40 anni. Negli ultimi<br />

15, il turnover ha portato nelle testate ideate da quei precursori<br />

una generazione di giornalisti con la passione per<br />

l’ambiente. Tra questi, rimasto alla direzione de La Nuova<br />

Ecologia per una decina d’anni, anche Paolo Gentiloni, oggi<br />

commissario europeo per l'economia. Lavoriamo tutti a<br />

stretto contatto con i ricercatori scientifici, le università, gli<br />

istituti di ricerca pubblici, penso all’Istituto superiore per la<br />

protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Perché trattare<br />

l’ambiente significa trattare la complessità e, come giornalisti,<br />

rendere semplice la lettura di elementi e fenomeni<br />

complessi.<br />

Ma significa anche altro…<br />

Significa costruire le informazioni su fonti solide e verificate:<br />

è necessario e deontologicamente dovuto. Per questo, e<br />

anche per conferire al proprio lavoro maggiore sicurezza e<br />

padronanza, qualche competenza scientifica aiuta.<br />

La pubblicistica di questi 40 anni ha contribuito a far crescere<br />

l’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità?<br />

Secondo me sì. L’opera di informazione e di educazione<br />

ambientale, nata su alcune riviste o su giornali come il nostro,<br />

è senz’altro arrivata ai cittadini. Quello che ancora a<br />

volte difetta è la capacità di incidere sull’agenda politica.<br />

La vostra però è una testata di nicchia, un “verticale”<br />

come si dice in gergo: vi cerca chi coltiva già una personale<br />

passione per i temi trattati.<br />

È vero, in tanti sono mossi da una propria sensibilità, che<br />

aiutiamo a consolidare in coscienza e responsabilità civica.<br />

Però, soprattutto negli ultimi anni, abbiamo saputo uscire<br />

dalla nicchia, e i nostri media si sono aperti al digitale.<br />

Lanuovaecologia.it, nell’ottobre del 2002, è stato il primo<br />

quotidiano dedicato all’ambiente a sbarcare sul web. Alla<br />

fine, anche i media mainstream hanno finito con l’occuparsi<br />

sempre di più di questo argomento. Fino ad arrivare ai giorni<br />

nostri, quando la nascita addirittura di un ministero per la<br />

Transizione ecologica li ha costretti a farlo. E noi, nell’occasione,<br />

siamo stati tempestati di domande.<br />

Insomma, i temi legati all’ecologia sono diventati, o tornati,<br />

d’attualità, nonostante la pandemia monopolizzi ancora,<br />

e inevitabilmente, l’attenzione mediatica.<br />

Sì, ma ancora non abbastanza per l’importanza che hanno<br />

per il futuro nostro e delle nuove generazioni. Il bicchiere<br />

resta mezzo vuoto finché, ribadisco, non riusciamo a incidere<br />

più profondamente nell’agenda politica.<br />

Però il nuovo ministero che hai citato, e il cambio del<br />

nome per quello che oggi è il ministero delle Infrastrutture<br />

e della mobilità sostenibili, indicano un cambio di<br />

passo.<br />

Un’accelerazione lodevole. Sebbene sarebbe stato giusto<br />

e salvifico, anche per il pianeta, accelerare qualche anno<br />

fa, perché il tempo veramente stringe.<br />

Se il tempo stringe, vanno sfruttate le enormi potenzialità<br />

del digitale. Per smuovere la politica, che cerca il consenso<br />

rispondendo alle sollecitazioni dell’opinione pubblica<br />

e ai suoi bisogni reali o fittizi, occorre agire su quest’ultima.<br />

Voi come vi state muovendo?<br />

Intanto è bastato essere sul web per moltiplicare i contatti<br />

e, con una semplice ricerca su google, intercettare tanti<br />

lettori che altrimenti non avremmo mai raggiunto. Poi abbiamo<br />

frazionato la comunicazione su più canali, aperto<br />

una pagina facebook, twitter e instagram. E nel 2020 un<br />

canale podcast dove riversiamo soprattutto i contenuti<br />

della nostra sezione Gaia, quelli un po’ più scientifici, sul<br />

mondo animale e sugli ecosistemi, tradotti in un linguaggio<br />

semplice. E poi negli anni abbiamo dedicato tanto impegno<br />

alle dirette in streaming, oggi diventate una normalità.<br />

«In streaming prima di Beppe Grillo», scherzava un nostro<br />

ex direttore, dimostrando che a volte in piccole realtà si<br />

hanno intuizioni che anticipano veri e propri trend. Ecco, noi<br />

le facciamo da dieci anni, per illustrare i rapporti dell’associazione,<br />

lanciare ogni mese la rivista, presentare eventi<br />

sull’economia circolare, l’energia da fonti rinnovabili o l’efficientamento<br />

energetico. Dirette streaming che poi restano<br />

disponibili on demand.<br />

Tutto questo riesce a scuotere l’opinione pubblica? Oltre<br />

al medium valgono i contenuti.<br />

Ce ne sono tanti che incidono sulla vita quotidiana delle<br />

persone e mostrando i vantaggi di alcuni comportamenti<br />

virtuosi sull’ambiente inducono i singoli consumatori a<br />

cambiare stili di vita. Ma il risultato più grande lo ottieni<br />

quando con le tue inchieste riesci a far cambiare le politiche<br />

e gli investimenti. Quando bonifichi, per esempio, i territori.<br />

E in Italia ce ne sono tantissimi da bonificare.<br />

Ecco, parliamo d’inchieste e approfondimenti, sale del<br />

giornalismo e pungolo forte anche per amministratori,<br />

locali e nazionali.<br />

5


MEDIALOGANDO<br />

Noi dedichiamo sempre tanto impegno alle inchieste,<br />

concentrandoci in particolare su quelle legate ai macroproblemi<br />

ambientali: le bonifiche, l’inquinamento, l’abusivismo<br />

edilizio, il dissesto idrogeologico. Da redattore<br />

ne ho fatte molte, con un’attenzione particolare, da tarantino,<br />

all’ex Ilva. Ecco, in Italia abbiamo tanti territori da<br />

bonificare, siti di interesse nazionale dove esistevano industrie<br />

pesanti, e il piano nazionale per sistemare questi<br />

siti va avanti, ma a rilento. Poi penso all’amianto.<br />

Altra questione delicatissima, che ha provocato ferite e<br />

lutti in molte famiglie.<br />

E continuerà a mietere vittime, soprattutto per mesotelioma<br />

pleurico. Oggi se ne calcolano seimila all’anno,<br />

ma il picco arriverà tra il 2025 e il 2030. Il 28 aprile è la<br />

giornata dedicata alle vittime dell’amianto. A più riprese<br />

La Nuova Ecologia ha denunciato i rischi e chiesto una<br />

bonifica di tutti quei manufatti che contengono ancora<br />

amianto in Italia.<br />

Poi citavi l’abusivismo.<br />

Sì, è un altro dei nostri temi forti. Perché è una piaga senza<br />

fine e non circoscritta solamente al Sud. Si fatica a fare<br />

prevenzione e persino a far rispettare la sentenza di un<br />

giudice che ordina un abbattimento. Non si capisce che la<br />

questione è strettamente connessa al dissesto idrogeologico,<br />

altro problema tipicamente italiano.<br />

Perché?<br />

Perché abbiamo reso ancora più fragile, costruendo<br />

abusivamente e in aree dove non si doveva costruire, un<br />

territorio dall’equilibrio già delicato per le sue particolari<br />

caratteristiche geomorfologiche. Il problema del dissesto<br />

idrogeologico merita, come per le bonifiche, un impegno<br />

costante in risorse finanziarie e umane. Sebbene<br />

negli ultimi anni qualcosa si sia mosso e alcune risorse<br />

siano state stanziate, sono ancora troppi i cittadini italiani<br />

che vivono in aree a rischio. E qui l’informazione può e<br />

deve fare di più.<br />

Come?<br />

Ti faccio un esempio. Nel novembre 2018 la cronaca ha<br />

raccontato il caso di un’intera famiglia, a Palermo, travolta<br />

dalla piena di un torrente mentre era a casa a festeggiare<br />

un compleanno. Siamo rimasti tutti, per più giorni,<br />

sconvolti per l’immane tragedia. Ma non si è trattato di<br />

una fatalità: il cancello di quella casetta si trovava sul letto<br />

di un torrente, che può essere in secca anche per 350<br />

giorni all’anno ma prima o poi si riempie d’acqua. Ecco, il<br />

giornalismo deve essere più costante nel denunciare gli<br />

scempi che portano i cittadini a vivere queste situazioni<br />

di pericolo.<br />

In sostanza, dici che troppo spesso è l’attualità a dare<br />

l’input a un approfondimento, del tutto estemporaneo,<br />

che dovrebbe invece essere più costante e incalzante,<br />

se davvero il giornalismo vuole essere il cane da guardia<br />

del potere, in tutte le sue declinazioni. Oggi il giornalismo,<br />

e non solo, si riempie la bocca di un termine di<br />

gran voga: la resilienza. Solo una moda? Aiutaci a capire.<br />

La resilienza è la capacità di sapersi adattare in maniera<br />

positiva a un evento, anche drammatico. Vale anche per<br />

le infrastrutture che, ad esempio, per rispondere bene ai<br />

terremoti devono essere capaci di assorbire il colpo, facendo<br />

degradare la sollecitazione meccanica nell’arco di<br />

spazio e tempo. Però sì, il concetto di resilienza è un po’<br />

abusato. A dover essere veramente resiliente è il territorio.<br />

Perché?<br />

Perché viene sempre di più sollecitato da eventi meteorologici<br />

estremi, che cambiano anche repentinamente. Si<br />

può passare nel giro di poco tempo dalla siccità all’eccesso<br />

di piogge. E più un territorio è cementificato, meno è<br />

“naturale” e meno resiste e si adatta a questi eventi.<br />

Quindi?<br />

Dobbiamo riappropriarci della sapienza che per secoli ha<br />

permesso all’uomo di gestire l’equilibrio tra la pietra, la<br />

terra, l’acqua, facendo nascere e preservando splendidi<br />

borghi in contesti naturali complessi, tra Alpi, Appennini<br />

e colline. Complice forse un’eccessiva fiducia negli strumenti<br />

del progresso tecnologico, questo equilibrio è diventato<br />

precario e l’uomo ha pensato addirittura di poterlo<br />

spezzare. Ma in realtà non ce lo possiamo permettere.<br />

Oggi ancor meno che 40 anni fa.<br />

E poi c’è il capitolo a noi caro della mobilità e la ventennale<br />

liaison tra FS Italiane e Legambiente con il Treno<br />

Verde.<br />

Il treno deve essere al centro della riorganizzazione degli<br />

spostamenti, soprattutto delle persone che per lavoro e<br />

studio si muovono ogni giorno verso le grandi aree urbane:<br />

i pendolari. La mobilità è strettamente legata alla<br />

qualità della vita e alla salute dei cittadini, ecco perché<br />

dobbiamo ridisegnare le città dando spazio a quella sostenibile.<br />

lanuovaecologia.it<br />

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6


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SOMMARIO<br />

APRILE <strong>2021</strong><br />

IN COPERTINA<br />

VIAGGIO INTORNO<br />

ALLA TERRA<br />

12<br />

RAILWAY HEART<br />

16<br />

MONDO FS<br />

20<br />

L’ITALIA CHE FA IMPRESA<br />

28<br />

GUSTA & DEGUSTA<br />

30<br />

WHAT’S UP<br />

32<br />

74<br />

35<br />

UN TRENO DI LIBRI<br />

Invito alla lettura di Alberto Brandani,<br />

che questo mese propone ai lettori<br />

della Freccia il nuovo romanzo di Marco<br />

Balzano, Quando tornerò<br />

46<br />

UN PIANETA DA SALVARE<br />

Il 22 aprile si celebra la 51esima Giornata<br />

mondiale della Terra. Una maratona<br />

online che coinvolge<br />

oltre un miliardo di persone<br />

70<br />

FIUMI DI PEDALATE<br />

Dalla Dora Baltea all’Isonzo, itinerari<br />

green da raggiungere in treno e<br />

percorrere in bicicletta seguendo il<br />

rumore dell’acqua<br />

102<br />

70 110<br />

42<br />

UN VULCANO DI SCIENZA<br />

49<br />

STOP GLOBAL WARMING<br />

52<br />

IL SUONO DELL’OCEANO<br />

54<br />

NEL SEGNO DELL’ACQUA<br />

56<br />

ECOLOGIA DIVINA<br />

62<br />

SFIDE ESTREME<br />

66<br />

SOSTENIBILE CON STILE<br />

68<br />

IL BELLO DELLA NATURA<br />

74<br />

CITTÀ DA CAMMINARE<br />

78<br />

INEDITA USSITA<br />

82<br />

LA VIA DEL CIOCCOLATO<br />

86<br />

CILENTO INCANTATO<br />

90<br />

IL GREEN SI FA LOCALE<br />

93<br />

UN CAPOLAVORO DI BOTTE<br />

96<br />

IN MEMORIA DEL 25 APRILE<br />

102<br />

TRAIETTORIE LIQUIDE<br />

108<br />

ABBRACCIARE LA NATURA<br />

114<br />

OCCHI SU ROMA<br />

116<br />

LE RADICI DEL PASSATO<br />

128<br />

PRIMA DI SCENDERE<br />

LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO<br />

119<br />

SCOPRI TRA LE PAGINE LE PROMOZIONI E LA FLOTTA DELLE FRECCE<br />

i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE<br />

8


Tra le firme del mese<br />

CESARE BIASINI SELVAGGI<br />

Critico d’arte, curatore e saggista.<br />

Da marzo 2017, direttore editoriale<br />

di Exibart.com ed Exibart on paper.<br />

È anche co-direttore del festival<br />

Art+b=love (?) di Ancona<br />

GIANNA BOZZALI<br />

Giornalista enogastronomica, redattrice di<br />

VdGmagazine.it ed esperta di food & restaurant<br />

marketing. Insegna comunicazione alla Nosco<br />

Academy di Ragusa ed è docente nei corsi<br />

Onav. Collabora come food shopper con alcune<br />

agenzie di viaggio<br />

I numeri<br />

di questo numero<br />

21<br />

le postazioni per i pazienti<br />

sul treno sanitario<br />

di FS Italiane<br />

[pag. 17]<br />

27<br />

le bottiglie di plastica<br />

necessarie per realizzare<br />

una felpa in pile<br />

[pag. 20]<br />

80<br />

i giorni che il velista<br />

Giancarlo Pedote ha<br />

trascorso da solo in mezzo<br />

all’oceano<br />

[pag. 64]<br />

Read also<br />

FSNews.it, la testata online del Gruppo<br />

FS Italiane, pubblica ogni giorno<br />

notizie, approfondimenti e interviste,<br />

accompagnati da podcast, video<br />

e immagini, per seguire l’attualità e<br />

raccontare al meglio il quotidiano. Con uno<br />

sguardo particolare ai temi della mobilità,<br />

della sostenibilità e dell’innovazione nel<br />

settore dei trasporti e del turismo quali<br />

linee guida nelle scelte strategiche di un<br />

grande Gruppo industriale<br />

MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI<br />

DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE<br />

ANNO XIII - NUMERO 4 - APRILE <strong>2021</strong><br />

REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA<br />

N° 284/97 DEL 16/5/1997<br />

CHIUSO IN REDAZIONE IL 24/3/<strong>2021</strong><br />

Foto e illustrazioni<br />

Archivio Fotografico FS Italiane<br />

FS Italiane | PHOTO<br />

Adobestock<br />

Copertina: © rosewind\Adobestock<br />

Tutti i diritti riservati<br />

Se non diversamente indicato, nessuna parte della<br />

rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa<br />

senza il consenso espresso dell’editore<br />

Direttore Responsabile<br />

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Coordinamento Editoriale<br />

Caposervizio<br />

In redazione<br />

Segreteria di redazione<br />

Coordinamento creativo<br />

Ricerca immagini e photo editing<br />

Hanno collaborato<br />

a questo numero<br />

PER CHI AMA VIAGGIARE<br />

ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA<br />

SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE<br />

LICENZA CREATIVE COMMONS<br />

BY-NC-ND 3.0 IT<br />

Info su<br />

creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.it<br />

EDITORE<br />

Direzione Centrale Comunicazione Esterna<br />

Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma<br />

fsitaliane.it<br />

Contatti di redazione<br />

Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it<br />

Marco Mancini<br />

Davide Falcetelli<br />

Michela Gentili<br />

Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico,<br />

Francesca Ventre<br />

Silvia Del Vecchio<br />

Gaspare Baglio<br />

Francesca Ventre<br />

Giovanna Di Napoli<br />

Michele Pittalis, Claudio Romussi<br />

Serena Berardi, Cesare Biasini Selvaggi,<br />

Valerio Birindelli, Alberto Brandani,<br />

Gianna Bozzali, Francesco Bovio, Peppone<br />

Calabrese, Viola Chandra, Claudia Cichetti,<br />

Fondazione FS Italiane, Alessio Giobbi,<br />

Valentina Lo Surdo, Flaminia Marinaro, Luca<br />

Mattei, Enrico Procentese, Andrea Radic,<br />

Elisabetta Reale, Gabriele Romani, Flavio<br />

Scheggi, Filippo Teramo, Mario Tozzi<br />

REALIZZAZIONE E STAMPA<br />

VALENTINA LO SURDO<br />

Conduttrice radiotelevisiva Rai,<br />

pianista classica con anima rock, presentatrice,<br />

speaker, attrice. Trainer di comunicazione, da 20<br />

anni è reporter di viaggi all’ascolto del mondo.<br />

Le sue destinazioni preferite?<br />

Ovunque ci sia da mettersi in cammino<br />

Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE)<br />

Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com<br />

Coordinamento Tecnico Antonio Nappa<br />

PROGETTO CREATIVO<br />

Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello,<br />

Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli<br />

PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA<br />

advertisinglafreccia@fsitaliane.it | 06 4410 4428<br />

FLAMINIA MARINARO<br />

Giornalista e conduttrice radiofonica. Scrive<br />

su diverse testate, tra cui Il Foglio e L’Osservatore<br />

Romano, di costume, attualità, cinema e<br />

letteratura. È l’ideatrice di @scrittorinsalotto,<br />

piattaforma editoriale in cui si alternano le<br />

penne più brillanti d’Italia<br />

La Freccia accompagna il tuo viaggio.<br />

Cerca nei vestiboli dei treni il QR code<br />

per scaricare il numero di aprile e<br />

quelli dei mesi precedenti. Buona lettura<br />

La carta di questa rivista proviene<br />

da foreste ben gestite certificate FSC ® ️<br />

e da materiali riciclati<br />

On Web<br />

La Freccia si può<br />

sfogliare su fsnews.it<br />

e su ISSUU<br />

9


10


FRECCIA COVER<br />

Mario De Biasi, Messico (1968)<br />

LO STUPORE ALL’IMPROVVISO<br />

di Sandra Gesualdi<br />

sandragesu<br />

Si è spinto in ogni dove per raccontare il mondo. Con<br />

la curiosità del fotografo, il realismo del reporter e la<br />

poesia di chi crede che «dovunque s’incontra la vita, s’incontra<br />

la bellezza». A Mario De Biasi, tra i grandi della<br />

fotografia italiana, la Casa dei Tre Oci di Venezia dedica<br />

un’approfondita monografica aperta fino al 31 agosto e<br />

curata da Enrica Viganò in collaborazione con l’archivio<br />

intitolato all’artista.<br />

Mario De Biasi. Fotografie 1947-2003 è una carrellata di<br />

oltre 200 scatti, molti dei quali inediti, che ripercorre<br />

l’intera produzione del fotoreporter, dagli inizi della sua<br />

collaborazione con la rivista Epoca fino agli ultimi lavori.<br />

Dieci sezioni suddivise per temi raccolgono tutte le declinazioni<br />

presenti nello sguardo del maestro milanese.<br />

Da corrispondente estero della storica rivista documenta<br />

i grandi eventi del secolo breve come la rivolta popolare<br />

ungherese e la repressione sovietica degli anni<br />

‘50. E poi ci sono gli scatti nei paesi esotici, i ritratti ai<br />

personaggi famosi o ai volti della gente comune incontrata<br />

per strada, le scene di vita quotidiana e le immagini<br />

che attestano il suo amore per la natura e i suoi fenomeni.<br />

Dalle celebrità immortalate alle eruzioni dell’Etna,<br />

fino agli orizzonti di ogni continente, quella di De Biasi è<br />

stata una ricerca continua della bellezza, perché – ne era<br />

convinto – «basta guardarsi attorno per vederla: anche<br />

in una foglia, in un sasso, in un balcone fiorito. Anche nei<br />

riflessi in una pozzanghera».<br />

treoci.org<br />

11


RAILWAY heART<br />

PHOTOSTORIES<br />

PEOPLE<br />

In viaggio con Carletto<br />

© Bruna Marsili<br />

bruna_whi_is<br />

IN VIAGGIO<br />

Treno merci verso Firenze<br />

© Frank Andiver<br />

frankandiverfoto<br />

12


LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE<br />

DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN<br />

CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME<br />

a cura di Enrico Procentese<br />

enricoprocentese<br />

Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it.<br />

L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate<br />

(Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà<br />

del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti<br />

tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri<br />

della rubrica. Railway heArt un progetto di Digital Communication, Direzione<br />

Centrale Comunicazione Esterna, FS Italiane.<br />

LUOGHI<br />

Stazione Napoli Afragola<br />

© Giovanni De Angelis<br />

giovannideangelis<br />

AT WORK<br />

Asia, addetta customer service<br />

a Milano Centrale<br />

© Asia D.<br />

asia.dvt<br />

13


RAILWAY heART<br />

A TU PER TU<br />

a cura di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it<br />

Patrizia, 41 anni, lavora nella Divisione Passeggeri<br />

Regionale di Trenitalia in Sicilia, ma ha anche esperienza<br />

come tutor per la formazione tecnico-professionale<br />

dei capitreno.<br />

Quando è cominciata la tua carriera nel Gruppo FS?<br />

Sono entrata in azienda nel 2002 e il mio percorso si è subito<br />

proiettato verso incarichi che coinvolgevano il personale in<br />

viaggio, dalle attività di capotreno all’assistenza a bordo. Nel<br />

corso della mia carriera, sempre in Trenitalia, ho ricoperto<br />

anche incarichi di assistenza commerciale a terra. Poi, circa<br />

quattro anni fa, mi sono specializzata nella formazione dei<br />

colleghi capitreno, assumendo il ruolo di tutor e coronando<br />

il mio sogno lavorativo.<br />

Come hai ottenuto questo ruolo?<br />

Attraverso un percorso di studi che prevede una selezione<br />

e un esame finale per diventare istruttore. Oltre a occuparmi<br />

di formazione, insieme al team con cui lavoro gestisco la<br />

valutazione periodica delle competenze per il personale in<br />

servizio sui treni Regionali e Intercity della Sicilia. Seguo i<br />

nuovi assunti nella preparazione iniziale e i colleghi con più<br />

esperienza per i corsi di aggiornamento, spesso di natura<br />

normativa e commerciale. Ho fatto tesoro delle precedenti<br />

esperienze a bordo per trasmettere in maniera ottimale tutti<br />

gli insegnamenti utili a chi vuole diventare capotreno.<br />

Come si svolge il tuo lavoro?<br />

L’aumento dei nuovi assunti ha intensificato le attività. Ultimamente<br />

ho seguito un gruppo di colleghi coinvolti in un<br />

corso di formazione a Messina, dove si trova la mia base<br />

operativa, ma mi muovo spesso tra più sedi. Far crescere e<br />

seguire le risorse, che è il principale compito del tutor, richiede<br />

capacità di interazione continua: bisogna far conoscere i<br />

meccanismi e i regolamenti che governano la circolazione<br />

ferroviaria, ma anche aiutare a comprendere le esigenze dei<br />

viaggiatori per poterle soddisfare al meglio.<br />

Il primo suggerimento che daresti a un nuovo capotreno?<br />

Prendere consapevolezza di appartenere a una solida realtà<br />

aziendale in cui si può contare sulla squadra in qualunque<br />

situazione, ordinaria e straordinaria, in aula come sul campo.<br />

Il sostegno del team è sicuramente un punto di forza per<br />

chi inizia a percorrere questo itinerario formativo e professionale,<br />

dove il tutor diventa giorno dopo giorno una figura<br />

di riferimento.<br />

Cosa ti piace del tuo lavoro?<br />

Le relazioni che si creano con ogni componente del gruppo,<br />

dal neoassunto al dirigente, e con le strutture interne con<br />

cui ci rapportiamo per muovere questa complessa macchina<br />

organizzativa. Un processo che stimola la necessità di<br />

confrontarsi su ogni passaggio decisionale e ha contribuito<br />

a rafforzare il mio senso di appartenenza a questa grande<br />

famiglia.<br />

14


LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE,<br />

VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE<br />

Francesco Conte, 39 anni, videomaker e giornalista<br />

freelance, è tra i fondatori di Termini TV, canale online<br />

dedicato al mondo degli scali ferroviari. E ha una<br />

passione antica per tutto ciò che ruota attorno alle stazioni.<br />

Da cosa nasce questo interesse?<br />

Da sempre sono state la vera meta dei miei viaggi, in Italia e<br />

all’estero. Sono una bussola con cui orientarsi, il termometro<br />

di un centro urbano, l’opposto di semplici aree di passaggio,<br />

perché attraggono, affascinano, ti trattengono e, quando<br />

vuoi, ti lasciano andare. Nei miei ricordi di bambino occupa<br />

un posto particolare quella di Ancona, la prima finestra sul<br />

mondo nella città dove sono cresciuto.<br />

Che cosa rappresentano per la comunità?<br />

Sono punti di osservazione privilegiati per cogliere le tendenze<br />

della società e i cambiamenti delle abitudini, messe<br />

a dura prova da un anno di pandemia. Ciononostante, le stazioni<br />

rimangono poli attrattivi d’incontro in continuo fermento.<br />

Non sono, quindi, “non luoghi” destinati a svanire, come<br />

spesso vengono definite, ma “iper-luoghi” che, a differenza<br />

degli aeroporti, rappresentano il cuore pulsante della vita<br />

urbana ed extraurbana.<br />

Raccontaci qualcosa in più sulla tua professione.<br />

Lavoro come producer nello studio romano di una tv pubblica<br />

tedesca. Dal 2015 seguo il progetto Termini TV, canale<br />

online e laboratorio multimediale focalizzato su storie di<br />

viaggio e migrazione che gravitano attorno alle stazioni e al<br />

loro interno, con un occhio di riguardo al principale scalo ferroviario<br />

italiano. Cerchiamo di raccontare l’unicità e le esperienze<br />

delle persone con lo strumento della web tv senza<br />

ricorrere a stereotipi, classificazioni o categorie di alcun tipo,<br />

ma cavalcando l’autenticità dei protagonisti.<br />

Un ingrediente di Termini TV?<br />

Per noi è indispensabile raccontare gli scali ferroviari e le<br />

loro evoluzioni attraverso le voci e i volti delle persone anziane.<br />

Come quando, agli inizi della nostra esperienza, un ex<br />

facchino degli anni ‘70 ci descrisse il suo incontro con Totò<br />

a Roma Termini. Vogliamo documentare i cambiamenti delle<br />

città anche attraverso questo tipo di testimonianze.<br />

Come immagini le stazioni del futuro?<br />

Stanno diventando sempre di più anelli di congiunzione tra<br />

la mobilità e le esigenze della collettività, veri e propri hub<br />

dove si incontrano diverse modalità di trasporto in una logica<br />

di integrazione e sostenibilità. Quando sarà di nuovo possibile,<br />

vorrei che si tornasse a investire sulle stazioni italiane<br />

per trasformarle in veri e propri centri di aggregazione culturale.<br />

Dovrebbero diventare contenitori di iniziative capaci<br />

di contribuire in modo positivo al tessuto sociale e urbano<br />

delle aree circostanti, valorizzandole e tutelandone il patrimonio<br />

storico, architettonico e artistico.<br />

termini.tv<br />

15


MONDO FS<br />

INSIEME PER LA RIPARTENZA<br />

Il treno sanitario di FS Italiane<br />

UN TRENO<br />

SANITARIO PER<br />

LA CURA E IL<br />

TRASPORTO DEI<br />

PAZIENTI E UN HUB<br />

DEDICATO ALLE<br />

VACCINAZIONI<br />

NELLA STAZIONE<br />

DI ROMA TERMINI.<br />

L’IMPEGNO DI<br />

FS ITALIANE PER<br />

CONTRASTARE IL<br />

COVID-19<br />

di Francesco Bovio<br />

Foto FS Italiane<br />

Un treno sanitario, primo<br />

convoglio in Europa per<br />

il trasporto e la cura dei<br />

malati in Italia e all’estero, e un hub<br />

nella stazione di Roma Termini dove<br />

poter somministrare ogni giorno<br />

fino a 1.500 dosi di vaccino contro<br />

il Covid-19. Questa la doppia iniziativa,<br />

presentata l’8 marzo dall’amministratore<br />

delegato Gianfranco<br />

Battisti, con cui FS Italiane vuole far<br />

fronte alla pandemia. Un piano per<br />

la ripartenza del Paese che prevede<br />

anche di mettere a disposizione<br />

della Croce rossa italiana diversi<br />

spazi nei principali scali ferroviari<br />

dove allestire tensostrutture per le<br />

attività di screening alla popolazione.<br />

Tra questi ci sono Roma Termini,<br />

Bari Centrale, Bologna Centrale, Ca-<br />

gliari, Firenze Santa Maria Novella,<br />

Milano Centrale, Napoli Centrale,<br />

Palermo Centrale, Reggio Calabria<br />

Centrale, Torino Porta Nuova e Venezia<br />

Mestre. A pieno regime, l’iniziativa<br />

consentirà di effettuare fino<br />

a 540mila test antigenici gratuiti in<br />

sei mesi su tutto il territorio nazionale.<br />

UN OSPEDALE MOBILE<br />

Realizzato a Voghera (PV), nelle<br />

Officine manutenzione ciclica di<br />

Trenitalia, in collaborazione con il<br />

dipartimento della Protezione civile<br />

e l’Agenzia regionale emergenza<br />

urgenza (Areu), il treno sanitario<br />

può trasportare i pazienti verso altre<br />

zone d’Italia o all’estero per alleggerire<br />

la pressione sulle strutture<br />

ospedaliere. Ma rappresenta anche<br />

16


un’integrazione al servizio sanitario<br />

territoriale per la gestione delle<br />

emergenze, in caso di utilizzo come<br />

Posto medico avanzato.<br />

Progettato per offrire un livello di<br />

assistenza che arriva fino alla terapia<br />

intensiva, il convoglio medico<br />

comprende due locomotive per velocizzare<br />

le fasi di avvio e otto carrozze.<br />

Tre di queste sono attrezzate<br />

per accogliere i pazienti e prevedono<br />

in tutto 21 postazioni equipaggiate<br />

con altrettanti ventilatori polmonari<br />

e sofisticate strumentazioni<br />

mediche tra cui un ecografo, due<br />

emogasanalizzatori e 21 fra monitor,<br />

aspiratori e altre attrezzature. I<br />

convogli sono gestisti da personale<br />

sanitario specializzato, addetti tecnico-logistici<br />

e di direzione per un<br />

massimo di 45 operatori. Altre due<br />

carrozze sono necessarie per il funzionamento<br />

delle apparecchiature<br />

medicali e, in particolare, per ospitare<br />

i gruppi elettrogeni capaci di<br />

alimentare in modo indipendente<br />

gli strumenti in dotazione. Quelle<br />

che rimangono sono a disposizione<br />

per il riposo del personale, il coordinamento<br />

tecnico-sanitario e il<br />

magazzino per il trasporto dei farmaci.<br />

Insomma, un vero e proprio<br />

ospedale su rotaia sempre pronto a<br />

intervenire.<br />

HUB FERROVIARIO PER I VACCINI<br />

Ventuno postazioni, due dedicate<br />

Una delle 21 postazioni equipaggiate per i pazienti all’interno del treno sanitario<br />

alle persone con disabilità, sono disponibili<br />

anche nel primo hub ferro-<br />

acqua, elettricità e pulizie, per un’in-<br />

compresi servizi igienici, fornitura di<br />

viario per i vaccini contro il Covid-19 stallazione in tempi record. A pieno<br />

allestito a Roma Termini. Quasi duemila<br />

metri quadrati nel parcheggio circa 1.500 vaccinazioni al giorno.<br />

regime qui si prevede di effettuare<br />

in piazza dei Cinquecento ospitano Infine, sempre nell’ottica del rilancio,<br />

il Gruppo sta attivando una<br />

tre giganti tende mobili della Croce<br />

rossa italiana destinate alle operazioni<br />

di accettazione, anamnesi, dono un test per personale e pas-<br />

serie di treni Covid-free che preve-<br />

vaccinazione e attesa post vaccino. seggeri prima di salire a bordo. Il<br />

Si aggiungono un presidio sanitario primo è partito ad aprile sulla tratta<br />

attivo e un’ambulanza sempre presentegamenti<br />

con le città d’arte, Firenze,<br />

Roma-Milano. Seguiranno i colle-<br />

FS Italiane ha messo a disposizione<br />

l’area, di proprietà di FS Sistemi ranno, in estate, le principali desti-<br />

Venezia e Napoli, a cui si aggiunge-<br />

Urbani, e con Grandi Stazioni Rail nazioni turistiche del Paese.<br />

ha fornito tutto il supporto logistico, fsitaliane.it<br />

L’hub vaccinale allestito alla stazione di Roma Termini<br />

17


MONDO FS<br />

RIPENSARE<br />

FUTURO<br />

IL<br />

DALLA PRODUZIONE DI MASCHERINE IN HOUSE AL SE<strong>LF</strong> CHECK-IN.<br />

COSÌ IL GRUPPO FS AFFRONTA LE COMPLESSITÀ DELLA PANDEMIA.<br />

NELL’OTTICA DI UNA MOBILITÀ SEMPRE PIÙ SOSTENIBILE<br />

di Valerio Birindelli<br />

Nel difficile contesto del<br />

2020, il Gruppo FS Italiane<br />

ha affrontato l’emergenza<br />

sanitaria cercando di dare tempestive<br />

garanzie di sicurezza al personale<br />

e ai viaggiatori, ma trovando anche il<br />

modo per avviare una riflessione strategica<br />

su una ripartenza solida e sostenibile.<br />

Oltre al potenziamento degli interventi<br />

di igienizzazione e sanificazione dei<br />

mezzi, delle stazioni e degli ambienti,<br />

sui quali Trenitalia ha ottenuto la Biosafety<br />

Trust Certification, sono state<br />

diverse le misure intraprese per continuare<br />

a garantire la mobilità in sicurezza<br />

di persone e merci.<br />

Con l’avvio della seconda fase dell’emergenza<br />

sanitaria, i passeggeri dei<br />

Frecciarossa e Frecciargento sono<br />

stati accolti con un safety kit gratuito<br />

composto da mascherina, gel igienizzante<br />

per mani, guanti in lattice,<br />

poggiatesta monouso e una lattina<br />

d’acqua. Mentre sulla nuova app di<br />

Trenitalia è stato lanciato il self checkin,<br />

capace di facilitare il sistema di<br />

controlleria e il counter digitale, sperimentato<br />

sui treni regionali, che usa<br />

un sistema a tre colori per consentire<br />

ai viaggiatori di conoscere in tempo<br />

reale il numero dei posti disponibili<br />

ed evitare così situazioni di sovraffollamento.<br />

Sin da marzo 2020, medici, infermieri<br />

e operatori sociosanitari reclutati dalla<br />

Protezione civile per l'emergenza,<br />

hanno viaggiato gratuitamente sui<br />

treni per raggiungere le aree colpite<br />

dall’epidemia. Mentre oltre cinque<br />

milioni di tonnellate di merci trasportate<br />

sui binari durante i mesi del lockdown<br />

– soprattutto alimentari, farmaci<br />

© FS Italiane | PHOTO<br />

La produzione di mascherine nello stabilimento Onae di RFI a Bologna<br />

e materiale medico sanitario – hanno Lise sono diventati sede di ospedale<br />

permesso il costante rifornimento di da campo. Mentre a Roma, presso<br />

beni su una catena logistica a limitato l’Help Center della Stazione Termini,<br />

rischio di contagio.<br />

i volontari dell’associazione Binario<br />

Inoltre, FS Italiane ha messo a disposizione<br />

e riadattato le proprie strut-<br />

Gallicano, hanno eseguito tamponi<br />

95, in collaborazione con l'Istituto San<br />

ture per far fronte all’emergenza e gratuiti per le persone senza dimora.<br />

contribuire alle necessità del Paese. Insomma, la discontinuità generata<br />

La riconversione dello stabilimento dall’emergenza sanitaria ha mostrato<br />

Onae di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) a la necessità di essere preparati alle<br />

