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Nelle Valli Bolognesi N°53

Il numero della primavera 2022 del trimestrale su natura, cultura, storia e tradizioni locali edito da Emil Banca

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BOLOGNA SEGRETA<br />

SUCCEDE SOLO A BOLOGNA<br />

Storie insolite<br />

all’ombra<br />

delle Torri<br />

Gli angoli del diavolo, dal<br />

portico di San Luca a via<br />

d’Azeglio fino al cuore di San<br />

Petronio<br />

lucifero<br />

è in città<br />

Testo di Roberto Carboni<br />

e Giusy Giulianini<br />

Neppure il XXI secolo e la razionalità<br />

della civiltà occidentale bastano<br />

ad allontanare da noi demoni e<br />

superstizioni. Il pensiero magico<br />

accompagna la vita e l’immaginario<br />

umano. Uomini comuni quanto artisti<br />

e perfino illustri scienziati si lasciano<br />

influenzare dall’occulto, al cui vertice<br />

è situato il diavolo. Simbolo del male<br />

e dicotomia al tempo stesso: paradosso<br />

tra istinti e bisogno di conoscenza.<br />

Lucifero (da lux lucis, luce, e ferre,<br />

portare: portatore di luce), temuto<br />

quanto fascinoso.<br />

Nell’arte, quindi, il diavolo diventa<br />

involontariamente portatore di stupore,<br />

gioia e perfino elevazione spirituale.<br />

Ma ci sarà da fidarsi? Non staremo per<br />

caso incappando nel suo ennesimo e<br />

astuto tranello?<br />

Fervore di fede e pratiche occulte,<br />

monumenti devozionali e iconografia<br />

diabolica: Bologna è città degli opposti.<br />

Lucifero si affaccia dalle antiche pietre e<br />

disegna un percorso che odora di zolfo.<br />

A cominciare dal suo monumentosimbolo,<br />

le Due Torri, delle quali si dice<br />

che siano state erette in una sola notte,<br />

dal diavolo in persona.<br />

Il diavolo entra poi nei portici che<br />

conducono a San Luca per via di<br />

quei 666 archi, il numero della Bestia<br />

secondo l’Apocalisse di San Giovanni<br />

(par. 13, vers. 18). Portico e santuario<br />

alluderebbero al diavolo-serpente e<br />

alla Madonna, che ne schiaccia la<br />

testa sotto il tallone.<br />

Percorrendo le vie del centro storico<br />

poi, accade spesso di sollevare lo<br />

sguardo ai fregi che ornano le facciate<br />

dei palazzi nobiliari e scorgere ghigni<br />

diabolici che rispondono al nostro<br />

sguardo: mascheroni o sculture a<br />

figura intera non lasciano dubbi circa<br />

la loro natura satanica.<br />

In via D’Azeglio al civico 47, accanto<br />

al Portico dei Bastardini ove esisteva<br />

la Ruota per i bambini abbandonati,<br />

una Diavolessa in bronzo domina<br />

lo spigolo del palazzo, in blasfema<br />

contiguità con un antico affresco di<br />

Madonna con Bambino. Un gargoyle,<br />

con attributi femminili e testa canina:<br />

forse a protezione dei viandanti<br />

notturni che all’epoca percorrevano<br />

strade buie e pericolose; o a monito<br />

dei genitori che abbandonavano i figli<br />

al vicino orfanotrofio; o forse ancora<br />

in ricordo della strega Caterina che<br />

abitava nei pressi, donna di facili<br />

costumi che per praticare i suoi piaceri<br />

dissoluti sedava il marito con infusi<br />

d’oppio e che fu condannata al rogo<br />

per stregoneria, e non per adulterio.<br />

L’effigie del diavolo più conosciuta<br />

in città però rimane quella all’interno<br />

della Cappella Bolognini in San<br />

Petronio, il Diavolo gastrocefalo<br />

Estratto da<br />

Luoghi segreti e misteriosi di Bologna<br />

Roberto Carboni e Giusy Giulianini,<br />

Newton & Compton editori (2021).<br />

facente parte dell’affresco dell’Inferno<br />

di Giovanni da Modena. Opera quanto<br />

mai controversa e salita alle cronache<br />

negli anni recenti poiché vi è raffigurato<br />

anche Maometto, per questo additata<br />

da alcuni come oltraggio alla dottrina<br />

islamica e dunque tuttora presidiata<br />

dalle forze armate nel timore di un<br />

attentato terroristico.<br />

Un luogo davvero speciale all’interno<br />

