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Voci di Moda N.48 - Marzo-Aprile 2022

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Cultura alimentare:

come la società influenza ciò che mangiamo

“Non c’è amore più sincero dell’amore per il cibo” diceva George

Bernard Shaw. E noi italiani non avremmo mai potuto

dargli torto.

Il mangiare bene, infatti, fa da sempre parte della nostra cultura;

la cucina italiana è famosa ed imitata in tutto il mondo

e - a discapito dell’affermazione dello stesso Shaw secondo

cui “le cose più belle della vita o sono immorali o sono illegali

o fanno ingrassare” - sa essere anche estremamente salubre.

Insomma, la dieta mediterranea sa cogliere il meglio dei due

mondi, utilizzando alimenti al contempo gustosi e salutari.

Purtroppo però anche in questo ambito ci stiamo lasciando

influenzare, importando cattive abitudini e perdendo giorno

dopo giorno le nostre.

Ma come si sviluppano le abitudini alimentari?

I genitori compiono delle scelte in cucina per i propri figli sin

da quando questi sono neonati e lo fanno su base di ciò che

ritengono più sano o per qualche ragione migliore. Così dei

genitori vegetariani, ad esempio, tenderanno a proporre al

proprio figlio una dieta vegetariana.

Le opinioni su quali alimenti siano migliori, però sono forgiate

come ogni altra cosa dalla società e di conseguenza influenzano

il tipo di nutrizione che scegliamo di avere e di trasmettere

ai nostri figli.

I bambini osservano ed apprendono i comportamenti alimentari

dagli altri, in primo luogo a casa. Per questa ragione è fondamentale

che i genitori diano il buon esempio, evitando di imporre

semplicemente regole ma impegnandosi anche ad essere

dei modelli. Riuscire a creare le giuste abitudini alimentari nei

bambini è importante per la loro salute perché, nella maggior

parte dei casi, tenderanno a mantenerle per sempre.

Come abbiamo già detto però, la cultura e la mentalità collettiva

hanno un ruolo basilare nel determinare il tipo di alimentazione

che una persona sceglie di avere o approvare.

Purtroppo la società in cui viviamo sembra essere disposta a

chiudere un occhio sulla qualità, mettendo invece al primo posto

la comodità e, soprattutto, i prezzi bassi.

Emblema di questo sono i fast food che hanno ormai colonizzato

il mondo occidentale, Italia compresa, e che hanno contribuito

in maniera rilevante ad aggravare il problema dell’obesità.

Questa patologia, però, non è influenzata unicamente da cosa

si mangia, ma anche dalle circostanze in cui si mangia (che

determinano spesso quanto si mangia). Viene facilmente sottovalutato

quanto certe abitudini apparentemente innocue possano

influire sulla nutrizione, eppure occorre fare attenzione.

Oggi come oggi molte attività a cui scegliamo di dedicarci nel

nostro tempo libero sono al pc, al cellulare o alla TV (guardare

film o serie tv in streaming, stare sui social network…).

Trascorrere molto tempo davanti agli schermi sembra portare

più facilmente ad abbuffarsi o a mangiare in modo disordinato

e malsano. A tutto ciò si aggiungono le strategie di marketing

che molto

spesso riescono a

farci apprezzare e

desiderare un prodotto

anche quando

questo non può

che danneggiare

la nostra salute.

Così parecchi junk

food ipercalorici,

poco nutrienti e

carichi di sostanze

artificiali diventano

qualcosa che vogliamo

assolutamente

comprare,

provare e - perché

no? - fotografare.

Su Instagram ormai si fa a gara a chi posta il piatto più appetitoso

e stuzzicante, senza badare certo ai valori nutritivi. Quindi

largo spazio al fritto, al grasso, all’ipercalorico e così via!

Insomma, il marketing sfrutta l’influenza che la società ha sulle

nostre abitudini per cambiarle e trasformarle in ciò che al mercato

è più utile, incurante degli effetti che questo può avere

sulla nostra salute - per non parlare di quella dei più piccoli.

Ma se i social network riescono ad avere una certa ascendenza

sugli utenti per via delle trovate pubblicitarie e commerciali, ne

riescono ad avere anche per via dei modelli irraggiungibili e

irrealizzabili che offrono.

I ragazzi, specie quelli molto giovani, si fanno facilmente

condizionare dagli ideali estetici che gli vengono inculcati e

quando questi sono assurdi ed impossibili da raggiungere generano

frustrazione e sfociano nel dismorfismo.

Miriadi di foto di ragazze dal fisico sinuoso o di ragazzi muscolosi

e slanciati portano a credere che non esistano altri tipi

di corpo che siano considerabili come belli, incoraggiando

dunque a rispecchiare quegli standard e ad attuare abitudini

alimentari malsane. Ed ecco che, in un modo diverso, la società

si dimostra ancora un fattore determinante nella costituzione

delle nostre abitudini alimentari.

In conclusione, non dovremmo sottovalutare l’influenza che

la cultura di massa può avere sulla nostra nutrizione, ma piuttosto

tornare ad avere una dieta meno fondata sulla moda

e più focalizzata sui benefici per l’organismo. È importante

educare all’alimentazione, così da poter compiere certe scelte

sui cibi in modo consapevole, non trascurando le gravi conseguenze

a cui i disturbi del comportamento alimentare possono

portare. L’Italia è sempre stata la prima della classe in

questo, non se ne dovrebbe dimenticare.

Martina Cogni

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