Bologna, dove solitamente si costruivano<br />

apparecchiature elettriche, ha e di guardare al futuro è ben definita<br />

complessità. La volontà di ripartire<br />

consentito di produrre da luglio 2020 nella strategia del Gruppo FS Italiane,<br />

oltre 13 milioni di mascherine protettive<br />

destinate ai dipendenti del Gruppo lità multimodale, sostenibile e sicura,<br />

che continua a puntare su una mobi-<br />

ma anche ad altre realtà. A Cosenza che metta al centro i bisogni delle<br />

i diecimila metri quadrati del piazzale<br />

merci nello scalo ferroviario Vaglio<br />

persone e crei valore per il Paese.<br />

fsitaliane.it<br />

18


INFORMAZIONE PUBBLICITARIA<br />

19


L’ITALIA che fa IMPRESA<br />

RIFIUTIZERO<br />

DARE NUOVA VITA AGLI IMBALLAGGI IN PLASTICA È LA MISSIONE<br />

DEL CONSORZIO COREPLA, CHE SI OCCUPA DI RACCOGLIERE,<br />

RICICLARE E RECUPERARE QUESTI MATERIALI. PER TRASFORMARE<br />

IN RISORSA GLI SCARTI INQUINANTI<br />

di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it<br />

«<br />

Con 67 bottiglie in PET si<br />

può realizzare l’imbottitura<br />

di un piumino matrimoniale,<br />

con 32 una giacca tecnica,<br />

con 27 una felpa in pile». Così Giorgio<br />

Quagliuolo, presidente del Consorzio<br />

nazionale per la raccolta, il riciclo e il<br />

recupero degli imballaggi in plastica<br />

(Corepla), prova a quantificare gli infiniti<br />

modi in cui è possibile riutilizzare<br />

questi materiali.<br />

Con più di 2.500 imprese associate<br />

nella filiera del packaging, dai produttori<br />

ai riciclatori, Corepla garantisce<br />

che gli imballaggi raccolti in modo<br />

differenziato siano recuperati e riciclati<br />

con efficienza, efficacia ed economicità.<br />

Riceve i rifiuti dai Comuni,<br />

20


Prodotti realizzati grazie al riciclo<br />

degli imballaggi in plastica<br />

«Corepla promuove<br />

nuove soluzioni aiutando<br />

chi progetta imballi a<br />

fare scelte sostenibili:<br />

più che di plastic free, ci<br />

piace parlare di plastic<br />

free nell’ambiente»<br />

riconoscendo loro un corrispettivo<br />

e assicura il corretto avvio del processo,<br />

facendosi carico dell’invio del<br />

materiale raccolto alle imprese che<br />

se ne occuperanno. Supporta inoltre<br />

le istituzioni, fornendo strumenti di informazione<br />

ed educazione ai cittadini<br />

per poter migliorare e massimizzare<br />

le possibilità di riciclo.<br />

«Nel 2019, dei 2.083.880 di tonnellate<br />

di imballaggi in plastica immessi sul<br />

mercato in Italia ne abbiamo recuperati<br />

ben 1.917.614, ovvero il 92%. Di<br />

questi, il 43% è stato avviato a riciclo<br />

e il 49% a recupero energetico, contro<br />

solo un 8% impossibile da riconvertire»,<br />

specifica Quagliuolo. Sono 7.345 i<br />

Comuni che hanno avviato il servizio<br />

di raccolta con Corepla, posizionando<br />

l’Italia tra i primi Paesi d’Europa nel riciclo<br />

degli imballaggi in plastica.<br />

Presidente, quali sono i vostri obiettivi?<br />

Mantenere i risultati raggiunti e massimizzare<br />

la valorizzazione dei rifiuti<br />

raccolti, evitando la dispersione degli<br />

imballaggi nell’ambiente. Proseguiremo<br />

poi a sensibilizzare tutti gli attori<br />

coinvolti nel processo e a sviluppare<br />

nuove tecnologie per vincere la sfida<br />

dell’economia circolare. In questo<br />

modo, nonostante le difficoltà legate<br />

alla carenza degli impianti italiani, potremo<br />

contribuire al raggiungimento<br />

degli obiettivi che l’Unione europea<br />

pone per il 2025.<br />

Il vero problema è la dispersione degli<br />

imballaggi nell’ambiente o il materiale<br />

di cui sono composti?<br />

È la loro non corretta gestione. Nessun<br />

tipo di imballaggio si degrada da<br />

solo: è indispensabile che tutti vengano<br />

avviati in impianti in grado di<br />

valorizzarli. Corepla promuove nuove<br />

soluzioni aiutando chi progetta imballaggi<br />

a compiere scelte sostenibili: più<br />

che di plastic free, ci piace parlare di<br />

plastic free nell’ambiente. La soluzio-<br />

21


L’ITALIA che fa IMPRESA<br />

Carte da gioco dal kit Riciclala<br />

Giorgio Quagliuolo<br />

ne è utilizzarli sempre correttamente,<br />

riducendoli e riutilizzandoli dove possibile<br />

e riciclandoli e recuperandoli<br />

quando arrivano a fine vita. È una questione<br />

di responsabilità individuale e<br />

collettiva, a tutti i livelli.<br />

Come lavora Corepla?<br />

Le imprese che producono e utilizzano<br />

imballaggi in plastica versano la<br />

propria quota di contributo ambientale<br />

attraverso il Consorzio nazionale<br />

imballaggi (Conai). La cifra è modulata<br />

in base alla quantità di materiale lavorato<br />

ma anche alla sua riciclabilità,<br />

nel rispetto del principio “chi inquina<br />

paga”. Grazie alla somma che riceviamo,<br />

garantiamo che gli imballaggi<br />

accumulati attraverso la raccolta<br />

differenziata siano appunto avviati al<br />

riciclo. Con il contributo fornito dalle<br />

aziende sosteniamo i Comuni o i delegati<br />

ai servizi di raccolta differenziata<br />

(come l’Ama a Roma) in base alla<br />

quantità e qualità della plastica che<br />

ci arriva, attivando un circolo virtuoso.<br />

Nel 2019 abbiamo riconosciuto ai Comuni<br />

circa 400 milioni di euro.<br />

La consapevolezza sul tema sta crescendo<br />

e, con essa, anche la raccolta<br />

differenziata. Ci fa qualche esempio<br />

di nuova vita per bottiglie, flaconi e<br />

bicchieri di plastica?<br />

Con 67 bottiglie in PET si realizza l’imbottitura<br />

di un piumino matrimoniale,<br />

con 32 una giacca tecnica, con 27 una<br />

felpa in pile, con 20 una coperta dello<br />

stesso materiale. Con mille bottiglie si<br />

può produrre addirittura un’intera cucina.<br />

Da 11 flaconi in polietilene ad alta<br />

densità (HDPE) nasce un annaffiatoio,<br />

da 24 bicchierini da caffè in polistirolo<br />

una ciotola per i nostri amici a quattro<br />

zampe e con sette portauova si può<br />

tenere accesa una lampadina da 60<br />

Watt per un’ora e mezza. Sono veramente<br />

tantissimi i modi in cui è possibile<br />

utilizzare la plastica riciclata.<br />

Corepla è presente anche sui social<br />

network e svolge un’intensa attività<br />

di comunicazione per educare i cittadini,<br />

soprattutto gli studenti, al corretto<br />

smaltimento dei rifiuti.<br />

Crediamo che informare sia fondamentale.<br />

Per le scuole primarie stiamo<br />

realizzando nuovi video online<br />

con pillole di magia sulla trasformazione<br />

della plastica e la versione digitale<br />

del kit Riciclala. Per le medie,<br />

invece, c’è Idea plastica: un fascicolo<br />

dedicato agli studenti, a cui è associata<br />

una guida per i docenti, con un<br />

racconto che ha come protagonista<br />

un detective alle prese con un’indagine<br />

sul ruolo delle materie plastiche<br />

nell’inquinamento del pianeta.<br />

Il mese scorso, inoltre, abbiamo lanciato<br />

Coreplay, una challenge su<br />

instagram per i ragazzi delle scuole<br />

superiori, che permetterà di verificare<br />

le conoscenze da loro acquisite<br />

dopo le lezioni svolte sulla<br />

base del materiale digitale messo a<br />

disposizione da Corepla. Il meccanismo<br />

premiante stimolerà la partecipazione<br />

e la viralità dei contributi.<br />

In più, dal 16 marzo partecipiamo a<br />

#NonCiFermaNessuno, un ciclo di<br />

dieci incontri in streaming con Luca<br />

Abete (inviato di Striscia la notizia, ndr)<br />

rivolto agli universitari.<br />

Davvero tantissime iniziative…<br />

Sì, siamo molto soddisfatti perché i<br />

ragazzi partecipano sempre con entusiasmo,<br />

fanno molte domande e<br />

22


diventano parte attiva nella raccolta<br />

domestica, controllando addirittura<br />

i genitori. Spieghiamo loro cose che<br />

non sanno, per esempio che non occorre<br />

separare il tappo dalla bottiglia<br />

di plastica perché i macchinari dividono<br />

i materiali in base alla tipologia di<br />

polimero. Anzi, consigliamo di non toglierlo<br />

per poter schiacciare meglio e<br />

ridurre il volume della bottiglia. Bisogna<br />

invece eliminare quelle etichette<br />

che ricoprono tutta la superficie dei<br />

flaconi, così da facilitare le operazioni<br />

di suddivisione degli imballaggi, e<br />

svuotare piatti e bicchieri di plastica<br />

dai residui di cibo, ma senza lavarli.<br />

Tutto il materiale raccolto, infatti, viene<br />

pulito da apposite macchine prima<br />

di essere avviato al riciclo. Un’altra<br />

iniziativa che mi piace ricordare è la<br />

Casetta rifugio realizzata da Corepla<br />

con i rifiuti raccolti nel fiume Po e trasformata<br />

in opera d’arte contemporanea<br />

dagli street artist Atomo e Teatro<br />

durante la Milano Design Week 2019.<br />

La Casetta è stata poi donata all’Oratorio<br />

dei Padri Sacramentini (Orpas) di<br />

Milano, centro di aggregazione e circolo<br />

polisportivo per circa 400 ragazzi<br />

e famiglie. Un altro bell’esempio di<br />

economia circolare.<br />

Corepla dà anche un contributo importante<br />

nella pulizia di mari e fiumi.<br />

Sì, a dicembre 2020 è partito Mare<br />

pulito, un progetto biennale promosso<br />

dal ministero dell’Ambiente – oggi<br />

ministero per la Transizione ecologica<br />

– per la raccolta dei rifiuti presenti<br />

lungo le coste italiane, in particolar<br />

modo nelle acque davanti alle foci dei<br />

fiumi e nelle aree marine protette, attraverso<br />

l’impiego di 19 unità costiere<br />

della flotta speciale antinquinamento<br />

guidata dal consorzio Castalia. I rifiuti<br />

galleggianti recuperati vengono poi<br />

stipati in cassoni nei porti coinvolti<br />

dall’operazione (Imperia, La Spezia,<br />

Castellammare di Stabia, Fiumicino,<br />

Piombino, Vasto, Porto Torres, Crotone,<br />

Gallipoli, Otranto, Vibo Valentia,<br />

San Benedetto del Tronto, Chioggia,<br />

Cagliari, Oristano, Termini Imerese,<br />

Marsala, Augusta, Pozzallo e Licata) e,<br />

una volta portati nei centri autorizzati<br />

per verificarne tipologia, composizione<br />

e stato di conservazione, si procede<br />

alla selezione degli imballaggi in<br />

plastica riciclabili.<br />

E i fiumi italiani come se la passano?<br />

Nel 2018 abbiamo installato barriere<br />

acchiappa-rifiuti in tre diverse zone<br />

lungo il Po. È andata bene, nel senso<br />

che a Pontelagoscuro (FE) sono stati<br />

raccolti soltanto 93 kg di plastica.<br />

Successivamente, invece, durante<br />

una sperimentazione di otto mesi promossa<br />

dalla Regione Lazio, sono stati<br />

trovati 2.300 kg di rifiuti, di cui il 35%<br />

composto da plastica, nel Tevere, un<br />

fiume meno in salute del Po.<br />

Con la Regione Lazio e la Regione<br />

Puglia, poi, abbiamo inaugurato l’iniziativa<br />

Fishing for litter, che prevede<br />

un accordo con i pescatori di Molfetta<br />

(BA), Fiumicino e Civitavecchia (RM)<br />

per la raccolta dei rifiuti sui fondali durante<br />

le battute di pesca a strascico.<br />

Le valutazioni sono in corso, la via intrapresa<br />

per pulire le acque marine e<br />

fluviali è quella giusta, ma siamo solo<br />

all’inizio.<br />

corepla.it<br />

Corepla<br />

Corepla_Riciclo<br />

corepla_consorzio<br />

Corepla Video<br />

La raccolta dei rifiuti sul fiume Po, in zona Sacca di Colorno (PR)<br />

23


L’ITALIA che fa IMPRESA<br />

GOCCIA A<br />

GOCCIA<br />

CON GLI IMPIANTI DI IRRIGAZIONE ANTI-SPRECO TARGATI<br />

IRRITEC, L’IMPRENDITRICE SICILIANA GIULIA GIUFFRÈ VINCE<br />

IL NOBEL ITALIANO PER LA SOSTENIBILITÀ<br />

di Elisabetta Reale<br />

«<br />

Essere donna in Sicilia è ancora<br />

una dura sfida quotidiana,<br />

soprattutto se si<br />

sceglie di fare la madre ma anche l’imprenditrice<br />

in un settore tipicamente<br />

maschile come quello agricolo». Una<br />

sfida che Giulia Giuffrè, sustainability<br />

ambassador e direttore marketing<br />

del Gruppo Irritec – azienda leader a<br />

livello internazionale negli impianti<br />

di irrigazione a goccia – affronta ogni<br />

giorno con passione, promuovendo<br />

progetti green e inclusivi. Un impegno<br />

che le è valso il riconoscimento di Sustainable<br />

Development Goals (SDG)<br />

Pioneer 2020 dal Global Compact<br />

Network Italy. Il premio è una sorta<br />

di Nobel italiano per la sostenibilità<br />

e rientra nella più ampia campagna<br />

di sensibilizzazione sull'importanza di<br />

raggiungere gli obiettivi Onu dell’Agenda<br />

2030.<br />

Come vincitrice del round nazionale,<br />

rappresenterà l’Italia nella competizione<br />

globale per il titolo di Global<br />

Compact Sdg Pioneer 2020, che si<br />

concluderà a luglio <strong>2021</strong>. Una bella<br />

occasione: è soddisfatta?<br />

Come imprenditrice, questo riconoscimento<br />

ha per me un significato<br />

prezioso e mi richiama a una grande<br />

responsabilità, nella speranza che<br />

la mia esperienza rappresenti uno<br />

stimolo per tutte le donne del sud e<br />

d’Italia. Averlo ottenuto in piena pandemia<br />

mi spinge a essere ancora più<br />

motivata nel mio impegno ambientale<br />

e sociale. Soprattutto perché è stata<br />

affermata l’importanza del nostro<br />

24


Giulia Giufffrè<br />

settore – l’irrigazione di precisione<br />

– per la salvaguardia del pianeta. Il<br />

raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda<br />

2030 fa parte della mission di<br />

Irritec e sono molto orgogliosa che<br />

sia stata premiata un’azienda siciliana,<br />

modello d’eccellenza a livello internazionale.<br />

Per noi la sostenibilità è<br />

un impegno costante. E non significa<br />

rinunciare al profitto ma applicare un<br />

modello di business responsabile legato<br />

al perseguimento dei parametri<br />

di sostenibilità, che si dimostrano un<br />

efficace strumento di competitività<br />

nel rispetto e nella tutela di ambiente<br />

e risorse.<br />

Come è nata l’azienda?<br />

La storia di Irritec comincia nel 1974<br />

a Capo d’Orlando (ME), quando mio<br />

nonno Rosario Giuffrè, insieme al fratello<br />

Cono e al figlio Carmelo, costituisce<br />

la società, inizialmente specializzata<br />

nella produzione di avvolgibili in<br />

PVC. Poi, grazie alla visione pionieristica<br />

di mio padre Carmelo, l’azienda<br />

sceglie di convertire la produzione<br />

per realizzare sistemi di irrigazione<br />

a goccia (microirrigazione) per favorire<br />

il risparmio idrico e promuovere<br />

un modello di agricoltura sostenibile.<br />

Una scelta vincente che, in breve<br />

tempo, ci ha portato a diventare leader<br />

a livello internazionale con 14 sedi<br />

produttive e commerciali, una rete<br />

globale di circa 15mila esperti e oltre<br />

800 collaboratori. L’impresa ha oggi<br />

sedi produttive e commerciali in Italia,<br />

Algeria, Brasile, Cile, Germania,<br />

Messico, Senegal, Spagna<br />

e Stati Uniti e si appresta<br />

a inaugurare una<br />

nuova sede in Perù<br />

e un hub logistico<br />

di 12mila m 2<br />

a Bologna. A<br />

marzo abbiamo<br />

inaugurato<br />

anche una<br />

filiale commerciale<br />

in<br />

Senegal. Così<br />

si interviene<br />

dove ce n’è più<br />

bisogno e si mette<br />

a disposizione<br />

dell’economia locale<br />

l’esperienza maturata negli<br />

anni.<br />

Essere donna ha rappresentato un<br />

ostacolo o un valore aggiunto?<br />

Nella filiera dell’agroalimentare<br />

un’impresa su tre è guidata da una<br />

donna e il 70% degli occupati del settore<br />

di sesso femminile. Sono numeri<br />

importanti che devono essere considerati<br />

uno stimolo, ma non un traguardo.<br />

Sento forte la responsabilità<br />

di contribuire a diffondere una cultura<br />

che promuova i diritti delle donne e<br />

contrasti stereotipi e discriminazioni<br />

di genere. Per questo, ho scelto di<br />

entrare a far parte dell’associazione<br />

nazionale Le donne dell’ortofrutta e<br />

diventare membro del direttivo siciliano<br />

della Confederazione italiana<br />

della piccola e media industria privata<br />

(Confapi) con delega alle Pari opportunità.<br />

Ho potuto così contribuire<br />

all’avvio del progetto 6come6, osservatorio<br />

digitale contro le violenze e le<br />

molestie sul luogo di lavoro che vuole<br />

incoraggiare le donne a denunciare<br />

ogni maltrattamento, promuovendo<br />

la diffusione di una cultura etica e inclusiva<br />

nelle aziende. Sono convinta<br />

che occorra un’attenzione maggiore<br />

su questi temi, per abbattere certi<br />

retaggi culturali che tendono ancora<br />

oggi a sminuire il ruolo e la professionalità<br />

delle donne.<br />

Sfide da vincere?<br />

Dal 1974 Irritec si impegna a semplificare<br />

la vita di chi cura le piante e lavora<br />

nei campi, anche in Paesi in via di<br />

sviluppo come l’Africa, dove l’agricoltura<br />

è uno dei settori con le maggiori<br />

potenzialità. La sfida è continuare così<br />

e garantire a tutti, non solo alle donne,<br />

di potersi esprimere al meglio.<br />

Tra le vostre attività, che ruolo ha la<br />

formazione?<br />

È un tassello importante: per diffondere<br />

la cultura dell’agricoltura<br />

sostenibile abbiamo creato Irritec<br />

Academy, che mira a promuovere il<br />

risparmio idrico attraverso convegni,<br />

seminari, corsi e incontri in collaborazione<br />

con enti, istituzioni, università,<br />

centri di ricerca e rivenditori in tutto il<br />

mondo. Inoltre, sosteniamo progetti di<br />

alternanza scuola-lavoro con le università<br />

e gli istituti tecnici per favorire<br />

l’ingresso dei giovani nel mercato del<br />

lavoro.<br />

irritec.it<br />

25


L’ITALIA che fa IMPRESA<br />

LA SOSTENIBILITÀ<br />

È UN GIOCO<br />

L’APP AWORLD PREMIA CHI SI IMPEGNA A RIDURRE IL PROPRIO<br />

IMPATTO AMBIENTALE. E VIENE SCELTA DALL’ONU PER SUPPORTARE<br />

LA CAMPAGNA ACTNOW CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO<br />

di Flavio Scheggi<br />

mescoupsdecoeur<br />

Nella vita ci sono momenti<br />

o eventi che possono<br />

cambiarne il corso e farti<br />

ripensare a quello che stai facendo. Ad<br />

Alessandro Armillotta, piemontese di<br />

34 anni, è successo quattro anni fa. «Lavoravo<br />

negli Stati Uniti per un’azienda<br />

di moda», racconta, «e un giorno sono<br />

andato a Guangzhou, in Cina, per visitare<br />

alcune fabbriche che producevano<br />

jeans e magliette. Ho visto persone<br />

in condizioni precarie, che faticavano<br />

dentro immobili fatiscenti per pochi<br />

dollari al giorno. Quando ho chiesto<br />

quale fosse il colore della nuova collezione,<br />

mi hanno risposto di guardare<br />

le sfumature del fiume dove finivano i<br />

prodotti di lavorazione delle industrie.<br />

In quel momento ho capito che quello<br />

che stavo facendo non rispecchiava il<br />

mio modo di essere».<br />

Così insieme a due amici, Marco Armellino<br />

e Alessandro Lancieri, dopo una<br />

serie di studi e tentativi non andati subito<br />

a buon fine, ha creato l’app AWorld,<br />

disponibile per iOS e Android. Uno strumento<br />

che punta a promuovere uno stile<br />

di vita sostenibile attraverso il gioco.<br />

In breve tempo, la start up fondata dai<br />

tre giovani è diventata una struttura con<br />

14 collaboratori e sedi a Torino e New<br />

York. E non è tutto: la loro applicazione<br />

è stata selezionata dall’Onu come dispositivo<br />

per supportare la campagna<br />

globale ActNow contro il cambiamento<br />

climatico. Oggi chi apre il sito delle<br />

Nazioni Unite la trova direttamente in<br />

homepage. Un grande successo per un<br />

giovane imprenditore con la passione<br />

dell’e-commerce partito dalla provincia<br />

di Vercelli.<br />

Alessandro, come sta la Terra?<br />

In molti pensano che il lockdown abbia<br />

dato una grande mano all’ambiente, ma<br />

in realtà il pianeta non sta bene. Abbiamo<br />

perso il 40% della biodiversità negli<br />

ultimi 20 anni e si stima che nel 2050 il<br />

mondo sarà abitato da nove miliardi di<br />

persone. Malgrado nascano nuove idee<br />

per affrontare queste sfide, c’è ancora<br />

tanto da fare.<br />

La tecnologia può aiutarci?<br />

Sicuramente, ma la cosa più importante<br />

è la consapevolezza. Dobbiamo ricordarci<br />

sempre che ci troviamo in mezzo<br />

a una crisi climatica indotta dall’uomo:<br />

sono state le nostre azioni, nel tempo,<br />

ad aver creato danni enormi.<br />

Com’è nata l’idea dell’app?<br />

Volevamo sensibilizzare le persone<br />

sul tema della sostenibilità mostrando<br />

l’impatto di ogni singola azione. Chi<br />

compra una maglietta a Milano non sa<br />

che è stata prodotta dall’altra parte del<br />

mondo, da un individuo pagato pochi<br />

dollari al giorno che vive in un contesto<br />

precario.<br />

Perché il nome AWorld?<br />

Noi viviamo nel mondo A, l’unico che<br />

Da sinistra, Alessandro Armillotta, Marco Armellino e Alessandro Lancieri, fondatori di AWorld<br />

26


abbiamo a disposizione perché non<br />

esiste un pianeta B. Vogliamo bene a<br />

questa Terra e dobbiamo preservarla.<br />

Come funziona?<br />

È come un “Frankenstein” che unisce<br />

tecniche di vendita cinesi e conoscenza<br />

delle Nazioni Unite con un’anima italiana.<br />

Ci siamo mossi con l’obiettivo di creare<br />

una maggiore consapevolezza utilizzando<br />

il sistema del gioco a punti, come abbiamo<br />

imparato in Cina. Più azioni compi<br />

e più ottieni punti che si tradurranno in<br />

buone pratiche per la Terra.<br />

Spiegaci meglio…<br />

AWorld sfida la community a entrare in<br />

azione per raggiungere alcuni obiettivi,<br />

per esempio risparmiare in due mesi<br />

200 tonnellate di CO 2<br />

. Per ogni target<br />

raggiunto un partner mette in palio un<br />

premio destinato alla Terra, come la<br />

piantumazione di alberi, l’acquisto di un<br />

pozzo o di boe che raccolgono la plastica<br />

in mare.<br />

Peccato che una vita sostenibile sia<br />

spesso vista come una vita di rinunce.<br />

È vero. Vogliamo far capire che basta<br />

veramente poco per generare un impatto<br />

positivo. Una doccia che dura cinque<br />

minuti anziché dieci fa risparmiare<br />

47 litri d’acqua. Non bisogna per forza<br />

smettere di mangiare carne, ma provare<br />

a fare un pasto vegetariano una volta<br />

a settimana. Il punto vincente sono le<br />

piccole azioni compiute dalla collettività.<br />

Anche nei trasporti dobbiamo fare<br />

scelte green.<br />

Tra le buone azioni c’è quella di prendere<br />

il treno e non l’aereo. Per noi il viaggio<br />

Milano-Roma si fa solo così, è diventato<br />

uno stile di vita. Il treno è il trasporto del<br />

futuro, magari da affiancare a un veicolo<br />

elettrico o un monopattino per raggiungere<br />

la stazione da casa e viceversa.<br />

Aziende e governi stanno facendo abbastanza?<br />

Sono convinto che questa sensibilizzazione<br />

parta dal basso per andare verso<br />

l’alto. Molte persone, soprattutto i giovani,<br />

nelle loro azioni quotidiane sono<br />

molto attente al risvolto ambientale.<br />

Un libro che ti ha ispirato?<br />

La nazione delle piante di Stefano Mancuso,<br />

pubblicato da Laterza. Mi ha fatto<br />

capire l’importanza di alberi, erba e foglie<br />

e la loro trasformazione avvenuta in<br />

milioni di anni. Ho scoperto che il nostro<br />

pianeta è in vita grazie a pochi elementi<br />

fondamentali: il sole e le piante che<br />

ogni giorno fanno il miracolo di trasformare<br />

l’anidride carbonica in ossigeno.<br />

Come vedi il futuro?<br />

Viviamo in un mondo dove un albero,<br />

dal punto di vista finanziario, vale più<br />

da morto che da vivo. Lo stesso accade<br />

per un elefante: sono più preziose<br />

le sue zanne che la sua salute. Fino a<br />

quando l’economia ragionerà così e<br />

non ci saranno regole precise per la<br />

salvaguardia del pianeta, lasceremo un<br />

mondo peggiore alle prossime generazioni.<br />

aworld.org<br />

aworld.actnow<br />

27


GUSTA & DEGUSTA<br />

di Andrea Radic Andrea_Radic andrearadic2019<br />

ANTONIO CHIODI LATINI<br />

UN CUOCO CHE PARTE DALLA TERRA<br />

Antonio Chiodi Latini<br />

sione siano in grado di generare gusto e soddisfazione. Come<br />

in Dedicato A. Parmantier: piatto di patate e intingoli vari dove<br />

Antonio gioca con le mani “sanificate” dal rosmarino affinché il<br />

profumo della pianta aromatica resti sulle dita e accompagni<br />

il boccone, o in Ère Noir, sublimazione della cipolla, massima<br />

esasperazione della terra.<br />

antoniochiodilatini.com<br />

ALESSANDRO ROSSI<br />

ELEGANZA DI UNA CUCINA CHE SCEGLIE L’AMBIENTE<br />

«<br />

Sono cresciuto sul confine tra Umbria e Toscana,<br />

in una famiglia dove l’orto era la principale fonte<br />

di cibo. Arrivato a Marina di Grosseto, quella<br />

realtà mi è mancata». C’è un profondo rispetto per la natura<br />

e per la terra alla base del talento del giovane chef Alessandro<br />

Rossi, confermato dalla stella Michelin assegnata<br />

Alessandro Rossi<br />

Dopo 50 anni di onorato mestiere di cuoco secondo<br />

i dettami degli chef francesi Georges Auguste<br />

Escoffier e Marie Antoine Carême, Antonio Chiodi<br />

Latini ha ribaltato il paradigma. Lasciata la cucina onnivora,<br />

ha tratto nuova ispirazione dal nutrizionista statunitense Colin<br />

Campbell e il suo libro The China Study e dalla Trilogia del<br />

teosofo Rudolf Steiner, fino alle teorie sul biologico e la permacultura<br />

del divulgatore scientifico Dario Bressanini. Tecnica,<br />

scienza e passione per trasformare i prodotti della terra in<br />

piatti di alta cucina, rendendo una patata o una cipolla protagoniste<br />

del fine dining.<br />

«Non ritengo la mia cucina vegana ma olistica, tradizionale:<br />

parte dalla terra, forma più sincera del gusto primordiale, per<br />

raccontare storie e cambiamenti climatici. Un piatto è uno<br />

scopo, un coinvolgimento, una teatralità. Molti segnali mi<br />

spingevano verso questo cambiamento, mi ritengo fortunato<br />

ad averli colti», spiega Chiodi Latini guardando avanti. «Gli alimenti<br />

non avranno più una componente animale e si partirà<br />

dal seme per giungere al piatto, spettacolarizzazione del prodotto<br />

vegetale, frutto di profonde conoscenze agronomiche».<br />

Per vivere la piacevolezza della sua cucina, occorrono un treno<br />

per Torino e la voglia di scoprire quanto la tecnica e la paspochi<br />

mesi fa. Sull’acqua del porticciolo turistico si affacciano<br />

i tavoli del Gabbiano 3.0, ma è a pochi chilometri nell’immediato<br />

entroterra maremmano che Rossi ha proseguito il<br />

sogno interrotto. «Un appezzamento di terra dal quale trarre<br />

prodotti e idee per declinare al meglio il gusto della stagionalità<br />

vegetale. Il pomodoro pesca con la pelle pelosa e il<br />

tomatillo sudamericano sono solo due delle 300 varietà di<br />

pomodori del mio orto. E poi ci sono verdure come le foglie<br />

di senape bicolore, tutta la varietà che ci piace a partire dal<br />

seme».<br />

Un orto coltivato a mano, senza utilizzo di prodotti chimici,<br />

concimi sintetici o diserbanti. Frutta, verdura e piante aromatiche<br />

saranno protagoniste dei nuovi menù del ristorante nel<br />

pieno rispetto della materia prima e della natura. «Andrò io<br />

stesso a raccogliere le verdure la mattina prima di andare in<br />

cucina dove, per la prima volta, proporremo tre menù degustazione:<br />

di carne, di pesce e vegetariano». Rossi, insieme ai<br />

cugini e soci del Gabbiano 3.0, Marco e Riccardo Tomi, non<br />

segue le mode del momento, ma solo il desiderio di dimostrare<br />

quanto la terra possa essere artefice della nostra soddisfazione<br />

gastronomica.<br />

ilgabbianotrepuntozero.it<br />

28


ANDREA DI FABIO<br />

QUANDO LE PERSONE FANNO LA DIFFERENZA<br />

«<br />

scorso abbiamo fatturato 37 milioni di<br />

euro, prodotto 12,5 milioni di bottiglie e coltivato<br />

2.700 ettari di vigneti tra Abruzzo, Puglia L’anno<br />

e Molise». Questi i numeri di Cantina Tollo sciorinati dal direttore<br />

generale Andrea Di Fabio, a cui si aggiungono le 12mila<br />

bottiglie vendute della maison Champagne Jean Noel Haton,<br />

un’azienda familiare indipendente fondata nel 1928 con<br />

sede a Damery, in Francia, e proprietaria di vigneti con i migliori<br />

cru di champagne. «Abbiamo deciso di dare alla nostra<br />

rete di venditori un’ulteriore opportunità per aumentare<br />

il portafoglio prodotti formato da Cantina Tollo, Auramadre<br />

(marchio di vini biologici multiregionali dal Primitivo al Lambrusco,<br />

ndr) e Feudo Antico. Uno champagne scelto con i<br />

medesimi principi della nostra impresa, altissima qualità e<br />

ottimo rapporto qualità prezzo, e con la professionalità di<br />

Pascal Tinari, sommelier del ristorante Villa Maiella di Guardiagrele<br />

(CH) che lo conosceva e sapeva essere in linea con<br />

le nostre aspettative, scelte qualitative e coerenza stilistica».<br />

Le bottiglie molto buone vanno anche vendute e su questo<br />

Di Fabio ha idee molto chiare: «Nonostante il successo<br />

dell’online, mi viene difficile pensare a un futuro del vino<br />

senza il ruolo dell’agente, vero ambasciatore sul territorio».<br />

Sono donne e uomini a fare la differenza, sia quando si produce<br />

sia quando si vende.<br />

Brut Reserve, di bel corpo e pienezza, Brut Rosé, intenso e<br />

verticale, Cuvée Noble Vintage, potente e vellutato, e il superbo<br />

Blanc de Blanc Millésimé sono le quattro etichette di<br />

Haton. Declinano champagne di grande equilibrio olfattivo<br />

tra pienezze floreali e delicatezze dei frutti. Pieni e generosi<br />

al palato, complessi e di elegantissima struttura, con lunghi<br />

finali da apprezzare totalmente.<br />

cantinatollo.it | champagne-haton.com<br />

Andrea Di Fabio<br />

LAURA GATTI<br />

PER FERGHETTINA LA QUALITÀ È BIO<br />

Una storia di passione e determinazione quella<br />

della famiglia Gatti e della loro azienda agricola<br />

Ferghettina, ad Adro (BS), nel cuore della Franciacorta.<br />

In 200 ettari lavorati con capacità e visione, le loro<br />

bollicine si distinguono per eleganza e raffinato equilibrio.<br />

Nel 2014, i Gatti scelgono di passare al biologico non per<br />

Laura e Matteo Gatti<br />

moda ma per profonda convinzione. «Una scelta morale,<br />

che neppure scriviamo in etichetta. Anche i vini hanno trovato<br />

più rotondità, equilibrio e complessità con la coltivazione<br />

bio in vigna, perché le viti devono imparare a vivere in<br />

modo indipendente», spiega Laura.<br />

L’avventura vinicola inizia nella vendemmia del 1991 con<br />

Roberto Gatti e sua moglie Andreina. Oggi, con loro, i figli<br />

Laura e Matteo, entrambi laureati in enologia. Matteo ha<br />

inventato e brevettato la bottiglia a base quadrata, i cui lati<br />

più ampi e piatti consentono una maggiore permanenza<br />

del vino sui lieviti.<br />

Una linea stilistica, quella di Ferghettina, che declina equilibrio,<br />

carattere e originalità: «Dipende dalla tipologia del<br />

prodotto e dall’identità che vuoi dare», aggiunge Laura.<br />

«Nel Saten è molto forte, legata al territorio, Chardonnay<br />

al 100%. Altre tipologie uniscono questa eleganza alla forza<br />

del Pinot Nero, un vitigno che ha bisogno di tanta cura e<br />

che adoro al punto di aver creato Eronero, prodotto solo<br />

in alcune annate». Un Blanc de Noir nel quale gli aromi di<br />

frutta rossa e scura si sposano con brillante freschezza e<br />

solenne eleganza in una bollicina di perfetta struttura e godibilissima<br />

lunghezza. «La soddisfazione più bella? Vedere<br />

con quale rapidità un calice di Ferghettina diventa vuoto»,<br />

conclude brindando con una vecchia annata, un 2005 stappato<br />

à la volée.<br />

ferghettina.it<br />

29


WHAT’S UP<br />

NATURALMENTE<br />

LUCA BARBARESCHI PRESENTA<br />

IL NUOVO TALK SHOW, IN BARBA<br />

A TUTTO, DAL 19 APRILE SU RAI3.<br />

E SPIEGA COME RILANCIARE IL<br />

TEATRO DOPO LA PANDEMIA<br />

di Gaspare Baglio<br />

gasparebaglio<br />

© Assunta Servello<br />

Se c’è un personaggio che riesce sempre a risvegliare<br />

l’attenzione quello è Luca Barbareschi. Un<br />

uomo dalla carriera esplosiva: attore, regista, presentatore,<br />

produttore e direttore artistico del Teatro Eliseo<br />

di Roma. Dopo aver sperimentato se stesso in ogni<br />

ruolo, torna in tv su Rai3 con In barba a tutto, talk<br />

show pop destinato alla seconda serata del lunedì,<br />

in onda dal 19 aprile. Al centro del format, interviste<br />

trasgressive, zeppe di autoironia e sense of humor,<br />

nello stile del conduttore che abbiamo imparato a<br />

conoscere con Il grande bluff su Canale 5 e Barbareschi<br />

Sciock su La7.<br />

Cosa caratterizza il suo nuovo programma?<br />

Una satira leggera con temi alti, importanti. Cercherò<br />

di provocare un po’ e rompere questa<br />

omertà del politically correct che addormenta il<br />

cervello del mondo.<br />

Effettivamente la satira sembra mancare da un<br />

po’…<br />

Manca da quando molti comici, invece di fare il<br />

loro lavoro, hanno cominciato a parlare di politica.<br />

La satira deve essere laica, anarchica.<br />

Se invece per dieci anni te la prendi con Giulio<br />

Andreotti e poi con Bettino Craxi, Silvio Berlusconi<br />

o Matteo Renzi non è satira.<br />

E che cos’è?<br />

Un gioco che, come dice la grande poetessa<br />

Cristina Campo, fa rima con nulla. Adesso<br />

tutto è sfociato nel pensiero politicamente<br />

corretto: si crea un tribunale morale su<br />

qualsiasi artista e questo rappresenta la<br />

fine, è l’imposizione di una lingua artificiale,<br />

la neolingua orwelliana.<br />

Anche il giornalismo ha perso la sua<br />

funzione dirompente. Io amo quando<br />

mi mettono in difficoltà, però è una<br />

chiave che non vedo mai nei talk italiani.<br />

Come si traduce questo suo pensiero<br />

nel nuovo show?<br />

30


SCORRETTO<br />

Ci saranno diversi faccia a faccia<br />

molto veloci e divertenti. Vorrei giocare<br />

come fanno i colleghi americani,<br />

tipo il conduttore tv Jay Leno,<br />

con un filo d’ironia costante anche su<br />

temi delicati. O anche come ho visto<br />

fare in un programma tedesco molto<br />

divertente sul tema della disabilità:<br />

ho cercato di portarlo qui, ma nessuno<br />

ha voluto farlo.<br />

Come mai?<br />

Perché è uno show in cui le persone<br />

con disabilità si prendono in giro. Si<br />

tratta l’argomento con sensibilità ma<br />

senza il pietismo del finto dolore. Chi<br />

vive la disabilità ha elaborato la cosa<br />

e ci scherza sopra.<br />

Che tipo di ospiti avrà?<br />

Astronauti, scienziati, persone che<br />

hanno qualcosa da dire, ma anche<br />

spiritose. Il programma è posizionato<br />

dopo Report per intercettare un<br />

pubblico che ha ancora bisogno di<br />

elaborare. L’obiettivo è intervistare<br />

ministri o attori nel rispetto dei ruoli,<br />

nel tentativo di tirar fuori qualcosa e<br />

permettere all’ospite di esprimersi<br />

superando i cliché.<br />

Lei è anche un uomo di teatro. Che<br />

ne pensa di questa chiusura per la<br />

pandemia?<br />

Credo si debba sfruttare il Covid-19<br />

come un’opportunità per resettare il<br />

sistema teatrale italiano che è fallito,<br />

morto, da 30 anni. Non crea più<br />

eccellenze e quando ci sono – come<br />

per esempio la Carrozzeria Orfeo –<br />

non hanno una residenza, le nomine<br />

delle direzioni artistiche sono politiche<br />

e non di merito, qualità o sapienza.<br />

Manca un sistema industriale<br />

alla base.<br />

Quindi?<br />

Invece di fare l’elemosina e cadere<br />

nella retorica del “non interrompere<br />

l’emozione”, prendiamo esempi<br />

virtuosi come quello tedesco, in cui<br />

il 2% del Pil va al teatro dal vivo. E<br />

chiediamoci come possiamo competere<br />

con la qualità interpretativa<br />

degli attori dello Schauspiel Stuttgart,<br />

che sanno alternare spettacoli<br />

di repertorio e novità. Quale continuità<br />

industriale può esserci se<br />

non si può programmare? All’estero<br />

stanno pensando già alla stagione<br />

2023/2024. Bisogna investire in formazione,<br />

eccellenza degli spettacoli<br />

e continuità creativa.<br />

Soluzioni per uscire dall’impasse?<br />

Smettere di piangersi addosso e<br />

lavorare sull’industria dello spettacolo.<br />

La politica e le commissioni<br />

vanno istruite portando soluzioni ai<br />

problemi e non chiedendo solo soldi.<br />

Puntiamo sui più bravi, su chi sa<br />

fare questo mestiere.<br />

Lei fa questo lavoro da anni e ha<br />

una carriera solida. Come se l’è costruita?<br />

Con umiltà, passione e scegliendo<br />

collaboratori bravi.<br />

lucabarbareschi.com<br />

barbareschiluca<br />

Luca Barbareschi con Massimo De Lorenzo nello spettacolo teatrale Cyrano de Bergerac<br />