della villa settecentesca di via Toscana<br />

riapre le porte al pubblico<br />

TEATRO<br />

MAZZACORATI,<br />

un gioiello che<br />

torna brillare<br />

Si trova a pochi chilometri dal centro di Bologna, si<br />

presenta all’esterno come una villa del Settecento ma<br />

nasconde al suo interno un gioiello quasi inaspettato,<br />

unico nel suo genere e ancora magnifico nei suoi tre<br />

secoli di storia di nuovo visibili a tutti. Villa Aldrovandi<br />

Mazzacorati si affaccia su via Toscana, dopo essere stata<br />

chiusa al pubblico per diverso tempo è ora nuovamente<br />

pronta a mostrare a tutti il suo particolare teatro, grazie<br />

alla nuova gestione dell’associazione Succede solo a<br />

Bologna, in collaborazione con Fraternal Compagnia,<br />

Fantateatro e treatrOPERAndo, che dalla primavera ne<br />

riaprirà le porte con visite guidate e inedite iniziative per<br />

far conoscere la sua importante storia.<br />

Il teatro della Villa può infatti essere considerato il più<br />

pregevole e ben conservato esempio di Teatro privato in<br />

Villa settecentesca dell’Emilia-Romagna, il migliore in<br />

assoluto per l’acustica.<br />

La storia della Villa comincia nel XVII secolo, quando<br />

apparteneva alla famiglia Marescotti. L’edificio passò poi<br />

nella proprietà delle famiglie Aldrovandi e Mazzacorati.<br />

Il conte Gianfrancesco Aldrovandi, uomo molto colto,<br />

ereditò la Villa per diritto di primogenitura e fu il<br />

promotore dei lavori di ristrutturazione dell’edificio. Fu<br />

infatti lui a voler realizzare un teatro nell’ala sinistra della<br />

Villa. Obiettivo che raggiunse in poco tempo: il teatro<br />

venne infatti inaugurato il 24 settembre 1763 con la<br />

tragedia di Voltaire “Alzira”.<br />

Seppur di ridotte dimensioni il teatro è completo di tutto:<br />

LODOLE COUNTRY HOUSE<br />

Lodole Country House è un affascinante bed & breakfast e<br />

agriturismo nato dal recupero e dal restauro di una dimora<br />

del 1600 che trasmette tutto il fascino della tradizione. La<br />

stupenda piscina all’aperto rappresenta il luogo ideale per<br />

rilassarsi tra le colline dell’Appennino tosco-emiliano.<br />

Strada Provinciale 59<br />

Loc. Lodole, 325 Monzuno (BO)<br />

www.lodole.com<br />

+39 051 6771189 - 335 6811306<br />

info@lodole.com<br />

Il Teatro di Villa Mazzacorati<br />

Foto di Claudio Palmieri<br />

palcoscenico sopraelevato, retropalco, attrezzeria e<br />

foyer. La sala è rettangolare con due ordini di balconate<br />

arricchite con sculture di sirene, tritoni e cariatidi; le<br />

balconate venivano inoltre abbellite con ghirlande e<br />

ramoscelli durante le rappresentazioni. La platea si<br />

presenta come un giardino fiorito e accoglie il visitatore<br />

immergendolo in tipiche scene di caccia settecentesche,<br />

sulle pareti laterali, di fondo, insieme a putti e ghirlande<br />

affrescati a “trompe l’oeil”.<br />

Sempre nel XVIII secolo l’edificio di via Toscana assunse le<br />

caratteristiche architettoniche che lo contraddistinguono<br />

ancora oggi con il suo splendido esempio di Villa veneta<br />

con barchesse in territorio bolognese. I lavori della Villa<br />

come la vediamo oggi terminano tra il 1770 e il 1772 a<br />

opera dell’architetto Francesco Tadolini. Nella prima metà<br />

del 1800 la Villa passò prima a Giuseppe Mazzacorati,<br />

che fece scrivere il suo nome sul timpano, e poi alla<br />

famiglia Sarti, alla fine del 1800. Nel 1928 venne ceduta<br />

ai Fasci di Combattimento che ne fecero una residenza<br />

estiva per bambini gracili. Divenne poi ospedale e negli<br />

anni ’70 del Novecento fu sede dell’anagrafe.<br />

Tutte le iniziative organizzate da Succede solo a Bologna<br />

nel Teatro di Villa Mazzacorati sono pubblicate sul sito<br />

www.succedesoloabologna.it, dove è disponibile anche<br />

il calendario delle visite guidate gratuite.<br />

MONZUNO<br />

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