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Edoardo è ancora al buio, deve strizzare le palpebre per
distinguere gli oggetti che ha di fronte. Il gioco all’inizio lo
diverte poi lo prende una strana sensazione. Ancora una
volta in quella giornata gli manca il respiro. Ancora una
volta, senza neanche accorgersene, cerca di riempirsi i
polmoni con un tipo d’aria che non esiste più. Solo la
polvere danza lenta nella luce che filtra dal portone. Non c’è
più la brezza estiva dei suoi ricordi.
Edoardo si allontana dunque dal tavolo, confuso. Tornato
esattamente dove si trovava prima, si ferma di nuovo sui
suoi due piedi. Gli occhi fissi nel buio sembra osservare
qualcosa o qualcuno. Ma cosa scorge di fronte a sé? Un
ricordo? La realtà?
Mentre il sole gli sferza la schiena, sente una leggera
pressione fra le due scapole. No, non esistono i fantasmi. Ma
Edoardo non si gira a controllare di essere solo. Se i
fantasmi esistono sono sicuramente timidi, meglio non
disturbarli. Sulla sua camicia sente la forma di una mano
che lo accarezza piano. Piano, sente il tessuto scostarsi sotto
il tocco immaginario. Dolcemente sente la mano scendere
lungo i fianchi ed entrare nella tasca dei suoi pantaloni.
Chiude gli occhi. No, non esistono i fantasmi, ma se
esistessero sarebbero sicuramente timidi.
Rimane così per un po'. Nel silenzio sente solo il suo
respiro. La mano è sparita. Apre gli occhi al buio della casa.
Cala la sua mano nella tasca dei pantaloni, dentro ci trova
una rosa.
Un’unica realtà (?) e infiniti strati di ricordi. No, sua madre
non ha viaggiato nel tempo per trovarlo. Sua madre è
sempre stata qua, fra le mura di questa casa sperduta. No,
non esistono i fantasmi.
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