31


WHAT’S UP<br />

© Filiberto Signorello<br />

DESTINAZIONE<br />

ESTATE<br />

DOPO SANREMO, IL CANTAUTORE INDIE FULMINACCI<br />

PUNTA AL SUMMER TOUR. PER POTER PRESENTARE<br />

FINALMENTE LIVE IL NUOVO ALBUM TANTE CARE COSE<br />

di Gaspare Baglio<br />

gasparebaglio<br />

Èuna delle più belle rivelazioni<br />

indie degli ultimi anni. Non<br />

è un caso, quindi, se la sua<br />

Santa Marinella è arrivata fino al palco<br />

più importante, quello dell’Ariston, durante<br />

la 71esima edizione del Festival di<br />

Sanremo. Subito dopo è uscito il nuovo<br />

album Tante care cose che, oltre al brano<br />

presentato nella Città dei Fiori, contiene<br />

le hit Canguro e Un fatto tuo personale.<br />

La chiacchierata con Filippo Uttinacci<br />

(questo il suo vero nome, ndr) avviene<br />

rigorosamente tramite videochiamata.<br />

Allora, com’è andata a Sanremo?<br />

Mi sono divertito come un pazzo e ho<br />

imparato il linguaggio televisivo, una lezione<br />

importante per il mio lavoro. Oltre<br />

che una grande occasione per farmi conoscere.<br />

Eppure non è stato il classico festival...<br />

Ho avuto la fortuna di non averlo vissuto<br />

prima. Me ne parlavano come di un<br />

gigantesco luna park di eventi e divertimento.<br />

Quest’anno è stato diverso ma io<br />

sono comunque un sedentario che non<br />

ama le feste , ma preferisce una birretta<br />

con gli amici.<br />

Come se la passa la musica oggi?<br />

Finché non torniamo ai live con la gente<br />

appiccicata che canta non possiamo viverla.<br />

Ci arriva alle orecchie solo con dispositivi<br />

e piattaforme, e meno male che<br />

esistono. Anche se, in Australia, i Tame<br />

Impala hanno fatto finalmente un concerto<br />

sold out senza problemi, notizia<br />

vissuta come una piccola luce in fondo<br />

al tunnel.<br />

Nell’album c’è un brano curioso: Miss<br />

Mondo Africa. Ce lo spieghi?<br />

È lo spin-off di Le ruote, i motori!: quattro<br />

ragazzi bighellonano su un muretto del<br />

lungotevere, il sabato pomeriggio dopo<br />

la scuola. Un giovane senegalese si avvicina<br />

e racconta la sua vita ripetendo<br />

la filastrocca: «Africano bianco, bello<br />

abbronzato, Miss Mondo Africa, playboy<br />

Africa». Ho pensato la canzoncina<br />

su uno standard soul, cambiando linea<br />

melodica: è la fotografia di un momento<br />

di coesione e sorrisi.<br />

Nei tuoi testi è sempre molto presente<br />

la sera. Perché?<br />

È il momento della riflessione, quando<br />

gli impegni sono conclusi e arrivano le<br />

preoccupazioni per i giorni successivi, i<br />

pensieri su ciò che si poteva fare meglio,<br />

ma anche le idee per le canzoni. La sera,<br />

in particolare quella estiva, ha una grande<br />

potenza.<br />

Effettivamente nel disco si sente il sapore<br />

dell’estate…<br />

L’ultima in particolare è stata una finestra<br />

che ci ha permesso di respirare: si<br />

è potuto fare qualcosa in più, con meno<br />

preoccupazioni. Ho capito l’importanza<br />

di stare con gli amici, la cosa che mi<br />

commuove di più al momento.<br />

Prossimo viaggio?<br />

In tour, all’arrivo della bella stagione,<br />

quando si potranno realizzare live all’aperto,<br />

anche se distanziati e con la mascherina.<br />

E per fortuna, altrimenti questo<br />

disco quando lo suono?<br />

fulminacci<br />

32


VITA DA INFLUENCER<br />

GIULIA DE LELLIS INTERPRETA UNA STAR DEI SOCIAL NEL NUOVO FILM<br />

DI MICHELA ANDREOZZI, DAL 4 APRILE SU SKY CINEMA E NOW TV<br />

di Gaspare Baglio<br />

gasparebaglio<br />

Iprimi passi nello showbiz li ha mossi col programma Uomini e donne di Maria De Filippi, su Canale 5. Poi è arrivata<br />

la partecipazione come concorrente al Grande Fratello Vip e la consacrazione a star dei social network, con più di<br />

cinque milioni di follower su Instagram. Giulia De Lellis è uno dei personaggi del momento. Il 4 aprile, su Sky Cinema<br />

e NOW TV, debutta nel film Genitori vs influencer di Michela Andreozzi, con Fabio Volo, Nino Frassica e Paola Minaccioni.<br />

Che personaggio interpreti?<br />

Ele-O-Nora, una giovane influencer con un bel caratterino, un po’ simile a me. È un’eterna romantica,<br />

entra delicatamente nella vita di Paolo – un professore di filosofia vedovo di cui<br />

si innamora – e della figlia Simone (alla francese, ndr), fino a stravolgerla.<br />

Com’è stata la prima volta da attrice?<br />

La ricorderò per sempre. La notte prima delle riprese ho dormito pochissimo<br />

e ho continuato a ripassare la parte. Ero emozionatissima, nonostante fossi<br />

molto preparata. Poi, sul set, quando la regista Michela Andreozzi ha gridato<br />

«Azione!», è come se fossero sparite tutte le persone intorno a me e ho fatto<br />

del mio meglio. Nonostante sia molto severa con me stessa, sono soddisfatta:<br />

ho ricevuto complimenti anche da esperti del settore.<br />

Difficoltà sul set al tempo del Covid-19?<br />

Intorno a un film lavorano tante persone. Facevamo i tamponi molecolari<br />

ogni 48 ore e quelli rapidi più di una volta al giorno quando cambiavamo<br />

location. Il team è stato straordinario, super organizzato e non ci ha fatto<br />

pesare la situazione. Si sono presi cura di noi senza sottovalutare niente.<br />

Da influencer, che tipo di comunicazione hai scelto per questo periodo?<br />

Cerco di dare messaggi di positività, leggerezza e gioia visto che siamo<br />

bombardati da notizie che generano ansia. Il mio obiettivo è non perdere<br />

la serenità e regalarla anche a chi mi segue.<br />

Senti una certa responsabilità, quindi…<br />

Sì e cerco di dare l’esempio, tirando fuori la parte migliore di me. A volte<br />

sbaglio, ma sono umana, può capitare. Però resto me stessa, con i<br />

miei valori: chi mi conosce sa che sono sincera.<br />

Presto condurrai su Real Time il reality Love Island, che vede uomini<br />

e donne single vivere insieme in una villa, nella speranza di<br />

trovare l’amore.<br />

Dopo essere andato in onda in 18 nazioni, finalmente questo format<br />

arriva anche da noi: sono contenta ed emozionata di essere<br />

il volto della versione italiana.<br />

Dove andrai appena si potrà viaggiare senza problemi?<br />

Vorrei andare al mare con le mie nipotine, non aspettano<br />

altro.<br />

giuliadelellis103<br />

STAZIONI D’ITALIA<br />

Il tour degli scali nazionali prosegue su Rai Radio Live<br />

ogni venerdì, alle 9 e in replica alle 16, con il racconto<br />

delle grandi e piccole Stazioni d’Italia. Il programma<br />

condotto da Valentina Lo Surdo ha superato le 30 puntate<br />

e ospitato sindaci, musicisti, storici, esperti di turismo e<br />

cittadini appassionati del mondo ferroviario. All’inizio della<br />

trasmissione viene lanciata una canzone scelta tra le tante<br />

ispirate a treni e binari. Gli ascoltatori possono suggerire il<br />

brano preferito scrivendo a radiolive@rai.it.<br />

raiplayradio.it/programmi/stazioniditalia<br />

33


WHAT’S UP<br />

CHI RIDE È FUORI<br />

IL COMICO ANGELO PINTUS, STAR DI AMAZON PRIME VIDEO, SI<br />

DIVIDE TRA IL COMEDY SHOW CONDOTTO DA FEDEZ CON MARA<br />

MAIONCHI E UNA SITCOM SULLA SUA VITA PRIMA DEL SUCCESSO<br />

di Gaspare Baglio<br />

gasparebaglio<br />

Dieci comici molto famosi chiusi in uno studio per una sfida<br />

senza precedenti: non ridere alle battute altrui per sei ore<br />

consecutive. Ecco il comedy show LOL - Chi ride è fuori, dal<br />

1° aprile su Amazon Prime Video. Condotto da Fedez e Mara Maionchi,<br />

il format ha per protagonisti Elio, Caterina Guzzanti, Lillo, Frank<br />

Matano, Katia Follesa, Ciro e Fru dei The Jackal, Michela Giraud,<br />

Luca Ravenna e Angelo Pintus.<br />

Il comico e imitatore triestino, lanciato dal programma di Italia1<br />

Colorado e consacrato dallo spettacolo teatrale record di sold out<br />

50 sfumature di Pintus, ha deciso di partecipare allo show dopo aver<br />

visto la versione messicana. «Mi sono detto: “Perché no?”. In fondo si<br />

trattava di stare chiuso in uno studio, con persone che già conoscevo,<br />

senza preparare esibizioni».<br />

Cosa ti fa ridere oggi?<br />

Ultimamente mi sono fatto grasse risate quando hanno detto che<br />

avrebbero riaperto i teatri dal 27 marzo...<br />

Come vive la pandemia chi, per lavoro, deve fare divertire gli altri?<br />

Dal primo lockdown ho cominciato a utilizzare un po’ di più<br />

facebook e instagram e, per assurdo, ho vinto un premio<br />

come comico sui social per il 2020. Questo fa capire il<br />

livello dello stress mentale di tutti. A parte gli scherzi,<br />

senza i live non è facile. Si fatica a trovare energia<br />

positiva in giro. Anche girare la sitcom per Prime Video<br />

Before Pintus è stato difficile.<br />

Dicci qualcosa di più su questo progetto.<br />

Racconta la mia vita prima di fare il comico: mi sono<br />

improvvisato cameriere e ho vissuto a scrocco da un<br />

amico. Nel cast ci sono Maurizio Casagrande e un sacco<br />

di ospiti. Un progetto carino che, in questo momento,<br />

mi fa bene. Vorrei tornare presto a esibirmi dal vivo:<br />

le persone hanno bisogno di uscire e farsi due risate.<br />

La cosa più divertente in tempo di pandemia?<br />

Il modo tutto italiano di prendere le cose. Ogni giorno ti<br />

svegli e ti chiedi: «Ma oggi che colore è? Rosso? Arancione?».<br />

O la prendi così o la prendi male. Poi vorrei<br />

sapere cosa passa nella testa di quelli che sono da<br />

soli, in macchina, con la mascherina. A livello di fastidio<br />

per me hanno superato quelli con il monopattino<br />

(ride, ndr). È un igienismo che non ha senso,<br />

anche perché conosco gli uomini: sono gli stessi<br />

che mangiano le noccioline in un bar dopo aver fatto<br />

la pipì e non essersi lavati le mani (ride, ndr).<br />

Prossimo viaggio?<br />

Da mio papà, a Trieste, con un bel Frecciarossa da Milano.<br />

Ci manca la libertà di muoversi liberamente per<br />

l’Italia.<br />

PintusOfficial<br />

pintus21may<br />

34


UN TRENO DI LIBRI<br />

Invito alla lettura di Alberto Brandani<br />

[Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]<br />

In viaggio con il Prof<br />

QUANDO TORNERÒ<br />

LA “SOSTENIBILITÀ” DEGLI AFFETTI<br />

E L’EPOPEA DELLE BADANTI DALLA ROMANIA ALL’ITALIA<br />

Una nuova prova d’autore<br />

per Marco Balzano, anche<br />

se il titolo di questo libro si<br />

lega simbolicamente all’ultimo grande<br />

successo, Resto qui. D’altronde,<br />

l’attenzione alle tradizioni si coglie<br />

anche nei due bellissimi versi del sottotitolo:<br />

«Passa sotto la nostra casa,<br />

qualche volta / volgi un pensiero al<br />

tempo ch’eravamo ancora tutti» (cfr.<br />

Mario Luzi, Il duro filamento).<br />

Balzano inizia questa sua opera con<br />

lo spirito di un archivista: ha visitato in<br />

Romania comunità e istituti di orfani<br />

bianchi, quei figli non più tali, affidati<br />

ai nonni e spesso alla strada e alla solitudine<br />

dell’alcolismo. E dà forma allo<br />

svolgersi della storia.<br />

Daniela parte dalla Romania per Milano,<br />

lasciando soli il figlio Manuel, la<br />

sorella Angelica e il marito. A nessuno<br />

di loro dice nulla, di lei resta solo un<br />

biglietto lapidario: «Ho trovato lavoro<br />

in Italia, devo andare, altrimenti non<br />

potrete più studiare e nemmeno mangiare<br />

come si deve».<br />

Emerge potente il mondo di sofferenze<br />

e privazioni di una madre, non lenite<br />

dai moderni strumenti tecnologici;<br />

l’ossessione del risparmio, per procurare<br />

alla propria famiglia una lavatrice<br />

nuova, un tetto solido sopra la testa,<br />

un liceo internazionale per Manuel; le<br />

telefonate e le videochiamate sono<br />

sempre più compulsive, in un crescendo<br />

di fredda ostilità che i due figli<br />

provano per Daniela. Mentre il padre<br />

si ubriaca sistematicamente e, dopo<br />

aver annunciato trionfalmente che<br />

avrebbe accomodato la mansarda,<br />

prima crolla nell’ozio e poi improvvisamente<br />

decide di fare il camionista<br />

in Siberia. Per sempre.<br />

Nonostante l’anaffettività, i figli pensano:<br />

«Almeno lui ci ha avvertito». Sullo<br />

sfondo, sempre solide e serene le figure<br />

dei nonni.<br />

La vita e gli anni scorrono così: Manuel<br />

è solo e depresso, beve e beve<br />

(e forse anche di più) e purtroppo scopre<br />

l’ebrezza della velocità in sella al<br />

motorino di un compagno. In una notte<br />

senza luce ha un terribile incidente<br />

che lo getta in un coma profondo.<br />

Daniela, a quel punto, lascia Milano<br />

e comincia a passare notte e giorno<br />

ininterrottamente nella stanza d’ospedale<br />

del figlio, infrangendo regole<br />

e divieti. Riuscirà a risvegliarlo e a risvegliare<br />

il suo grande amore per lei?<br />

Il tema centrale di tutto il libro è la<br />

“sostenibilità” dei propri affetti. Tutti i<br />

protagonisti vorrebbero sostenerne<br />

il più grande numero, ma la vita agra<br />

del villaggio non lo permette.<br />

Per Manuel, affetto significa essere<br />

accudito da nonna Rosa, che sferruzza<br />

eterni maglioni, e da nonno Michai,<br />

che lo porta a pescare le trote. «Magari<br />

si può fare», è la sua frase magica,<br />

diventata il perno del mondo di<br />

Manuel, fatto della sua terra e della<br />

natura, un microcosmo dentro il quale<br />

vorrebbe soffocare di affetto sua madre.<br />

Diversa la visione di Angelica, la figlia<br />

più grande. Nel piccolo villaggio<br />

ormai le manca l’aria, ha bisogno<br />

di Radu, il fidanzato, del suo lavoro a<br />

Berlino, del matrimonio subito, senza<br />

più curarsi delle miserie giornaliere. Le<br />

scene del matrimonio sembrano tratte<br />

dal cinema muto sovietico in bianco e<br />

nero.<br />

Daniela resta inchiodata dall’amore<br />

per i figli e dal mal d’Italia dovuto a un<br />

lavoro che la obbliga alla “sostenibilità”<br />

di tanti, forse troppi affetti, materiali<br />

e immateriali.<br />

E così Balzano, che ha iniziato questa<br />

sua opera con lo spirito scrupoloso e<br />

quasi notarile di un archivista, la conclude<br />

invece come amanuense di<br />

esistenze, sentimenti e dilemmi universali.<br />

Einaudi, pp. 208 € 18,50<br />

35


UN TRENO DI LIBRI<br />

BRANI TRATTI DA<br />

QUANDO TORNERÒ<br />

«Tu non dovevi nascere».<br />

Questa frase Moma me la ripete da<br />

sedici anni. Moma è mia madre, la<br />

chiamo così fin da bambino. Qualche<br />

tempo dopo la prima gravidanza l’avevano<br />

operata all’utero e le avevano<br />

detto che poteva scordarsi di avere altri<br />

figli: per evitare che s’illudesse glielo<br />

scrissero anche sul foglio di dimissioni.<br />

Forse proprio per questo Moma<br />

mi ha sempre amato come una pazza,<br />

perché da desiderio senza speranza<br />

sono diventato carne e ossa.<br />

Intesi, non che Moma non voglia bene<br />

a mia sorella. Angelica, poi, è impossibile<br />

non volerle bene: se con me non<br />

va d’accordo è solo perché pretende<br />

ogni minuto di dirmi cos’è giusto<br />

e cosa no. Pensa di poter disporre di<br />

me, ma io ormai so cucinare e lavarmi<br />

i vestiti. Non ho bisogno di nessuno.<br />

Angelica è organizzata e generosa.<br />

Se c’è da lavorare non si tira mai indietro.<br />

Anzi, è una che si sacrifica. Un<br />

giorno stavo disegnando in cucina<br />

con Moma, che da sempre sogna una<br />

stanza tutta sua da riempire con cavalletti<br />

e tavolozze, e le ho chiesto di dipingere<br />

la nostra famiglia come fossimo<br />

animali: Moma cavallo, papà lupo,<br />

io gatto. Per mia sorella, invece, avevo<br />

scelto un corpo d’asino, perché Angelica<br />

è così, tira la carretta finché non<br />

stramazza. «Stai in guardia da quelli<br />

che sgobbano senza mai lagnarsi,<br />

perché un giorno si stufano e tagliano<br />

la corda», diceva nonno Mihai. Prima<br />

Angelica mi stava più simpatica, andavamo<br />

quasi sempre d’accordo. Giocava,<br />

scherzava, correva con me tra i<br />

girasoli… E soprattutto rimaneva al suo<br />

posto. Dopo che Moma se n’è andata,<br />

invece, ha iniziato a trattarmi come<br />

un’educatrice e questa cosa mi faceva<br />

saltare i nervi. «È vero, hai otto anni<br />

in più, e allora?» le ribattevo a muso<br />

duro. Angelica non rispondeva. Quando<br />

si arrabbia mai che risponda, prende<br />

la bicicletta e se ne va per campi.<br />

In questo è identica a Moma: quelle<br />

due si sfogano sempre altrove e non<br />

ti dicono la verità neanche se piangi<br />

in cinese.<br />

Insomma, mia sorella è un somaro ma<br />

ha cervello da vendere e, come tutti<br />

quelli che ne hanno, ascolta tanto<br />

e parla poco. Quando per esempio<br />

non capisco i comportamenti di mia<br />

madre o i silenzi di mio padre chiedo<br />

a lei, e dopo averla ascoltata ogni<br />

cosa diventa chiara perché Angelica<br />

ha un’idea della vita, ragiona sui fatti.<br />

Io invece no, sono istintivo. Altrimenti<br />

non sarei in questo stato.<br />

Partiamo dall’inizio. Quel mattino ci<br />

siamo svegliati come al solito alle sei<br />

e ci siamo messi a cercare Moma per<br />

tutta la casa. A un certo punto abbiamo<br />

persino spostato i mobili, come<br />

se Moma fosse un anello o un mazzo<br />

di chiavi. Quando papà ha capito che<br />

sua moglie se n’era andata davvero,<br />

ha cominciato a prendere a calci le<br />

porte e a tirare pugni contro il muro. Io<br />

invece sono uscito sul pergolato, gridavo<br />

così forte il suo nome che dopo<br />

un po’ anche mio padre mi ha ordinato<br />

di piantarla.<br />

[...]<br />

– No, sarà sufficiente tenere steccata<br />

la spalla. Il neurologo crede che sia<br />

questione di tempo, come se il corpo<br />

avesse subito un trauma troppo grande<br />

da cui potrebbe riaversi soltanto<br />

dormendo. Potrebbe, – sottolinea alzando<br />

la testa.<br />

– Adesso cosa succederà?<br />

– Riposerà per tutto il tempo che gli<br />

occorre, – dice chiudendo il fascicolo<br />

e incrociando le braccia sotto il petto.<br />

© catalinbalau\AdobeStock<br />

In questa pagina e nella successiva, ragazze rumene in abiti tradizionali<br />

36


Un assaggio di lettura<br />

– Lei pensa che non sia stato un incidente?<br />

– domando con occhi vuoti.<br />

– Non lo so, signora. Era solo un dubbio<br />

che ci pareva sensato sottoporle,<br />

– dice con una voce più calda.<br />

– In ogni caso, credo che le farà bene<br />

parlare con uno psicologo. Qui in<br />

ospedale la può assistere il dottor Albescu.<br />

– Non penso di averne voglia.<br />

Lui rimane sorpreso e prima di parlare<br />

allarga le mani: – L’importante è non<br />

aspettarsi comprensione dai chirurghi.<br />

Noi siamo solo dei macellai in camice<br />

bianco.<br />

[...]<br />

Ero stufa di fare gli straordinari e di<br />

andare a pulire la casa di quella del<br />

piano sopra, così affettai la carne,<br />

aggiunsi i crauti e in un piatto preparai<br />

dei piccoli panini che poi avvolsi<br />

nella carta stagnola. Misi tutto dentro<br />

una busta di stoffa e andai al parco.<br />

Mi suonava in testa quella parola che<br />

aveva detto Clarissa: emancipata.<br />

A pensarci bene non l’avevo mai usata.<br />

In passato mi era capitato di dire<br />

libera, indipendente, ma emancipata<br />

mai. Cercai il significato preciso su internet<br />

e arrivai alla conclusione che io<br />

non dovevo emanciparmi né dai miei<br />

genitori, né da mio marito e nemmeno<br />

dal posto dove ero nata. Io dovevo<br />

emanciparmi soltanto da me stessa,<br />

e siccome durante il giorno sgobbavo,<br />

avevo il diritto di uscire di casa e<br />

di svagarmi senza sentirmi in colpa<br />

per voi, perché era soltanto per voi<br />

che facevo quella vita. Clarissa aveva<br />

ragione: potevo curarmi e vestirmi un<br />

po’ meglio senza paura di divertirmi<br />

per qualche ora. Il corpo di Giovanni,<br />

che dovevo maneggiare di continuo,<br />

mi faceva pensare a quando ero io a<br />

scegliere chi toccare e da chi essere<br />

toccata. Invece lui voleva che gli pulissi<br />

il naso come fosse una cosa dovuta,<br />

e se gli rispondevo di farselo da<br />

solo brontolava in dialetto: «Eh, ma io<br />

sono il tuo cliente!».<br />

Vagabondai per il parco, guardavo<br />

la luce del sole tra gli alberi e sopra<br />

il cielo di cristallo. Sembrava che la<br />

primavera fosse arrivata a liberarmi e<br />

di nuovo mi veniva in mente Rădeni,<br />

coi bucaneve e i fiori selvatici che ad<br />

aprile sbocciano ai margini del bosco,<br />

sotto gli alberi pieni di gemme.<br />

Certe volte, durante quelle passeggiate,<br />

ti mandavo delle foto e tu rispondevi<br />

che volevi essere con me.<br />

Allora mi sedevo sulla panchina e<br />

ti scrivevo lunghi messaggi pieni di<br />

promesse che però poi cancellavo<br />

all’istante: non aveva senso portarti<br />

in Italia, almeno finché non potevo<br />

permettermi un appartamento in affitto.<br />

Dopo aver messo a letto Giovanni<br />

perdevo ore a guardare gli annunci,<br />

ma solo facendo due conti c’era da<br />

toglierselo dalla testa. Avremmo dovuto<br />

andarcene in provincia, tirar fuori<br />

i soldi per i mezzi, tenere d’occhio le<br />

spese condominiali, fare attenzione a<br />

cosa comprare al supermercato. Non<br />

sarei riuscita a mettere via più niente e<br />

non ti avrei potuto portare nemmeno<br />

a mangiare una pizza.<br />

[...]<br />

Al mattino sembrava che dovesse<br />

piovere e io, all’idea che il pranzo<br />

all’aperto si sarebbe trasformato in<br />

un imbarazzante buffet in piedi pigiati<br />

nella nostra sala, stavo per avere una<br />

crisi di nervi. Avevo dormito dalla nonna<br />

con Natalia e Tania, che si era da<br />

poco laureata in Medicina col massimo<br />

dei voti. Siamo rimaste tutta la<br />

notte sedute sul letto a parlare, ogni<br />

tanto uscivamo fuori dalla porta per<br />

fumare una sigaretta. In quell’oretta<br />

che mi sono appisolata ho fatto un<br />

sogno: sono bambina e gioco a inseguire<br />

mio padre. Lo rincorro talmente<br />

veloce che a un certo punto il fiocco<br />

nei capelli che mi ha fatto mamma si<br />

scioglie e vola via. Io continuo a correre<br />

a perdifiato, e quando finalmente<br />

mi accorgo di averlo perso mi dispero<br />

rifiutando i suoi abbracci. «Bumba,<br />

non è colpa mia», mi ripete ossessivamente<br />

lui.<br />

Alle cinque siamo andate in cucina a<br />

prepararci il caffè e abbiamo trovato<br />

nonna Rosa che stava glassando<br />

i dolci col miele. Aveva già il ferro da<br />

stiro caldo per dare un’ultima passata<br />

al vestito.<br />

La cerimonia in chiesa è stata lunga<br />

e quel prete, a dir la verità, non mi è<br />

parso poi così originale. I nostri testimoni<br />

erano due amici, hanno letto<br />

una poesia e il testo di una canzone.<br />

Erano venuti anche i bambini dei vicini<br />

a cantare e Mario, di fianco all’altare,<br />

dirigeva col dito quel piccolo coro.<br />

Il pergolato era irriconoscibile, mamma<br />

aveva pulito anche i mattoni e tirato<br />

a lucido le piastrelle. Aveva foderato<br />

i tavoli con delle tovaglie fiorate che<br />

coprivano le sbucciature del legno,<br />

ghirlande e foglie di vite scendevano<br />

dal soffitto e dondolavano sotto il cielo<br />

coperto che c’era quel giorno. Sono<br />

arrivata a casa piena di riso nei capelli.<br />

Ad accoglierci sulla soglia c’erano le<br />

nostre nonne coi fazzoletti colorati in<br />

testa. Io baciavo chiunque e bevevo i<br />

© alexandrulogel\AdobeStock<br />

37


UN TRENO DI LIBRI<br />

Un assaggio di lettura<br />

bicchierini di grappa che il fratello di domandarmi se Manuel stava bene e<br />

Radu continuava a riempire prima di ripeteva che era contenta che ci fosse<br />

proporre brindisi e canti.<br />

un suo amico. Io le davo corda e le aggiustavo<br />

il vestito che le scendeva lar-<br />

Dopo l’aperitivo ci siamo seduti a tavola.<br />

Tutti tranne Manuel. Se ne stava go sui fianchi. Non c’era ragione che<br />

sul marciapiede che costeggia il fianco<br />

della casa con un piatto di pastic-<br />

Lo aveva detto anche lei, la memoria<br />

le raccontassi quello che non sapeva.<br />

cio di carne e una lattina di Coca-Cola è meglio che bruci.<br />

appoggiata per terra. Non era venuto<br />

nessuno dei suoi amici di scuola, no fatto cerchio attorno a due ragazzi<br />

Sono tornata tra gli invitati che aveva-<br />

nemmeno quei due che avevano coi violini. Erano zingari, con la carnagione<br />

olivastra, alti e baffuti, i capelli di<br />

detto che si sarebbero fatti accompagnare<br />

dai genitori. C’era solo Petru un nero lucido e il fisico scolpito sotto<br />

Popa, che a stento mi ha salutata con le camicie bianche e i panciotti aperti.<br />

Li aveva chiamati il fratello di Radu.<br />

un’alzata di ciglia. Aveva un cappellino<br />

nero che si tirava continuamente Ci siamo messi a ballare, e a furia di<br />

sulla fronte e anche lui mangiava il walzer e polche siamo lentamente<br />

pasticcio di carne bevendo Coca-Cola.<br />

Guardavano l’orto e l’aia del vicino, sulla strada di ghiaia. I vicini si sono<br />

usciti dal pergolato fino ad arrivare<br />

con le galline e i conigli che razzolavano,<br />

e a turno cambiavano canzone roteavano gonne e volavano sguar-<br />

uniti alle danze sempre più vorticose,<br />

sul cellulare che tenevano a tutto volume<br />

appoggiato alle lattine.<br />

degli amici aveva il fiatone gli zingari<br />

di accesi. Soltanto quando l’ultimo<br />

[...]<br />

hanno posato i violini e finalmente è<br />

Mamma veniva ogni dieci minuti a arrivata la torta. Prima di tagliarla io e<br />

Una scena del film Mar Nero (2008) di Federico Bondi<br />

© ANSA/DRN<br />

Radu siamo entrati in casa a darci una<br />

sistemata.<br />

– Non ci posso credere, tra poco saremo<br />

a Berlino, – ho detto prendendogli<br />

le mani mentre lui mi baciava sul<br />

collo.<br />

La torta, il papanași e i biscotti al miele<br />

erano buonissimi ma non riuscivo<br />

a mandare giù nemmeno l’aria, avevo<br />

solamente voglia di sciogliermi i<br />

capelli, levarmi i fermagli e stare con<br />

Radu. Invece mi è toccato ballare fino<br />

al tramonto e fare sorrisi mentre guardavo<br />

nella macchina fotografica e<br />

nelle telecamere dei telefoni. Anche<br />

mamma sorrideva, in posa con una<br />

mano sul fianco e l’altra appoggiata<br />

alla spalla di Manuel. Vorrei avere<br />

meno paura dell’amore che mi lega a<br />

lei, del destino che potrebbe assomigliare<br />

al suo. Vorrei avere meno paura<br />

del mio viso che col tempo diventerà<br />

sempre più uguale al suo viso scavato.<br />

Verso le sette la nonna è venuta col<br />

fazzoletto in testa a dirmi che rientrava.<br />

Non l’ho mai abbracciata così forte.<br />

A parte quelle brevi passeggiate con<br />

Manuel usciva solo per fare un po’<br />

di spesa al mercato. Non era venuta<br />

neanche una volta in ospedale, né<br />

durante la riabilitazione aveva voluto<br />

restare con noi a Iași. Nonna Rosa<br />

era rinsecchita, con le gote pallide e<br />

gli occhi acquosi, ma quel giorno il<br />

sorriso non aveva mai lasciato le sue<br />

labbra sottili e negli occhi riconoscevo<br />

lo stesso sguardo tenace che aveva<br />

quando ero bambina. Ho baciato<br />

a ripetizione le sue guance, finché lei<br />

mi ha scostato dicendo di conservare<br />

i baci per mio marito. Subito dopo<br />

se ne sono andati i genitori di Radu,<br />

con l’altra nonna che da qualche ora<br />

se ne stava in disparte vicino all’uscio.<br />

Petru ha salutato Manuel con una di<br />

quelle mosse da rapper, e in fretta ha<br />

raggiunto lo zio che lo era venuto a riprendere<br />

in macchina.<br />

Gli amici allora hanno annunciato<br />

che ci aspettavano al bar in piazza,<br />

si erano portati un cambio e prima di<br />

andarsene sono andati a turno in bagno<br />

a togliersi la giacca e l’abito per<br />

rimettersi jeans e magliette. Io e Radu<br />

li avremmo raggiunti per un ultimo<br />

bicchiere.<br />

[...]<br />

38


Lo scaffale della Freccia<br />

a cura di Alberto Brandani<br />

STAI ZITTA<br />

Michela Murgia<br />

Einaudi, pp. 128 € 13<br />

A volte si utilizzano parole che fanno<br />

sparire le donne dai luoghi pubblici,<br />

dalle professioni, dai dibattiti e dalle<br />

notizie. E di parole ingiuste si muore<br />

anche nella vita quotidiana, dove il<br />

pregiudizio che passa per il linguaggio<br />

uccide la possibilità di essere<br />

pienamente se stesse. Questo libro è<br />

uno strumento che evidenzia il legame<br />

mortificante tra i soprusi vissuti e le<br />

parole pronunciate e ascoltate.<br />

LA DISCIPLINA DI PENELOPE<br />

Gianrico Carofiglio<br />

Mondadori, pp. 192 € 16,50<br />

Penelope si sveglia nella casa di<br />

uno sconosciuto, dopo l’ennesima<br />

notte sprecata. Va via silenziosa e<br />

solitaria, attraverso le strade livide<br />

dell’autunno milanese. Comincia così<br />

un’appassionante investigazione che si<br />

snoda fra le vie inesplorate della città.<br />

Una scrittura che non lascia scampo<br />

e illumina una figura femminile dai<br />

tratti epici, durissima e fragile, carica di<br />

rabbia e di dolente umanità.<br />

LA CAREZZA DELLA MEMORIA<br />

Carlo Verdone<br />

Bompiani, pp. 224 € 17<br />

La memoria è una scatola. Aprirla,<br />

guardare, ricordare, raccontare: è il<br />

disordine delle immagini che arrivano<br />

dal passato ad accendere la narrazione<br />

di Carlo Verdone. Uno sguardo acuto,<br />

partecipe, a tratti impietoso a tratti<br />

melanconico, su Roma e sulla sua<br />

gente. Si ride, ci si commuove, si riflette;<br />

si incontrano celebrità e persone<br />

comuni, ugualmente illuminate dallo<br />

sguardo dell’artista e dell’uomo.<br />

LETTERE TRA DUE MARI<br />

Siri Ranva Hjelm Jacobsen<br />

Iperborea, pp. 334 € 14<br />

In principio il nostro pianeta era<br />

un’unica e felice distesa d’acqua.<br />

La terraferma squarciò la coltre<br />

primigenia in mari e oceani, che da<br />

allora cospirano un ingegnoso piano<br />

per sommergere tutto e tornare<br />

all’unità perduta. Una narrazione<br />

epistolare che, attraverso la voce<br />

delle acque, protagoniste dei<br />

cambiamenti climatici, racconta<br />

nascita e declino dell’umanità. G.B.<br />

FRECCIA VERDE: ANNO UNO<br />

Andy Diggle, Jock<br />

Panini Comics, pp. 152 € 19<br />

Giovane, bello e miliardario. Oliver<br />

Queen ha tutto quello che si può<br />

desiderare. Il tradimento di un amico<br />

e un tentato omicidio lo mettono in<br />

crisi. Su una sperduta isola deserta,<br />

a contatto con la natura, fa un<br />

viaggio dentro sé stesso. E capisce<br />

di cos’ha realmente bisogno per<br />

tornare nella sua Star City da (super)<br />

eroe. La versione moderna delle<br />

origini dell’arciere di smeraldo. G.B.<br />

FLOWER POWER<br />

Alessandra Viola<br />

Einaudi, pp. 176 € 16,50<br />

Una riflessione per promuovere i diritti<br />

e ridurre le ingiustizie nel mondo delle<br />

piante. Il popolo verde, silente e mite,<br />

è sempre più vilipeso e falcidiato dagli<br />

esseri umani, con migliaia di specie in<br />

via d’estinzione, nonostante offra loro<br />

ossigeno e sopravvivenza. Occorre una<br />

Dichiarazione universale dei diritti delle<br />

piante, sorelle verdi che assistono e<br />

provvedono senza chiedere niente in<br />

cambio. S.G.<br />

39


Lo scaffale ragazzi<br />

a cura di Claudia Cichetti<br />

cichettic<br />

’45<br />

Maurizio A. Quarello<br />

Orecchio Acerbo, pp. 32 € 19 (da 11 anni)<br />

Un libro senza testo fatto di immagini<br />

che raccontano la Liberazione. Tra<br />

le pagine si intrecciano le vicende<br />

dell’inverno del ’45 – i rastrellamenti,<br />

le rappresaglie dell’esercito, le azioni<br />

partigiane contro i repubblichini e i<br />

tedeschi – con la storia privata di una<br />

donna qualunque, Maria, e le sue<br />

apprensioni per il marito combattente<br />

e il figlio alpino in Russia. Fino al<br />

momento cruciale dell’insurrezione e<br />

del ritorno a casa.<br />

UNA PARTIGIANA DI NOME TINA<br />

Anselmo Roveda, Sandro Natalini<br />

Coccole books, pp. 72 € 9,90<br />

(9-11 anni)<br />

La storia un po’ romanzata di Tina<br />

Anselmi e delle ragazze che durante<br />

la Resistenza hanno avuto un ruolo<br />

nell’azione partigiana, opponendosi<br />

all’oppressione e alla violenza. Una<br />

giovane Tina, nome di battaglia<br />

Gabriella, poi più volte ministra della<br />

Repubblica, in un racconto che parte<br />

dalla scelta di lotta, prima individuale<br />

e poi collettiva, compiuta da molti<br />

giovani della sua generazione.<br />

QUEI SEI CONTRO L’INQUINAMENTO<br />

Squadra CCM<br />

Giunti, pp. 96 € 7,90 (da 8 anni)<br />

Chiusi nelle loro stanze durante il primo<br />

lockdown, 12 ragazzini cominciano a<br />

scrivere la cronaca delle loro emozioni.<br />

Nasce così una storia sull’inquinamento:<br />

sei piccoli eroi finiscono in un<br />

mondo lontano dal nostro, distopico,<br />

dove vivono mostri infestanti. I sei<br />

protagonisti, però, riescono a salvare<br />

quel pianeta contaminato e a tornare nel<br />

nostro, felici e in sintonia con la natura.<br />

Un eco-racconto per aiutare i bambini a<br />

tenere a distanza le loro paure.<br />

IL VIAGGIO SEGRETO DEI VIRUS<br />

Ilaria Capua<br />

De Agostini, pp. 176 € 13,90<br />

(da 11 anni)<br />

Abbiamo imparato a conoscerla per<br />

i suoi approfondimenti sul Covid-19.<br />

Ilaria Capua, scienziata da oltre 30<br />

anni, con questo libro dedicato ai<br />

più giovani intraprende un viaggio<br />

alla scoperta di 11 virus che hanno<br />

inciso sulla storia degli esseri umani.<br />

Un approfondimento sul mondo<br />

naturale perché la conoscenza<br />

è fondamentale per prevenire<br />

un problema, ma soprattutto per<br />

vincere la paura. S.G.<br />

GALILEO GALILEI. IL MESSAGGERO<br />

DELLE STELLE<br />

Francesco Niccolini, Massimiliano<br />

Favazza<br />

Becco Giallo, pp. 128 € 17 (da 13 anni)<br />

La vita di Galileo Galilei, padre della<br />

scienza moderna e della rivoluzione<br />

scientifica, narrata da strisce e disegni a<br />

matita. Con il lancio di due satelliti parte la<br />

costruzione della Costellazione Galileo,<br />

che permetterà l’aggiornamento del GPS<br />

europeo. Da questo evento prende spunto<br />

il racconto dell’astronomo, matematico<br />

e ricercatore di stelle che, tra il ‘500 e<br />

‘600, ha ribaltato la visione geocentrica e<br />

rimesso il sole al centro dell’universo. S.G.<br />

100 COSE DA SAPERE PER<br />

SALVARE IL PIANETA<br />

AAA. VV.<br />

Usborne, pp. 128 € 13,50 (da 9 anni)<br />

Dai batteri mangia-plastica<br />

che riducono l’inquinamento (e<br />

contribuiscono a salvare gli oceani)<br />

ai maglioni di lana in aiuto dei<br />

pinguini in pericolo. Un libro pensato<br />

per sensibilizzare ed educare i<br />

più piccoli alla sostenibilità e alla<br />

salvaguardia del nostro Pianeta. Dati<br />

e curiosità sono presentati e spiegati<br />

in maniera semplice, accompagnati<br />

da efficaci infografiche adatte alla<br />

lettura dei più piccoli. G.B.<br />

40


IN VIAGGIO CON<br />

UN<br />

VULCANO<br />

FISICO E SISMOLOGO<br />

ALL’UNIVERSITÀ DI<br />

NAPOLI, ALDO ZOLLO<br />

STUDIA LA TERRA E<br />

I SUOI MOVIMENTI.<br />

PER INTERCETTARE<br />

SEGNALI E<br />

ANTICIPARE<br />

SOLUZIONI<br />

di Andrea Radic<br />

Andrea_Radic<br />

andrearadic2019<br />

Uno scienziato capace di<br />

applicare con chiarezza<br />

alla vita reale i principi<br />

studiati in laboratorio, diminuendo<br />

drasticamente la distanza tra teoria e<br />

pratica. Da giovane era una promessa<br />

del basket, ma al canestro ha preferito<br />

la fisica. E oggi dirige il laboratorio di<br />

Sismologia del dipartimento di Fisica<br />

all’Università Federico II di Napoli.<br />

Ma lo sport resta attaccato all’anima,<br />

così le partite di basket amatoriali insieme<br />

ai compagni di allora non mancano<br />

mai nell’agenda del professor<br />

Aldo Zollo, che vive nella zona vulcanica<br />

dei Campi Flegrei, quasi casa e<br />

bottega.<br />

Perché hai scelto la scienza e attraverso<br />

quale percorso formativo?<br />

Fin dal liceo mi interessava il pianeta,<br />

con i suoi processi interni ed esterni. Un<br />

carissimo amico, professore di geologia,<br />

mi suggerì la laurea in Fisica,<br />

per acquisire, diceva, le necessarie<br />

capacità di analisi. Ma anche quel rigore<br />

scientifico che oggi mi consente<br />

di guardare alla Terra con capacità di<br />

predizione e di mettere a punto stru-<br />

mentazioni sperimentali nel settore.<br />

Quando ti è caduta in testa la mela<br />

della scienza?<br />

Nel corso della tesi di laurea: era il<br />

1980, anno del terremoto in Irpinia,<br />

che mi coinvolse emotivamente. Da<br />

ragazzo di queste terre, cominciai a<br />

lavorare sulle ragioni dell’evento sismico,<br />

analizzando i dati per capire i<br />

motivi di tanta devastazione, dolore<br />

e morte. Fu in quel momento che mi<br />

accorsi di poter diventare un ricercatore,<br />

parte di un ingranaggio utile per<br />

la società. Scattò la passione per il<br />

laboratorio, poi il dottorato a Parigi e,<br />

al rientro in Italia, l’inizio della carriera.<br />

Riesci a mantenere un distacco<br />

scientifico nel tuo lavoro o il coinvolgimento<br />

emotivo è comunque presente?<br />

Difficile sdoppiare i due aspetti, i ricercatori<br />

sono persone che vivono<br />

42


DI SCIENZA<br />

anche emotivamente le emergenze.<br />

Durante campagne di studio e analisi<br />

sul Vesuvio e ai Campi Flegrei per capire<br />

dove si trovasse il magma, sono<br />

stato per diversi giorni a contatto con<br />

la popolazione. In quei momenti mi<br />

sono accorto dell’importanza del mio<br />

lavoro e della necessità di comunicare<br />

informazioni corrette, mi sono<br />

sentito coinvolto nell’impegno verso il<br />

progresso scientifico. Dobbiamo porre<br />

grande attenzione a ogni piccolo<br />

segno di pericolo, perché il Vesuvio<br />

causerebbe un’eruzione di tipo esplosivo,<br />

a differenza di quella recente e<br />

spettacolare dell’Etna, di tipo effusivo.<br />

Tu abiteresti mai alle pendici del Vesuvio?<br />

Sì, laddove consentito dalle regolamentazioni<br />

e con la consapevolezza<br />

di essere in una situazione a rischio,<br />

quindi pronto a dovermi trasferire o<br />

evacuare. D’altronde vivo ai Campi<br />

Flegrei, il vulcano della parte occidentale<br />

di Napoli.<br />

Esistono lacune nel monitoraggio<br />

dei vulcani?<br />

No. Dal punto di vista del controllo, in<br />

Italia viviamo una situazione felice rispetto<br />

ad altri Paesi. Possediamo tecnologie<br />

e capacità osservative molto<br />

avanzate, paragonabili a quelle di<br />

Stati Uniti e Giappone, siamo in grado<br />

di intercettare i seppur minimi segnali<br />

tellurici, geochimici o di deformazione<br />

del suolo.<br />

La scienza oggi ha il controllo della<br />

Terra o molto è ancora ignoto?<br />

Molto è ancora da scoprire. Nell’esplorazione<br />

dell’atmosfera possediamo<br />

mezzi per essere al centro dei fenomeni<br />

naturali. Nel caso della Terra,<br />

invece, la capacità di penetrazione<br />

con sonde dirette nelle regioni dove<br />

hanno origine i terremoti è limitata.<br />

Sono fenomeni che si formano a 20-<br />

30 chilometri di profondità e il pozzo<br />

più profondo mai realizzato dall’uomo<br />

non è andato oltre i 12. Quindi usiamo<br />

l’osservazione indiretta, come un’ecografia<br />

al corpo del pianeta.<br />

Il Viaggio al centro della terra raccontato<br />

da Jules Verne nel 1864 resta<br />

un romanzo di fantasia?<br />

Direi di sì, anche se il progresso scientifico<br />

delle ultime due decadi ha compiuto<br />

passi inimmaginabili. Quindi non<br />

poniamo limiti alla strada della conoscenza.<br />

I fenomeni che studiamo sono<br />

molto vicini alla teoria del caos e accadono<br />

per variazioni minime rispetto<br />

a un trend. Il magma, per esempio,<br />

non risale dalle profondità in silenzio<br />

geofisico e l’obiettivo dei ricercatori è<br />

percepire in anticipo ogni segnale. È<br />

necessario, inoltre, accorciare la di-<br />

© jul14ka/AdobeStock<br />

Aldo Zollo<br />

Il Vesuvio dall'alto (NA)<br />

43


IN VIAGGIO CON<br />

stanza tra le scoperte scientifiche e<br />

la vivibilità e sostenibilità dei territori:<br />

questo è un compito della politica,<br />

che dovrebbe aiutare la popolazione<br />

a conoscere e comprendere ciò che<br />

viene fatto per il bene comune. Servono<br />

cultura del territorio e addestramento<br />

all’applicazione dei protocolli<br />

di sicurezza.<br />

Conoscere per proteggere, quindi.<br />

Il mio gruppo di ricerca in Sismologia<br />

all’Università di Napoli sta lavorando<br />

con il settore ponti e infrastrutture<br />

di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) sulla<br />

possibilità di utilizzare sistemi capaci<br />

di individuare in anticipo onde sismiche<br />

che potrebbero avere impatto<br />

sulla rete ferroviaria, così da adottare<br />

tutte le misure di sicurezza necessarie.<br />

Un progetto di altissima innovazione,<br />

unico a livello europeo. Dopo due<br />

anni di lavoro siamo giunti alla fase<br />

sperimentale, abbiamo lasciato la<br />

piramide di cristallo del laboratorio e<br />

siamo usciti sul campo con un obiettivo<br />

importante e delicato: proteggere<br />

la vita di migliaia di viaggiatori.<br />

Ti piace viaggiare in treno?<br />

Moltissimo, perché mi infonde un<br />

senso di serenità e tranquillità che<br />

con altri mezzi di trasporto non provo.<br />

Sulla mia tratta più frequente, Napoli-Roma,<br />

mi dedico a ciò che ho lasciato<br />

indietro, sfruttando quel tempo<br />

guadagnato che il treno mi regala.<br />

Abbiamo sufficiente rispetto della<br />

Terra?<br />

Le attività umane impattano sulla<br />

natura, è nostra responsabilità comprenderne<br />

rischi e benefici. Lo sfruttamento<br />

indiscriminato delle risorse<br />

che condividono qualcosa e poi colleghi.<br />

Innanzitutto, possediamo il misterioso<br />

sodalizio del calcio: il Napoli<br />

ci accomuna a tutti i livelli, senza distinzione<br />

alcuna. Poi mi piace il cibo,<br />

il mare e soprattutto il modo in cui si<br />

pone la gente di questa città. Oltre<br />

alla nostra grande apertura nei confronti<br />

di tutti.<br />

Ripensando a quando eri bambino,<br />

qual è il profumo della tua infanzia?<br />

Quello della campagna nel beneventano,<br />

con i miei nonni e i miei zii agricoltori,<br />

apicultori e vignaioli, durante i<br />

momenti gioiosi della vendemmia e<br />

della pigiatura. I profumi della terra<br />

Il professor Aldo Zollo in laboratorio sono quelli che ho portato con me.<br />

Anche tuo fratello Massimo Zollo è<br />

porterà problemi in futuro. Trovo che uno scienziato, professore all’Università<br />

Federico II, uno dei massimi<br />

la cultura ambientale sia troppo poco<br />

diffusa: la classe politica dovrebbe esperti nella ricerca sulle malattie<br />

avere maggior visione e volontà di genetiche. Dna di famiglia?<br />

investire in azioni di mitigazione ambientale<br />

a lungo termine. Forse sono ria a supportare il talento, affrontare le<br />

Ci accomuna la caparbietà, necessa-<br />

investimenti poco “elettorali”, ma vedo sfide più difficili e accettare le sconfitte<br />

per arrivare ai massimi obiettivi.<br />

segnali positivi da parte della popolazione<br />

riguardo al risparmio energetico Anche perché sono carriere che pretendono<br />

grandi sacrifici, non si smette<br />

e alla raccolta differenziata dei rifiuti.<br />

Percepisci nei tuoi studenti un interesse<br />

che va oltre la moda di essere narsi.<br />

mai di studiare, approfondire, aggior-<br />

green?<br />

E i tuoi figli?<br />

Sì, nei giovani vedo una profondità Margaux si è da poco laureata in Ingegneria<br />

chimica, Simon gioca a basket<br />

che invece manca alle persone più<br />

adulte. Come l’estrema attenzione a livello professionistico.<br />

alla vita sana, che dimostrano anche Come si dice, hanno seguito le orme<br />

i miei due figli ventenni.<br />

del padre.<br />

Com’è fare lo scienziato a Napoli? Passioni di famiglia.<br />

Il lavoro è più piacevole perché prima<br />

di tutto siamo un gruppo di persone aldozollo<br />

Il giornalista Andrea Radic con Aldo Zollo alla stazione di Napoli Centrale<br />

44


EARTH DAY<br />

UN PIANETA<br />

DA SALVARE<br />

IL 22 APRILE SI<br />

CELEBRA LA<br />

51ESIMA GIORNATA<br />

DELLA TERRA. UNA<br />

MARATONA ONLINE<br />

CHE COINVOLGE<br />

OLTRE UN MILIARDO<br />

DI PERSONE. CE NE<br />

PARLA PIERLUIGI<br />

SASSI, PRESIDENTE<br />

DI EARTH DAY ITALIA<br />

di Flaminia Marinaro<br />

«<br />

Dobbiamo crescere nella<br />

coscienza della cura<br />

della casa comune. Abbiamo<br />

peccato contro la Terra. Dio perdona<br />

sempre, noi perdoniamo alcune<br />

volte ma la Terra non perdona mai».<br />

Sono le parole di papa Francesco in<br />

occasione della celebrazione della<br />

Giornata mondiale della Terra 2020,<br />

la 50esima, che si è tenuta il 22 aprile<br />

dello scorso anno in piena pandemia,<br />

durante la quale ha espresso profondo<br />

apprezzamento verso i movimenti internazionali<br />

che lottano e lavorano per<br />

risvegliare le coscienze.<br />

Cinquanta più uno sono gli anni di vita<br />

di Earth Day, l’organizzazione che prima<br />

di tutte sembra avere incarnato in<br />

modo profetico i principi dell’enciclica<br />

Laudato si’. «È nata in Usa nel 1970,<br />

dopo l’esplosione di una piattaforma<br />

petrolifera a Santa Barbara che distrusse<br />

un intero ecosistema costiero. Il senatore<br />

democratico Gaylord Nelson<br />

riuscì a mobilitare l’opinione pubblica<br />

facendo leva sugli studenti, già molto<br />

attivi contro la guerra in Vietnam. Oltre<br />

20 milioni di americani scesero in piaz-<br />

za per la tutela del pianeta. Un evento<br />

epocale che indusse le Nazioni Unite<br />

a riconoscere l’Earth Day come movimento<br />

globale a tutela della Terra»,<br />

spiega Pierluigi Sassi, presidente del<br />

network italiano.<br />

Poi, anche grazie al web, la protesta<br />

ha coinvolto il mondo intero. Quali<br />

obiettivi sono stati raggiunti da allora?<br />

La più grande missione del movimento<br />

è stata quella di creare una coscienza<br />

ambientale collettiva. In 50 anni l’organizzazione<br />

si è moltiplicata in modo<br />

esponenziale con 75mila partner nei<br />

193 Paesi membri dell’Onu, diventando<br />

la realtà più impattante al mondo. Oggi<br />

la sfida è molto più complessa e l’Earth<br />

Day si sta organizzando per andare<br />

ben oltre la sensibilizzazione. In Italia i<br />

tre grandi temi riguardano l’alfabetizzazione<br />

climatica, perché tutti devono<br />

sapere cosa sta succedendo, l’educazione<br />

ambientale e l’innovazione per<br />

sviluppo sostenibile. La cosa più importante<br />

e urgente è cambiare il nostro<br />

modello economico dall’interno. Dobbiamo<br />

formare le nuove generazioni a<br />

un approccio climatico corretto e dare<br />

a tutti la piena consapevolezza delle<br />

sfide che ci troveremo davanti: secondo<br />

gli ultimi dati delle Nazioni Unite,<br />

purtroppo, gli impegni presi dagli Stati<br />

alla Conferenza di Parigi vengono puntualmente<br />

disattesi.<br />

Il mondo intero è stato colpito dalla<br />

pandemia: si è detto che la Terra abbia<br />

reagito agli attacchi dell’uomo. Il cambiamento<br />

climatico e lo sfruttamento<br />

delle risorse hanno probabilmente<br />

fornito terreno fertile al virus. In che<br />

modo possiamo cambiare il futuro?<br />

Dobbiamo pensare ai giovani e puntare<br />

su di loro. Hanno tutto il diritto di rivendicare<br />

un pianeta sano e di contrastare<br />

modelli economici predatori. Purtroppo,<br />

i governi hanno dimostrato finora<br />

di non saper gestire un tema così forte.<br />

Dallo storico accordo sul clima di Parigi<br />

nulla è cambiato, se non i giovani che<br />

sono tornati alla ribalta con movimenti<br />

di protesta e che vanno da tutti noi sostenuti.<br />

Earth Day lo fa con passione e<br />

guarda alle nuove generazioni in questa<br />

prospettiva perché solo loro, senza<br />

sovrastrutture, possono cambiare il<br />

mondo. Per la prima volta quest’anno<br />

e su iniziativa dell’Italia, la Conferenza<br />

sul clima sarà preceduta da una sessione<br />

interamente dedicata ai giovani.<br />

Un passaggio epocale se consideriamo<br />

l’importanza del dialogo tra le generazioni<br />

su un tema che è più di chi<br />

verrà dopo che nostro. Anche grazie ai<br />

media, sono state combattute le sperequazioni<br />

sociali e frantumate quelle<br />

camere stagne che tenevano lontani<br />

chi ha molto e chi non ha niente: oggi<br />

siamo tutti vasi comunicanti. Ancor più<br />

con il Covid-19 ci siamo resi conto di<br />

essere una sola famiglia umana in un<br />

pianeta che ha bisogno di ognuno di<br />

noi. È stata una presa di coscienza collettiva<br />

e lo stesso virus, a suo modo, ha<br />

“parlato” in senso ambientale, perché<br />

le ricerche scientifiche hanno dimostrato<br />

che il contagio è stato accelerato<br />

in modo molto significativo dall’inquinamento.<br />

Lo scorso anno, nell’impossibilità di<br />

celebrare la Giornata della Terra nello<br />

spazio fisico e simbolico di Villa Borghese,<br />

il web si è rivelato fondamentale.<br />

Qual è stato il bilancio?<br />

Avevamo scelto il cuore verde della<br />

Capitale come ombelico del mondo.<br />

Ma il web ci ha aperto una grande opportunità:<br />

la maratona mediatica del<br />

2020 ha prodotto migliaia di contatti e<br />

dato voce a organizzazioni e persone<br />

che normalmente non ce l’hanno. La<br />

scorsa edizione è stata spettacolare:<br />

ad aprirla, uno strepitoso Zucchero<br />

46


47<br />

© jyugem/AdobeStock


EARTH DAY<br />

davanti a un Colosseo illuminato di<br />

blu. Solo, al centro della piazza, come<br />

lo era stato papa Francesco in una San<br />

Pietro deserta, in preghiera per il perdono<br />

universale. Le note di Let your<br />

love be known, composta da Bono Vox<br />

e interpretata in italiano dall’artista,<br />

sono state il ringraziamento a quel gesto<br />

meraviglioso.<br />

Due immagini fortemente evocative<br />

che hanno provocato 150 milioni di<br />

contatti in pochi giorni. E altrettanti ne<br />

ha portati a casa la nostra campagna<br />

di comunicazione. Risultati importanti<br />

che danno la misura della partecipazione<br />

e della condivisione collettiva.<br />

Il servizio pubblico televisivo ha ricoperto<br />

un ruolo importantissimo, senza<br />

la Rai non avremmo potuto raggiungere<br />

tanta gente. Abbiamo avuto tanti<br />

testimonial e molti ne avremo anche<br />

quest’anno.<br />

La maratona online del 22 aprile vedrà<br />

coinvolte oltre un miliardo di persone.<br />

Come sarà strutturata?<br />

Il canale digitale RaiPlay ci offre la possibilità<br />

di essere visti da tutto il mondo.<br />

Tredici ore di diretta su temi ambientali<br />

su un canale gratuito sono il migliore<br />

esempio possibile di servizio pubblico.<br />

Sarà una staffetta di voci e di cuori –<br />

cosi amiamo definirla – una maratona<br />

con artisti, giornalisti esperti e scienziati,<br />

uno spazio virtuale ricco di contenuti<br />

ma anche di momenti di leggerezza.<br />

Quattro i blocchi fondamentali: Obiettivo<br />

giovani, in cui faremo<br />

collegamenti con le scuole<br />

e interviste in vista<br />

dell’evento alle Nazioni<br />

Unite; Obiettivo Agenda<br />

Onu 2030, in cui<br />

parleremo dei 17 goal<br />

da raggiungere con<br />

interventi di esperti e<br />

di chi si impegna ogni<br />

giorno per migliorare<br />

il mondo; Innovazione e<br />

sviluppo sostenibile, per<br />

capire che bisogna innovare<br />

per migliorare la qualità di vita<br />

e non per aumentare i profitti; Very<br />

important planet – la parte più divertente<br />

– con musicisti, sportivi, artisti e<br />

celebrità per contagiare i cuori di tutti<br />

gli ascoltatori.<br />

C’è anche un’altra piaga, ancora poco<br />

conosciuta, che affligge la nostra società:<br />

quella dei migranti ambientali.<br />

Di cosa si tratta e come possiamo<br />

combatterla?<br />

Le persone non si spostano più solo<br />

perché sono povere ma per l’incapacità<br />

della loro terra di sfamarle a causa<br />

di guerre, alluvioni, fenomeni climatici<br />

devastanti o sfruttamento da parte di<br />

colossi multinazionali che devastano<br />

le microeconomie locali. La mappa<br />

delle crisi ambientali e quella delle<br />

guerre sono drammaticamente simili.<br />

La questione ecologica è diventata<br />

anche una questione di sicurezza che<br />

Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia<br />

è poi alla base di larga parte dei fenomeni<br />

migratori. Dobbiamo cominciare<br />

a parlare di ecologia integrale. La desertificazione<br />

da una parte e l’innalzamento<br />

del livello del mare dall’altra<br />

costringeranno gli abitanti di molti<br />

territori e città a modificare le proprie<br />

abitudini, se non addirittura a evacuare.<br />

Non si può pensare di fermare l’immigrazione<br />

senza affrontare il cambiamento<br />

climatico.<br />

earthday.org<br />

EarthDayNetwork<br />

earthdayitalia.org<br />

EarthDayIta earthdayitalia<br />

onepeopleoneplanet.it<br />

villaggioperlaterra<br />

Zucchero canta davanti al Colosseo per l’Earth Day 2020<br />

© Carlo Landucci<br />

48


STOP GLOBAL<br />

WARMING<br />

© Francesco Ditria<br />

Immagine creata per la open call di Zooppa a sostegno dell'iniziativa StopGlobalWarming.eu<br />

UNA RACCOLTA DI FIRME PER SPINGERE LA COMMISSIONE<br />

EUROPEA A TASSARE LE EMISSIONI DI CO 2 .<br />

A PARLARNE MARCO CAPPATO, UNO DEI PROMOTORI,<br />

E STEFANIA SPAMPINATO, TRA I VIP SUPPORTER<br />

di Serena Berardi - s.berardi@fsitaliane.it<br />

Tassare le emissioni di anidride<br />

carbonica per fermare il<br />

riscaldamento globale. E poi,<br />

con le risorse ricavate, ridurre le imposte<br />

sul lavoro. Un’idea da Nobel. Per<br />

la precisione un'idea di 27 premi Nobel.<br />

Ed è la proposta alla base di Stop<br />

Global Warming, l’Iniziativa dei cittadini<br />

europei (Ice) che chiede alla Commis-<br />

sione Ue di varare una normativa per<br />

disincentivare il consumo dei combustibili<br />

fossili e favorire l’uso di energie<br />

rinnovabili, con l’obiettivo di contrastare<br />

i cambiamenti climatici e limitare<br />

l’aumento della temperatura terrestre.<br />

«Abbiamo semplicemente pensato di<br />

tradurre la dichiarazione di alcuni economisti<br />

premi Nobel in una proposta<br />

politica. A maggior ragione in un momento<br />

come questo, con la pandemia<br />

che distrugge posti di lavoro e le emissioni<br />

che devastano il pianeta», spiega<br />

Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione<br />

Luca Coscioni, fondatore del<br />

movimento di cittadini europei sullo<br />

sviluppo sostenibile Eumans e promotore<br />

dell’iniziativa.<br />

49


EARTH DAY<br />

L’Ice, infatti, è uno strumento di democrazia<br />

partecipativa che consente di<br />

proporre modifiche ai trattati europei.<br />

Se la petizione Stop Global Warming<br />

raggiungerà l’obiettivo di un milione di<br />

firme entro luglio, verrà presentata alla<br />

Commissione Ue e discussa in Parlamento.<br />

«Abbandonare i combustibili fossili<br />

deve essere conveniente dal punto di<br />

vista economico. Fare i moralisti dell’ecologia<br />

non serve. Non possiamo illuderci<br />

di poterci salvare solo attraverso<br />

comportamenti individuali virtuosi,<br />

come fare la raccolta differenziata,<br />

mangiare meno carne e spostarsi in bicicletta.<br />

Se non si trasforma profondamente<br />

l’intero sistema economico, gli<br />

sforzi personali non basteranno. I cambiamenti<br />

culturali, da soli, sono troppo<br />

lenti», sostiene Cappato.<br />

Anche Stefania Spampinato, volto della<br />

serie tv Grey’s Anatomy e tra le decine<br />

di vip che hanno scelto di supportare<br />

Stop Global Warming, è convinta<br />

che una misura di questo genere sia<br />

necessaria, altrimenti si continuerà a<br />

inquinare senza remore. «Tutto ciò che<br />

è nocivo o pericoloso per il prossimo<br />

viene punito o scoraggiato. Se vai troppo<br />

veloce con la macchina, ti fanno la<br />

multa. Se parcheggi in seconda fila e<br />

intralci il traffico, ti rimuovono l’auto.<br />

Serve, quindi, un meccanismo che funzioni<br />

da deterrente anche per le emissioni<br />

di anidride carbonica», afferma<br />

l’attrice ambientalista.<br />

L’adozione della carbon tax potrebbe<br />

causare un aumento dei prezzi, per<br />

esempio di elettricità e benzina. Tuttavia,<br />

genererebbe un dividendo fiscale<br />

che potrebbe essere sfruttato a sostegno<br />

non solo dell’ambiente ma anche<br />

del lavoro. «Bisognerebbe restituire ai<br />

«Non possiamo<br />

illuderci di poterci<br />

salvare solo attraverso<br />

comportamenti<br />

individuali virtuosi.<br />

Se non si trasforma<br />

profondamente l’intero<br />

sistema economico,<br />

gli sforzi personali non<br />

basteranno»<br />

L'attrice Stefania Spampinato, tra i supporter dell'iniziativa Stop Global Warming<br />

consumatori i soldi che perdono in termini<br />

di minor potere d’acquisto. E lo si altri colleghi. Senza il metodo scientifiche<br />

e di sottoporle alle valutazioni di<br />

deve fare abbassando le altre tasse, in co l’uomo non sarebbe mai arrivato alla<br />

particolare sui redditi più bassi», spiega democrazia. Più che perdere tempo a<br />

Cappato.<br />

convincere chi si rifiuta di capire, oggi<br />

Se l’urgenza di agire diventa sempre è importante smuovere chi a parole è<br />

più palese, c’è ancora chi nega i cambiamenti<br />

climatici: «Ognuno può pen-<br />

nulla di concreto. Per questo abbiamo<br />

d’accordo ma poi non è disposto a fare<br />

sarla come vuole, ma per conoscere attivato la raccolta di firme», prosegue<br />

come stanno le cose bisogna ascoltare Cappato.<br />

la comunità scientifica. Gli studiosi non Anche secondo Spampinato è impossibile<br />

continuare a girare le spalle, si<br />

sono mai del tutto unanimi, ma hanno<br />

l’obbligo di pubblicare le proprie ricer-<br />

tratta di dimostrare coscienza e senso<br />

L'attivista Marco Cappato, tra i promotori di Stop Global Warming<br />

© Davide Bozzalla<br />

50


L'Acquario di Genova, struttura che ha aderito alla campagna<br />

di responsabilità: «La stragrande maggioranza<br />

della comunità scientifica<br />

concorda sul fatto che il riscaldamento<br />

globale abbia cause antropiche. Ma, oltre<br />

a questo, gli effetti negativi tangibili<br />

sono sotto gli occhi di tutti. Così come<br />

manteniamo un ambiente salubre tra le<br />

mura domestiche, la stessa cosa deve<br />

valere per il pianeta che ci accoglie».<br />

Se da una parte la pandemia ha canalizzato<br />

tutta l’attenzione e spostato<br />

in secondo piano le altre problematiche,<br />

dall’altra ha fatto emergere una<br />

consapevolezza: «Bisogna rivedere il<br />

rapporto tra l’essere umano e l’ecosistema.<br />

Se si continua a non intervenire<br />

sulle emissioni di CO 2<br />

e l’inquinamento,<br />

le conseguenze in termini di salute<br />

e vite umane saranno molto più gravi<br />

e durature di quanto è accaduto con il<br />

Covid-19», dice preoccupato Cappato.<br />

Dall’altro capo dell’oceano Stefania,<br />

che vive e lavora a Los Angeles, ha<br />

constatato in prima persona come il<br />

virus abbia travolto tutte le altre questioni:<br />

«Avevo esternato ai produttori<br />

di Grey’s Anatomy che ero disposta a<br />

destinare una parte del mio compenso<br />

per rendere più ecosostenibile il set.<br />

Li avevo trovati d’accordo a prescindere<br />

dal mio impegno e ci eravamo<br />

riusciti. Adesso, però, la situazione si è<br />

complicata: prima delle riprese, attori<br />

e staff devono sottoporsi al tampone<br />

e per effettuarlo viene gettata via ogni<br />

giorno un’enorme quantità di plastica,<br />

tra mascherine, guanti e altri dispositivi<br />

monouso. Ovviamente, quello che<br />

conta ora è non far ammalare le persone.<br />

Ma, appena superata l’emergenza,<br />

occorrerà intervenire in maniera decisa<br />

per invertire la rotta».<br />

Nel caso la petizione online centri<br />

l’obiettivo del milione di firme entro<br />

luglio, la Commissione Ue sarà obbligata<br />

a dare seguito alla proposta. «Ho<br />

fiducia che a quel punto potranno accoglierla<br />

e studiare una legge europea.<br />

Il problema è che non resta più molto<br />

tempo, non solo per le firme, ma per<br />

mantenere una condizione di vita decente<br />

sulla Terra», conclude Cappato.<br />

Il pianeta, già malato e con la temperatura<br />

alta prima del Covid-19, non può<br />

aspettare ancora per essere preso in<br />

cura.<br />

stopglobalwarming.eu<br />

stopglobalwarming.eu<br />

sgw_eu<br />

Una volontaria impegnata a promuovere la campagna<br />

© Michael Braha<br />

© Davide Bozzalla<br />

51


EARTH DAY<br />

IL SUONO<br />

DELL’OCEANO<br />

L'installazione Answer to the Call alla mostra The Soul Expanding Ocean #1: Taloi Havini<br />

DISTESE D’ACQUA DA ASCOLTARE. A VENEZIA, UNA PERSONALE DI<br />

TALOI HAVINI TRASPORTA IL VISITATORE IN UNA PICCOLA ISOLA<br />

DEL PACIFICO ATTRAVERSO UN'INSTALLAZIONE IMMERSIVA<br />

di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it<br />

Foto gerdastudio<br />

Una visione dell’oceano<br />

diversa e stimolante che<br />

usa il suono come strumento<br />

per misurare lo spazio. È questo<br />

il senso dell’opera di Taloi Havini,<br />

nata nell’isola di Bougainville, in<br />

Papua Nuova Guinea, e attualmente<br />

residente a Sidney, in Australia.<br />

L’artista utilizza fotografie, sculture,<br />

videoinstallazioni immersive e<br />

tecniche miste per affrontare temi<br />

come la rappresentazione, l’eredità<br />

e gli habitat dell’Oceania. Il suo lavoro<br />

viene esposto per la prima volta<br />

in Italia nella personale The Soul<br />

Expanding Ocean #1: Taloi Havini,<br />

all’Ocean Space di Venezia fino al 17<br />

ottobre, salvo cambiamenti dovuti<br />

alle restrizioni per contrastare il Covid-19.<br />

La mostra, commissionata e prodotta<br />

da TBA21–Academy e a cura di<br />

Chus Martinez, è progettata proprio<br />

per questo centro planetario, situato<br />

52


all’interno della Chiesa di San Lorenzo,<br />

che si propone di contribuire alla<br />

ricerca sugli oceani e all’alfabetizzazione<br />

sul tema. L’artista utilizza diversi<br />

strumenti sensoriali per invitare<br />

il pubblico a riflettere sull’evoluzione<br />

del mondo, con sequenze di suoni<br />

che nella testa dei visitatori si trasformano<br />

in un ricordo interiorizzato.<br />

L’installazione Answer to the Call<br />

evoca il mare intorno a Bougainville,<br />

la terra natale di Havini, attraverso<br />

22 diffusori acustici a tre livelli d’interazione<br />

e un set teatrale dalle tinte<br />

indaco e blu oltremare.<br />

Lo spettatore è invitato a raccogliersi<br />

per ascoltare l’oceano, come se fosse<br />

seduto proprio sulla piccola isola<br />

del Pacifico. Nel creare queste singolari<br />

armonie, Havini utilizza la sua<br />

lingua Hakö, alcuni canti di viaggio<br />

locali e un pezzo strumentale composto<br />

da Ben Hakalitz, musicista<br />

noto a Boungainville. Infine, aggiunge<br />

delle registrazioni subacquee<br />

frutto di una mappatura sonar catturate<br />

a bordo della nave R/V Falkor,<br />

durante un viaggio nelle acque<br />

dell'Australia nord-orientale. Un progetto<br />

che ha unito artisti e scienziati,<br />

nell'ambito del programma Artist-<br />

At-Sea dello Schmidt Ocean Institute,<br />

coproduttore della mostra, per<br />

un’esplorazione interdisciplinare dei<br />

mari. In particolare, Havini ha cercato<br />

di misurare la velocità del suono per<br />

produrre inedite mappature ad alta<br />

risoluzione dei fondali oceanici.<br />

Oltre a questa esposizione, nell’Ocean<br />

Space veneziano è ospitato anche<br />

il secondo capitolo di Territorial<br />

Agency: Oceans in Transformation, a<br />

cura di Daniela Zyman, commissionato<br />

e prodotto da TBA21–Academy.<br />

La mostra, aperta fino al 29 agosto –<br />

salvo cambiamenti legati alle misure<br />

anti Covid-19 – intende affrontare i<br />

pericoli causati dall’innalzamento<br />

delle acque, dalla devastazione<br />

ecologica degli oceani e dalla fragilità<br />

e volatilità dell'economia derivanti<br />

dalle imponenti trasformazioni<br />

dell'ambiente marino.<br />

ocean-space.org<br />

tba21.org/academy<br />

oceanspace.org<br />

Una veduta della mostra Territorial Agency: Oceans in Transformation<br />

53


EARTH DAY<br />

NEL SEGNO<br />

DELL’<br />

ACQUA<br />

© Pierluigi Orler<br />

CON IL MOTTO REFILL YOUR BOTTLE, BRESSANONE CELEBRA<br />

QUESTA PREZIOSA RISORSA. E A MAGGIO PROMUOVE UN FESTIVAL<br />

PER RIFLETTERE SUL SUO CONSUMO CONSAPEVOLE<br />

di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it<br />

Alla confluenza tra il fiume<br />

Isarco e il Rienza, Bressanone<br />

(BZ) ha un rapporto<br />

viscerale con l’acqua. Quella che<br />

sgorga dalla vicina sorgente della<br />

Plose è ritenuta la più leggera e pura,<br />

in Europa, tra quelle di alta montagna.<br />

E la cittadina della Valle Isarco vanta<br />

anche la più alta densità di fontane<br />

con acqua potabile in un centro storico<br />

dell’arco alpino.<br />

Tutto, qui, sembra sottolineare l’importanza<br />

di questo bene prezioso.<br />

«Quest'anno abbiamo voluto partecipare<br />

agli eventi organizzati intorno<br />

alle fontane del centro storico e lungo<br />

i fiumi, proprio per ricordare un lusso<br />

che 1,8 miliardi di persone sul pianeta<br />

possono solo sognare», dice Karl<br />

Michaeler, amministratore delegato<br />

dell’Asm (Azienda servizi municipalizzati)<br />

di Bressanone. Dall’estate 2019<br />

viene promossa la campagna Refill<br />

your bottle per incentivare il consumo<br />

della potabile di qualità contro l’acquisto<br />

di acqua in bottiglie di plastica. E<br />

dal 7 al 30 maggio, Covid permettendo,<br />

la città altoatesina rilancia con il<br />

Water Light Festival, che trasforma i<br />

principali luoghi urbani in un mare di<br />

luci. «Un’occasione per insegnare a<br />

bere con attenzione, vivere l’acqua<br />

consapevolmente e renderne meno<br />

scontato il consumo», spiega Lidia<br />

Prader, responsabile sostenibilità della<br />

cooperativa Bressanone Turismo.<br />

Come si svolge il Water Light Festival?<br />

Artisti locali e internazionali trasformeranno<br />

i punti d’acqua di Bressanone<br />

e dintorni in luoghi luminosi e<br />

magici, grazie a installazioni e idee<br />

creative. Più di 20 fontane, il punto di<br />

confluenza tra i fiumi Isarco e Rienza<br />

e altri tesori storico-culturali saranno<br />

reinterpretati per diffondere un uso<br />

sostenibile delle risorse idriche attraverso<br />

il motto Acqua è vita - luce<br />

è arte.<br />

Qualche nome tra gli artisti che partecipano<br />

quest’anno?<br />

Luminéoles by Porté par le vent, Water Light Festival 2019<br />

54


L’altoatesina Petra Polli, residente in<br />

Germania, che con il progetto The right<br />

to choose riflette sull’impatto ambientale<br />

del processo di tintura dei tessuti,<br />

spesso inquinante perché le acque di<br />

scarico delle industrie non vengono<br />

adeguatamente filtrate.<br />

Così, un video proietta su strisce di<br />

cotone naturale le immagini di un fiume<br />

diventato del colore di moda della<br />

prossima stagione. Lo studio creativo<br />

Ocubo metterà invece in primo piano<br />

la bellezza e la fragilità dei ghiacciai<br />

con l’opera luminosa immersiva<br />

Glacier, mentre The Global Warning del<br />

trentino Stefano Cagol invita a riflettere<br />

sul mosaico di cause ed effetti del<br />

cambiamento climatico. Ancora, l’olandese<br />

Ivo Schoofs propone l’installazione<br />

interattiva Inverse frequency<br />

controllata da una leva che può essere<br />

mossa dai visitatori mostrando possibili<br />

ripercussioni sul clima, e il finlandese<br />

Kari Kola tingerà con le sue luci blu il<br />

Forte di Fortezza e il punto confluenza<br />

tra i fiumi Isarco e Rienza.<br />

Nonostante le 48 fontane di Bressanone,<br />

nel centro di riciclaggio cittadino<br />

vengono smaltite ogni giorno circa<br />

4.300 bottiglie di plastica. Soluzioni?<br />

Speriamo di raggiungere sempre più<br />

persone attraverso campagne di sensibilizzazione,<br />

progetti e festival come<br />

questi. Possiamo rompere le cattive<br />

abitudini solo grazie a una gestione<br />

consapevole e a un’attiva prevenzione<br />

dei rifiuti. Tocca a ognuno di noi fare la<br />

differenza: siamo sani quando lo sono<br />

anche la natura e l’ambiente.<br />

Quali progetti sostenibili avete intenzione<br />

di promuovere nel corso<br />

dell’anno?<br />

Il valore della sostenibilità è saldamente<br />

ancorato nella strategia di<br />

Bressanone Turismo e del nostro Comune.<br />

Nel campo della mobilità, consegniamo<br />

gratuitamente agli ospiti<br />

delle strutture ricettive convenzionate<br />

la Brixen Card, che consente di utilizzare<br />

in modo illimitato treni regionali,<br />

autobus urbani ed extraurbani. Inoltre,<br />

favoriamo i prodotti locali e i fornitori<br />

regionali, e dall’estate 2019, abbiamo<br />

lanciato la campagna Refill your bottle<br />

insieme ai gestori delle baite e dei<br />

rifugi del monte Plose, per dire no alla<br />

plastica monouso. Le fontanelle sono<br />

state censite e contrassegnate con la<br />

targa Refill e abbiamo realizzato una<br />

borraccia in acciaio inossidabile, eliminando<br />

anche le bottiglie di plastica<br />

dietro i banconi. Il progetto è stato<br />

esteso poi a tutta la città di Bressanone.<br />

Inoltre, abbiamo misurato la nostra<br />

impronta di CO 2<br />

e lavoreremo per<br />

ridurla, utilizziamo carta ecologica e<br />

prestiamo attenzione alla prevenzione<br />

e alla separazione dei rifiuti, organizzando<br />

per esempio il mercatino di<br />

Natale plastic free. La sostenibilità è<br />

un processo e spesso l’effetto si vede<br />

dopo molti anni, ma è tempo di ripensare<br />

ogni cosa in tal senso.<br />

brixen.org<br />

55


EARTH DAY<br />

ECOLOGIA<br />

DIVINA<br />

© Giorgio Galano/Adobestock<br />

TUTELARE LA NATURA E DIFENDERE GLI ANIMALI È ANCHE UN<br />

ATTO DI FEDE. DA SAN FRANCESCO A SAN BENEDETTO, STORIE E<br />

LUOGHI DI RELIGIOSI AMBIENTALISTI<br />

di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it<br />

La Basilica di san Francesco ad Assisi (PG)<br />

56


«<br />

Guardate gli uccelli del<br />

cielo: non seminano,<br />

non mietono, non raccolgono<br />

in granai e il Padre vostro<br />

celeste li nutre. Osservate come<br />

crescono i gigli della campagna:<br />

essi non faticano e non filano; eppure<br />

io vi dico che neanche Salomone<br />

fu vestito come uno di loro»<br />

(Matteo 6, 25-34).<br />

L’ammirazione verso il creato e<br />

l’interesse per la sua tutela sono<br />

presenti dovunque nella Bibbia e<br />

sottolineati nel Vangelo. L’eredità<br />

spirituale della conservazione della<br />

Terra è stata raccolta nei secoli successivi<br />

da diversi santi, che hanno<br />

dimostrato una particolare attenzione<br />

per la natura e gli animali.<br />

SAN FRANCESCO L’ECOLOGISTA<br />

In primis san Francesco d’Assisi,<br />

che nel suo Cantico delle creature<br />

chiama fratelli il sole, il fuoco e<br />

il vento e considera sorelle la luna,<br />

le stelle e «nostra matre terra». Non<br />

a caso papa Francesco ha scelto di<br />

chiamarsi proprio come il religioso,<br />

da cui ha appreso l’attenzione<br />

per l’ambiente e si è ispirato per<br />

l’enciclica del 2015 Laudato si’. Da<br />

quell’anno, ogni 1° settembre si celebra<br />

la Giornata mondiale di preghiera<br />

per la cura del creato, una<br />

ricorrenza che va avanti fino al 4<br />

ottobre per sensibilizzare i credenti<br />

sulle buone pratiche da adottare<br />

per proteggere il pianeta.<br />

E se san Francesco fu nominato<br />

da Giovanni Paolo II il patrono dei<br />

cultori dell'ecologia, la sua città<br />

– immersa nella verde Umbria – è<br />

simbolo della bellezza del creato<br />

e di attenzione alla sua tutela. Tutti<br />

conoscono la Basilica nella piazza<br />

principale, affrescata da capolavori<br />

di Giotto, ma per ripercorrere le<br />

orme del Poverello bisogna arrivare<br />

anche al Santuario della Porziuncola,<br />

dove era solito raccogliersi in<br />

preghiera. O fare tappa al Santuario<br />

di San Damiano, la chiesa che il<br />

santo trovò in stato di abbandono e<br />

decise di ricostruire pietra su pietra<br />

dopo che, durante una preghiera,<br />

La statua con san Francesco e il lupo, Gubbio (PG)<br />

© lcphoto80/Adobestock<br />

57


EARTH DAY<br />

© JooRoberto/Adobestock<br />

Il Santuario di san Damiano ad Assisi (PG)<br />

Cristo sembrò invitarlo dal crocifisso<br />

a «riparare la sua casa in rovina».<br />

Lungo il suo cammino in missione<br />

di povertà, Francesco si fermò anche<br />

a Gubbio. È commovente l’incontro<br />

con il lupo che il Santo riuscì<br />

ad ammansire tanto da portarlo a<br />

poggiare il muso sul suo ginocchio.<br />

Il prodigio, dovuto a doti straordinarie<br />

di sintonia con le creature del<br />

pianeta, avvenne nella zona dove<br />

è sorta poi la piccola Chiesa di san<br />

Francesco della pace.<br />

NATURA E ANIMALI AL CENTRO<br />

Molto sensibile nei confronti della<br />

natura e dei suoi abitanti era anche<br />

sant’Antonio Abate che, nel III secolo<br />

d.C., visse per 80 anni in solitudine<br />

in Egitto. Considerato il protettore<br />

degli animali, si festeggia il 17<br />

gennaio, nel pieno dell’inverno, per<br />

propiziare l’arrivo della primavera.<br />

Sono tante quel giorno le tradizioni<br />

religiose che si celebrano in tutta<br />

Italia, con protagonisti i piccoli amici<br />

dell’uomo, per l’occasione benedetti<br />

davanti ai luoghi di culto.<br />

Anche il romano san Filippo Neri,<br />

vissuto nel ‘500, non sopportava<br />

che le bestie fossero maltrattate:<br />

58


i suoi atti di canonizzazione testimoniano<br />

che non poteva passare<br />

vicino ai macelli, perché soffriva nel<br />

vedere gli animali che sarebbero<br />

stati soppressi con crudeltà. Era un<br />

vegetariano ante litteram san Rocco,<br />

raffigurato spesso con un cane<br />

al suo fianco, pronto a leccargli le<br />

piaghe della peste.<br />

Mentre San Francesco di Paola, venerato<br />

nella cittadina in provincia di<br />

Cosenza, dove si trova un santuario<br />

a lui dedicato, è stato protagonista<br />

di alcuni miracoli legati agli animali<br />

e all’armonia con la natura. Fece risorgere<br />

un agnellino a cui era molto<br />

affezionato e auspicava per tutti un<br />

ritorno alle origini, quando ci si nutriva<br />

solo dei prodotti della terra. Un<br />

altro prodigio, nel 1464, consolidò il<br />

suo legame con gli elementi naturali.<br />

Il Santo avrebbe dovuto attraversare<br />

con altri due frati lo Stretto<br />

di Messina, ma non avendo denaro<br />

non trovò nessuno che li trasportasse.<br />

Così, sostenuto da una solida<br />

fede, stese sulle onde il suo mantello,<br />

legandolo al bastone e creando<br />

così una sorta di barca, tanto sicura<br />

da portare lui e i suoi compagni di<br />

viaggio sulla terraferma.<br />

In sintonia con la natura aspra ed essenziale,<br />

viveva anche san Girolamo,<br />

spesso ritratto con poche vesti in<br />

mezzo al deserto. Nel dipinto conservato<br />

nelle Gallerie degli Uffizi a<br />

Firenze, Giovanni Bellini lo mette<br />

al centro di un paesaggio scarno e<br />

selvaggio in fondo al quale si apre<br />

la veduta di una città, emblema<br />

della contrapposizione fra natura e<br />

civiltà.<br />

TRA ORTI E PREGHIERE<br />

A inseguire l’obiettivo di una relazione<br />

armonica tra uomo e natura<br />

© Francesco Bonino/AdobeStock<br />

45x31 cm 300DPI<br />

Veduta del Santuario di san Francesco di Paola, Paola (CS)<br />

59


EARTH DAY<br />

© misterbike/Adobestock<br />

L’Abbazia delle Tre Fontane, Roma<br />

sono anche molti consacrati al Signore,<br />

tra frati e monache, che si<br />

dedicano ancora oggi a coltivare<br />

orti e curare giardini per ottenere<br />

prodotti a chilometro zero. A poca<br />

distanza dal centro di Roma vivono<br />

i frati trappisti dell’abbazia delle Tre<br />

Fontane, seguaci di san Benedetto<br />

e della sua regola ora et labora, che<br />

prevede un’alternanza quotidiana<br />

tra ore di preghiera e tempo dedicato<br />

al lavoro della terra. Dai loro<br />

orti, in un’oasi di pace, provengono<br />

frutta e verdura di stagione, olio extravergine,<br />

miele, birra e la rinomata<br />

cioccolata. Mosse dallo stesso spirito<br />

di comunità, sono le monache<br />

cistercensi di Nostra Signora di Valserena<br />

a Guardistallo, in provincia di<br />

Pisa. Il loro lavoro manuale è dedicato<br />

soprattutto alla raccolta delle<br />

olive per produrre l’olio e, in tempi<br />

di pandemia, venderlo online.<br />

Il modo migliore e più umile di seguire<br />

il messaggio di papa Benedetto<br />

XVI: «Una parte della vita<br />

monastica, insieme alla preghiera,<br />

è anche il lavoro, la coltivazione<br />

della terra in conformità alla volontà<br />

del Creatore. Così in tutti i secoli<br />

i monaci, partendo dal loro sguardo<br />

rivolto a Dio, hanno reso la Terra vivibile<br />

e bella».<br />

Giovanni Bellini, San Girolamo nel deserto (1480 circa), Gallerie degli Uffizi, Firenze<br />

© Claudio Giusti<br />

60


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SPORT<br />

SFIDE ESTREME<br />

SCALARE LE MONTAGNE PIÙ ALTE DELLA TERRA IN PIENO<br />

INVERNO. O ATTRAVERSARE TRE OCEANI IN BARCA A VELA.<br />

COSÌ L’ALPINISTA SIMONE MORO E IL VELISTA GIANCARLO PEDOTE<br />

SI CONFRONTANO CON LA POTENZA DELLA NATURA<br />

di Flavio Scheggi<br />

mescoupsdecoeur<br />

Simone Moro durante una spedizione sul Manaslu, in Nepal<br />

© Archivio Simone Moro<br />

62


Simone Moro<br />

Le montagne più alte della<br />

Terra, da scalare in inverno,<br />

sono la passione di Simone<br />

Moro. L’alpinista bergamasco, 53 anni,<br />

è l’unico uomo ad aver raggiunto nella<br />

stagione più fredda e senza ossigeno<br />

quattro cime di oltre ottomila<br />

metri, Shisha Pangma, Makalu, Gasherbrum<br />

II e Nanga Parbat, tutte appartenenti<br />

alla catena dell'Himalaya,<br />

conquistando record assoluti.<br />

Sempre pronto ad accettare l’insuccesso<br />

e a ripartire ogni volta più<br />

forte di prima: «Le mie capacità<br />

sono nettamente inferiori<br />

rispetto alle difficoltà<br />

che ho incontrato in<br />

montagna. Accettarlo<br />

mi ha consentito<br />

di ragionare con la<br />

testa e non con il<br />

cuore e di sopravvivere<br />

ai miei sogni»,<br />

ha dichiarato<br />

a fine febbraio dopo<br />

aver tentato per la<br />

terza volta di scalare in<br />

inverno il Manaslu, l’ottava<br />

vetta della Terra.<br />

Ci riproverai?<br />

Ho già in programma di farlo. Voglio<br />

arrivare i primi di dicembre nella valle<br />

dell’Everest, e acclimatarmi scalando<br />

qualche cima di seimila metri. Poi alla<br />

fine del mese o a inizio gennaio 2022<br />

proverò per la quarta volta l’impresa<br />

su questa montagna.<br />

Come è l’inverno a ottomila metri?<br />

Pone tre problemi. Innanzitutto il<br />

freddo, perché non c’è mai un luogo<br />

dove riscaldarsi. Poi ti costringe alla<br />

pazienza, perché devi stare anche 15-<br />

20 giorni dentro la tenda ad aspettare<br />

una finestra di bel tempo per iniziare<br />

la scalata. Infine, ti obbliga all’autonomia,<br />

poiché in pochissimi possono<br />

venire ad aiutarti o a portarti i viveri.<br />

Anche le normali attività quotidiane<br />

diventano difficili…<br />

È vietato lamentarsi. Bisogna rimuovere<br />

dal vocabolario espressioni<br />

come “ho fame”, “ho freddo”, “quanto<br />

manca”. Nell’ultima spedizione non<br />

mi sono lavato per 51 giorni. Le salviettine<br />

umidificate con 40° C sottozero<br />

diventano dure come il cemento.<br />

Devi sciogliere la neve e usare un<br />

thermos di cinque litri se vuoi farti<br />

una doccia.<br />

E poi c’è sempre l’insuccesso da<br />

mettere in conto.<br />

Certo, devi essere allenato a fallire.<br />

Le statistiche dicono che nell’85%<br />

delle spedizioni invernali non si riesce<br />

a raggiungere la vetta. Malgrado tutto,<br />

è affascinante: vedi le montagne<br />

com’erano mille anni fa, ti senti un<br />

esploratore.<br />

Come stanno i ghiacciai?<br />

Purtroppo, non bene. Non ci siamo<br />

accorti in tempo di quanto fosse rapido<br />

il loro scioglimento. Vado in Himalaya<br />

da 30 anni, ma negli ultimi 15 si<br />

è verificato un importante assottigliamento<br />

e, da un anno all’altro, metto i<br />

ramponi sempre più in alto anziché a<br />

cinquemila metri. I ghiacciai adesso<br />

sono solo sulle vette oltre i seimila.<br />

Nelle tue spedizioni quali accorgimenti<br />

prendi per tutelare la natura?<br />

Durante l’ultima ascensione eravamo<br />

in 15 al campo base, abbiamo prodotto<br />

energia elettrica usando i pannelli<br />

solari. E tutti i rifiuti, sia biologici sia<br />

compostabili, sono stati riportati a<br />

valle.<br />

Cosa possiamo fare nel quotidiano<br />

per contrastare il cambiamento climatico?<br />

Il pianeta può essere salvato solo modificando<br />

il nostro stile di vita. Ci stiamo<br />

lamentando invece di agire, facendo<br />

docce più brevi, abbassando il<br />

riscaldamento in casa, usando meno<br />

l’ascensore e muovendoci con mezzi<br />

non inquinanti. Se tutti iniziassimo ad<br />

avere queste piccole attenzioni, ci sarebbe<br />

uno stravolgimento planetario<br />

in favore dell’ambiente.<br />

Il Covid-19 ci ha spinto a riscoprire la<br />

montagna?<br />

La scorsa estate in tanti hanno scelto<br />

le nostre vette e quest’inverno c’è<br />

stato un boom nell’acquisto di racchette<br />

da neve e attrezzature per<br />

lo sci alpinismo, che permettono di<br />

esplorare la grande oasi di libertà che<br />

è la montagna.<br />

Esce proprio in questi giorni il libro<br />

che hai scritto con la tua manager<br />

Marianna Zanatta, Il team invisibile,<br />

edito da Rizzoli.<br />

Con Marianna siamo compagni di<br />

cordata da 20 anni. Abbiamo deciso<br />

di raccontare quello che c'è dietro a<br />

una spedizione in montagna, riflettendo<br />

su come affrontare le sfide del<br />

mondo che sta cambiando.<br />

SimoneMoroOfficial<br />

iamsimonemoro<br />

63


SPORT<br />

Fare il giro del mondo in barca<br />

a vela, in solitaria e senza<br />

scali, non è da tutti. Per questo<br />

la regata Vendée Globe è la sfida<br />

di ogni velista d'altura. Considerata<br />

l’Everest del mare, viene disputata<br />

ogni quattro anni con partenza e arrivo<br />

a Les Sables-d'Olonne, in Francia.<br />

In mezzo c’è la circumnavigazione del<br />

globo attraverso gli oceani Atlantico,<br />

Indiano e Pacifico. Un viaggio di circa<br />

tre mesi per esplorare i confini liquidi<br />

del mondo e le profondità del proprio<br />

essere.<br />

Giancarlo Pedote, fiorentino di 45 anni<br />

laureato in Filosofia, è l’unico italiano<br />

che ha partecipato a questa edizione.<br />

Alle 13.02 del 28 gennaio <strong>2021</strong>, dopo<br />

aver percorso oltre 24mila miglia<br />

(45mila chilometri) e vissuto 80 giorni<br />

in mezzo agli oceani a bordo della sua<br />

Prysmian Group, è entrato nella storia<br />

della vela italiana. Con un ottavo posto<br />

ha stabilito il miglior risultato di sempre<br />

nel settore per un tricolore.<br />

Dopo quasi tre mesi in mare, come ti<br />

sei ricaricato?<br />

Giancarlo Pedote a bordo della Prysmian Group<br />

© Martina Orsini<br />

64


È stato sufficiente incontrare la mia<br />

famiglia, passare del tempo con i miei<br />

bambini e rivedere gli amici. Mettere<br />

i piedi a terra dopo quasi tre mesi di<br />

mare è già riposo. E poi ritrovare le<br />

cose normali della vita: una doccia<br />

Giancarlo Pedote<br />

calda, un letto comodo che non si<br />

muove, una coperta asciutta e la possibilità<br />

di dormire a sazietà.<br />

Quali condizioni atmosferiche hai dovuto<br />

affrontare?<br />

Trentacinque gradi all’equatore con<br />

un’aria irrespirabile per il gran caldo.<br />

Sotto il 50esimo parallelo, invece,<br />

ho navigato con temperature<br />

vicine allo zero e acqua<br />

gelata a sei gradi che<br />

mi arrivava addosso<br />

a secchiate. A Capo<br />

Horn, il punto più<br />

meridionale del<br />

Sudamerica, tirava<br />

un vento fino a 50<br />

nodi.<br />

Come hai trovato<br />

la salute del mare?<br />

Il nostro percorso<br />

non prevedeva la zona<br />

delle isole di plastica.<br />

Ma mi sono sorpreso per le<br />

isole di alghe, dovute al riscaldamento<br />

globale, nella zona dell’equatore.<br />

In che modo hai tutelato l’ambiente<br />

durante la regata?<br />

Ho riportato a terra tutti i rifiuti non<br />

biodegradabili, imballaggi e contenitori<br />

vari. Quando sono arrivato a Les<br />

Sables-d'Olonne avevo accumulato<br />

otto sacchi grandi di spazzatura.<br />

Rimanere da solo per 80 giorni è stata<br />

anche un’esperienza introspettiva…<br />

Tutte le avventure in solitaria sono un<br />

viaggio interiore, soprattutto quelle<br />

in mare. Quando navighi per settimane<br />

in mezzo all’oceano hai sempre lo<br />

stesso paesaggio: cielo, acqua e nuvole.<br />

È lì che l’uomo inizia a incontrare<br />

se stesso.<br />

Com’erano scandite le tue giornate?<br />

Attraverso due momenti cruciali legati<br />

allo studio del meteo, a inizio e a fine<br />

giornata. In base alle previsioni facevo<br />

il cambio delle vele e regolavo la<br />

barca. Mi preparavo tre pasti al giorno<br />

con cibo liofilizzato o cucinato con la<br />

pentola a pressione. Il sonno, invece,<br />

si riduceva a micro sonnellini di 40 minuti<br />

al massimo.<br />

E la vita a bordo?<br />

Un monoscafo di 18 metri è una scatola<br />

di carbonio praticamente vuota. Il<br />

massimo del comfort è affidato a una<br />

branda, un secchio e un fornelletto<br />

che, con un po’ di immaginazione, si<br />

trasformano in letto, bagno e cucina. Il<br />

resto dello spazio è occupato da vele,<br />

attrezzi e strumentazione di bordo.<br />

Hai accarezzato la tua imbarcazione<br />

all’arrivo. Perché?<br />

La abbraccio sempre quando finisco<br />

una regata: è il mezzo che mi permette<br />

di compiere l’impresa. Ho un senso<br />

di gratitudine verso la mia barca, soffro<br />

con lei, vivo in costante ascolto di<br />

tutti i rumori che fa. Prysmian è stata la<br />

mia fedele compagna per 80 giorni, ha<br />

sopportato le onde e il brutto tempo.<br />

Il Covid-19 ci sta aiutando a riscoprire<br />

la natura?<br />

Difficile parlare per tutta l’umanità. Ma<br />

probabilmente questa pandemia ha<br />

obbligato ognuno di noi a guardarsi<br />

dentro. Durante la prima passeggiata<br />

dopo il lockdown della scorsa primavera,<br />

ho osservato il mondo e capito<br />

davvero quanto era prezioso. L’avevo<br />

davanti agli occhi tutti i giorni senza<br />

rendermene conto.<br />

Quanto è importante tutelare l’ambiente?<br />

L’attenzione verso la salvaguardia della<br />

Terra è fondamentale. La questione<br />

ecologica è un problema che dobbiamo<br />

affrontare subito, altrimenti lo<br />

lasceremo ancora più grande ai nostri<br />

figli. Come in mare, le criticità vanno<br />

risolte sul momento e non quando diventano<br />

ingestibili.<br />

Cominciando, per esempio, a scegliere<br />

mezzi di trasporto green.<br />

Sono sempre stato un grande utilizzatore<br />

del treno, per quello che<br />

rappresenta dal punto di vista della<br />

sostenibilità. Tra Firenze e Roma impiego<br />

meno tempo che in auto e ho<br />

l’opportunità di relazionarmi, leggere<br />

e lavorare.<br />

Cosa farai adesso?<br />

Inizio a costruire le basi per il prossimo<br />

giro del mondo. Sto cercando un altro<br />

grande sponsor da affiancare a Prysmian<br />

Group per avere un budget importante<br />

che mi permetta di realizzare<br />

un progetto ambizioso per il Vendée<br />

Globe 2024.<br />

giancarlopedote.it<br />

giancarlopedote75<br />

GiancarloPedote<br />

giancarlopedote<br />

65


MODA<br />

SOSTENIBILE CON STILE<br />

CAPI ECO-FRIENDLY E<br />

A CHILOMETRO ZERO.<br />

LA MODA GREEN<br />

DELLA DESIGNER<br />

LAURA STRAMBI<br />

CHE UTILIZZA<br />

SOLO TESSUTI<br />

ORGANICI E AD ALTA<br />

TRACCIABILITÀ<br />

di Cecilia Morrico<br />

MorriCecili<br />

morricocecili<br />

Il rispetto dell’ambiente è un valore<br />

imprescindibile per la designer<br />

Laura Strambi. Con voce<br />

pacata, ma determinata, ci racconta<br />

che per le sue collezioni utilizza<br />

solo materiali tracciabili, organici ed<br />

eco-friendly. Il brand nato nel 2012,<br />

che porta il suo nome, è una realtà<br />

in espansione che comprende anche<br />

una linea accessori e una di essenze<br />

per la casa – i cui proventi supportano<br />

le donne in difficoltà – oltre che diversi<br />

store all’estero e un sito per la vendita<br />

online.<br />

Come nasce la sua filosofia green?<br />

Vengo dal Monferrato, sulle colline<br />

piemontesi, un luogo che ha saputo<br />

trasmettermi l’amore per la natura.<br />

Certo vivo a Milano, dove lavoro e<br />

costruisco le mie relazioni, ma lì ho le<br />

mie radici. Che mi hanno consentito di<br />

ragionare sul mio lavoro di fashion designer<br />

e capire che la moda avrebbe<br />

dovuto andare oltre l’estetica. È normale<br />

che alla base del lavoro di uno<br />

stilista ci sia la bellezza, ma questa va<br />

supportata con un messaggio che per<br />

me è il rispetto per l’ambiente. Il mio<br />

sforzo più grande a livello professionale<br />

riguarda la ricerca dei materiali.<br />

Laura Strambi Primavera-Estate <strong>2021</strong><br />

66


Utilizzi solo tessuti biologici, naturali<br />

e ad alta tracciabilità. Quali sono i<br />

tuoi preferiti?<br />

Il mio primo amore è il cotone organico<br />

che, a differenza di quello non<br />

organico, cresce in un terreno non<br />

trattato con prodotti chimici: una metodologia<br />

che giova sia all’ambiente<br />

sia a chi è impiegato in queste piantagioni<br />

perché non viene esposto ai<br />

pesticidi. Essere sostenibili significa<br />

anche rispettare la filiera produttiva e<br />

chi ci lavora. Uso questo tessuto per<br />

la maggior parte dei prodotti: abiti,<br />

camicie e pantaloni. Poi il lino o il ramiè<br />

per i capi estivi, mentre per quelli<br />

invernali scelgo la lana da economia<br />

circolare e quindi riciclata.<br />

Sulle fibre tessili stiamo facendo un<br />

grande lavoro di ricerca: siamo stati<br />

tra i primi a usare il pinatex, ricavato<br />

dalle foglie di ananas. Con questo<br />

tessuto, al Met Gala del 2017, abbiamo<br />

vestito Livia Firth, fondatrice di Eco<br />

Age, il primo negozio sostenibile ed<br />

etico a Londra.<br />

Quanto è difficile reperire questi materiali?<br />

Anni fa avrei risposto molto, oggi invece<br />

è più facile. La sostenibilità è diventata<br />

importante per tutti, non solo<br />

per chi ne parlava dieci anni fa. L’Italia,<br />

come sempre, è leader in questo ambito<br />

di ricerca e le aziende produttrici<br />

sono le prime a proporre questi tessuti.<br />

I tuoi capi sono anche a chilometro<br />

zero, visto che vengono prodotti in<br />

due fabbriche a Milano e a Biella.<br />

Ho scelto due aziende con una filiera<br />

interna certificata, dove c’è il giusto<br />

rispetto per i lavoratori. Ma anche vicine,<br />

per evitare l'impatto energetico<br />

del trasporto e della distribuzione.<br />

Mi stupisco ancora di come in Italia si<br />

continuino a preferire gli spostamenti<br />

su strada, quando con la rete ferroviaria<br />

si potrebbero ridurre notevolmente<br />

le emissioni di CO 2<br />

.<br />

La tua collezione primavera-estate si<br />

intitola Mother Earth. Qual è il suo fil<br />

rouge?<br />

Nasce da un lavoro meraviglioso:<br />

l’abito-opera realizzato con l’artista<br />

Franco Gervasio ed esposto fino a<br />

gennaio al Museo Salvatore Ferragamo<br />

di Firenze nell’ambito della<br />

mostra Sustainable Thinking. In esso<br />

sono racchiusi tutti gli elementi della<br />

Terra: il mare, il cielo, le montagne, i<br />

campi. L’abbiamo pensata durante il<br />

L’abito-opera<br />

realizzato con<br />

l’artista Franco<br />

Gervasio ed<br />

esposto al<br />

Museo Salvatore<br />

Ferragamo di<br />

Firenze<br />

Fragranza Home<br />

& Body Laura<br />

Strambi<br />

lockdown e volevamo dare un messaggio<br />

incoraggiante. Anche i colori<br />

scelti sono molto naturali: il sabbia,<br />

l’azzurro, il celeste e il verde, che non<br />

manca mai e uso sia d’inverno sia d’estate.<br />

Qual è il futuro di Laura Strambi?<br />

Nell’immediato, lo showroom direzionale<br />

a Milano e a Düsseldorf per approcciarsi<br />

al mercato tedesco: penso<br />

che sia pronto ad accogliere il mio<br />

progetto sostenibile. E poi vorrei aprirne<br />

uno in Giappone. All’interno del<br />

brand, invece, abbiamo lavorato sugli<br />

accessori: per la primavera <strong>2021</strong> è<br />

stato realizzato uno stivale completamente<br />

in cotone organico, con tacco<br />

di gomma riciclata e rivestito in legno.<br />

Inoltre, abbiamo aperto l’e-commerce<br />

e lanciato la nostra prima fragranza<br />

per la casa. È un’essenza dalle note<br />

agrumate che può essere usata negli<br />

ambienti ma anche sul corpo. Viene<br />

venduta online e parte del ricavato<br />

è destinato alla FIVE onlus - Fondazione<br />

internazionale verso l’etica per<br />

realizzare comunità di accoglienza<br />

dedicate alle donne in difficoltà.<br />

Moda e ambiente. Che cosa c’è da<br />

fare ancora?<br />

Bisogna iniziare ad adottare un metodo<br />

progettuale sostenibile. Dall’eliminazione<br />

degli sprechi alla ricerca sui<br />

tessuti. Il lockdown ci ha insegnato a<br />

capire meglio che cosa ci serve davvero.<br />

La Terra è un dono e non va pensata<br />

solo come un bene di cui usufruiamo.<br />

Se la consumiamo e basta<br />

finiremo per portarla alla distruzione,<br />

dobbiamo invece preservarla per le<br />

generazioni future e insegnare loro<br />

come prendersene cura.<br />

laurastrambi.com<br />

laurastrambi<br />

Laura Strambi<br />

67


MODA<br />

IL BELLO DELLA NATURA<br />

L’ART DIRECTOR<br />

SIMONE GUIDARELLI<br />

FIRMA DUE PROGETTI<br />

ARTIGIANALI<br />

CHE PUNTANO A<br />

RICOPRIRE GLI ABITI E<br />

LA CASA DI ANIMALI,<br />

PIANTE E FIORI<br />

di Cecilia Morrico<br />

MorriCecili<br />

morricocecili<br />

Incontriamo, telefonicamente, Simone<br />

Guidarelli durante un set<br />

fotografico, mentre sta scattando<br />

un servizio per il magazine Vanity Fair,<br />

di cui è fashion editor.<br />

L’art director visionario e amante della<br />

natura non si riposa mai e firma una<br />

collezione dall’animo green con Cuoio<br />

di Toscana, casa che vanta l’eccellenza<br />

di una pelle conciata al vegetale<br />

unica in Italia. Con lo stesso spirito innovativo,<br />

ha cominciato una collaborazione<br />

con Officinarkitettura, giovane<br />

brand emiliano specializzato in carte<br />

da parati e rivestimenti sostenibili.<br />

Com’è nato il progetto con Cuoio di<br />

Toscana?<br />

Tutto è partito dal mio canale instagram,<br />

dove ho pubblicato i servizi per<br />

Vanity Fair e i miei wallpaper onirici. Il<br />

mio lavoro è piaciuto e così mi hanno<br />

contattato per creare un’opera prima<br />

con me. Quando ho visto i bancali di<br />

cuoio bianco e durissimo come il legno,<br />

con cui creare gli abiti, ho pensato<br />

che fosse una bellissima sfida. Ci abbiamo<br />

lavorato un anno intero, andando<br />

nelle concerie storiche d’Italia per<br />

capire come portare questo materiale<br />

complicatissimo da sotto la suola delle<br />

scarpe a sopra, per realizzare magari<br />

una giacca o un cappello. E qui si vede<br />

la bravura e la sapienza del made in<br />

Italy, la capacità di sedersi a tavolino<br />

e trovare soluzioni originali. Abbiamo<br />

iniziato con gli occhiali, dove la rigidità<br />

del cuoio poteva essere ben sfruttata<br />

e pian piano siamo riusciti a renderlo<br />

più morbido creando stivali cuissard<br />

© Cosimo Buccolieri<br />

Simone Guidarelli e una delle sue grafiche<br />

stampati all over e poi l’intera collezione,<br />

chiamata Twenty21.<br />

Come è avvenuta la trasformazione<br />

del materiale?<br />

Il cuoio viene tagliato in fette sempre<br />

più sottili, poi viene immerso nelle botti<br />

e infine ammorbidito a mano. È un<br />

processo lungo ed ecosostenibile, se<br />

si procede con i ritmi giusti e rispettando<br />

i prodotti. Quando mi sono approcciato<br />

a questo lavoro pensavo di poter<br />

realizzare un articolo a settimana, ma<br />

poi l’artigiano mi ha spiegato che per<br />

fare un pezzo bisognava aspettare un<br />

mese. Questi sono i tempi per i grandi<br />

brand del lusso. Ora stiamo portando<br />

avanti tantissime prove sui colori e<br />

sulla loro tenuta. I disegni sono fatti a<br />

mano, incredibilmente dettagliati, poi<br />

vengono passati allo scanner e digitalizzati.<br />

Avete scelto un motivo iconico?<br />

Sì, il gallo. Volevo che fosse il loro biglietto<br />

da visita. Cuoio di Toscana mi<br />

aveva chiesto un animale, magari della<br />

giungla. Ma per me il gallo sottolinea<br />

l’italianità, mi ricorda Firenze, il Rinascimento<br />

e la campagna di questa regione<br />

splendida.<br />

Quanto è importante oggi il rapporto<br />

tra artigianalità e sostenibilità?<br />

Abbiamo cercato di mettere insieme<br />

questi due mondi lavorando con un<br />

materiale ecosostenibile e stando attenti<br />

alla sua provenienza. La filiera e la<br />

tracciabilità sono importantissimi per<br />

chi vuole definirsi green. E, in questo<br />

caso, lo è ogni passaggio.<br />

La natura è sempre presente nel tuo<br />

lavoro, soprattutto nelle stampe.<br />

È l’elemento fondamentale. Ho sempre<br />

voluto inserire animali, piante e<br />

fiori sulle stampe e le carte da parati.<br />

Io vengo dalla campagna marchigiana<br />

68


e mi è stato trasmesso fin da piccolo<br />

il rispetto per la natura. Ormai corriamo<br />

sempre, mentre per avere il tempo<br />

giusto dovremmo seguire il ritmo calmo<br />

ed equilibrato delle stagioni.<br />

Anche il progetto con Officinarkitettura<br />

riprende le tue grafiche per i rivestimenti<br />

interni. Un’altra collezione<br />

che guarda all’ambiente.<br />

Partiamo dal fatto che ciò che rende<br />

rare le carte parati è il disegno. Nel mio<br />

caso è sempre realizzato a mano, da<br />

solo o con il mio team. Officinarkitettura<br />

offre tantissime soluzioni nel panorama<br />

del wallcovering, dalla carta da<br />

parati ecologica o in Tnt (tessuto non<br />

tessuto) alle lastre in kerlite decorata<br />

a mano che mantiene invariati i colori<br />

brillanti. Il processo costa un po’ di<br />

più, ma consente diverse soluzioni e<br />

garantisce la tracciabilità dei tessuti e<br />

dei colori, oltre alla certezza di sapere<br />

dove vengono smaltiti.<br />

A cosa pensi quando realizzi i tuoi<br />

wallpaper?<br />

Me li immagino sulle pareti di una casa:<br />

il proprietario è seduto sul divano, un<br />

po’ annoiato o assorto nei suoi pensieri,<br />

e si ritrova le mie stampe davanti<br />

agli occhi. Ecco, vorrei che in quel momento<br />

riuscisse a stupirsi dei piccoli<br />

dettagli.<br />

Per i disegni scelgo sempre fiori dai<br />

colori vivaci da cui fuoriescono diversi<br />

animaletti. Anche la disposizione della<br />

carta non avviene mai in modo standard<br />

per evitare il classico effetto a colonne.<br />

Così non stanca mai: è bellezza<br />

del classico con un tocco moderno.<br />

La capsule collection Twenty21 di Simone Guidarelli per Cuoio di Toscana<br />

Le nuance sono molto forti, dal nero<br />

luminosissimo al giallo, dall’arancio al<br />

rosa. Vorrei che le mie creazioni prescindessero<br />

dal tipo di persona che le<br />

acquista. Spero che siano capaci di innescare<br />

un ricordo, come la casa della<br />

nonna o un bel giardino rimasto nella<br />

memoria.<br />

Cosa dovrebbe fare la moda per rispettare<br />

sempre di più l’ambiente?<br />

Innanzitutto, bisogna capire che non<br />

basta prendere un vecchio vestito<br />

dall’armadio, tagliarlo e dipingerlo a<br />

mano per farlo diventare un capo green.<br />

Bisogna partire dai tessuti e dalla<br />

tracciabilità dei processi. Fino a qualche<br />

anno fa si pensava che il cuoio non fosse<br />

sostenibile, ora invece sappiamo che<br />

una sneaker realizzata con questo materiale<br />

è assolutamente green. Il mondo<br />

della moda dovrebbe studiare un po’ di<br />

più e darsi regole chiare e condivise.<br />

simoneguidarellihome.com<br />

cuoioditoscana.it<br />

officinarkitettura.it<br />

simoneguidarelli<br />

FEDEZ PER SEVEN<br />

Zaini, easy backpack, astucci, quaderni<br />

e anche un diario realizzati con tessuti<br />

di poliestere ricavato da bottiglie in<br />

PET e carta riciclata. È la capsule per<br />

la scuola di Seven ideata da Fedez, in<br />

vendita da giugno <strong>2021</strong>. Un progetto che<br />

punta alla salvaguardia dell’ambiente e<br />

all’educazione dei cittadini, come spiega<br />

il rapper: «Ho voluto realizzare una linea<br />

pulita, minimal e dall’anima urban, in<br />

tendenza con lo stile contemporaneo.<br />

Ma, allo stesso tempo, ho cercato di<br />

sensibilizzare le giovani generazioni a<br />

riflettere sul rapporto con il pianeta, uno<br />

dei temi più urgenti del nostro tempo.<br />

Con Seven sono riuscito a dare una forma<br />

a tutto questo».<br />

seven.eu<br />

© Officinarkitettura<br />

Simone Guidarelli per Officinarkitettura<br />

69


TRAVEL<br />

FIUMI<br />

DI<br />

DALLA DORA BALTEA ALL’ISONZO, ITINERARI<br />

GREEN DA RAGGIUNGERE IN TRENO E<br />

PERCORRERE IN BICICLETTA SEGUENDO IL<br />

RUMORE DELL’ACQUA<br />

di Silvia Del Vecchio<br />

s.delvecchio@fsitaliane.it<br />

«<br />

Almeno una volta l’anno,<br />

vai in un posto dove non<br />

sei mai stato prima». È il<br />

buon consiglio del Dalai Lama – che<br />

tutti speriamo di poter seguire presto,<br />

liberi dal Covid – ad aprire il travel<br />

book Ciclovie di Trenitalia: un invito a<br />

scoprire itinerari green, con la bici e il<br />

treno regionale, anche costeggiando<br />

i principali corsi d’acqua del nostro<br />

Paese.<br />

Camminare lungo le rive di un fiume<br />

accompagnati dai suoni e i profumi del<br />

bosco, scoprendo capolavori naturali<br />

e luoghi incontaminati, è una delle<br />

opportunità più rilassanti e rigeneranti<br />

che la primavera possa offrire.<br />

© Albert Ceolan/GettyImages<br />

In bicicletta lungo l’Adige (BZ)<br />

70


PEDALATE<br />

LA DORA BALTEA E I SUOI GIOIELLI<br />

Si può partire da Aosta, pedalando (o<br />

passeggiando) fino alla stazione ferroviaria<br />

di Verrès lungo le anse della<br />

Dora Baltea. Attraverso 50 chilometri<br />

di piste ciclabili ben mantenute e strade<br />

a bassa intensità di traffico s’incontrano<br />

splendidi castelli, come quelli di<br />

Fénis e Issogne, ma anche ponticelli,<br />

vigneti e boschi, con un’unica salita<br />

impegnativa che porta a Saint-Vincent.<br />

Un altro itinerario, di media difficoltà<br />

ma per lo più pianeggiante, corre parallelo<br />

alla Dora Baltea nel cuore del<br />

Canavese, in Piemonte. Da Chivasso<br />

(TO) si raggiungono le frazioni di Betlemme<br />

e Mandria percorrendo vie<br />

secondarie e poi un saliscendi fino al<br />

lago di Candia, il cui parco è una delle<br />

zone umide più importanti della<br />

regione. Qui si possono ammirare la<br />

flora e la fauna lacustri, come ninfee,<br />

iris, castagne d’acqua, pellicani e aironi<br />

bianchi e rossi. E non manca il bike<br />

park per chi vuole affittare una due<br />

ruote. Un ultimo tratto pianeggiante<br />

porta poi a Ivrea. Attraversata sempre<br />

dalla Dora Baltea, che dal Monte Bianco<br />

confluisce dolcemente nel Po, questa<br />

cittadina gode di bellezze naturali<br />

come l’Anfiteatro Morenico, un rilievo<br />

di origine glaciale creato dal trasporto<br />

di sedimenti nel bacino del fiume. A<br />

dominare il paesaggio, su una collinetta,<br />

il Castello Sabaudo dalle caratteristiche<br />

torri rosse.<br />

DAL TICINO AL PO<br />

Un altro itinerario da non perdere parte<br />

da Pavia, la città delle 100 torri, una<br />

delle località lombarde più ricche di<br />

storia. Catturano lo sguardo i pittoreschi<br />

vicoli del centro storico, la maestosità<br />

del Castello Visconteo, i chiostri<br />

universitari ricchi di storia e cultura,<br />

la Basilica di San Michele, capolavoro<br />

romanico-longobardo e luogo delle<br />

incoronazioni imperiali, e la Basilica di<br />

San Teodoro, dedicata al protettore di<br />

pescatori, barcaioli e commercianti.<br />

Percorrendo il Ponte Coperto, antica<br />

porta della città, si raggiunge Borgo<br />

Ticino, dove le piccole case dei fiumaroli<br />

sono a pochi passi dalla riva. Appena<br />

oltrepassata la porta sull’argine,<br />

ci si ritrova immersi nel lussureggiante<br />

Parco del Ticino. Da sempre legato in<br />

modo inscindibile al fiume, nel borgo<br />

il tempo scorre placido come l’acqua.<br />

Meritano una visita le riserve naturali<br />

Bosco Negri e Bosco Grande, ricche di<br />

specie vegetali e animali tipiche degli<br />

ambienti fluviali e paludosi.<br />

Per osservare il gioco delle correnti<br />

nel punto in cui il Ticino confluisce<br />

nel Po, e si mescola a lui per due chilometri,<br />

si va sul Ponte della Becca,<br />

71


TRAVEL<br />

© cosca/AdobeStock<br />

che congiunge i comuni di Vaccarizza<br />

e Tornello. Seguendo il grande<br />

fiume, lungo la ciclopista del Po e la<br />

Via Francigena, si arriva a Piacenza,<br />

tra paesaggi dimenticati e luoghi<br />

ricchi di curiosità e aneddoti legati<br />

ai popoli che da millenni ne abitano<br />

le rive. Il Po scorre sotto i ponti<br />

piacentini, si insinua nelle lanche<br />

dell’Isola de Pinedo e si allunga verso<br />

Isola Serafini dove, dalle grandi<br />

spiagge bianche che il fiume crea e<br />

disfa continuamente, si assiste allo<br />

spettacolo dell’Adda alla fine del<br />

suo viaggio. Il sito visitporiver.net<br />

raccoglie tutte le informazioni sulle<br />

ciclovie e i consigli di viaggio per<br />

esplorare al meglio il più importante<br />

corso d’acqua italiano. Che nasce<br />

torrente dal Monviso, poi cresce e<br />

si gonfia con i primi affluenti fino al<br />

suo ingresso trionfale a Torino: qui è<br />

d’obbligo una visita al Castello e al<br />

Parco del Valentino che si specchiano<br />

nelle sue acque calme.<br />

IN SELLA LUNGO L’ADIGE<br />

Un’altra ciclabile ben descritta nel<br />

travel book di Trenitalia è quella<br />

dell’Oltradige, 20 chilometri da Bolzano<br />

a Caldaro, realizzata recuperando<br />

il tracciato di un’ex ferrovia di<br />

fine ‘800. Il primo tratto fino a Castel<br />

Firmiano segue e incrocia il corso<br />

dei fiumi Isarco e Adige, passando<br />

attraverso vigneti e gallerie, dopodi-<br />

Dora Baltea (AO)<br />

ché le possibilità sono due: seguire<br />

il percorso verso il Lago di Caldaro,<br />

il bacino d’acqua naturale più grande,<br />

basso e caldo delle Alpi, dove<br />

ci si immerge già da maggio, o passeggiare<br />

fino in paese. I più allenati<br />

possono pedalare da Trento a Bolzano<br />

per 60 chilometri lungo l’Adige,<br />

mentre per chi vuole semplicemente<br />

godersi l’aria di primavera, in sella<br />

o a piedi, c’è il Tru do l’Ega, sentiero<br />

lungo l’acqua. Si parte dal paese<br />

di Badia (BZ) seguendo il torrente<br />

Gadera, su strada sterrata fino a La<br />

Villa e ritorno. Solo dieci chilometri<br />

con poco dislivello, adatti anche alle<br />

famiglie con bambini, con una divertente<br />

sosta al Parco dei cervi di<br />

Sompunt. Chi vuole può proseguire,<br />

sempre lungo il Gadera, fino a Corvara<br />

o, verso est, per San Cassiano.<br />

SULLE RIVE DEL SILE<br />

In Veneto, il tracciato della ferrovia<br />

dismessa che collegava Treviso a<br />

Mantova porta a scoprire verdi campagne<br />

ricche di gioielli architettonici<br />

tra cui Villa Badoer, Villa Cornaro e<br />

Villa Pisani. Gli ultimi chilometri del<br />

tratto padovano della Treviso-Ostiglia<br />

passano per Piazzola sul Brenta,<br />

dove non può mancare una tappa<br />

alla barocca Villa Contarini. La ci-<br />

Parco del Valentino, Torino<br />

© lorenzobovi/AdobeStock<br />

72


© dianacrestan/AdobeStock<br />

La Riviera Garibaldi del fiume Sile, Treviso<br />

clabile è attualmente percorribile<br />

da Treviso a Grisignano di Zocco<br />

(VI), per una sessantina di chilometri,<br />

mentre a Badoere (TV) si incrocia<br />

la pista del Sile. Da non perdere<br />

l’Oasi di Cervara, dove madre natura<br />

è regina, bagnata dai fiumi Sile e Siletto,<br />

con ingresso dal trecentesco<br />

mulino circondato anche dalle acque<br />

del torrente Piòvega. Qui, dove<br />

un tempo era attiva la peschiera,<br />

oggi si ammira il sistema di cattura<br />

dei pesci ben ricostruito nell’Oasi,<br />

mentre la ruota di legno gira ancora<br />

azionata dall’acqua limpida. Un ambiente<br />

naturale intatto, classificato<br />

come sito di interesse comunitario<br />

per il rifugio della fauna selvatica e<br />

la conservazione della flora spontanea<br />

del Sile.<br />

DAL TAGLIAMENTO ALL’ISONZO<br />

In Friuli-Venezia Giulia a spiccare è<br />

il Tagliamento, con i suoi 170 chilometri<br />

di acque verdi e turchesi che<br />

attraversano le montagne. Ha una<br />

bellezza algida, come le Alpi Carniche<br />

da cui nasce. È possibile seguire<br />

il suo corso compiendo un viaggio<br />

all’insegna della natura selvaggia,<br />

grazie ad antiche vie di pellegrinaggio<br />

lungo le quali ammirare deliziosi<br />

paesini.<br />

C’è poi la tratta italiana della ciclovia<br />

Alpe Adria, 176 chilometri da Grado<br />

(GO) a Tarvisio (UD). Si parte dalla città<br />

lagunare collegata alla terraferma<br />

con un ponte ciclabile di sei chilometri,<br />

direzione Aquileia-Palmanova-<br />

Udine. Pedalando verso nord, in provincia<br />

di Udine s’incontrano Buja,<br />

Osoppo, Gemona e Venzone, uno<br />

dei borghi più belli d’Italia, con le<br />

sue imponenti mura medievali e celebri<br />

monumenti come il Duomo di<br />

Sant’Andrea e la Cappella di San Michele.<br />

Lungo la Val Canale s’incrocia<br />

diverse volte il fiume Fella, che<br />

confluisce nel Tagliamento vicino<br />

Venzone, in un paesaggio bucolico<br />

quasi fiabesco. Superando Pontebba<br />

e Tarvisio si giunge al confine di<br />

Coccau, dove la ciclovia Alpe Adria<br />

prosegue per altri 234 chilometri<br />

fino a Salisburgo, in Austria. Vicino a<br />

Udine, invece, Cividale del Friuli –<br />

Una bici lungo il Delta del Po<br />

© alessandrogiam/AdobeStock<br />

cittadina dai molti luoghi d’interesse<br />

culturale – offre la visione del<br />

Natisone che corre verso l’Isonzo. In<br />

sella si percorre facilmente la strada<br />

principale che collega Cividale con<br />

la Valle dell’Isonzo, costeggiando<br />

Monte Matajur lungo il Natisone, godendo<br />

di scorci meravigliosi come la<br />

veduta del santuario della Beata Vergine<br />

di Castelmonte, della chiesa di<br />

Sant’Antonio con la cima del Krn sullo<br />

sfondo o del ponte di Napoleone<br />

nella stretta dell’Isonzo, sconfinando<br />

in Slovenia fino a Tolmin.<br />

trenitalia.com/it/treni_regionali/i_nostri_travel_book<br />

73


TRAVEL<br />

© robertonencini/AdobeStock<br />

CITTÀ DA CAMMINARE<br />

LA PRIMA È UN GIOIELLO ETRUSCO NELLA VALDICHIANA. LA SECONDA<br />

È CONSIDERATA L’ATENE DEL TRENTINO. ALLA SCOPERTA DI CORTONA<br />

E ROVERETO, DOVE IL VIAGGIO (A PIEDI) È A MISURA D’UOMO<br />

risentono delle criticità tipiche dei<br />

grandi centri abitati e offrono diverse<br />

opportunità di turismo outdoor.<br />

CORTONA: SINFONIA ETRUSCA<br />

Situata al confine con l’Umbria, afdi<br />

Valentina Lo Surdo valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha ilmondodiabha.it<br />

Chi vuole scoprire l’Italia al<br />

ritmo lento dei propri passi,<br />

ad aprile può visitare due<br />

magnifiche città, crocevia di cammini<br />

in più tappe o anche solo di passeggiate<br />

da compiere in giornata: Cortona<br />

e Rovereto. Due suggerimenti di<br />

viaggio perfetti in tempo di Covid-19<br />

visto che, per le loro caratteristiche<br />

urbane e territoriali, entrambe non<br />

74


Cortona (AR)<br />

facciata sulla Valdichiana e sul Lago<br />

Trasimeno, la nota cittadina in provincia<br />

di Arezzo appare incastonata<br />

in un territorio collinare, protetta<br />

dalla cinta degli Appennini. Da secoli<br />

Cortona attrae i visitatori offrendo<br />

un’immersione totale nel suo patrimonio<br />

storico-artistico a contatto<br />

con la natura, senza dimenticare<br />

l’eccellente tradizione enogastronomica.<br />

Già la scorsa estate questa<br />

cittadina si è dimostrata capace di<br />

ospitare il flusso turistico in completa<br />

sicurezza e tuttora Cortona offre<br />

l’opportunità di vivere in modo ideale<br />

la dimensione del buen retiro, con il<br />

suo centro storico pedonale a misura<br />

d’uomo e i magnifici sentieri che<br />

la circondano. Un luogo dove viene<br />

naturale trascorrere la maggior parte<br />

del tempo all’aria aperta e che da<br />

febbraio è ancor più facilmente raggiungibile<br />

grazie al Frecciarossa che<br />

lo collega ai maggiori centri del nord<br />

Italia.<br />

All’interno delle sue mura scopriamo<br />

innanzitutto perché sia considerata<br />

zona etrusca per eccellenza: suggestioni<br />

indelebili di una civiltà antica si<br />

scoprono visitando il Museo dell’accademia<br />

etrusca e della città di Cortona<br />

(Maec) e le sorprendenti aree<br />

archeologiche più a valle, dove spicca<br />

la presenza di due impressionanti<br />

tumuli. Al Maec, dal 23 aprile al 12<br />

settembre, è in programma la mostra<br />

Luci dalle tenebre, dai lumi degli Etruschi<br />

ai bagliori di Pompei. Mai finora<br />

era stata realizzata un’esposizione<br />

consacrata alle antiche tecniche di<br />

illuminazione e ai rituali connessi e il<br />

museo su questo tema gioca un ruolo<br />

fondamentale custodendo il celebre<br />

Lampadario etrusco, un unicum<br />

a livello mondiale. La mostra è inoltre<br />

arricchita dai prestigiosi prestiti concessi<br />

dal Mann di Napoli e dal Museo<br />

archeologico di Firenze.<br />

75


TRAVEL<br />

© fabriziomunicchi/AdobeStock<br />

Eremo Le Celle, Cortona (AR)<br />

IN CAMMINO PER LA RIPRESA<br />

Oltre alla possibilità di ammirare i resti<br />

etruschi, secoli di storia e cultura hanno<br />

forgiato la fama di Cortona: sono<br />

molti infatti i palazzi, le chiese e i musei<br />

che esaltano gli splendori dell’arte<br />

medievale e rinascimentale – tra i<br />

nomi più celebri legati alla cittadina ci<br />

sono Pietro da Cortona e Luca Signorelli<br />

– e persino futurista. Ma va segnalato<br />

anche il successo di Cortonantiquaria,<br />

in programma dal 20 agosto al<br />

5 settembre, la più longeva mostra di<br />

settore a livello nazionale. Dal 21 al 23<br />

maggio, poi, si accendono le luci sulle<br />

eccellenze enogastronomiche con la<br />

tre giorni intitolata La rinascita riparte<br />

dalla speranza, che valorizza la carne<br />

chianina Igp e il Syrah dei vignaioli cortonesi<br />

protagonisti insieme a rinomati<br />

chef ed enologi. A salutare l’arrivo della<br />

bella stagione, il 18 giugno passeranno<br />

poi le auto della Mille Miglia e,<br />

sempre in tema di motori, il 20 è fissato<br />

l'arrivo della Colonna della Libertà, la<br />

carovana di veicoli storici militari risalenti<br />

alla Seconda guerra mondiale,<br />

mentre il 18 settembre sarà il turno del<br />

Gran Premio Nuvolari.<br />

L’estate è all’insegna della musica e<br />

della fotografia con un cartellone di<br />

appuntamenti in cui la fanno da padrone<br />

i teatri naturali all’aperto, come<br />

il Parco archeologico del Maec. Fra gli<br />

appuntamenti in programma, tra il 15<br />

luglio e il 26 settembre è previsto Cortona<br />

on the move, intitolato quest’anno<br />

We Are Humans, festival internazionale<br />

della narrativa visuale realizzato nei<br />

palazzi del centro storico e alla Fortezza<br />

del Girifalco.<br />

C’è poi il rapporto straordinario che<br />

questo territorio intesse con i cammini,<br />

rappresentando una tappa obbligata<br />

per chi percorre la lunghissima Via<br />

Romeo-Germanica, che in 2.200 chilometri<br />

dalla Germania raggiunge Roma,<br />

o la Via Lauretana Toscana, antico asse<br />

etrusco-romano che in 108 chilometri<br />

collega Cortona a Siena, il sentiero<br />

della Bonifica, 62 chilometri tra Arezzo<br />

e Chiusi, e il percorso B (130 chilometri)<br />

dei Cammini di Francesco, da La Verna<br />

(AR) ad Assisi. D’altronde Cortona è<br />

meta storica del turismo francescano,<br />

grazie alla presenza dell’Eremo delle<br />

Celle fondato proprio da San Francesco,<br />

raggiungibile in tre chilometri dal<br />

centro con una piacevole passeggiata.<br />

Per gli appassionati dell’outdoor, si<br />

segnalano ancora una ventina di ulteriori<br />

percorsi, tra sentieri e itinerari ciclo-pedonali,<br />

alcuni specifici per il trail<br />

running e la mountain bike, distribuiti<br />

in montagna e a fondo valle.<br />

ROVERETO E I CAMMINI URBANI<br />

La seconda città protagonista del nostro<br />

reportage è situata al centro della<br />

Valle dell’Adige, adagiata tra colline e<br />

vigneti: è Rovereto, la porta del profondo<br />

nord. Con il suo centro storico-palcoscenico,<br />

che l’ha portata a essere<br />

definita l’Atene del Trentino, è nota a<br />

livello mondiale come Città della pace,<br />

grazie alla presenza dell’imponente<br />

Campana dei caduti. Fusa con il bronzo<br />

ricavato dai cannoni delle nazioni<br />

che parteciparono alla Prima guerra<br />

mondiale, diffonde ogni sera un messaggio<br />

universale di pace con i suoi<br />

100 rintocchi.<br />

Ma, soprattutto, Rovereto è una città<br />

da scoprire a piedi percorrendo le<br />

vie del centro come un viaggio ideale<br />

attraverso diverse epoche. Dal Medioevo<br />

che corre lungo le mura dei<br />

Castelbarco alla dominazione della<br />

Serenissima riflessa nella Casa del Podestà,<br />

fino al Primo conflitto mondiale<br />

raccontato nelle sale del Castello, Rovereto<br />

riflette la sua storia in percorsi di<br />

tale ricchezza che sono stati suddivisi,<br />

in collaborazione con l’Associazione<br />

guide e accompagnatori turistici del<br />

Trentino, in quattro itinerari tematici<br />

che vanno in staffetta di sabato in sabato<br />

fino alla fine dell’anno.<br />

Il primo è consacrato al cosiddetto<br />

Chilometro delle meraviglie: con par-<br />

76


tenza dal ponte Forbato, attraversa il<br />

quartiere di Santa Maria per proseguire<br />

verso Palazzo Pretorio. La narrazione,<br />

che trova dettagli nelle sontuose<br />

decorazioni esterne, tocca anche lo<br />

splendido castello, sede del Museo<br />

storico italiano della guerra, via della<br />

Terra, la chiesa e la porta di San Marco,<br />

il bastione Basadonna, fino a raccontare<br />

i passaggi di Mozart, del conte<br />

di Cagliostro e del giovane Fortunato<br />

Depero. L’itinerario continua tra piazza<br />

delle Oche, via Valbusa e piazza Rosmini,<br />

Palazzo Del Ben, corso Rosmini,<br />

il Boulevard di Rovereto, e corso Bettini,<br />

dove la passeggiata si conclude<br />

nell’agorà del Mart, il celebre Museo<br />

di arte moderna e contemporanea di<br />

Trento e Rovereto, presieduto da Vittorio<br />

Sgarbi.<br />

Il secondo percorso ritrae questa città<br />

come punto di riferimento dell’avanguardia,<br />

dai lavori nella seconda metà<br />

dell’800 all’apertura del Boulevard di<br />

corso Rosmini, approfondendo l'importanza<br />

storica dell’Accademia roveretana<br />

degli Agiati e di Palazzo Rosmini,<br />

casa natale del filosofo Antonio<br />

Rosmini e dello zio e architetto Ambrogio.<br />

Si va avanti lungo il viale che vede<br />

realizzate molte opere di Ambrogio,<br />

quindi ci si inoltra nella Rovereto del<br />

secolo dei Lumi, passando in rassegna<br />

Palazzo Fedrigotti, il Teatro Zandonai e<br />

i palazzi Alberti Poja, dell’Istruzione e<br />

dell’Annona.<br />

La terza opportunità di esplorazione a<br />

piedi trova il suo titolo nella Città della<br />

seta. Si parte stavolta da piazza Podestà<br />

e si viene poi introdotti all’economia<br />

della Rovereto tardo-medievale<br />

e rinascimentale, scoprendo le rogge,<br />

il primo filatoio cittadino, piazza Erbe,<br />

Palazzo Todeschi, il filatoio Tacchi e<br />

Palazzo Masotti, dove termina l’itinerario.<br />

Mentre la quarta passeggiata ci porta<br />

a scoprire i luoghi di Depero, partendo<br />

proprio dalla celebre casa d’arte futurista<br />

dell’istrionico talento, roveretano<br />

d’adozione. La visita prosegue verso<br />

via Rialto con un focus sulle prime<br />

esperienze dell’artista, concludendosi<br />

in piazza Rosmini dove furono esposte<br />

le sue prime opere.<br />

LA CULTURA NON SI FERMA<br />

Nel rispetto delle norme anti Covid-19,<br />

anche Rovereto propone un<br />

ricco cartellone di eventi per la primavera-estate,<br />

come le mostre del<br />

Mart Giovanni Boldini. Il piacere, già<br />

pronta e in attesa di poter essere visitata,<br />

Picasso, de Chirico, Dalí: dialogo<br />

con Raffaello, con oltre 70 opere che<br />

raccontano come i maestri del ‘900<br />

guardarono all’arte del grande urbinate,<br />

e Botticelli. Il suo tempo e il nostro<br />

tempo, che parte da 20 capolavori del<br />

sommo pittore fiorentino proseguendo<br />

attraverso le opere di artisti e stilisti<br />

contemporanei che rileggono la<br />

sua iconografia.<br />

Ma arrivare a Rovereto, da aprile a ottobre,<br />

significa anche mettersi sulle<br />

tracce dei dinosauri: gli esperti della<br />

Fondazione Museo civico di Rovereto<br />

sono pronti ad accompagnare il pubblico<br />

nella visita di un sito tra i più importanti<br />

d’Europa, in località Lavini di<br />

Marco, a sud della città, dove è stato<br />

scoperto un giacimento paleontologico<br />

con centinaia di orme lasciate da<br />

questi rettili preistorici. Infine, per gli<br />

amanti della musica c’è il festival Settenovecento,<br />

che dal 17 al 21 giugno<br />

offrirà la condivisione di percorsi musicali<br />

differenti, in nome dell’incontro<br />

tra i diversi generi. Con Rovereto sempre<br />

più al centro dell’arte.<br />

cortonamia.com | visitrovereto.it<br />

Rovereto (TN)<br />

© Chiara Zeni/AdobeStock<br />

77


TRAVEL<br />

INEDITA<br />

USSITA<br />

UNA GUIDA “NONTURISTICA” PER SCOPRIRE<br />

LA CITTÀ SUI MONTI SIBILLINI, COLPITA DAL SISMA DEL 2016-2017,<br />

ATTRAVERSO LE STORIE DEI SUOI ABITANTI<br />

di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com<br />

Un ussitano mentre legge la guida nonturistica<br />

© Cristiana Rubbio<br />

78


«<br />

La gente di un posto non<br />

si orienta con le mappe,<br />

si orienta con le storie»,<br />

scrive Wu Ming 2 per la guida “nonturistica”<br />

Ussita (Monti Sibillini), edita<br />

da Ediciclo Editore. Un testo dove<br />

scrittori, artisti, sociologi e fotografi<br />

dialogano con gli abitanti del paese<br />

per raccontare itinerari inediti capaci<br />

di rappresentare lo spirito più<br />

autentico del luogo.<br />

In un momento in cui si parla sempre<br />

più spesso di ridisegnare finalmente<br />

la vocazione e il modello di<br />

sviluppo turistico del Paese all’insegna<br />

della responsabilità, della<br />

sostenibilità e della lentezza, Federico<br />

Bomba, presidente di Sineglossa,<br />

ha inaugurato una collana editoriale<br />

di guide definite, appunto,<br />

nonturistiche. Partendo da quella di<br />

Ussita, piccola cittadina in provincia<br />

di Macerata che, colpita dagli eventi<br />

sismici del 2016-2017, si è rialzata<br />

con fatica e orgoglio.<br />

Come mai avete scelto Ussita?<br />

Mi sono avvicinato a questo paese<br />

quando mi sono chiesto quale<br />

contributo potessi dare alle comunità<br />

del centro Italia straziate dalle<br />

ferite del terremoto, come potevo<br />

aiutarle a ricostruirsi. Con questa<br />

domanda, grazie all’intuizione di<br />

Paolo Piacentini, scrittore e grande<br />

esperto di cammini, ho incontrato<br />

C.A.S.A. (Cosa Accade Se Abitiamo,<br />

ndr), un’associazione locale di<br />

ragazze e ragazzi che hanno scelto<br />

di tornare a vivere in montagna, o<br />

restarci dopo il sisma, per supportare<br />

i territori in modo costante. Attraverso<br />

questa realtà sono riuscito<br />

a conoscere Ussita da nonturista, in<br />

un’esperienza immersiva.<br />

Che cosa significa?<br />

È il passaggio a una dimensione più<br />

totalizzante dell’esperienza di viaggio,<br />

meno connessa all’acquisto di<br />

un servizio. È un cambio di paradigma<br />

nel modo di intendere il nostro<br />

tempo libero: più che da una raccolta<br />

di foto e dalla compilazione di<br />

una check list, il nonturista è mosso<br />

Ediciclo Editore, pp. 160 € 16<br />

dal desiderio di conoscere meglio<br />

se stesso attraverso le scoperte<br />

che fa durante il percorso, seguendo<br />

le deviazioni disegnate dagli abitanti<br />

dei luoghi che visita.<br />

A Ussita quali sono gli itinerari<br />

meno noti e le digressioni indicate<br />

dalla gente del posto che avete<br />

scoperto?<br />

Quelli nonturistici sono due e, al<br />

loro interno, includono diversi percorsi.<br />

Il primo, chiamato Vivere Qui,<br />

Frontignano, frazione di Ussita (MC)<br />

© Luca Tombesi (C.A.S.A.)<br />

79


TRAVEL<br />

Federico Bomba<br />

© Cristiana Rubbio<br />

raccoglie i racconti degli abitanti<br />

sotto forma di punti di interesse incastonati<br />

in otto cammini ad anello,<br />

adatti a tutti. Un modo per coinvolgere<br />

il viaggiatore nella vita della<br />

comunità, guidandolo in un’esplorazione<br />

urbano-naturalistica dei<br />

luoghi che caratterizzano la nuova<br />

quotidianità̀ post sisma e la storia<br />

del territorio. Sono cammini che ripercorrono<br />

ricordi e memorie degli<br />

abitanti per scoprire le tante frazioni<br />

della cittadina. Ricalcano vecchie<br />

vie di comunicazione e intersecano<br />

il torrente Ussita tra mulini e vecchie<br />

centrali idroelettriche, fino a<br />

indagare lo sviluppo urbanistico<br />

delle frazioni più alte, tra modernità<br />

e abbandono, attraversando tracce<br />

e simboli a cui la comunità attribuisce<br />

i significati più inaspettati.<br />

Il secondo itinerario, Dalla valle<br />

alle vette, è lungo 30 chilometri ed<br />

è diviso in quattro parti, tra andata<br />

e ritorno: un’ascesa dal fondovalle<br />

al Monte Bove, appartenente alla<br />

zona settentrionale della catena<br />

dei Sibillini e simbolo del territorio.<br />

Si tratta di un’esperienza spirituale<br />

guidata dalle parole dello scrittore<br />

aquilano Alessandro Chiappanuvoli<br />

e accompagnata dai lavori del<br />

fotografo Antonio Di Cecco, in cui<br />

l’immaginazione del viaggiatore è<br />

l’elemento imprescindibile per dare<br />

corpo alle suggestioni e agli accadimenti<br />

storici narrati dalle parole e<br />

dalle immagini.<br />

Cosa fare a Ussita? Come passare il<br />

tempo in maniera nonturistica?<br />

Sono infinite le cose da scoprire,<br />

oltre a quelle che ho appena raccontato.<br />

Si può andare a trovare Mariano<br />

che ogni giorno lavora al trotificio<br />

di famiglia, lungo il torrente<br />

Ussita, laddove in passato venivano<br />

allevate le trote per il Papa.<br />

Mariano e suo padre vi racconteranno<br />

questa e altre storie, anche<br />

più recenti, come quella del progetto<br />

Life Trota, che ha consentito<br />

di conservare le ultime popolazioni<br />

esistenti di trota mediterranea,<br />

unico esemplare originario dell’Italia<br />

centro-meridionale. Al Bar due<br />

monti, poi, si fanno sempre incontri<br />

speciali: è il punto di ritrovo per chi<br />

ha voglia di scambiare due chiacchiere,<br />

anche con altri viaggiatori.<br />

Basta sedersi per un caffè o un aperitivo,<br />

per entrare, in breve, nel vivo<br />

della politica locale dell’Alto Nera.<br />

Salire al Valico delle Arette, uno<br />

dei punti più panoramici dei Sibillini,<br />

offre invece la possibilità di abbracciare<br />

l’intera valle con un unico<br />

sguardo. Da lassù si possono immaginare<br />

pastori e pecore transumanti<br />

che, a inizio estate, dal fondovalle si<br />

spostano in carovana verso le verdi<br />

praterie d’alta quota. Le mucche al<br />

pascolo di razza marchigiana sono<br />

di una famiglia di allevatori della<br />

valle e ogni giorno salgono e scendono<br />

dalla località di Vallestretta.<br />

Alzando lo sguardo al cielo, nelle<br />

ore più calde della giornata, si può<br />

incrociare la coppia di aquile reali<br />

che abita la parete nord del Monte<br />

Monte Bove Sud, vista verso Monte Vettore<br />

© Antonio Di Cecco<br />

80


Bove, intente nella caccia quotidiana.<br />

Ma, soprattutto, è suggestivo<br />

osservare come cambiano i luoghi<br />

e le persone in un territorio in forte<br />

mutamento, dove la ricostruzione<br />

sta finalmente ripartendo, insieme<br />

alle speranze degli abitanti.<br />

Che ruolo ha la cucina in questo<br />

tipo di ricettività? Quali le pietanze<br />

da assaggiare?<br />

Molti territori si raccontano proprio<br />

tramite la loro tradizione culinaria,<br />

dietro alla quale spesso sono racchiusi<br />

tutti gli usi e i costumi che<br />

fanno di un luogo “quel” luogo. E<br />

Ussita non è sicuramente da meno,<br />

con una cucina legata ai sapori della<br />

terra e al lavoro in alta montagna.<br />

All’interno della guida non sono<br />

contenute delle vere e proprie ricette<br />

– quelle vanno scoperte direttamente<br />

sul campo – ma narrazioni<br />

che intrecciano gastronomia e personaggi.<br />

Le descrizioni dei sentieri<br />

sono intervallate da curiosità sulla<br />

vita di un tempo, come l’uso del “tascapane”,<br />

borsa nella quale i pastori<br />

si portavano dietro pane, formaggio<br />

e salumi. Un piatto tradizionale è sicuramente<br />

la pezzata: per utilizzare<br />

il pane secco si iniziava a cuocere<br />

una pecora nel brodo, lessata e a<br />

pezzi, poi venivano aggiunte le patate.<br />

Una preparazione lunga e un<br />

procedimento di accudimento dal<br />

sapore antico, a cui il pane faceva<br />

da base. Piatti semplici legati alla<br />

vita umile di un tempo, fatta di dolci<br />

come la fregnaccia o il torciglione,<br />

alcuni persino cotti al camino, o<br />

scandita dalla spremitura del mosto<br />

durante la vendemmia, come una<br />

bevanda piuttosto “spiritosa”, detta<br />

acquarello.<br />

Tre parole con cui promuoveresti<br />

l’Italia attraverso il tuo nuovo approccio<br />

nonturistico?<br />

Una storia vera.<br />

nonturismo.sineglossa.it<br />

#cosaaccadeseabitiamo<br />

© Cristiana Rubbio<br />

© Mauro Pennacchietti<br />

Punto panoramico in località Le Arette<br />

Presentazione della guida nonturistica in piazza dei Cavallari, a Ussita<br />

81


TRAVEL<br />

© rh2010/AdobeStock<br />

LA VIA DEL<br />

CIOCCOLATO<br />

DA TORINO A MODICA, PASSANDO PER PERUGIA, UN VIAGGIO<br />

NELLE CITTÀ DELL’ORO NERO. TRA SPECIALITÀ ARTIGIANALI E<br />

CREATIVITÀ DEI MAÎTRE CHOCOLATIER<br />

di Gianna Bozzali - a cura di vdgmagazine.it<br />

Torino<br />

82


Vi sono città dove il cioccolato<br />

non è solo un buon cibo<br />

ma un bene prezioso, al pari<br />

di un monumento o un’opera d’arte,<br />

capace di attirare sia gli amanti del<br />

cibo degli dèi sia chi desidera avvicinarsi<br />

a una tradizione millenaria.<br />

Esistono percorsi di viaggio tra le capitali<br />

europee dove il cacao è un bene<br />

da tutelare e tramandare: qui i turisti<br />

vengono presi per la gola e restano<br />

incantati dalla bravura dei maître chocolatier.<br />

Bruxelles, Vienna, Parigi sono<br />

le tappe principali di un meraviglioso<br />

itinerario tra praline, tazze di cioccolata<br />

fumanti e bonbon, alla scoperta di<br />

laboratori e bar storici che rimandano<br />

all’uso antico del cacao degli Aztechi<br />

e dei Maya ma, attraverso il costante<br />

amore degli artigiani, ci proiettano<br />

verso un uso più moderno e creativo<br />

di questo prodotto.<br />

In Italia, il viaggio parte senza dubbio<br />

da Torino, la terra del gianduiotto. Nel<br />

1560, per festeggiare il trasferimento<br />

della capitale ducale da Chambéry<br />

alla città sabauda, Emanuele Filiberto<br />

di Savoia offrì agli abitanti, in modo<br />

simbolico, una tazza di cioccolata<br />

calda. E fu amore al primo sorso. La<br />

cicolaté (così è chiamata in dialetto<br />

torinese), magari sormontata da tanta<br />

panna montata, è perfetta in inverno<br />

ma non va disdegnata neppure in primavera,<br />

insieme al caffè in tazzina di<br />

vetro con sopra uno strato di cioccolato<br />

caldo.<br />

In alternativa, c’è il gianduiotto. Nato<br />

nel 1865 da Michele Prochet, un artigiano<br />

che unì il cacao alla nocciola<br />

delle Langhe, fu il primo cioccolatino<br />

a essere incartato. Ma l’arte torinese<br />

del settore è saputa andare oltre,<br />

differenziando i prodotti: basti citare<br />

l’alpino, ripieno di una crema liquorosa,<br />

il boero, con guscio di cioccolato e<br />

morbido cuore alcolico, e il cremino,<br />

composto da tre strati, quelli esterni<br />

di gianduia e quello interno di pasta<br />

alla nocciola. Tappa imprescindibile<br />

per i chocolate lovers è la bottega<br />

di Davide Appendino, nel centro di<br />

Torino: un autentico piccolo tempio<br />

del cioccolato, che si completa con<br />

una serra botanica dove ammirare<br />

le piante di cacao. Il maestro del gusto<br />

cerca le migliori fave, le macina a<br />

pietra e le trasforma in un prodotto di<br />

Gli 'mpanatigghi, tipici dolci al cioccolato di Modica<br />

grande qualità. Il risultato principale e Il cioccolatiere Guido Castagna sorprende<br />

invece per i suoi Giuinott,<br />

più apprezzato del suo lavoro sono le<br />

tavolette monorigine bean to bar, che gianduiotti rivoluzionari nati dall’unione<br />

perfetta tra la Nocciola Piemonte<br />

partono direttamente dai semi senza<br />

subire processi industriali: un viaggio Igp e il cacao Chuao del Venezuela,<br />

sensoriale nei principali Paesi produttori<br />

di cacao, dalla Repubblica Do-<br />

nato dalla collaborazione con il bar-<br />

ma anche per il vermouth ’L Türinèis,<br />

minicana all’Ecuador, passando per tender Michele Marzella, dove il dolce<br />

corteggiamento tra il cioccolato e<br />

Bolivia, India e Madagascar. Straordinario<br />

è anche il suo Uovo di Colombo il liquore regala una delicata infusione<br />

di assonanze e riverberi.<br />

realizzato con cacao monorigine superior<br />

Venezuela Sur del Lago e zucchero<br />

grezzo di canna, decorato con cui nome è strettamente legato alla<br />

Da Torino ci spostiamo a Perugia, il<br />

granella di nocciola Piemonte Igp. storica fabbrica Perugina che nel 1915<br />

Un altro nome che ha contribuito a iniziò a lavorare il cacao in polvere. Tra<br />

scrivere la favola dell’oro nero torinese<br />

è Guido Gobino. Dietro il suo sucza<br />

tempo è il famoso Bacio, nato nel<br />

i suoi prodotti, il più rinomato e sencesso<br />

c’è una famiglia che dal 1964 1922 da un’idea di Luisa Spagnoli.<br />

inventa costantemente nuovi prodotti,<br />

migliorando il gusto dei cioccolatini nella tradizione, qui ci sono il Museo<br />

Per chi desidera una full immersion<br />

tradizionali. Da assaggiare i suoi Tourinot,<br />

dove la potenza del fondente della Scuola del Cioccolato, entrambi<br />

del Cioccolato e i corsi con i maestri<br />

incontra la morbidezza del gianduia: allestiti nell’edificio della Perugina.<br />

una storia racchiusa nel libro 5 grammi<br />

di felicità, di Giuseppe Culicchia Alberto Farinelli, la torta Dantedì,<br />

È merito di uno di loro, il pastry chef<br />

(Slow Food, pp. 192 € 18).<br />

un omaggio a Dante Alighieri nel<br />

© Rosario Scalia/AdobeStock<br />

83


TRAVEL<br />

700esimo anniversario della sua morte.<br />

Composta da tre strati di pan di<br />

Spagna e altrettante mousse, richiama<br />

gli ambienti delle cantiche in cui<br />

è suddivisa la Divina Commedia. La<br />

crema scura è realizzata con Perugina<br />

GranBlocco fondente extra 70%<br />

aromatizzato alla liquirizia e raffigura<br />

l’oscurità dell’Inferno. Il Purgatorio<br />

presenta una mousse più chiara con il<br />

fondente extra 50% e pistacchi salati.<br />

Il viaggio dei sensi termina con l’ultimo<br />

strato, il Paradiso, dove una crema<br />

al burro bianca ricopre la parte superiore<br />

della torta. Qui si raggiunge il<br />

massimo della dolcezza con un composto<br />

di cioccolato al latte Perugina<br />

GranBlocco 30% e caramello.<br />

Proprio nel capoluogo umbro si svolge<br />

tutti gli anni Eurochocolate, il più<br />

grande festival europeo a tema che<br />

trasforma il centro storico in una grande<br />

cioccolateria all’aperto. L’edizione<br />

<strong>2021</strong>, se non ci sono cambiamenti dovuti<br />

alle restrizioni per il Covid-19, è<br />

prevista dal 15 al 24 ottobre. Prima di<br />

continuare il viaggio verso sud, si può<br />

fare una sosta nei dintorni a Brufa di<br />

Torgiano, dove il Borgobrufa Resort<br />

offre trattamenti di benessere a base<br />

di cioccolato e nocciola.<br />

Il tour può proseguire scendendo fino<br />

in Sicilia, a Modica, nel Ragusano: è<br />

qui che la secolare tradizione cioccolatiera<br />

oggi vanta il marchio Igp, l’unica<br />

denominazione europea per un<br />

cioccolato che ancora conserva i gesti<br />

e le tecniche di lavorazione trasmesse<br />

dagli spagnoli. Ingredienti semplici<br />

dall’inconfondibile aroma prendono<br />

forma, durante il trattamento a freddo<br />

della pasta di cacao, in una barretta<br />

dove brillano all’interno i cristalli<br />

di zucchero. A chi lo gusta, diceva lo<br />

scrittore Leonardo Sciascia, «sembra<br />

di essere arrivato all’archetipo, all’assoluto<br />

e che il cioccolato altrove prodotto<br />

– sia pure il più celebrato – ne<br />

sia l’adulterazione, la corruzione».<br />

Diverse le botteghe che accolgono i<br />

visitatori in un abbraccio di cannella<br />

e vaniglia e, oltre alla classica barretta,<br />

propongono dolci come le ‘mpanatigghie,<br />

mezzelune di pasta frolla<br />

ripiene di carne trita e cioccolato. Da<br />

provare quelle che Michele Spadaro<br />

dello storico Bar Fucsia produce ogni<br />

giorno all’interno del suo laboratorio,<br />

nel rigoroso rispetto della ricetta originaria.<br />

Tappa d’obbligo per gli amanti del<br />

cioccolato modicano è anche Ciomod,<br />

azienda storica dove il titolare<br />

Innocenzo Pluchino produce le classiche<br />

tavolette Igp partendo dalle<br />

fave di cacao colombiano, che vengono<br />

utilizzate come ingrediente anche<br />

in diversi liquori. Davvero originale<br />

il cioccolato modicano ideato con<br />

il produttore toscano Claudio Corallo<br />

e realizzato con cacao crudo all’80%.<br />

Partecipare, poi, alle lezioni di Pluchino<br />

apre le porte a un mondo incantato<br />

di colori, aromi e suoni. La specialità<br />

siciliana è stata adocchiata anche da<br />

grandi firme industriali come Bauli,<br />

che quest’anno per Pasqua ha realizzato<br />

una colomba con crema al<br />

Cioccolato di Modica Igp dove il soffice<br />

impasto incontra una copertura<br />

di croccante fondente con granella di<br />

frolla.<br />

A promuovere gli itinerari tra i migliori<br />

produttori di cioccolato d’Europa<br />

ci pensa The Chocolate Way, un<br />

network per il turismo culturale del<br />

settore che unisce i distretti storici<br />

del continente, tra i quali spiccano,<br />

appunto, quelli italiani di Modica, Perugia<br />

e Torino.<br />

Al momento i percorsi proposti sono<br />

30, tra Belgio, Francia, Germania,<br />

Italia, Spagna e Regno Unito: veri e<br />

propri pacchetti turistici che, appena<br />

sarà possibile, offriranno l’occasione<br />

di incontrare i maestri artigiani, ma<br />

anche di degustare e acquistare i prodotti<br />

delle aziende. Inoltre, il Comitato<br />

scientifico dell’associazione sta lavorando<br />

all’elaborazione delle linee<br />

guida per la presentazione di un dossier<br />

che consentirà il riconoscimento<br />

dell’Itinerario culturale europeo La<br />

via del cioccolato. Un modo per proteggere<br />

l’eredità culturale, artistica e<br />

storica di questa delizia valorizzando<br />

la creatività dei maître chocolatier.<br />

davideappendino.it<br />

guidogobino.it<br />

guidocastagna.it<br />

perugina.com<br />

fucsiamodica.it<br />

ciomod.com<br />

thechocolateway.eu<br />

Le uova di Pasqua di Guido Gobino e i cioccolatini di Davide Appendino<br />

84


Per trapiantati<br />

e dializzati<br />

la vita è<br />

in salita...<br />

Ma con loro<br />

c’è ANED!<br />

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GENIUS LOCI<br />

CILENTO<br />

ALLA SCOPERTA DI CERASO E PALINURO CON DANIELA FEROLLA,<br />

EX MISS ITALIA E CONDUTTRICE RAI. TRA MERAVIGLIE DELLA<br />

NATURA, PIATTI TIPICI E RISPETTO DELLE TRADIZIONI<br />

di Peppone Calabrese PepponeCalabrese peppone_calabrese<br />

[Conduttore Rai1, oste e gastronomo]<br />

Qualche anno fa sono stato<br />

catapultato nel mondo<br />

della televisione e uno dei<br />

primi incontri è stato quello con una<br />

lucana, versante Cilento: Daniela Ferolla,<br />

ex Miss Italia e conduttrice Rai.<br />

Daniela è una ragazza timida, riservata,<br />

e sono sicuro che la mia irruenza e<br />

festosità in principio l’abbiano un po’<br />

stordita. Girando insieme a lei per un<br />

anno intero tutta l’Italia, abbiamo avuto<br />

l’occasione di stare spesso da soli,<br />

lontano dalle telecamere, durante<br />

interminabili viaggi in macchina o in<br />

treno. Ho riconosciuto in lei una dolcezza<br />

sincera, la discreta difesa di un<br />

mondo privato e tutto famigliare che<br />

capivo essere la sua vera forza, ciò<br />

che alimentava il motore delle sue<br />

passioni più vere.<br />

Un giorno, dopo aver capito il mio<br />

amore per il cibo (non che dovessi<br />

dire molto per farlo capire, è una chiara<br />

evidenza corporea), durante una<br />

colazione in una terrazza d’albergo<br />

fronte mare, cominciò a raccontarmi<br />

del suo paese di origine e di quanto<br />

fosse brava la sorella a cucinare.<br />

Potete immaginare quanto sia montata<br />

la mia curiosità nel tempo. Finché<br />

non è giunto finalmente il momento di<br />

compiere questa missione.<br />

Parto con il Frecciarossa delle 7.17<br />

dal secondo binario di Potenza Centrale,<br />

direzione Ceraso, ma con prima<br />

tappa Palinuro, nel Salernitano. Ho<br />

prenotato il solito posto a sedere, per<br />

intenderci uno di quelli con il tavolino,<br />

perché mi piace sistemare l’acqua<br />

nell’apposito stallo e appoggiare il libro<br />

e il telefonino. La verità è che adoro<br />

il treno perché amo chiacchierare<br />

con gli sconosciuti. Per me il viaggio<br />

non è mai un trasferimento veloce.<br />

Sono l’incubo di quelli a cui non piace<br />

parlare.<br />

Nel mio vagone ci sono poche persone,<br />

attraverso il corridoio alla ricerca<br />

del mio posto e vedo due ragazzi che<br />

dormono, un militare che gioca con il<br />

telefonino e una signora anziana con<br />

due valigie enormi, che probabilmente<br />

starà andando dai figli al nord. Il<br />

viaggio prosegue così fino a Salerno,<br />

86


INCANTATO<br />

Palinuro (SA)<br />

© Iurii/AdobeStock<br />

dove devo cambiare treno. Sul regionale<br />

mi colpisce una signora con un<br />

cappotto verde, la gonna verde, le<br />

calze e le scarpe verdi.<br />

Mi avvicino e le dico che sarebbe la<br />

testimonial perfetta del mio programma<br />

Linea Verde e lei risponde immediatamente<br />

che in quella zona vive<br />

già la regina di quella trasmissione.<br />

Sorrido e le dico che sto andando appunto<br />

a trovarla. I complimenti per lei<br />

si sprecano e io non vedo l’ora di conoscere<br />

la sorella cuoca.<br />

Daniela mi ha dato appuntamento a<br />

Palinuro e precisamente alla pista di<br />

pattinaggio dove da ragazza incontrava<br />

gli amici per trascorrere le serate.<br />

Palinuro è una piccola frazione<br />

di Centola, in provincia di Salerno, ed<br />

è una delle località balneari più rappresentative<br />

della Campania e del<br />

Cilento. La biodiversità che la circonda<br />

è emozionante, ha una ricchezza<br />

di vegetazione tra le più importanti<br />

del Mediterraneo. L’alto promontorio<br />

si tuffa d’improvviso nelle limpide<br />

acque con rocce che cadono a picco<br />

anche per cinquanta metri, offrendo<br />

l’habitat ideale a numerose specie di<br />

uccelli nonché alla rarissima primula<br />

di Palinuro.<br />

Ecco Daniela: arriva prima il suo sorriso<br />

e poi la sua bellezza. Senza neanche<br />

farmi fare colazione mi invita<br />

a seguirla. Mentre camminiamo mi<br />

parla di un tesoro nascosto nella<br />

zona. Arriviamo vicino al mare e c’è<br />

una barchetta che ci aspetta. In brevissimo<br />

tempo entriamo in una grotta<br />

e, da quel momento in poi, le parole<br />

non bastano a esprimere quello che<br />

gli occhi stavano vedendo. Un ombelico<br />

del mondo, un manto blu cobalto<br />

dove sembra possibile immergersi e<br />

vivere anche solo per un attimo una<br />

seconda vita. Ce ne sono ben trentadue<br />

di grotte, una più bella dell’altra.<br />

Scendiamo dalla barca e Daniela mi<br />

chiede se me la sento di fare trenta<br />

chilometri in bicicletta. Non si è allenata<br />

oggi per aspettarmi e quindi c’è<br />

solo da assecondarla: chiaramente,<br />

scelgo una bici a pedalata assistita.<br />

La macchia mediterranea del Parco<br />

87


GENIUS LOCI<br />

nazionale del Cilento ci accompagna<br />

nel nostro tragitto e immediatamente<br />

comprendo perché qui la qualità della<br />

vita è tra le più alte al mondo.<br />

Immagino Ancel Benjamin Keys, nutrizionista<br />

statunitense considerato il<br />

padre della dieta mediterranea, camminare<br />

per queste strade e razionalizzare<br />

la sua idea. Così da concludere<br />

definitivamente che l'alimentazione<br />

della popolazione locale era l’emblema<br />

della dieta perfetta per apportare<br />

benefici fondamentali alla salute.<br />

Attraversiamo odori e colori, siamo in<br />

completa armonia con la natura e la<br />

sua magnificenza. Dopo circa due ore,<br />

finalmente si intravede Ceraso, grazioso<br />

paese immerso nel verde. Con<br />

una scusa mi fermo e faccio una piccola<br />

sosta per cogliere gelsi bianchi e<br />

tornare un bambino intento a raccogliere<br />

dolcezze.<br />

A Ceraso attraversiamo la frazione di<br />

Santa Barbara, la più attiva culturalmente,<br />

dove vivono i cugini di Daniela<br />

e si organizzavano sempre serate da<br />

ballo o canore. La immagino cantare<br />

e ballare con il suo sorriso contagioso,<br />

lo stesso che ho visto una sera durante<br />

una trasferta in Calabria, dove abbiamo<br />

coinvolto tutti in un karaoke a<br />

perfidiato.<br />

Daniella Ferolla, ex Miss Italia e conduttrice Rai<br />

Il racconto delle serate si intreccia posto sicuro dove ritrovare se stessi e<br />

sempre con un ricordo della casa in vivere in serenità e armonia con l’ambiente.<br />

campagna della nonna dove si riuniva<br />

sempre tutta la famiglia e si consumavano<br />

i riti della domenica. Profu-<br />

evidente dalla luce che ha negli occhi<br />

L’amore per la natura e gli animali è<br />

mo di pane caldo, pizza al pomodoro mentre ne parla. E lo capisco quando<br />

arriviamo nella casa della nonna,<br />

e ragù in pentola dalle prime ore del<br />

mattino. La nonna era la regina della oggi ristrutturata da lei e il suo compagno.<br />

Ad aspettarci ci sono tutte le<br />

casa, preparava la pasta a mano e la<br />

sorella Gabriella sempre attenta a rubare<br />

i segreti della cucina. Colazione di quelle che conosco bene, essendo<br />

sorelle. Mi presento e l’accoglienza è<br />

insieme davanti al camino e poi tutti anche io lucano. La prima ad arrivare<br />

a messa. Insomma, Ceraso come il è Giusi, che immediatamente marca<br />

Ceraso (SA)<br />

© Antonio Ferolla<br />

88


il territorio ricordando di essere la più<br />

grande: quando Daniela era piccola<br />

la controllava sempre, anche se poi<br />

crescendo sono diventate complici,<br />

tanto che uscivano e Daniela poteva<br />

rientrare più tardi rispetto alle amiche<br />

proprio grazie alla sorella maggiore.<br />

Dopo poco arriva Miriam, la più piccola,<br />

che già conosco. Ci salutiamo<br />

affettuosamente e mi racconta di una<br />

scenata di gelosia che le fece Daniela<br />

su un aereo di ritorno da Milano<br />

perché si era già organizzata le giornate<br />

a Ceraso senza contemplarla.<br />

Poi mi porta a vedere cosa bolle in<br />

pentola.<br />

La cucina è grande proprio come nei<br />

racconti ricevuti e ai fornelli c’è Gabriella,<br />

la sorella appassionata di cucina,<br />

grembiule di ordinanza e mani<br />

all’opera per il piatto della tradizione<br />

della famiglia Ferolla: fusilli fatti con il<br />

ferretto. La tradizione si ripete, il rito è<br />

sempre quello.<br />

Come da bambine, quando tutte e<br />

quattro le sorelle provavano a imparare<br />

dalla nonna l’arte della pasta di<br />

casa, oggi sono tutte vicine intente a<br />

ripetere questo rituale.<br />

Da sinistra, Daniela Ferolla con le sorelle<br />

Gabriella, Giusi e Miriam<br />

Una delle grotte di Palinuro (SA)<br />

La più brava è ovviamente Gabriella.<br />

Mi fermo a parlare con lei e le comunico<br />

che la sua fama la precede. Ma<br />

anche la mia fame mi precede. Mi<br />

racconta di aver trascritto e conservato<br />

tutte le ricette della nonna, mostrandomi<br />

con orgoglio il suo libro.<br />

Ho sempre sognato di averne uno<br />

tutto mio, scritto da me: lo trovo un<br />

modo romantico per conservare le<br />

tradizioni di famiglia, rivivere i momenti<br />

insieme e far partecipare anche<br />

chi non c’è più.<br />

Giusy è attenta a ogni dettaglio, una<br />

perfetta cuoca. Conosce i tempi per<br />

fare una buona cucina, ha esperienza<br />

e si vede. Mi dice che è semplice<br />

mangiare bene se hai a disposizione<br />

prodotti buoni, frutto di una cultura<br />

di tutela del territorio come il Cilento.<br />

Ha ragione, ma sono sicuro che<br />

sappia bene anche quanta dedizione<br />

e amore ci vuole per assemblarli<br />

e prepararli a regola d’arte. Ammiro<br />

molto chi decide di presidiare il territorio<br />

conservandone l’identità più<br />

profonda.<br />

È quasi ora di pranzo, c’è fermento. La<br />

tavola è imbandita, tutto è pronto per<br />

offrire ancora una volta questo dono<br />

a tutta la famiglia. È il segno che si<br />

ripete negli anni di quanto sia importante<br />

stare insieme a tavola, seduti<br />

a chiacchierare e a ricordare eventi<br />

familiari. Oltre ai fusilli al ferretto c’è<br />

un altro assaggio di primo, il piatto di<br />

cui Daniela mi aveva sempre cantato<br />

le lodi: le rondelle in bianco al forno<br />

con besciamella, prosciutto cotto e<br />

formaggio. Mi sento a casa, sorrido<br />

con loro celebrando questa giornata<br />

di festa e rifletto su quanto sia importante<br />

la famiglia e il rispetto delle<br />

tradizioni.<br />

© Claudio Caridi/AdobeStock<br />

© JonShore/AdobeStock<br />

Fusilli al ferretto<br />

89


INCLUSION<br />

IL GREEN<br />

SI FA LOCALE<br />

NELL’EX DEPOSITO MERCI DI RFI, A POTENZA, NASCE SCAMBIOLOGICO.<br />

UNA STRUTTURA AD ALTA EFFICIENZA ENERGETICA CHE OFFRE<br />

PRODOTTI A CHILOMETRO ZERO E UNO SPAZIO EVENTI<br />

di Serena Berardi - s.berardi@fsitaliane.it<br />

Al piano terra, tra gli scaffali in<br />

legno chiaro dalle venature<br />

calde, si possono comprare<br />

frutta, verdura, latte, cereali, ma anche<br />

olive infornate di Ferrandina, peperoni<br />

cruschi, bottiglie di Aglianico. Salendo<br />

al primo piano, invece, si può assistere<br />

alla presentazione di un libro o imparare<br />

a riparare una bicicletta.<br />

Nell’ex magazzino merci della stazione<br />

di Potenza Superiore, concesso in<br />

comodato d’uso da Rete Ferroviaria<br />

Italiana (RFI), Legambiente Basilicata<br />

ha inaugurato Scambiologico, la prima<br />

green station d'Italia con un supermercato<br />

a chilometro zero e uno spazio<br />

per eventi e formazione. La sua anima<br />

sostenibile, infatti, parte dalle fonda-<br />

90


menta e arriva fino al tetto: «Grazie ai<br />

finanziamenti stanziati da Fondazione<br />

con il Sud abbiamo ristrutturato l’immobile,<br />

risalente ai primi anni del ‘900,<br />

che è stato convertito in un edificio di<br />

classe energetica A4. Abbiamo isolato<br />

termicamente la struttura e le fondazioni.<br />

Non abbiamo l’allaccio al gas e<br />

produciamo più energia di quella che<br />

consumiamo attraverso un impianto<br />

fotovoltaico a pannelli solari. Insomma,<br />

siamo a impatto zero», afferma soddisfatto<br />

Marco De Biasi, ex presidente di<br />

Legambiente Basilicata e attualmente<br />

amministratore unico di Energaia srl,<br />

l’impresa sociale che gestisce Scambiologico.<br />

«Prima del supermercato avevamo già<br />

creato un gruppo di acquisto. Siamo<br />

partiti da quell’esperienza ampliando<br />

la rete dei fornitori, che oggi sono circa<br />

un centinaio», prosegue. Nel negozio<br />

si trovano prodotti sfusi, freschi, da<br />

forno e da banco provenienti da realtà<br />

locali selezionate. Due volte alla settimana<br />

il furgoncino di Scambiologico<br />

fa il giro di agricoltori e allevatori della<br />

zona e rifornisce il punto vendita. «In<br />

questo modo sosteniamo l’economia<br />

locale e contribuiamo a ridurre l’inquinamento<br />

e le emissioni di CO 2<br />

. E poi<br />

adottiamo la politica del giusto prezzo:<br />

le piccole aziende lo stabiliscono<br />

e noi applichiamo lo stesso ricarico su<br />

tutta la merce». Accanto ai prodotti del<br />

territorio, ci sono quelli del commercio<br />

equo-solidale: a Pasqua, per esempio,<br />

saltano all’occhio sugli scaffali le uova<br />

di cioccolato bio che nascondono oggetti<br />

lavorati e decorati a mano da artigiani<br />

nepalesi, cingalesi, peruviani,<br />

bengalesi.<br />

Al piano superiore, le capriate in acciaio<br />

esaltano il fascino di un’architettura<br />

industriale rimasta pressoché intatta:<br />

«Prima del Covid-19 qui si tenevano<br />

eventi, feste, presentazioni, spettacoli<br />

e concerti. Di recente siamo riusciti a<br />

organizzare due corsi di formazione<br />

nell’ambito del progetto Ecco-Economie<br />

Circolari di Comunità, con prenotazione<br />

e ingressi contingentati».<br />

Il primo laboratorio è stato realizzato in<br />

collaborazione con Ri.Plastic, società<br />

con sede a Baragiano (PZ) leader nel<br />

Sud Italia per il recupero delle apparecchiature<br />

elettriche ed elettroniche,<br />

e Bitwo, azienda di Muro Lucano (PZ)<br />

che opera nel settore del ricondizionamento<br />

di pc e tablet. I partecipanti hanno<br />

imparato a rigenerare computer.<br />

«Siamo partiti dalla raccolta di pc usati<br />

e li abbiamo rimessi in funzione. Ora<br />

verranno distribuiti a chi ne ha bisogno,<br />

in particolare alle famiglie con più figli<br />

impegnati nella didattica a distanza».<br />

Il secondo corso, interrotto dal passaggio<br />

in zona rossa, prevedeva la riparazione<br />

di biciclette: «Ora sono tutte<br />

parcheggiate nel mio ufficio, mi ritrovo<br />

sommerso da ruote e manubri. Ma appena<br />

sarà possibile regaleremo anche<br />

© Attilio Bixio<br />

91


INCLUSION<br />

Il supermercato a chilometro zero<br />

queste o le utilizzeremo per le nostre<br />

attività». Se da una parte la paralisi del<br />

nuovo lockdown ha azzerato gli eventi<br />

in presenza, dall’altra ha aperto nuove<br />

opportunità: «Con la pandemia abbiamo<br />

iniziato a spedire generi alimentari,<br />

quelli che vanno a riempire i famosi<br />

pacchi che i genitori del Sud spediscono<br />

ai figli emigrati. I lucani sono dovunque.<br />

Così, per Pasqua o subito dopo,<br />

vorremmo inaugurare un e-commerce<br />

per consentire ai clienti di acquistare<br />

online».<br />

Davanti alla stazione green è parcheggiata<br />

anche una lavapiatti mobile per<br />

eventi a rifiuti zero: una sorta di roulotte<br />

dotata di due lavastoviglie e una lavabicchieri.<br />

«Ora è ferma, ma l’abbiamo<br />

usata più volte per sagre e concerti,<br />

come quelli di Mannarino e Caparezza.<br />

Per i pasti, oltre alle tovagliette compostabili,<br />

sono stati utilizzati piatti in<br />

melamina, bicchieri in policarbonato,<br />

posate in acciaio e brocche al posto<br />

delle bottigliette di plastica. Alla fine,<br />

abbiamo potuto ritirare e lavare tutto,<br />

eliminando quasi totalmente la produzione<br />

di rifiuti», spiega De Biasi. Questa<br />

buona prassi è stata promossa nelle<br />

scuole e ora è adottata anche dalla<br />

mensa dell’Università della Basilicata.<br />

Scambiologico è stato addirittura<br />

un caso di studio per i ragazzi della<br />

Luiss di Roma, nell’ambito di un corso<br />

di Economia e gestione delle imprese.<br />

«Qualche anno fa, alla fine delle lezioni,<br />

gli studenti sono venuti a trovarci.<br />

Abituati ad analizzare i soliti modelli<br />

di business, non capivano perché non<br />

avessimo puntato a lavorare anche in<br />

altri posti. Ma la nostra attività non può<br />

diventare un franchising: abbiamo un<br />

legame troppo forte con il territorio e<br />

relazioni strette con chi lo abita», continua<br />

De Biasi. Non si punta al mero<br />

guadagno, quindi.<br />

«Dopo la fine del progetto pilota siamo<br />

diventati una società a responsabilità<br />

limitata, ma il socio unico è sempre<br />

Legambiente. Siamo rimasti fedeli ai<br />

valori con cui siamo nati. Perché volevamo<br />

dimostrare che è possibile fare<br />

impresa in maniera sostenibile».<br />

E l’anima green di Scambiologico, nonostante<br />

le zone rosse e le difficoltà<br />

del periodo nero, non è mai sbiadita.<br />

scambiologico.it<br />

greenstationpz<br />

ScamBioLoGiCo<br />

Nel tondo il laboratorio di rigenerazione di pc, a destra la lavapiatti mobile<br />

© Rocco Casaletto<br />

92


UN CAPOLAVORO<br />

DIBOTTE<br />

LE BARRIQUE DI CANTINE TINAZZI DIVENTANO OGGETTI<br />

D’ARTIGIANATO GRAZIE A UN PROGETTO SOLIDALE CHE<br />

COINVOLGE I RAGAZZI DI CASA DON BOSCO DAB<br />

di Luca Mattei lucamattei1 ellemme1<br />

Foto Silvio Gioia<br />

Ce lo ha insegnato Carlo<br />

Collodi alla fine dell’800,<br />

creando il personaggio di<br />

Pinocchio: dal legno può nascere la<br />

vita. Ma un progetto avviato tre anni fa<br />

sul lago di Garda è andato oltre, con<br />

la convinzione che dal legno possa<br />

prendere forma persino una seconda<br />

esistenza, grazie all’impegno di adolescenti<br />

con difficoltà comportamentali<br />

e familiari.<br />

Sono loro i protagonisti di Salva una<br />

botte, crea un capolavoro, iniziativa<br />

sostenibile capace di coniugare economia<br />

circolare, inserimento lavorativo<br />

e rispetto per la natura. L’idea è<br />

frutto dell’incontro tra Tinazzi, gruppo<br />

di cantine con sede a Lazise (VR), e<br />

Bottega Tettoia Pinardi, laboratorio di<br />

arte e artigianato della Casa don Bosco<br />

Dab, attiva ad Albarè, frazione di<br />

Costermano sul Garda.<br />

Per la famiglia di viticoltori il legame<br />

con il vino e le botti è evidente fin<br />

dall’origine del nome: i tinazzi, nell’antica<br />

tradizione locale, erano recipienti<br />

in cui si inseriva l’uva pigiata a fermentare.<br />

Oggi l’azienda produce Amarone<br />

e Ripasso della Valpolicella, Lugana,<br />

Soave e altri vini dell’area veronese,<br />

ma ha terreni anche in Puglia dove<br />

mette in commercio Primitivo di Manduria,<br />

Negramaro e Malvasia nera.<br />

Quando le barrique usate per la fermentazione<br />

non servono più, vengono<br />

spedite ad Albarè, dove i ragazzi<br />

93


INCLUSION<br />

che lavorano nella falegnameria salesiana<br />

utilizzano il legno di cui sono Tinazzi, il titolare delle cantine, «co-<br />

«Le botti nuove», spiega Gian Andrea<br />

costituite per realizzare piccole opere<br />

d’arte che poi vengono vendute o Sono in quercia, rovere di Slavonia o<br />

stano tra i 700 e gli 800 euro l’una.<br />

date in omaggio. Si producono giochi rovere francese: legni buonissimi che,<br />

che stimolano l’intelligenza, come il se trattati bene, durano nel tempo e<br />

picchio o il rompicapo giapponese non marciscono pur avendo ospitato<br />

tangram, articoli di oggettistica e idee a lungo il vino». Un valore che non<br />

regalo, mobili per vari usi come sedie, diminuisce neanche dopo il primo utilizzo:<br />

«Quelle usate si possono ven-<br />

tavolini, appendiabiti, orologi a muro,<br />

portariviste, portaspezie, lampadari e dere a chi ne ha bisogno per affinare<br />

lampade da scrivania.<br />

il cognac o la grappa, a una cifra tra<br />

Il responsabile di Casa don Bosco Dab, don Paolo Bolognani, con i ragazzi di Bottega Tettoia Pinardi<br />

Gian Andrea Tinazzi<br />

i 150 e i 200 euro l’una». Ma l’aspetto<br />

economico viene messo in secondo<br />

piano: «Siamo contenti di donarle ai<br />

ragazzi della Bottega affinché trovino<br />

uno scopo nella vita. Sono in condizioni<br />

difficili e la solidarietà ci sembra<br />

opportuna», precisa l’imprenditore.<br />

Oltre a essere aiutati da un falegname<br />

professionista con esperienza ultratrentennale,<br />

gli adolescenti sono seguiti<br />

da Emil Nobis, un educatore che<br />

si occupa anche della parte operativa<br />

del progetto. «I ragazzi hanno tra i 14<br />

e i 19 anni, arrivano da noi volontariamente<br />

o perché segnalati dalle Asl o<br />

dai servizi sociali del territorio. Non<br />

presentano patologie particolari, ma<br />

difficoltà comportamentali o educative<br />

che li portano spesso ad abbandonare<br />

la scuola», chiarisce Nobis.<br />

L’iniziativa coinvolge anche gli studenti<br />

delle classi quarte e quinte del liceo<br />

artistico Nani-Boccioni di Verona che<br />

mettono a disposizione know-how e<br />

creatività, proponendo alla Bottega<br />

progetti da realizzare. «Noi ne abbiamo<br />

scelti alcuni», spiega l’educatore,<br />

«e li portiamo avanti. Utilizziamo diversi<br />

utensili, sia manuali, come seghe,<br />

raspe, scalpelli, sia elettrici, pialle,<br />

trapani, torni a legna per realizzare<br />

94


L’esterno della falegnameria Bottega Tettoia Pinardi<br />

oggetti tondi e una sega a banco per i<br />

tagli dritti e obliqui»<br />

Lavorazioni complesse al termine<br />

delle quali la soddisfazione è alta:<br />

«Completare una commessa di oltre<br />

200 ombrelli per le cantine Tinazzi è<br />

stato impegnativo. Ma in ogni progetto<br />

teniamo alta l’attenzione dei ragazzi<br />

per far sì che lavorino nel migliore<br />

dei modi. Partecipare alla creazione<br />

di oggetti di ottima qualità aumenta la<br />

loro autostima».<br />

L’attività lavorativa è infatti un pretesto<br />

per raggiungere un obiettivo più<br />

ampio: «La falegnameria è uno spazio<br />

dove, oltre a lavorare il legno, è possibile<br />

condividere le proprie difficoltà<br />

e parlare di sé. Un luogo di crescita a<br />

360°, non solo individuale».<br />

In questo modo i ragazzi portano<br />

avanti una sorta di arte-terapia, come<br />

spiega Ester Albanese, l’educatrice<br />

che ha ideato il progetto iniziale La<br />

reciclofficina, a cui si è poi agganciata<br />

l’iniziativa di Tinazzi: «È come una terapia<br />

psicologica, solo che si comunica<br />

attraverso creazioni artistiche».<br />

Un approccio a cui viene collegato<br />

un metodo pedagogico utilizzato dai<br />

Salesiani: il sistema preventivo nell’educazione<br />

dei giovani di don Giovanni<br />

Bosco. «Religione, ragione e amorevolezza»,<br />

spiega Albanese, «ne sono<br />

i termini fondanti. don Bosco riteneva<br />

che l’allegria, il teatro, la clownerie e<br />

le arti in generale fossero un modo<br />

per attirare i ragazzi, alimentare la<br />

loro autostima, farli divertire in modo<br />

sano e renderli onesti cittadini. Un<br />

insegnamento formulato nell'800<br />

adattato ai nostri giorni». Ad Albarè, la<br />

settecentesca Villa Torri Giuliari ospita<br />

i Salesiani dalla metà del secolo<br />

scorso. Attivi nel campo dell’ospitalità<br />

e dell’educazione, sono ormai un riferimento<br />

per le famiglie del territorio<br />

che cercano supporto nella crescita<br />

dei figli. «Siamo un villaggio educativo.<br />

Abbiamo una comunità residenziale<br />

nella zona della falegnameria,<br />

sopra la quale c’è una torre in cui sono<br />

ospitati quattro adolescenti che compiono<br />

un percorso in comunità. In un<br />

altro spazio abbiamo un ostello per<br />

giovani stranieri che hanno difficoltà a<br />

trovare lavoro e alloggio. Infine, c’è la<br />

comunità diurna, che seguo io, in cui<br />

abbiamo messo in piedi una serie di<br />

attività, tra cui un percorso di studio<br />

per arrivare al diploma», conclude Albanese.<br />

Salva una botte, crea un capolavoro<br />

non è l’unica iniziativa messa<br />

in piedi da Tinazzi e Casa<br />

don Bosco Dab. Dall’amicizia<br />

tra il titolare delle cantine<br />

e il responsabile salesiano,<br />

don Paolo Bolognani, è nato<br />

anche il progetto Piana degli<br />

Orti, che vede coinvolte due<br />

associazioni, Città in Fiore e<br />

Oltre il Confine, che forniscono<br />

alloggi ad adulti con disagi e rifugiati<br />

richiedenti asilo. Le due realtà<br />

hanno preso in gestione terreni incolti<br />

nei pressi di Cavaion Veronese (VR)<br />

per trasformarli in un orto a chilometro<br />

zero. In cambio di una donazione<br />

spontanea, le famiglie locali possono<br />

ricevere i frutti del lavoro agricolo: peperoni,<br />

zucche, angurie, meloni, pomodori,<br />

lattuga, patate, melanzane,<br />

zucchine. «Offriamo a queste persone<br />

un modo per sentirsi impegnate nel<br />

corso della giornata così che non si<br />

perdano per strada», conclude Tinazzi,<br />

«perché per noi è fondamentale il<br />

legame con il territorio e la possibilità<br />

di costruire relazioni con chi si occupa<br />

di inclusione sociale».<br />

tinazzi.it | donboscodab.it<br />

CantineTinazzi cantine.tinazzi<br />

casadonboscodab<br />

Emil Nobis<br />

95


25 APRILE<br />

RICORDI PARTIGIANI<br />

TERESA VERGALLI RACCONTA LA SUA RESISTENZA<br />

DA STAFFETTA, ATTRAVERSO LE FOTO DI UN TEMPO,<br />

SCELTE DAL SUO ARCHIVIO PERSONALE<br />

di Claudia Cichetti<br />

cichettic<br />

Foto courtesy Archivio Teresa Vergalli<br />

«<br />

Sapete cosa vuol dire vivere<br />

senza la libertà? La<br />

libertà di leggere un libro<br />

che ti piace, di esprimere la tua opi-<br />

nione, di spostarti da una città all’altra,<br />

di avanzare diritti nei confronti dei padroni<br />

su trattamento e paga al lavoro.<br />

O senza la libertà di andare a scuola,<br />

un traguardo privilegiato che ai miei<br />

tempi era riservato a pochi? Ecco, il 25<br />

aprile è il simbolo di queste piccole e<br />

grandi conquiste ed emancipazioni».<br />

96


Teresa Vergalli, classe 1927, staffetta<br />

partigiana durante la Resistenza, li lito si leggono sui manuali di scuola,<br />

mano episodi del passato che di so-<br />

chiama ancora così: i padroni. Tradendo<br />

la consapevolezza antica di chi, già contribuito a costruire la storia. Dopo<br />

arricchiti da dettagli privati che hanno<br />

da giovanissima, si sentiva nata dalla l’8 settembre 1943, data che sugella<br />

parte sbagliata della storia, quella vissuta<br />

dai contadini della Val d’Enza, in gue un periodo durissimo per il nostro<br />

l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati, se-<br />

Emilia-Romagna, una comunità fatta Paese che ebbe l’illusione di una pace<br />

di miseria in cui l’unico sostentamento immediata ma poi fu costretto a organizzarsi<br />

nella lotta partigiana per usci-<br />

era il proprio raccolto. «Allora c’erano<br />

i padroni e i poveri. Le donne invece, re dall’oppressione fascista. E Teresa<br />

come diceva mia madre, contavano se li ricorda bene quegli stenti. Osservandola,<br />

dall’alto dei suoi 94 anni, si<br />

meno dei gatti», racconta.<br />

Parlare con una testimone diretta capisce subito che lei ha e ha avuto la<br />

di quegli anni significa toccare con stoffa per essere una delle protagoni-<br />

I partigiani e le partigiane a Reggio Emilia liberata (22 aprile 1945)<br />

ste di quel pezzo di biografia italiana,<br />

della Liberazione ma anche dell’emancipazione<br />

femminile. Ancora oggi<br />

il suo viso asciutto, evidenziato da un<br />

filo di rossetto rosso, esprime determinazione.<br />

Rosso è anche lo smalto<br />

sulle unghie, il maglioncino di lana<br />

che indossa e il suo colore preferito. I<br />

racconti procedono come istantanee,<br />

affondano indietro negli anni e appaiono<br />

come lampi, sorretti da foto in<br />

bianco e nero custodite in una scatola<br />

e in una pennetta USB. Ne prende in<br />

mano una in cui è ritratta insieme alle<br />

sue amiche di studi e si scioglie in un<br />

fiume di parole: «Un giorno, all’improvviso,<br />

mi hanno detto che non<br />

potevo più andare a scuola. C’erano i<br />

bombardamenti, io frequentavo il secondo<br />

anno dell’istituto magistrale e,<br />

da un momento all’altro, non ho potuto<br />

più rivedere nessuno. Mio padre mi<br />

diceva di restare a casa e di continuare<br />

a studiare perché uscire era pericoloso.<br />

Ma io, a 16 anni, volevo contribuire<br />

a cambiare il mondo in cui vivevo,<br />

non pensavo ad altro, con le scuole<br />

chiuse e il rumore delle bombe in<br />

sottofondo. Avevamo impressa sulla<br />

pelle l’avversione per quella violenza<br />

e le angherie che stavamo subendo, i<br />

rastrellamenti, i saccheggi, gli incendi,<br />

le uccisioni pubbliche. La nostra<br />

coscienza era alimentata da queste<br />

sensazioni, ed era normale essere<br />

sfacciatamente antifascisti».<br />

Teresa Vergalli oggi<br />

97


25 APRILE<br />

Teresa prende tra le mani un’altra immagine<br />

e il nastro del tempo sembra<br />

riavvolgersi in un attimo: «Ognuno si<br />

rendeva utile come poteva, io diventai<br />

staffetta senza pensarci un attimo.<br />

Con la mia bicicletta azzurra facevo<br />

da tramite con le formazioni partigiane<br />

nascoste in montagna, costituite<br />

anche da ragazzi che non volevano<br />

arruolarsi nella Repubblica di Salò e<br />

vivevano con documenti falsi, inseguiti<br />

dal regime e in estremo pericolo.<br />

Li accompagnavo in montagna, anticipandoli<br />

nel percorso per evitare<br />

loro posti di blocco o persone sospette<br />

che avrebbero potuto fare la spia.<br />

Andavo da Bibbiano a Canossa, nella<br />

provincia di Reggio Emilia: oltre 20<br />

chilometri al giorno, andata e ritorno».<br />

Furono mesi sui pedali lungo la Pianura<br />

Padana per Teresa la staffetta,<br />

nome di battaglia Annuska. «Portavamo<br />

anche informazioni a voce, ordini<br />

operativi e notizie sugli spostamenti<br />

dei distaccamenti partigiani. Su pezzettini<br />

di carta, invece, scrivevamo<br />

l’elenco delle spese, le richieste di rifornimenti<br />

o i rapporti sull’esito di un<br />

agguato. Li ripiegavo e li nascondevo<br />

nelle trecce. A volte trasportavo anche<br />

un giornaletto che le formazioni<br />

garibaldine riuscivano a stampare,<br />

nascosto in una sporta insieme alle<br />

patate».<br />

Teresa Vergalli con le trecce (fine ‘44)<br />

La partigiana Piera Bertolini amica di Teresa Vergalli (1945)<br />

Le donne ebbero un ruolo importante<br />

nella Resistenza: collaboravano con i<br />

combattenti e raccoglievano medicinali,<br />

vestiti e cibo per i partigiani. Altre<br />

si occupavano di nascondere i ricercati.<br />

«Tra il ‘43 e il ‘44 avevamo organizzato<br />

una fittissima rete di donne»,<br />

spiega Teresa, «che arruolavamo tra<br />

le nostre amicizie, pur con la paura<br />

che qualcuna parlasse e ci facesse<br />

scoprire. Poi c’erano anche le gappiste<br />

armate, che partecipavano agli attentati<br />

e catturavano prigionieri, proprio<br />

come gli uomini.<br />

Se ci siamo salvati è proprio grazie<br />

alla solidarietà di coloro che non hanno<br />

fatto la spia. Abitavamo fuori città<br />

perché mio padre era stato segnalato:<br />

finì in carcere e, per un periodo, fu<br />

condannato a morte.<br />

La nostra casa era un rifugio per i partigiani<br />

che avevano bisogno di protezione<br />

o di un pasto caldo. Mia mamma<br />

preparava lo gnocco fritto a chiunque<br />

arrivasse, c’era sempre il fuoco acceso.<br />

Mio fratello Orio aveva 12 anni<br />

e anche lui si dava da fare, si chiama<br />

così perché mio padre leggeva spesso<br />

La Stampa e apprezzava il giornalista<br />

Orio Vergani. Eravamo poveri, ma<br />

non analfabeti».<br />

98


un’ultima foto che ritrae i primi gruppi<br />

partigiani arrivati in una Reggio Emilia<br />

liberata. «In questa foto del 22 aprile<br />

1945 manchiamo solo io e mio padre:<br />

che eravamo ancora nascosti sulle<br />

montagne. Scendemmo due giorni<br />

dopo per raggiungere Reggio e Bibbiano<br />

(paese natale di Teresa, ndr), diventate<br />

città libere. Che gioia! A guerra<br />

finita cominciammo la militanza<br />

politica vera e propria: il lavoro con le<br />

donne, le assemblee con le operaie,<br />

le battaglie per i diritti, l’accoglienza<br />

dei prigionieri. Fu un periodo di grande<br />

impegno. Il 1° maggio di quell’anno<br />

parlai in pubblico.<br />

Subito dopo ripresi in mano le dispense<br />

politiche di Giuseppe Dossetti che<br />

leggevo a scuola. Insomma, fu un’emozione<br />

così forte che decisi di tornare<br />

a studiare».<br />

teresavergalli.wordpress<br />

Mario Grisendi, detto Folgore (1942)<br />

Prende fiato Teresa, rimette le mani<br />

affusolate nella scatola e tira fuori la<br />

foto di un ragazzo su una moto. La fissa<br />

a lungo come se i ricordi si facessero<br />

più appuntiti e acuti. «Lui è stato<br />

il primo soldato che ho visto morto: si<br />

chiamava Mario Grisendi, ma il nome<br />

di battaglia era Folgore, aveva combattuto<br />

in Africa dove, a El Alamein,<br />

perse una gamba. Quando fu dimesso<br />

dall’ospedale decise di lasciarsi alle<br />

spalle ciò che aveva visto in guerra e<br />

di stare dall’altra parte. Fu ucciso durante<br />

un’azione notturna organizzata<br />

per catturare un gerarca. Al suo funerale<br />

un compagno si alzò e disse:<br />

“Folgore, sarai vendicato! A morte il<br />

fascismo”. Il giorno dopo i fascisti fecero<br />

comunque circondare la casa di<br />

Folgore ma non poterono far altro che<br />

arrestare sua madre, una donna anziana<br />

e straziata dal dolore».<br />

Anche Prospero, il padre di Teresa, da<br />

civile ebbe un ruolo attivo e in prima<br />

linea durante la lotta antifascista. Fu<br />

più volte manganellato, fu arrestato e<br />

si salvò da una condanna a morte. Per<br />

sua figlia divenne un grande esempio.<br />

Dall’archivio privato di Vergalli esce<br />

Nilde Iotti e Teresa Vergalli (1946)<br />

99


25 APRILE<br />

LA MEMORIA DELLA RESISTENZA<br />

© Federico Neri/AdobeStock<br />

Chiesa di Sant'Anna di Stazzema (LU)<br />

DALLE FOSSE<br />

ARDEATINE A<br />

MARZABOTTO.<br />

L’IMPORTANZA<br />

DI VISITARE E<br />

RICORDARE<br />

I LUOGHI<br />

DEGLI ECCIDI<br />

NAZIFASCISTI<br />

di Sandra Gesualdi<br />

sandragesu<br />

La Resistenza all’oppressione<br />

nazifascista fu un fenomeno<br />

complesso che, dopo l’armistizio<br />

dell’8 settembre ’43, oltre ai<br />

gruppi partigiani coinvolse larghe fasce<br />

di società civile. Donne e uomini,<br />

spesso giovanissimi, si impegnarono<br />

per la liberazione del nostro Paese. E<br />

la popolazione pagò un prezzo altissimo<br />

in termini di brutalità, violenze ed<br />

esecuzioni subite durante la ritirata<br />

dell’esercito tedesco. Secondo l'analisi<br />

riportata nell'Atlante delle stragi naziste<br />

e fasciste in Italia, a cura dell’Anpi<br />

e dell’Istituto nazionale per la storia<br />

del movimento di liberazione in Italia,<br />

le vittime furono oltre 23mila e circa<br />

5.550 gli episodi di violenza, tra il ‘43<br />

e ‘45, mappati su una gran parte del<br />

territorio nazionale, soprattutto tra il<br />

Lazio, la Toscana, l’Emilia-Romagna e<br />

il nord Italia.<br />

Alle Fosse Ardeatine, le cave estrattive<br />

lungo l’omonima via di Roma, furono<br />

trucidate 335 persone tra civili,<br />

militari, ebrei, detenuti. Una strage<br />

esemplare per dissuadere il popolo<br />

da intenti ribelli a sostegno della Resistenza.<br />

Era un giorno di inizio primavera,<br />

il 24 marzo ‘44.<br />

Salendo lungo la Toscana, Sant’Anna<br />

di Stazzema (LU) si ricorda per una<br />

delle carneficine più raccapriccianti,<br />

il 12 agosto dello stesso anno: quella<br />

dei bambini. I civili fucilati e carbonizzati<br />

furono 560, soprattutto minori.<br />

Scavallando l’Appennino tosco-emiliano<br />

c’è Marzabotto (BO), adagiato<br />

ai piedi di Monte Sole, dove si è consumato<br />

uno dei più gravi crimini di<br />

guerra contro la popolazione durante<br />

la Seconda guerra mondiale. Tra il 29<br />

settembre e il 5 ottobre ‘44 oltre 800<br />

abitanti di quella provincia bolognese<br />

furono giustiziati. Questo “solo” per citare<br />

le stragi più importanti. Ma in ogni<br />

paese, città o sentiero nel bosco c’è<br />

una lapide, un cippo, un monumento<br />

che ricorda quei giorni di atrocità<br />

e impegno. I ragazzi e le ragazze del<br />

‘43-‘45 sono sempre meno, ecco perché<br />

è importante raccogliere e diffondere<br />

testimonianze vive come quella<br />

di Teresa Vergalli. La memoria funge<br />

da monito e rende visibile ciò che non<br />

lo è più e, come sostiene la senatrice<br />

Liliana Segre, «coltivarla è ancora<br />

oggi un vaccino prezioso contro l'indifferenza<br />

e ci aiuta in un mondo così<br />

pieno di ingiustizie».<br />

100


© LATTE CREATIVE<br />

101


PHOTO<br />

TRAIETTORIE<br />

LIQUIDE<br />

Federica Brignone con la Coppa del mondo generale conquistata nella scorsa stagione<br />

102


COSÌ SI CHIAMA<br />

IL PROGETTO DELLA<br />

SCIATRICE FEDERICA<br />

BRIGNONE, CHE<br />

PUNTA I RIFLETTORI<br />

SULL’INQUINAMENTO<br />

DEI MARI E LO<br />

SCIOGLIMENTO DEI<br />

GHIACCIAI<br />

di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it<br />

Foto Giuseppe La Spada<br />

Parco naturale dello Stelvio,<br />

ghiacciaio vallivo dei Forni:<br />

20 km 2 di superficie nel<br />

1800, la metà nel <strong>2021</strong>. È il secondo<br />

più grande d’Italia e si scioglie alla<br />

velocità di 100 metri l’anno, perché<br />

le temperature si alzano, gli inverni<br />

sono brevi e le estati si allungano.<br />

La campionessa di sci alpino Federica<br />

Brignone, che a giugno 2020 è<br />

salita lassù per godere di uno scenario<br />

straordinario, ha notato con rammarico<br />

la riduzione del manto bianco.<br />

L’atleta, pluripremiata tanto da<br />

raggiungere Deborah Compagnoni<br />

come l’italiana più vincente di sempre,<br />

è l’unica donna nel nostro Paese<br />

ad aver conquistato la Coppa del<br />

mondo generale di sci. E ora investe<br />

le sue energie per affrontare la sfida<br />

contro i danni provocati dai cambiamenti<br />

climatici.<br />

Dal 2017, infatti, Brignone porta avanti<br />

il progetto Traiettorie liquide per<br />

combattere tutto ciò che contribuisce<br />

all’inquinamento dell’acqua. «In<br />

ognuno di noi esiste una piccola parte<br />

dell’oceano primordiale e proprio<br />

per questo siamo chiamati a preservarlo»:<br />

è questo il messaggio che riassume<br />

il suo impegno nella campagna<br />

di sensibilizzazione sui problemi<br />

dovuti allo scioglimento dei ghiacci e<br />

all’invasione della plastica nel mare.<br />

Ecco, quindi, che la campionessa si<br />

tuffa in acqua con tuta e sci, come se<br />

fosse in gara, in uno scatto realizzato<br />

dal fotografo Giuseppe La Spada,<br />

suo compagno di viaggio in questa<br />

battaglia per salvare il pianeta. O si<br />

presenta davanti all’obiettivo su un<br />

La sciatrice al ghiacciaio dei Forni, nel Parco nazionale dello Stelvio<br />

103


PHOTO<br />

Brignone con la Coppa del mondo generale<br />

104


La campionessa immersa nelle acque di Lipari (ME) con la tenuta di gara<br />

ghiacciaio «bellissimo e struggente»,<br />

come descrive lei stessa, con un<br />

abito bianco prodotto in materiale di<br />

scarto, un mantello tricolore e la Coppa<br />

del mondo in mano. «Il ghiacciaio<br />

è molto cambiato negli anni a causa<br />

del darkening, lo scurimento dovuto<br />

all’inquinamento industriale, ai detriti<br />

e alla plastica. È più nero rispetto al<br />

passato e quindi riflette poco le radiazioni<br />

solari. Inoltre, a causa dell’innalzamento<br />

delle temperature, qui<br />

gli accumuli si sono notevolmente ridotti:<br />

ormai piove invece di nevicare».<br />

In precedenza, nelle prime due Traiettorie<br />

del 2017 e 2018, Brignone si<br />

era immersa con gli sci nelle acque<br />

siciliane di Lipari (ME) e in altri mari<br />

italiani, dove plastica e scarti si accumulano<br />

da anni. Immagini intense<br />

con cui ha voluto trasmettere un senso<br />

di claustrofobia e soffocamento,<br />

quasi a immedesimarsi con pesci,<br />

tartarughe e altri esseri viventi che<br />

popolano il mare. Nel 2019, per la<br />

terza esperienza ecologica, aveva realizzato<br />

una staffetta subacquea nel<br />

Lago di Garda con l’obiettivo di recuperare<br />

bottiglie, lattine e sacchetti da<br />

consegnare ai bambini che hanno in<br />

mano il futuro. «Per fortuna, differenziare<br />

i rifiuti è diventata ormai la normalità»,<br />

precisa la campionessa, «ed<br />

è aumentata la sensibilità sugli sprechi.<br />

Si utilizzano meno contenitori di<br />

plastica e si sostituiscono sempre di<br />

più le bottigliette monouso con le<br />

borracce».<br />

Finita la stagione agonistica, in primavera,<br />

la sciatrice parte con una<br />

nuova iniziativa. La missione <strong>2021</strong> è<br />

indirizzare i consumatori verso l’uso<br />

di prodotti dermocosmetici biodegradabili,<br />

con packaging ecologici e<br />

riciclabili a tutela della biodiversità.<br />

Con gli occhi puntati sull’inquinamento<br />

dei fiumi che riversano enormi<br />

quantità di rifiuti nel mare. Traguardo<br />

finale: curare il mondo per vivere in<br />

un ecosistema più sano.<br />

federicabrignone.com<br />

federica.brignone.3<br />

fedebrignone<br />

federicabrignone<br />

105


PHOTO<br />

La campionessa immersa nell’acqua invasa dalla plastica<br />

106


Brignone durante la staffetta di pulizia al Lago di Garda<br />

107


PHOTO<br />

ABBRACCIARE LA<br />

108


NATURA<br />

AL FORTE DI BARD LE FOTOGRAFIE DEL WILDLIFE<br />

PHOTOGRAPHER OF THE YEAR 2020 PER<br />

RIFLETTERE SULLA SALVAGUARDIA DEL PIANETA<br />

di Sandra Gesualdi<br />

sandragesu<br />

Foto courtesy Wildlife Photographer of the Year 2020<br />

The Embrace, di Sergey Gorshkov, è la foto vincitrice del Wildlife Photographer of the Year 2020<br />

pelliccia ramata<br />

indossata con stile su una<br />

L’elegante<br />

fisicità monumentale, la testa<br />

possente e le zampe larghe con cui<br />

camminare anche sulla neve. È la tigre<br />

siberiana, tra i felini più spettacolari e<br />

rari del pianeta, immortalata da Sergey<br />

Gorshkov mentre abbraccia, con<br />

aria sognante, il tronco di un abete della<br />

Manciuria, regione nord-orientale<br />

dell’Asia. The Embrace, lo scatto lungo<br />

dieci mesi ottenuto dal fotografo russo<br />

grazie a macchine con sensore di movimento<br />

e lunghi appostamenti, ha vinto<br />

il Wildlife Photographer of the Year<br />

2020, il più importante riconoscimento<br />

dedicato alla fotografia naturalistica.<br />

Fino al 31 agosto, al Forte di Bard (AO),<br />

è allestita l’anteprima italiana della<br />

56esima edizione del concorso che<br />

documenta con le migliori immagini la<br />

bellezza e la varietà, ma anche la sempre<br />

maggiore fragilità, della natura. E<br />

sottolinea la priorità, non più rimandabile,<br />

di difendere e salvaguardare la<br />

Terra.<br />

Il report annuale 2020 del Wwf parla<br />

chiaro: l’uomo sta distruggendo il<br />

mondo. Flora e fauna globali sono in<br />

depressione a causa delle continue<br />

deforestazioni, le abitudini di vita inquinanti,<br />

le diete non proprio eco-friendly<br />

e i continui sprechi. In 50 anni è stato<br />

perso il 68% della popolazione totale<br />

degli animali selvatici, un numero che<br />

continua a crescere provocando la distruzione<br />

di molti ecosistemi. Eppure,<br />

la vita dell’uomo dipende da quella<br />

della natura: se perisce lei sparisce la<br />

nostra specie. Le foto al Forte di Bard<br />

vogliono stimolare proprio questa riflessione.<br />

Occorre ripartire dalla cura<br />

di ogni battito d’ali, salvaguardare ogni<br />

colpo di pinna nei fondali, riconoscere<br />

il più flebile dei ronzii o ascoltare<br />

cinguettii e voci dei boschi, inspirare i<br />

profumi del più comune fiore di campo<br />

e assecondare le leggi ancestrali del<br />

regno animale, rispettando tutti i biosistemi.<br />

Esattamente come sembra fare<br />

la grande tigre, specie in estinzione di<br />

cui è rimasto solo qualche centinaio<br />

di individui. Abbandonata in un’estasi<br />

ecologica in mezzo alla foresta russa<br />

pare sussurrare alla natura: «Se esisti<br />

tu, esisto anche io».<br />

fortedibard.it<br />

fortedibard<br />

forte_di_bard<br />

109


PHOTO<br />

Perfect balance, un piccolo uccello posato su uno stelo di fiore fotografato da Andrés Luis Dominguez Blanco<br />

110


The Fox That Got the Goose, di Liina Heikkinen, ha ricevuto il premio Young Wildlife Photographer of the Year 2020<br />

The pose, una giovane scimmia proboscide immortalata da Mogens Trolle sull’isola del Borneo, Malesia. Vincitore della categoria Ritratti<br />

111


PHOTO<br />

A mean mouthful, un pesce pagliaccio con un parassita in bocca ritratto da Sam Sloss, durante una vacanza subacquea in Indonesia<br />

Luciano Gaudenzio, con lo scatto Etna’s River of Fire, è il vincitore nella categoria Earth’s Environments<br />

112


INFORMAZIONE PUBBLICITARIA<br />

QUANDO SANIFICARE DIVENTA UNA NECESSITÀ<br />

ANCHE IN AMBITO PROFESSIONALE<br />

Disponibile in Italia il nuovo sanificatore SHU con tecnologia IoT, dispositivo che consente di sanificare l’aria indoor in<br />

modo pratico e sicuro contribuendo all’eliminazione di virus, batteri e muffe negli ambienti.<br />

Pureairion ha introdotto in Italia il suo nuovo dispositivo di<br />

sanificazione dell’aria e delle superfici con tecnologia<br />

EHG (electrons and holes generator) dotato di modulo<br />

IoT.<br />

La tecnologia wireless utilizzata è quella di Astrel, leader nel<br />

settore della domotica, che consente la ricezione di parametri<br />

sulla purezza dell’aria e sulla sicurezza dell’ambiente.<br />

In questo periodo di pandemia, molte aziende si sono rivolte<br />

al mercato, con dubbi risultati, cercando di produrre<br />

dispositivi più o meno efficienti per combattere i microrganismi<br />

che minano la nostra salute negli ambienti domestici,<br />

sul posto di lavoro e nei locali pubblici.<br />

L’offerta per il consumatore è talmente vasta che è difficile<br />

fare una corretta valutazione basata sulle caratteristiche e<br />

non unicamente sul prezzo.<br />

Pureairion ha un background alle spalle fatto di anni di<br />

ricerca sulla sanificazione in ambito professionale<br />

grazie alla quale può dare soluzioni realmente efficaci anche<br />

al consumatore privato.<br />

“Le prove che siamo riusciti a superare in ambito industriale<br />

e commerciale ci hanno dato il know-how per risolvere<br />

facilmente ed efficacemente problemi di sanificazione domestica.”<br />

Afferma Bruno Spoladore, CEO di Pureairion.<br />

“Abbiamo contribuito ad eliminare muffe e batteri nei caseifici<br />

più importanti d’Italia e abbiamo avuto ottimi risultati<br />

anche in ambito ortofrutticolo aumentando la shelf-life dei<br />

prodotti freschi. In un settore,<br />

come quello food, nel<br />

quale la sicurezza microbiologica<br />

è fondamentale, un<br />

prodotto che non presenta<br />

le caratteristiche richieste<br />

dal mercato, viene immediatamente<br />

scartato con<br />

un conseguente enorme<br />

danno economico per produttori<br />

e distributori. Per citare<br />

un esempio, mediante<br />

la nostra tecnologia siamo<br />

riusciti a raggiungere risultati eccezionali aumentando<br />

la conservabilità di alcuni frutti da 20 a 90 giorni.<br />

Spesso si pensa che i virus siano tra i microrganismi più<br />

difficili da debellare ma non è così. Seppur vero che questi<br />

possono essere molto pericolosi per la salute, la loro resistenza<br />

è inferiore ai batteri ma soprattutto alle muffe che<br />

affrontiamo in ambito alimentare. Per questo le nostre tecnologie<br />

sono straordinariamente efficienti.<br />

Con la tecnologia wireless all’interno di SHU possiamo<br />

monitorare costantemente l’attività del dispositivo e attuare<br />

modifiche correttive quando l’ambiente lo renda necessario.”<br />

La serie Pro di SHU è nata proprio per adattare la potenza<br />

di sanificazione ai parametri rilevati e alle caratteristiche<br />

dell’ambiente permettendo di trovare soluzioni reali ai problemi<br />

dei clienti.<br />

L’innovazione di questi prodotti, sta nella customizzazione<br />

mediante l’associazione di moduli in parallelo grazie ai quali<br />

si raggiungono potenze di sanificazione mai viste prima,<br />

fino a 120.000 metri cubi, posizionando Pureairion al primo<br />

posto al mondo in termini di volumi di sanificazione.<br />

Pureairion, tramite la proprietà, nella persona di Bruno Spoladore,<br />

la direzione scientifica del prof. Giovanni Mastrovito<br />

e la direzione commerciale, nella persone di Romeo<br />

Moretto ed Andrea Fiesoli, sta dando vita ad un piccolo<br />

miracolo italiano che si sta realizzando e concretizzando,<br />

nel migliorare la qualità dell’aria che respiriamo in ogni ambiente,<br />

sia pubblico che privato.<br />

Pureairion non si ferma e continua la sua ricerca e a breve<br />

introdurrà sul mercato nuove tecnologie e soluzioni rivoluzionarie<br />

nell’ambito della sanificazione.<br />

www.pureairion.com info@pureairion.com<br />

via Chiesa 61/2 30039 Stra (VE)<br />

113


PHOTO<br />

OCCHI<br />

SU<br />

ROMA<br />

AL MATTATOIO<br />

CINQUE FOTOGRAFI<br />

INTERNAZIONALI<br />

RACCONTANO LA<br />

CITTÀ ETERNA IN<br />

OGNI SUA LUCE E<br />

SFACCETTATURA<br />

di Sandra Gesualdi<br />

sandragesu<br />

Tommaso Protti, Untitled (2019)<br />

Dal progetto Bordi<br />

114


Cinque fotografi immortalano<br />

e presentano la Capitale<br />

attraverso il loro sguardo<br />

artistico, inoltrandosi oltre il visibile e<br />

l’evidente. Roma – che festeggia i suoi<br />

2.774 anni di storia il 21 aprile – è tante<br />

metropoli in una. La si ama e la si odia<br />

senza compromessi, come se fosse<br />

le due facce di unico sentimento. Un<br />

connubio di luce materica, quella con<br />

cui si veste tutto l’anno, ma anche di<br />

quel buio profondo di certe sue periferie.<br />

Eloquenti le circa 130 immagini<br />

dei cinque autori internazionali selezionati<br />

dal curatore Francesco Zizola<br />

per la mostra Fotografia. Nuove produzioni<br />

2020 per la collezione Roma,<br />

al Mattatoio (ex Macro Testaccio) fino<br />

al 16 maggio (salvo slittamenti suscettibili<br />

dovuti alle misure per contrastare<br />

il Covid-19), nell’ambito delle<br />

residenze d’artista 2019 e le cui opere<br />

andranno a implementare l’Archivio<br />

fotografico del museo capitolino.<br />

Nadav Kander, Martin Kollar, Alex<br />

Majoli, Sarah Moon e Tommaso Protti<br />

propongono la Capitale attraverso<br />

una cronaca iconografica varia e<br />

multiforme in cui l’eredità sassosa<br />

e archeologica dell’Impero romano<br />

si mischia al caos dei graffiti sui muri<br />

dell’hinterland. Memorie, desideri<br />

e linguaggi diversi – per citare Italo<br />

Calvino – di una stessa caleidoscopica<br />

città coesistono, si intrecciano,<br />

si guardano in cagnesco pur sapendo<br />

che sono tasselli dello stesso immenso<br />

centro urbano, che cambia volto,<br />

luce e odori da un quartiere all’altro.<br />

Kander, Majoli, Moon e Protti elaborano<br />

con realismo documentale l’oggi,<br />

o presentano volti antichi riemersi da<br />

secolari anamnesi. Kollar, invece, ha<br />

raggiunto Roma a piedi partendo da<br />

Bratislava e percorrendo le antiche<br />

vie imperiali. Ne è nato un diario visivo<br />

con 42 scatti, uno per ogni giorno di<br />

cammino.<br />

mattatoioroma.it<br />

mattatoioroma<br />

mattatoio<br />

Martin Kollar, Untitled (2019)<br />

Dal progetto Long stroll: all roads lead to Rome<br />

115


PHOTO<br />

LE RADICI<br />

DEL PASSATO<br />

TRA COLONNE ROMANE E ROVINE EGIZIE, MEMORIA DELLA<br />

CULTURA MEDITERRANEA. IN MOSTRA A ROMA 100 SCATTI<br />

DELL’ARTISTA CECO JOSEF KOUDELKA<br />

di Cecilia Morrico MorriCecili morricocecili<br />

Foto Josef Koudelka/Magnum Photos<br />

Restituire un valore attuale<br />

alle rovine del passato.<br />

Questo l’ambizioso progetto<br />

del fotografo Josef Koudelka,<br />

in mostra, nell’unica tappa italiana,<br />

al museo dell’Ara Pacis di Roma fino<br />

al 16 maggio.<br />

Dalle colonne romane ai templi greci,<br />

dalle sfingi egiziane ai resti di<br />

Pompei, oltre 100 spettacolari scatti<br />

in bianco e nero raccontano il viaggio<br />

dell’artista ceco. Intitolata Radici.<br />

116


Evidenza della storia, enigma della<br />

bellezza, l’esposizione è la testimonianza<br />

dei risultati ottenuti dopo 30<br />

anni di lavoro nei più rappresentativi<br />

e importanti siti archeologici del<br />

Mediterraneo.<br />

Immagini panoramiche, alcune di<br />

grande formato, realizzate tra Europa,<br />

Africa e Medio Oriente, accompagnano<br />

il visitatore in un’inedita e<br />

personalissima riflessione sull’antico,<br />

il paesaggio e la bellezza. Scenari<br />

senza tempo, ricchi di anima e<br />

fascino, caratterizzati da prospettive<br />

instabili, inaspettate, ambivalenti,<br />

ben rappresentano il lessico visuale<br />

e la cifra stilistica dell’artista ceco.<br />

Rifuggendo la semplice illustrazione<br />

e documentazione delle rovine,<br />

Koudelka sceglie di dare respiro a<br />

ciò che resta delle antiche civiltà,<br />

rappresentandole in un’eterna tensione<br />

tra ciò che è visibile e ciò che<br />

resta nascosto, tra enigma ed evidenza.<br />

Non ama parlare della sua opera,<br />

ma preferisce lasciare lo spettatore<br />

libero davanti ai rettangoli che gli<br />

propone, perfettamente integrati<br />

nella cornice dell’Ara Pacis. Esposti<br />

accanto a uno dei monumenti più significativi<br />

della prima età imperiale,<br />

gli scatti acquistano ancora di più il<br />

valore di immagini memorabili, in un<br />

rapporto intenso di rimandi ed echi<br />

di una memoria che a Roma più che<br />

altrove diventa presente.<br />

La retrospettiva è accompagnata<br />

dal volume Radici, pubblicato da<br />

Contrasto, dove il curatore francese<br />

Bernard Latarjet evidenzia la poetica<br />

dell’artista: «Le rovine fotografate da<br />

Koudelka sembravano l’allegoria di<br />

un’attualità di cui lui, con la sua arte,<br />

restituiva il senso nel nostro presente:<br />

sulle sponde del “mare comune”<br />

«Le rovine non sono<br />

il passato, sono il<br />

futuro che ci invita<br />

all’attenzione e a<br />

godere del presente»<br />

Josef Koudelka<br />

c’era tutta l’attualità della nascita<br />

dell’Europa, dei suoi valori fondanti,<br />

l’attualità dei rischi della loro morte.<br />

L’Europa delle rovine è quella in cui<br />

la mente fa dialogare la ragione e la<br />

fede, la libertà e la legge, quella di<br />

cui, per dirla come Jacques Berque,<br />

“portiamo dentro di noi le macerie<br />

ammucchiate e l’instancabile speranza”».<br />

arapacis.it<br />

MuseoAraPacis<br />

museiincomune<br />

museiincomuneroma<br />

Roma, Italia (2000)<br />

117


PHOTO<br />

Il Cairo, Egitto (2012)<br />

Amman, Giordania (2012)<br />

Pompei, Italia (2012)<br />

118


119


BASE<br />

LIBERTÀ DI VIAGGIO<br />

E CAMBI ILLIMITATI<br />

Biglietto acquistabile fino alla partenza<br />

del treno. Entro tale limite<br />

sono ammessi il rimborso, il cambio<br />

del biglietto e il cambio della<br />

prenotazione, gratuitamente, un<br />

numero illimitato di volte. Dopo la<br />

partenza, il cambio della prenotazione<br />

e del biglietto sono consentiti<br />

una sola volta fino a un’ora<br />

successiva.<br />

ECONOMY<br />

CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ<br />

Offerta a posti limitati e soggetta<br />

a restrizioni. Il biglietto può essere<br />

acquistato entro la mezzanotte<br />

del secondo giorno precedente il<br />

viaggio. Il cambio prenotazione,<br />

l’accesso ad altro treno e il rimborso<br />

non sono consentiti. È possibile,<br />

fino alla partenza del treno,<br />

esclusivamente il cambio della<br />

data e dell’ora per lo stesso tipo di<br />

treno, livello o classe, effettuando<br />

il cambio rispetto al corrispondente<br />

biglietto Base e pagando<br />

la relativa differenza di prezzo. Il<br />

nuovo ticket segue le regole del<br />

biglietto Base.<br />

SUPER<br />

ECONOMY<br />

MASSIMO RISPARMIO<br />

Offerta a posti limitati e soggetta<br />

a restrizioni. Il biglietto può essere<br />

acquistato entro la mezzanotte<br />

del decimo giorno precedente il<br />

viaggio. Il rimborso e l’accesso ad<br />

altro treno non sono consentiti.<br />

A/R IN GIORNATA<br />

Promozione per chi parte e torna nello stesso giorno con<br />

le Frecce a prezzi fissi, differenziati in base alle relazioni e<br />

alla classe o al livello di servizio. Un modo comodo e conveniente<br />

per gli spostamenti di lavoro oppure per visitare<br />

le città d’arte senza stress e lasciando l’auto a casa 1 .<br />

BIMBI GRATIS<br />

Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa,<br />

Frecciargento, Frecciabianca e Intercity nei livelli Business,<br />

Premium e Standard e in 1^ e 2^ classe. Gratuità prevista per<br />

i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne,<br />

in gruppi composti da 2 a 5 persone 2 .<br />

120


PROMOZIONI<br />

CARNET 15, 10 E 5 VIAGGI<br />

I Carnet Trenitalia sono sempre più adatti a tutte le esigenze.<br />

Si può scegliere quello da 15 viaggi con la riduzione del 30%<br />

sul prezzo Base, da 10 viaggi (-20% sul prezzo Base) oppure<br />

il Carnet 5 viaggi (-10% sul prezzo Base). Riservato ai titolari<br />

CartaFRECCIA, il Carnet è nominativo e personale. L’offerta è<br />

disponibile per i treni Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca<br />

e Intercity 3 .<br />

NOTTE & AV<br />

L’offerta consente di usufruire di prezzi ridotti per chi utilizza,<br />

in un unico viaggio, un treno Notte e un treno Frecciarossa<br />

o Frecciargento. La promozione è valida per i<br />

viaggiatori provenienti con un treno notte dalla Sicilia, dalla<br />

Calabria o dalla Puglia che proseguono sulle Frecce in partenza<br />

da Napoli, Roma o Bologna per Torino, Milano, Venezia<br />

e tante altre destinazioni, e viceversa 4 .<br />

NOTE LEGALI<br />

1. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile entro le ore 24 del<br />

terzo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Il rimborso non è<br />

consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi.<br />

2. I componenti del gruppo che non siano bambini/ragazzi pagano il biglietto al prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili<br />

rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni.<br />

Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza.<br />

3. Il Carnet consente di effettuare 15, 10 o 5 viaggi in entrambi i sensi di marcia di una specifica tratta, scelta al momento<br />

dell’acquisto e non modificabile per i viaggi successivi. Le prenotazioni dei biglietti devono essere effettuate entro 180 giorni dalla<br />

data di emissione del Carnet entro i limiti di prenotabilità dei treni. L’offerta non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio della<br />

singola prenotazione ha tempi e condizioni uguali a quelli del biglietto Base.<br />

Cambio biglietto non consentito e rimborso soggetto a restrizioni.<br />

4. L’offerta Notte&AV è disponibile per i posti a sedere e le sistemazioni in cuccetta e vagoni letto (ad eccezione delle vetture<br />

Excelsior) sui treni Notte e per la seconda classe, o livello di servizio Standard, sui treni Frecciarossa o Frecciargento.<br />

L’offerta non è soggetta a limitazione dei posti. Il biglietto è nominativo e personale.<br />

121


PORTALE FRECCE<br />

WWW.PORTALEFRECCE.IT<br />

INTRATTENIMENTO GRATUITO, FACILE E VELOCE<br />

Il portale FRECCE rende più piacevole il viaggio grazie ai numerosi servizi gratuiti disponibili a bordo dei treni Frecciarossa<br />

e Frecciargento e nelle sale FRECCIAClub e FRECCIALounge. Per accedere basta collegarsi alla rete WiFi,<br />

digitare www.portalefrecce.it o scaricare l’app Portale FRECCE da App Store e Google Play.<br />

Ulteriori dettagli, info e condizioni su trenitalia.com<br />

SCELTI PER VOI<br />

CINEMA<br />

The Internship Stuber Joker The Good Liar<br />

Interstellar<br />

EDICOLA<br />

DIGITALE<br />

QUOTIDIANI E RIVISTE NAZIONALI E INTERNAZIONALI<br />

GLI ALTRI SERVIZI DISPONIBILI<br />

GIOCHI<br />

Azione, sport,<br />

logica e tanto altro<br />

a disposizione di<br />

grandi e piccoli<br />

viaggiatori<br />

NEWS<br />

Notizie Ansa<br />

sui principali<br />

fatti quotidiani<br />

aggiornate ogni ora<br />

SERIE E<br />

PROGRAMMI TV<br />

Una selezione<br />

di serie e<br />

programmi tv<br />

BAMBINI<br />

Cartoni e<br />

programmi<br />

per i piccoli<br />

viaggiatori<br />

AUDIOLIBRI<br />

Audiolibri di<br />

vario genere<br />

anche per<br />

bambini<br />

INFO DI VIAGGIO<br />

Informazioni in<br />

tempo reale su<br />

puntualità, fermate,<br />

coincidenze<br />

INTERNET WIFI<br />

Connessione a<br />

Internet tramite<br />

WiFi<br />

di bordo<br />

MUSICA<br />

Il meglio<br />

della musica<br />

contemporanea<br />

italiana e straniera<br />

CORSO DI INGLESE<br />

Oltre 100 lezioni<br />

per imparare<br />

l’inglese<br />

viaggiando<br />

LIBRI E GUIDE<br />

Circa 200<br />

contenuti tra<br />

libri ed estratti di<br />

guide turistiche<br />

122


CARTAFRECCIA<br />

PREMI DA CAMPIONE<br />

NEL CATALOGO CARTAFRECCIA COLLECTION<br />

È DISPONIBILE LA NUOVA COLLEZIONE<br />

ESCLUSIVA DUCATI-FRECCIAROSSA<br />

Trenitalia è orgogliosa di presentare l’esclusiva Ducati Capsule Limited Edition<br />

di CartaFRECCIA Collection, nata dalla collaborazione tra Frecciarossa e Ducati Corse.<br />

È possibile scegliere uno dei prodotti della collezione, disponibile fino al 30 aprile,<br />

su cartafrecciacollection.it. Con Frecciarossa e Ducati le emozioni viaggiano ad alta velocità.<br />

123


FLOTTA<br />

FRECCIAROSSA<br />

FRECCIAROSSA<br />

FRECCIARGENTO ETR 700<br />

Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze | 3 livelli di Servizio Business, Premium,<br />

Standard | Posti 500 | WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />

FRECCIARGENTO ETR 600<br />

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 432 | WiFi<br />

Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />

FRECCIAROSSA ETR 1000<br />

Velocità max 400 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 8 carrozze<br />

124


FRECCIARGENTO ETR 485<br />

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 489 | WiFi<br />

Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />

FRECCIABIANCA<br />

Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 603<br />

Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />

FRECCIABIANCA ETR 460<br />

Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 479<br />

Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />

Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 457 | WiFi Fast | Presa elettrica al posto<br />

Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio<br />

125


PRIMA DI SCENDERE<br />

FONDAZIONE FS<br />

RICONVERTIRE<br />

LA STORIA<br />

DUE AUTOMOTRICI DIESEL VIAGGERANNO PRESTO A METANO<br />

LIQUIDO GRAZIE AL PROGETTO DI TRASFORMAZIONE GREEN<br />

DEI TRENI DI FONDAZIONE FS ITALIANE<br />

© Archivio Fondazione FS Italiane<br />

Automotrice Leggera diesel ALn 668 in servizio sulla linea Fortezza-San Candido (1988)<br />

La Fondazione FS Italiane<br />

promuove un modello di<br />

turismo sostenibile, alla ricerca<br />

di destinazioni lontane dai tradizionali<br />

circuiti turistici per riscoprire<br />

il patrimonio culturale ed enogastronomico<br />

della provincia.<br />

Al fascino esercitato dai treni d’epoca,<br />

si sta cercando di affiancare l’utilizzo<br />

di combustibili e risorse rinnovabili.<br />

Dallo scorso novembre, infatti,<br />

nelle Officine manutenzione ciclica di<br />

Trenitalia, a Rimini, sono in corso i lavori<br />

di conversione a metano liquido<br />

di due storiche automotrici alimentate<br />

a diesel. L’attività rientra nell’ambito<br />

del Memorandum d’intesa siglato<br />

a marzo 2019 da FS Italiane, Snam e<br />

Hitachi Rail con l’obiettivo di trasformare<br />

una parte dell’attuale parco rotabile<br />

di Fondazione FS Italiane.<br />

Il progetto pilota di Rimini rappresenta<br />

un primo step per eliminare<br />

le emissioni di particolato e ridurre<br />

di circa il 20% quelle di anidride carbonica.<br />

Le automotrici scelte appartengono<br />

alla terza generazione delle<br />

ALn 668: la loro particolarità è nella<br />

posizione del motore, progettato sotto<br />

il pavimento per garantire il massimo<br />

spazio disponibile ai viaggiatori e<br />

ai servizi.<br />

Una soluzione che non aveva eguali<br />

nell’ingegneria dei trasporti negli<br />

anni ’50 e ben descritta tra le pagine<br />

dei Quaderni delle Ferrovie dello Stato,<br />

una serie di monografie iconiche<br />

consultabili sull’archivio online di<br />

Fondazione FS Italiane.<br />

Le ALn 668 furono migliorate nel<br />

tempo, tanto che la terza generazione<br />

fu prodotta nel biennio 1982-83, e<br />

costituirono per anni la spina dorsale<br />

del trasporto regionale sulle linee<br />

non elettrificate. Questa evoluzione<br />

le colloca tra i migliori esempi di perfezionamento<br />

ferroviario italiano, che<br />

oggi vive un nuovo momento eccezionale<br />

grazie al lavoro delle Officine<br />

Trenitalia di Rimini.<br />

fondazionefs.it<br />

archiviofondazionefs.it<br />

FondazioneFsItaliane<br />

fondazionefsitaliane<br />

126


PRIMA DI SCENDERE<br />

FUORI LUOGO<br />

di Mario Tozzi<br />

mariotozziofficial mariotozziofficial OfficialTozzi<br />

[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]<br />

ANTICA<br />

Non<br />

MONTERANO<br />

Monterano (RM)<br />

© ValerioMei/AdobeStock<br />

lontano da Roma, il paese<br />

abbandonato di Monterano<br />

si staglia nei pressi<br />

del Lago di Bracciano, residuo del<br />

grande vulcano Sabatino, attivo qui<br />

centinaia di migliaia di anni fa per lungo<br />

tempo. È un paese fantasma quanto<br />

resta del più importante centro abitato<br />

sabatino, patria di famosi capitani<br />

di ventura del XV secolo, prima che<br />

la città di Bracciano ne spodestasse<br />

l’autorità. Monterano fu definitivamente<br />

abbandonato dopo la distruzione<br />

perpetrata dall’esercito francese nel<br />

1799, ma ha acquistato un fascino particolare<br />

grazie al tempo che si è fermato,<br />

lasciando monumenti, palazzi,<br />

fontane e facciate in piedi in mezzo<br />

alla vegetazione intenta a riappropriarsi<br />

dei luoghi.<br />

Andando alla ricerca di set cinematografici<br />

famosi come Brancaleone alle<br />

crociate e Il marchese del Grillo non<br />

dovrebbe sfuggirci che, in realtà, fu la<br />

malaria negli ultimi decenni del XVIII<br />

secolo a fiaccare questa comunità<br />

e a ricordare agli uomini quanto non<br />

sia saggio colonizzare ogni luogo sfidando<br />

le regole che presiedono alle<br />

epidemie e agli equilibri ambientali. Il<br />

pianeta ci ricorda da tempo che il vaccino<br />

migliore lo abbiamo già in casa,<br />

ed è la tutela del mondo naturale.<br />

IL RITORNO DI SAPIENS<br />

La divulgazione scientifica e ambientale<br />

riprende a partire dal 24 aprile, il sabato<br />

in prima serata su Rai3, con Sapiens - Un<br />

solo pianeta. Un programma che pone<br />

domande sull’uomo, la natura, lo spazio, la<br />

Terra e il futuro dei Sapiens, cercando le<br />

risposte con accurate indagini sul campo.<br />

La scienza diventa un racconto avvincente<br />

e spettacolare grazie alla narrazione di<br />

Mario Tozzi, divulgatore e appassionato<br />

esploratore. Anche Monterano sarà<br />

palcoscenico di una puntata che tirerà<br />

le somme degli aspetti naturalistici della<br />

pandemia.<br />

raiplay.it/programmi/sapiensunsolopianeta<br />

127


PRIMA DI SCENDERE<br />

FOTO DEL MESE<br />

a cura di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it<br />

Il Gigante di Curinga – così lo chiamano amabilmente i suoi compaesani – è un platano orientale originario<br />

dell’Armenia. La leggenda vuole che sia stato piantato più di mille anni fa da un monaco basiliano sulle ripide<br />

sponde di un ruscello proprio quando, a Curinga (CZ), fu costruito l’eremo di Sant’Elia, un altro monumento<br />

capace di rendere misterioso e affascinante questo luogo.<br />

E fu, probabilmente, il profumo di sacralità a difendere questo albero, dandogli la possibilità di crescere<br />

meravigliosamente maestoso. Il suo fusto, quasi totalmente cavo alla base e largo più di tre metri, può ospitare<br />

tranquillamente una decina di persone. Con una circonferenza di 14,75 metri e un’altezza di 31,5, risulta il platano più<br />

imponente del nostro Paese, oltre a essere il più longevo. È stato infatti misurato scientificamente in arrampicata<br />

dall’agronomo Andrea Maroè, il più famoso cacciatore italiano di grandi alberi e direttore scientifico della Giant<br />

Trees Foundation, onlus che cerca, studia e difende questi esemplari a livello nazionale e internazionale e organizza<br />

il concorso Italian Tree of the Year, stravinto nel 2020 proprio dal Gigante di Curinga. Ma il platano calabrese ha<br />

difeso brillantemente il tricolore guadagnandosi anche il secondo posto al contest European Tree of the Year, che il<br />

17 marzo scorso ha assegnato il titolo alla millenaria Carrasca di Lecina, in Spagna.<br />

gianttrees.org | treeoftheyear.org<br />

GiantTreesFoundation giant_trees_foundation Giant Trees Foundation<br />

Il platano di Curinga (CZ)<br />

© Antonio Bretti<br />

128

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